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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 25 marzo 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    la legge di contabilità nazionale (legge n. 196 del 2009), come modificata dalla legge n. 163 del 2016, fissa al 10 aprile la data di presentazione alle Camere, per le conseguenti deliberazioni parlamentari, del principale strumento di programmazione economica e finanziaria nazionale, ovverosia il documento di economia e finanza, al cui interno è contenuto il programma di stabilità e il programma nazionale di riforma;

    la presentazione del documento di economia e finanza nella prima metà del mese di aprile è volta a consentire alle Camere di esprimersi sugli obiettivi programmatici in tempo utile per l'invio, entro il 30 aprile, al Consiglio dell'Unione europea e alla Commissione europea del programma di stabilità e del programma nazionale di riforma, che potrà, in questo modo, tener conto delle indicazioni fornite nell'analisi annuale della crescita, predisposta all'inizio di ciascun anno dalla Commissione europea;

    in particolare, nell'ambito del documento di economia e finanza per il 2020, il Governo Conte, alla luce dei contenuti della legge di bilancio per il 2019 (legge 31 dicembre 2018, n. 145), sarà tenuto a fornire delle indicazioni puntuali su come il nostro Paese intenda rispettare gli impegni relativi ai conti pubblici per il 2020 e, in particolare, a spiegare se e come intende disinnescare circa 23,1 miliardi di euro di clausole di salvaguardia previsti nel corso del 2020 e 28,8 miliardi di euro nel 2021, che corrispondono a più di 50 miliardi di euro di aumenti Iva nel biennio, capaci di pregiudicare in modo irreversibile le condizioni economiche già precarie in cui versa il nostro Paese;

    sino ad oggi ancora non si comprende se il Governo eviterà detti aumenti con misure tese ad un innalzamento del livello di tassazione ovvero ad un pesante taglio della spesa pubblica, ovvero ancora con la modifica o abrogazione di alcune norme onerose della legge di bilancio per il 2019, ovvero ancora con non meglio definiti interventi sulla crescita di cui oggi si leggono solo gli annunci, finanziati in deficit o con il taglio delle agevolazioni fiscali (tax expenditures), di cui sono dubbi gli effetti di crescita sull'economia del Paese, senza contare che detti effetti, nella migliore delle ipotesi, potrebbero prodursi solo a partire dall'autunno 2019;

    ma ciò che appare ancor più preoccupante è che, secondo voci circolanti nell'ambiente, il Governo sarebbe intenzionato a presentare ad aprile 2019 un documento di economia e finanza contenente solo un quadro delle stime che rinvia all'autunno 2019, con la nota di aggiornamento al documento di economia e finanza 2020, ogni decisione cruciale di natura programmatica che, secondo quanto previsto dalla legge di contabilità nazionale, dovrebbe essere invece contenuta nel documento di economia e finanza. Rispetto al documento di economia e finanza 2020, infatti, il Governo Conte è obbligato a presentare sia il quadro programmatico sia quello tendenziale relativo alla finanza pubblica;

    occorre, poi, considerare che, oltre ai citati interventi relativi alle clausole di salvaguardia previste dalla legge di bilancio per il 2019, il nostro Paese è a rischio di altri due interventi significativi dal punto di vista finanziario, due manovre economiche per essere precisi. La prima, da 2 miliardi di euro, sarà varata nel mese di luglio 2019, quando il Governo sarà costretto a far scattare la clausola «salva deficit» inserita nella legge di bilancio per il 2019, come voluto dalla Commissione europea nel caso in cui il rapporto deficit/prodotto interno lordo aumenti sopra l'obiettivo annuale del 2,04 per cento concordato nel dicembre 2018: un taglio secco di 2 miliardi di euro che colpirà inesorabilmente le dotazioni dei ministeri, 300 milioni di euro di tagli ai trasporti locali, oltre 100 milioni di euro di tagli per imprese e università e altri alla difesa e alla famiglia. La seconda è, infine, un'ulteriore manovra correttiva, stimata, per quanto risulta, in circa 10 miliardi di euro, volta a compensare l'eccesso di deficit che si viene a generare per effetto del crollo del prodotto interno lordo e dell'entrata dell'economia italiana in recessione;

    non a caso, recentissimamente il Vice Presidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, ha invitato l'Italia a prendere nuove iniziative per ridurre il deficit e il debito pubblico che nel gennaio 2019 ha registrato un nuovo picco (dal Bollettino statistico mensile elaborato da Banca d'Italia si apprende, infatti, che a gennaio 2019 il debito pubblico si è attestato a di 2.358 miliardi di euro, rispetto ai quasi 2.317 miliardi di fine 2018. L'incremento mensile è stato pari a oltre 41 miliardi di euro. Il precedente massimo del debito pubblico italiano risaliva a novembre 2018: oltre 2.345 miliardi di euro). Di fronte a tale richiesta il Governo non potrà permettersi di presentare un documento di economia e finanza composto dal solo quadro tendenziale senza riportare quadro macroeconomico, perché ciò potrebbe innescare uno scontro con l'Unione europea, con conseguenze inimmaginabili sui mercati finanziari e il rischio che le agenzie di rating continuino ad abbassare se non a declassare il rating dell'Italia. A poco varrà ricorrere pure allo stratagemma di presentare un documento di economia e finanza con un quadro programmatico del tutto simile, se non identico al quadro tendenziale per mostrare la poca importanza attribuita al quadro programmatico che potrebbe essere modificato con la nota di aggiornamento al documento di economia e finanza nell'autunno 2019, facendo leva sul fatto che in passato l'aumento dell'Iva è sempre stato evitato con altre misure che alla fine si sono tradotte nel solito ricorso al maggior deficit e alla maggior flessibilità concessa da parte dell'Unione europea, oltre che da ultimo con la reiterazione delle clausole di salvaguardia con importo maggiorato; alla luce di quanto accaduto durante la discussione del disegno di legge di bilancio per il 2019, questi escamotage non potranno essere più accettati dall'Unione europea che ha già chiarito nel dicembre 2018 che non sarà più possibile concedere ulteriore flessibilità all'Italia;

    va considerato, inoltre, che tutte le previsioni fatte sino ad oggi rilevano che la crescita italiana sarà ben al di sotto dell'1 per cento stimato dal fino ad ora dal Governo;

    l'Ocse ha annunciato che l'anno 2019 si chiuderà in recessione per l'Italia;

