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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 12 aprile 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La XII Commissione,

   premesso che:

    il fenomeno della resistenza antimicrobica è stato oggetto di numerosi approfondimenti sia da parte delle istituzioni interessate che da parte dell'opinione pubblica ed ormai si è affermata la necessità di attuare immediati interventi di prevenzione;

    la accreditata rivista The Lancet Infectious Diseases pochi mesi fa ha pubblicato un articolo nel quale si affermava che nei Paesi dell'Unione europea si sono verificati oltre 670.000 casi di infezione antibiotico resistenti che hanno comportato oltre 33.000 casi di decessi;

    l'articolo, inoltre, afferma che le fasce più colpite sono i bambini nei primi mesi di vita e gli anziani e, dato ulteriormente allarmante, in Italia si sarebbero verificati circa un terzo dei decessi nell'Unione europea;

    esperti del Centro europeo per il controllo delle malattie infettive dopo una verifica effettuata in alcuni ospedali di tre regioni italiane affermarono che la situazione di resistenza antimicrobica negli ospedali italiani era una minaccia molto grave per la salute e in tale ambito ancora più preoccupante era il fatto che i dati di resistenza antimicrobica fossero accettati come immodificabili, considerazioni avvalorate dal fatto che le rilevazioni epidemiologiche internazionali sulla resistenza antimicrobica in Italia non hanno verificato alcuna riduzione percentuale;

    pur segnalando positivamente la pubblicazione del piano nazionale di controllo dell'antibiotico resistenza (Pncar) che pone al centro l'obiettivo del contenimento della diffusione della resistenza antimicrobica con un approccio non settoriale in quanto le resistenze antimicrobiche si riscontrano anche a livello animale e ambientale, a questo non è seguito un piano di investimenti e risorse che avesse un pari approccio;

    ancora oggi non tutte le regioni hanno recepito il Piano nazionale di controllo dell'antibiotico resistenza (Pncar) e questo non consente un'azione efficace e il raggiungimento degli obiettivi fissati dal Pncar, così come non sembra attivato un reale coordinamento dei soggetti che dovrebbero lavorare raccordandosi a tutti i livelli;

    senza una previsione di bilancio che stanzi risorse adeguate e destinate alla problematica della resistenza antimicrobica non si avvieranno mai azioni efficaci anche in relazione alle attività di formazione e comunicazione;

    è necessario uno sforzo per attuare una reale sinergia a livello nazionale, regionale e locale con tutti i soggetti coinvolti;

    ancora oggi nel nostro Paese non sembrano essere attuate pienamente le raccomandazioni dell'organizzazione mondiale della sanità per quanto riguarda, tra le altre:

   a) un'adeguata informazione alla popolazione sulle modalità di assunzione degli antibiotici e l'ottemperanza alle prescrizioni dei medici;

   b) la sensibilizzazione dei medici nell'eseguire in maniera accurata sia prescrizione di antibiotici ma anche l'uso corretto da parte dei pazienti;

   c) l'adozione da parte del personale sanitario di protocolli finalizzati alla prevenzione delle infezioni;

    è necessario infine che, contestualmente all'innalzamento delle attività di contrasto al fenomeno della resistenza antimicrobica nelle strutture ospedaliere, sia contrastato con decisione anche il fenomeno delle infezioni ospedaliere che secondo l'istituto superiore di sanità provocano tra le 4500 e le 7000 vittime all'anno, mentre tra il 5 e l'8 per cento degli assistiti è vittima di una infezione ospedaliera,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative per prevedere un'adeguata destinazione di risorse ai fini dell'attuazione delle azioni previste dal piano nazionale di controllo dell'antibiotico resistenza (Pncar) che sostenga le necessarie iniziative da assumere, anche in coordinamento con le regioni e i soggetti interessati, per contrastare efficacemente il fenomeno della resistenza antimicrobica;

   a promuovere ogni iniziativa di competenza affinché sia data attuazione su tutto il territorio nazionale a quanto previsto dal piano nazionale di controllo dell'antibiotico resistenza, al fine di sviluppare e attuare le indicazioni del citato piano;

   ad avviare, di intesa con le regioni: a) campagne informative rivolte ai cittadini per un uso, responsabile e in coerenza con le prescrizioni dei medici, degli antibiotici; b) programmi di formazione destinati a medici e personale sanitario per l'appropriatezza nella prescrizione di antibiotici.
(7-00233) «Rostan».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:

   gli organi di stampa nazionali ed europei hanno pubblicato un documento ottenuto tramite e-mail da Dossier Center, organizzazione finanziata dal dissidente russo in esilio Mikhail Khodorovskij, che lo ha fatto pervenire a un pool giornalistico investigativo, composto da Repubblica, la Bbc, la tv tedesca Zdf e il giornale tedesco Der Spiegel e che proverebbe che il partito di Putin ha elaborato un piano con cinque specifiche priorità strategiche per la Russia;

   la mail inviata nel 2017 da un ex agente segreto oggi assistente di un deputato del partito di Putin al responsabile del dipartimento di politica estera del Cremlino, ha in allegato un documento d'azione in cinque punti per supportare gli interessi russi in Europa, che include una lista di partiti europei con i quali costruire una «rete informale». Per ogni singolo Paese sono elencati uno o più partiti e per l'Italia la Lega Nord e il Movimento 5 Stelle;

   come noto, la delicata fase dei rapporti tra la comunità internazionale e la federazione russa, a seguito delle azioni che sono state messe in atto per compromettere o minacciare l'integrità territoriale, la sovranità e l'indipendenza dell'Ucraina, hanno spinto anche l'Unione europea, attraverso il deliberato del Consiglio dei Ministri dell'Ue, a prorogare le sanzioni nei confronti della Russia, in linea con quanto deliberato dagli Stati uniti e dal Giappone;

   secondo autorevoli analisti di politica internazionale, la strategia di Mosca sarebbe quella di creare divisioni tra Usa e Europa in ambito Nato, tra i Paesi europei e all'interno delle stesse nazioni, per indebolire o rompere il legame transatlantico, che viene considerato da Mosca una minaccia per la Russia e in particolare per la stabilità del potere putiniano;

   la strategia del piano di influenza della Federazione russa sulla politica in Europa si snoda attraverso le cosiddette «misure attive», ovvero operazioni realizzate all'estero dai suoi servizi di intelligence, che contemplano le relazioni e gli eventi organizzati da think tank, istituti di cultura e diplomazia, l'influenza esercitata su giornalisti e politici italiani, le attività sui social media più volte citate e le campagne condotte attraverso i propri media come Sputnink e RT;

   più volte il Partito Democratico ha chiesto spiegazioni, tramite atti parlamentari, ai membri del Governo circa le relazioni, a volte ambigue, intercorse con il Governo di Mosca o, ad esempio, per inchieste che hanno denunciato i tentativi di hacheraggio russo per le prossime elezioni europee o per il patto che sarebbe stato sottoscritto nel marzo 2017, a Mosca, tra il segretario della Lega, Matteo Salvini, e il vicesegretario del partito Russia Unita, Sergey Zhleznyak nel quale i due partiti si sarebbero impegnati a promuovere le relazioni tra le due parti, con seminari, convegni, viaggi e basato su un cosiddetto «partenariato paritario e confidenziale», o per presunte forme di sostegno economico a favore del partito guidato dal segretario Salvini;

   molte prese di posizione e dichiarazioni di esponenti dei partiti di maggioranza del Governo — e della Lega in modo sistematico — farebbero supporre che si sia effettivamente dato corso alle direttive del citato documento russo –:

   se i Vicepresidenti del Consiglio Salvini e Di Maio siano stati a conoscenza di quanto descritto in premessa e se vi possano essere stati tentativi di condizionamento delle scelte dell'Esecutivo, da parte di soggetti estranei al nostro sistema costituzionale, con possibili rischi di mettere in discussione la sicurezza nazionale.
(2-00353) «Fiano, Quartapelle Procopio, Scalfarotto, Serracchiani, Paita, Bruno Bossio, Rossi».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro per i rapporti con il Parlamento e per la democrazia diretta, per sapere – premesso che:

   il Garante per la protezione dei dati personali, con provvedimento n. 83 del 4 aprile 2019, ha comminato all'Associazione Rousseau, quale responsabile del trattamento e in tale qualità trasgressore, il pagamento di euro 50.000 a titolo di sanzione per la violazione di cui al combinato disposto degli articoli 32 e 83, paragrafo 4, lettera a) del regolamento (UE)2016/679, oltre ad ingiungere alla stessa associazione i necessari adeguamenti indicati nel Provvedimento (completare l'adozione delle misure di auditing informatico; provvedere ad assegnare credenziali di autenticazione ad uso esclusivo di ciascun utente con privilegi amministrativi, entro 10 giorni; entro 120 giorni rivisitazione complessiva delle iniziative di sicurezza adottate, infine entro il termine di 60 giorni, una valutazione d'impatto sulla protezione dei dati, riferita alle funzionalità di e-voting);

   la piattaforma Rousseau è stata lanciata nel 2016 e offre agli iscritti diverse funzioni: dalla votazione di liste elettorali alla partecipazione alla scrittura di leggi. La proprietà è dell'Associazione di Davide Casaleggio e si sostiene grazie a «microdonazioni»;

   per il Garante, «il mancato, completo tracciamento degli accessi al database del sistema Rousseau e delle operazioni sullo stesso compiute configura la violazione di quel generale dovere di controllo sulla liceità dei trattamenti che grava sul titolare del trattamento e, in particolare, dell'obbligo di assicurare più adeguate garanzie di riservatezza agli iscritti alla piattaforma»;

   è evidente, quindi, come sussistano «importanti vulnerabilità» rispetto alle quali l'Autorità è tenuta ad intervenire attraverso i poteri che le sono attribuiti, segnatamente alla luce della particolare rilevanza e delicatezza di una struttura, come la piattaforma Rousseau, che spesso sottopone al voto dei suoi iscritti molte delle decisioni sia di carattere programmatico, sia di carattere politico, del più rappresentato in Parlamento tra i due partiti della maggioranza di governo –:

   quale rapporto intercorra tra i componenti del Governo e la piattaforma Rousseau, anche in considerazione della vulnerabilità e della manipolabilità di tale strumento.
(2-00354) «Baldelli, Occhiuto, Mulè».

Interrogazione a risposta orale:


   MORANI e ENRICO BORGHI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   in data 3 aprile 2019 attraverso la testata giornalistica del Corriere della Sera, il Ministro dell'economia ha lamentato attacchi e minacce nei suoi confronti, alludendo in maniera abbastanza esplicita a conflitti presenti all'interno della maggioranza ed in particolare da parte di uno dei due partiti che sostengono l'Esecutivo;

   nella stessa data, a fronte della gravità della portata delle dichiarazioni del Ministro dell'economia e delle finanze, il gruppo parlamentare del PD ha chiesto che il Governo riferisse alla Camera dei deputati, richiesta allo stato inascoltata;

   in data 4 aprile 2019 sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, in un articolo riportato sempre dal Corriere della Sera avrebbe dichiarato come da virgolettato «Loro hanno dei dossier su tutti, anche su di noi...» facendo riferimento ad una attività di dossieraggio da parte di un partito di Governo;

   sempre nella stessa edizione del quotidiano nella pagina successiva un altro sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, On. Stefano Buffagni, afferma, come riportato con virgolettato, facendo riferimento alla vicenda del Ministro dell'economia che: «certe brutte cose non sono uscite dall’intelligence del Movimento»;

   si tratta di affermazioni gravissime che non solo rendono plasticamente il clima di tensione all'interno della compagine di Governo ma inducono ad una seria riflessione sulla portata della vicenda che sembrerebbe far emergere la presenza di strutture opache che potrebbero tenere sotto ricatto parlamentari, alti funzionari, esponenti di Governo con tutto ciò che questo comporta –:

   se il Presidente del Consiglio dei ministri sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali siano le sue valutazioni con riguardo alle dichiarazioni espresse da due membri del Governo in carica in riferimento ad attività di intelligence e dossieraggio svolte da una delle forze politiche che sostengono l'Esecutivo, e se si intendano assumere iniziative a tutela del corretto e trasparente funzionamento dell'attività di governo.
(3-00693)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PEZZOPANE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi giorni sulla stampa locale sono apparsi una serie di articoli che prospettano una serie di tagli, pesantissimi, a danno del trasporto pubblico locale abruzzese;

   tale ridimensionamento della spesa per suddetto servizio sarebbe da rinvenire nelle pieghe della legge di sterilità per l'anno 2019 che, allo scopo di riequilibrare i conti pubblici in base agli andamenti tendenziali di finanza pubblica in relazione ai dati reali sul deficit e sul prodotto interno lordo, ha accantonato circa 2 miliardi di euro;

   nell'ambito di queste risorse vi sarebbero anche 300 milioni di euro che andrebbero sottratti alla disponibilità del fondo nazionale trasporti;

   in relazione alla percentuale di ripartizione pari al 2,69 per cento attribuita storicamente alla regione Abruzzo, e rapportandola ai 300 milioni di accantonamento, si rischia un taglio di 8 milioni di euro;

   tale taglio inciderebbe sui contratti di servizio in essere per il trasporto pubblico locale, ai quali la regione dovrebbe far fronte riducendo le corse dei treni e degli autobus o aumentando sensibilmente le tariffe dei mezzi pubblici;

   si tratterebbe di uno scenario drammatico come sollevato dalle organizzazioni sindacali di categoria;

   la stessa Conferenza delle regioni, in un documento approvato dalla Commissione infrastrutture, ha chiesto al Governo di «individuare capitoli di spesa alternativi sui quali accantonare la somma complessiva di 300 milioni di euro», proprio per non penalizzare in particolare i territori più fragili –:

   se il Governo intenda rispondere alla richiesta avanzata dalla Conferenza delle regioni e quali iniziative intenda assumere per evitare il taglio a danno del trasporto pubblico locale, assicurando il mantenimento delle attuali risorse senza pregiudicare servizi e diritto alla mobilità dei cittadini.
(5-01925)


   BUTTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   è ormai nota la situazione di grave dissesto finanziario in cui versa il comune di Campione d'Italia, a seguito alla chiusura della casa da gioco, risorsa fondamentale per la città, con ricadute drastiche sull'occupazione (800 posti di lavoro persi tra dipendenti e indotto) e sull'erogazione dei servizi fondamentali (asilo, mensa scolastica, trasporti, raccolta rifiuti, servizio postale a rischio);

   i dipendenti comunali non percepiscono lo stipendio da quasi un anno, mentre i 482 ex dipendenti della casa da gioco, senza lavoro dallo scorso agosto e ufficialmente licenziati il 31 dicembre 2018, reclamano il pagamento di 60 milioni di euro;

   la comunità di Campione d'Italia, da otto mesi, vive una situazione a dir poco «assurda» dove lo Stato, con una tempistica inadeguata alla gravità della vicenda, ha fatto veramente poco;

