Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 26 marzo 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    l'Italia è entrata in recessione, in un quadro dell'eurozona segnato da un sempre più intenso rallentamento, fino alla stagnazione;

    le condizioni dell'economia italiana sono conseguenza di nodi strutturali storici, a cominciare dalle carenze di contesto in termini di capitale immateriale (dall'efficienza delle pubbliche amministrazioni, in particolare l'amministrazione della giustizia) e materiale (livello delle dotazioni infrastrutturali, in particolare nel Mezzogiorno);

    sull'aggravamento della congiuntura pesano anche e in misura significativa l'incertezza, le contraddizioni e i pericoli determinati dal quadro politico dove prevale, a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo, in modo ossessivo e irresponsabile il comportamento elettorale di ciascuno dei partiti della maggioranza;

    le dinamiche del nostro Paese interagiscono e sono profondamente segnate dal mercato unico europeo e dall'eurozona, ambiti condizionati da un estremismo mercantilista sempre meno sostenibili, in quanto foriero di inevitabili reazioni protezioniste;

    appare oramai inconfutabile che tra le debolezze strutturali del sistema-Italia, già fortemente pervaso e provato dalla crisi globale, vi sia anche un'iniqua distribuzione primaria del reddito e della ricchezza, aggravata dai caratteri, sul versante del prelievo fiscale e dei tagli di spesa, del risanamento dei conti pubblici messo in atto dagli ultimi Governi italiani, che ha avuto come attori/destinatari principali i lavoratori dipendenti e i pensionati, che sono stati chiamati a pagarne la maggior parte del costo. Se il ricorso alla leva fiscale ha, infatti, permesso di avviare un processo di risanamento della finanza pubblica, ciò è stato possibile grazie a provvedimenti che non hanno ripartito equamente il carico tributario, ma piuttosto hanno progressivamente innalzato il livello della tassazione reale fino ad un insostenibile 48,8 per cento;

    gli stessi Governi hanno portato gli investimenti pubblici al loro minimo storico, essendosi limitati a concepire corposi interventi «supply side», ossia di ristrutturazione della tassazione d'impresa (si pensi, ad esempio, al cosiddetto Ace, al cosiddetto super ammortamento, alla riduzione di Ires ed Irap) o di riduzione del costo del lavoro (come nel caso dei reiterati sgravi contributivi sulle nuove assunzioni), che scarsamente si sono tradotti in investimenti produttivi capaci di favorire la crescita del prodotto interno lordo e di stimolare l'occupazione «stabile», avendo restituito, in termini di effetti, un dato molto contenuto, considerando la mole di risorse stanziate (circa 35 miliardi di euro nel solo biennio 2015-2016) e un deleterio aggravamento del disavanzo del bilancio statale;

    i medesimi dati Istat confermano il sostanziale fallimento rispetto alle attese iniziali che sul mercato del lavoro hanno prodotto il cosiddetto Jobs Act e il pacchetto di decontribuzione previdenziale di circa 15 miliardi di euro nel triennio: dal gennaio 2015 al luglio 2018 gli occupati a tempo indeterminato sono aumentati di appena 376.000 unità;

    pesanti battute d'arresto si registrano anche sul versante dei consumi e della produzione industriale;

    il Governo in carica continua ad applicare lo stesso impianto «supply side» dei Governi precedenti;

    il 2019 presenta dunque un profilo di finanza pubblica assolutamente insostenibile: gli obiettivi di deficit, affidati in primis a clausole di salvaguardia, specificamente aumenti di Iva e accise nell'ordine di 23-28 miliardi di euro nel 2020, sono controproducenti, soprattutto se venissero ribaltati sul piano di tagli alla spesa pubblica;

    dopo appena un mese dal varo della legge di bilancio per il 2019, la revisione al ribasso delle previsioni di crescita del prodotto interno lordo, dovute a un eccesso di ottimismo, deriva dalle evidenziate difficoltà dell'economia mondiale ed europea e prospetta, secondo una prima valutazione, un maggior deficit pubblico nell'ordine di 5-6 miliardi di euro;

    un aumento di un punto percentuale di prodotto interno lordo all'anno (circa 18 miliardi di euro) per un triennio della spesa per investimenti pubblici destinati alla messa in sicurezza antisismica del patrimonio immobiliare nazionale, alla difesa dell'assetto idrogeologico e ad un piano industriale per la mobilità sostenibile, sarebbe capace di rianimare e qualificare la ripresa economica con effetti positivi sulla sostenibilità del debito pubblico in rapporto al prodotto interno lordo;

    al fine di compensare questo ciclo negativo e dare certezza alle imprese del nostro Paese, il prossimo documento di economia e finanza che il Governo si appresta a presentare al Parlamento non può prescindere anche da una revisione al rialzo degli obiettivi di deficit, al fine di cancellare le clausole di salvaguardia e fare spazio agli investimenti pubblici, da destinare, in particolare, a piccole opere e al Mezzogiorno,

impegna il Governo:

1) a ridefinire gli obiettivi programmatici di politica economica al fine di attuare un'incisiva manovra anti-ciclica concentrata sugli investimenti pubblici, in particolare nel Mezzogiorno, volta ad alimentare la domanda interna qualificata e generatrice di aumenti di produttività totale dei fattori;

2) ad includere nel prossimo documento di economia e finanza una sezione per analizzare gli effetti pro-ciclici del Fiscal compact e le conseguenze di svalutazione interna e di deficit cronico di domanda aggregata indotta dalle scelte di politica economica compiute nell'ultimo decennio nel mercato unico e nell'eurozona.
(1-00151) «Fornaro, Fassina».


   La Camera,

   premesso che:

    il 15 marzo 2019 i giovani e gli studenti di tutto il mondo, sull'esempio della studentessa svedese Greta Thunberg, hanno invaso le piazze per chiedere ai rispettivi Capi di Stato un impegno più forte per contrastare i cambiamenti climatici e salvare il pianeta; in Italia centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi hanno dato vita a cortei e manifestazioni, interpretando un messaggio potente di cambiamento e chiedendo con urgenza azioni concrete e radicali;

    i cambiamenti climatici in atto, come dimostrato dalla comunità scientifica internazionale riunita nell’Intergovernmental Panal on Climate Change (Ipcc), sono determinati dall'attività umana, in particolare dall'uso dei combustibili fossili, e rischiano di compromettere in maniera irreversibile la sicurezza e la sopravvivenza stessa del pianeta e degli esseri viventi; eventi climatici estremi sono all'origine di conflitti e migrazioni di massa che sconvolgono la vita di milioni di persone, la distruzione delle risorse naturali e il livello di inquinamento degli oceani, del suolo e dell'aria hanno impatti devastanti sulla salute umana e sulla qualità dell'ecosistema;

    secondo importanti pubblicazioni specialistiche entro il 2100 varie zone del globo diverranno addirittura inabitabili, proprio a causa di un abbinamento, letale per gli esseri umani, di umidità e calore, generati dai cambiamenti climatici. I Paesi interessati da questi fenomeni potrebbero essere addirittura territori altamente popolati come la parte orientale di Cina e Stati Uniti, oltre che l'Amazzonia, l'India del nord e, per quanto riguarda le nostre coste, vaste zone dell'Africa;

    secondo l'ultimo rapporto dell'Ipcc si hanno soltanto 11 anni a disposizione per evitare la catastrofe ambientale; l'organismo scientifico dell'Onu ha invitato tutti i legislatori e i governi ad assumere misure senza precedenti nella storia recente: la riduzione delle emissioni di gas serra e in particolare di anidride carbonica attraverso il ricorso alle energie rinnovabili, alla mobilità elettrica, all'efficienza energetica, al riciclo dei rifiuti e alla riduzione del consumo di carne; puntando sulla rimozione della CO2 attraverso la riforestazione di vaste aree del pianeta, fino a consigliare la cattura dell'anidride carbonica e il suo stoccaggio in depositi sotterranei;

    l'Accordo di Parigi sul clima raggiunto il 12 dicembre 2015 nell'ambito della COP21 ed entrato in vigore il 4 novembre 2016, ha riunito per la prima volta 195 Paesi del mondo in un accordo globale e giuridicamente vincolante per combattere il cambiamento climatico; l'accordo ha definito un piano d'azione per contenere l'aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2° centigradi rispetto al livello precedente alla rivoluzione industriale e per puntare a contenere tale incrementi entro l'1,5°. L'accordo ha poi definito un processo di monitoraggio e revisione periodica degli obiettivi, necessario a indirizzare i singoli contributi nazionali determinati volontariamente verso l'obiettivo condiviso di ridurre le emissioni climalteranti;

    nonostante la portata storica dell'Accordo di Parigi siglato nel 2015, la strada per la sua attuazione procede con lentezza e fatica per le resistenze degli Stati ad assumere decisioni coraggiose e capaci di superare un modello di sviluppo ormai insostenibile, sotto il profilo ambientale, ma anche sociale ed economico;

    nella recente COP24 (Conferenza delle parti della convenzione internazionale sui cambiamenti climatici) tenutasi a Katowice, in Polonia, è stato fatto il punto sullo stato di avanzamento degli impegni assunti dai membri della comunità internazionale; elemento positivo è stato aver dotato l'accordo del 2015 di linee guida (Rulebook) per la sua attuazione dal 2020, mentre non sono stati concordati impegni sull'adozione di un quadro normativo vincolante e condiviso;

    nel mese di dicembre 2018 Germanwatch ha pubblicato il Climate Change Performance Index 2019, dal quale si evince che l'Italia esce dal gruppo dei Paesi migliori. Il nostro Paese presenta buone performance in tutti e tre gli indicatori quantitative – emissioni, rinnovabili e consumi energetici – posizionandosi al terzo posto nel G20. Tuttavia, il nostro Paese presenta un trend e delle prospettive di crescita del tutto insufficienti a rispettare gli impegni di Parigi, anche a causa della scarsa ambizione della Sen, Strategia energetica nazionale, su cui si è completamente basato anche il Piano integrato energia e clima predisposto dall'attuale Governo. Retrocedono con noi la Francia, in 21 esima posizione e la Germania, in 27esima, ma hanno fatto passi indietro anche Paesi solitamente molto virtuosi, come la Norvegia e la Finlandia;

    il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pnec), siglato dai tre Ministeri dello sviluppo economico, dell'ambiente e delle infrastrutture e dei trasporti, è stato inviato in bozza a Bruxelles l'8 gennaio 2019, avviando la procedura che porterà entro dicembre 2019, alla fine dell'iter europeo, all'approvazione definitiva del suddetto piano che avrà valore normativo vincolante e sanzionabile;

    l'attuale proposta di Pnec appare inadeguata per realizzare le ambizioni di un Paese come l'Italia che aspira a collocarsi come capofila nella transizione energetica e che intende sostenere il suo sistema di imprese a sviluppare maggiore competitività, a risparmiare nei costi energetici e ad autoprodurre l'energia di cui ha bisogno, nonché a sviluppare politiche efficaci di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici;

    il Pnec contiene obiettivi nazionali inferiori a quelli già fissati in sede europea e necessari per rispettare i contenuti dell'Accordo di Parigi: il target di riduzione delle emissioni europeo al 2030 è del 40 per cento, mentre quello fissato dal piano italiano si ferma al 37 per cento; l'obiettivo quantitativo di energia prodotta da fonti rinnovabili a copertura dei consumi finali lordi è previsto dall'Europa al 32 per cento, mentre l'Italia fissa un obiettivo più basso e si ferma al 30 per cento;

    nel piano adottato dal Governo italiano non si prevede poi alcun obiettivo di phase-out dai veicoli a benzina e diesel, manca un traguardo di lungo periodo e ogni impegno rispetto all'orientamento assunto dal Parlamento europeo di arrivare alla «carbon neutrality» entro il 2050; si rileva al contrario come l'Italia sia stata riluttante su quest'ultimo punto, in occasione proprio del Consiglio d'Europa del 22 marzo 2019;

    infine si evidenzia che la proposta di piano riporta un elenco articolato di misure senza la quantificazione di tutte le misure specifiche e delle relative coperture economiche, rendendo impossibile valutare l'effettiva adeguatezza degli strumenti prospettati in relazione agli obiettivi indicati;

    nonostante le preoccupanti risultanze dell'ultimo rapporto dell'Onu sul clima, l'ASviS (Alleanza per lo sviluppo sostenibile), nel documento presentato a febbraio 2019 alla Camera dei deputati, esaminando i provvedimenti adottati dal Governo e la situazione dell'Italia rispetto ai 17 obiettivi dell'Agenda 2030, osserva come nella legge di bilancio 2019 non si riscontri quell'inversione di tendenza in grado di garantire i giusti investimenti per la transizione ecologica del Paese. In particolare, si rileva come nel principale documento di programmazione del Governo non si trovino misure in grado di avviare un quadro strategico per l'adattamento ai cambiamenti climatici, per il quale pur esiste un piano nazionale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;

    inoltre, la mancata attuazione della direttiva firmata il 16 marzo 2018 dal Presidente del Consiglio dei ministri – che prevedeva la costituzione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri della «Commissione nazionale per lo sviluppo sostenibile» e l'indicazione di molte delle iniziative previste dalla Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, approvata dal Cipe nel dicembre 2017 – ha di fatto bloccato ogni sviluppo in tale direzione;

    la portata e l'urgenza della crisi climatica richiedono con forza, in Italia e in Europa, un più forte impulso all'affermazione di un nuovo modello di sviluppo, fondato sulla sostenibilità ambientale, economica e sociale e sulla lotta alle disuguaglianze anche generazionali, derivanti dall'esposizione agli impatti dei cambiamenti climatici; la sostenibilità ambientale, ancora oggi percepita come vincolo, rappresenta al contrario, se interpretata in modo positivo e di concerto con gli attori economici e sociali, una straordinaria opportunità di sviluppo, innovazione e competitività per il tessuto industriale e produttivo;

    l'Italia, nel contesto europeo, può giocare un ruolo da protagonista sui temi del cambiamento climatico, della tutela del paesaggio e del suolo, della transizione verso forme di energia sostenibili ed ecologiche, coniugandole con il sostegno alle nuove tecnologie e alle azioni delle comunità locali, della società civile, delle istituzioni universitarie;

    la COP26 che si terrà nel 2020 rappresenta una delle ultime occasioni per assumere decisioni vincolanti e intraprendere azioni efficaci e misurabili per contenere l'aumento della temperatura entro 1,5° centigradi, ridurre le emissioni di CO2 e raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, dando così piena operatività all'Accordo di Parigi del 2015;

    l'Italia può raccogliere la leadership nel contrasto ai cambiamenti climatici con un suo contributo importante e concreto, costruito in sinergia con gli altri partner europei, candidandosi con il massimo impegno ad ospitare la prossima Conferenza sul clima nel 2020, così come annunciato dal Governo italiano in occasione della COP24 di Katowice,

impegna il Governo:

1) a perseguire con la massima efficacia ogni iniziativa utile a sostenere la candidatura dell'Italia quale Paese ospitante della COP26 nel 2020, coinvolgendo il Parlamento nel percorso da intraprendere per il raggiungimento di questo importante obiettivo;

2) ad attuare politiche necessarie alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e al raggiungimento degli impegni assunti a livello internazionale, attraverso un programma di iniziative finalizzate a:

    a) accelerare la transizione energetica per ridurre le emissioni di CO2 in tutti i settori produttivi, attraverso il miglioramento dell'efficienza energetica, l'utilizzo di fonti rinnovabili, il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione e il progressivo superamento della dipendenza dai combustibili fossili;

    b) realizzare una fiscalità ambientale che riduca fino ad azzerarli gli incentivi ai combustibili fossili e i sussidi ambientalmente dannosi;

    c) investire in un piano strutturale di messa in sicurezza del territorio, con politiche di prevenzione e mitigazione del rischio e di adattamento ai cambiamenti climatici;

    d) avviare un grande programma di investimenti pubblici orientati ai principi della sostenibilità ambientale, con azioni di riqualificazione energetica e messa in sicurezza sismica degli edifici pubblici e privati, politiche di rigenerazione urbana, di contrasto al nuovo consumo di suolo e all'abusivismo edilizio;

    e) accompagnare la transizione verso un modello di economica circolare basato su un uso efficiente delle risorse naturali, su una corretta gestione dell'acqua, su un virtuoso ciclo dei rifiuti che punti alla riduzione della loro produzione e al recupero di materia e energia;

    f) favorire la transizione verso la mobilità elettrica, destinando il 50 per cento degli investimenti in infrastrutture per la mobilità sostenibile nelle città e per il trasporto pubblico collettivo e condiviso;

3) a modificare il piano nazionale integrato per l'energia e il clima al fine di approvare nei tempi previsti uno strumento coerente con gli obiettivi europei e internazionali stabiliti dall'Accordo di Parigi del 2015 in materia di contrasto ai cambiamenti climatici; in particolare, a fissare un target di riduzione delle emissioni al 2030 pari o superiore a quello europeo del 40 per cento e una quota di energia prodotta da fonti rinnovabili significativamente superiore al 32 per cento entro il 2030 oggi prevista a livello europeo; a quantificare tutte le misure specifiche e le relative fonti di copertura al fine di rendere possibile la valutazione sull'effettiva adeguatezza degli strumenti prospettati in relazione agli obiettivi indicati; a sostenere a livello europeo la proposta di arrivare alla carbon-neutrality entro il 2050;

4) ad attuare la Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, rendendo pienamente operativa la Commissione nazionale per lo sviluppo sostenibile già prevista dalla direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 16 marzo 2018 e ottemperando all'impegno assunto dai Ministeri competenti a condurre un'analisi circa la coerenza tra le azioni programmate per il triennio successivo, i contenuti della Strategia nazionale e i risultati della valutazione annuale della sua attuazione;

5) ad assumere le iniziative normative volte a promuovere l'inserimento del principio dello sviluppo sostenibile in Costituzione.
(1-00152) «Braga, Orlando, Pezzopane, Buratti, Del Basso De Caro, Morassut, Morgoni, Pellicani, Enrico Borghi, Fiano».