    il 20 marzo 2019 Fitch ha tagliato le stime di crescita dell'Italia. In particolare, nel 2019, secondo il «Global economic outlook», il prodotto interno lordo del nostro Paese crescerà solo dello 0,1 per cento, rispetto alla previsione dell'1,1 per cento del dicembre 2018, mentre nel 2020 la crescita attesa si riduce dall'1,2 allo 0,5 per cento;

    l'Italia, dopo la Turchia, è stato il Paese che ha subito la revisione più pesante del prodotto interno lordo 2019, pari a un punto percentuale nel giro di un trimestre;

    già nel mese di febbraio 2019 Fitch aveva tagliato le previsioni di crescita dell'Italia allo 0,3 per cento;

    alla luce di quanto precede, la scelta politica dell'attuale Governo di innalzare la pressione fiscale per le imprese, disincentivando il lavoro e avallando politiche meramente assistenzialistiche, come quelle relative all'introduzione del reddito di cittadinanza, è idonea a produrre, secondo i firmatari del presente atto di indirizzo, effetti catastrofici per la tenuta dei conti pubblici e la situazione economica del Paese;

    un recente rapporto dello studio internazionale Dla Piper ha calcolato che, per effetto della legge di bilancio per il 2019, il peso del fisco sulle imprese è già risalito sopra la soglia del 50 per cento: una percentuale tra le più alte al mondo. Inoltre, la pressione fiscale rischia di aumentare ancora notevolmente nei prossimi mesi;

    l'abolizione o la riduzione di misure agevolative pro-crescita come l'aiuto alla crescita economica, l'iper e super ammortamento e il patent box, infatti, creeranno un nuovo aggravio fiscale proprio sulle imprese, che sono tra le componenti della società che dovranno sopportare maggiormente i costi necessari per finanziare il reddito di cittadinanza e «quota 100». Le misure agevolative abolite avevano sicuramente creato un forte incentivo per le imprese ad investire in beni strumentali (iper e super ammortamento), nella proprietà intellettuale (patent box) e a finanziarsi attraverso il canale dell’equity anziché del debito, risolvendo un atavico problema della finanza d'impresa italiana, quello dell'eccessiva dipendenza dal finanziamento bancario. Senza di queste, le imprese saranno così costrette a ridurre di nuovo questi investimenti, i più importanti, tra le altre cose, per rimanere al passo con le imprese delle altre nazioni;

    il contesto generale appare, dunque, certamente negativo e anche se a gennaio 2019, nel fatturato e negli ordinativi delle aziende, si è assistito ad un'inversione di tendenza, con il +3,1 per cento dei fatturati ed il +1,8 per cento negli ordinativi, permangono settori fortemente colpiti dalla recessione, come quello automobilistico che ha chiuso nel mese di gennaio 2019 con il -21,5 per cento e si trova oggi a fare i conti anche con l'introduzione dell'ecotassa. Tale situazione si evolverà anche in base al modo in cui si concluderà la battaglia sui dazi tra Europa e Stati Uniti. Se, infatti, il Presidente Trump dovesse imporre una tariffa sulle importazioni di automobili europee, il colpo di grazia all'industria tedesca trascinerebbe anche le imprese italiane, che sono fra i maggiori sub-fornitori di quella industria;

    ulteriori effetti recessivi potrebbero prodursi qualora non si intervenga in modo chiaro e deciso sui fattori domestici che sono all'origine del rallentamento economico del Paese, imprimendo un forte rilancio degli investimenti pubblici che, nonostante gli annunci e le rassicurazioni fornite durante la discussione della legge di bilancio per il 2019 e già prima durante la discussione dei provvedimenti hanno affrontato il tema del cosiddetto «bando periferie» e altro, non sono stati avviati, chiarendo in modo definitivo che si intende procedere con la realizzazione del Tav, sgomberando il campo da qualsiasi rischio di adozione di provvedimenti anticoncorrenziali come la chiusura domenicale obbligatoria dei negozi e, ancora, modificando alcune norme del cosiddetto «decreto dignità» (decreto-legge n. 87 del 2018), che rendono, di fatto, impossibile rinnovare i contratti a tempo determinato;

    i dati diffusi dall'Istat il 1° marzo 2019 sul mercato del lavoro evidenziano del resto che, dall'insediamento del Governo Conte al 31 gennaio 2019, si sono persi 91.000 occupati;

    nella giornata del 21 marzo 2019 l'Osservatorio Inps sulla cassa integrazione ha evidenziato come, nel mese di gennaio 2019, siano arrivate 201.267 richieste di sussidio disoccupazione (tra le quali 198.294 domande di Naspi), con una crescita del 13,4 per cento su gennaio 2018: si tratta del dato più alto registrato a gennaio negli ultimi quattro anni. A dicembre 2018 le richieste di disoccupazione erano state 127.162;

    nell'ambito di questo contesto appare chiaro che lo spread sui titoli pubblici che da maggio 2018 frena l'economia non scenderà in modo significativo, fino a quando gli investitori non capiscono come il Governo intende impostare i conti pubblici del 2020, anche alla luce del peggioramento della congiuntura macroeconomica. Permangono, infatti, forti dubbi su cosa sarà previsto nella legge di bilancio per il 2020, che a oggi prevede, come si è detto, un equilibrio di bilancio precario, basato su un'ottimistica crescita 2020-2021 all'1 per cento e soprattutto sull'entrata in vigore di aumenti di imposte indirette per svariate decine di miliardi di euro, che nessuno nella politica e nell'economia italiana vuole, almeno nell'entità immaginata nei documenti ufficiali;

    sotto tale profilo un'attenta definizione del quadro macroeconomico del documento di economia e finanza per il 2020 non può che rappresentare una tappa cruciale in questo particolare momento storico per il nostro Paese, perché il documento di economia e finanza rappresenta «il programma di Governo» su cui puntano gli occhi non solo l'Europa, ma anche i mercati e gli investitori europei e dai cui dipendono le decisioni di investimento e di disinvestimento industriali a tutti i livelli nazionale, europeo e internazionale;

    il nostro Paese sconta un gap di credibilità rispetto ad altri Paesi europei che deve essere assolutamente recuperato,

impegna il Governo:

1) a porre in essere ogni iniziativa di competenza volta ad anticipare la definizione del quadro macroeconomico del documento di economia e finanza per il 2020, che dovrà essere, comunque, presentato alle Camere entro la data del 10 aprile 2019, corredato sia del quadro tendenziale che di quello programmatico della finanza pubblica;

