Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 18 aprile 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    la Costituzione sancisce, all'articolo 27, terzo comma, che «le pene (...) devono tendere alla rieducazione del condannato», riconoscendo, accanto alla funzione preventiva e retributiva della pena, quella rieducativa;

    peraltro, sono stati frequenti, nel tempo, i richiami della Corte costituzionale al concetto di pena intesa in senso polifunzionale; al riguardo, ad esempio essa sostiene: «non vi è dubbio che dissuasione, prevenzione e difesa sociale, stiano non meno della sperata emenda alla radice della pena» (Corte costituzionale sentenza n. 264 del 1974); il principio rieducativo, «dovendo agire in concorso delle altre funzioni della pena non può essere inteso in senso esclusivo ed assoluto» (Corte costituzionale sentenza n. 12 del 1966);

    è dunque evidente la necessità di intervenire mirando, in particolare, alla funzione rieducativa che comporta la valorizzazione del reo in ogni momento della dinamica punitiva, quindi sia nella previsione astratta, sia nella fase esecutiva (Corte costituzionale sentenza n. 282 del 1989). Infatti, come testimoniato dall'Istituto superiore di studi penitenziari, «le attività culturali, artistiche ed espressive sono un elemento fondamentale del progetto trattamentale perché favoriscono il percorso di maturazione e crescita personale, svolgendo un significativo ruolo di supporto nella prospettiva di un positivo reinserimento sociale e della conseguente riduzione della recidiva»;

    nonostante lo svolgimento delle attività culturali all'interno delle carceri sia parte fondamentale del percorso rieducativo, e ormai realtà affermata nel panorama italiano, il quadro di riferimento del settore risulta essere lacunoso e poco sviluppato. La maggior parte delle attività, infatti, è gestita da soggetti esterni al sistema penitenziario, quali associazioni e volontari, e solo nell'8,5 per cento dei casi le iniziative sono organizzate dell'amministrazione penitenziaria stessa, come evidenziato nel XIV Rapporto sulle condizioni di detenzione, curato dall'associazione Antigone;

    nel 2017, su un numero di detenuti pari a 58.163, circa il 25 per cento è stato coinvolto in almeno un'attività culturale. Tuttavia, il dato del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria comprende anche iniziative di una sola giornata, decisamente limitate in termini di coinvolgimento, dunque con un basso impatto sul percorso rieducativo del detenuto. Tra le attività culturali si annoverano, ad esempio, il teatro, il laboratorio di cinema, le attività musicali ed i laboratori di scrittura e lettura. In particolare, su un totale di 685 attività organizzate nel 2017, circa 97 risultano legate al teatro;

    il tasso di incidenza deriva dal fatto che, come affermato ancora una volta dall'istituto superiore di studi penitenziari, «il teatro produce autoconsapevolezza e autopercezione, determina maggiore capacità comunicativa, l'azione scenica è un elemento per consolidare percorsi socializzanti e la riflessione di gruppo può costituire una concreta opzione terapica individuale e collettiva». Dunque, il teatro ha avuto «un merito di indiscutibile valore, ha consentito, infatti, più e meglio di altre opportunità di coinvolgimento collettivo, di superare steccati e appartenenze; ha permesso a detenuti, provenienti da forme organizzate di criminalità, di confrontarsi su un terreno in cui i ruoli non sono stati determinati dalle funzioni attivate nell'area di provenienza»;

    la visione innovativa che vede il detenuto al centro di un progetto di coinvolgimento ha supportato – e continua tutt'oggi a favorire – il reinserimento dei soggetti attraverso il superamento del concetto del «teatro statico» in favore di una visione finalizzata alla creazione e allo stimolo della conoscenza, mettendo al centro la socialità e la relazione interpersonale. Non solo, dunque, un elemento rieducativo in senso etico, ma soprattutto la ricerca del reinserimento sociale;

    su tale tema il nostro Paese è all'avanguardia e ha contribuito a diffondere in tutto il mondo il concetto del laboratorio teatrale creativo quale strumento rieducativo. Infatti, già dal 1982 sono sorti i primi progetti in tal senso, in particolare nella casa circondariale di Rebibbia, grazie all'opera del Teatro Gruppo (oggi «Compagnia Teatro Stabile Assai»). Inoltre, l'esperienza estremamente positiva avviata nel carcere di Volterra dalla Compagnia della Fortezza ha aperto la strada all'utilizzo dei permessi di lavoro esterno ex articolo 21 dell'ordinamento penitenziario. Tramite tale strumento, molte compagnie teatrali hanno attualmente la possibilità di rappresentare le proprie produzioni extra moenia. Come nel caso dell'accesso del pubblico esterno al carcere, anche in questo caso si ravvisa la necessità di formalizzare indirizzi comuni cui possano ispirarsi le direzioni per rendere possibile questa importantissima opportunità trattamentale. La gratificazione dell'applauso del pubblico, la fiducia che accorda la giustizia nella concessione del permesso di rappresentazione esterna, il «ritorno», sia pure mediato dal teatro, alla società esterna, costituiscono elementi capaci di consolidare i risultati trattamentali previsti dal lavoro teatrale;

    le pratiche in questione, dunque, consentono di superare il sentimento di alienazione carceraria, spingendo il detenuto a riscoprire forme di interazione e di solidarietà: in tal modo il carcere diventa non solo luogo di reclusione, ma soprattutto di cultura, all'interno del quale il reo può diversificare la propria formazione perché diventi spendibile all'esterno,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative volte a supportare le amministrazioni penitenziarie nell'organizzazione di progetti con finalità culturali, concentrandosi in particolare sui laboratori teatrali;

2) ad adottare iniziative per dotare il settore di un quadro normativo definito che possa dare certezza agli operatori e alle direzioni carcerarie, garantendo uniformità nella predisposizione dei progetti a livello nazionale ed avviando, al contempo, una riflessione sull'opportunità di «istituzionalizzare» il teatro, rendendolo parte integrante delle strutture di pena;

3) a promuovere la realizzazione di indagini e ricerche finalizzate ad effettuare una mappatura dei progetti in essere nei diversi istituti, verificandone gli esiti, con particolare riferimento al tasso di recidiva.
(1-00176) «Bruno, Ianaro, De Giorgi, Di Lauro, Scerra, Giordano, Torto, Aresta, Galizia, Papiro, Maraia, Provenza, Lorefice, Sarli, D'Arrando, Gallo, Azzolina, Casa, Frate, Lattanzio, Nitti, Olgiati, Di Stasio, Trizzino, Battelli, Del Monaco, Ehm, Nappi, Faro, Villani, Federico, Maglione, Termini, Lombardo, Iorio, Grimaldi, Iovino, Romaniello, Sabrina De Carlo, Businarolo, Salafia, D'Orso, Giuliano, Palmisano, Dori, Piera Aiello, Alaimo, Francesco Silvestri, Angiola, Bilotti, Lovecchio, Misiti, Carelli, Cappellani, Mammì, Nesci, Emiliozzi, Vizzini, Carbonaro, Giovanni Russo, Buompane, Caso, Manzo, Sportiello, Brescia, Corneli, Ricciardi».


   La Camera,

   premesso che:

    i tagli disposti dal Governo in merito ai contributi per l'editoria ed in particolare l'intenzione del Sottosegretario con delega all'editoria onorevole Vito Crimi di non rinnovare la convenzione con il Centro di Produzione spa, società editrice dell'emittente nazionale di informazione Radio Radicale, del suo archivio storico audiovisivo e del sito internet multimediale;

    si pone in serio pericolo la sopravvivenza della Radio Radicale che non potrà più garantire la propria attività, provocando gravi conseguenze oltreché per l'informazione della nostra nazione, anche per il personale della stessa emittente radiofonica;

    Radio Radicale ha fin da sempre incentrato la programmazione dando spazio a tutti i partiti politici, alle associazioni, raccontando anche momenti importanti della vita istituzionale della nostra nazione e della politica italiana, come ad esempio le dirette dei congressi dei partiti politici, le dirette delle sedute di Camera e del Senato, svolgendo anche un servizio di interesse pubblico utile all'informazione dei cittadini

    la stessa emittente ha voluto innovare il modo di fare informazione sul settore radiofonico, introducendo la rassegna stampa giornalistica, il collegamento diretto con gli esponenti politici per discutere di varie tematiche legate all'attività politica degli stessi e molti altri programmi importanti;

    grazie ad i suoi impianti di diffusione terrestre, Radio Radicale ha una copertura circa del 75 per cento del territorio raggiungendo l'85 per cento della popolazione della nostra nazione;

    Radio Radicale ha un archivio sonoro suddiviso per settori come l'archivio istituzionale, quello giudiziario, l'archivio dei partiti e movimenti politici, l'archivio delle associazioni, dei sindacati e dei movimenti e archivio culturale. Questo archivio contiene 430.718 registrazioni, 196.101 oratori e 662.404 media, tra i quali si trovano oltre 85.000 interviste, 21.000 udienze dei più importanti processi degli ultimi due decenni, 3.000 tra congressi di partiti, associazioni o sindacati, più di 26.000 tra dibattiti e presentazioni di libri, oltre 6.000 tra comizi e manifestazioni, 19.500 conferenze stampa e oltre 13.000 convegni;

    consentire la prosecuzione dell'attività dell'emittente radiofonica delle sedute dei lavori parlamentari è un bene per la democrazia del nostro Paese in modo da dare la possibilità ai cittadini di potersi informare sull'attività istituzionale e sul lavoro che ogni parlamentare svolge all'interno dei rami del Parlamento;

    Radio Radicale rappresenta una voce di libertà, anche grazie all'archivio digitale della memoria dell'Italia repubblicana,

impegna il Governo

1) ad assumere iniziative per rinnovare la convenzione con il Centro di Produzione spa, società editrice dell'emittente nazionale di informazione Radio Radicale, la quale ha garantito per moltissimi anni un'informazione trasversale e libera per tutti i cittadini italiani.
(1-00177) «Mollicone, Lollobrigida».

Risoluzione in Commissione:


   La XII Commissione,

   premesso che:

    circa 800 mila minorenni italiani di età compresa tra i 16 e i 17 anni a fronte di 8,6 milioni di adulti, abusano di alcol: questi dati coinvolgono anche ragazzi di 11 e 12 anni;

    l'Istat, nelle informazioni rilevate tramite l'ultima indagine Multiscopo sulle famiglie «Aspetti della vita quotidiana» condotta nel 2017 su un campione di circa 21 mila famiglie per un totale di circa 49 mila individui, assicura che il 65,4 per cento della popolazione di 11 anni e più ha consumato almeno una bevanda alcolica nell'anno riferito a quello di indagine (2017);

    stando ai dati in premessa, sono in aumento la quota di quanti consumano alcol occasionalmente (dal 38,9 per cento del 2007 al 44 per cento del 2017) e quella di coloro che bevono alcolici fuori dai pasti (dal 25,6 per cento del 2007 al 29,2 per cento del 2017);

    ai dati Istat fa da eco uno studio della Casa del giovane di Pavia e della Fondazione Exodus pubblicato il 21 settembre 2018 e che ha curato un'indagine sugli stili di vita giovanili: emerge che il 31,8 per cento dei ragazzi under 20 bevono per piacere, mentre il 23,2 lo fa per affrontare momenti difficili;

    secondo il dipartimento di neuroscienze e salute mentale dell'ospedale Fatebenefratelli-Sacco di Milano, nel nostro Paese 800 mila ragazzi tra i 12 ed i 25 anni mostrano «segnali di disagio»: la depressione è la malattia mentale più diffusa tra gli adolescenti (circa il 10 per cento tra i 15 ed i 29 anni): il disturbo del bipolarismo, ad esempio, riscontrato nel 40 per cento dei casi dei giovani tra i 15 ed i 19 anni, è in buona parte correlato all'uso di psicostimolanti;

    nella fascia tra i 18 e i 24 anni l'abitudine più diffusa è quella del binge drinking, ovvero l'assunzione di bevande alcoliche al di fuori dei pasti in un breve arco di tempo: fenomeno che riguarda il 17 per cento del campione interessato e che conferma i dati Istat;

    i recenti dati dell'Osservatorio nazionale alcool e del Ministero della salute hanno rilevato dati allarmanti: circa il 17 per cento degli accessi in pronto soccorso per intossicazione acuta da alcol sono a carico di adolescenti di età inferiore ai 14 anni; sono oltre 48 mila i casi trattati in situazione di urgenza;

    l'uso delle droghe, il danno fisico, la dipendenza e il danno sociale sono i tre fattori sulla base dei quali è stata stilata la classifica delle 20 droghe più pericolose al mondo, grazie ad uno studio condotto a gennaio 2018 da David Nutt dell'università di Bristol e pubblicato sulla prestigiosa rivista «The Lancet» Il risultato in parte ha confermato la pericolosità di alcune droghe, come l'eroina, ma in altri casi ha accertato l'estrema pericolosità di sostanze reputate erroneamente «leggere», come l'alcol. A detenere il primato in questa classifica è l'eroina, seguita da cocaina e barbiturici;

    l'ultimo report della Dcsa (Direzione centrale dei servizi antidroga) segnala che, nel 2017, sono tornati ad aumentare la vendita ed il consumo di eroina (+9,7 per cento): a questo dato si aggiunge quello di morte per overdose, molto spesso causata da eroina che viene «tagliata», oppioidi sintetici. Basti pensare che in un anno (dati 2017) in Italia sono stati arrestati circa 2500 trafficanti di eroina – spacciatori compresi – ed oltre un migliaio sono stati indagati: essi gestiscono canali di traffico «consolidati» e autonomi, come piazze e vie periferiche delle città italiane;

    l'Organizzazione mondiale della sanità Oms, per gli adolescenti fino a 16 anni, raccomanda la totale astensione dall'alcol – per le droghe, il loro utilizzo è sempre e comunque sconsigliato, oltre che vietato per legge nel nostro paese, per tutte le età – e tale dato è coadiuvato dai risultati della ricerca scientifica da cui emerge che chi inizia a bere prima dei 16 anni ha un rischio quattro volte maggiore di sviluppare dipendenza in età adulta rispetto a chi inizia non prima dei 21 anni;