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni III e XIV,

   premesso che:

    il Consiglio europeo del 21 e 22 marzo 2019 ha discusso, tra i vari temi, anche della Brexit;

    secondo quanto reso noto dalle agenzie di stampa, che citano fonti diplomatiche europee, la bozza delle conclusioni del vertice tra i 27 Capi di Stato e di Governo prevederebbe una mini-proroga dei termini per l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea a non oltre il 22 maggio, data immediatamente a ridosso delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo previste dal 23 al 26 maggio 2019;

    la scelta di tale data sembrerebbe motivata dalla mancata intenzione del Regno Unito di organizzare le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo;

    la decisione del Consiglio europeo segue la richiesta di Theresa May di prorogare i termini della Brexit dal 31 marzo al 30 giugno 2019;

    la concessione di un rinvio da parte dell'Unione europea avverrebbe solo alla condizione che la Camera dei Comuni britannica approvi, la prossima settimana, l'accordo di uscita già firmato dalla Premier britannica;

    stando a quanto dichiarato dai leader europei, la posizione europea sembrerebbe condivisa;

    la scelta delle tempistiche appare, al firmatario del presente atto, essere un bieco tentativo di condizionare l'elettorato europeo in vista dell'imminente competizione elettorale per la scelta dell'unico organo espressione diretta della volontà popolare;

    la composizione del nuovo Parlamento europeo sarà fondamentale per la composizione della nuova Commissione europea, i cui orientamenti in materia di Brexit potrebbero differire sensibilimente rispetto a quelli dei commissari uscenti,

impegnano il Governo

   a votare, nelle competenti sedi europee, contro ogni ulteriore richiesta di differimento dei termini della Brexit a qualsiasi data anteriore a quelle previste per lo svolgimento delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo;

   a proporre di conferire alla nuova Commissione europea un nuovo mandato per rinegoziare i termini di uscita del Regno Unito dall'Unione europea.
(7-00214) «Delmastro Delle Vedove, Montaruli».


   La XI Commissione,

   premesso che:

    sono circa 2 milioni i lavoratori in Italia che non hanno un contratto collettivo di lavoro di riferimento e oltre 2,5 milioni possono essere considerati lavoratori in situazione di povertà proprio per gli stipendi: sono i cosiddetti «working poors», che ricevono salari al di sotto dei minimi stabiliti dalla contrattazione;

    la Costituzione, all'articolo 36, primo comma, stabilisce il principio in base al quale «Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa»;

    allo stesso tempo, l'articolo 39, quarto comma, della Costituzione riconosce la potestà, per i sindacati registrati, di «stipulare contratti collettivi di lavoro con efficacia obbligatoria per tutti gli appartenenti alle categorie alle quali il contratto si riferisce»;

    è di tutta evidenza che tali princìpi attendono ancora – a maggior ragione dopo la grave crisi economico finanziaria del 2008 – una piena e coerente applicazione, non solo sul piano economico, ma anche sul piano giuridico;

    in molti Paesi aderenti all'Unione europea ci si è dotati dell'istituto del salario minimo legale. Esso è stato adottato da grandi economie come la Francia e, più recentemente, la Germania, mentre sono soltanto cinque gli Stati, oltre all'Italia, dove non è previsto;

    ogni intervento normativo su una materia tanto complessa e dai riflessi economici e sociali tanto rilevanti, deve attentamente contemperare le insopprimibili esigenze di equità con il riconoscimento dell'autonomia negoziale tra le rappresentanze sociali;

    la possibilità di regolamentare, per via legislativa, i livelli salariali minimi dovrà essere esercitata, in ogni caso, attraverso un approccio graduale e di sperimentazione, che escluda effetti, anche indiretti, di surroga o, peggio ancora, di delegittimazione della contrattazione collettiva esercitata dalle organizzazioni sindacali e datoriali comparativamente maggiormente rappresentative su base nazionale;

    l'obiettivo del legislatore dovrà essere volto oltre che a garantire l'equa retribuzione per i lavoratori, anche a sostenere la contrattazione collettiva e a contrastare forme di sfruttamento della manodopera nonché di concorrenza sleale tra le imprese,

impegna il Governo

ad assumere iniziative normative volte ad assicurare la giusta retribuzione minima oraria a tutti i lavoratori, anche non subordinati, non assistiti dalla contrattazione collettiva, in ottemperanza del dettato dei citati articoli 36 e 39 della Costituzione.
(7-00215) «Serracchiani, Gribaudo, Carla Cantone, Lacarra, Lepri, Mura, Viscomi, Zan».


   La XI Commissione,

   premesso che:

    in Italia il fenomeno dei cosiddetti working poors, ossia dei lavoratori regolarmente occupati, il cui reddito è inferiore alla soglia di povertà relativa è in crescita esponenziale;

    come testimoniato dal rapporto Eurostat In-work povertyin the EU (marzo 2018), oggi in Italia l'11,7 per cento dei lavoratori dipendenti riceve di fatto un salario inferiore ai minimi contrattuali contro una media dell'Unione europea del 9,6 per cento. A ciò si aggiungono i dati sulle prospettive di vita: in base ai dati attuali, forniti dal Censis, ben 5,7 milioni di giovani rischiano di avere nel 2050 pensioni sotto la soglia di povertà;

    illustri economisti, sostengono che la misura più idonea a contrastare il fenomeno del working poors sia la fissazione legislativa dei minimi salariali;

    a tale riguardo, si ricorda che la maggioranza parlamentare che sosteneva il precedente Governo aveva approvato, tra i princìpi e criteri direttivi relativi alle deleghe legislative contenute nell'articolo 1, comma 7, lettera g) della legge 10 dicembre 2014, n. 183, la disposizione che prevedeva: «l'introduzione, eventualmente anche in via sperimentale, del compenso orario minimo, applicabile ai rapporti aventi ad oggetto una prestazione di lavoro subordinato, nonché, fino al loro superamento, ai rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, nei settori non regolati da contratti collettivi sottoscritti dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, previa consultazione delle parti sociali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale»;

    la suddetta delega non è mai stata esercitata, ma ha determinato un importante dibattito scientifico tra gli studiosi dei settori interessati (giuslavoristi, studiosi di relazioni industriali, economisti del lavoro) e attenzione anche tra le parti sociali;

    in particolare, il documento del 14 gennaio 2016 di Cgil, Cisl e Uil intitolato Un moderno sistema di relazioni industriali afferma che «l'esigibilità universale dei minimi salariali definiti dai contratti collettivi nazionali di lavoro, in alternativa all'ipotesi del salario minimo legale, va sancita attraverso un intervento legislativo di sostegno, che definisca l’erga omnes dei Ccnl, dando attuazione a quanto previsto dall'articolo 39 della Costituzione», concetto questo ribadito nel recente accordo interconfederale 9 marzo 2018: Contenuti e indirizzi delle relazioni industriali a della contrattazione collettiva;

    sebbene le molteplici difficoltà tecnico-politiche non abbiano facilitato l'attuazione del succitato articolo 39 della Costituzione, il rischio di determinare effetti prociclici di riduzione salariale, in una fase persistente e tutt'altro che conclusa di crisi da insufficienza della domanda, genera la necessità di un intervento di sostegno alla contrattazione collettiva, attraverso l'introduzione della misura del salario minimo in parola, anche al fine di evitare conseguenze negative di vasta portata;

    si ricorda che in Italia – uno dei pochi Paesi storicamente privo di un salario minimo di fonte legale, dal 2015 introdotto anche in Germania e che si attesta per l'anno 2018 a 1.497,80 euro mensili e in linea con quello francese stabilito per l'anno 2018 a 1.498,50 euro mensili (fonte Eurofound, Industrial relations. Statutory minimum wages 2018) – esiste un salario minimo di fonte giurisprudenziale, che ha affermato il diritto delle persone che lavorano a percepire i minimi salariali previsti dai contratti collettivi attraverso l'interpretazione combinata dell'articolo 36, primo comma, della Costituzione e dell'articolo 2099, secondo comma, del codice civile;

    detto «salario minimo» si riscontra anche in normative settoriali, in funzione anti-dumping, che riconoscono alla contrattazione collettiva nazionale, posta in essere da soggetti sindacali e datoriali altamente rappresentativi, il ruolo di garantire una genuina ed effettiva concorrenza tra le imprese;

    tra i suddetti settori si ricordano:

     a) il settore degli appalti pubblici, che, ai sensi delle disposizioni contenute nel codice dei contratti pubblici, di cui al decreto legislativo n. 50 del 2016, impone ad appaltatori e sub-appaltatori, quale condizione indispensabile per l'ammissibilità dell'offerta e per l'aggiudicazione dei lavori, di applicare integralmente i trattamenti economici e normativi dei contratti collettivi stipulati dalle associazioni dei lavoratori e dei datori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale il cui ambito di applicazione sia strettamente connesso con l'attività oggetto dell'appalto pubblico o con l'attività prevalente;

     b) le società cooperative nelle quali il rapporto mutualistico abbia ad oggetto la prestazione di attività lavorative da parte del socio;

    tuttavia, al di fuori delle sopra citate «norme settoriali», per la generalità del lavoro al di fuori del settore cooperativo non esiste uno strumento che dia certezza del diritto ai datori di lavoro e ai lavoratori, che contrasti efficacemente forme di competizione salariale al ribasso e che garantisca dunque la correttezza della competizione concorrenziale sul mercato da parte delle imprese;

    non può essere ulteriormente disatteso il tema della retribuzione proporzionata e sufficiente richiesta dall'articolo 36, comma 1, della Costituzione, senza pregiudicare l'eventuale volontà del Parlamento di dare una soluzione generale al problema dell'efficacia generale dei contratti collettivi, secondo le previsioni dei commi secondo, terzo e quarto dell'articolo 39 della stessa Costituzione; l'osservanza dei minimi contrattuali, previsti dai contratti collettivi, produce effetti positivi sia della deflazione e semplificazione del contenzioso in materia retributiva che grava sulla giustizia del lavoro;

    è necessario sostenere per questa via l'attività di regolazione del mercato del lavoro liberamente compiuta dalle parti sociali, che sono le autorità salariali più idonee allo svolgimento del compito, senza sostituirsi ad essa,

impegna il Governo:

   a valutare l'opportunità di assumere iniziative normative volte a prevedere per tutti i rapporti di lavoro subordinato, un trattamento economico che integri la previsione costituzionale della retribuzione proporzionata e sufficiente, attraverso l'obbligo che non sia inferiore a quello previsto dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative;

   ad assumere iniziative di competenza volte a favorire l'applicazione del contratto collettivo stipulato dalle organizzazioni datoriali e sindacali comparativamente più rappresentative, quale parametro esterno di commisurazione del trattamento economico complessivo che costituisce retribuzione proporzionata e sufficiente ai sensi dell'articolo 36 della Costituzione, nel caso di esistenza di una pluralità di contratti collettivi applicabili;

   ad assumere iniziative normative per garantire l'adeguatezza nel tempo del trattamento economico complessivo che costituisce retribuzione proporzionata e sufficiente, attraverso il richiamo ai contratti collettivi e in via sussidiaria mediante l'incremento automatico dell'importo fissato per legge, incrementato annualmente sulla base delle variazioni dell'indice Ipca, al netto dei valori energetici, rilevato nell'anno, con l'effetto di conservare alle parti sociali il ruolo di autorità salariali e di conservare – in caso di contrasto tra esse – un valore adeguato all'importo che il legislatore avrà considerato costituire attuazione dell'articolo 36, primo comma, detta Costituzione.
(7-00216) «Segneri, Siragusa, Costanzo, Giannone, Pallini, Cubeddu, De Lorenzo, Ciprini, Davide Aiello, Bilotti, Invidia, Tripiedi, Tucci, Vizzini».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   BARATTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   per ottenere l'abilitazione alla professione forense, com'è noto, è tuttora necessario svolgere con profitto la pratica professionale per 18 mesi continuativamente come previsto dalla legge 247 del 2012;

   tale periodo di formazione e lavoro continua ad essere svolto da migliaia di giovani laureati in giurisprudenza per i quali rappresenta il primo accesso al mondo del lavoro;

   è alle cronache, altresì, la drastica riduzione del numero degli iscritti alle facoltà di giurisprudenza italiane e, conseguentemente, ai registri della pratica professionale che hanno di recente suscitato l'allarme degli ordini professionali e dei professionisti stessi;

   il crollo delle iscrizioni è principalmente da imputarsi alle condizioni di lavoro alle quali sono costretti i praticanti avvocato, che, nella maggior parte dei casi, attendono anni prima di ottenere l'abilitazione senza poter sperare in una prospettiva economica dignitosa;

   la figura del praticante è invocata come necessaria dai professionisti;

   il codice deontologico degli avvocati, all'articolo 40, prevede che ai collaboratori, durante il periodo di pratica professionale, sia riconosciuto un corrispettivo che possa costituire gratificazione economica sufficiente al praticante che presta la propria opera presso uno studio professionale;

   tale norma è oggi l'unica forma di tutela che i praticanti avvocato possano vantare per ottenere un trattamento economico minimo dignitoso. È altresì noto che questa venga di consueto ignorata, costringendo migliaia di giovani laureati a non avere il riconoscimento dovuto o, in alcuni casi, nessun riconoscimento economico;

   il cosiddetto contratto di Governo aveva previsto un preciso intervento sul punto;

   alla luce di ciò, si rende necessario un immediato intervento normativo che abbia due finalità: a) garantire il più rapido accesso alla professione attraverso una modifica sostanziale dei tempi di svolgimento delle prove scritte o delle stesse modalità d'esame; b) stabilire condizioni economiche minime che garantiscano la dignità professionale di coloro che intendono iniziare il percorso di pratica professionale –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda adottare con urgenza iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, per favorire il raggiungimento di una soluzione adeguata alle richiamate problematiche.
(4-02582)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE, FIDANZA e ROTELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la notte tra sabato 9 e domenica 10 marzo 2019, due autisti in servizio su un autobus FlixBus della linea Firenze/Barcellona, sono stati vittime di un gravissimo quanto deprecabile episodio;

   dopo il confine, all'altezza di La Turbie, la polizia transalpina ha fermato il mezzo per alcuni controlli anti-immigrazione;

   a quanto risulta agli interroganti, sul mezzo erano presenti anche cittadini italiani;

   le operazioni si svolgono di norma piuttosto brevemente. Diversamente da quanto accade di solito, il bus è stato trattenuto per oltre due ore, dalle ore 23,15 alle ore 01,30 circa, fornendo quale unica giustificazione la presenza di passeggeri irregolari;

   terminati i controlli, il mezzo – con ancora gli utenti a bordo, tra cui alcuni bambini comprensibilmente spaventati – è stato scortato all'aeroporto di Nizza, senza effettuare la fermata prevista a Gare Routiere. Agli interroganti risulta sia salito a bordo dell'autobus un agente della polizia francese;

   giunti allo scalo aeroportuale, viaggiatori e autisti sono stati fatti scendere ed il bus è stato chiuso a chiave. I passeggeri hanno continuato il viaggio, mentre gli autisti sono stati condotti negli uffici della polizia di frontiera dove è stato notificato loro lo stato di fermo;

   i due autisti sono stati trattenuti dalle 02,00 alle 15,00 di domenica 10 marzo. A quanto risulta agli interroganti sono stati sottratti loro oggetti personali, telefoni, denaro, cinture e lacci delle scarpe. È stata negata anche la possibilità di bere acqua e fare una telefonata. Sono stati rinchiusi in due stanze separate e, la mattina successiva, sarebbero stati interrogati senza la presenza di un avvocato;

   una volta rilasciati dalle autorità francesi, intorno alle 16:00 di domenica, è stato spiegato loro di essere sospettati di aver favorito l'immigrazione clandestina, ma non è stato fornito alcun documento e/o verbale sull'accaduto;

   ad avviso degli interroganti quanto accaduto, oltre ad aver compromesso serio e illegittimo il nucleo primario dei più basilari diritti e libertà personali dei due autisti, vittime di un vero e proprio sopruso, rappresenta una grave e inaccettabile violazione dei principi cardine del diritto dell'Unione europea nonché dei diritti fondamentali garantiti dai Trattati e dalle più importanti Convenzioni internazionali –:

   se il Governo sia stato informato dalle autorità francesi dei gravi fatti di cui in premessa e, per quanto di competenza, se intenda porre in essere iniziative al fine di tutelare i diritti dei cittadini italiani coinvolti.
(5-01748)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta orale:


   BRAGA, MORASSUT e MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   nella sera di domenica 24 marzo 2019 un nuovo incendio ha interessato un impianto di trattamento rifiuti a Roma: dopo il Tmb Salario ad andare a fuoco è l'impianto Ama di Rocca Cencia;

   i vigili del fuoco e la protezione civile sono intervenuti anche con mezzi speciali per la rilevazione di sostanze tossiche e hanno lavorato fino a notte con gli autorespiratori, per spegnere le fiamme e cercare altri focolai nella massa di immondizia, al fine di scongiurare il rischio che il rogo potesse riprendere vigore e limitare l'impatto dell'incendio sugli abitanti del quartiere limitrofo;

   la procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine in relazione all'incendio del Tmb di Rocca Cencia, ipotizzando al momento il reato di incendio colposo;

   ancora non è chiaro in che misura le fiamme abbiano danneggiato l'attività dell'impianto di Rocca Cencia, che al momento risulta inutilizzabile; tale impianto è fondamentale per la gestione del ciclo dei rifiuti della Capitale, tanto più dopo che il Tmb di via Salaria, l'unico altro impianto di proprietà pubblica di Ama, risulta inutilizzabile a seguito dell'incendio verificatosi l'11 dicembre 2018;

   anche sull'incendio al Tmb Salario la procura di Roma ha avviato da tempo un'indagine ipotizzando una fattispecie colposa;

   nella XVII legislatura, la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati aveva restituito, attraverso un'approfondita relazione sul ciclo dei rifiuti nel Lazio e a Roma capitale, una situazione a costante rischio di emergenza per la città di Roma, a causa della strutturale debolezza del ciclo di gestione dei rifiuti, aggravata dai ritardi e dalle inadempienze che si sono verificate in questi ultimi mesi per responsabilità del comune di Roma e di Ama;

   come si evince da un articolo apparso su Il Messaggero del 25 marzo 2019 la sindaca di Roma Virginia Raggi, già l'11 dicembre 2018 a seguito dell'incendio che aveva interessato il Tmb Salario, aveva chiesto aiuto ai Ministeri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, della difesa e dell'interno perché fornissero la sorveglianza dell'esercito e delle forze dell'ordine degli impianti di trattamento dei rifiuti;

   più volte e pubblicamente il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare Sergio Costa ha affermato che il Governo avrebbe inviato forze di polizia per la sorveglianza «h24» e per la prevenzione di possibili reati ambientali che potessero riguardare gli impianti di gestione rifiuti siti su tutto il territorio nazionale a rischio incendio o sabotaggio –:

   quali iniziative concrete siano state messe in atto dai Ministri interrogati, per quanto di competenza, anche a seguito della richiesta di aiuto annunciata dalla sindaca di Roma, in merito alla sorveglianza degli impianti di trattamento rifiuti sul territorio nazionale, e nello specifico dell'impianto Tmb di Rocca Cencia di proprietà dell'Ama e di altri impianti presenti nel territorio della città di Roma.
(3-00643)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BRAGA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la tempesta Vaia, che si è abbattuta nel Nord-Est tra il 27 e il 29 ottobre 2018, con la sua furia di venti di oltre 200 chilometri l'ora, ha provocato la distruzione completa di 41.491 ettari di boschi. Si tratta di oltre 8,6 milioni di metri cubi di legname, 7 volte la quantità di tronchi da sega in media lavorati annualmente in Italia;

   il danno economico che si aggira sui 630 milioni di euro, dei quali 434 milioni solo di massa danneggiata, secondo una recente stima dell'università di Padova, che tiene in considerazione anche le perdite di valore per il settore produttivo e per l'ambiente;

   la tempesta Vaia è stato «l'evento di maggior disturbo verificatosi in Italia a discapito degli ecosistemi forestali», come si evidenzia nel primo Rapporto sullo stato delle foreste e del settore forestale in Italia (Raf);

   le aree maggiormente colpite da Vaia ricadono in Trentino Alto Adige, dove sono stati 22.000 gli ettari di boschi distrutti, a seguire il Veneto con 12.000 ettari, e inoltre 4.000 gli ettari di alberi abbattuti in Friuli Venezia Giulia e Lombardia;

   ma gli esperti non si limitano a contare i danni e suggeriscono interventi necessari alla gestione futura delle aree danneggiate. L'asportazione del legno morto in tempi brevi consentirà di recuperare in parte il valore economico residuo del legno e a preservarne in parte le caratteristiche tecnologiche. Un intervento che dovrebbe limitare anche il pullulare di insetti «scolitidi», quelli che attaccano il legno e lo divorano, ma anche a mitigare il pericolo di incendi;

   la pianificazione forestale dell'area dovrà essere rivista, adeguando le previsioni di prelievo per i prossimi 15-20 anni e attenzione dovrà essere posta anche alla gestione della fauna selvatica al fine di sostenere il più possibile la rinnovazione naturale, favorendo una diversificazione compositiva e strutturale dei boschi per renderli sempre più resistenti e resilienti a questi eventi estremi che si verificheranno sempre più frequentemente in relazione ai cambiamenti climatici;

   questa catastrofe ha un grossissimo impatto economico per i territori interessati, mettendo in ginocchio la già fragilissima economia montana e i comuni interessati dalla tempesta: «Per almeno trent'anni non potremo più tagliare le piante e vendere legname — avvertono i presidenti delle Regole montane che gestiscono da secoli quei boschi — accuseremo danni per milioni di euro, visto che i nostri abeti rossi, e anche bianchi, erano pregiati. Due giorni prima del disastro all'asta valevano 150 euro al metro cubo, adesso potrebbero essere valutati da 60 a 20 ma anche zero euro. Scatterà infatti la speculazione edilizia, le segherie austriache aspettano di vederci alle strette. I tronchi danneggiati e i rami saranno invece destinati agli impianti di biomasse, che pagano in genere 3 euro al quintale» –:

   quali iniziative urgenti abbia messo in campo o intenda assumere, per quanto di competenza, il Ministro interrogato per la tutela dei boschi superstiti dalla tempesta Vaia nelle regioni colpite, per il mantenimento della varietà naturale delle specie arboree e per la salvaguardia dalla già paventata speculazione sul prezzo del legno e dal punto di vista edilizio contro il consumo di suolo e il dissesto idrogeologico.
(5-01749)


   RADUZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   dalla classificazione del comune di Conselve dal 2007 risulta che lo stesso è collocato in zona A di alta criticità per le polveri PM10, con densità emissiva PM10 compresa fra 7 e 20 t/a/ km2;

   l'Arpav dal 2005 ha avviato nell’«area ambiente Bonollo» il monitoraggio periodico con campionamenti passivi della qualità dell'aria «outdoor» con finalità di valutare lo stato della troposfera a livello del suolo in relazione agli apporti dell'attività produttiva;

   lo stabilimento della distilleria Bonollo, ubicato a ridosso di quartieri residenziali nelle vicinanze del centro cittadino, è da anni oggetto di continue rimostranze e proteste da parte dei cittadini residenti nei dintorni e nel resto del paese e ciò a causa dei seguenti problemi:

    continue esalazioni maleodoranti particolarmente intense e di sostanze traccianti inquinanti connesse all'attività della distilleria Bonollo (fra le quali, metanolo e alcol etilico sostanze cancerogene di 1° classe fonte Iarc);

    emissioni rumorose persistenti, con soventi intensificazioni nelle ore notturne;

    depositi nell'area circostante di polveri nere;

    sversamenti di liquami nei terreni e fossati confinanti;

   si sono verificati negli anni diversi sversamenti e recentemente due importanti episodi sono stati denunciati dai cittadini e verificati da Arpav e forze dell'ordine;

   la continuità ed elevata intensità di esalazioni odorigene (malori, fastidi alla gola e agli occhi) e sversamenti si ritiene possa essere indice di inquinamento ambientale con emissioni di sostanze tossiche pericolose per la salute umana;

   sono stati indirizzati vari esposti e segnalazioni alla procura della Repubblica;

   nel corso degli anni la distilleria è stata oggetto di varie modifiche e di un importante intervento di ampliamento approvato dal comune con delibera n. 78 del 9 luglio 2012;

   tale progetto di riqualificazione prevede un imponente aumento volumetrico e produttivo. Pare sia previsto anche l'avvio di uno o due cogeneratori, ma non è possibile essere più precisi, in quanto, nonostante le ripetute richieste di accesso agli atti, la documentazione non è mai stata prodotta –:

   se il Ministro sia a conoscenza del problema specifico dell'azienda sita in Conselve e di quali dati disponga circa la sussistenza di analoghe realtà di aziende insalubri di prima classe site in contesto urbano;

   se intenda promuovere una verifica da parte del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente e una divulgazione completa dei dati acquisiti allo scopo di accertare che la presenza dell'attività di tale azienda non stia creando danni alla salute pubblica;

   se il Governo intenda adottare iniziative normative per definire una regolamentazione più stringente delle valutazioni di impatto ambientale delle aziende insalubri, in modo particolare collocate presso zone residenziali.
(5-01761)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZANICHELLI, CARBONARO, PARENTELA, GRIPPA e DE GIROLAMO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   con il termine «sito contaminato» ci si riferisce a tutte quelle aree nelle quali, in seguito ad attività umane pregresse o in corso, è stata accertata un'alterazione delle caratteristiche qualitative delle matrici ambientali suolo, sottosuolo e acque sotterranee tale da rappresentare un rischio per la salute umana;

   la regione Emilia-Romagna ha predisposto il primo piano per la bonifica delle aree inquinate nel lontano 1989, a cui sono susseguiti completamenti, nonché l'attuazione di programmi di finanziamento. Tale pianificazione avrebbe dovuto consentire il finanziamento di numerosi interventi di bonifica e ripristino ambientale dei siti contaminati, considerati prioritari, secondo quanto definito nello stesso piano regionale;

   nell'ambito del riordino della normativa ambientale nazionale, è intervenuto il decreto legislativo n. 152 del 2006 che ha disciplinato la bonifica dei siti contaminati e ha definito le procedure, i criteri e le modalità per lo svolgimento delle operazioni necessarie per l'eliminazione delle sorgenti dell'inquinamento e per la riduzione delle concentrazioni di sostanze inquinanti, in armonia con i princìpi e le norme comunitarie;

   in particolare, l'articolo 199 del suddetto decreto legislativo conferisce alle regioni non solo la competenza per la predisposizione e l'adozione di piani regionali di gestione dei rifiuti, ma al comma 6 definisce chiaramente che costituiscono parte integrante del piano regionale anche i piani per la bonifica delle aree inquinate;

   va poi rilevata anche la circolare del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare prot. n. 4635 del 23 marzo 2018, concernente «Linee d'indirizzo per la corretta attuazione dell'articolo 199 del decreto legislativo n. 152 del 2006 relativo ai Piani Regionali di gestione dei rifiuti», in cui viene specificato che in caso di aggiornamenti dei piani regionali dei rifiuti, la regione debba anche aggiornare, in parallelo, la parte speciale inerente ai piani per la bonifica delle aree inquinate;

   nonostante il piano regionale di gestione dei rifiuti sia stato approvato con delibera n. 67 del 3 maggio 2016, allo stato attuale, la regione Emilia-Romagna non dispone ancora di un nuovo piano regionale per la bonifica delle aree inquinate;

   30 anni senza un nuovo piano regionale hanno comportato una sorta di frammentazione nelle azioni di bonifica in Emilia-Romagna in quanto si è operato e si sta operando (centinaia di siti inquinati con procedura aperta), senza una visione strategica complessiva;

   nell'agenda globale per lo sviluppo sostenibile, adottata dall'Onu nel 2015, tra gli obiettivi strategici da raggiungere entro il 2030 rientra anche quello della protezione del suolo (Goal 15: «Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell'ecosistema terrestre, gestire sostenibilmente le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e far retrocedere il degrado del terreno, e fermare la perdita di diversità biologica»);

   l'articolo 117, quinto comma della Costituzione, prevede il potere sostitutivo dello Stato in caso di inadempienza delle Regioni nell'attuazione ed esecuzione degli accordi internazionali e degli atti dell'Unione europea, e secondo l'interpretazione prevalente, essa disciplina un caso di sostituzione nell'esercizio di funzioni legislative delle regioni, da attuarsi mediante atti di rango primario e secondario, nel rispetto delle procedure prescritte da una legge dello Stato;

   l'articolo 120, secondo comma 4 della Costituzione prevede il potere del Governo di sostituirsi agli organi delle regioni, delle città metropolitane, delle province e dei comuni, nel caso di mancato rispetto di norme e trattati internazionali o della normativa comunitaria, oppure di pericolo grave per l'incolumità e la sicurezza pubblica;

   in particolare, il comma 9 dell'articolo 199 del decreto legislativo n. 152 del 2006 prevede che, in caso di mancata approvazione o adeguamento del piano regionale di gestione dei rifiuti (di cui sono parte integrante i piani per la bonifica), il Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare diffida gli organi regionali competenti a provvedere entro un congruo termine e, in caso di ulteriore inerzia, adotta, in via sostitutiva, i provvedimenti necessari all'elaborazione e approvazione o adeguamento del piano regionale –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa;

   se il Governo non ritenga di valutare se sussistono i presupposti per adottare le iniziative di competenza, ai sensi dell'articolo 199, comma 9, del decreto legislativo n. 152 del 2006, al fine di pervenire, al più presto, all'adeguamento del suddetto piano regionale di gestione dei rifiuti, con particolare riguardo alla parte relativa alla bonifica delle aree inquinate.
(4-02584)


   MAZZETTI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella serata del 24 marzo 2019, si è sprigionato un incendio nell'impianto di trattamento rifiuti di Rocca Cencia a Roma, l'ultimo Tmb di proprietà dell'Ama (la municipalizzata dei rifiuti cittadina);

   già nella notte tra il 10 e l'11 dicembre 2018, un vasto incendio aveva distrutto lo stabilimento dell'Ama di via Salaria a Roma, per il trattamento meccanico-biologico dei rifiuti indifferenziati;

   l'incendio avrebbe interessato una porzione circoscritta della struttura, un capannone di circa duemila metri quadrati;

   sono da capire l'entità del rogo e gli eventuali danni riportati dall'impianto stesso, nonché le cause dell'incendio. Sono comunque al lavoro squadre dell'Arpa per monitorare la qualità dell'aria;

   a preoccupare, nei minuti successivi al rogo, è la coltre di fumo che si è addensata sulla zona. Molti residenti raccontavano di un odore acre che rendeva impossibile tenere aperte le finestre degli edifici circostanti;

   a tarda sera le fiamme sono state spente e nelle prossime ore si dovrà proseguire con il lavoro di smassamento e raffreddamento dei rifiuti interessati dal rogo. Da valutare, inoltre, se il sito potrà rimanere aperto e quale saranno le conseguenze sulla raccolta dei rifiuti della Capitale, già in forte sofferenza;

   si ricorda che, secondo un parere dei mesi scorsi dell'Arpa Lazio sul medesimo impianto Ama di Rocca Cencia, l'impianto è diventato una discarica. Le «rilevanti criticità» emerse dai controlli dell'agenzia ambientale regionale, hanno «bocciato» in toto la gestione del Tmb. Produce rifiuti «che presentano ancora caratteristiche di putrescibilità»; l'immondizia non è «biologicamente stabile» e andrebbe riprocessata per essere correttamente smaltita –:

   se il Governo non ritenga di avviare opportune verifiche, nell'ambito delle proprie competenze anche promuovendo una verifica da parte del Comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente e dei vigili del fuoco, al fine di escludere rischi per la popolazione residente nelle aree interessate dall'incendio e garantire la tutela della salute pubblica e dell'ambiente.
(4-02586)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta immediata:


   FRATOIANNI e FORNARO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   il 25 gennaio 2019, in risposta all'interpellanza urgente n. 2/00231, nella quale si chiedevano notizie in merito alla concessione in uso della Certosa di Trisulti, di proprietà demaniale, all'associazione Dignitatis humanae institute e, in particolare, rispetto alla volontà della stessa, così come più volte dichiarato a mezzo stampa, di utilizzare l'abbazia quale sede di rappresentanza del movimento politico internazionale guidato da Steve Bannon («The Movement»), di stampo cattolico fondamentalista, nazionalista e populista, facendo della Certosa una scuola di formazione politica internazionale per «difendere le radici cristiano-giudaiche dell'Occidente», il Sottosegretario Gianluca Vacca rispondeva testualmente: «Le dichiarazioni del rappresentante legale dell'associazione, asseritamente riportate dalla stampa, comunque, non formano parte dell'offerta presentata e del progetto di valorizzazione allegato e non trovano disciplina alcuna nell'ambito della concessione stipulata»;

   in un'intervista al quotidiano La Verità del 18 febbraio 2019, così come in altri articoli e interviste, Benjamin Harnwell, che dirige il Dignitatis humanae institute, ha affermato di aver menzionato «attività di formazione dei politici» in risposta al bando ministeriale e ribadito l'intenzione di voler fare di Trisulti un'accademia che mira a riaffermare la radice giudaico-cristiana della civiltà occidentale, traducendo questo concetto in politica;

   a parere degli interroganti, tutto ciò nulla ha a che fare con le finalità dell'avviso pubblico per l'individuazione di enti non lucrativi cui affidare la concessione in uso dei beni messi a bando, tra cui la Certosa, volte a garantire lo svolgimento di attività di tutela, di promozione, di valorizzazione o di conoscenza del patrimonio culturale;

   ad avviso degli interroganti, il Ministero per i beni e le attività culturali dovrebbe chiarire definitivamente se può essere consentito che in un monumento nazionale si svolgano attività «private» di formazione politica;

   sempre a parere degli interroganti il Dignitatis humanae institute non avrebbe i requisiti necessari in base al bando ministeriale per la gestione della Certosa di Trisulti, per cui sarebbe opportuno disporre i necessari approfondimenti al fine di riconsiderare la concessione del bene –:

   se il Ministro interrogato, considerato quanto già affermato dal Sottosegretario Gianluca Vacca a nome del Governo in risposta all'interpellanza urgente n. 2/00231, non intenda chiarire quali siano gli orientamenti del Ministero per i beni e le attività culturali in ordine alla revoca della concessione, qualora sia confermata l'intenzione del Dignitatis humanae institute di fare della Certosa di Trisulti la sede di una scuola di formazione politica internazionale di stampo sovranista.
(3-00648)