2) a specificare, nell'ambito del documento di economia e finanza per il 2020, come il Governo intenda:

   a) disinnescare i 23,1 miliardi di euro di clausole di salvaguardia previsti nel corso del 2020 e i 28,8 miliardi di euro nel 2021;

   b) scongiurare il rischio di un'ulteriore manovra da circa 10 miliardi di euro, senza incorrere in procedura di infrazione per eccessivo scostamento del deficit;

   c) dare seguito alla revisione del sistema fiscale, in particolare attraverso l'assunzione di iniziative per l'introduzione di una flat tax di cui circolano svariate versioni provenienti da più fonti e con indefinita indicazione della relativa compensazione finanziaria, come rilevato dalle indiscrezioni apparse sulla stampa nazionale;

3) a chiarire quali iniziative intenda assumere per conciliare con il profilo della tenuta della sostenibilità economico-finanziaria l'annunciata adozione di un nuovo decreto-legge d'urgenza cosiddetto «decreto crescita», nell'ambito del quale si intende riattivare l'operatività di misure cancellate o fortemente depotenziate con la legge di bilancio per il 2019;

4) a esporre nel documento di economia e finanza per il 2020 quali saranno le misure di contrasto alla recessione del Paese e per recuperare credibilità nel contesto europeo e internazionale.
(1-00148) «Mandelli, Brunetta, D'Ettore, Occhiuto, Prestigiacomo, Cannizzaro, D'Attis, Pella, Paolo Russo, Martino, Giacomoni, Baratto, Benigni, Bignami, Cattaneo, Angelucci, Battilocchio».


   La Camera,

   premesso che:

    i dati diffusi dall'Istat sull'andamento dell'economia nazionale nel quarto trimestre 2018 hanno certificato una contrazione del prodotto interno lordo pari allo 0,2 per cento, per il secondo trimestre consecutivo di calo dopo il -0,1 per cento del periodo luglio-settembre 2018: è l'ingresso ufficiale dell'Italia in recessione;

    le conseguenze dell'andamento negativo degli ultimi due trimestri del 2018 avrà effetti per almeno tutto il primo semestre del 2019 e, in assenza di una robusta inversione di marcia nella seconda metà del 2019, renderanno inevitabile una manovra correttiva in estate e, comunque, già nel mese di aprile 2019 il Governo dovrà indicare nel documento di economia e finanza come far fronte ai 23 miliardi di euro necessari per bloccare l'aumento delle aliquote Iva previsto dal 1° gennaio 2020;

    l'ultimo bollettino della Banca d'Italia prevede per il 2019 una crescita massima dello 0,6 per cento, smentendo clamorosamente il dato dell'1 per cento fissato dal Governo nella legge di bilancio per il 2019; dato, peraltro, già rivisto al ribasso rispetto all'1,5 per cento stimato a settembre 2018;

    l'impatto negativo della frenata del prodotto interno lordo sui conti pubblici determinerà in automatico l'incremento del deficit nominale e del debito e, se non sarà compensato da massicci investimenti, rischia di avere effetti devastanti;

    mentre, sugli investimenti pubblici si rileva la paralisi dei cantieri che si sta venendo a creare a causa delle numerose fratture interne della maggioranza e che rischia ora di bloccare anche il Tav, spingendo l'Unione europea ad annunciare che si potrebbe chiedere all'Italia di restituire anche i fondi già percepiti, rispetto agli investimenti privati pesano i dati diffusi da Confindustria a gennaio 2019, dai quali risulta che la fiducia delle imprese continua a calare e che peggiorano le valutazioni delle imprese sulle condizioni per investire;

    la Banca d'Italia ha rilevato che gli investimenti delle imprese in beni strumentali, cresciuti del 5,2 per cento nel 2018, caleranno drasticamente nel 2019 e nel 2020, un peggioramento dovuto soprattutto alla legge di bilancio per il 2019, che ha cancellato il super-ammortamento e rimodulato gli incentivi dell'iper-ammortamento in beni tecnologici;

    le imprese italiane continuano a essere vessate da una tassazione abnorme e dal peso di un'eccessiva burocrazia; la fatturazione elettronica si sta rivelando un disastro, mentre diminuiscono le infrastrutture e gli investimenti;

    nell’«Analisi annuale della crescita 2019», elaborata dalla Commissione europea nel novembre 2018, nel confermare che l'economia europea è entrata nel sesto anno di crescita ininterrotta, si ribadisce che «in diversi Stati membri il flebile impulso delle riforme, la bassa crescita della produttività e gli elevati livelli di debito gravano sul potenziale di crescita dell'economia», che vi sono notevoli differenze di produttività tra imprese, settori e regioni dell'Unione europea e che proprio le ampie disparità regionali e territoriali «rimangono un'importante fonte di preoccupazione»;

    nell'analisi si afferma, inoltre, che, nonostante i progressi compiuti, «le sfide e i rischi esterni sono in aumento», tra i quali in primo luogo figurano l'ascesa economica della Cina e il crescente protezionismo commerciale praticato dagli Stati Uniti;

    in particolare, il documento cita, tra le «vulnerabilità persistenti», la bassa crescita della produttività, le persistenti disuguaglianze di reddito e la lenta diminuzione della povertà, le disparità regionali e territoriali, l'elevato debito pubblico e privato e altri squilibri macroeconomici persistenti all'interno della zona euro;

    tra le «sfide a breve termine» figurano, tra le altre, l'aumento del protezionismo e tensioni geopolitiche che incidono sulle relazioni commerciali, l'instabilità sui mercati emergenti e il graduale ritiro dello stimolo della Banca centrale europea, mentre tra le «sfide a medio/lungo termine» sono annoverati anche l'impatto dei cambiamenti demografici e il ruolo delle migrazioni;

    l'azione protezionistica avviata dagli Stati Uniti, con l'introduzione dei dazi su siderurgia e acciaio come reazione al surplus commerciale tedesco, rischia di scatenare una guerra commerciale dagli esiti drammatici per le aziende italiane, oltre ad acuire la crisi di alcune economie emergenti che rappresentano per l'Italia importanti partner commerciali e mercati per le esportazioni;

    le imprese italiane sono già gravemente penalizzate a causa delle sanzioni commerciali imposte alla Russia e che, negli anni in cui sono state in vigore, hanno inflitto perdite al mercato delle esportazioni italiane per tre miliardi di euro ogni anno, colpendo in particolar modo le imprese agroalimentari e il mercato delle tecnologie;