   è delle ultime settimane la notizia dell'arrivo del commissario straordinario, dottor Maurizio Bruschi, accolto dalla comunità campionese come un importante segnale, atteso da tempo, per risolvere l'intricatissima situazione del paese;

   la massa passiva del Casinò si aggira sui 175 milioni di euro e più tempo passa per la riapertura più la cifra aumenta;

   il comune si ritrova con una massa passiva di grande consistenza e quei pochi interventi governativi, arrivati tramite contributi straordinari a favore del comune, sono stati interamente assorbiti dalla Banca Popolare di Sondrio per sanare i debiti pregressi;

   l'Ente, senza risorse e senza i mezzi necessari, ha abbandonato ogni forma di servizi, non solo quelli primari, ma anche quelli secondari, quali la manutenzione ordinaria del paese: è di pochi giorni fa la notizia della mancata analisi delle acque potabili per mancanza di fondi, problema risolto solo grazie all'intervento della prefettura di Como, ma che avrebbe potuto mettere a rischio la salute pubblica;

   il 26 maggio 2019 i cittadini di Campione saranno chiamati a votare per l'elezione del sindaco e del consiglio comunale, ma, ad oggi, non è chiaro come il futuro sindaco potrà redigere il bilancio del comune;

   lo Stato deve intervenire con provvedimenti mirati e tempestivi, necessari per riattivare l'unica azienda in grado di produrre entrate e garantire un futuro all'intero paese;

   il Governo e tutte le forze politiche, a prescindere dall'iter giudiziario che farà il suo corso, devono intervenire tempestivamente per ridare continuità all'ente locale, unica Exclave sul territorio Svizzero nel panorama italiano, che sta pagando sulla propria pelle colpe da attribuire a passate strategie gestionali risultate assolutamente errate –:

   quali siano le effettive intenzioni del Governo, per quanto di competenza, circa le prospettive future della comunità di Campione d'Italia.
(5-01930)


   MARCO DI MAIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito delle varie misure che secondo gli organi di stampa potrebbero far parte del cosiddetto provvedimento d'urgenza per la crescita vi sarebbe anche una norma che sottrarrebbe alle regioni di poter intervenire con proprie politiche territoriali in materia di credito per il sostegno alle imprese;

   la «riforma Bassanini» aveva concesso proprio alle regioni la possibilità di limitare l'accesso al fondo di garanzia per le piccole e medie imprese alla controgaranzia, valorizzando così l'integrazione tra garanzie private e garanzia pubblica;

   una scelta motivata dalla necessità di sostenere l'accesso al credito in favore di micro e piccole imprese;

   proprio per sostenere l'accesso al credito delle imprese, in particolare degli artigiani e delle micro e piccole imprese ci sono esperienze consolidate nel tempo, come quella ad esempio della regione Emilia-Romagna, che hanno deciso di limitare l'accesso al fondo di garanzia per le piccole e medie imprese alla sola controgaranzia;

   ove fosse confermata questa notizia, ci si troverebbe di fronte ad una scelta che penalizzerebbe fortemente il tessuto produttivo del Paese compromettendo il principio dell'autonomia regionale anche qui in piena contraddizione con gli annunci e con conseguenze negativissime per l'economia;

   molte organizzazioni di categoria si sono già rivolte al Governo appellandosi a una riconsiderazione della misura annunciata evidenziando i rischi di contraccolpi negativi per tantissime aziende –:

   se il Governo intenda davvero adottare iniziative volte a procedere in questa direzione o se intenda invece ascoltare il grido d'allarme proveniente dalle organizzazioni di categoria, riconsiderando la previsione di abolire la possibilità per le regioni di sostenere in autonomia il sistema delle imprese e confermando l'attuale impianto legislativo.
(5-01933)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MINARDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per il sud. — Per sapere – premesso che:

   il «bonus Sud» è stato introdotto dalla legge di stabilità 2016 ed è in scadenza a fine 2019. Si tratta di un credito di imposta a favore delle imprese che acquistano beni strumentali nuovi destinati a impianti produttivi in Sicilia Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Molise, Sardegna e Abruzzo. Il regime in questi anni ha attivato oltre 51 mila progetti agevolati con investimenti superiori a 8,4 miliardi. Si tratta di una grande opportunità per le imprese del Mezzogiorno;

   il regime, che premia soprattutto le imprese che si trovano in difficoltà, non compare nel Def fatto strano considerato che è nelle intenzioni del Governo, come più volte dichiarato, di sostenere gli investimenti con misure ad hoc inserite nel documento di economia e finanza –:

   il Governo intenda adottare iniziative per prorogare il «Bonus Sud» nell'ambito della prossima manovra finanziaria, considerato che negli anni ha dato risultati positivi e che la mancata proroga impatta negativamente sul futuro delle imprese e dei livelli occupazionali.
(4-02733)


   CARABETTA, MACINA e PIGNATONE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   in data 4 aprile 2019, con registro dei provvedimenti n. 83, il Garante per la protezione dei dati personali ha disposto una sanzione all'associazione Rousseau, per la violazione del regolamento europeo sulla proiezione dei dati personali;

   in data 2 aprile 2019, sul quotidiano Il Foglio, pagina 1, nell'articolo intitolato «Bluff della democrazia grillina. Per il M5S pessime notizie dal Garante per la Privacy» è stata, sostanzialmente, anticipata la notizia. Si legge, infatti, nell'articolo medesimo «il primo elemento che ha colpito chi ha avuto la possibilità di studiare i risultati dell'attività ispettiva del Garante riguarda la premessa di una nuova (...) tabella esterna alla piattaforma ROUSSEAU», ovvero «il secondo elemento da tenere d'occhio rispetto ai rilievi che il Garante ufficializzerà nei prossimi giorni riguarda la vulnerabilità della medesima piattaforma»;

   appare, dunque, evidente – al di là del merito del provvedimento – che abbia avuto luogo una gravissima fuga di notizie da parte dell'Autorità che, peraltro, ha come scopo istituzionale quello del rispetto della dignità e della riservatezza dei dati personali;

   ai sensi dell'articolo 153 del decreto legislativo n. 196 del 2003, i membri del Garante devono essere scelti tra persone che, tra l'altro, assicurino indipendenza. Specificatamente, risulta agli interroganti, che i quattro membri dell'organo collegiale in carica sono; Antonello Soro (Presidente) già deputato dalla XII alla XVII legislatura iscritto ai gruppi parlamentari de L'Ulivo e del Partito Democratico, Augusta Iannini (vice presidente) eletta in quota Popolo della Libertà e già capo dell'ufficio legislativo del Ministero della giustizia con Guardasigilli Angelino Alfano, Giovanna Bianchi Clerici (componente) già deputata nella XIII e XIV legislatura iscritta al gruppo parlamentare della Lega Nord e membro del consiglio di amministrazione della Rai dal 2005 al 2012 durante i governi Berlusconi III e, infine, Licia Califano (componente) eletta in quota Partito Democratico –:

   se non si intendano adottare iniziative normative volte ad individuare efficaci strumenti volti a rafforzare la tutela della riservatezza funzionale nei procedimenti di competenza delle autorità amministrative indipendenti, con particolare riferimento al Garante per la protezione dei dati personali.
(4-02734)