   TESTAMENTO, CARBONARO, ACUNZO, AZZOLINA, CASA, GALLO, VILLANI, TUZI, NITTI, MARZANA, TORTO, BELLA, FRATE, MELICCHIO, MARIANI e LATTANZIO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   la legge 22 luglio 2014, n. 110, all'articolo 1, con l'inserimento dell'articolo 9-bis al codice dei beni culturali e del paesaggio, riconosce le figure professionali di archeologo, archivista, bibliotecario, demoetnoantropologo, storico dell'arte, antropologo fisico, esperto di diagnostica e di scienze e tecnologia applicate ai beni culturali;

   a quasi cinque anni dall'approvazione della legge, non sono stati ancora redatti i decreti attuativi contenenti i criteri per la definizione dettagliata dei requisiti professionali di ogni categoria. Inoltre, l'evoluzione del settore dei beni culturali ha portato alla nascita di nuove figure professionali, non previste dalla suddetta legge e di fatto ancora ignote al legislatore, ma da diversi anni operative e formate sul campo, come: l'educatore museale, il tecnico museale e divulgatore per i beni naturalistico-scientifici, l'esperto di informatica per i beni culturali, il paleontologo;

   la mancata emanazione dei suddetti decreti attuativi impedisce di fatto la realizzazione degli elenchi nazionali previsti dalla legge, imprescindibili per la regolamentazione delle varie professioni e l'eliminazione delle attuali ambiguità e zone d'ombre. In tal senso gli obiettivi devono essere il riconoscimento e la valorizzazione delle professionalità, al fine di combattere l'annoso e dilagante precariato nel settore dei beni culturali, nonché garantire un'offerta sempre più qualificata –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto e se non ritenga necessario intervenire con urgenza al fine di procedere all'adozione dei decreti attuativi di cui sopra, promuovendo contestualmente il riconoscimento di professioni culturali non previste dalla legge 22 luglio 2014, n. 110, ma che oggi rappresentano una realtà professionale fortemente radicata nel settore.
(3-00649)


   FUSACCHIA. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   la Convenzione quadro del Consiglio d'Europa sul valore dell'eredità culturale per la società, detta la Convenzione di Faro, siglata nel 2005, è entrata in vigore nel giugno 2011 e ad oggi è stata sottoscritta da 23 Paesi aderenti al Consiglio d'Europa e ratificato da 17 Stati;

   l'Italia ha firmato la Convenzione di Faro nel febbraio 2013, ma il processo di ratifica parlamentare si è interrotto nel dicembre 2017 con la fine della XVII legislatura e nella XVIII legislatura risulta ancora in corso;

   la Convenzione di Faro introduce la consapevolezza che la conoscenza e l'uso dell'eredità culturale rientrano fra i diritti dell'individuo a prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità e a godere delle arti sancito nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (Parigi 1948) e garantito dal Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (Parigi 1966);

   l'accessibilità quindi alla cultura e al patrimonio culturale italiano sono fondamentali non solo per lo sviluppo sociale ed economico del Paese, ma anche per contribuire alla creazione di una comunità di valori che favorisca una migliore qualità di vita di tutti coloro che vivono sul territorio italiano;

   la Convenzione è fortemente correlata alla Convenzione Unesco relativa alla protezione del patrimonio culturale e naturale mondiale (1972) e alla Convenzione Unesco sulla salvaguardia del patrimonio culturale immateriale (2003), perché promuove una nuova visione del rapporto tra patrimonio culturale e le comunità che lo custodiscono;

   tra gli appelli affinché sia ratificata la Convenzione, anche quello di Federculture, che ha già raccolto oltre 3.200 firme –:

   quali iniziative il Ministro interrogato stia adottando o intenda adottare per predisporre gli strumenti necessari all'attuazione della Convenzione citata.
(3-00650)

DIFESA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   l'operazione Sophia, ufficialmente denominata European Union Naval Force Mediterranean e conosciuta anche con l'acronimo Eunavfor Med, rischia la definitiva chiusura in assenza di una proroga o di un proprio rilancio con nuove e più appropriate regole d'ingaggio;

   il termine della missione è stato fissato dall'Unione europea al 31 marzo 2019 come riferito da fonti vicine all'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, e del commissario europeo alle migrazioni, Avramopoulos;

   l'Operazione Sophia ha rappresentato un positivo esempio di difesa europea contribuendo attivamente al contrasto del traffico di esseri umani, del commercio illegale delle armi e del contrabbando di petrolio nel Mediterraneo ed ha portato avanti il fondamentale addestramento della guardia costiera libica;

   il comando di questa operazione dell'Unione europea nel Mediterraneo è stato fino ad oggi ricoperto da un ufficiale italiano;

   elogi alla missione sono venuti dallo stesso commissario europeo alle migrazioni, Dimitris Avramopoulos, che ha definito Sophia «una operazione di successo», mentre è unanime è il riconoscimento da parte delle marine dell'Unione europea impegnate fino ad oggi alla capacità di comando italiana della missione;

   il nodo problematico rimane quello delle regole sugli sbarchi dei migranti salvati in mare delle navi che partecipano all'operazione dell'Unione europea, che attualmente prevedono l'Italia come porto di sbarco;

   secondo quanto riferito dall'Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza Federica Mogherini, in assenza di un accordo in sede di Unione europea, la parte in mare della missione Sophia sarà chiusa e il comando della missione – ridotta al solo pattugliamento aereo con 4 velivoli e un drone – verrà trasferito a Bruxelles;

   è evidente che tale prospettiva non è auspicabile per l'Italia che non solo non avrebbe più il comando, ma si troverebbe sola a pattugliare il Mediterraneo e a fronteggiare una nuova eventuale emergenza migranti, visto il perdurare dell'instabilità in Libia e, più in generale, nel Nord Africa;

   la sicurezza nel Mediterraneo significa la sicurezza dei confini meridionali dell'Unione europea ed è interesse di tutti procedere nei piani di stabilizzazione della Libia, anche attraverso il potenziamento delle attività di capacity building a favore della guardia costiera libica e il contenimento dei flussi illegali di migranti -:

   se il Ministro interpellato non ritenga inopportuno che la missione Sophia sia guidata da un altro Paese a svantaggio dell'operatività della missione stessa e degli stessi interessi nazionali dell'Italia;

   quali iniziative intenda assumere per confermare e rilanciare la missione che ricopre un ruolo cruciale, svolto nel Mediterraneo centrale, nel contrasto al traffico di persone, nella formazione della Guardia costiera libica, nel contributo all'embargo sulle armi e nella raccolta di dati significativi per la sicurezza comune.
(2-00316) «Giovanni Russo, Corda, Aresta, Chiazzese, Del Monaco, Ermellino, Frusone, Galantino, Gubitosa, Iorio, Iovino, Rizzo, Roberto Rossini, Traversi, D'Uva».

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   il Fatto Quotidiano con un articolo a firma Giuseppe Pietrobelli, datato 24 marzo 2019, segnala lo stato di completo abbandono nel quale versa attualmente Villa Rodella di Cinto Euganeo;

   la Villa già residenza dell'ex presidente della regione Veneto è stata oggetto di confisca da parte dello Stato, a conclusione del processo «Mose»;

   Giancarlo Galan ha traslocato nell'ottobre 2015;

   da allora l'immobile è affidato al Demanio;

   il degrado dell'edificio è documentato da foto e video;

   nel parco ci sono numerosi punti dove la recinzione è divelta;

   le imposte sono chiuse, ma sul retro è spalancata una porta, che qualcuno ha forzato, due anni fa, e i ladri si sono introdotti;

   nel frattempo però nessuno ha provveduto a ripararla;

   all'interno della villa si trovano cumuli di immondizie;

   il parco si trova in uno stato pietoso, privo di cura e abbandonato;

   quando la confisca ha avuto luogo, da parte dei magistrati della procura di Venezia, lo stabile era stimato circa due milioni e 600.000 euro;

   oggi, nelle condizioni di degrado, in cui si trova, secondo Lucio Trevisan, sindaco di Cinto Euganeo, lo stabile non può valere più di 500-600.000 euro;

   è scandaloso quanto accaduto in questi anni, a causa dell'incuria dell'autorità preposta alla gestione dell'immobile, anche perché enti pubblici, tra cui lo stesso comune di Cinto Euganeo, sarebbero stati interessati a un uso collettivo di Villa Rodella e del suo parco;

   sarebbe interessante sapere se qualcuno sarà mai chiamato a rispondere di tale incuria –:

   se e quali enti pubblici o associazioni si siano dichiarati interessati ad acquisire la gestione a uso pubblico di Villa Rodella;

   se siano state inoltrate segnalazioni alla Corte dei conti per i profili connessi alla verifica di un eventuale danno erariale per mala gestio;

   quali progetti abbia il Governo in relazione a Villa Rodella.
(2-00315) «Zanettin».

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   SARRO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in attuazione del decreto ministeriale del 21 luglio 1998, n. 297, il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria con provvedimento del direttore generale del 3 aprile 2008 (pubblicato nel Bollettino Ufficiale del Ministero della Giustizia n. 11 del 15 giugno 2008) indiceva un concorso interno, per titoli di servizio ed esame, a complessivi 643 posti (elevati successivamente a 1232 di cui 1009 uomini e 223 donne) per la nomina alla qualifica iniziale del ruolo maschile e femminile degli ispettori del corpo di polizia penitenziaria;

   all'esito della suddetta procedura concorsuale veniva approvata la graduatoria definitiva con avviso pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 6 febbraio 2018;

   in attuazione di quanto contemplato dagli articoli 13 e 14 del bando di concorso, i vincitori venivano avviati a frequentare il corso di formazione previsto dall'articolo 8 del decreto ministeriale n. 297 del 1998;

   detto, corso, conclusosi di recente, ha consentito ai vincitori di conseguire la definitiva idoneità alla nomina a vice ispettore nel ruolo degli ispettori del corpo di polizia penitenziaria;

   l'espletamento della procedura concorsuale e dei successivi moduli didattici di formazione, si sono dilatati oltre ogni ragionevole limite temporale, determinando una situazione di forte penalizzazione a danno dei vincitori medesimi che, all'epoca della pubblicazione del bando, avevano nella quasi totalità una età media compresa tra i 35 ed i 45 anni;

   dopo 11 anni, le esigenze familiari sono profondamente mutate sia perché nel frattempo molti degli attuali vincitori hanno operato impegnativi investimenti economici per l'acquisto della casa di abitazione, sia perché i processi di ambientamento scolastico e sociale dei propri figli, utili ad una loro crescita stabile, si sono ampiamente consolidati;

   inoltre l'attesa ultra decennale della chiusura del concorso ha precluso agli interessati la partecipazione a diversi altri concorsi interni (3 per posti di ispettore capo, 2 per posti di aspirante ispettore superiore ed 1 posto di aspirante vice commissario) e, parimenti, l'accesso ai benefici economici e di avanzamento di carriera derivanti dal recente riordino delle carriere riservato a tutte le forze di polizia –:

   quali iniziative di competenza si intendano intraprendere per riconoscere ai vincitori del concorso indetto con provvedimento del direttore generale 3 aprile 2008 la retrodatazione giuridica del passaggio al grado di vice ispettore quanto meno al 2011, rappresentando quest'ultimo il termine fisiologico di conclusione della procedura concorsuale in questione, e per garantire la conferma nella attuale sede di appartenenza ovvero in altra ad essa prossima, anche in deroga alla dotazione organica vigente.
(4-02583)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   il 5 febbraio 2019 è stata presentata l'interrogazione a risposta in commissione n. 5/01389 Bartolozzi e altri, nella quale si chiedeva con tempestività al Ministro interrogato quali iniziative intendesse adottare per superare le gravi criticità connesse ai cantieri esistenti sulla statale 640 che collega Porto Empedocle allo svincolo di Caltanissetta sull'A19 per dare le dovute risposte a imprese e lavoratori dipendenti della società Cmc. Nel medesimo atto di sindacato ispettivo si chiedeva se e in che modo si intendesse garantire la realizzazione di infrastrutture prioritarie per lo sviluppo della Sicilia assicurandone la viabilità; il ritardo nel completamento della stessa sta affliggendo le popolazioni e conducendo al fallimento di molte imprese con conseguente licenziamento di centinaia di lavoratori nelle province economiche già colpite dalla crisi;

   la richiesta di chiarimenti risulta improcrastinabile atteso che il 2 febbraio 2019 circa duemila persone hanno partecipato ad una manifestazione a Caltanissetta per protestare contro il blocco dei lavori per il raddoppio della strada statale 640 Caltanissetta-Agrigento. Tra i promotori vi erano i sindaci del nisseno e dell'agrigentino e i sindacati, con la presenza anche dell'amministrazione comunale di Palermo;

   i lavori sono fermi da diversi mesi in conseguenza delle difficoltà economiche della ditta Cmc di Ravenna, che si era aggiudicata l'appalto;

   invero, la crisi finanziaria della Cmc di Ravenna, quarto gruppo italiano per dimensioni nel settore delle costruzioni, rischia di travolgere tutto. La società è stata ammessa alla procedura di concordato preventivo e la preoccupazione per i lavoratori (e per la conclusione delle opere) è enorme; è oramai una situazione insostenibile che rischia di lasciare a casa centinaia di operai e di mandare in bancarotta decine di imprese sub appaltatrici creditrici di Cmc;

   sussiste il forte rischio di isolare ancora di più i territori di Agrigento e Caltanissetta;

   sono numerose ormai le ditte fornitrici di materiali e altri servizi in subappalto che attendono da troppo tempo di essere pagate dalla Cmc;

   il sindaco di Agrigento Lillo Firetto ha dichiarato: «Ci sono due milioni di siciliani che vengono tagliati fuori da fondamentali linee di comunicazione. Bisogna creare delle condizioni migliori per un territorio gravemente compromesso»;

   «Siamo quasi tremila – ha detto Giovanni Ruvolo, sindaco di Caltanissetta – e chiediamo di potere avere una rete viaria che metta in collegamento i nostri territori, per lo sviluppo dell'economia dei centri interni siciliani. Abbiamo accolto positivamente la ripresa entro febbraio dei lavori – continua Ruvolo – e attendiamo che ciò accada. Intanto, la manifestazione di oggi rappresenta la richiesta al governo nazionale di produrre fatti concreti e non parole»;

   il presidente del Comitato creditori della Cmc, Salvo Ferlito, ha ricordato che, come fornitori e subappaltatori, «abbiamo anticipato enormi capitali, indebitandoci con le banche per far sì che la statale fosse completata. Siamo allo stremo delle forze e senza il saldo delle somme che vantiamo, i cittadini di tutta la Sicilia, non solo nisseni ed agrigentini, non potranno fruire di questa opera. L'Anas ha comunicato che i lavori dovrebbero riprendere a febbraio perché la Cmc pagherà un congruo acconto. Speriamo che il Governo nazionale, che finora non ha detto nulla, si occupi della vicenda»;

   da ultimo il presidente del regione siciliana, Nello Musumeci, in una missiva inviata al Ministro interpellato, ha ricordato come vi siano quaranta aziende messe in ginocchio, e quanto grave sia lo stato di crisi in cui versano le imprese siciliane che operano in subappalto per la Cmc, che in Sicilia è affidataria per la realizzazione di importanti infrastrutture stradali. Il Governatore ha chiesto che «il governo nazionale intervenga sull'Anas per affrontare e risolvere la crisi della Cmc»;

   a fronte delle suddette richieste, si è appreso dalla stampa, senza che i parlamentari nazionali eletti in Sicilia ne abbiano avuto preventiva informazione, che il 12 marzo 2019 il Presidente del Consiglio Conte ed il Ministro interpellato si sono recati in Sicilia per verificare il cantiere dei lavori sulla strada statale 640 che collega Porto Empedocle allo svincolo di Caltanissetta;

   all'esito, non ha sorpreso gli interpellanti apprendere che il Governo starebbe facendo di tutto per sbloccare le opere, fermo restando che non si riesce a comprendere in quale direzione stiano operando. Un nulla di fatto;

   maggiormente aleatorio appare poi l'impegno annunciato dal Ministro interpellato sulla convocazione presso il Ministero di un tavolo sulla crisi finanziaria Cmc e sul completamento della Palermo-Agrigento e della Agrigento-Caltanissetta, a cui siederanno tutti i soggetti interessati. Una soluzione, quella del tavolo di crisi, che appare vieppiù in ritardo rispetto alla prima segnalazione degli interpellanti e con la quale il Governo intende rispondere più che debolmente, senza alcun atto concreto e con evidente spregio dei cittadini, dei lavoratori, delle imprese e delle istituzioni siciliani;