    l'Italia rivela dati nettamente inferiori a quelli della media degli Stati della zona euro anche per quanto riguarda la percentuale di occupati e il tasso fissato come obiettivo nell'ambito della strategia «Europa 2020», che consiste nell'elevamento almeno al 67 per cento per i soggetti della fascia d'età compresa tra i 20 ed i 64 anni, appare lontano dall'essere raggiunto;

    sull'occupazione stabile continua a pesare in modo drammatico il costo del lavoro, che in Italia è del 10 per cento superiore a quello che si registra mediamente nel resto d'Europa, prelevando il 49 per cento «a titolo di contributi e di imposte»;

    ancora peggiore, se possibile, è la situazione delle piccole e medie imprese: il total tax rate stimato per una media impresa equivale a un carico fiscale complessivo superiore di quasi venticinque punti rispetto a quello pagato dalla media delle imprese in Europa, sfiorando il 65 per cento;

    questi due oramai cronici fattori di crisi per l'Italia, cui si aggiunge il basso reddito pro capite, non sembrano aver trovato soluzione nelle politiche economiche e fiscali varate sin qui da questo Governo, che più che puntare al rilancio della produttività si concentra sul versante assistenzialistico;

    anche la ripresa degli investimenti pubblici, alla quale l'ultimo documento di economia e finanza aveva riconosciuto un ruolo chiave per sostenere imprese e occupazione, non sembra ancora trovare attuazione e, anzi, si sta assistendo all'abbandono di progetti deliberati da tempo, quali la realizzazione del Tav, con enormi danni a imprese e lavoratori coinvolti;

    la doverosa riduzione del debito pubblico non può essere realizzata con le cieche politiche di austerità che derivano dall'applicazione di tali regole, che hanno prodotto effetti devastanti sulla mancata ripresa economica, sull'impoverimento dei cittadini, sull'acuirsi delle disuguaglianze sociali, e hanno agito nel senso di una sistematica disintegrazione del sistema di protezione sociale;

    l'obbligo di fatturazione elettronica per tutte le operazioni tra partite Iva e con i consumatori in vigore dal 1° gennaio 2019 sta determinando gravi problematiche nella sua applicazione, con gravi inefficienze del sistema, quali i pesanti ritardi nella gestione telematica della fatturazione elettronica con il rischio che la fattura possa non arrivare in tempi brevi al destinatario, comportando inevitabilmente ritardi nell'esecuzione del dovuto pagamento;

    d'altro lato, conseguenza ancora peggiore dell'obbligo di fatturazione elettronica è il fatto che sta determinando un boom di chiusure tra le attività commerciali di piccole dimensioni, dove in molti casi i gestori, spaventati dalla rivoluzione digitale e in mancanza di ricambio generazionale, hanno «accelerato» il pensionamento per non dover affrontare lo scoglio della nuova fatturazione,

impegna il Governo:

1) ad assumere iniziative per varare con urgenza la cosiddetta flat tax incrementale, volta a realizzare una detassazione sul reddito incrementale per i lavoratori autonomi e per le imprese;

2) a promuovere una riforma del sistema tributario con l'introduzione di un'unica aliquota fiscale (flat tax) per famiglie e imprese con previsione di no tax area e deduzioni;

3) ad adottare iniziative volte a ridurre e semplificare gli adempimenti burocratici a carico delle imprese;

4) a sostenere in sede europea la necessità di scorporare dal calcolo del deficit le spese per investimenti, per la prevenzione dei rischi idrogeologici e sismici e quelle per la sicurezza e ad assumere iniziative volte a introdurre una maggiore flessibilità nell'individuazione delle circostanze eccezionali di cui all'articolo 81 della Costituzione;

5) ad assumere iniziative volte a disporre la sospensione dell'obbligo della fatturazione elettronica a carico delle imprese che occupano fino a duecento dipendenti;

6) ad assumere iniziative per avviare la progressiva riduzione delle accise sulla benzina;

7) ad assumere iniziative per escludere dallo split payment le piccole e medie imprese;

8) a promuovere l'adozione di un piano nazionale di interventi, anche di natura fiscale, finalizzato a contrastare la crisi demografica in atto e incentivare la natalità, con provvedimenti strutturali e permanenti, quali, in primo luogo, la gratuità degli asili nido e gli assegni per i figli;

9) ad assumere iniziative urgenti, anche di carattere normativo, volte a contrastare la concorrenza fiscale sleale tra Stati membri e il fenomeno delle delocalizzazioni intracomunitarie;

10) a realizzare una politica economica basata sulla difesa del lavoro, dell'industria e dell'agricoltura italiani da concorrenza sleale e, tenuto conto che sussistono normative europee che possono penalizzare l'Italia, volta a sostenere la produzione industriale e agricola riconoscibile come marchio Italia e la graduale riconversione della produzione esposta alla concorrenza indiscriminata;

11) ad adottare politiche industriali efficienti volte a fronteggiare la minaccia all'economia e alla sicurezza del Paese attraverso la tutela delle aziende italiane di rilevanza strategica o ad elevato contenuto tecnologico, spesso permeabili a manovre esterne indirizzate ad assumerne il controllo;

12) ad adottare iniziative volte a ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni ed il ritardo delle regioni che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, quali le regioni insulari;

13) ad avviare negoziati in ambito europeo per rivedere l'impostazione del complesso dei vincoli derivanti dal Fiscal compact, al fine di avviare una politica di crescita sostenibile e di ripresa economica e produttiva, con l'impegno da parte italiana a utilizzare la maggiore flessibilità unicamente in investimenti pubblici e sicurezza.
(1-00149) «Lollobrigida, Meloni, Acquaroli, Bellucci, Bucalo, Butti, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Luca De Carlo, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Fidanza, Foti, Frassinetti, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».