    tutto ciò appare preoccupante in quanto l'adolescenza è un periodo di cambiamenti strutturali e funzionali a livello cerebrale. Durante tale periodo, infatti, si sviluppa maggiormente la corteccia frontale e pre-frontale, che è quella zona del cervello destinata alla regolazione delle emozioni, alla capacità di risolvere problemi e di autoregolarsi;

    in tale fase evolutiva vengono a strutturarsi quelle funzioni cognitive esecutive che permettono l'acquisizione di abilità individuali di eseguire processi cognitivi di grado elevato come la pianificazione degli obiettivi, l'astrazione, la memoria operativa, il controllo dell'attenzione, la flessibilità del pensiero, l'auto-controllo e la capacità di utilizzare feed-back nella regolazione dei comportamenti;

    le sostanze psicoattive in genere e dunque anche l'alcol e le droghe, determinano effetti neurobiologici persistenti che favoriscono l'indebolimento della funzione della corteccia pre-frontale, l'area che controlla la motivazione, il comportamento ed anche l'inibizione: proprio la perdita di inibizione porta molto spesso i giovani a fare uso di sostanze dannose per la loro salute;

    l'uso di alcol sovente diventa un'abitudine cronicamente protratta nel tempo, ed è noto che il bere possa trasformarsi in un uso problematico e non controllabile di questa sostanza, portando allo sviluppo di una condizione che viene definita «Disordine da uso di alcol (Dua)»;

   il 50 per cento dei soggetti affetti da Dua può sviluppare una sindrome da astinenza da alcol (Saa) quando gli stessi soggetti riducono o sospendono bruscamente l'uso di bevande alcoliche e il 3-5 per cento di questi può svilupparne le complicanze, tipicamente convulsioni e deliriumtremens (DTs), condizioni che possono mettere a rischio immediato e fatale la vita;

   anche dal punto di vista dell'apparato gastroenterico, in modo particolare per il consumo di alcol, si verificano importanti danni: prima dei 16 anni è sconsigliato perché gli adolescenti, prima di tale età, non sono forniti del corredo enzimatico predisposto alla scomposizione e metabolizzazione dell'etanolo contenuto nelle sostanze alcoliche, provocando in tal modo gravi effetti sul Snc (Sistema nervoso centrale) dovuti a stati di intossicazione acuta;

    il consumo e l'abuso di sostanze alcoliche e stupefacenti da parte dei giovani diventa più accentuato a causa di un errato e spasmodico uso di internet e dei socialnetwork in generale: già nel 2011 la rivista scientifica AddictiveBehaviors, con uno studio condotto su 264 teenager di età compresa tra i 13 ed i 17 anni, sottolineò come l'esposizione al materiale pubblicitario online relativo ad alcolici, oppure la visione di video che mostrano giovani consumare bevande ad alta gradazione, rafforzi lo stimolo all'assunzione di suddette sostanze;

    è indubbio che le giovani generazioni vengano a conoscenza di nuove sostanze alcoliche e stupefacenti proprio grazie all'utilizzo della rete: tramite essa assumono informazioni sulla possibilità e la modalità di acquisto, anche quando i nuovi prodotti (quelli alcolici in questo caso) non sono immediatamente disponibili nei negozi fisici;

    un primo problema rilevato riguarda la sedentarietà associata all'uso dei dispositivi elettronici e tecnologici: il 24,5 per cento dei ragazzi passa da 2 a 4 ore, e il 6,2 per cento più di 4 ore al giorno davanti ad uno schermo televisivo. Anche per il personal computer l'utilizzo è in costante aumento: il 23,6 per cento dei ragazzi tra 14 e 17 anni lo usa da 2 a 4 ore al giorno e circa il 12 per cento più di 4 ore al giorno. Il 92,6 per cento inoltre, trascorre intere giornate con il telefono in mano. Non ci si libera della tecnologia neppure al momento dei pasti o nelle ore notturne;

    tutto ciò non deve «demonizzare» l'uso della tecnologia e la presenza sul mondo virtuale, che offrono sicuramente anche possibilità di crescita personale e professionale, come anche momenti di sperimentazione e sano svago e divertimento, ma si rende sempre più importante e urgente tutelare i ragazzi, non sottovalutando i rischi legati a sicurezza e comportamento sociale;

    basti pensare che sono ancora carenti i percorsi di educazione all'affettività e alle emozioni, all'utilizzo sano ed adeguato della tecnologia, ai rischi legati ai comportamenti di abuso. Percorsi di prevenzione, sensibilizzazione e intervento che si rilevano sempre più urgenti;

    nonostante la legge vigente vieti la somministrazione di alcolici ai minori di anni 16, così come vieta l'assunzione di droghe ed il loro spaccio (vendita, acquisto, traffico), tutto ciò non risulta essere abbastanza per fermare il fenomeno,

impegna il Governo:

   a rafforzare le misure di contrasto alla diffusione del fenomeno di assunzione di alcol e droghe, soprattutto tra gli adolescenti ed i minori:

    a) promuovendo campagne informative di contrasto all'uso delle droghe e delle sostanze alcoliche, attraverso ogni canale di comunicazione esistente (TV, radio, quotidiani nazionali, internet, socialnetwork e altro);

    b) contrastando la diffusione di campagne pubblicitarie, soprattutto quelle presenti sulla rete e sui socialnetwork, al fine di tutelare in particolar modo gli utenti più sensibili alla tematica della dipendenza da alcol e droga, e dunque adolescenti e minori:

    c) assumendo iniziative volte a prevedere la possibilità di rifinanziare il fondo nazionale di intervento per la lotta alla droga, potenziando tra l'altro il Dipartimento per le politiche antidroga (istituito il 20 giugno 2008);

    d) adottando iniziative per introdurre misure per la riduzione della domanda di droga nel nostro Paese, di contrasto alla tossicodipendenza, contro i rischi e i danni per la salute;

    e) rendendo pienamente operativo l'Osservatorio nazionale permanente sulle tossicodipendenze, istituito in data 27 dicembre 2017;

   ad intervenire in modo diretto sul rapporto tra giovani e web, soprattutto nell'utilizzo dei socialnetwork, e a scoraggiare il libero acquisto di sostanze stupefacenti online:

    a) promuovendo, anche in ambiente scolastico programmi che educhino il minore alla permanenza nell'ambiente digitale, verso un utilizzo più critico, riflessivo e creativo di tali strumenti, che sostengano la loro formazione e crescita in maniera sana e responsabile;

    b) rafforzando e sostenendo l'azione della polizia postale e delle comunicazioni, in merito al contrasto alla diffusione di siti web ed annunci che possano risultare lesivi per la permanenza dei minori all'interno del mondo digitale;

    c) assumendo iniziative per aumentare le sanzioni ed inasprire le pene nei confronti dei gestori di siti web che promuovono l'acquisto online di droghe e qualsiasi tipo di sostanza nociva per la crescita degli adolescenti;

   a promuovere protocolli di informazione e formazione per un corretto stile di vita, soprattutto in età adolescenziale:

    a) promuovendo, anche per il tramite dell'Istituto superiore della sanità, campagne di sensibilizzazione volte alla promozione di un corretto stile di vita;

    b) promuovendo all'interno delle scuole programmi specifici che mirino alla divulgazione dell'importanza della pratica di tutte le discipline sportive associandole ad un corretto stile alimentare;

    c) coinvolgendo le famiglie per la promozione e la divulgazione di ogni tipo di attività che si renda funzionale e strumentale alla crescita e allo sviluppo di giovani e adolescenti;

   ad assumere iniziative di competenza per l'inserimento e l'adozione, nei contesti clinici, di protocolli scientifici strumentali ed efficaci al trattamento della sindrome da astinenza (Saa), sia per i pazienti trattati a livello ambulatoriale, che per quelli ospedalizzati.
(7-00235) «Provenza, Grippa, Manzo, Angiola, Menga, Casa, Maglione, Parentela, Mammì, Scerra».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GRIPPA e ZENNARO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per il sud. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 91 del 2017 «Disposizioni urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno», convertito dalla legge 3 agosto 2017, n. 123, ha previsto, all'articolo 4, la possibilità di istituire nelle regioni sviluppate e in transizione così come individuate nella normativa europea delle zone economiche speciali (Zes);

   una delle due principali misure che esso introduce per questo fine è il nuovo concetto Zes, già diffuso all'estero, che individua zone del Paese collegate a una area portuale, destinatarie di importanti benefici fiscali e semplificazioni amministrative, che consentano lo sviluppo di imprese già insediate e che si insedieranno, attraendo anche investimenti esteri;

   ciascuna Zes sarà istituita con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, da adottare su proposta del Ministro per la coesione territoriale e il Mezzogiorno, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, su proposta della regione interessata, corredata da un piano di sviluppo strategico;

   il sopra citato decreto prevede di crearne almeno cinque in altrettante Regioni meridionali (Calabria, Campania, Sicilia, Basilicata e Puglia). Si parla principalmente delle aree di Gioia Tauro, Napoli-Salerno, Bari, Taranto. A questo fine sono già stanziati circa 200 milioni di euro, da utilizzare tra il 2018 e il 2020;

   la Zes è di norma composta da territori quali porti, aree retroportuali, anche di carattere produttivo e aeroportuale, come definiti dalle norme vigenti, piattaforme logistiche e interporti e non può comprendere zone residenziali;

   una Zes regionale è possibile soltanto nelle regioni in cui c'è un porto «core» ex regolamento europeo 1315 del 2013. Se non c'è, la regione può agganciarsi a un'altra, confinante o non confinante, in cui il porto «core» c'è. Secondo il piano della portualità del 2015, i porti «core» sono: Ancona, Augusta, Bari, Cagliari, Genova, Gioia Tauro, La Spezia, Livorno, Napoli, Palermo, Ravenna, Taranto, Trieste e Venezia –:

   quali elementi siano da ritenersi meritevoli di attenzione per una definitiva e positiva valutazione per quelle regioni come l'Abruzzo in cui nonostante si registri l'assenza di un porto «core» si rilevi l'opportunità di garantire la istituzione di una zona economica speciale, considerando, altresì, la presenza di un'area portuale avente le caratteristiche del regolamento europeo quale quella di Ancona, sede dell'Autorità di sistema portuale, ricomprendente i porti di Ortona e Pescara.
(5-01985)


   BOSCHI, MIGLIORE, MARCO DI MAIO e BONOMO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   il servizio civile rappresenta un istituto fondamentale del nostro ordinamento tramite il quale una parte importante dei giovani può partecipare attivamente alle funzioni in diversi settori, quali quello dell'ambiente, dell'assistenza, dell'educazione e della promozione culturale, del patrimonio artistico e culturale, della protezione civile e del servizio civile all'estero, esprimendo il proprio impegno sociale, culturale e civile;

   il servizio civile universale, infatti, offre ai giovani l'occasione di operare nel rispetto dei principi della solidarietà, della partecipazione, dell'inclusione e dell'utilità sociale e, al tempo stesso, esso rappresenta per molti di loro una prima importante occasione di formazione, che indirettamente contribuisce anche al potenziamento dell'occupazione giovanile;

   i precedenti Governi avevano portato avanti un'importante riforma di questo istituto con l'obiettivo di renderlo davvero universale, garantendo a un ragazzo su due l'opportunità di fare questa esperienza, e avevano coerentemente stanziato per il 2018 le risorse sufficienti a garantire la partecipazione di circa 58 mila giovani, con l'obiettivo dichiarato di arrivare nell'anno successivo alla copertura delle 100 mila domande ricevute;

   il 17 gennaio 2019, nel corso dell'audizione sulle linee programmatiche del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega alle pari opportunità, alle politiche giovanili e al servizio civile universale, Spadafora, lo stesso si è pubblicamente impegnato ad individuare ulteriori risorse per l'anno 2019;

   tuttavia, da notizie a mezzo stampa si è appreso non solo che tali risorse aggiuntive non sono state stanziate, ma addirittura che i posti per i ragazzi che vorranno fare il servizio civile tra la fine del 2019 e il 2020 sono stati dimezzati, essendovi per ora le risorse sufficienti a garantire il soddisfacimento di appena 32.000 domande; né ad oggi, risulta ancora essere stato pubblicato il bando atto a soddisfare le poche domande per le quali sono già stati stanziati i fondi;

   tale circostanza appare particolarmente grave alla luce del fatto che dal 2014 le risorse sul servizio civile erano state progressivamente aumentate ogni anno, mentre la drastica riduzione di fondi a cui si sta assistendo rischia di vanificare anche il consolidato lavoro di questi ultimi anni –:

   se e quando intenda pubblicare il bando per l'anno 2019/2020, al fine di consentire almeno il soddisfacimento delle circa 32.000 domande per le quali sono stati già stanziati i fondi e se, quando e come intenda provvedere per individuare tutte le risorse necessarie al fine di rendere questo importante istituto davvero universale.
(5-01994)

Interrogazione a risposta scritta:


   ROTTA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di settembre 2018 una coppia gay, residente in una frazione di Grezzana (Verona) ha subito un'aggressione con liquido infiammabile, fuori dalla porta di casa, in piena notte. Il movente è stato scoperto alle prime luci del giorno successivo, quando è stata rinvenuta una svastica sul muro di casa, corredata dalla scritta «vi metteremo tutti nelle camere a gas». Un'altra svastica è stata disegnata, sempre con una bomboletta spray, sul vetro dell'auto. Infine, la scritta fuori dal cancello, riferita all'orientamento sessuale della coppia, accompagnata dal verbo «bruciate»;

   a subire questo atto violento è stata una coppia già precedentemente aggredita in una piazza della città di Verona l'11 agosto: dopo ripetuti insulti, uno dei due è stato preso a schiaffi, mentre il compagno, è stato reiteratamente spintonato;

   come appreso dagli organi di stampa, la coppia ha anche ricevuto una lettera intimidatoria, scritta al computer e messa nella buca delle lettere che recitava: «Voi c....., negri, ebrei, spastici finirete tutti nelle camere a gas. Viva Mussolini. Viva Hitler»;

   il 30 marzo 2019, nei giorni in cui si è svolto il Congresso mondiale delle famiglie, uno dei componenti della coppia, è stato nuovamente aggredito verbalmente da un ragazzo denunciato e bloccato dalla Digos e, nelle stesse ore, qualcuno ha bloccato la porta di ingresso dell'abitazione. Un mese fa è stata decapitata, una statua di gesso che raffigura il David di Donatello e che è posta davanti al cancello di casa;

   la coppia, in seguito a questa sequenza di atti intimidatori e violenti, è stata costretta – per tutelare la propria incolumità – ad edificare un muro di pannelli in lamiera di acciaio abusivo: tale costruzione è attualmente oggetto di un procedimento per «l'avvio delle procedure sanzionatorie»;

   i responsabili dell'aggressione non sono stati ancora individuati e le indagini proseguono;

   la coppia sta cercando di difendersi da sola visto lo stato di pericolo costante in cui si trova;

   si tratta, a tutti gli effetti, di atti intimidatori, violenti, diffamatori subiti dalla coppia a causa dell'orientamento sessuale –:

   di quali elementi disponga in relazione ai fatti di cui in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda mettere in campo per tutelare le persone che ancora subiscono abusi e discriminazioni in base al loro orientamento sessuale o identità di genere.
(4-02767)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


   ILARIA FONTANA, CARBONARO, ZANICHELLI, DE GIROLAMO, ALBERTO MANCA e TERZONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il servizio Navetta «Marconi Express» dell'aeroporto di Bologna è un treno «People Mover», mezzo di trasporto di ridotte dimensioni e automatico che collega la stazione ferroviaria di Bologna centrale all'aeroporto G. Marconi di Bologna con una sola fermata intermedia tra la frazione di Bertalia e la località Lazzaretto;

   con diversi e ripetuti esposti il Comitato spontaneo di cittadini «Vivere bene in Bertalia», insieme ad altri cittadini residente e altri comitati territoriali, ha segnalato l'impossibilità di dormire a causa del rumore causato dal passaggio del mezzo, confermata dal presidente del quartiere Navile di Bologna;

   il servizio in questione verrebbe svolto anche nella fascia notturna, in quanto va dalle 4:30 della mattina alle 24:00, con una frequenza di un treno fino a 4,5 minuti e picchi che possono giungere anche a 25 corse orarie;

   in sede di valutazione di impatto ambientale, sono stati prescritte misurazioni e monitoraggi sulla rumorosità del sistema senza tenere conto di diverse abitazioni esistenti, impatti non valutabili a priori, secondo il comune di Bologna in sede di approvazione del progetto;

   il piano di monitoraggio acustico contempla una campagna strumentale per la valutazione dell'impatto acustico che prevede un arco di 12 mesi, al fine di valutare la necessità o meno di opere di mitigazione;

   il People Mover rientra tra le opere previste nelle strategie di cui all'aggiornamento del Master Plan 2016-2030 dell'aeroporto di Bologna presentato da Enac;

   con parere n. 2853 del 26 ottobre 2018 alla verifica di assoggettabilità a valutazione ambientale strategica (Vas) dell'aggiornamento del Master Plan aeroportuale, la Commissione tecnica di verifica ha posto, come condizione per l'esclusione da valutazione ambientale strategica del progetto, un «monitoraggio ambientale e mitigazioni» da terminare entro 12 mesi relativi alla valutazione «dell'impatto acustico delle attività dell'aeroporto all'esterno dell'intorno aeroportuale, verificando, ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 14 novembre 1997, articolo 3, comma 2, il rispetto dei limiti assoluti di immissione, nonché l'opportunità di eventuali misure di mitigazione»;

   con ulteriori segnalazioni, anche al Ministero, il citato Comitato residenti ha segnalato l'esclusione dal piano di monitoraggio acustico presente e futuro di numerose abitazioni fronteggianti e poste lungo il percorso della navetta a breve distanza –:

   se il Governo ritenga opportuno verificare l'ottemperanza alle prescrizioni citate di cui al parere della Commissione tecnica Via-Vas n. 2853 del 26 ottobre 2018;

   se si ritenga opportuno, data la complessa articolazione e convergenza di interventi nello specifico ambito bolognese (aeroporto, People Mover, opere complementari al passante Nord, completamento del progetto di messa in sicurezza dei PL – via Zanardi), promuovere, per quanto di competenza, un riesame delle valutazioni svolte e uno studio che contempli e valuti gli effetti ambientali di tutte le azioni e le opere previste nel breve e medio termine;

   se il Governo ritenga opportuno che il piano di monitoraggio acustico, così come è stato progettato, sia idoneo a garantire la salute pubblica e a verificare l'impatto sulle abitazioni presenti.
(4-02770)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FREGOLENT. —Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'interno, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende da fonti stampa l'ex portavoce del sindaco Chiara Appendino, Luca Pasquaretta, avrebbe ricevuto un avviso di garanzia dalla procura di Torino;

   le accuse sarebbero gravissime e riguarderebbero una presunta estorsione ai danni dello stesso sindaco di Torino, traffico di influenze e turbativa d'asta (quest'ultima per un incarico ricevuto come consulente per la comunicazione istituzionale del Consorzio di bonifica della Basilicata);

   secondo quanto riportato dai media Luca Pasquaretta, costretto alle dimissioni l'8 agosto 2018 in seguito ad una accusa di peculato per una consulenza di 5 mila euro al Salone del libro edizione 2017, avrebbe ricattato Chiara Appendino minacciando di rivelare segreti compromettenti sul sindaco e sulla giunta, se non avesse ottenuto ulteriori incarichi come risarcimento al suo allontanamento;

   è emerso, inoltre, recentemente dalla stampa che per tale consulenza sarebbero stati addirittura firmati due contratti;

   nelle intercettazioni emerse dalla stampa Pasquaretta avrebbe addirittura dichiarato di aver preso un avviso di garanzia al posto di Chiara Appendino;

   secondo gli interroganti Chiara Appendino avrebbe contattato almeno 6 persone per trovare al suo ex portavoce una nuova occupazione;

   Luca Pasquaretta dal mese di novembre 2018 è stato assunto dal Ministero dell'economia e delle finanze come collaboratore del Sottosegretario Laura Castelli, amica da tempo del sindaco di Torino (sempre secondo la stampa) ma che avrebbe riferito precedentemente in numerose occasioni che non avrebbe mai «preso nel suo staff» l'ex portavoce di Chiara Appendino. Luca Pasquaretta è stato poi licenziato dal Ministero in seguito al citato avviso di garanzia;

   da quanto emerge dalle indagini Luca Pasquaretta avrebbe ricevuto 8 mila euro da un imprenditore per favorire un incontro con alcuni assessori della giunta comunale di Torino, al fine di velocizzare l'iter burocratico di alcune pratiche;

   nel corso delle indagini sono stati ad oggi ascoltati dalla magistratura, tra gli altri, Chiara Appendino, gli assessori Alberto Sacco e Sergio Rolando, il capogruppo M5S Valentina Sanga, l'ex capo di gabinetto del sindaco Paolo Giordana, la sottosegretaria Laura Castelli. Sono previsti ulteriori interrogatori tra cui quelli di Tiziana Beghin, mentre ad oggi Luca Pasquaretta si è rifiutato di presentarsi ai pubblici ministeri;

   emergono sulla stampa anche i metodi intimidatori che avrebbe assunto, in numerose occasioni, Luca Pasquaretta;

   secondo i media Luca Pasquaretta avrebbe avuto contatti per ottenere ulteriori incarichi anche con lo staff del vicepremier Luigi Di Maio;

   l'articolo 28 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, dispone al comma 1 che «allo scopo di assicurare il perseguimento degli obiettivi di finanza pubblica il Ministero dell'economia e delle finanze provvede all'acquisizione di ogni utile informazione sul comportamento degli enti ed organismi pubblici di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, avvalendosi dei propri rappresentanti nei collegi sindacali o di revisione presso i suddetti enti ed organismi e dei servizi ispettivi di finanza pubblica»; ulteriori disposizioni, come è noto, sono intervenute in materia di verifiche sulla regolarità della gestione amministrativo-contabile delle amministrazioni pubbliche, nonché sulla conformità dell'azione amministrativa ai principi di imparzialità e buon andamento e sul corretto conferimento degli incarichi da parte di enti pubblici e società partecipate dalle pubbliche amministrazioni, nel più ampio quadro del controllo e del contenimento della spesa pubblica (si ricordano in particolare l'articolo 14 della legge n. 196 del 2009, l'articolo 60, commi 5 e 6, del decreto legislativo n. 165 del 2001, con le successive modificazioni e l'articolo 1 del decreto-legge n. 101 del 2013, convertito dalla legge n. 125 del 2013);

   appare quindi per l'interrogante urgente e necessaria una verifica, da parte degli organismi competenti, al fine di appurare se la vicenda in questione di Luca Pasquaretta che riguarda l'erogazione di prestazione lavorativa da parte di enti pubblici o a partecipazione pubblica (nello specifico Comune di Torino; Salone del Libro di Torino, la cui fondazione vede la partecipazione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e del Ministero per i beni e le attività culturali, e che riceve finanziamenti pubblici anche dallo stesso Comune di Torino; Consorzio di Bonifica della Basilicata quale ente pubblico economico costituito da apposita legge regionale; Ministero dell'Economia e delle Finanze) abbia potuto interferire con la corretta gestione delle risorse pubbliche –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere al fine di valutare la sussistenza dei presupposti per avviare verifiche da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica e dell'ispettorato della funziona pubblica in ordine alla gestione amministrativo-contabile degli enti pubblici interessati, alla luce delle vicende richiamate in premessa, con particolare attenzione alla questione del corretto conferimento degli incarichi.
(5-01986)


   FERRI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la provincia di Cosenza, con deliberazione del consiglio provinciale R.G. nr. 28 del 20 dicembre 2017 ha autorizzato, nell'ambito delle attività di collaborazione interistituzionale finalizzate ad assicurare presidi di legalità, la cessione dell'immobile ex sede I.p.s.c.t. «Tarcisio Pisani» sito in Paola da destinare esclusivamente a caserma della Guardia di finanza:

   il 21 dicembre 2017 veniva formalmente firmata una dichiarazione d'intenti tra provincia di Cosenza, Guardia di finanza e Agenzia del demanio – direzione regionale Calabria che impegnava gli enti interessati ad avviare e concludere l’iter amministrativo volto a creare un nuovo e più efficiente presidio di polizia economico-finanziaria;

   la provincia di Cosenza si impegnava, con tale dichiarazione, a sottoscrivere l'atto di donazione modale dell'immobile e a sostenere integralmente le relative spese notarili e tributarie, impegno assolto il 30 dicembre 2017;

   la Guardia di finanza si obbligava ad assumere in uso l'immobile per destinarlo alla nuova sede del comando compagnia/gruppo Paola con conseguente potenziamento dei servizi e delle attività di polizia economico-finanziaria a favore del territorio;

   contestualmente la provincia di Cosenza provvedeva a trasferire in altro immobile la sede dell'istituto scolastico, al fine di agevolare le relative procedure di acquisizione da parte dello Stato;

   l'Agenzia del demanio si impegnava a una serie di adempimenti tra cui l'acquisizione del parere di legalità da parte dell'Avvocatura dello Stato, l'accettazione della donazione e l'assunzione in consistenza dell'immobile oggetto di donazione per consegnarlo alla Guardia di finanza; si impegnava inoltre ad inserire l'operazione nei piani di razionalizzazione del 2018 e a verificare la procedura più idonea per il finanziamento degli interventi di adeguamento eventualmente necessari da effettuare sull'immobile per renderlo funzionale alle nuove esigenze del comando;

   tuttavia, trascorsi quattordici mesi dalla sottoscrizione della dichiarazione d'impegno, non risulta ancora comunicata alcuna accettazione della donazione modale da parte dell'Agenzia del demanio e mancano diverse comunicazioni e informazioni in merito all'iniziativa condivisa, come riferito, da tutti gli enti;

   il protrarsi della situazione di incertezza determina un aggravio di costi e un infruttuoso stallo gestionale che impedisce di fatto qualsiasi altra destinazione dell'immobile; inoltre, il disagio e il malcontento creato incidono significativamente anche sulle aspettative dei cittadini, considerando anche i sacrifici del personale e degli studenti –:

   quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare affinché l'Agenzia del demanio compia immediatamente tutti gli adempimenti necessari alla conclusione della procedura, nel rispetto degli obblighi assunti con gli altri enti, in modo da consentire il potenziamento dei servizi e delle attività di polizia economico-finanziaria a favore del territorio.
(5-01993)


   GARIGLIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con la legge di bilancio 2019 (legge 30 dicembre 2018, n. 145), all'articolo 1, commi da 1117 a 1120, sono state accantonate e rese indisponibili risorse per 2 miliardi di euro;

   all'allegato 3 della legge di bilancio 2019 risulta che tra questi 2 miliardi di euro complessivi sono stati bloccati circa 300 milioni di euro per il trasporto pubblico locale: «Ministero delle infrastrutture e dei trasporti», Missione «2 - Diritto alla mobilità e sviluppo dei sistemi di trasporto»; programma «2.6 - Sviluppo e sicurezza della mobilità locale»;

   il documento di economia e finanza 2019 ha confermato l'indisponibilità dei 2 miliardi di euro sopracitati e quindi i 300 milioni di euro di taglio al trasporto pubblico locale;

   si tratta della maggiore riduzione di stanziamenti per il settore della mobilità pubblica della storia della Repubblica italiana;

   tale taglio inciderebbe sui contratti di servizio in essere per il trasporto pubblico locale ai quali le regioni, enti competenti per tali servizi, dovrebbero far fronte riducendo le corse dei treni e degli autobus e aumentando sensibilmente le tariffe dei mezzi pubblici;