   le «non scelte» finora assunte dal Governo sono state definite in maniera chiara e totalmente condivisibile, nella giornata del 26 marzo 2019, dal presidente della regione Sicilia che, nello specifico all'indirizzo del Ministro interpellato, ha dichiarato: «Toninelli non può continuare a fare passeggiate dall'amaro sapore elettoralistico a poche settimane dalle Europee frequentando quei cantieri che la Regione Siciliana, con una azione tenace e incessante, ha consentito di diventare vivi al termine di un anno di attività e di pressioni nei confronti di Anas e Rfi» –:

   quali iniziative urgenti e concrete il Ministero interpellato intenda adottare per superare le gravi criticità esposte in premessa e dare le dovute risposte alle imprese e ai lavoratori dipendenti, considerando che con la convocazione di un tavolo di crisi nessuna risposta concreta nell'immediato sarà effettivamente garantita;

   se non si intendano assumere le iniziative di competenza per garantire la realizzazione di infrastrutture prioritarie per lo sviluppo della Sicilia nonché assicurare la viabilità, posto che il ritardo nel completamento di tali opere non solo affligge le popolazioni, ma sta conducendo al fallimento di molti subappaltatori e al licenziamento di centinaia di lavoratori nelle province economicamente più colpite dalla crisi.
(2-00318) «Bartolozzi, Prestigiacomo, Siracusano, Germanà, Minardo, Scoma, Cannizzaro, Santelli, Casino, Costa, Cristina, Dall'Osso, D'Attis, Della Frera, Fasano, Fascina, Fatuzzo, Ferraioli, Fiorini, Fitzgerald Nissoli, Gregorio Fontana, Gagliardi, Giacometto, Labriola, Mandelli, Marin, Milanato, Musella, Napoli, Nevi, Novelli».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   nel 1968 la Società Autostrada Tirrenica viene costituita per «la promozione e la progettazione, nonché la costruzione, l'esercizio di una autostrada da Livorno a Civitavecchia e i relativi collegamenti e diramazioni»;

   nel 2003 l'opera è inclusa nell'Intesa generale quadro tra Governo e regione Toscana. Il progetto autostradale avrebbe dovuto avere uno sviluppo complessivo di circa 206 chilometri;

   l'allegato al documento di economia e finanza (Def) 2017, «Connettere l'Italia: fabbisogni e progetti di infrastrutture», ha previsto per il completamento dell'itinerario Livorno-Civitavecchia un'attività di «project review» della soluzione prevista, con valutazione di possibili alternative, inclusa la riqualifica dell'attuale infrastruttura extraurbana principale esistente, la strada statale 1 Aurelia;

   nell'Allegato infrastrutture al Def 2018, è riportato l'intervento «Itinerario Centro Settentrionale Tirrenico – Completamento itinerario Livorno Civitavecchia» (identificato dal codice 10) e con obiettivo della project review «Valutazione delle possibili soluzioni alternative: autostradale in continuità con l'autostrada A12; ampliamento in sede dell'Aurelia e potenziamento della attuale sezione stradale, ad eccezione dei tratti in cui la morfologia dei luoghi e le peculiarità dei territori attraversati suggeriscono l'adozione di soluzioni alternative in variante (come ad esempio per la variante di Albinia)»;

   nel maggio del 2017, l'Italia è stata deferita alla Corte di giustizia dell'Unione europea per la violazione della direttiva comunitaria 2004/18/CE, proprio con riferimento alla proroga della concessione per il completamento e la gestione dell'A-12 rilasciata nel 2009 alla Società Autostrada Tirrenica;

   nei giorni scorsi l'avvocatura generale della Corte di giustizia dell'Unione europea ha espresso un parere, sebbene non vincolante, proponendo alla Corte di dichiarare l'infrazione dell'Italia per aver illegittimamente prorogato dal 2028 al 2046 la concessione dei lavori sulla A12 Civitavecchia-Livorno, condividendo l'impostazione della Commissione europea secondo cui la proroga stabilita nel 2009 costituisce la modifica di un termine essenziale di tale concessione ed equivarrebbe alla conclusione di una nuova concessione di lavori, per la quale avrebbe dovuto essere pubblicato un bando di gara. Il pronunciamento finale della Corte potrebbe rappresentare un ulteriore tassello verso lo smantellamento dell'annoso completamento dell'autostrada A12 attraverso la Maremma;

   il 6 novembre 2017, in risposta all'interrogazione a risposta scritta n. 4-18349 sul progetto di autostrada «della Maremma», l'allora Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti, Riccardo Nencini, comunicava che «Anas si è attivata per sviluppare una proposta di project review del progetto relativo alla realizzazione dei lotti 2, 3, 4 e 5B della strada statale (SS) 1 Aurelia (...) Per il tratto da Grosseto sud ad Ansedonia di circa 40 chilometri (lotti 4 e 5B), dove l’iter approvativo del progetto definitivo presso il Cipe è tuttora in itinere, ha sviluppato una sostanziale rivisitazione del tracciato anche sulla base delle risultanze di riunioni svoltesi il 2 agosto ed il 14 settembre 2017 presso la regione Toscana». Inoltre, riguardo al «tratto da Ansedonia a Tarquinia di circa 40 chilometri, il progetto definitivo redatto da Sat – che prevede l'adeguamento della sede esistente della SS 1 Aurelia ad Autostrada con la suddivisione dell'intervento in due lotti denominati 5A e 6B – già approvato con la citata delibera Cipe n. 85/2012, non risulta oggetto di revisione progettuale (...). Attualmente, è in fase di definizione un protocollo di intesa tra questo Ministero, Anas, regione Toscana, Sat e Autostrade per l'Italia per definire la competenza sulle tratte da adeguare»;

   da Cecina nord a Grosseto si è deciso di puntare sulla variante Aurelia, una superstrada. Per il tratto Grosseto sud-Capalbio, dove si riscontrano le maggiori criticità in ordine alla sicurezza stradale, si chiede di procedere con urgenza all'opera di adeguamento della strada statale 1 Aurelia;

   mentre per il territorio da Grosseto sud fino ad Ansedonia, l'Anas ha predisposto la project review, i 12,5 chilometri di Capalbio restano in un limbo con un progetto approvato dal Cipe nel 2011, che Sat non intende realizzare in quanto troppo oneroso e, di contro, Anas non ha ricevuto alcuna disposizione in merito al project review del lotto 5A di Capalbio;

   la Toscana è la seconda regione con maggior valore di grandi opere incompiute;

   lo sviluppo economico, la crescita e l'occupazione della Maremma passano anche attraverso infrastrutture moderne e sicure, la cui assenza comprometterebbe il futuro della provincia di Grosseto, dell'asse costiero e dell'intera regione, oltre che del Paese;

   il progetto di riqualificazione straordinaria e adeguamento della strada statale 1 Aurelia, con particolare riferimento alla tratta Grosseto-Capalbio, e la previsione di due carreggiate distinte, l'eliminazione degli incroci a raso e la realizzazione delle complanari, con il subentro di Anas a Sat, sono ancora sostanzialmente lettera morta;

   l'8 dicembre 2018, il Governo ha accolto come raccomandazione l'ordine del giorno 9/1334-AR/263 Ripani, Mugnai, per la messa in sicurezza e l'adeguamento della strada statale 1 Aurelia con particolare riguardo alla tratta Grosseto-Capalbio;

   la maremma chiede l'adeguamento della strada statale 1 Aurelia in luogo del completamento dell'autostrada A12 –:

   quali siano gli effettivi intendimenti del Governo riguardo all'infrastruttura viaria di cui in premessa, con particolare riferimento ai territori interessati dai lotti 4 (Grosseto sud-Fonteblanda), 5B (Fonteblanda-Ansedonia) e 5A (Ansedonia-Pescia Romana);

   se non si intenda procedere con sollecitudine agli indispensabili interventi di adeguamento e messa in sicurezza della strada statale 1 Aurelia, attivandosi affinché l'Anas predisponga uno studio di adeguamento e un elaborato della tratta tra Grosseto-Capalbio della medesima strada statale Aurelia;

   quale sia l'attuale situazione delle risorse finanziarie stanziate e disponibili per l'infrastruttura e se dette risorse coprano il fabbisogno necessario ai medesimi suddetti interventi di adeguamento e messa in sicurezza.
(2-00319) «Ripani, Mugnai, D'Ettore, Carrara, Mazzetti, Silli, Bergamini, Sozzani, Ruffino, Orsini, Rossello, Elvira Savino, Sandra Savino, Tartaglione, Versace, Pedrazzini, Pittalis, Polidori, Porchietto, Zanella, Vietina, Zangrillo, Zanettin, Paolo Russo, Saccani Jotti, Squeri, Rosso, Vito, Sisto, Valentini».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   l'Azienda per i trasporti autoferrotranviari del comune (Atac) è l'azienda pubblica concessionaria del trasporto pubblico del comune di Roma;

   nel mese di ottobre 2018 una delle scale mobili della fermata della metropolitana di Roma Repubblica è crollata. Da quella data la fermata della linea A è rimasta chiusa all'accesso e il treno non opera fermate;

   successivamente, nel corso dei mesi anche la fermata Barberini, sulla medesima linea, è stata chiusa a periodi alterni senza alcuna informazione specifica da parte dell'amministrazione, ma secondo alcune ricostruzioni si sarebbe trattato di chiusure per via di verifiche di sicurezza;

   ai disagi per la mobilità urbana già registratisi nel corso di questi mesi per la chiusura della fermata Repubblica se ne sono aggiunti ulteriori a partire dal 21 marzo 2019 dopo un nuovo incidente con le scale mobili della fermata Barberini. Da quella data, oltre alla chiusura delle fermate Repubblica e Barberini, l'amministrazione comunale ha provveduto anche alla chiusura della fermata Spagna, segnando così l'inutilizzo di un importante tratto della linea A della metropolitana di Roma;

   il trasporto pubblico nella Capitale si appoggia, tra le altre, su tre linee metropolitane ipogee: la linea A, la linea B e la linea C. Dalla linea B si estende poi il tronco B1 di recente realizzazione. Le linee storiche sono la A e la B che, collegando rispettivamente la zona nord-ovest con la zona sud-est e la zona sud con la zona nord-est, attraversano di fatto la città incrociandosi in corrispondenza della stazione ferroviaria di Termini;

   le tre fermate della linea A si trovano in una zona assai strategica e centrale della città, la cui chiusura improvvisa e progressiva sta comportando un impatto altamente negativo in primo luogo sulla vita dei cittadini e dei residenti che quotidianamente devono spostarsi nel tragitto casa-lavoro e casa-scuola, nonché sui turisti in visita nella Capitale che devono far fronte ad una mobilità già normalmente difficoltosa e disagevole e, in fine, sugli esercizi commerciali presenti nel vasto perimetro delle aree non più raggiungibili con la linea metropolitana che hanno chiaramente registrato un netto calo dei flussi di vendita;

   il disagio in termini di mobilità è ulteriormente accresciuto dal fatto che le tre fermate insistono in una zona a traffico limitato, il cui accesso è sostanzialmente favorito dal ricorso a mezzi di trasporto pubblico che non risentono del traffico come appunto la metropolitana, mentre appare evidentemente più complicato se si ricorre al trasporto pubblico su gomma per i ben noti ritardi, mancanza di posti a disposizione, scomodità, e altro;

   risulta altresì agli interpellanti che l'amministrazione comunale non ha provveduto ad un adeguato potenziamento dei servizi di trasporto pubblico locale;

   il 25 marzo 2019 il sindaco di Roma, Virginia Raggi, ha informato della rescissione da parte di Atac del contratto con il fornitore della manutenzione degli impianti nelle stazioni della metropolitana «per gravi e inconfutabili ragioni», definendolo altresì «Un atto dovuto, necessario. Chi è responsabile deve pagare. Continueremo a vigilare l’iter passo dopo passo»;

   appare evidente che il monitoraggio eventualmente messo in atto nel corso degli ultimi mesi da parte dell'amministrazione comunale non abbia prodotto particolari risultati, considerato che dopo il primo incidente dell'ottobre 2018 alla fermata Barberini si è registrato un progressivo isolamento del centro storico di Roma attraverso chiusure straordinarie e prolungate delle fermate, con conseguenti disservizi e disagi, dovute, a quanto risulta, a svariate ragioni, tra le quali la difficoltà a reperire i pezzi di ricambio per le riparazioni e la messa in sicurezza delle scali mobili e ritardi nei tempi di consegna delle stesse parti di ricambio e di svolgimento dei lavori;

   è evidente come nella Capitale i residenti, i cittadini, i turisti e in generale ogni utente dei servizi di trasporto pubblico corrano quotidianamente potenziali e preoccupanti rischi per la propria sicurezza e incolumità, oltre ad un sostanziale restringimento del diritto alla mobilità, quanto meno di una parte consistente di quanti vivono, lavorano e studiano a Roma;

   in materia di sicurezza dei sistemi a impianti fissi per il trasporto di massa, incluse le metropolitane, specifiche competenze sono attribuite al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che le esercita tramite gli Uffici speciali trasporti a impianti fissi (Ustif), i quali si occupano, tra l'altro, dell'esame tecnico dei progetti e del nulla osta di sicurezza, con la facoltà di effettuare visite e verifiche tecniche;

   sarebbe a questo punto necessario, oltre che opportuno, che il Governo, svolgesse attentamente gli approfondimenti del caso al fine di fornire al Parlamento ogni utile informazione –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interpellato abbia assunto a seguito della chiusura della fermata della metropolitana di Roma Repubblica, considera anche l'estrema attenzione mediatica rivolta alla vicenda e, in caso contrario, per quali ragioni tali iniziative non siano state assunte;

   se il Ministro interpellato non intenda, nell'ambito delle proprie competenze, promuovere iniziative urgenti volte a favorire l'avvio immediato dei necessari lavori per il ripristino della regolare erogazione dei servizi di trasporto pubblico e la riapertura delle fermate della linea A della metropolitana di Roma, anche in deroga, senza attendere eventuali nuove procedure di gara da parte dell'amministrazione comunale e di Atac, al fine di tutelare la sicurezza degli utenti, dei cittadini, dei residenti e dei turisti, nonché per garantire l'effettivo godimento del diritto alla mobilità e limitare il pesante calo del volume degli affari degli esercizi commerciali di zona;

   se e quali iniziative il Ministro interpellato intenda intraprendere per acquisire elementi circa la gestione della rete di trasporto pubblico della città di Roma, circa i relativi disagi e disservizi, circa le mancate opere e i mancati lavori previsti per ripristinare il regolare servizio di trasporto pubblico, anche al fine di contribuire a chiarire le cause dei ritardi e dei disagi illustrati in premessa.
(2-00320) «Spena, Angelucci, Barelli, Battilocchio, Calabria, Giacomoni, Marrocco, Polverini, Ruggieri, Baldelli, Martino, Rotondi, Aprea, Bagnasco, Baratto, Anna Lisa Baroni, Bendinelli, Benigni, Biancofiore, Bignami, Bond, Brambilla, Brunetta, Cannatelli, Caon, Cappellacci, Carfagna, Casciello, Cassinelli, Cattaneo, Cortelazzo».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MULÈ. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con riguardo all'itinerario Civitavecchia-Orte-Mestre dal 2018 risultano finalmente sbloccate le risorse riguardanti, tra le altre opere, i lavori per la riqualificazione della E45 nel tratto Orte Ravenna;

   per i richiamati lavori è prevista, altresì, l'installazione dei cosiddetti «new jersey», blocchi modulari di calcestruzzo, o plastica, impiegati a fini di sicurezza come spartitraffico o per delimitare le aree di cantiere in via temporanea;

   l'8 agosto del 2008 sulla A4 Torino-Trieste all'altezza di San Donà di Piave, un tir ha investito la barriera new jersey sbriciolandola, invadendo la corsia opposta e causando la morte di 7 persone;

   il 28 luglio 2013 all'altezza del chilometro 32 dell'A16 un bus ha sfondato il guardrail precipitando da un viadotto alto quasi trenta metri causando la morte di quaranta persone. La procura di Avellino ha aperto un fascicolo per strage colposa rivolgendo la propria attenzione anche alle barriere new jersey installate sul tratto autostradale;

   già nel corso del 2018, alcune informazioni sulla inadeguatezza di alcune barriere new jersey sono state pubblicate anche con riguardo a tratti stradali della strada statale 131 vicino a Cagliari;

   un recente servizio televisivo del programma Le Iene ha riportato come le barriere modulari new jersey impiegate spesso non rispettino le indicazioni ai sensi di legge o comunque non siano adeguate al tratto stradale in cui sono installate a causa delle misure della stessa barriera o a causa della misura della carreggiata nella quale vengono impiegate: in taluni casi, infatti, lo spartitraffico necessita di spazi di lavoro ben più ampi rispetto a quanto possibile. Lo stesso servizio televisivo denuncia il montaggio e le condizioni non conformi degli spartitraffico e delle barriere new jersev che rendono ancora più pericoloso il loro impiego;

   attualmente, risulta all'interrogante che sul tratto E45, Orte-Ravenna, per i lavori richiamati, sarebbe stato richiesto l'impiego di spartitraffico new jersey di tipologia W5 che richiede uno spazio minimo di 3,20 metri, ciononostante, in linea con quanto fatto finora con new jersey di larghezza pari a 1,10 metri, i lavori si dovrebbero svolgere con spartitraffico di misura inferiore con i relativi rischi per l'incolumità degli utenti del tratto autostradale;

   il Ministro interrogato raggiunto dai giornalisti del programma televisivo ha dichiarato «Non faremo sconti a nessuno. Questa vostra segnalazione diventa un atto ministeriale, che farà uscire gli ingegneri per andare a fare un bel sopralluogo» –:

   se il Ministro interrogato abbia promosso o adottato l'atto ministeriale di cui in premessa, a quale tipologia corrisponda e se non ritenga opportuno renderlo pubblico sul sito web istituzionale;

   quali iniziative urgenti di competenza il Ministro interrogato intenda assumere, ferma restando l'eventuale attività di verifica e sopralluogo annunciata, al fine di rendere sin da subito più sicura la circolazione su strade e autostrade.
(5-01760)