   La Camera,

   premesso che:

    l'ordinamento italiano riconosce la surrogazione di maternità come un reato;

    la legge 19 febbraio 2004, n. 40, recante «Norme in materia di procreazione medicalmente assistita», all'articolo 12, comma 6, sancisce che «chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro»;

    la sentenza n. 272 del 2017 della Corte Costituzionale conferma l'elevato grado di disvalore attribuito dall'ordinamento italiano alla surrogazione di maternità e stabilisce che questa pratica «offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane»;

    il Comitato nazionale per la bioetica ha definito la maternità surrogata come «un contratto lesivo della dignità della donna e del figlio sottoposto come un oggetto a un atto di cessione», ritenendo che «l'ipotesi di commercializzazione e di sfruttamento del corpo della donna nelle sue capacità riproduttive, sotto qualsiasi forma di pagamento, esplicita o surrettizia, sia in netto contrasto con i princìpi bioetici fondamentali»;

    la surrogazione di maternità è in contrasto con la Convenzione sui diritti dell'uomo e la biomedicina firmata ad Oviedo il 4 aprile 1997 la quale, all'articolo 21, sancisce che «il corpo umano e le sue parti non debbono essere, in quanto tali, fonte di profitto»;

    il 17 dicembre 2015 il Parlamento europeo ha condannato la pratica della maternità surrogata perché «mina la dignità umana della donna, visto che il suo corpo e le sue funzioni riproduttive sono usate come una merce» e ha formulato l'auspicio che questa pratica «che implica lo sfruttamento riproduttivo e l'uso del corpo umano per profitti finanziari o di altro tipo, in particolare il caso delle donne vulnerabili nei Paesi in via di sviluppo, debba essere vietato e trattato come questione di urgenza negli strumenti per i diritti umani» a disposizione dell'unione europea nel dialogo con gli Stati terzi;

    è in costante aumento il fenomeno del turismo procreativo: una coppia di una Nazione nella quale la surrogazione di maternità è vietata può aggirare i divieti previsti dalle leggi nazionali, avvalendosi di questa pratica in uno Stato estero in cui la stessa è consentita; questo fenomeno sta alimentando un imponente volume di affari che, nella sola India, supera i due miliardi di euro l'anno;

    in virtù di specifiche disposizioni contrattuali, le donne che affittano il proprio utero non hanno alcun diritto sui bambini che portano in grembo. Questo pone le madri surrogate, in particolare quelle che si trovano in una situazione socio-economica più debole e fragile, in un'inaccettabile condizione di inferiorità e configura una gravissima violazione dei diritti umani delle donne e dei bambini;

    si moltiplicano i casi di nascituri rifiutati e rispediti al mittente, perché non conformi alle aspettative, le cause intentate ai danni delle madri surrogate che hanno deciso di tenere il bambino o che si sono rifiutate di abortire in caso di malformazioni del feto, contravvenendo alle indicazioni delle coppie committenti e di gravissimi episodi di pedopornografia ai danni dei bambini,

impegna il Governo:

1) a promuovere in sede di Organizzazione delle Nazioni Unite iniziative per una moratoria internazionale della surrogazione di maternità riconoscendola come pratica da vietare perché profondamente lesiva dei diritti umani;

2) ad adottare tutte le iniziative normative necessarie per riconoscere questa pratica come reato universale, ovvero punibile in Italia anche se commesso all'estero, e per prevedere la conseguente impossibilità di riconoscere nell'ordinamento italiano ogni effetto giuridico legato alla responsabilità genitoriale eventualmente sorto dalla surrogazione di maternità effettuata in uno Stato estero.
(1-00150) «Meloni, Lollobrigida, Varchi, Delmastro Delle Vedove, Acquaroli, Bellucci, Bucalo, Butti, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Luca De Carlo, Deidda, Donzelli, Ferro, Fidanza, Foti, Frassinetti, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Zucconi».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PEZZOPANE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da articoli a mezzo stampa si è appreso dell'intenzione di dismettere il commissariato della polizia di Stato di Atri, in provincia di Teramo, che fornisce un importantissimo e funzionale servizio a presidio e a tutela della sicurezza e dell'ordine pubblico per un bacino di oltre 63 mila abitanti;

   i sindaci di Arsita, Bisenti, Castilenti, Castiglione Messer Raimondo, Cellino Attanasio, Montefino, Cermignano, Notaresco, Pineto e Silvi hanno appoggiato pienamente le preoccupazioni espresse dai rappresentanti del comune di Atri: nel consiglio comunale del 6 marzo 2019 amministratori atriani avrebbero infatti palesato la loro ferma contrarietà verso il rischio di spostamento, ricordando che ad Atri sono presenti l'ospedale, gli uffici del giudice di pace, l'istituto di istruzione superiore per il patrimonio artistico e culturale della città e il turismo e che con i finanziamenti ottenuti entro il 2021 il comune realizzerà un'apposita struttura per il commissariato; le fondate preoccupazioni espresse dal comune di Atri e sostenute dagli altri sindaci del territorio appaiono all'interrogante del tutto condivisibili –:

   se e quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per rivedere quanto prima l'annunciata decisione di dismettere il commissariato della polizia di Stato di Atri, anche alla luce del fatto che la presenza di presìdi delle forze dell'ordine rappresenta elemento essenziale per la sicurezza di cittadini e territori.
(5-01745)


   RIZZETTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   i funerali di Lorenzo Orsetti si terranno in Siria, lì dove è morto la settimana scorsa il 33enne, combattendo contro Isis al fianco delle milizie curde dello Ypg;

   da un'intervista televisiva del 24 marzo 2019, ad Alessandro Orsetti, padre di Lorenzo, si apprende quanto siano assenti le istituzioni in tale vicenda, ad incominciare dal fatto che la notizia della morte di Lorenzo è giunta alla famiglia attraverso un telegiornale, ancora prima di sentire la Farnesina. A ciò si aggiunge che né il Presidente del Consiglio dei ministri né i Ministri competenti hanno contattato la famiglia Orsetti, che, tra l'altro, è stata invitata ai funerali in Siria, senza un riferimento alla possibilità di avere un sostegno per giungervi, quanto meno per svolgere le pratiche burocratiche;

   Lorenzo Orsetti è stato un combattente italiano che, nell'ambito di un movimento, si è speso per una giusta causa. Lo scorso anno in un'intervista del Corriere Fiorentino, lo stesso ha ricordato di essersi avvicinato alla causa curda per gli ideali che la ispirano, con l'intento di costruire una società più giusta ed equa per difendere importanti ideali quali: l'emancipazione della donna, la cooperazione sociale, l'ecologia sociale e la democrazia. Il padre spera che in suo onore e ricordo gli sia attribuito dalle istituzioni un riconoscimento;

   a parere dell'interrogante, è vergognosa l'assenza degli esponenti del Governo nei confronti della famiglia di Lorenzo Orsetti, che non solo sta affrontando un tragico lutto, ma è stata del tutto abbandonata dalle istituzioni, addirittura anche nel prevedere un supporto per raggiungere la Siria in occasione del funerale di Lorenzo –:

   quali siano gli orientamenti del Governo sui fatti esposti, considerando che, di fatto, alcun sostegno è stato dato alla famiglia di Alessandro;

   se e quali iniziative il Governo intenda adottare per onorare il ricordo di Alessandro, morto per veder realizzata una società più giusta e inclusiva.
(5-01746)