   «con una ulteriore riduzione di 300 milioni contenuta nella clausola – ha detto il coordinatore degli assessori al bilancio della Conferenza delle regioni, Davide Caparini – a dicembre tutti i mezzi andranno nei depositi» per «l'impossibilità di rispettare i contratti sottoscritti con le aziende di trasporto locale nonché il rispetto dei tempi di pagamento ai fornitori»;

   la stessa Conferenza delle regioni, in un documento approvato dalla Commissione infrastrutture, ha chiesto al Governo di «individuare capitoli di spesa alternativi sui quali accantonare la somma complessiva di 300 milioni di euro», proprio per non penalizzare in particolare i territori più fragili;

   anche il Ministro dell'economia e delle finanze Giovanni Tria avrebbe ammesso il taglio di tali risorse in audizione davanti alle Commissioni bilancio di Camera e Senato sul Def il 17 aprile 2019, affermando che «Sul trasporto pubblico locale bisognerà fare qualche intervento in sede di assestamento di bilancio, sono necessari circa 300 milioni». «Ci sono risparmi di spesa sul pagamento degli interessi dello spread», «penso che si potrà intervenire»; tali dichiarazioni smentirebbero clamorosamente quanto riportato in data 11 febbraio 2019 sul sito istituzionale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti: «Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Danilo Toninelli, ha firmato il decreto interministeriale con il quale vengono ripartiti tra le regioni a statuto ordinario» l'80 per cento «del Fondo nazionale per il concorso finanziario dello Stato agli oneri del trasporto pubblico locale, anche ferroviario. Tra i fondi, come richiesto dal Ministro Toninelli al collega all'Economia Giovanni Tria, sono stati conteggiati, e dunque di fatto sbloccati, i 300 milioni di euro accantonati dalla legge di Bilancio 2019»;

   è quindi evidente, secondo l'interrogante, che Ministri di uno stesso Governo abbiano fatto affermazioni opposte rispetto allo stanziamento di 300 milioni di euro per il trasporto pubblico locale –:

   se i 300 milioni di euro resi indisponibili con la legge di bilancio 2019 siano stati realmente sbloccati come dichiarato dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti in data 11 febbraio 2019 o definitivamente resi indisponibili come pare evincersi dalle dichiarazioni del Ministro dell'economia e delle finanze in data 17 aprile 2019; conseguentemente, quali iniziative urgenti intenda assumere il Governo per impedire che le mancate risorse statali per il Tpl possano compromettere la corretta e continua erogazione del servizio in tutta Italia e per evitare rincari per gli utenti, garantendo il diritto alla mobilità dei cittadini.
(5-01996)

Interrogazione a risposta scritta:


   LOLLOBRIGIDA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   ad oggi il comune di Pompei non ha proceduto a dare seguito ai rilievi formulati dal Ministero dell'economia e delle finanze circa la costituzione e la ripartizione dei fondi per la produttività del personale non dirigente del comune di Pompei per gli anni 2016, 2017 e 2018;

   la mancata correzione di tali fondi è stata rilevata anche dal collegio dei revisori dei conti;

   a seguito di tale situazione si è creata una complessa problematica burocratica e finanziaria, che impedisce la corresponsione delle indennità di turnazione e di reperibilità agli agenti della polizia municipale, con conseguente parziale chiusura del comando di vigili urbani e rischio di ordine pubblico in particolare nei giorni delle festività pasquali, quando Pompei sarà presa d'assalto dai turisti che si recano in città per visitare i beni archeologici, ed in occasione della Supplica alla Madonna del Rosario dell'8 maggio –:

   quali iniziative urgenti intendano porre in essere, per quanto di competenza, per un chiarimento sulla problematica esposta in premessa che blocca la corresponsione delle indennità di turnazione e di reperibilità agli agenti della polizia municipale e, quindi, l'operatività dell'intero Corpo;

   quali iniziative urgenti si intendano mettere in campo per prevenire possibili problemi di ordine pubblico nel comune di Pompei, in occasione delle festività pasquali e della Supplica alla Madonna del Rosario dell'8 maggio, nel rispetto dei diritti degli agenti della polizia municipale, dei cittadini di Pompei e dei turisti.
(4-02766)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   PEZZOPANE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   i detenuti della casa circondariale di Teramo, sezione «alta sicurezza», il 3 settembre 2018 hanno inviato una lettera-denuncia indirizzata al magistrato di sorveglianza di Pescara, e, per conoscenza, al comandante della casa circondariale, al provveditorato Lazio Abruzzo, al dipartimento centrale di polizia penitenziaria, al tribunale di sorveglianza de L'Aquila e al Garante nazionale dei detenuti, recentemente diffusa dal legale incaricato avvocato Vincenzo Di Nanna del foro di Teramo, in cui si sottolineano elementi d'inadeguatezza nelle condizioni della struttura suddetta;

   in base a quanto rappresentato il sovraffollamento nel carcere sarebbe tale che lo spazio calpestabile e disponibile al vivere quotidiano sarebbe di 6,06 metri quadri circa; inoltre, si ravvisa una violazione dell'articolo 3 Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali;

   si sottolinea inoltre che fra gli elementi di sofferenza i detenuti denunciano la mancanza d'acqua calda, un dato che, ad avviso dell'interrogante, pregiudica in modo inaccettabile quanto evidente la salute psicofisica del detenuto;

   ai disagi suddetti si sommano quelli prodotti da allagamenti con rischio di cadute e infezioni, dall'assenza di attività rieducative e ricreative, dall'illuminazione insufficiente, dalle limitazioni nei colloqui visivi e della mancanza della possibilità di svolgere un lavoro dignitoso;

   le condizioni di carcerazione inumana e degradante hanno, inoltre, ricevuto ulteriore conferma, in sede giurisdizionale, quando il tribunale civile de L'Aquila ha accertato, in relazione ad analoghe fattispecie di carcerazione sofferta all'interno del carcere di Teramo, la violazione dell'articolo 3 della Cedu e quindi riconosciuto il diritto al risarcimento previsto dall'articolo 35-ter dell'ordinamento penitenziario, con condanna altresì del Ministero della giustizia al pagamento delle spese di giudizio;

   la regione Abruzzo, inoltre, si trova in una condizione di grave inadempienza nell'applicazione della legge istitutiva del Garante regionale dei detenuti, con un ritardo accumulato di quasi otto anni;

   nella casa circondariale di Teramo, ove l'interrogante si è personalmente recata il 12 aprile 2019, sono reclusi circa 430 detenuti, un numero quasi doppio ai 230 previsti, con un numero di addetti tra amministrativi e polizia penitenziaria enormemente al di sotto delle previsioni di pianta organica e sul personale gravano oneri e carichi di lavoro assolutamente sproporzionati a causa del grave e pericoloso sovraffollamento –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle gravi criticità che affliggono la casa circondariale di Teramo quali iniziative intenda intraprendere per affrontarle; quali siano le iniziative che abbia previsto e programmato il Governo: per affrontare, in senso più ampio, il diffuso problema del sovraffollamento carcerario; per assicurare il rispetto delle raccomandazioni della Cedu negli istituti penitenziari italiani, particolarmente quelli in cui le violazioni dei criteri indicati sono palesi quanto rilevanti, come evidenziato purtroppo dalla situazione sopra richiamata; per garantire il pieno adempimento del dettato costituzionale in relazione agli istituti di pena, al fine di assicurare il rispetto dei diritti umani fondamentali dei detenuti:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per assicurare l'applicazione della normativa e il regolare funzionamento del sistema nel territorio della regione Abruzzo.
(3-00707)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GAGLIARDI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   a partire dal mese di giugno 2019 la viabilità spezzina sarà interessata da importanti lavori di manutenzione straordinaria che riguarderanno principalmente la galleria Marinasco, infrastruttura che insiste sulla strada statale Aurelia, principale arteria di comunicazione stradale per l'ingresso e l'uscita dalla città della Spezia;

   la galleria, della lunghezza di circa 2,4 chilometri, dovrà rimanere chiusa al traffico per la durata di un anno per ingenti lavori impiantistici riguardanti illuminazione, ventilazione e sicurezza. Durante tale periodo potranno essere permessi transiti solo in alcuni orari prestabiliti (ore di punta) e a flussi di percorrenza mono direzionali, al fine di garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori che opereranno all'interno del tunnel e la circolazione veicolare;

   i cittadini saranno pertanto obbligati a transitare sull'autostrada nel tratto che sottende tale itinerario, in particolare nel segmento autostradale della A12 Brugnato/Santo Stefano Magra;

   risulta all'interrogante che l'Assessore alle infrastrutture della regione Liguria abbia segnalato le suddette criticità al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti –:

   se non ritenga necessario adottare iniziative per prevedere, in considerazione della specifica eccezionale gravità della situazione descritta in premessa, l'applicazione di esenzioni o riduzioni tariffarie ai pendolari residenti o agli interessati per motivi di lavoro o di studio, anche non in possesso di Telepass, costretti a utilizzare la tratta autostradale per l'intero periodo di apertura del cantiere.
(5-01982)


   ILARIA FONTANA, ALBERTO MANCA e TRAVERSI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 20 febbraio 2018 «Revisione delle reti istradali di interesse nazionale e regionale ricadenti nelle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Toscana e Umbria», pubblicato in Gazzetta Ufficiale, serie generale, n. 98 del 28 aprile 2018 diversi tratti stradali di competenza regionale sono tornati in gestione ad Anas;

   la strada statale 690 Avezzano Sora (SS 690) è un'importante arteria di collegamento interregionale tra Lazio e Abruzzo ad alta velocità con limite di velocità imposto a 90 chilometri orari, molto trafficata anche da mezzi pesanti;

   l'intero tracciato, pari alla lunghezza di 41,500 chilometri, parte da Avezzano (AQ) e giunge a Sora (FR);

   tale tratto stradale rientra nel piano di rientro di strade dalla competenza della regione Lazio a quella dell'Anas, ma non è nota ad oggi la data dalla quale tale passaggio di gestione diventerà operativo;

   la superstrada SS 690 risulta invece presa in carico dalla gestione Anas già dal luglio 2006, mentre in precedenza era gestita dalle due province di Frosinone e L'Aquila;

   il tratto di strada che corre dal chilometro 39+350 al chilometro 41+500 precedentemente affidato alla regione Lazio risulta essere da anni privo di manutenzione, tanto che il manto stradale risulta essere in pessimo stato e la segnaletica orizzontale e verticale completamente assente e in alcuni punti gli arbusti hanno invaso la carreggiata, costituendo un pericolo al transito e un ostacolo per la viabilità che, in quel tratto, risulta essere ad alto rischio di incidenti stradali –:

   quale piano di manutenzione abbia programmato l'Anas per il ripristino della sicurezza della viabilità nel tratto evidenziato.
(5-01984)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MARCHETTI e CAPARVI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il 16 gennaio 2019, a seguito di accertamento tecnico sulla struttura del viadotto «Puleto» la procura di Arezzo disponeva la chiusura, in ambedue le direzioni, della superstrada E45, nel tratto tra Voghereto e Pieve Santo Stefano, per motivi di sicurezza dovuti al rischio di collasso della struttura;

   dopo il sopralluogo dell'11 aprile 2019, con gli esperti saliti sul cestello e portati vicino alla struttura, è ancora tutto fermo permanendo sul viadotto Puleto una serie di diagnosi in corso: al momento non risulta nessuna ripartenza del cantiere per il consolidamento e il tratto continuerà a restare vietato ai mezzi pesanti;

   nessun seguito al momento, risulta abbia avuto anche l'impegno preso dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali il 5 marzo 2019 di utilizzare gli ammortizzatori sociali a sostegno delle aziende e dei lavoratori dipendenti e autonomi;

   la E45 rappresenta, infatti, un'arteria stradale fondamentale e la sua chiusura, dividendo, di fatto, a metà il sistema viario del Paese, non può che ripercuotersi – inevitabilmente – in maniera fortemente negativa sulle attività economico-territoriali e sulla popolazione, con migliaia di veicoli costretti a trovare vie secondarie e alternative per le strade dell'Appennino, nonché sul comparto del turismo, in vista dell'approssimarsi della stagione estiva;

   dopo oltre 70 giorni di interruzione dei collegamenti, le imprese di autotrasporto e le altre attività economiche e produttive con sede lungo la E45 iniziano a registrare perdite economiche non più sostenibili; in ballo ci sono anche migliaia di posti di lavoro, con intere famiglie che rischiano di perdere l'unica fonte di reddito –:

   se e quali urgenti iniziative di competenza il Governo intenda adottare al fine di garantire la messa in sicurezza del viadotto stradale di cui in premessa e, di conseguenza, il ripristino tempestivo della viabilità;

   se il Governo non convenga sull'opportunità di convocare urgentemente un tavolo istituzionale con le regioni Toscana, Emilia-Romagna e Umbria e i sindaci dei comuni interessati dalla chiusura, per valutare insieme il grado di criticità della situazione e l'impatto conseguente, sia sul piano infrastrutturale, che occupazionale, che del turismo, e concordare gli interventi urgenti da adottare.
(4-02771)