Interrogazione a risposta scritta:


   FASSINA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in data 18 febbraio 2018 sono stati firmati i contratti per la progettazione esecutiva e i lavori di raddoppio del tratto di linea Bicocca-Catenanuova, parte integrante della nuova linea Palermo-Catania;

   la sottoscrizione degli accordi è arrivata a valle della gara già aggiudicata da Rete ferroviaria italiana;

   la realizzazione del nuovo tracciato, lungo circa 38 chilometri, è stata affidata al raggruppamento temporaneo di imprese (Rti) Salini Impregilo-Astaldi-Sifel-Clf, per un valore di 186 milioni di euro;

   i lavori riguardano la nuova sede ferroviaria, l'armamento, gli impianti di segnalamento e telecomunicazione, le sottostazioni elettriche per l'alimentazione dei treni, la riqualificazione della stazione di Bicocca e la realizzazione di una nuova stazione a Motta Sant'Anastasia. L'attivazione di un primo binario è prevista nel 2020, mentre la fine di tutti i lavori è programmata per il 2022;

   l'opera rientra nel progetto di collegamento veloce Palermo-Catania-Messina ed è la prima in Sicilia tra quelle programmate con la legge «sblocca Italia», che definisce un percorso di accelerazione e semplificazione per la realizzazione di infrastrutture strategiche e urgenti per il nostro Paese;

   terminata la fase di verifica della progettazione esecutiva svolta in nome e per conto di Rfi da Italferr, società di ingegneria del gruppo Ferrovie dello Stato italiane che ha redatto il progetto definitivo e svolge, per l'appalto in questione, funzioni di direzione lavori e di coordinamento della sicurezza in fase di esecuzione, i lavori sono stati consegnati in data 20 dicembre 2018;

   i lavori sono iniziati regolarmente e l'appalto non può essere in alcun modo associato al cosiddetto «decreto sblocca cantieri» approvato recentemente dal Consiglio dei ministri;

   tutto ciò premesso, consta all'interrogante che, in occasione della visita del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti presso l'area di cantiere di Catenanuova, prevista per il 25 marzo 2019, è stata allestita apposita area sulla quale sono stati realizzati un parcheggio provvisorio e ben tre tensostrutture rimovibili, una per ospitare centinaia di visitatori che assisteranno all'evento e altre due per l'erogazione del servizio di catering. La realizzazione delle strutture è stata affidata da Rfi a una società che per essa cura l'organizzazione di eventi, mentre per la realizzazione del parcheggio si è reso disponibile il raggruppamento temporaneo di imprese che sta realizzando l'opera, che così mette a disposizione uomini e mezzi altrimenti dedicati ai lavori previsti dall'appalto –:

   a quanto ammontino le spese complessive sostenute da Rfi in occasione della visita del Ministro interrogato presso il cantiere di Catenanuova e se non ritenga di dover comunque adottare iniziative affinché in occasione di visite istituzionali e sopralluoghi, sia assicurata una maggiore sobrietà, vieppiù richiesta alle istituzioni e al Governo.
(4-02587)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   MENGA, FARO, PARENTELA e LATTANZIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Centro di accoglienza richiedenti asilo di Borgo Mezzannone, in provincia di Foggia, sulla scorta delle dichiarazioni rese dallo stesso Ministro interrogato a mezzo stampa, rientrerebbe nell'elenco delle mega-strutture di accoglienza prossime allo smantellamento;

   i dati ufficiali forniti dalla questura di Foggia registrano al momento la presenza di circa 143 migranti all'interno del Cara, su una capienza compresa tra 600 e 650 posti. Ciò che desta maggiore preoccupazione, allo stato, sono i migranti residenti nell'adiacente baraccopoli abusiva, cosiddetta «Pista», un vero e proprio ghetto di difficile censimento, dove vivono, relegati in condizioni disumane di povertà e precarietà uomini, donne e bambini di etnie diverse, il cui numero è di all'incirca 10 volte superiore a quello degli ospiti del Cara;

   episodi di criminalità e violenza all'interno della «Pista» continuano a consumarsi inesorabilmente, nonostante il sequestro preventivo di alcuni edifici ed ambienti, centri nevralgici di svariate attività illecite quali lo spaccio di stupefacenti, la prostituzione, il caporalato, ricettazione e la rivendita di beni rubati, messo a punto nelle scorse settimane dalle forze dell'ordine su ordine della Procura della Repubblica di Foggia.

   in un simile clima di precarietà e di allarmismo riecheggiano sui quotidiani regionali gli appelli delle organizzazioni sindacali e dei 70 dipendenti delle aziende che detengono i servizi di pulizia, assistenza e refezione all'interno della struttura: «Si a immigrazione controllata, no a perdita dei posti di lavoro» e ancora «Dignità è mantenere il posto di lavoro» sono questi gli striscioni che sventolano dinanzi ai cancelli del Cara –:

   quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato circa la tutela e la ricollocazione degli attuali ospiti del Cara di Borgo Mezzanone, e se alla luce degli innumerevoli episodi di criminalità perpetratisi all'interno della baraccopoli abusiva non ritenga necessario e indifferibile assumere iniziative, per quanto di competenza, per procedere all'integrale smantellamento della stessa, al fine di spezzare il circuito fra criminalità, sfruttamento delle persone e mancato riconoscimento dei diritti umani, restituendo sicurezza e dignità al territorio e a chi lo abita.
(3-00642)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

I Commissione:


   GEBHARD e TOCCAFONDI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 3 del 2019 (cosiddetta, «spazzacorrotti») ha ampliato l'ambito di applicazione della normativa previgente in materia di obblighi a carico di fondazioni, associazioni e comitati, equiparando le stesse ai partiti e movimenti politici qualora gli organi direttivi siano composti, in tutto o in parte, da membri di organi di partiti o movimenti politici, ovvero persone che siano o siano state, nei dieci anni precedenti, membri del Parlamento nazionale o europeo o di assemblee elettive regionali o locali;

   tale modifica comporta una serie di conseguenze molto serie e gravi;

   in primis essa determina l'equiparazione ai partiti politici di realtà le cui finalità sono spesso di utilità sociale e non lucrative, comportando l'obbligo per gli stessi di adempiere integralmente alla normativa sul finanziamento dei partiti, la quale prevede, in caso di inadempienze, non solo provvedimenti di natura amministrativa (multe) ma anche penali (carcere per gli amministratori);

   la platea dei soggetti viene ulteriormente estesa ai comitati (non, peraltro, alle società a responsabilità limitata, come la Casaleggio Associati);

   sono innumerevoli gli enti benefici, le associazioni sportive, culturali e sociali che mantengono letteralmente in piedi il nostro Paese; sono molti, specie nei piccoli centri, quelli nei cui consigli direttivi è coinvolto qualcuno che nei dieci anni precedenti è stato impegnato nelle istituzioni. Questi enti si troverebbero di punto in bianco non solo a dover rispettare una serie infinita di adempimenti burocratici, ma anche a redigere bilanci come fanno i partiti (ad esempio, con l'obbligo – molto costoso – della certificazione da parte di società di revisione esterne) e a depositarli presso la Commissione di garanzia dei partiti presso la Camera dei deputati;

   con tale norma, di fatto, ad avviso degli interroganti si considerano tutti coloro che hanno prestato il proprio servizio nelle istituzioni alla stregua di «appestatori» (limitandone, nei fatti persino la libertà di assumersi responsabilità nel volontariato), rischiando di criminalizzare come potenziali corruttori moltissimi volontari che gratuitamente prestano ogni giorno la propria opera per il bene comune;

   unica logica sottesa dalla norma appare essere agli interroganti quella punitiva e di discredito verso l'intera classe politica –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare al fine di correggere un dettato normativo altamente lesivo della possibilità di continuare a svolgere la propria funzione per fondazioni associazioni e comitati, caratterizzata da una logica di discredito, oltre che punitiva, nei confronti della politica tutta, e che pare agli interroganti possa avere anche profili di incostituzionalità.
(5-01753)


   SISTO e MULÈ. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la caserma dei vigili del fuoco di Albenga versa, ormai da anni, in condizioni di assoluta precarietà e necessita di interventi urgenti di adeguamento strutturale e impiantistico;

   crepe nei muri, infiltrazioni, impianto elettrico guasto e scarsa sicurezza sono solo alcuni dei disagi che i vigili del fuoco della caserma citata sono costretti a vivere quotidianamente, tanto che, in situazioni di avverse condizioni meteorologiche, i vigili del fuoco devono fronteggiare gli allagamenti della sede, oltre a quelli di strade, abitazioni ed esercizi commerciali;

   i vigili del fuoco di Albenga hanno più volte denunciato lo stato di precarietà della struttura, invocando l'aiuto e il sostegno di tutte le autorità e sensibilizzando anche le autorità locali e i sindaci dei territori interessati;

   in riferimento all'immobile citato – per una parte di proprietà provinciale e per una parte dello Stato – la provincia di Savona, con determinazione n. 4320 del 14 dicembre 2018, ha aggiudicato a una ditta i lavori relativi al rifacimento dell'impermeabilizzazione della copertura e dei cornicioni per la parte di caserma di competenza della medesima provincia;

   nello specifico gli interventi (per un importo inclusivo di iva pari ad euro 39 mila euro circa) verranno eseguiti, come da accordi presi durante i sopralluoghi effettuati, a seguito del completamento dei lavori realizzati direttamente dal Ministero competente, per la parte di copertura riguardante l'edificio di proprietà statale e, soltanto a seguito di tale intervento, verrà realizzato, compatibilmente con le risorse di bilancio 2019, il risanamento dei locali interni di competenza della provincia;

   preso atto della assoluta e indiscussa rilevanza del distaccamento provinciale di Albenga, che rappresenta un riferimento indiscusso per la sicurezza di tutta la collettività del ponente savonese, i consiglieri comunali di Albenga di Forza Italia attraverso un ordine del giorno, indirizzato al sindaco, al presidente del consiglio comunale e al segretario comunale, hanno rivolto un appello affinché il Ministro interrogato intervenga con assoluta sollecitudine per l'effettuazione dei necessari lavori di adeguamento strutturale della caserma citata –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere affinché siano eseguiti tempestivamente i lavori necessari di adeguamento strutturale della caserma dei vigili del fuoco di Albenga.
(5-01754)


   MACINA, DAVIDE AIELLO, ALAIMO, BALDINO, BERTI, BILOTTI, BRESCIA, MAURIZIO CATTOI, CORNELI, D'AMBROSIO, DADONE, DIENI, FORCINITI, PARISSE, FRANCESCO SILVESTRI e ELISA TRIPODI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   gli articoli 116 e 117 del decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, e la legge 26 maggio 1969, n. 241, prevedono agevolazioni di viaggio per le elezioni politiche, regionali e comunali a favore degli elettori per il viaggio di andata alla sede elettorale dove risultano iscritti e quello di ritorno;

   tali agevolazioni trovano applicazione anche in occasione delle elezioni europee e dei referendum previsti dagli articoli 75 e 138 della Costituzione;

   nella relazione tecnica del decreto-legge 11 aprile 2011, n. 37, recante disposizioni urgenti per le commissioni elettorali circondariali e per il voto dei cittadini temporaneamente all'estero in occasione delle consultazioni referendarie che si svolgono nei giorni 12 e 13 giugno 2011, sono stati forniti i dati relativi ai rimborsi per agevolazioni concessi dal 2004 al 2009;

   da quanto si evince, nel periodo considerato i viaggi ammontano a 1.461.786 per una spesa complessiva di circa 28 milioni di euro e una spesa media di viaggio di circa 20 euro –:

   se sia possibile conoscere i dati analoghi dall'anno 2010 fino all'anno 2018.
(5-01755)


   PRISCO, DONZELLI e MELONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il caso della violenza dei genitori durante le manifestazioni sportive del calcio giovanile è ormai diventato un fenomeno sociale preoccupante;

   in merito, appare auspicabile il coinvolgimento del Comitato olimpico nazionale italiano (Coni), del Comitato italiano paralimpico (Cip) e della Federazione italiana giuoco calcio (Figc) con le leghe calcistiche e le associazioni che ne fanno parte, in una azione capillare e congiunta volta a promuovere iniziative tese alla sensibilizzazione per la tutela dell'ordine pubblico, oltre che per il rispetto delle regole di comportamento e dei valori morali e culturali legati alla corretta pratica sportiva;

   appare, inoltre, necessario promuovere l'elaborazione di un codice di comportamento per tutti gli attori del settore, che implichi un'assunzione di responsabilità da parte di ogni soggetto coinvolto nella pratica sportiva e che passi attraverso la definizione di obblighi, e connesse sanzioni, per società sportive, associazioni, atleti, dirigenti, tecnici e genitori di minorenni tesserati;

   in tale quadro, in particolare, si ritiene che i genitori debbano impegnarsi ad avvicinare i propri figli allo sport promuovendo un'esperienza sportiva che sappia valorizzare le loro potenzialità, sia rispettosa delle loro esigenze e dei loro particolari bisogni e sia adeguata ai naturali processi di crescita, evitando ogni forma di pressione, anche di tipo psicologico;

   per tale motivo proprio i genitori, ma più in generale tutti coloro che partecipano ad eventi sportivi, non possono rimanere impuniti per comportamenti anche penalmente rilevanti che incitano alla violenza e delegittimano sia gli avversari che il ruolo delicato dell'allenatore-educatore, nonché quello degli arbitri o di altri soggetti che assicurano la regolarità tecnica delle manifestazioni sportive –:

   quali iniziative, anche normative, intenda adottare a tutela dell'ordine pubblico per contrastare tali fenomeni, stabilendo efficaci sanzioni per chiunque promuova, con il proprio comportamento, la violenza nella pratica sportiva in generale e in quella calcistica in particolare, e prevedendo, nello specifico, sanzioni esemplari a carico di quei genitori che si rendano colpevoli dei suddetti comportamenti.
(5-01756)


   MIGLIORE, LA MARCA e SCHIRÒ. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, convertito dalla legge 1° dicembre 2018, n. 132, all'articolo 14, comma 1, lettera a-bis) pone per lo straniero che fa domanda di cittadinanza jure matrimonii il requisito di «un'adeguata conoscenza della lingua italiana, non inferiore al livello B1 del QCER»;

   l'introduzione del requisito della conoscenza della lingua italiana rappresenta un fatto di cui da anni si discute anche in ambito parlamentare a proposito sia della concessione della cittadinanza a stranieri, residenti in Italia e all'estero, che del riconoscimento jure sanguinis della cittadinanza a discendenti di emigrati italiani di diverse generazioni, senza tuttavia che si sia arrivati sul tema a conclusioni organiche o quantomeno coordinate;

   la richiesta di attestazione della conoscenza della lingua italiana a livello B1, per lo straniero che ha contratto matrimonio con un/a cittadino/a italiano ha creato un diffuso disagio tra le coppie «miste» residenti all'estero, il cui numero è progressivamente aumentato;

   il provvedimento richiamato sembra non tenere in considerazione alcuni dati di fatto, quali la rada presenza sui territori esteri delle strutture autorizzate a rilasciare la certificazione, la non breve periodicità delle loro operazioni e la complessità e gli elevati costi della predisposizione dei documenti da allegare alla richiesta, nonché della loro traduzione e legalizzazione, soggetti a scadenza dei termini di validità;

   la disposizione ha creato problemi interpretativi e pratici che è necessario e urgente affrontare:

    1) quello relativo alla data precisa dell'entrata in vigore del provvedimento e all'esclusione della retroattività riguardo alle richieste presentate antecedentemente, sia nel periodo precedente al decreto 4 ottobre 2018, n. 113, che in quello che intercorre fra la data di tale decreto e l'entrata in vigore della legge 1° dicembre 2018;

    2) quello relativo alla possibilità, per le istanze avanzate immediatamente dopo l'entrata in vigore della legge di conversione del decreto, di essere integrate della attestazione linguistica anche successivamente, allo scopo di non vanificare, in tutto o in parte, la documentazione acquisita;