   PETTARIN. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   i contenuti della legge n. 3 del 2019 «spazzacorrotti», sono stati accolti con grande preoccupazione dal mondo del terzo settore, e tali preoccupazioni risultano condivisibili da chiunque possa approfondire i contenuti del decreto stesso;

   secondo l'ultima indagine dell'Istat, le istituzioni non profit attive e operanti nel nostro Paese sono oltre 336 mila e impiegano complessivamente oltre 5,5 milioni di volontari;

   alla luce di questi dati è facilmente intuibile che – se questo apporto dovesse venire meno – il sistema Paese si ritroverebbe a dover fronteggiare tutti i bisogni di cui oggi si occupano le realtà del terzo settore;

   a preoccupare le associazioni, in particolare, è quello che viene percepito come un «Daspo» nei confronti di chiunque abbia ricoperto incarichi pubblici negli ultimi dieci anni, precludendo a questi soggetti l'opportunità di partecipare in maniera piena e completa alla vita sociale del proprio territorio di residenza;

   ancor di più, le associazioni verrebbero private dell'ausilio di questi soggetti che spesso, e proprio grazie a una sana attività politica, hanno maturato esperienze utili al fine di coordinare nel miglior modo possibile anche l'attività delle associazioni locali;

   questo concetto è ancora più evidente pensando alle piccole realtà, ai piccoli paesi dove spesso il consigliere comunale collabora con praticamente tutte le realtà sociali e associative del paese;

   nella giornata del 10 aprile 2019, i consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle in Friuli Venezia Giulia hanno annunciato che il Ministro Bonafede avrebbe espresso l'intenzione di modificare la suddetta legge per venire incontro alle esigenze già manifestate direttamente dalle associazioni di tutta Italia –:

   se corrisponda al vero che il Ministro interrogato abbia assicurato quanto riportato in premessa in quale modo il Ministro intenda modificare la legge;

   se il Ministro stia prendendo in considerazione l'ipotesi di adottare iniziative per escludere dall'ambito di applicazione della legge determinate categorie associative e determinate tipologie di enti locali, e in caso positivo, secondo quali criteri;

   se il ministro abbia in programma «a stretto giro» riunioni o incontri con i rappresentanti del terzo settore per definire i dettagli della modifica al decreto, sempre che questa sia nelle intenzioni del Governo.
(4-02735)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ANDREA ROMANO e QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks, è stato arrestato all'ambasciata dell'Ecuador a Londra dopo che il Paese sudamericano gli ha revocato l'asilo politico che gli aveva concesso sette anni fa. È stato arrestato in base a un mandato del 2012, quando invece di consegnarsi a Scotland Yard per essere estradato in Svezia ed essere interrogato in merito alle accuse di stupro, si è rifugiato nell'ambasciata dell'Ecuador a Londra e ha chiesto asilo: era il 19 giugno 2012, l'Ecuador allora guidato dal presidente Rafael Correa gli concesse protezione perché ritenne fondate le preoccupazioni del fondatore di WikiLeaks che l'estradizione in Svezia lo esponesse al rischio gravissimo di estradizione negli Stati Uniti, dove dal 2010 è in corso un'inchiesta del Grand Jury di Alexandria, in Virginia, per la pubblicazione dei documenti segreti del governo americano;

   l'arresto di per sé espone ad una condanna minima il fondatore di WikiLeaks, perché tutto quello che gli viene imputato è la violazione del rilascio su cauzione; l'inchiesta svedese per stupro, infatti, è stata archiviata il 19 maggio 2017, e al momento, l'unica indagine aperta è quella del Grand Jury di Alexandria per la pubblicazione dei documenti segreti del Governo americano e per la quale Assange rischia di essere estradato negli Stati Uniti, dove subirebbe una gravissima condanna;

   tra le reazioni internazionali, destano preoccupazione le molteplici prese di posizione di esponenti del Governo russo – Paese che, ad avviso degli interroganti, non brilla certo per il rispetto dei diritti dei dissenzienti e per la libertà di stampa – tra cui il portavoce di Vladimir Putin, Dmitrij Peskov e Alexei Chepa, la vicepresidente della commissione per gli affari internazionali della Duma di Stato, che ha sostenuto la protezione dei diritti di Assange. Konstantin Kosachev, presidente della commissione per gli affari esteri del Consiglio della Federazione, ha definito l'arresto «un atto di vendetta tanto atteso» da parte di coloro i cui errori sono stati denunciati dalla «risorsa rivelativa di Internet» di Assange. Il portavoce del Ministero degli esteri russo, Maria Zakharova, ha dichiarato su Facebook che «l'arresto a Londra del fondatore di Wikileaks è un duro colpo alla democrazia. La mano della democrazia strangola la gola della libertà»;

   il sottosegretario per gli affari esteri e la cooperazione internazionale del Governo italiano, Manlio Di Stefano, ha dichiarato che «l'arresto di Assange, dopo 7 anni di ingiusta privazione di libertà, è una inquietante manifestazione di insofferenza verso chi promuove trasparenza e libertà come WikiLeaks. Amici britannici, il mondo vi guarda, l'Italia vi guarda. Libertà per Assange»;

   i parlamentari del Movimento 5 stelle hanno diffuso una nota in cui condannano l'arresto del fondatore di Wikileaks e chiedono di tutelarne l'incolumità: «L'arresto di Julian Assange, il dissidente che ha segnato a livello planetario un'epoca nuova nella tensione fra lo scrutinio democratico delle decisioni dei poteri di governo e la ragion di Stato, pone un problema drammatico alla coscienza politica di tutto l'Occidente». E ancora, «per questo motivo, riteniamo che debbano essere fatti tutti i possibili passi affinché a Julian Assange sia riconosciuto il valore e il rango politico del suo attivismo, da sempre minacciato con ogni mezzo, che sia salvaguardata la sua incolumità, che non ci siano forzature politiche nelle procedure a cui sarà sottoposto» –:

   quali siano le posizioni del Ministro interrogato in merito all'arresto di Assange e se le dichiarazioni del sottosegretario per gli affari esteri e la cooperazione internazionale Di Stefano debbano essere considerate espressione della posizione ufficiale del Governo italiano.
(5-01934)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ACQUAROLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   in data 30 dicembre 2018, a Visso, nella sede del parco nazionale dei Monti Sibillini, si è svolto un incontro tra vertici dell'Ente parco, i sindaci del territorio e il capo di gabinetto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Fulvio Mamone Capria, in merito alla nomina — che sembrava prossima — del nuovo presidente del parco, attesa da tempo; ad oggi tale ruolo è assolto dal vice presidente facente funzioni, il sindaco di Pievetorina Gentilucci;

   in quella sede sembrava essere stata rimarcata una vicinanza al territorio che deve trovare nel Parco un motivo di sviluppo e rilancio in un'ottica di ricostruzione post-sisma, e un interesse del Governo per una nomina che era stata annunciata dal capo di gabinetto «entro il prossimo mese di gennaio»;

   nell'occasione i sindaci del territorio del parco, preso atto di alcuni profili proposti dal Ministero anche su indicazione delle istituzioni regionali di Marche ed Umbria, avevano comunque rimarcato la forte richiesta affinché il nuovo presidente fosse espressione degli enti locali territoriali e, perciò, in grado di conoscere — vivendole direttamente — le problematiche di un'area che ha assoluto bisogno di individuare strategie per fermare il rischio di abbandono dei paesi montani, ulteriormente aggravato dal terremoto;

   infatti, è assolutamente prioritario ridare una prospettiva concreta alle comunità locali dell'entroterra e trovare nel parco un interlocutore che sappia conciliare le esigenze del contesto naturale e ambientale con quelle di una presenza produttiva legata alle specificità del territorio, in particolare il turismo, le produzioni agroalimentari e la zootecnia;

   ad oggi, invece, le procedure di nomina sono ancora bloccate e anche il lavoro svolto sin qui dalla gestione ad interim, a cominciare dalla riunificazione in un'unica sede dei vari uffici dell'ente, non può essere portato completamente a termine per la mancanza della figura del presidente del parco –:

   se il Governo intenda accogliere le richieste provenienti dal territorio e dai loro primi rappresentanti, i sindaci dei comuni appartenenti al parco, i quali hanno unanimemente chiesto in più occasioni e formalmente che la nomina a presidente ricada su una figura che sia un amministratore di un Comune appartenente al territorio o loro espressione.
(5-01928)


   ACQUAROLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 28, comma 2, del decreto-legge n. 189 del 17 ottobre 2016, come modificato dal decreto-legge n. 8 del 9 febbraio 2017, attribuisce ai presidenti delle quattro regioni coinvolte dal sisma il compito di approvare il piano per la gestione delle macerie e dei rifiuti derivanti dagli interventi di ricostruzione;

   il decreto-legge n. 189 del 2016 contiene, all'articolo 28, comma 4, una deroga relativa alla classificazione dei rifiuti, includendo i materiali derivanti dai crolli e quelli originati da operazioni di abbattimento e demolizione tra i rifiuti urbani non pericolosi, con esclusivo riferimento alle fasi di raccolta e trasporto;

   rispetto all'attività di raccolta e trasporto, ora richiamata, il decreto-legge n. 8 del 2017 ha introdotto una novità. Mentre l'articolo 28, comma 6, nella versione originaria faceva riferimento a tutti i materiali di cui al comma 4 (materiali derivanti da crolli e prodotti da necessarie attività di demolizione), senza ulteriori distinzioni, ora la norma limita le operazioni di raccolta e trasporto alle macerie insistenti su suolo pubblico ovvero, nelle sole aree urbane, su suolo privato;

   questa modifica, inevitabilmente, pone l'interrogativo su cosa debba intendersi per «area urbana», stante l'assenza di una sua definizione giuridica;

   inoltre, il comma 11 dello stesso articolo 28 norma la lavorazione dell'amianto;

   è accaduto che nelle Marche la Ditta incaricata dello smaltimento – la Cosmari srl – si è dovuta fermare a causa di un procedimento penale apertosi per la scarsa chiarezza di norme relative al trattamento di amianto nelle macerie, le quali ultime sono all'odierno circa 195.000 tonnellate dalle quali 43 tonnellate di amianto bonificate, di cui 39 tonnellate sui siti in demolizione e 4 tonnellate nella cernita in impianto –:

   se non ritenga urgente promuovere nella prossima iniziativa normativa utile, una modifica dell'articolo 28 del decreto-legge n. 189 del 17 ottobre 2016, in particolare specificando il concetto di «area urbana» di cui al comma 6 e prevedendo, al comma 11, che si possa procedere per i rifiuti rimanenti, dopo il conferimento presso il sito di deposito temporaneo, alle operazioni di recupero e smaltimento in deroga al decreto legislativo n. 152 del 2006 per le sole macerie derivanti dal sisma Centro Italia.
(5-01931)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   DI LAURO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 26 febbraio 2019 il Noe di Salerno ha effettuato controlli nelle società del gruppo Am Technology di cui fanno parte «L'Igiene Urbana» e «Helios», che si occupano della raccolta rifiuti a Castellammare di Stabia;

   all'esito dei controlli tre dipendenti della AM Technology e uno della Helios, sono stati denunciati con l'accusa di aver trasportato e sversato rifiuti speciali pericolosi e aver dichiarato il falso nel formulario di identificazione dei materiali;

   in precedenza, sono state perquisite le abitazioni di Andrea Abagnale e Daniele Manfuso, entrambi indagati e soci e gestori di fatto del gruppo AM Technology;

   «L'Igiene Urbana» e «Helios» avrebbero un giro d'affari che copre tutto il territorio nazionale e il loro nome è comparso nell'ambito dell'operazione «Sarastra», partita nel 2015 per appurare il patto tra politica e camorra a Scafati;

   gli agenti della direzione investigativa antimafia (dia) avrebbero rinvenuto a casa dell'ex sindaco Pasquale Aliberti documentazione su cui, testualmente, era scritto: «Al 21 agosto 2012 – Pasquale ha già avuto 24 mila euro, rispetto ai soldi da incassare come da prospetto firmato e cioè: 70.000 euro (stampata), 53.000 euro (Igiene Urbana), 25.905 (fogli scritti a penna), 12.540 (fogli scritti a penna in registro)»;

   i controlli delle forze dell'ordine potrebbero essere scaturiti da varie denunce anonime;

   l'assessore all'urbanistica Scafarto ha presentato al consiglio comunale di Castellammare dell'11 febbraio 2019 una relazione sul servizio di spazzamento, raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti solidi urbani e assimilabili, e gestione del centro di raccolta comunale, che tratta anche dei disservizi; in tale documento elencava una serie di criticità e inadempienze, anche gravi, da parte della AM Technology;

   il consiglio comunale di Castellammare ha discusso in data 11 marzo 2019 un ordine del giorno in cui chiedeva la costituzione di una commissione consiliare d'indagine sul caso AM Technology;

   dalle denunce anonime e dalla discussione che è avvenuta in consiglio comunale il 29 febbraio e l'11 marzo, emergerebbero forti dubbi sulla richiesta di ulteriore assunzione di personale da parte della AM Technology e dall'uso clientelare delle assunzioni già fatto in passato presso la stessa società;

   la procura di Torre Annunziata, starebbe indagando su una ventina di assunzioni da parte della suddetta società che sarebbero avvenute a seguito delle pressioni di politici locali, sia che sostengono l'attuale sindaco sia dell'opposizione;

   il 18 marzo 2019 i carabinieri hanno perquisito la AM Technology avrebbero acquisito documentazione relativa all'appalto con il comune di Castellammare;

   il contratto di servizio siglato il 12 maggio 2017 prevedeva, all'articolo 14 «Risoluzione e Recesso» il richiamo all'articolo 108 del decreto legislativo n. 50 del 2016 che dispone la risoluzione del contratto per «grave inadempimento alle obbligazioni contrattuali da parte dell'appaltatore» o per ritardi nelle prestazioni «per negligenza dell'appaltatore rispetto alle previsioni del contratto», entrambi fatti che sarebbero avvenuti –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere, per quanto di competenza, per contrastare eventuali attività criminose connesse alla gestione del ciclo integrato dei rifiuti a Castellammare di Stabia;

   se le società menzionate in premessa o altre società comunque legate ai soci citati in premessa, siano iscritte nelle white list antimafia e se abbiano mai ricevuto comunicazioni o informazioni antimafia aventi carattere interdittivo;

   se non si intenda promuovere, per quanto di competenza, un apposito accertamento amministrativo sui flussi di rifiuti richiamati in premessa, nonché valutare se sussistono i presupposti per promuovere una verifica in relazione alla regolarità amministrativo-contabile dell'attività del comune per il tramite dei servizi ispettivi di finanza pubblica della Ragioneria generale dello Stato.
(3-00692)

Interrogazione a risposta scritta:


   GEMMATO e LUCASELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si evince da fonti di stampa, sembrerebbe che in diverse zone della città di Brindisi si registrino, ormai da anni, continui e sistematici atti di violenza, di criminalità organizzata e di microcriminalità che configurano una chiara emergenza sicurezza la cui gravità renderebbe necessaria un'azione del Governo affinché siano individuate e poste in essere adeguate misure di contrasto dei reati;

   in particolare, e secondo quanto denunciato anche da esponenti politici del territorio brindisino, sembra che in città sussista la presenza di numerosi soggetti che pongono in essere non solo attività illecite riconducibili a rapine e spaccio di stupefacenti ma anche violente risse, atti di violenza ingiustificata nei confronti di soggetti più deboli e continui atti di vandalismo nei confronti di diverse strutture pubbliche cittadine che sono poi la causa del conseguente scenario di degrado strutturale dei quartieri;

   questa splendida città, proprio a causa della mancanza di sicurezza e delle condizioni critiche a cui è continuamente sottoposta, paga, da anni, anche ovvie conseguenze negative in termini di economia del turismo;

   la cittadinanza manifesta ormai da tempo una evidente insofferenza verso la situazione di disagio sociale e di degrado urbano che si è determinata. I cittadini ritengono che la mancanza di sicurezza sia da ascrivere ad una presenza dello Stato in queste aree che non sempre si rivelerebbe adeguata a contrastare i fenomeni di criminalità. Al riguardo, e secondo quanto si evince da fonti di stampa, pare che una delle principali cause sia costituita da organici delle autorità di pubblica sicurezza ridotti rispetto alle effettive esigenze e dalla mancanza di strumenti di repressione dei reati, anche di tipo normativo, che non consentono di fatto la tutela della sicurezza dei cittadini;

   risulterebbe necessaria, dunque, un'attività di maggiore cooperazione tra le istituzioni locali, le autorità di pubblica sicurezza e il Governo al fine di elaborare un programma coordinato ed efficace che possa garantire maggiore efficienza nei processi di contrasto dei fenomeni di criminalità tali da assicurare standard di sicurezza accettabili per i cittadini;

   secondo quanto si evince dalla recente risposta del Governo all'atto di sindacato ispettivo n. 5-01832, nel mese di febbraio 2019 sono state assegnate ulteriori 12 unità di Polizia di Stato alle 537 già operative nella provincia di Brindisi. Il Ministro dell'interno ha anche ipotizzato nuovi incrementi degli organici nell'ambito del futuro piano di assunzioni straordinarie per 6.150 unità che servirà a ripianare totalmente gli organici delle forze dell'ordine –:

   quali siano i tempi di attuazione del futuro piano di assunzioni straordinarie citato in premessa e quali e quante unità siano previste in assegnazione agli organici delle forze dell'ordine della città di Brindisi;

   quali iniziative di competenza intenda adottare affinché sia possibile affrontare già nel breve termine l'emergenza sicurezza evidenziatasi nella città di Brindisi, con particolare riferimento non solo alla possibilità di potenziare gli organici delle forze dell'ordine disponibili e gli strumenti a loro disposizione, ma anche di assicurare i presupposti normativi che possano consentire un'azione più efficace di contrasto alla criminalità e di migliorare ed estendere la rete dei sistemi di sicurezza e di video sorveglianza, al fine di garantire il diritto alla sicurezza per i cittadini;

   se non intenda favorire la costituzione di un tavolo tecnico-istituzionale composto da membri del Governo e delle istituzioni locali e volto alla definizione di un programma che possa garantire la sicurezza per i cittadini di Brindisi.
(4-02731)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CIAMPI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il Consorzio interuniversitario per il calcolo automatico dell'Italia nord orientale (Cineca) è un consorzio senza scopo di lucro formato da settanta università, quattro enti di ricerca nazionali e il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, alla cui vigilanza è sottoposto;

   costituito nel 1969 (come Consorzio interuniversitario per il calcolo automatico dell'Italia Nord orientale), oggi il Cineca è il maggiore centro di calcolo in Italia, uno dei più importanti a livello mondiale. Operando sotto il controllo del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, offre supporto alle attività della comunità scientifica tramite il supercalcolo e le sue applicazioni, realizza sistemi gestionali per le amministrazioni universitarie e il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, progetta e sviluppa sistemi informativi per pubblica amministrazione, sanità e imprese;

   il Consorzio occupa settecento dipendenti e ha un fatturato annuo di oltre cento milioni di euro;

   le attività commerciali del Cineca sono stato oggetto, negli ultimi anni, di sentenze della magistratura che hanno evidenziato come tale ente non potesse ricevere affidamenti diretti senza gara e sarebbe stato quindi oggetto di «aiuti di Stato illegali» (ultima sentenza in ordine di tempo quella del Consiglio di Stato n. 2583 del 22 ottobre 2018);

   a quanto risulta all'interrogante in virtù di tali sentenze lo stesso Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca avrebbe richiesto la restituzione dei contributi erogati dal 2005 al 2015 per un totale di 136 milioni di euro;

   in data 20 marzo 2019 il Consiglio di Stato, con ordinanza n. 1426 del 2019 ha respinto l'istanza di sospensione della sentenza del 22 ottobre 2018, obbligando il Cineca alla restituzione dei fondi percepiti per i «servizi al Miur»;

   è pervenuto la Commissione europea un esposto (caso SA.396392014/CP) finalizzato a richiedere l'accertamento circa la natura di aiuti di Stato dei contributi erogati annualmente dal suddetto Ministero al Cineca, a carico del Fondo di finanziamento ordinario; la Commissione ha avviato una procedura di esame preliminare per presunti aiuti di Stato e ha informato il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, attraverso la rappresentanza permanente italiana a Bruxelles, che i due temi oggetto delle istruttorie in corso presso l'Unione europea, relative all'aiuto di Stato e all’in-house sono sottesi al fatto che il Cineca, in contrasto con il diritto comunitario, continua ad avere contemporaneamente sia attività istituzionali così dette «non economiche» (servizi alla ricerca, supercalcolo, servizi al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca) sia attività a mercato così dette «economiche» (servizi alle università, servizi alle aziende, sviluppo di software);

   Cineca dovrebbe partecipare per l'Italia alla gara Eurohpc per l'istituzione di centri di super calcolo europei che prevede cofinanziamenti dalla Commissione europea di oltre 200 milioni di euro;

   appare quindi necessaria una soluzione rapida rispetto a tale problematica, anche al fine di salvaguardare l'attività del Cineca, i livelli occupazionali presenti e le numerose professionalità e competenze del consorzio –:

   quali iniziative urgenti intenda assumere il Governo, per quanto di competenza, al fine di assicurare la piena attuazione delle sentenze della magistratura sui contributi erogati al Cineca, per impedire la procedura di infrazione dell'Unione europea nei confronti dell'Italia e per salvaguardare l'attività del Cineca medesimo, i livelli occupazionali presenti e le numerose professionalità e competenze del Consorzio.
(5-01929)


   GIANNONE, DE LORENZO, SIRAGUSA, CARBONARO, FRATE, GALLO, CASA, AZZOLINA, PALLINI, LATTANZIO, VILLANI, SEGNERI, COSTANZO, INVIDIA, VIZZINI, BRESCIA, SARLI, SPORTIELLO, CECCONI, CUNIAL, ZARDINI, ROTTA, BURATTI, ASCANI, FRANCESCO SILVESTRI, COLUCCI, LUPI, GRIBAUDO, PERCONTI, BOLDRINI, RUOCCO, MORASSUT, TERMINI e SANGREGORIO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il 22 maggio 1978 in Italia è stata approvata la legge n. 194 che legalizza l'aborto volontario o meglio l'interruzione volontaria di gravidanza (Ivg); da più di 40 anni migliaia di donne in Italia possono scegliere di abortire legalmente evitando il ricorso a pericolose pratiche clandestine;

   la legge n. 194 consente alla donna di ricorrere alla Igv in una struttura pubblica (ospedale o poliambulatorio convenzionato con la Regione di appartenenza), nei primi 90 giorni di gestazione. Dopo il primo trimestre è possibile ricorrere alla Igv solo per motivi di natura terapeutica;

   il 17 maggio del 1981 la legge è stata sottoposta a referendum abrogativo, ma venne confermata con il 68 per cento dei voti. Il referendum, proposto dal Movimento per la Vita di matrice cattolica, puntava ad abrogare ogni circostanza e ogni modalità dell'interruzione volontaria della gravidanza;