   RAFFA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 4 febbraio 2019 a causa del maltempo parte della strada provinciale n. 35 di Messina è franata lateralmente isolando il villaggio di Pezzolo, frazione di 400 abitanti nel comune di Messina, ubicata a circa 24 chilometri dal centro cittadino;

   dopo alcuni interventi di messa in sicurezza, in pratica è stato solo transennato il tratto, permettendo il transito ai veicoli che, con molta prudenza, possono passare nel poco spazio di carreggiata che è rimasto integro;

   tale corsia non permette, comunque, il transito ai veicoli più larghi di una utilitaria; in pratica, ambulanze, mezzi di soccorso e mezzi del trasporto pubblico non possono raggiungere il centro abitato in caso di emergenza;

   nonostante la grave situazione di rischio e le promesse delle autorità competenti di far fronte celermente all'emergenza, ad oggi la situazione è rimasta invariata e la frazione rimane sostanzialmente isolata;

   in Sicilia, l'intera rete viaria delle strade provinciali e regionali risulta al collasso; ciò è dovuto, ad avviso dell'interrogante, sia a una mancata attenzione da parte degli enti locali, sia talvolta alla loro inerzia nel far fronte a tali situazioni, non solo per quanto concerne la semplice manutenzione stradale, ma anche per quanto attiene alle reali situazioni emergenziali di grave pericolo per la collettività –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;

   se non intenda adottare per quanto di competenza, ogni iniziativa necessaria, anche attraverso maggiori trasferimenti di risorse alla regione e agli enti locali, per far fronte alle pesanti criticità delle infrastrutture stradali siciliane, con particolare riferimento a quelle situazioni che possono comportare rischi per l'incolumità della popolazione e degli utenti, come nel caso di cui in premessa.
(4-02772)


   ROTTA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il 5 febbraio 2019 è stato avviato presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti il tavolo tecnico-politico per l'individuazione delle proposte e per la procedura di concertazione del piano nazionale degli interventi nel settore idrico di cui all'articolo 1, comma 516, della legge n. 205 del 2017 (legge di bilancio 2018) a cui partecipano in sede politica le regioni, l'Upi e l'Anci e in sede tecnica anche i rappresentanti delle autorità di bacino distrettuali e delle amministrazioni centrali;

   i lavori del tavolo sono coordinati dall'onorevole Federica Daga che risulta anche firmataria di una proposta di legge in materia di risorse idriche e di accesso all'acqua, Disposizioni in materia di gestione pubblica e partecipativa del ciclo integrale delle acque, in esame presso la VIII Commissione della Camera dei deputati ed in cui la medesima parlamentare riveste anche il ruolo di relatrice;

   la proposta di legge in questione è stata oggetto di numerosi dubbi e rilievi da parte dei soggetti auditi in Commissione e da quelli in ogni caso coinvolti, in relazione proprio all'aspetto connesso agli investimenti infrastrutturali necessari al buon funzionamento dei servizi idrici;

   il direttore di Svimez il 4 febbraio 2019, in occasione della presentazione della ricerca sui servizi idrici e ambientali nel Mezzogiorno rilevava che «le società pubblico-private che andrebbero superate con la riforma [promossa dall'onorevole Daga] sono quelle che nel corso dell'esperienza soprattutto nel Centro-Nord, hanno garantito maggiori investimenti. Per cui se si va verso una maggiore pubblicizzazione del settore, soprattutto al Sud, dobbiamo garantire una adeguata quota di investimenti»;

   le numerose proposte emendative di modifica presentate dai parlamentari sono ancora in attesa di essere esaminate e la partecipazione ed il ruolo dell'onorevole Daga al tavolo rischia di portare fuori dalle Aule parlamentari il dibattito politico e decisionale in maniera non opportuna e senza garantire il ruolo delle opposizioni nel dibattito;

   il tavolo in commento dovrà, infatti, stabilire i criteri di riparto delle risorse stanziate dal bilancio dello Stato mediante l'adozione del piano nazionale –:

   quali siano le motivazioni che hanno determinato la scelta della deputata Daga come coordinatrice del tavolo, anche alla luce del ruolo da essa svolto in sede parlamentare e di quanto segnalato in premessa.
(4-02774)


   EPIFANI, PASTORINO, BERSANI e OCCHIONERO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in data 23 luglio 2018 Trenitalia ha pubblicato la gara a procedura negoziata n. 2018/A/1T per l'affidamento in appalto del servizio di manutenzione preventiva e correttiva dei convogli Etr 500 della durata di anni 6 e del valore pari a 132 milioni di euro (più opzione per ulteriori anni 6 di pari importi);

   le uniche offerte pervenute sono risultate presentate dalla rete temporanea di imprese (Rti) Hitachi Rail Italy-Sitav e Caf, azienda spagnola, che non ha mai operato su tale flotta;

   in data 18 dicembre 2018, Trenitalia ha comunicato che la gara in questione è stata aggiudicata alla azienda spagnola Caf;

   in data 27 marzo 2019, Trenitalia ha comunicato che è stato stipulato il contratto con Caf;

   la scadenza dell'attuale proroga contrattuale relativa al medesimo servizio, svolto dall'Rti Hitachi Rail Italy-Sitav è il prossimo 18 giugno 2019;

   le segreterie nazionali Cgil, Cisl e Uil, esprimendo tutta la loro preoccupazione, hanno chiesto un incontro urgente a Trenitalia;

   si segnala, altresì, che Hitachi Rail Italy e Sitav svolgono il servizio di manutenzione preventiva da quasi un ventennio, e in particolare Hitachi Rail Italy (ex Ansaldo Breda) è il costruttore del rotabile;

   l'Rti Hitachi Rail Italy-Sitav per svolgere il servizio di manutenzione preventiva occupa oltre 300 lavoratori, altamente qualificati e concentrati principalmente tra Milano e Napoli, dove è impiegato oltre il 70 per cento delle stesse;

   l'esperienza maturata in quasi un ventennio, l'impiego di lavoratori altamente qualificati, la competitività e la perfetta conoscenza del rotabile da parte dell'Rti Hitachi Rail Italy-Sitav costituiscono una garanzia assoluta per l'effettuazione dell'esercizio commerciale dell'intera flotta;

   il subentro dell'azienda spagnola Caf avrà risvolti pesantemente negativi in termini occupazionali e territoriali, tenuto conto che, nel solo deposito Trenitalia di Napoli Gianturco, sono impiegati oltre 200 lavoratori;

   l'azienda Caf sarebbe costretta a impiegare risorse proprie, ovvero estere, che potrebbero essere prive delle abilitazioni/qualifiche necessarie per l'espletamento delle attività manutentive, oggetto della gara;

   il subentro dell'azienda Caf, per ragioni tecniche, gestionali e organizzative, ad avviso degli interroganti, metterebbe a serio rischio l'espletamento dell'intero esercizio commerciale Av Etr 500 –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere, alla luce di quanto esposto in premessa, al fine di non pregiudicare i livelli occupazionali nei territori interessati e il servizio commerciale Av Etr 500.
(4-02775)

INTERNO

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   non è la prima volta che l'interpellante segnala al Governo la situazione di degrado e insicurezza, che, purtroppo, si registra nella città di Vicenza, come, peraltro, in molti altri capoluoghi del Veneto;

   l'ultimo episodio, assai grave, si è registrato il 16 aprile 2019, quando, nel corso di un servizio di controllo ed identificazione, a Campo Marzio, un operatore della polizia municipale è stato aggredito e morso da un nigeriano di 21 anni, che si rifiutava di fornire le proprie generalità;

   per l'estrema violenza dell'aggressione, il vigile urbano ha rischiato di perdere una falange della mano;

   l'aggressore, che era incensurato, ha patteggiato una pena di 8 mesi di reclusione, con il beneficio della sospensione condizionale, ed è stato rimesso in libertà;

   in una intervista, rilasciata oggi al Giornale di Vicenza, l'operatore della polizia municipale segnala la frustrazione e i rischi, anche di natura professionale, che lo stesso ed i suoi colleghi corrono, oberando in un contesto così delicato –:

   quali concrete e risolutive iniziative il Governo intenda assumere per garantire legalità e sicurezza nella città di Vicenza;

   se, ed in che tempi, il Governo intenda adottare le iniziative di competenza affinché il responsabile dell'aggressione sia espulso dal territorio nazionale.
(2-00360) «Zanettin».

Interrogazione a risposta scritta:


   IOVINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella notte tra il 16 ed il 17 aprile 2019, nel comune di Brusciano (Napoli) si verificava l'ennesimo episodio di una lunga serie di sparatorie e di attentati dinamitardi che stanno dando vita a una faida di camorra che sta mettendo in ginocchio la comunità di residenti;

   la notte di terrore vissuta dai cittadini si è svolta tra le case popolari del «rione 219» e finiva con un bilancio di 6 autovetture date a fuoco;

   solo due giorni prima, sempre a Brusciano, durante la domenica delle Palme, si era verificato un altro gravissimo episodio in cui un commando armato aveva sparato da un'auto in corsa, colpendo alle gambe un 33enne pregiudicato, sebbene dalle indagini in corso sembrerebbe che i bersagli fossero stati più numerosi dell'unica vittima;

   tale episodio avveniva alle ore 17, quando il dedalo di stradine che si intrecciano intorno alla piazza posta al centro di una lunga serie di palazzi grigi e angusti che costituiscono l'agglomerato di cemento di Brusciano (conosciuta come la più fiorente delle piazze di spaccio dell'intero hinterland dell'agro-nolano-vesuviano) era invaso da bambini impegnati a trascorrere la loro domenica pomeriggio tra un giro in bicicletta, una partita di pallone e una passeggiata, il tutto nel «consueto» via vai di spacciatori ed acquirenti;

   si stima che nell'agguato della domenica delle palme siano stati esplosi qualcosa come venti colpi, molti dei quali finiti contro le autovetture parcheggiate e contro la finestra di un'abitazione, nel generale sconcerto dei passanti che assistevano inermi e terrorizzati alla scena;

   solo due settimane prima, un uomo rimase vittima di un agguato, avvenuto all'esterno del cimitero dove lavorava come venditore ambulante. Sembra che tempo prima la vittima avesse denunciato una tentata estorsione, accusando gli uomini di uno dei clan di camorra di Brusciano;

   tra gli episodi violenti, non sono mancati conflitti a fuoco in pieno giorno e davanti alla folla, così come all'uscita di scuola dei bambini. In un caso, un uomo anziano è rimasto ferito per errore, in un altro un bambino è stato colpito di striscio da un proiettile;

   gli scontri in atto sono da inquadrare in una guerra tra due gruppi criminali che tra quei complessi abitati hanno creato i loro fortini e dove lo spaccio di droga e le estorsioni sono alla base della contesa, a scapito delle tante persone perbene che vi risiedono;

   a Brusciano la comunità continua a soccombere al piombo, alle prevaricazioni, ai crimini di pochi soggetti spietati che non si fermano nemmeno davanti a dei bambini, molti dei quali rischiano di diventare potenziali giovani leve del crimine –:

   quali iniziative urgenti intenda mettere in atto, per quanto di competenza, per far fronte a questa escalation violenta del crimine organizzato in un territorio che, altrimenti, rischierà di finire completamente nelle mani dei clan e della malavita locale.
(4-02764)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ASCANI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il 18 ottobre 2018 ha avuto luogo la prova scritta del concorso per il reclutamento di dirigenti scolastici pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 24 novembre 2017, n. 90;

   i concorrenti hanno riscontrato diverse ambiguità procedurali;

   la prova scritta, al contrario di quanto recitato dal bando, non è stata unica su tutto il territorio nazionale, con conseguente determinazione di disparità di trattamento:

   in data 12 ottobre 2018, il Tar del Lazio disponeva, con apposita ordinanza, la ripetizione della prova preselettiva per 91 docenti campani a causa dell’«interruzione del funzionamento delle procedure informatiche» e, contestualmente, ordinava la sospensione della graduatoria degli ammessi alla prova scritta;

   in data 17 ottobre 2018 l'ufficio scolastico regionale della Sardegna determinava il differimento della prova scritta per i sardi, a seguito di un'ordinanza di chiusura delle scuole disposta dal sindaco di Cagliari, sede unica della prova, a causa di condizioni meteorologiche avverse;

   in data 9 novembre 2018, in Gazzetta Ufficiale veniva pubblicato il diario per la prova scritta in Sardegna, fissata per il 13 dicembre 2018;

   la prova è risultata inoltre essere «non simultanea» sul territorio nazionale. La Gazzetta Ufficiale n. 73 del 14 settembre 2018, pubblicando il diario per la prova scritta, riportava la data del 18 ottobre 2018 alle ore 10,00. Tuttavia, in alcune realtà la prova è iniziata anche alle ore 12 violando le disposizioni e i principi di equità e trasparenza;

   sono stati rincontrati comportamenti disomogenei anche in merito alla consultazione dei testi di legge: in alcune regioni gli uffici scolastici regionali hanno dato indicazioni precise in merito alla consultazione dei testi, mentre in altre sono state riscontrate condotte improntate alla libera iniziativa degli addetti alla vigilanza. Questo è stato causato anche dalla non univoca interpretazione dell'espressione nel bando citato «testi di leggi», intesa da caso a caso in maniera estensiva o in maniera molto restrittiva;

   anche per le prove di lingua straniera i concorrenti, quasi in maniera massiva, hanno rilevato gradi di difficoltà eterogenei: livelli non equipollenti al B2 richiesto, ma assimilabili al C1, brani molto lunghi che il sistema non riusciva a gestire in maniera uniforme, bensì frammentando il testo in più schermate e determinando un notevole dispendio di tempo e un elevato grado di distrazione;

   è da sottolineare inoltre l'inadeguatezza del programma informatico, che ha evidenziato numerose disfunzioni: funzioni base disabilitate, salvataggio non automatico, lay-out grafico fuorviante, schermata riepilogativa non conforme a quella del tutorial del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, barra spaziatrice difettosa, correttore automatico disabilitato, assenza di report finale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e come intenda intervenire sul caso, considerate le numerose ambiguità del concorso che, ad avviso dell'interrogante, ledono il diritto all'uguaglianza sancito dall'articolo 3 della Costituzione, l'articolo 97 della Costituzione che esige che la pubblica amministrazione agisca secondo il principio del buon andamento e dell'imparzialità, nonché l'articolo 41 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea che riconosce il diritto a una buona amministrazione.
(5-01983)