    3) quello relativo alla comunicazione, attraverso i consolati e lo stesso sito web del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, dei luoghi e degli istituti all'estero presso i quali è possibile ottenere la certificazione linguistica –:

   se non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza per sospendere l'applicazione della disposizione richiamata alla luce delle considerazioni esposte in premessa o, in linea subordinata, se e come intenda provvedere ad una più chiara definizione delle questioni amministrative richiamate dagli interroganti.
(5-01757)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TOCCAFONDI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 23 marzo 2019, a cento anni esatti dalla fondazione dei Fasci italiani di combattimento a opera di Benito Mussolini, Forza Nuova ha tenuto nella città di Prato un «presidio» nella centralissima piazza del Mercato;

   la cronaca toscana di Repubblica, Corriere della Sera, QN attesta che i dimostranti di Forza Nuova erano circa 150, mentre davanti al Castello dell'Imperatore, alla contromanifestazione antifascista, si sono stimati perlomeno cinquemila partecipanti;

   l'associazione stampa toscana in un comunicato ha informato che ai cronisti andati nella piazza dei manifestanti di Forza Nuova, le forze dell'ordine hanno fotografato i tesserini professionali, senza limitarsi a un normale controllo degli stessi;

   «un atto del tutto inusuale» secondo il presidente dell'Associazione stampa toscana, già cronista di lungo corso;

   lo stesso presidente in un'intervista del 24 marzo 2019 apparsa sul sito Globalist.it, ha affermato che «c'è da aspettarsi, e augurarsi, che la Federazione Nazionale della Stampa Italiana – Fnsi prenda posizione e chieda conto al governo di quanto accaduto. Perché è un incidente di percorso o, se non lo è, entrano in gioco i principi sanciti dall'articolo 21 della Costituzione sulla libertà di stampa». Lo stesso ha dichiarato anche che nei suoi 41 anni di servizio «non ricorda che le forze dell'ordine abbiano mai fotografato la tessera»;

   appare di tutta evidenza la gravità del fatto, che non si manifesta come un'iniziativa scellerata di un singolo agente delle forze dell'ordine, poiché alla domanda dei cronisti che chiedevano il perché, la risposta è stata sempre «ordini superiori»;

   chi gestisce nei suddetti casi l'ordine pubblico è il questore, sotto il coordinamento del prefetto: appare naturale chiedersi se si tratti di una disposizione addirittura ministeriale;

   inoltre, i militanti di Forza Nuova hanno svolto un corteo nonostante fossero autorizzati soltanto ad un «presidio», violando apertamente le prescrizioni disposte dal prefetto e dal questore;

   confermando il profondo rispetto delle forze dell'ordine, delle istituzioni preposte e del loro operato, l'interrogante ritiene indispensabile che la legge e le regole siano sempre seguite, da tutti e ovunque –:

   se il Ministro interpellato sia al corrente degli episodi suindicati; da chi sia partito l'eventuale ordine di fotografare i tesserini dei cronisti e per quale ragione a fronte di un'autorizzazione a un «presidio» si sia dato luogo a un corteo vero e proprio.
(5-01750)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PALMIERI e APREA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 145 del 2018 – legge di bilancio per l'anno 2019 – ai commi da 784 a 787 dell'articolo 1 ha introdotto modifiche alla disciplina dell'istituto dell'alternanza scuola-lavoro;

   i percorsi di alternanza scuola-lavoro sono stati, infatti, trasformati in «percorsi per le competenze trasversali e per l'orientamento» ed è stato fortemente ridotto il numero di ore minimo complessivo da svolgere, differenziato per tipologia di percorso scolastico;

   in particolare, il comma 785 dell'articolo 1 della legge n. 145 del 2018 prevede che «con decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, da emanare entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge, fermi restando i contingenti orari di cui al comma 784, sono definite le linee guida per l'organizzazione dei nuovi percorsi»;

   alla definizione di tali linee guida, e quindi all'emanazione del previsto decreto ministeriale, è legata l'assegnazione delle risorse già stanziate dall'articolo 1, comma 39, della legge n. 107 del 2015 nei nuovi limiti necessari allo svolgimento del numero minimo di ore derivante dalle modifiche apportate –:

   per quali motivi il Ministro interrogato non abbia ancora provveduto all'emanazione del decreto attuativo previsto dalla citata normativa e se non ritenga opportuno adottare iniziative in tal senso in tempi rapidi;

   quali iniziative intenda adottare per evitare che da questo ritardo derivi nocumento alle scuole che hanno già attivato i percorsi per le competenze trasversali e l'orientamento già notevolmente ridotti.
(5-01759)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   con determinazione presidenziale n. 52 del 16 maggio 2018 veniva adottato il regolamento di attuazione del decentramento territoriale dell'Inps;

   con circolare n. 96 del 21 settembre 2018 la direzione centrale organizzazione e sistemi informativi dell'Inps illustrava il contenuto del predetto regolamento descrivendo i parametri di fattibilità alla base dei provvedimenti di istituzione, chiusura o trasformazione delle agenzie in punti Inps, nonché dei provvedimenti di rivisitazione dei bacini di utenza;

   sulla base di tali parametri è stata disposta la chiusura della sede Inps di Mazara del Vallo nonostante il suo bacino di utenza sia di gran lunga superiore al numero di abitanti residenti in città a fronte dei fatto che con circolare Inps n. 93 del 17 luglio 2014 presso l'agenzia della città trapanese è stato istituito il polo per la malattia dei marittimi per l'intera regione siciliana, nonché per i marittimi di nazionalità rumena;

   il bacino di utenza andrebbe dunque ricalcolato, tenendo conto proprio della circostanza che la popolazione marittima dell'intera regione siciliana è servita dalla sede Inps mazarese;

   con l'imminente (1° aprile 2019) chiusura della sede mazarese e il conseguente ricollocamento dei personale presso altre sedi si verificherebbe, inoltre, anche lo smembramento delle professionalità acquisite in loco, uniche in Sicilia, con conseguenti notevoli ritardi – se non addirittura un periodo di blocco totale – dei pagamenti delle indennità dei marittimi dell'intera regione siciliana;

   la chiusura dell'ufficio, inoltre, potrebbe creare anche problemi di ordine sociale dal momento che i marittimi che sbarcano per malattia, al contrario degli altri lavoratori, perdono il posto di lavoro e l'indennità temporanea di malattia diventa l'unico mezzo di sostentamento per le loro famiglie;

   Mazara del Vallo, sede di una delle marinerie più importanti d'Italia, è anche sede del compartimento marittimo. Infatti, diversamente dalle sedi limitrofe, nella città sono presenti sia gli uffici della capitaneria di porto che gli uffici della sede provinciale del Sasn (Sanità marittima – servizio assistenza sanitaria ai naviganti);

   i predetti uffici sono strettamente collegati alla tipologia del lavoro che viene svolto dall'agenzia di Mazara del Vallo;

   pur essendo ormai l'attività principale riconducibile alla liquidazione delle indennità di temporanea inabilità, l'agenzia dà consulenza e assistenza su tutti i prodotti e lavorazioni dell'istituto (disoccupazioni – invalidità civile – pensioni carta rei, carta acquisti e altro) ed è anche di fatto «polo», per la provincia di Trapani, delle pensioni di tutti i lavoratori con contribuzione marittima –:

   se il Ministro interpellato sia a conoscenza della situazione descritta in premessa e se, alla luce delle considerazioni e dei dati suesposti, ritenga di assumere iniziative per la modifica dei parametri per il mantenimento delle sedi Inps di cui alla determinazione presidenziale n. 52 del 2018, evitando la prossima chiusura della sede mazarese dell'Inps.
(2-00317) «Martinciglio, Pallini, Davide Aiello, Amitrano, Ciprini, Bilotti, Costanzo, Cubeddu, De Lorenzo, Giannone, Invidia, Perconti, Segneri, Siragusa, Tripiedi, Tucci, Vizzini, D'Uva».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BIGNAMI, VIETINA e D'ETTORE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   a seguito di una perizia tecnica il 16 gennaio 2019, il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Arezzo ha ordinato il sequestro e la chiusura del viadotto Puleto sulla E-45, motivandone il sequestro con l'elevata criticità dello stato del viadotto e il forte pericolo di crollo del viadotto stesso;

   la chiusura della viabilità dell'E-45 ha arrecato, come era ovvio che fosse, una serie di disagi e danni alle famiglie, ai lavoratori e alle imprese interessate;

   sollecitato ad attivarsi in merito a tali danni e disagi, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha accordato un incontro svoltosi il 5 marzo 2019 durante il quale ha assunto l'impegno di introdurre una misura di sostegno al reddito del valore di 8 milioni di euro, appositamente rivolta ai lavoratori in cassa integrazione, ad orario di lavoro ridotto delle imprese che hanno già sospeso la propria attività;

   nella medesima occasione il Ministero, pur escludendo qualsiasi riferimento alle imprese interessate, si è impegnato a prevedere un nuovo incontro, al fine di trattare esclusivamente il tema delle misure di sostegno alle aziende in difficoltà;

   ad oggi risulta che l'intervento normativo promesso sia stato disatteso; risulta altresì che l'incontro sollecitato per trattare delle misure di sostegno alle imprese non sia stato ancora convocato, men che meno previsto;

   il comportamento del Governo si dimostra, ad avviso degli interroganti, altamente offensivo delle persone, nonché delle intere comunità e delle istituzioni dei territori interessati –:

   quali iniziative urgenti e concrete, anche di natura normativa, il Governo intenda assumere per garantire il necessario sostegno al reddito dei lavoratori e alle attività delle imprese colpite dalla chiusura della E-45 senza disattendere ulteriormente le aspettative delle famiglie, dei lavoratori, delle aziende e, più in generale, dei territori interessati.
(5-01751)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazioni a risposta immediata:


   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LO MONTE, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MARCHETTI, MATURI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, SALTAMARTINI, SASSO, STEFANI, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZÓFFILI e ZORDAN. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   già con precedente atto di sindacato ispettivo n. 3-00398 del dicembre 2018 il gruppo della Lega plaudiva all'iniziativa del Ministro interrogato di voler procedere alla riforma della dirigenza pubblica e, in particolare, come intendesse contrastare l'inerzia della pubblica amministrazione;

   in sede di risposta il Ministro interrogato ipotizzava un disegno di legge delega in materia di dirigenza pubblica, che affrontasse varie questioni, tra le quali quella della valutazione e degli obiettivi, considerato il punto dolente –:

   come stia procedendo la predisposizione della riforma di cui in premessa.
(3-00644)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ACQUAROLI, BELLUCCI, BUCALO, BUTTI, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FIDANZA, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   in data 26 maggio 2017 sono stati indetti tre concorsi per il reclutamento di un numero complessivo di 1148 allievi agenti della Polizia di Stato;

   ai sensi del bando di concorso i requisiti di partecipazione prevedevano la cittadinanza italiana, il godimento dei diritti civili e politici, il possesso del diploma di scuola secondaria di I grado o equipollente, un'età compresa tra diciotto e trenta anni, le qualità morali e di condotta previste dal decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e l'idoneità fisica, psichica ed attitudinale all'espletamento dei compiti connessi alla qualifica;

   nel corso dell'esame parlamentare del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, è stata introdotta una disposizione mediante la quale si è autorizzata l'assunzione di allievi agenti della Polizia di Stato, nel numero massimo di 1.851, mediante scorrimento della graduatoria della prova scritta del concorso pubblico per l'assunzione di 893 allievi agenti bandito il 18 maggio 2017;

   le disposizioni inserite nel decreto-legge, tuttavia, hanno limitato le assunzioni esclusivamente ai soggetti risultati idonei alla prova scritta d'esame, prescindendo totalmente dall'idoneità riportata dai candidati nelle altre fasi previste dal bando – prova di efficienza fisica, accertamenti psico-fisici, accertamento attitudinale – nonostante secondo il medesimo bando il candidato avrebbe dovuto risultare idoneo in tutte le prove;

   inoltre, con le modifiche apportate al decreto-legge n. 135 del 2018, è stato introdotto un limite anagrafico, estromettendo dalla graduatoria tutti quanti coloro che alla data del 1° gennaio 2019 avessero già compiuto il ventiseiesimo anno di età;

   le citate modifiche, apportate ex post rispetto a un bando già emesso e a graduatorie già formate, hanno cambiato, ad avviso degli interroganti, in modo ingiustificato ed irregolare i requisiti indicati per le assunzioni, creando delle gravissime disparità di trattamento tra candidati, violando i loro diritti –:

   quali urgenti iniziative intenda assumere con riferimento ai fatti di cui in premessa, al fine di ristabilire equità e rispetto delle regole in favore di tutti i candidati e mettendo fine a quelle che agli interroganti appaiono ingiuste discriminazioni.
(3-00645)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GRIBAUDO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'associazione «Formez Pa - Centro servizi, assistenza, studi e formazione per l'ammodernamento delle P.A.», in forma abbreviata Formez Pa, riconosciuta e dotata di personalità giuridica di diritto privato, è costituita ai sensi e per gli effetti del decreto legislativo n. 6 del 25 gennaio 2010;

   l'Anac ha riconosciuto, con il parere contenuto nella delibera n. 381 del 5 aprile 2017, che Formez Pa è una società inhouse del Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri, delle altre amministrazioni centrali dello Stato e degli enti associati; è annoverata, negli elenchi delle amministrazioni pubbliche dell'Istat, tra gli enti produttori di servizi economici; essa riceve in affidamento diretto dalle amministrazioni centrali e periferiche dei progetti regolati da convenzioni; la sua attività è focalizzata sull'attuazione delle politiche di riforma e modernizzazione della pubblica amministrazione e più in generale della strategia di promozione dell'innovazione e di rafforzamento della capacità amministrativa, nei confronti dei soggetti associati;

   la stessa associazione è commissariata dal 2014, ai sensi dell'articolo 20 del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 agosto 2014, n. 114; da allora sono stati nominati 3 commissari straordinari; attualmente Formez Pa è guidata dall'avvocato Luisa Calindro, nominata a gennaio 2018 e attualmente in servizio presso l'ufficio di gabinetto del Ministro per la pubblica amministrazione;

   il giorno 18 dicembre 2018 è stata annunciata, nella seduta n. 73 del Senato della Repubblica, l'interrogazione n. 4-01022 cui il suddetto Ministro rispondeva riferendo che i più recenti provvedimenti emanati dal suo dicastero e la stessa legge di bilancio 2019 avrebbero richiesto un rilancio delle attività di Formez Pa, che dovrebbe assumere «un ruolo centrale» per far fronte all'organizzazione di nuove assunzioni pubbliche tramite la commissione Ripam; per potenziare «la valutazione della capacità organizzativa delle pubbliche amministrazioni»; per promuovere ed attuare «politiche di modernizzazione e digitalizzazione»; in tale occasione è stato inoltre rilevato che il rilancio dell'associazione Formez non può che determinare la cessazione del suo commissariamento e la ricostituzione di tutti gli organi associativi;

   il decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75, all'articolo 20, comma 1, prevede per le amministrazioni modalità di superamento del precariato e della riduzione del ricorso ai contratti a termine per valorizzare la professionalità acquisita dal personale con rapporto di lavoro a tempo determinato, con la possibilità nel triennio 2018-2020 di assumere a tempo indeterminato personale non dirigenziale con specifiche caratteristiche di servizio, reclutamento ed esperienza;

   presso Formez Pa lavorano e hanno lavorato in questi anni decine di lavoratori precari che hanno prestato le loro competenze per accrescere le attività dell'istituto ed hanno quindi acquisito rilevanti professionalità di supporto delle riforme e di diffusione dell'innovazione amministrativa, nonché di assistenza al Dipartimento della funzione pubblica nelle attività di coordinamento del sistema formativo pubblico; molti di questi non possono essere nuovamente assunti a causa del decreto-legge 12 luglio 2018, n. 87, cosiddetto «dignità», e i loro contratti sono prossimi alla scadenza, senza che per costoro si profili la possibilità di continuità lavorativa;

   quelli ancora in servizio con contratti a termine presso l'amministrazione, oltre a soddisfare già le condizioni a) e c) del comma 1 articolo 20, decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75, hanno superato un avviso di selezione ad evidenza pubblica con prova scritta e orale assimilabile a procedura concorsuale, così come previsto dal punto b) dello stesso comma –:

   se il Governo intenda avvalersi delle possibilità offerte dall'articolo 20, comma 1, del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75, per attivare procedure di stabilizzazione del personale precario di Formez PA in possesso delle caratteristiche sopra descritte, con quali tempi, modalità e risorse;

   quali altre iniziative intenda adottare per ridurre il precariato nella pubblica amministrazione e nelle società in house delle amministrazioni centrali che svolgono funzioni strategiche per il lavoro pubblico e privato.
(5-01752)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   con determina del 25 febbraio 2019 l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha inserito la molecola triptorelina nell'elenco dei medicinali erogabili a totale carico del servizio sanitario nazionale, ai sensi della legge n. 648 del 1996, con indicazione terapeutica «disforia di genere», non prevista dall'autorizzazione al commercio del farmaco concessa dall'Aic nel 2000;

   i farmaci a base di triptorelina stimolano l'ipofisi diminuendo la secrezione delle gonadotropine, quali ormone luteinizzante e follicolo-stimolante, e la loro somministrazione a carico del servizio sanitario nazionale era limitata al trattamento dei carcinomi alla prostata e alla mammella, dell'endometriosi genitale ed extra-genitale, dei fibromi uterini, della terapia pre-chirurgica degli interventi di miomectomia e isterctomia nella paziente metrorragica, del trattamento pre-chirurgico degli interventi di ablazione endometriale e di resezione dei setti endouterini, del trattamento della pubertà precoce prima degli otto anni nella bambina e prima dei dieci anni del bambino;