   la legge n. 76 del 2016 regolamenta l'unione civile tra persone dello stesso sesso, stabilendone diritti e doveri reciproci. Tale istituto estende alle coppie omosessuali gran parte dei diritti e dei doveri previsti per il matrimonio, incidendo sullo stato civile della persona;

   del resto nei principi fondamentali della Carta Costituzionale si fa riferimento ad una piena uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge e ad una pari dignità sociale. Non sono ammesse distinzioni di razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali o sociali;

   l'Italia è altresì uno Stato laico. Le leggi ordinarie, i regolamenti e tutta l'attività della pubblica amministrazione devono conformarsi al principio di laicità. Tale principio, pur non formalmente espresso, si ricava in via interpretativa dall'analisi di numerosi articoli della Costituzione e dall'orientamento della giurisprudenza costituzionale;

   da quanto emerge dall'articolo del giornale L'Espresso i CAV che fanno capo al Movimento Per la Vita sono arrivati tra i banchi di una scuola pubblica di Verona, l'istituto tecnico Dal Cero. Una «mostra» nell'istituto, difatti, espone 27 pannelli che ricalcano le tematiche affrontate al World Congress of Famifies: «no» all'aborto, alla pillola del giorno dopo, alla scienza «che non rispetta la vita»;

   una circolare della preside invita poi tutti i docenti, in particolare quelli di religione, a coinvolgere e sensibilizzare sul tema il maggior numero di studenti possibile. Non solo. Per incrementare l'attenzione sui temi il dipartimento di lettere dell'istituto Dal Cero ha promosso la partecipazione degli studenti a un concorso per il miglior tema sull'argomento, mettendo in palio un viaggio gratuito a Strasburgo per docenti e ragazzi;

   alcuni esempi delle citazioni dei pannelli: «esiste il diritto all'aborto?» domanda che secondo il Movimento Per la Vita interpella la coscienza di ogni uomo; «perché mascherare la verità di un dramma?»; l'obiettivo dell'esposizione è per il Movimento Per la Vita quello di tornare alla famiglia «naturale fondata sull'unione tra uomo e donna». Nonostante ci sia una legge dello Stato che come ricordato in precedenza, disciplina le unioni civili. Non mancano i riferimenti al cristianesimo: dagli «insegnamenti della Chiesa» alle citazioni di Benedetto XVI sul matrimonio tra uomo e donna e stralci dell'enciclica «Evangelium Vitae» lasciata in eredità da Giovanni Paolo II –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative intenda porre in essere, per quanto di competenza, affinché siano verificate e sanzionate, sul piano amministrativo e disciplinare, eventuali responsabilità delle competenti autorità scolastiche, anche al fine di garantire che fatti di questa gravità non si verifichino più.
(5-01932)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   BELLUCCI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   tra il 1970 e il 1990 circa centoventimila persone si sono ammalate di Aids ed epatite B e C, e tra queste 4.500 sono morte a causa dei mancati controlli sul plasma e sui farmaci emoderivati;

   alle suddette persone e, in generale a tutti i soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni di sangue e somministrazioni di emoderivati, con la legge 25 febbraio 1992, n. 210, è stata riconosciuta la possibilità di domandare e ottenere un indennizzo da parte dello Stato, corrisposto quale beneficio economico concesso per motivi di solidarietà sociale, e non a titolo di risarcimento del danno;

   l'indennizzo consiste in un assegno bimestrale vitalizio, il cui importo è raddoppiato per i soggetti che hanno entrambe le patologie, Aids ed epatite, reversibile per quindici anni e cumulabile con ogni altro emolumento a qualsiasi titolo percepito;

   se la persona danneggiata dopo aver presentato domanda muore prima di percepire l'indennizzo, agli eredi compete la quota delle rate di rimborso maturate dalla data di presentazione della domanda sino al giorno della morte del danneggiato;

   nel corso degli anni il testo originario della legge n. 210 del 1992 ha subito diverse modifiche ed integrazioni e ha dato luogo a non poche difficoltà sia di carattere interpretativo che applicativo;

   secondo quanto stabilito dalle sentenze della Corte di cassazione (Cassazione civile, sezione lavoro, 27 aprile 2001, n. 6130, e Cassazione civile, sezione lavoro, 11 maggio 2002, n. 6799), l'indennizzo ex lege n. 210 del 1992 è riconducibile agli articoli 2 e 32 della Costituzione, in quanto si configura come misura economica di sostegno collegata a una situazione obiettiva di manutenzione dello stato di salute derivante da una prestazione sanitaria volta alla salvaguardia della salute stessa;

   con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 maggio 2000 le funzioni e le risorse in materia di indennizzi sono state trasferite alle regioni, ma per giurisprudenza, avallata dalla Corte di Cassazione, il Ministero è rimasto legittimato passivo nei giudizi in materia di legge 25 febbraio 1992, n. 210;

   la Corte europea dei diritti umani, dopo la pronuncia del 2009 con la quale aveva riconosciuto il diritto agli indennizzi, con la sentenza «D.A e altri» del 14 gennaio 2016, ha condannato l'Italia a corrispondere più di dieci milioni ai ricorrenti per danno materiale e morale dovuto ai numerosi ostacoli incontrati nell'ottenimento degli indennizzi;

   ciononostante, anche i soggetti cui oltre cinquemila sentenze definitive, risalenti all'anno 2013 e successivi, hanno riconosciuto i loro diritti in materia di rivalutazione e riconoscimento degli indennizzi e di risarcimento, non hanno ancora ricevuto le somme dovute;

   molte persone contagiate, che hanno, invece, sospeso i procedimenti giudiziari e scelto la strada della trattativa con il Ministero della salute, introdotta da due leggi del 2007 allo scopo di estinguere gran parte dei contenziosi pendenti, sono anch'esse in attesa delle somme spettanti;

   nel luglio del 2016 il Ministero ha bloccato il pagamento che spettava agli eredi che hanno agito iure proprio, nonostante sia previsto per legge un assegno una tantum di 150 milioni di euro;

   sembrerebbe che il blocco dei risarcimenti sia da ricondursi alla contrazione delle risorse disponibili per la sanità;

   attualmente circa 6500 persone, eredi compresi, sembrano trovarsi in questa situazione;

   i tagli di bilancio non possono pregiudicare i diritti soggettivi dei cittadini, soprattutto in una materia delicata quale quella della tutela della salute, che trova il proprio fondamento nella Costituzione –:

   quali urgenti iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere per garantire l'erogazione dei risarcimenti dovuti ai soggetti lesi, ottemperando ai doveri nei confronti dei soggetti danneggiati, se ancora in vita, e delle loro famiglie.
(3-00691)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   NOVELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 27 dicembre 2018, la giunta della regione Emilia-Romagna ha approvato la delibera n. 2275 recante «Approvazione dello schema di accordo di collaborazione ai sensi dell'articolo 15 della legge n. 241 del 1990 tra Regione Emilia-Romagna e Ministero della Salute per lo sviluppo di una metodologia per la rilevazione dei costi dei ricoveri di riabilitazione»;

   dalle motivazioni della delibera, si legge che la proposta di accordo di collaborazione sarebbe arrivata alla regione Emilia-Romagna dal Ministero della salute nel corso del 2018;