   MELICCHIO, CORNELI e GALLO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   si svolgerà il 16 aprile 2019, presso la sala delle lauree della facoltà di giurisprudenza all'Università di Teramo, il convegno «Trecento anni di Massoneria. La Gran Loggia d'Italia tra storia e prospettive» dove, per la prima volta in assoluto, un gran maestro viene chiamato a tenere una lectio sulla massoneria nell'università pubblica italiana, in un convegno che è celebrativo e non scientifico;

   tra i relatori interverranno infatti i vertici della Gran Loggia d'Italia, il secondo ordine italiano per iscritti (circa 8 mila), dopo il Grande Oriente (Goi): Antonio Binni, avvocato civilista, Gran maestro e Sovrano Gran Commendatore Gran Maestro della Massoneria Universale di R:.S:.A:.A:., Obbedienza di Piazza del Gesù – Palazzo Vitelleschi con sede in Roma e Luciano Romoli, Gran maestro vicario della stessa loggia;

   a proporre il convegno al Senato accademico è stato il rettore dell'università di Teramo, l'agronomo Dino Mastrocola, che, oltre a essere presidente dello stesso Senato, lo è anche del consiglio di amministrazione che delibera spese e stanziamenti. Lo stesso consiglio di amministrazione, nella seduta del 27 febbraio 2019, ha autorizzato la concessione di un contributo di 2.000,00 euro alla facoltà di scienze politiche per la realizzazione del convegno;

   diversi docenti dell'università di Teramo hanno espresso il loro disappunto, anche perché per organizzare convegni di alta rilevanza scientifica lo stesso ateneo non ha mai messo a disposizione più di 500 euro; sul sito della Gran Loggia d'Italia si legge, a proposito del convegno: «È importante perché l'Università, che a ben vedere ha diversi punti di contatto con la moderna Massoneria, si rivolge prevalentemente ai giovani, ovvero alle persone che hanno la maggiore necessità di conoscere le radici della loro tradizione, le origini della loro stessa storia, per poter disegnare il futuro del mondo e delle anime che lo abitano» –:

   di quali elementi disponga il Governo circa i fatti esposti in premessa e se non intenda assumere iniziative normative per disciplinare in modo più stringente sponsorizzazioni e patrocini da parte di istituzioni ed enti pubblici, in particolare degli atenei, evitando che essi siano concessi ad associazioni o eventi discutibili o inopportuni, come nel caso richiamato, alla luce dell'esigenza di tutelare l'interesse pubblico e di evitare scopi propagandistici del tutto estranei alle originarie finalità degli enti in questione;

   se non intenda, per quanto di competenza, verificare il corretto utilizzo dei fondi, da parte dell'Università di Teramo, esclusivamente per fini di carattere scientifico, con particolare riguardo alla destinazione delle risorse statali afferenti al Fondo di finanziamento ordinario.
(5-01997)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PATELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   lo stato di agitazione che da mesi caratterizza la Brandamour spa, storica azienda tessile del Biellese, si è concluso due giorni fa, dopo una lunga trattativa di oltre cinque ore tra azienda e rappresentanze sindacali, con la sospensione dello sciopero da parte dei 103 lavoratori e lavoratrici;

   in quella occasione l'azienda ha comunicato di aver specifico mandato da parte degli azionisti nel trovare una soluzione in continuità per il futuro aziendale;

   l'accordo prevede, per l'amministratore delegato, dottor Silvio Musso, un mese di tempo per fare una valutazione complessiva dello stato di crisi e, per i dipendenti, l'obbligo di utilizzare le ferie ancora in essere fino al 26 aprile 2019, in attesa di una reale verifica finanziaria; l'azienda, nel mentre, si attiverà per la richiesta della cassa integrazioni guadagni straordinaria;

   è stata, dunque, ribadita l'impossibilità per l'azienda di pagare i dipendenti prima del completamento della verifica della situazione economico-finanziaria dell'azienda, fatte salve nuove ed impreviste entrate nelle casse della società;

   per i 103 dipendenti, 16 dei quali con contratto a termine, è un pugno nello stomaco, perché vuol dire intere famiglie senza stipendio, senza alcuna copertura economica per fronteggiare le spese quotidiane come cibo, bollette e rate mensili, considerato anche che i tempi di erogazione del trattamento di Cassa integrazione guadagni straordinaria oscillano dai tre ai cinque mesi –:

   se e quali siano gli intendimenti del Governo in merito a quanto riportato in premessa;

   se non si ritenga opportuno convocare urgentemente in sede ministeriale un tavolo istituzionale con tutte le parti coinvolte (regione, sindaco, proprietà e rappresentanze sindacali dei lavoratori) per la gestione dell'emergenza sociale che ne potrebbe derivare e al fine di addivenire in tempi rapidi ad una soluzione, più strutturale della vertenza;

   se il Governo non convenga sull'opportunità di accelerare i tempi di erogazione del trattamento di integrazione salariale straordinaria alla luce della situazione di estrema difficoltà economica in cui si ritrovano i dipendenti e le relative famiglie.
(5-01987)


   CABRAS, PALLINI, CIPRINI, TRIPIEDI, PERCONTI, DAVIDE AIELLO, VIZZINI, SIRAGUSA, BILOTTI, CUBEDDU, DE LORENZO, TUCCI, COSTANZO, AMITRANO, GIANNONE, INVIDIA e SEGNERI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 2 aprile 2019 il Ministro interrogato ha firmato il decreto interministeriale che sblocca i 117 milioni di euro stanziati dalla legge di bilancio 2019 per cassa integrazione e mobilità in deroga;

   il provvedimento mira a prorogare per 12 mesi gli ammortizzatori sociali nelle 18 aree di crisi industriale complessa distribuite in 13 regioni e che riguardano circa 60 mila lavoratori in tutto il territorio italiano;

   la Sardegna risulta la terza regione per quantità di stanziamenti (12,2 milioni su 117), destinati in particolare agli ammortizzatori sociali per i lavoratori ex Alcoa, nell'area di crisi di Portovesme;

   il decreto interministeriale sarà pienamente efficace dopo la firma del Ministro dell'economia e delle finanze e la successiva approvazione da parte della Corte dei conti;

   i sussidi saranno erogati dall'Inps solo quando le regioni avranno consegnato a questo la lista dei beneficiari degli ammortizzatori sociali;

   la proroga degli ammortizzatori sociali è diventata una necessità imprescindibile per le migliaia di famiglie coinvolte, soprattutto da quando nel gennaio 2017 è stata abolita l'indennità di mobilità che scattava dopo i vari periodi di cassa integrazioni guadagni, prima della disoccupazione;

   molti dei lavoratori coinvolti non ricevono i sussidi da tre mesi, come nel caso dei lavoratori ex Alcoa;

   a causa delle complessità dei diversi passaggi burocratici e del numero di enti coinvolti i lavoratori beneficiari temono che l'erogazione dei sussidi non avverrà prima di troppi mesi ancora a venire –:

   quali iniziative, per quanto di competenza e in coordinamento con gli altri soggetti istituzionali interessati, intenda intraprendere per garantire l'erogazione degli ammortizzatori sociali in premessa alle migliaia di famiglie che in questi mesi hanno vissuto senza alcun reddito.
(5-01989)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BARBUTO, PARENTELA, MELICCHIO, ORRICO, GRIPPA, MISITI, SAPIA, MARINO, NESCI e DEL MONACO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   è nota la situazione di sottodimensionamento in cui versa la sede dell'Ispettorato territoriale del lavoro (Itl) di Crotone;

   per come risulta dalla pianta organica dei dipendenti attualmente in servizio presso l'Itl di Crotone, infatti, a fronte di cinquantasette unità previste ne sono presenti solamente diciotto, di cui dieci unità amministrative, tra funzionari e impiegati, e otto dipendenti con tessera ispettiva, di cui solo quattro effettivi, perché gli altri quattro sono adibiti ad altra attività. A questa situazione si aggiunge che nella pianta organica è presente uno solo dei tre militari del nucleo carabinieri ispettorato del lavoro;

   la situazione appena descritta dall'interrogante si è aggravata negli ultimi anni. Basti pensare, infatti, che fino all'anno 2009 le attività istituzionali venivano svolte senza nessuna difficoltà operativa, allorquando all'Itl di Crotone risultavano in servizio ventinove dipendenti di cui venti dipendenti con tessera ispettiva e nove amministrativi, oltre a tre militari del nucleo carabinieri ispettorato del lavoro;

   gli infortuni mortali degli ultimi giorni, però, sommati a quelli che si sono verificati nel territorio crotonese nel corso del 2018 (complessivamente nove infortuni mortali, la prima provincia calabrese con il più alto tasso di morti sul lavoro), hanno portato le organizzazioni sindacali a sottoporre già all'attenzione di prefettura, Ministero del lavoro e delle politiche sociali, al Capo dell'Ispettorato nazionale del lavoro e al Capo dell'ispettorato interregionale, ancora una volta, ad inizio novembre, la situazione di gravissima carenza di personale in cui versa l'ispettorato territoriale del lavoro di Crotone;

   già nel 2017, a seguito di una riunione tenutasi presso la prefettura di Crotone in data 11 aprile 2017, alla presenza delle organizzazioni sindacali e dei dirigenti dell'Itl, è stata segnalata alla Presidenza del Consiglio dei ministri, al Ministero del lavoro e delle politiche sociali e al Ministero dell'interno, la grave situazione in cui versa l'ufficio territoriale del lavoro di Crotone, mentre l'ultima segnalazione da parte dei sindacati è datata 6 novembre 2018;

   dai dati presentati dai sindacati emerge come l'ufficio in questione sia vittima di una continua emorragia di personale ispettivo e amministrativo, dovuta a trasferimenti e distacchi, senza che a tali scelte organizzative siano seguite sostituzioni;

   la situazione si è ulteriormente aggravata a seguito dei recenti pensionamenti di due unità ispettive, una dal 1° ottobre 2018 e l'altra dal 1° dicembre 2018 e si aggraverà ancora, perché il personale amministrativo perderà nel 2019 altre unità per pensionamento;

   in conseguenza della diminuzione del personale, a fronte di una immutata, se non maggiore, mole di lavoro e quantità di richieste esterne di servizi, è aumentato ancora di più lo stato di disagio dei dipendenti, a causa di un aggravamento dei carichi di lavoro, talmente evidente da rendere insostenibile lo svolgimento anche delle normali attività istituzionali. Tutto ciò si traduce in un sovraccarico di ansia e stress nei pochi dipendenti rimasti;

   il personale ispettivo in forza non è più in grado di soddisfare adeguatamente le esigenze dell'utenza né è più in grado di realizzare gli interventi di vigilanza di iniziativa, nella misura minima necessaria a mantenere un accettabile presidio di legalità sul mondo imprenditoriale;

   la mancanza di un adeguato numero di ispettori in servizio, oltre che precludere i controlli di legalità, pregiudica gravemente le funzioni che sono loro demandate, che prevedono sia il controllo della sicurezza sui luoghi di lavoro, che l'informazione e la prevenzione;

   la carenza di personale, infine, necessita di un incremento del numero di ispettori, anche in vista dei controlli che si renderanno necessari a seguito dell'introduzione del reddito di cittadinanza –:

   quali iniziative intenda adottare per appurare la situazione in cui versa l'Ispettorato territoriale del lavoro di Crotone e per risolvere la situazione di sottodimensionamento dell'ufficio in questione, anche in vista delle future assunzioni previste per gli ispettorati del lavoro.
(4-02765)


   VALLASCAS. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la legge 8 agosto 1995, n. 335, di riforma del sistema pensionistico obbligatorio e complementare, all'articolo 2, comma 26, ha istituito a partire dal 1° gennaio 1996 un'apposita gestione separata, presso l'Inps, finalizzata all'estensione dell'assicurazione generale obbligatoria per l'invalidità, la vecchiaia e i superstiti, ai soggetti che esercitano per professione abituale, ancorché non esclusiva, attività di lavoro autonomo, nonché ai titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa;

   la questione dell'obbligo di iscrizione alla gestione separata avrebbe determinato una situazione di incertezza soprattutto per effetto della controversa definizione che la legge istituiva dà dei soggetti obbligati all'iscrizione, circostanza, quest'ultima, che avrebbe generato interpretazioni discordanti in merito all'applicazione della norma;

   a rendere più complessa la situazione sarebbe stato l'Inps che, a partire dal 2009, con l'operazione «Poseidone», ha proceduto a iscrivere d'ufficio alla gestione separata, con decorrenza dal 1° gennaio 2007, i soggetti con redditi professionali non assoggettati al prelievo del contributo soggettivo presso gli enti previdenziali di riferimento;

   a seguito delle criticità causate e dei numerosi contenziosi avviati nei confronti dell'Ente, con il decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111, il legislatore ha fornito un'interpretazione autentica della norma, con efficacia retroattiva; all'articolo 18, comma 12, il citato decreto ha chiarito che sono tenuti all'iscrizione presso la gestione separata esclusivamente i soggetti che svolgono attività il cui servizio non sia subordinato all'iscrizione ad appositi albi professionali, ovvero attività non soggette al versamento contributivo agli enti privati di previdenza obbligatoria, in base ai rispettivi statuti e ordinamenti;

   nonostante il chiarimento, l'Inps, anche in una fase successiva, avrebbe continuato a considerare obbligatoria l'iscrizione, dando luogo a una serie di controversie legali;

   nella seduta n. 59, del 9 ottobre 2018, della Camera dei deputati, rispondendo all'atto di sindacato ispettivo n. 3-00219, il Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Claudio Durigon, ha affermato che «Il nostro Governo, ritenendo fondate le ragioni dei citati professionisti, al fine di garantire un'azione efficace e uniforme su tutto il territorio nazionale, ha provveduto ad invitare l'Inps “a valutare l'opportunità di agire in autotutela, annullando le suddette iscrizioni d'ufficio, ad eccezioni di quelle relative ai professionisti che abbiamo comunque ritenuto di versare alla gestione separata dell'istituto, senza adire le vie legali, per vedersi riconosciuta un'anzianità contributiva utile ai fini pensionistici, per annualità altrimenti non coperte da contribuzione a tal fine”»;

   il 12 dicembre 2018, la Corte di cassazione (sentenza n. 32167), ribaltando una precedente sentenza, avrebbe formulato un giudizio in controtendenza rispetto alla consolidata giurisprudenza in materia che avrebbe visto l'Inps soccombere in centinaia di sentenze;

   secondo la Corte di Cassazione, il principio di universalizzazione soggettivo e oggettivo della copertura assicurativa obbligatoria si tradurrebbe nell'obbligo di iscrizione alla gestione separata anche per i professionisti che versano il contributo integrativo alle casse private;

   seppure venga ribadito il principio del divieto di duplicazione delle coperture assicurative incidenti sulla medesima attività professionale, la sentenza sembra contraddire l'interpretazione autentica data dalla legge n. 111 del 2011, circostanza, quest'ultima, che starebbe determinando una situazione di grande e giustificata preoccupazione tra i professionisti e, in particolare, tra i soggetti che, nel rispetto di quella legge, avevano sospeso i versamenti alla gestione separata –:

   se risulti che l'Inps abbia aderito al citato invito del Governo ad agire in autotutela;