   la prescrizione di questo farmaco per la «disforia di genere» (Dg), vale a dire il malessere percepito da una persona che non si riconosce, transitoriamente o stabilmente, nel proprio sesso fenotipo alla nascita, è così attualmente reso possibile dalla determina dell'Aifa secondo la modalità delle «indicazioni diverse da quelle autorizzate»;

   in base a questo ampliamento delle indicazioni, la terapia con triptorelina – finora riservata ai casi patologici di pubertà precoce – potrà essere prescritta a carico del servizio sanitario nazionale anche ai minori che hanno una pubertà fisiologica, ma che manifestano un disagio interiore (spesso transitorio) sulla loro sessualità;

   ciò desta notevoli perplessità, anche nel mondo scientifico, in ordine alle valutazioni preliminari che l'Aifa dovrebbe operare su efficacia e sicurezza del farmaco;

   in ordine alla corretta valutazione dell'efficacia della triptorelina rispetto alla Dg, i casi evidenziati dalla letteratura parlano di dati preliminari rispetto alla complessità dello studio, di tal che non è possibile parlare di evidenze scientifiche consolidate di efficacia del trattamento;

   in relazione alla sicurezza del farmaco triptorelina, la scheda del farmaco riporta come possibili effetti indesiderati: osteoporosi, depressione, infertilità femminile, malattia policistica dell'ovaio, disturbi del ritmo cardiaco; l'esposizione del soggetto al rischio di tali effetti collaterali, comprensibile se controbilanciata dal tentativo di curare patologie oncologiche o comunque gravi, potrebbe risultare di difficile giustificazione se bilanciata dal semplice dubbio – spesso transitorio (l'80 per cento dei casi alla fine della pubertà si risolvono positivamente senza tale terapia) – circa la propria identità sessuale. Non a caso, il Comitato nazionale di bioetica, nella sua relazione sul farmaco, sottolinea l'importanza di un'adeguata formazione del pediatra, della rete socio-sanitaria di base e delle istituzioni scolastiche coinvolte su questi temi (processo tutto da stabilire ed attuare), raccomanda la predisposizione di studi di sicurezza, ancora non effettuati e – consapevole della complessità della questione e della scarsità di letterature scientifica disponibile – suggerisce l'uso di questo farmaco solo nei casi molto circoscritti, con prudenza, con valutazione caso per caso;

   in passato, si noti, l'Aifa era stata molto più rigorosa nel valutare l'ampliamento delle indicazioni di tale classe di farmaci – mediante inserimento nell'elenco ex legge n. 648 del 1996 e dunque dispensazione a carico del servizio sanitario nazionale – per il trattamento finalizzato a preservare la funzione ovarica in corso di chemioterapia, richiesta che venne respinta nonostante la presentazione di una pubblicazione scientifica del 4 marzo 2015 dell'eccellente New England Journal of Medicine;

   anche la questione del consenso presenta non poche criticità applicative, perché non appare affatto chiaro quanto un minore con Dg e la sua famiglia possono valutare consapevolmente e liberamente tutto questo, vista la scarsa consapevolezza di adolescenti e preadolescenti circa le proprie potenzialità procreative;

   il parere del Consiglio nazionale di bioetica, pur evidenziando l'importanza di ottenere dal minore un consenso libero accompagnato dalla consapevolezza delle informazioni ricevute nelle specifiche condizioni fisiche e psichiche dell'adolescente, non offre, come è ovvio, soluzioni in merito a «se e come» il minore possa esprimere una volontà valida, pur evidenziando che «un punto critico bioetico è la partecipazione e il consenso al programma terapeutico dell'adolescente. Nella somministrazione del farmaco va considerata la condizione di particolare vulnerabilità degli adolescenti sotto il profilo psicologico e sociale. Si pone, dunque, il problema in quali termini un assenso di un minore possa essere espresso in modo realmente libero, valido, senza interferenze esterne, e con la consapevolezza delle informazioni ricevute, per questo caso e in queste condizioni, nelle quali, tra l'altro, la DG, come già ricordato, si accompagna spesso a depressione, ansia, istinti suicidari»; talché appare «importante ottenere dal minore un consenso espresso in modo libero e volontario e con la consapevolezza delle informazioni ricevute nelle specifiche condizioni fisiche e psichiche» dell'adolescente –:

   considerato anche che l'Agenzia italiana del farmaco è da mesi priva del proprio presidente, se condivida le ragioni e gli obiettivi sottesi alla citata determina del 25 febbraio 2019 e, alla luce delle su esposte considerazioni, se non intenda valutare l'adozione di iniziative per la revoca della stessa determina.
(2-00321) «Meloni, Lollobrigida, Varchi, Acquaroli, Bellucci, Bucalo, Butti, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Luca De Carlo, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Fidanza, Foti, Frassinetti, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Zucconi».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ZOLEZZI e ALBERTO MANCA. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la valutazione epidemiologica sullo stato di salute della popolazione residente nei pressi delle discariche per i rifiuti urbani del Lazio (programma Eras) nel 2013 ha evidenziato un aumento delle malattie dell'apparato respiratorio, dei tumori della pleura e del mieloma multiplo per chi risiede in un raggio di 5 chilometri dalle discariche;

   il progetto «Sorveglianza epidemiologica sullo stato di salute della popolazione residente intorno agli impianti di trattamento dei rifiuti (SESPIR)» ha valutato l'impatto sulla salute della popolazione residente in prossimità degli impianti di smaltimento di rifiuti solidi urbani. Sono stati considerati gli inceneritori, le discariche e gli impianti di trattamento meccanico biologico in cinque regioni italiane (Emilia-Romagna, Piemonte, Lazio, Campania e Sicilia); per lo scenario di base sono stati stimati 1-2 casi annui di tumore attribuibili agli impianti, 26 casi/anno di esiti negativi della gravidanza (incluso basso peso alla nascita e malformazioni), 102 persone con sintomi respiratori, e circa 1.000 persone affette da fastidio provocato dalle emissioni odorigene degli impianti. Tali stime annuali si traducono in 2.725 anni di vita con disabilità (DALYs) stimati per l'intero periodo;

   con la legge n. 221 del 2015, all'articolo 9, è stata introdotta nella normativa nazionale la «valutazione d'impatto sanitario» (Vis) per alcuni impianti;

   a Mantova è stata recentemente annunciata in sintesi la Vis per il complesso Ippc (cartiera, impianto a turbogas e inceneritore) Pro-Gest Mantova in via di realizzazione in via di Poggio Reale, limitrofa al quartiere Cittadella e Colle Aperto di Mantova e Rabin di Porto Mantovano e al sito di interesse nazionale (Sin) «Laghi di Mantova e polo chimico»; la stima del danno sanitario è stata eseguita dalla ATS «Vaipadana» sulla base di funzioni di rischio validate dall'Organizzazione mondiale della sanità (frazione delle polveri sottili PM10 e PM2.5) emesse nell'area impattata senza contare altre emissioni come il mercurio e altri metalli pesanti. Si stimano, in attesa del documento completo, 31 tonnellate di polveri emesse dalla cartiera su 650,71 emesse dalle varie fonti nel raggio di 5 chilometri (4,7 per cento del totale, dato in apparente difformità da quanto comunicato); non risulta una valutazione di eventuali emissioni aggiuntive da fasi di «stop and go» dell'inceneritore. La stampa riporta la stima della mortalità: 0,26 casi all'anno su 89 decessi da PM stimati nell'area sempre sulla base di una frazione del danno basata sulle emissioni, senza valutare potenziali effetti moltiplicativi in una popolazione già stressata da decenni di inquinamento;

   lo studio Sentieri malformazioni congenite stima il 4,88 per cento dei bambini affetti da malformazioni congenite nell'area Sin di Mantova, il record fra i Sin italiani, con un possibile effetto epigenetico; a Mantova la qualità dell'aria vede il PM 2.5 superiore a 25 mcg/m3 per 100 giorni nel 2018, con 80 superamenti dell'ozono;

   secondo i dati Ispra sulle emissioni nazionali in atmosfera 2018 per quanto riguarda il PM2.5, usando come unità di misura i giga grammi (Gg, migliaia di tonnellate), il settore della gestione dei rifiuti emette 6 Gg di PM2.5; aggiungendone 1,9 per difetto come quota legata al trasporto dei rifiuti, si arriva a 7,9 GT su 162 emesse in totale in Italia, cioè il 4,8 per cento;

   i decessi in Italia dovuti ai superamenti di polveri sottili e precursori secondo l'Oms e l'Agenzia europea dell'ambiente sono oltre 84 mila. Utilizzando il metodo proposto da Ats Valpadana si potrebbe stimare che il 5 per cento di questi decessi sia ascrivibile alla filiera dei rifiuti, 4 mila duecento decessi;

   le emissioni in atmosfera costano all'Italia circa 48 miliardi di euro secondo lo studio di Ecba project per il 2012; la filiera dei rifiuti ha in maggioranza emissioni evitabili, il recupero di materia (compostaggio e riciclo imballaggi, abiti e altro) ha emissioni minime rispetto alla filiera attuale –:

   di quali dati disponga il Governo circa gli effetti sulla salute della popolazione del complesso Ippc Pro-Gest previsto a Mantova in un contesto già penalizzato e se intenda promuovere, per quanto di competenza, anche per il tramite dell'Istituto superiore di sanità un'indagine epidemiologica nell'area in questione, anche in considerazione della vicinanza del Sin «Laghi di Mantova e polo chimico».
(5-01758)

SUD

Interrogazioni a risposta immediata:


   D'ALESSANDRO, PEZZOPANE, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e FIANO. — Al Ministro per il sud. — Per sapere – premesso che:

   nel giorno dell'insediamento del nuovo consiglio regionale d'Abruzzo, nel suo discorso programmatico, il neo eletto presidente Marsilio ha comunicato l'intento programmatico di richiedere al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti il passaggio, per i porti nazionali di Ortona e Pescara, dall'attuale autorità portuale del Mare adriatico centrale (Ancona) all'autorità portuale del Mar Tirreno centro-settentrionale (Civitavecchia);

   l'articolo 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 25 gennaio 2018, n. 12, «Regolamento recante istituzione di zone economiche speciali (ZES)» prevede che le zone economiche speciali sono attivabili solo ed esclusivamente nelle aree portuali «con le caratteristiche stabilite dal regolamento (UE) n. 1315/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio dell'11 dicembre 2013, sugli orientamenti dell'Unione per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti e che abroga la decisione n. 661/2010/UE (TEN T)»;

   il porto di Civitavecchia, a quanto consta agli interroganti, non ha le caratteristiche di cui al regolamento (UE) n. 1315/2015 citato, circostanza che preclude la possibilità di poter attivare la zona economica speciale in Abruzzo –:

   se non intenda attivarsi, per quanto di competenza e d'intesa con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, per evitare che una regione del Sud del Paese possa essere privata della zona economica speciale con le negative conseguenze per l'economia e l'occupazione e se l'uscita dalla zona economica speciale di una regione del Sud non sia in contrasto con la politica del suo dipartimento.
(3-00646)


   D'ATTIS, TARTAGLIONE, SISTO, ELVIRA SAVINO e LABRIOLA. — Al Ministro per il sud. — Per sapere – premesso che:

   il Sud sconta un pesante e preoccupante deficit infrastrutturale che ne pregiudica lo sviluppo economico e la capacità di attrarre investimenti tali da rilanciare il mercato del lavoro e abbattere in modo considerevole il tasso di disoccupazione e il divario socio-economico con il resto del Paese;

   dal rapporto Svimez 2018, «la politica infrastrutturale nel Mezzogiorno ha prodotto una dotazione nel complesso più modesta e di minore qualità di quella rilevabile nel resto del Paese», sul piano della mobilità viaria la rete autostradale è nel Sud decisamente meno sviluppata, mentre su quella ferroviaria l'alta velocità (da non confondersi con l'alta capacità) è concentrata soprattutto al Centro-Nord, dove si è proceduto «ad un up-grade qualitativo di tutte le infrastrutture, aumentando in misura più rilevante la dotazione autostradale e concentrando nell'area la gran parte della rete nazionale di alta velocità»;

   secondo il rapporto Pendolaria 2017, nel periodo 2002-2017 i collegamenti quotidiani di eurostar/alta velocità si sono più che quadruplicati al Nord, passando da 63 a 276, mentre il Sud con 122 collegamenti ha una transitabilità giornaliera inferiore alla metà del Nord;

   recentemente il Ministro interrogato ha dichiarato che sull'estensione dell'alta capacità Napoli-Bari fino a Lecce avrebbe chiesto a Rete ferroviaria italiana «di predisporre un apposito studio di fattibilità», aggiungendo «per finanziare l'opera metterò a disposizione le risorse del fondo sviluppo e coesione, di mia competenza», ma non è stato specificato se restano comunque le risorse disponibili anche per i lavori dell'alta velocità Napoli-Bari;

   l'alta velocità Napoli-Bari, più che l'alta capacità, rappresenta un'opera strategica la cui cantierizzazione è di fondamentale importanza, tanto da richiedere una grande velocizzazione dell'opera, cionondimeno, a fronte di questo, resta ancora a parere degli interroganti colpevolmente indietro anche l'adeguamento infrastrutturale della dorsale Adriatica pugliese;

   ad oggi sul versante Adriatico persiste un restringimento della linea ferroviaria caratterizzato dal tratto Termoli-Lesina a binario unico, che produce notevoli ritardi e rende impossibile immaginare qualsiasi progetto di realizzazione di linee ad alta velocità per collegare da lì il Sud al Nord –:

   se intenda intervenire con risorse di propria competenza sulla linea adriatica nel tratto Termoli-Lesina, rispetto all'estensione dell'alta capacità nelle direttrici Bari-Brindisi-Lecce e Bari-Taranto, senza pregiudicare i fondi per l'alta velocità, e in tal senso quale sia lo stato attuale dei lavori dell'alta velocità Napoli-Bari e se siano confermate misura e idoneità dello stanziamento iniziale di 6,2 miliardi di euro per realizzarne tutti i lotti.
(3-00647)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   SERRACCHIANI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'azienda Sirti spa, leader nel settore delle installazioni e delle manutenzioni di rete telefonica e ponti radio, ha avviato su tutto il territorio nazionale le procedure di licenziamento che riguarderanno 833 dipendenti dichiarati in esubero sul totale dei 2.859 distribuiti in Italia. Di questi 833, 20 risultano impiegati nella sede di Basiliano (Udine);

   a seguito delle richieste unitarie dei sindacati, il 13 marzo 2019 si è tenuto un incontro sindacale presieduto dal vice capo di Gabinetto del Ministero dello sviluppo economico, Giorgio Sorial, le segreterie nazionali di Fiom, Fim, Uilm e rappresentanze sindacali unitarie aziendali, la direzione Sirti e gli avvocati Rotondi e Paone, all'esito del quale l'azienda ha accettato di prorogare i termini della procedura di licenziamento collettivo;

   ottenuta la sospensione dei licenziamenti, i sindacati hanno organizzato la «settimana della lotta», che ha coinvolto migliaia di lavoratori in tutta Italia, con manifestazioni e presidi in forma unitaria davanti alle sedi delle prefetture per ribadire la richiesta, non negoziabile, di bloccare la procedura di licenziamento;

   il 21 marzo 2019 si è tenuto a Milano presso Assolombarda un incontro tra i vertici di Sirti e i rappresentanti sindacali, i quali al termine hanno affermato non aver raggiunto «nulla di concreto», pur rendendo nota la volontà dell'azienda di «trovare un accordo» e annunciando la richiesta che si tengano prossimamente altri due incontri;

   al momento, non sono stati ritirati gli esuberi e resta confermato il blocco della flessibilità e degli straordinari –:

   quale sia il contributo fattivo finora assicurato e quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato per il prossimo futuro nell'ambito delle trattative di Sirti con i sindacati e quali siano le proposte avanzate dal Governo alle parti al fine di individuare gli strumenti che potranno portare a una possibile gestione condivisa della vertenza, per scongiurare il licenziamento di 833 lavoratori;

   se il Governo condivida la necessità di un confronto strutturato e stabile sulle condizioni del mercato delle telecomunicazioni che coinvolga gli attori a tutti i livelli e sia quindi disponibile a promuovere l'apertura di un tavolo permanente dedicato a questo settore delicato e strategico per il sistema-Paese.
(4-02585)

Apposizione di una firma
ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Boldi e altri n. 7-00213, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 marzo 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Elvira Savino.

Apposizione di firme ad una
interpellanza.

  L'interpellanza Di Lauro e altri n. 2-00314, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 marzo 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Manzo, Iovino, Davide Aiello, Gallo, Baldino, Lattanzio, Migliorino, Nesci, Del Monaco, Giovanni Russo.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Andrea Romano e Serracchiani n. 5-01688, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 marzo 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Boschi.

  L'interrogazione a risposta scritta Iorio e altri n. 4-02538, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 marzo 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Del Sesto.

  L'interrogazione a risposta scritta Di Stasio n. 4-02573, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 marzo 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Sportiello, Amitrano, Perantoni, D'Orso, Giuliano, Palmisano, Dori, Piera Aiello, Sarti, Davide Aiello, Villani, Cappellani, Olgiati, Suriano, Emiliozzi, Cabras, Ehm, Saitta, Giordano.

Ritiro di documenti del
sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Delmastro Delle Vedove n. 5-01714 del 20 marzo 2019;

   interrogazione a risposta scritta Sarro n. 4-02542 del 21 marzo 2019.