   il progetto pilota avviato con la regione Emilia-Romagna – per cui è previsto un rimborso spese a carico del Ministero nella misura complessiva di 260.000 euro – è finalizzato alla «definizione di una metodologia di rilevazione dei costi dei ricoveri di riabilitazione». Tra le attività che dovranno essere svolte dalla regione, è presente la «classificazione della attività di ricovero riabilitativo ospedaliero per i codici 75, 28 e 56 secondo livelli di complessità individuati dallo schema di decreto sui criteri di riabilitazione»;

   lo schema di decreto citato nella delibera è il decreto Ministeriale recante «Criteri di appropriatezza dell'accesso ai ricoveri di riabilitazione ospedaliera», attualmente al vaglio del Gabinetto del Ministro della salute, come riportato da recenti fonti stampa;

   tale schema di decreto è stato ampiamente criticato sia dalle società scientifiche di riferimento che, in particolar modo, dalle associazioni più rappresentative di quei pazienti che non verrebbero più annoverati tra i beneficiari di servizi riabilitativi, come quelli affetti da malattie neurodegenerative;

   lo stesso Sottosegretario per la salute delegato, rispondendo a una precedente interrogazione sul tema presentata in Commissione affari sociali, il 21 febbraio 2019 ha precisato che «l’iter di adozione del decreto in parola non è ancora concluso, poiché, dopo essere stato partecipato alle società scientifiche ed alle principali associazioni di erogatori e dei pazienti e dopo aver ricevuto il parere del Consiglio Superiore di Sanità, esso dovrà ricevere il parere della Conferenza Stato-Regioni» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e quali criteri il Ministero della salute abbia utilizzato per scegliere la regione Emilia-Romagna quale istituto pubblico per l'attivazione del progetto pilota;

   se il Ministro interrogato non ritenga di valutare l'anticipata interruzione del progetto, risparmiando così i 260.000 euro di rimborsi spese previsti dall'accordo, nelle more dell'effettiva approvazione di nuovi criteri per l'appropriatezza dei ricoveri ospedalieri, anziché procedere con una sperimentazione basata su norme non ancora approvate.
(5-01927)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VIZZINI, PERCONTI, DAVIDE AIELLO, DE LORENZO, CUBEDDU, INVIDIA, SEGNERI, PALLINI, GIANNONE, EHM, RICCIARDI, GAGNARLI e MIGLIORINO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   lo storico marchio del lusso Roberto Cavalli, nato negli anni ’70 e con sede a Osmannoro, Firenze, ha vissuto nei decenni momenti di grande crescita affermandosi in tutto il mondo per il suo know-how nelle stampe su pelle e tessuti;

   tuttavia, dopo oltre quarant'anni di attività, la gestione del marchio ha visto vari avvicendamenti nel management gestionale e creativo con alterne fortune;

   nel maggio 2015 il fondo di private equity Clessidra aveva acquisito il 90 per cento del capitale della maison in parola, mentre il restante 10 per cento era rimasto a Roberto Cavalli; nel 2018 tale fondo è diventato di proprietà dell'Italmobiliare di Pesenti;

   recentemente, a causa della soglia-limite d'investimento del Fondo, determinata principalmente dagli ultimi bilanci in perdita, il gruppo Roberto Cavalli ha presentato al tribunale di Milano una domanda di ammissione al concordato preventivo, a seguito della quale il tribunale, in data 8 aprile 2019, ha nominato il commissario giudiziale Giorgio Zanetti, concedendo all'azienda il termine massimo di 120 giorni, fino al 3 agosto 2019 per presentare una proposta definitiva del precitato concordato preventivo o, in alternativa, una domanda di Scordo di ristrutturazione dei debiti;

   nelle more dell'individuazione di una delle due suddette soluzioni, l'attività a livello globale del marchio Cavalli sta subendo un ridimensionamento preoccupante;

   i negozi Roberto Cavalli negli Stati Uniti sono stati chiusi in seguito alla totale liquidazione delle attività in Nord America. Infine, il Fondo Clessidra ha manifestato la volontà di vendere il marchio;

   tanto da parte dei lavoratori dell'azienda, quanto dai sindacati, sussisterebbe una grande preoccupazione, nonché l'intenzione seria di trovare un gruppo industriale in grado di dare continuità produttiva al prestigioso marchio Cavalli, mantenendo al contempo l'attività nel sito produttivo di Sesto Fiorentino e il suo forte legame con il territorio toscano, da sempre rivendicato da Roberto Cavalli –:

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere, per quanto di competenza, per salvaguardare il futuro dello storico marchio fiorentino e, soprattutto, delle centinaia di dipendenti dello stabilimento di Sesto Fiorentino.
(5-01926)

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI e MURONI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   un articolo pubblicato l'8 aprile 2019 su Huffington Post raccoglie la denuncia del coordinamento «No Triv» in merito alla sospensione dei permessi di ricerca di petroli e gas nello Ionio e in altri siti prevista nel «decreto semplificazioni» recentemente convertito in legge dal Parlamento;

   secondo i «No Triv» senza un provvedimento amministrativo del Ministero dello sviluppo economico che renda effettive le disposizioni del «decreto semplificazioni» la sospensione annunciata non entrerebbe in vigore e le compagnie potrebbero continuare a fare ricerca nello Ionio, sotto Santa Maria di Leuca nel Salento, nelle aree di «Monte Cavallo» (tra Salerno e Potenza), «La Cerasa» e «Pignola» (in Basilicata), secondo le autorizzazioni rilasciate dallo stesso Ministero a dicembre 2018;

   nonostante ai comuni di queste tre aree sia recentemente arrivata una nota a firma del direttore generale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare Giuseppe Lo Presti, in cui si comunica che è sospesa la valutazione di impatto ambientale circa i permessi di ricerca già accordati, il coordinamento «No Triv» sostiene che ciò non sia sufficiente affinché le autorizzazioni siano automaticamente sospese;

   il «decreto semplificazioni» sospende i permessi per 18 mesi, fino all'11 agosto 2020, data ultima prevista per l'approvazione del piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (Pitesai);

   il costituzionalista Enzo Di Salvatore, attivista «No Triv» e autore dei quesiti referendari del 2016 sulle trivelle, ha dichiarato come non basti la legge e che senza il provvedimento amministrativo del Ministero dello sviluppo economico non c'è alcuna sospensione e che l'emanazione di tale provvedimento potrebbe essere stata evitata anche per scongiurare i possibili ricorsi da parte delle compagnie che, in caso di vittoria, potrebbero costringere lo Stato a pagare ingenti somme a titolo di risarcimento;

   l'importanza del provvedimento amministrativo, infatti, sempre secondo il costituzionalista Di Salvatore, nasce proprio dal fatto che è sulla base di questo che il cittadino, in questo caso le aziende petrolifere, possono ricorrere davanti al Tar, mentre la legge non sarebbe impugnabile e inoltre, un provvedimento amministrativo darebbe maggiori garanzie sulla sospensione –:

   se, alla luce di quanto esposto in premessa, trovi conferma che per l'effettiva sospensione dei permessi di ricerca di idrocarburi sia necessario un provvedimento amministrativo del Ministero dello sviluppo economico; in tal caso, se non intenda adottare urgentemente i provvedimenti amministrativi di competenza relativi alla sospensione delle istanze e dei permessi di ricerca di petrolio e gas nello Ionio e in altri siti, rendendo così effettive le disposizioni contenute nel decreto-legge cosiddetto «semplificazioni» ed evitando che l'assenza di un apposito atto amministrativo possa rendere vana la norma di sospensione delle attività di estrazione e ricerca, permettendo alle compagnie petrolifere di continuare ad operare indisturbate, nonostante la volontà politica fosse quella di sospendere ogni autorizzazione.
(4-02732)

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Amitrano e altri n. 7-00232, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 aprile 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Sportiello.