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere al fine di dare una soluzione al sopradescritto contenzioso tra l'Inps e tutte le categorie professionali coinvolte.
(4-02769)


   PALMISANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nel 2012 la società Fastweb (controllata dall'azienda pubblica svizzera Swisscom) formalizzava la cessione di due rami di azienda, per un totale di 720 dipendenti in forza nelle varie sedi presenti in Italia: 120 lavoratori del settore rete, ceduti alla società Huawei e 600 occupati nel customer care, esternalizzati a favore di Visiant Next SpA;

   la situazione, come si apprende anche da notizie di cronaca (L'Espresso del 23 maggio 2012), destò enorme preoccupazione tra i dipendenti poiché Visiant Next spa risultava essere una controllata da Visiant Contact Srl, società già in amministrazione controllata;

   nel frattempo Fastweb affidava alla Visiant Next spa l'unico appalto, della durata di sette anni, al termine del quale per i lavoratori ceduti non vi sarebbe stata alcuna certezza concernente il futuro occupazionale;

   occorre ricordare che, circa due anni prima della cessione, Fastweb fu coinvolta nell'inchiesta sul maxiriciclaggio di 2 miliardi di euro che coinvolse anche Telecom Italia Sparkle, con un conseguente grave danno di immagine per la realtà aziendale e per cui i lavoratori, su richiesta della stessa azienda, si prodigarono in una campagna pubblicitaria a sostegno e a difesa dell'azienda;

   nel corso degli anni molti lavoratori ceduti si sono rivolti al giudice del lavoro impugnando le operazioni di cessione, ritenendole illegittime e prive degli elementi previsti dall'articolo 2112 del codice civile, considerandola un'operazione illegittima finalizzata ad effettuare «licenziamenti mascherati» dietro la cessione del ramo d'azienda;

   molti tribunali giudicarono inefficaci le cessioni, sia in primo grado che in corte d'appello, disponendo il reintegro dei lavoratori, come previsto dalla normativa di cui all'articolo 2112 del codice civile;

   nel corso degli anni si sono succeduti cambi di gestione e fusioni societarie, mentre, attualmente, i dipendenti che hanno vinto le diverse cause intentate e che avrebbero dovuto essere reintegrati, lavorano invece alle dipendenze della società Covisian (nata dalla fusione di Contacta e Visiant), a causa della mancata applicazione delle sentenze emesse dalla magistratura da parte di Fastweb;

   in questo contesto, altresì, i lavoratori hanno subito una forte perdita di professionalità in seguito a un costante demansionamento, poiché molte mansioni da loro precedentemente svolte sono state affidate a un outsoucer albanese (la BConnect, controllata da Visiant);

   nel maggio 2018 Fastweb annunciava il reshoring del call center delocalizzato in Romania. L'allora Ministro dello sviluppo economico Calenda si dichiarò soddisfatto dell'operazione finalizzata al trasferimento dell'attività dalla Romania presso le sedi di Comdata di Lecce e Cagliari. La stessa Comdata, soltanto pochi giorni prima, aveva dichiarato la chiusura delle sedi di Padova e Pozzuoli. A giudizio dell'interrogante, sarebbe stato giusto che Fastweb avesse affidato quella commessa ai dipendenti che dovevano essere reintegrati;

   paradossale appare anche la notizia che nel 2018 e 2019, nonostante le varie sentenze emesse a suo carico e mai ottemperate, Fastweb sia stata promotrice e sponsor del Salone della giustizia svoltosi a Roma –:

   quali iniziative per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda porre in essere per individuare una soluzione della vicenda diretta in particolare alla tutela dei diritti dei lavoratori che da anni sono in attesa di vedersi riconosciuti i diritti sanciti nelle sentenze emesse dalla magistratura a seguito delle cause promosse nei confronti di Fastweb, fino ad oggi inadempiente.
(4-02773)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PAITA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   come è noto il Sinemet, farmaco a base di levodopa più carbidopa, è un preparato terapeutico molto importante nelle terapie per pazienti parkinsoniani;

   la stragrande maggioranza dei pazienti italiani che assume levodopa è costretta ad assumerlo a vita, come farmaco sostitutivo, per integrare la dopamina cerebrale che manca a causa della malattia;

   suddetto farmaco da un po’ di tempo è diventato difficile da reperire in farmacia, nonostante le rassicurazioni dell'Aifa;

   il farmaco in Italia costa poco, anche due o tre volte in meno rispetto al costo praticato all'estero, e lo è a tal punto che non esiste neppure un farmaco generico per la formulazione pronta 100+25, oramai introvabile;

   molti pazienti lamentano suddetta difficoltà e si rivolgono ai medici e alle associazioni per chiedere come poterlo sostituire, considerata la imprescindibilità per il piano terapeutico;

   sono state diverse le associazioni tra cui le principali, come l'Aip, a segnalare, anche attraverso i media, suddetta criticità nel reperimento del farmaco;

   la malattia del Parkinson è una patologia che presenta molte criticità nel caso in cui dovessero intervenire mutamenti terapeutici improvvisi e questo accresce la preoccupazione di pazienti e famiglie, anche in ragione dell'assenza di un preparato identico –:

   quali siano le ragioni di questa criticità e quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato al fine di assicurare la presenza nelle farmacie italiane del Sinemet e porre fine a queste difficoltà di reperimento, rispondendo alle legittime preoccupazioni dei malati di Parkinson.
(5-01988)


   TRIZZINO. — Al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con la legge 8 marzo 2017, n. 24, sono disciplinate le «Disposizioni in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita, nonché in materia di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie»;

   la suddetta norma riforma il tema della sicurezza delle cure, ponendo un freno alla crescita esponenziale dei costi conseguenti al contenzioso sanitario mediante un intervento marcato sull'attività di risk management, spostando il nodo della questione, sulle strutture sanitarie, pubbliche e/o private, ridefinendo in termini di responsabilità extracontrattuale, il criterio di imputazione della responsabilità risarcitoria dell'esercente la professione sanitaria e infine, prevedendo l'obbligo di copertura assicurativa dei rischi legati allo svolgimento dell'attività medica;

   l'articolo 10, comma 1, a tal proposito, prevede che «Le strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche e private devono essere provviste di copertura assicurativa o di altre analoghe misure per la responsabilità civile verso terzi e per la responsabilità civile verso prestatori d'opera, ai sensi dell'articolo 27, comma 1-bis, del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 agosto 2014, n. 114, anche per danni cagionati dal personale a qualunque titolo operante presso le strutture sanitarie o sociosanitarie pubbliche e private, compresi coloro che svolgono attività di formazione, aggiornamento nonché di sperimentazione e di ricerca clinica. La disposizione del primo periodo si applica anche alle prestazioni sanitarie svolte in regime di libera professione intramuraria ovvero in regime di convenzione con il Servizio sanitario nazionale nonché attraverso la telemedicina. [...]»;

   nel suddetto comma, si fa riferimento all'obbligo per le aziende sanitarie di dotarsi di polizza assicurativa o «... di altre analoghe misure per la responsabilità civile verso terzi»; tale ultima fattispecie deve riferirsi all'autoassicurazione e quindi prevedere l'accantonamento in bilancio, di fondi atti a coprire tale rischio. All'articolo 10, commi 6 e 7, si fa esplicito riferimento a decreti attuativi volti a determinare i massimali e i requisiti delle polizze e i criteri delle misure di autoassicurazione. Decreti, quest'ultimi da emanare entro centoventi giorni, quindi entro luglio 2017;

   ad oggi nulla di tutto ciò è stato fatto;

   nell'ipotesi in cui non si pervenisse a una identificazione dei requisiti minimi, delle classi di rischio e dei massimali di dette polizze, entrerebbe in crisi la vincolatività stessa dell'obbligo assicurativo, così come previsto dal tribunale di Milano, con ordinanza del 6 luglio 2018, «nelle more di un intervento regolamentare, gli obblighi in parola, ivi compreso l'obbligo di retroattività, non possono ritenersi operativi»;

   le criticità aumentano se ci si sofferma sulle condizioni generali di operatività delle «altre analoghe misure», anzitutto la legge non dice in cosa debbano consistere queste analoghe misure, come debbano esser gestite, quale ne debba essere l'importo: ha delegato, appunto, la fissazione di tali requisiti a un regolamento, ad avviso dell'interrogante compromettendo l'effettività di tutela del paziente danneggiato, con una evidente disparità di trattamento per tutti quei pazienti danneggiati in strutture cosiddette «autoassicurate»;

   va considerata tra l'altro la sostenibilità dei bilanci delle aziende sanitarie o delle regioni, che devono poter quantificare in modo adeguato la riserva finanziaria necessaria a coprire il rischio sanitario autogestito, con l'eventualità che la stessa possa divenire fonte di spesa pubblica incontrollata. Infine, i medici operanti all'interno di strutture sanitarie non assicurate perderebbero il vantaggio di poter godere di una sicura copertura a primo rischio stipulata per loro conto da parte dell'ente, rimanendo così esposti a gravi episodi di insolvenza –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto;

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere, per quanto di competenza, per agevolare l'attuazione della legge 8 marzo 2017, n. 24.
(5-01990)


   TRIZZINO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   FederAgroMercati, federazione di categoria, che rappresenta gli operatori ortofrutticoli nei centri agroalimentari e nei mercati all'ingrosso, da anni è impegnata nel contrasto all'illegittima applicazione, da parte di numerose aziende sanitarie locali, della tariffa sui controlli sanitari ufficiali nei confronti delle imprese operanti all'ingrosso nei mercati ortofrutticoli;

   ai fini di accertamento del difetto di soggettività passiva della tariffa, per le imprese che svolgono unicamente commercio all'ingrosso nei mercati agroalimentari, come si evince dalla sentenza della commissione tributaria regionale di Firenze 1023/31/2015 e in senso conforme da numerose sentenze della commissione tributaria di Palermo, pubblicate negli anni 2015-2017, il giudice tributario, verificato che la tariffa in questione possiede natura di vero e proprio tributo gravante sulle imprese, ha accertato che «sono soggetti gli stabilimenti produttivi e che la tariffa di cui trattasi non può trovare applicazione a carico delle imprese che svolgono soltanto attività di commercio all'ingrosso»;

   nonostante il dato giurisprudenziale ormai consolidato, persiste tuttavia una resistenza delle Asl a recepirne gli effetti dovuta all'interpretazione dalla nota 11000-P del 17 aprile 2009, il cui contenuto è stato confermato con nota Dgisan n. 4469 dell'8 febbraio 2013, al punto 7, con la quale il dipartimento per la sanità pubblica veterinaria, la nutrizione e la sicurezza degli alimenti – direzione generale per l'igiene della sicurezza degli alimenti e della nutrizione – è intervenuto a fornire «indicazioni applicative» sulla tariffa di cui al decreto legislativo n. 194 del 2008, affermando che allo stato attuale, la produzione primaria deve ritenersi esclusa dal campo di applicazione del decreto, come pure la produzione e la commercializzazione al dettaglio, i sottoprodotti di origine animale ed il settore mangimistico –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto;

   quali iniziative intenda intraprendere, per quanto di competenza, allo scopo di interrompere ed evitare la prosecuzione di ulteriori contenziosi che ormai appaiono soltanto fonte di spreco delle risorse sia della pubblica amministrazione che delle stesse imprese interessate.
(5-01991)


   PAITA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   le protesi mammarie della ditta Allergan Limited sono state ritirate dal mercato a seguito di una richiesta imposta dall'agenzia regolatoria francese Ansm per via di una segnalazione circa i rischi per la salute delle donne per un possibile legame con una rara forma di tumore;

   la sospensione delle vendite deriva dalla scadenza del marchio Ce per questi prodotti;

   secondo una informativa del Ministero della salute italiano le donne portatrici di protesi mammarie ed espansori tissutali della ditta Allergan Limited non devono essere richiamate e non devono essere sottoposte a ulteriori controlli;

   il Ministero della salute con la nota informativa del 21 dicembre 2018 ha affermato che «Ad oggi non sussiste alcun incremento del rischio e non vi è alcuna indicazione al richiamo dei pazienti già impiantati. Nessun ulteriore controllo clinico di follow-up deve essere eseguito in aggiunta a quanto regolarmente già prescritto dal proprio medico curante»;

   le due società scientifiche italiane di chirurgia plastica Aicpe (Associazione italiana di chirurgia plastica estetica) e Sicpre (Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica), hanno ribadito con una nota «la necessità di informare correttamente le pazienti e di non generare allarmismi, relativamente al rinnovo del certificato CE delle protesi mammarie a superficie testurizzata (Microcell e Biocell) ed espansori tissutali di Allergan Limited»;

   rimangono comunque elevate le preoccupazioni da parte delle pazienti –:

   se il Ministro interrogato ritenga sufficiente la nota informativa del 21 dicembre 2018 o intenda valutare l'opportunità di ulteriori iniziative al fine di rassicurare le pazienti circa la non pericolosità delle protesi Allergan.
(5-01992)


   TRIZZINO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   le maggiori testate nazionali, nei giorni del 12 e 13 aprile 2019 hanno riportato la triste vicenda che ha coinvolto la signora A.L., vittima di una diagnosi sbagliata;

   nel 2014 dopo l'asportazione di un polipo apparentemente benigno, presso l'ospedale di Terni, l'esame istologico rivelava che lo stesso era di un quarto grado infiltrante (gravissimo) e che aveva compromesso la vescica. Confermato l'esito istologico anche presso l'ospedale Regina Elena di Roma, oltre alla vescica, venivano asportati utero e ovaie, ma l'esame istologico degli organi dava esito completamente negativo. La paziente, ritrovatasi non solo senza i propri organi e con una vescica artificiale, inizia ad affrontare una serie di infezioni che coinvolgeranno il suo corpo;

   a maggio 2017 a seguito di un ricovero di urgenza per fortissimi dolori addominali, le viene diagnosticato un tumore al peritoneo, ma l'esame istologico in laparoscopia dà esito negativo. Ad ottobre dello stesso anno la signora L. viene nuovamente ricoverata per setticemia, restando in coma 80 giorni. Iniziata la necrosi agli arti viene trasportata, in ritardo, al centro grandi ustionati di Cesena, dove le vengono asportati tutti e quattro gli arti;

   si tratta di un vero calvario che ha portato la stessa, mamma di due figli di 9 e 13 anni, ad intraprendere presso la clinica di Budrio delle cure molto costose e che senza aiuti sarebbe costretta a sospendere;

   oggi la signora L. ha ripreso a camminare con l'utilizzo di alcune protesi, ma per una vita più «normale» la stessa ha lanciato un appello rivolto anche alle istituzioni per poter accedere a protesi superiori di ultima generazione che le permetterebbero di utilizzare le mani artificiali, protesi che l'Asl non fornisce e che ad oggi risultano inaccessibili, visti i costi esorbitanti di circa 90.000 euro –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno avviare con urgenza ogni iniziativa di competenza per fare luce sulla vicenda in questione e se non intenda intraprendere iniziative volte a considerare le protesi di nuova generazione come ausili fondamentali per supplire alle funzioni compromesse dei pazienti o migliorarle.
(5-01995)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   il 15 aprile 2019 la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di Parmalat, volto ad annullare la richiesta di risarcimento di 431 milioni di euro alla americana Citibank;

   il ricorso della società di Collecchio, dal 2011 sotto il controllo del gruppo francese Lactalis della famiglia Besnier, era stato presentato contro un'ordinanza della corte d'appello di Bologna del 2014, che aveva stabilito l'efficacia in Italia della sentenza con cui nel 2008 una corte del New Jersey, negli Stati Uniti, aveva condannato Parmalat a risarcire Citibank;

   la Corte di Cassazione ha respinto tutti i nove motivi di appello presentati da Parmalat definendoli «infondati» o «inammissibili» e stabilendo in via definitiva la legittimità della richiesta di risarcimento della banca americana;

   il concordato tra Parmalat e Citibank fatto nel 2005, dopo la bancarotta del gruppo alimentare, prevedeva la soddisfazione del credito attraverso l'assegnazione di azioni del gruppo alimentare: Citibank dovrebbe avere quindi una quota intorno al 15 per cento delle azioni di Parmalat, che però dal mese scorso non è più quotata a Piazza Affari per decisione dell'azionista francese. Nei mesi scorsi Citibank, con un altro procedimento davanti al Tar, aveva provato a impedire il ritiro del gruppo alimentare dal listino, proprio per evitare di ritrovarsi in mano, come poi è avvenuto, azioni difficilmente liquidabili;

   Citibank si era rivolta al Tar per chiedere «l'annullamento, previa sospensione dell'efficacia» della «delibera della Consob con la quale è stato approvato il documento informativo relativo all'assolvimento, da parte di Sofil, dell'obbligo di Acquisto» delle azioni Parmalat, finalizzato al delisting del gruppo agroalimentare da Piazza Affari;

   i giudici amministrativi in quel caso non accoglievano le tesi di Citibank, sostenendo che «la posizione creditoria fatta valere dalla società ricorrente (per quanto possa rilevare quale presupposto della situazione giuridica azionata in questa sede) è comunque ancora sub-judice, essendo pendente il giudizio sul ricorso per Cassazione»;

   ora però il verdetto della Corte di Cassazione dà corpo alle ragioni di Citibank, mettendo in forse la decisione ultima del Tar;

   preso atto che società francesi controllano il 10 per cento di tutta Piazza Affari (54,9 miliardi di euro), il caso Parmalat, ad avviso dell'interpellante, mostra che la loro tendenza è quella di smobilitare e portare in Francia la gestione delle società acquisite, in particolare se si tratta di pilastri del made in Italy;

   dal gennaio 2019 la società proprietaria di Parmalat, la francese Lactalis ha proceduto a smantellare Parmalat stessa;

   dapprima l'uscita da Piazza Affari, poi una riorganizzazione che fa traslocare tutte le controllate nei vari Paesi, Italia inclusa, sotto l'ombrello della Francia;

   risulta di tutta evidenza all'interpellante come Parmalat abbia perso così la sua formale indipendenza;

   è noto infine come la mattina del 9 gennaio 2019, i circa mille dipendenti del gruppo italiano si siano trovati nella loro casella di posta elettronica una nota di servizio: in un tono asettico, si informa che in vista dell'imminente delisting di Parmalat, Lactalis vara una riorganizzazione mondiale;

   senza dirlo esplicitamente, la funzione strategica di supervisione, il cervello del gruppo Parmalat, di fatto scompare: le nove divisioni previste dalla riorganizzazione saranno gestite da manager francesi e faranno capo a Lactalis;

   questa nuova fisionomia di fatto cancella la funzione corporate del quartier generale di Collecchio: per la nuova Parmalat orfana di Piazza Affari si profila un futuro da azienda puramente commerciale con impianti produttivi, con inevitabili riflessi occupazionali sul management italiano, con infine inevitabile storno della gran parte degli asset positivi in terra francese;

   paradosso finale vuole che sia stata una banca estera creditrice, il miglior difensore della permanenza in Italia di Parmalat;

   l'impressione che ricava l'interpellante da questa storia, è che francesi e americani si litigano le spoglie di quel che una volta era italiano –:

   quali siano gli intendimenti del Ministro interpellante al riguardo e quali iniziative intenda intraprendere, per quanto di competenza, sulla vicenda esposta in premessa e, più in generale, per difendere l'italianità delle imprese che operano nei comparti fondamentali del made in Italy, anche con riferimento alla conservazione e alla tutela delle filiere produttive del comparto.
(2-00359) «Fiorini».

Interrogazione a risposta scritta:


   ORRICO e MELICCHIO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'elettrodotto a 380 Kv Laino-Feroleto-Rizziconi, di proprietà di Terna s.p.a. si sviluppa in Calabria per un totale di 218 chilometri;

   tale tipologia di elettrodotti è classificata dall'Agenzia nazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) nella categoria 2B e le sue emissioni costituiscono, pertanto, un possibile agente cancerogeno umano, con grado di pericolosità elevata;

   il tracciato dell'elettrodotto nella tratta che attraversa il territorio del comune di Montalto Uffugo (Cs) e, specificamente, le frazioni di Pianette e Lucchetta (per circa 2 chilometri), presenta rilevanti criticità, poiché non risulterebbe conforme a diversi standard progettuali di qualità, di sicurezza, di salute pubblica, di impatto ambientale e urbanistico disciplinati dalla normativa vigente quali la mancata osservanza delle «fasce di rispetto per gli elettrodotti» così come previste dal decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare del 29 maggio 2008, il mancato rispetto del «principio di precauzione» ex articolo 191 del Tfue che intende garantire un alto livello di protezione della salute umana e dell'ambiente, l'inosservanza del piano energetico regionale calabrese che prevede l'interramento dei cavi dell'alta tensione nelle zone antropizzate;

   secondo alcune misurazioni effettuate dall'Università della Calabria sul campo magnetico prodotto dall'elettrodotto, la popolazione residente sarebbe esposta a valori superiori ai 3T (microtesla), contravvenendo al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del luglio 2003 che fissa proprio in 3T (microtesla) l'obiettivo di qualità del campo magnetico in normali condizioni di esercizio;

   la possibile correlazione tra esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici e una moltitudine di effetti sanitari di tipo acuto e cronico ha convinto la comunità scientifica internazionale, già da oltre mezzo secolo, in merito alla necessità di minimizzare tali esposizioni così come testimoniato, fra l'altro, dall'insorgenza di numerose gravi patologie riguardanti residenti delle già sopracitate località;

   Terna ha progettato un intervento di razionalizzazione della rete di alta tensione ricadente nell'area del parco del Pollino che prevede la realizzazione di nuovi interventi tra cui un collegamento a 380 Kv tra Laino e Altomonte, sfruttando il primo tratto della terna Laino-Rossano 380 Kv che potenzierebbe la linea con un conseguente, probabile, innalzamento dei valori del campo magnetico sulla tratta che insiste sulle già citate località di Pianette e Lucchetta;

   nelle ultime settimane e in questi ultimi mesi, Terna sta conducendo la transizione energetica del Paese attraverso azioni e programmi sostenibili, efficienti e rispettosi dell'ambiente, nonché attraverso la risoluzione di alcune rilevanti situazioni di criticità presenti da anni sulla rete come dimostrano gli interventi rientranti nel protocollo d'intesa tra Terna s.p.a. e regione Veneto dal mese di gennaio 2019 o ancora l'accordo tra Terna e comune de L'Aquila dello scorso anno finalizzato alla demolizione e all'interramento del vecchio elettrodotto –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere per verificare se il tracciato dell'elettrodotto, nella tratta fra le frazioni di Pianette e Lucchetta del comune di Montalto Uffugo (Cs), debba, come già effettuato da Terna s.p.a. in altre regioni italiane, essere interrato al fine di assicurare standard di qualità e sicurezza adeguati, nonché evitare nocumento alla pubblica salute, garantendo così al contempo anche uniformità di trattamento e di investimenti nei vari territori.
(4-02768)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta orale Dall'Osso e altri n. 3-00690, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 aprile 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Sandra Savino.

  L'interrogazione a risposta scritta Scagliusi n. 4-02743, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 aprile 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Ficara, Grippa, Marino, Luciano Cantone, Raffa, Serritella, Barzotti, De Lorenzis, Carinelli, Termini.

  L'interrogazione a risposta scritta Fidanza e Delmastro Delle Vedove n. 4-02758, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 aprile 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Frassinetti.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Moretto n. 5-01980, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 aprile 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Benamati.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Serracchiani n. 7-00215, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 149 del 26 marzo 2019.

   La XI Commissione,

   premesso che:

    sono circa 2 milioni i lavoratori in Italia che non hanno un contratto collettivo di lavoro di riferimento e oltre 2,5 milioni possono essere considerati lavoratori in situazione di povertà proprio per gli stipendi: sono i cosiddetti «working poors», che ricevono salari al di sotto dei minimi stabiliti dalla contrattazione;

    la Costituzione, all'articolo 36, primo comma, stabilisce il principio in base al quale «Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa»;

    allo stesso tempo, l'articolo 39, quarto comma, della Costituzione riconosce la potestà, per i sindacati registrati, di «stipulare contratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria per tutti gli appartenenti alle categorie alle quali il contratto si riferisce»;

    è di tutta evidenza che tali princìpi attendono ancora – a maggior ragione dopo la grave crisi economico-finanziaria del 2008 – una piena e coerente applicazione, non solo sul piano economico, ma anche sul piano giuridico;

    in molti Paesi aderenti all'Unione europea ci si è dotati dell'istituto del salario minimo legale. Esso è stato adottato da grandi economie come la Francia e, più recentemente, la Germania, mentre sono soltanto cinque gli Stati, oltre all'Italia, dove non è previsto;

    ogni intervento normativo su una materia tanto complessa e dai riflessi economici e sociali tanto rilevanti, deve attentamente contemperare le insopprimibili esigenze di equità con il riconoscimento dell'autonomia negoziale tra le rappresentanze sociali;

    la possibilità di regolamentare, per via legislativa, i livelli salariali minimi dovrà essere esercitata, in ogni caso, attraverso un approccio graduale e di sperimentazione, che escluda effetti, anche indiretti, di surroga o, peggio ancora, di delegittimazione della contrattazione collettiva esercitata dalle organizzazioni sindacali e datoriali comparativamente maggiormente rappresentative su base nazionale;

    l'obiettivo del legislatore dovrà essere volto oltre che a garantire l'equa retribuzione per i lavoratori – soprattutto per quelli operanti nei settori non tutelati dalla contrattazione collettiva –, anche a sostenere la contrattazione collettiva e a contrastare forme di sfruttamento della manodopera nonché di concorrenza sleale tra le imprese,

impegna il Governo

ad assumere iniziative normative volte ad assicurare la giusta retribuzione minima oraria a tutti i lavoratori, anche non subordinati, non assistiti dalla contrattazione collettiva, che prenda a riferimento i minimi tabellari individuati dalla medesima contrattazione, in ottemperanza del dettato dei citati articoli 36 e 39 della Costituzione, attraverso procedimenti graduali e sperimentali che vedano il pieno coinvolgimento delle parti sociali.
(7-00215) «Serracchiani, Gribaudo, Carla Cantone, Lacarra, Lepri, Mura, Viscomi, Zan».

Trasformazione di un documento
del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Trizzino n. 4-02624 del 1° aprile 2019 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-01991.