Interrogazioni a risposta scritta:


   NOVELLI e DALL'OSSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   dal 2001 è iniziata la cessione delle caserme dismesse, da parte del Demanio militare alle amministrazioni locali; in particolare ciò è avvenuto in Friuli Venezia Giulia con il decreto legislativo n. 237 del 2001 e con il decreto legislativo n. 35 del 2007 e nel 2012/2013;

   in Friuli Venezia Giulia la presenza di beni militari dismessi, anche di vaste dimensioni, assume proporzioni molto più importanti rispetto al resto delle regioni poiché, la presenza dello storico confine orientale, ultimo baluardo prima del cosiddetto «blocco» dei Paesi aderenti al Patto di Varsavia e confine storico del «mondo occidentale» fino alla Guerra del Kosovo 1999, l'ha portata a essere il territorio più militarizzato d'Italia;

   in regione innumerevoli stabili fatiscenti e abbandonati si sono trasformati in ammassi di lamiere e amianto;

   vi si trovano oltre ai 1.157 alloggi demaniali vuoti sui 3.300 presenti sul territorio nazionale, cui si devono aggiungere 400 caserme in attesa di dismissione, più o meno 1400 bunker e 300 postazioni di montagna, oltre a vari campi per le esercitazioni in quota e a ridosso del confine;

   in molte occasioni gli stabili sono fatiscenti, pericolanti e rischiano di diventare ricettacolo di sporcizia e sede di traffici non sempre all'interno della legalità;

   le caserme hanno spesso un valore storico poiché edificate in tempi lontani, sin da prima dell'Unità d'Italia –:

   quale sia lo stato dell'arte della dismissione dei beni immobili afferenti al demanio militare e trasferiti alla regione Friuli Venezia Giulia e da questa agli enti locali;

   di quali elementi disponga in merito a quanti e quali siano gli enti locali nella regione Friuli Venezia Giulia ad avere instaurato l’iter per l'acquisizione dei suddetti beni;

   se vi sia una convenzione tra lo Stato e la regione Friuli Venezia Giulia al fine di rendere celere la procedura di dismissione e di acquisizione di tali beni;

   se sia intenzione del Governo assumere iniziative, per quanto di competenza, per velocizzare la tempistica per l'affidamento di tali beni e per introdurre incentivi e sgravi per gli enti locali su cui grava la presenza dei beni abbandonati, ovvero che hanno acquisito i suddetti beni.
(4-02576)


   PEZZOPANE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il Parco nazionale della Costa Teatina, è un'area protetta istituita dall'articolo 8, comma 3, della legge 23 marzo 2001, una legge che risale ormai a oltre 17 anni fa, mai realmente attuata. Il parco è stato rallentato da una serie di ostacoli frapposti negli anni a livello locale, superati dalla nomina di un commissario ad acta incaricato di perimetrare l'area protetta, il quale ha completato il proprio lavoro in tempi rapidi. Nonostante questo manca ancora la firma sul decreto di perimetrazione;

   la fascia costiera ricadente all'interno della provincia di Chieti, compresa tra Ortona e San Salvo, offre habitat e specie di interesse conservazionistico di valenza europea come testimoniato dalla presenza di 6 Siti d'importanza comunitaria – «Fosso delle Farfalle», «Lecceta di Torino di Sangro e foce fiume Sangro», «Punta Aderci – Punta della Penna», «Marina di Vasto», «Boschi ripariali sul fiume Osento», «Fiume Trigno» –, nonché da 7 riserve naturali regionali (Rnr): «Ripari di Giobbe», «Acquabella», «Grotta delle Farfalle», «Lecceta di Torino di Sangro», «Bosco di Don Venanzio», «Punta Aderci» e «Marina di Vasto» e da 1 Sito di importanza regionale;

   con la legge n. 344 del 1997 l'area viene inserita, tra le «prioritarie aree di reperimento» previste dalla legge n. 394 del 1991 e sulle quali si dovevano realizzare parchi nazionali;

   con la legge n. 93 del 2001 si avviava l’iter di istituzione del Parco nazionale della Costa Teatina, ricordando le procedure e le intese riferite alla legge n. 394 del 1991;

   la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 422 del 2002, depositata il 18 ottobre 2002, dichiara «non fondata» la questione di legittimità costituzionale sollevata dalla regione Abruzzo, che aveva avanzato ricorso contro la legge n. 93 del 2001 ritenendola, erroneamente, incostituzionale per conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato, ribadendo la legittimità dell'articolo 8, comma 3, della legge n. 93 del 2001 che istituiva il Parco nazionale della Costa Teatina;

   dopo innumerevoli riunioni, dal 2002 al 2013 non sono stati definiti i confini amministrativi del suddetto parco nazionale, nonché le norme e i regimi di protezione specifica a norma della legge n. 394 del 1991;

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 4 agosto 2014 veniva nominato un commissario ad acta, nella persona dell'architetto dottore Giuseppe De Dominicis, allo scopo di pervenire ad una perimetrazione e alla chiusura dell’iter di istituzione del Parco nazionale della Costa Teatina;

   con note del 1° e 4 giugno, nonché del 24 luglio 2015, il suddetto commissario ad acta ha trasmesso alla Presidenza del Consiglio dei ministri la documentazione inerente la proposta di perimetrazione, zonazione e relativa disciplina di tutela ai sensi della legge n. 394 del 1991;

   le indicazioni contenute all'interno della deliberazione della giunta regionale della regione Abruzzo, n. 27 del 26 gennaio 2016 non sono per l'interrogante in alcun modo accettabili, in quanto oltre che in contrasto, per quanto attiene ai contenuti, con la legge n. 394 del 1991, il parere della regione Abruzzo, a giudizio dell'interrogante, non è dovuto in quanto l'intesa non è necessaria per legge e considerato che occorre concludere al più presto la procedura avviata dal Commissario ad acta;

   non è ulteriormente differibile la chiusura dell’iter istitutivo del Parco nazionale della Costa Teatina, in coerenza con la procedura commissariate avviata, con il su menzionato decreto e nel rispetto dei principi fissati e dei contenuti minimi stabiliti dalla legge n. 394 del 1991 –:

   se il Governo intenda assumere le iniziative di competenza per consentire l'immediata chiusura della procedura istitutiva del Parco nazionale, della Costa Teatina sulla base delle indicazioni fornite dal commissario ad acta.
(4-02580)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   GIACOMETTO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la costa che va da Agropoli a Scario è la costa del Parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano ed Alburni. Nonostante i vincoli, un'edilizia non pianificata ha ampiamente compromesso i centri di Camerota, Palinuro, Ascea, Casalvelino. L'unica straordinaria perla rimasta intatta è costituita dal comune di Pisciotta;

   riconoscendo tale valore, il decreto dei Ministeri della pubblica istruzione e della marina mercantile dell'8 novembre 1968, ha apposto un vincolo paesaggistico che impone l'obbligo di presentare alla competente soprintendenza di Salerno, per la preventiva approvazione, qualunque progetto di opere che possa modificare l'aspetto esteriore della costa, nonché qualsiasi progetto di modifica di immobile in essa ricadente;

   un ulteriore vincolo è stato posto dall'articolo 142 del codice dei beni culturali e del paesaggio (decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42), laddove si prevede che sono di interesse paesaggistico «i territori costieri compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i terreni elevati sul mare»;

   tuttavia, proprio a Pisciotta, si registra presenza di uno «scheletro» in cemento armato, meritevole certamente del titolo di «ecomostro», che da oltre 10 anni svetta su uno dei punti più visibili del golfo che va da Ascea a Palinuro;

   occorre comprendere come sia potuto accadere che nel mezzo di un'area protetta e soggetta alle norme di un parco nazionale qualcuno nel 2007-2008 sia riuscito ad elevare tre solai fuori terra di ampiezza pari ad un condominio di periferia metropolitana pianeggiante;

   fortunatamente è arrivato lo «stop» per la realizzazione dell'opera. Ma ora sono passati oltre 10 anni e lo scheletro di cemento, non curante della bruttezza che esprime tutti i giorni, sta lì e non si comprende perché non venga abbattuto e perché gli enti preposti alla tutela del paesaggio (ente parco, soprintendenza e altri) non sollecitino con propri atti l'abbattimento della struttura;

   a fine luglio 2018 Italia Nostra ha presentato richiesta di accesso agli atti emanati: provvedimenti, autorizzazioni, pareri, nulla osta e assensi comunque denominati, progetto approvato, in merito all'edificio sito nel comune di Pisciotta, costituito dalla sola struttura grezza in cemento armato (pilastri e n. 3 solai), posizionato sopra la galleria «Vallescura 1» dell'ex tracciato ferroviario, in località Lacco, in prossimità del villaggio «La Suerte», particelle del catasto terreni n. 41 e 42, foglio 18, presumibilmente costruito nel 2007;

   contestualmente Italia Nostra nazionale ha scritto alla soprintendenza di Salerno per ottenere tutte le informazioni disponibili, per comprendere come si sia riusciti a superare i vincoli del citato decreto 8 novembre 1968;

   l'articolo 52, comma 1, della legge 28 dicembre 2015, n. 221, ha inserito un articolo 72-bis nel codice dell'ambiente, per il finanziamento degli interventi di rimozione o di demolizione di immobili abusivi realizzati in aree soggette a rischio idrogeologico;

   i commi 26 e 27 dell'articolo 1 della legge di bilancio per il 2018 (n. 205 del 27 dicembre 2017) istituiscono un fondo presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, per l'erogazione ai comuni di risorse per la demolizione di manufatti abusivi e conseguente acquisizione al patrimonio comunale;

   soprattutto, l'articolo 1, commi 460 e 461, della legge di bilancio 2017 (legge n. 232 dell'11 dicembre del 2016) destina, a partire dal 1° gennaio 2018, esclusivamente e senza vincoli temporali, i proventi dei titoli abilitativi edilizi e delle sanzioni in materia edilizia incassati dai comuni, a interventi riguardanti tra l'altro la demolizione di costruzioni abusive;

   si dispone pertanto di tutto l'armamentario legale per procedere all'abbattimento della struttura sopra descritta –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare i Ministri interrogati al fine di procedere all'abbattimento dell'edificio descritto in premessa.
(4-02575)


   MIGLIORE. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si è appreso che il Ministero per i beni e le attività culturali avrebbe negato l'autorizzazione allo spostamento di un'opera di Caravaggio, denominata le Sette Opere di Misericordia, che era stata richiesta da Sylvain Bellenger, direttore del Museo di Capodimonte, in occasione dell'inaugurazione presso il museo di un'importante mostra dedicata proprio a Michelangelo Merisi, il nome di battesimo del Caravaggio;

   sempre da notizie a mezzo stampa si è appreso che la richiesta del direttore del museo era già stata concordata con il soprintendente del Pio Monte, che si era espresso in modo favorevole al prestito d'arte temporaneo sulla prima tela che il Caravaggio dipinse a Napoli;

   il successivo diniego espresso dal direttore generale del Ministero per i beni e le attività culturali ha suscitato, dunque, un vero e proprio sconcerto generalizzato che ha portato alla mobilitazione di cento intellettuali, storici e artisti italiani e stranieri che hanno firmato il loro dissenso contro «una concezione elitaria e conservatrice» della cultura;

   l'eco, anche internazionale, avuto dalla vicenda a fronte della legittima richiesta del direttore del Museo di Capodimonte, ad avviso dell'interrogante, ha gettato nuovamente una luce di discredito sul provincialismo delle istituzioni italiane che hanno negato la richiesta di prestito di una tela per una mostra scientifica, collocata a una distanza di appena due chilometri dalla chiesa napoletana del Pio Monte della Misericordia;

   a parere dell'interrogante, è legittimo il dubbio che tra le motivazioni che hanno portato al diniego abbia prevalso più l'ostilità per un direttore di Museo straniero, in virtù di una riforma approvata dal passato Governo, che non i presunti rischi ai quali l'opera verrebbe esposta nel trasferimento –:

   quali siano le motivazioni per le quali il Ministro interrogato ha negato l'autorizzazione al trasferimento di un'opera così significativa per una mostra sull'attività di Caravaggio a Napoli.
(4-02578)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   GALANTINO, ROBERTO ROSSINI, DEL MONACO e IOVINO. — Al Ministro della difesa, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   secondo, la legge 25 marzo 1985 n. 121, articolo 11, comma 2, l'assistenza spirituale al personale delle Forze armate è assicurata da ecclesiastici nominati dalle autorità italiane competenti su designazione dell'autorità ecclesiastica e secondo lo stato giuridico, l'organico e le modalità stabiliti dall'intesa fra tali autorità; il cappellano militare esercita, in qualità di sacerdote cattolico, il suo ministero sotto la giurisdizione dell'Arcivescovo ordinario militare, con assimilazione di rango ai diversi gradi militari;

   la legge 1° giugno 1961, n. 512, definisce lo stato giuridico, l'avanzamento e il trattamento economico del personale dell'assistenza spirituale alle Forze armate dello Stato;

   il cappellano militare cessa dal servizio permanente per il verificarsi di una delle seguenti cause: età; infermità; inidoneità agli uffici del grado; domanda; d'autorità; elevazione alla dignità vescovile; perdita del grado;

   il cappellano militare, che abbia raggiunto i 57 anni di età e almeno venti anni di servizio effettivo, può chiedere di cessare dal servizio permanente per anzianità di servizio;

   ad oggi l'assistenza spirituale delle forze armate è affidata a 204 cappellani militari con assimilazione di rango ai diversi gradi militari: dal grado di generale di corpo d'armata per l'ordinario militare fino al grado di tenente per il cappellano militare addetto;

   per le pensioni normali, privilegiate, ordinarie e di guerra all'ordinario, al vicario generale, agli ispettori e ai cappellani militari in servizio permanente, si applicano le disposizioni in vigore per gli ufficiali dell'Esercito italiano, secondo il grado di assimilazione. Per le pensioni normali ai cappellani militari di complemento e della riserva, si applicano le disposizioni in vigore per gli ufficiali dell'Esercito italiano, secondo il grado di assimilazione;

   l'Ordinariato militare ha evidenziato in diverse interviste che dal 2012 i cappellani militari in servizio sono meno dei 204 previsti e, quindi, sotto organico. Si apprende dalle dichiarazioni che nel 2012 i sacerdoti effettivi erano 177; il numero passa a 174 nel 2013, 160 nel 2014, 161 nel 2015, 152 nel 2016 e addirittura 150 nel 2017;

   l'8 febbraio 2018 il Consiglio dei ministri ha approvato lo schema d'intesa tra la Repubblica italiana e la Santa Sede sull'assistenza spirituale alle Forze armate riducendo il numero dei cappellani militari da 204 a 162 –:

   quanti siano gli ordinari militari, i vicari, gli ispettori, i cappellani militari cessati dal servizio permanente negli ultimi 25 anni;

   quale sia l'ente previdenziale erogatore dei trattamenti pensionistici, quali gli importi corrisposti annualmente suddivisi per grado gerarchico e che tipo di trattamento di pensione a carico del bilancio dello Stato sia percepito;

   come si intenda gestire l'esubero dei cappellani militari ove si desse luogo all'intesa di cui in premessa che ne prevede la riduzione da 204 a 162.
(4-02579)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   giungono all'interrogante diverse segnalazioni relative a frodi a danno di studi tecnici e società di fornitura di servizi in seguito all'avvio della fatturazione elettronica. A tal riguardo, gli istituti bancari stanno provvedendo a inviare ai propri clienti un invito ad attenzionare le coordinate Iban per pagamenti di fatture;

   nello specifico viene segnalato che ignoti riescono ad accedere in modifica alle fatture elettroniche emesse dai professionisti e a variare le coordinate Iban del beneficiario;

   i clienti vengono pertanto invitati a porre particolare attenzione a richieste di pagamento pervenute dai propri fornitori o consulenti, anche se conosciuti, confrontando l'Iban con eventuali bonifici precedenti effettuati allo stesso fornitore;

   si consiglia inoltre, in caso di dubbi, di chiedere conferma dell'Iban al fornitore stesso, utilizzando addirittura almeno due canali di comunicazione (come telefono e mail) e di porre attenzione alle mail con il quale il fornitore comunica eventuali cambi di Iban;

   tali situazioni generano comprensibilmente ulteriori problemi e preoccupazioni in chi, già con grande difficoltà, sta affrontando il passaggio al regime di fatturazione elettronica con gli evidenti disagi già segnalati in ordine al funzionamento del sistema informatico –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere per superare le gravi criticità descritte legate alla possibilità che ignoti malintenzionati possano modificare le fatture elettroniche e, in particolare, le coordinate Iban del beneficiario.
(3-00639)

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   giungono all'interrogante diverse e numerose segnalazioni relative alle criticità che emergono per il rispetto dei tempi previsti dal nuovo regime di fatturazione elettronica;

   moltissime aziende, in particolare quelle che forniscono servizi, raccolgono a fine mese tutte le prestazioni erogate giornalmente e documentate singolarmente con opportune bolle, buoni di consegna, ddt di trasporto, formulari, e altro per fatturarle in unico documento mensile avente come data quella della fine del mese;

   per eseguire tale operazione occorre che il mese sia effettivamente terminato. A quel punto l'azienda completa i registri che sono eventualmente obbligatori (come, ad esempio, quelli legati al carico/scarico di merci o rifiuti), e si dedica ad attenta verifica dei singoli documenti e delle schede mensili interne riepilogative dei servizi, cliente per cliente;

   a seguito dei controlli meticolosi, si inizia a fatturare. Per una piccola azienda, seppure ben organizzata, tali mansioni richiedono mediamente una settimana lavorativa e anche più, tenendo occupati da 1 a 3 addetti. Solitamente un'azienda che produce circa 200 fatture mensili ben dettagliate e comprendenti 10/20 voci di addebito diverse riesce a spedirle intorno al giorno 10/12 del mese successivo alla data della fattura e comunque in tempo per la liquidazione iva mensile;

   i termini stabiliti dal decreto-legge n. 119 del 2018, dieci giorni dall'operazione alla quale la fattura si riferisce, non sembrano tenere conto delle necessità di centinaia di aziende che lavorano e operano secondo le modalità sopra descritte –:

   se sia a conoscenza delle criticità esposte;

   quali iniziative, di carattere normativo, intenda assumere per superare le criticità di cui in premessa, in particolare prevedendo la non applicazione della sanzione nel caso in cui la fattura sia trasmessa al sistema informatico entro il termine di liquidazione dell'imposta di periodo o comunque assicurando forme di elasticità rispetto agli obblighi di trasmissione delle fatture.
(4-02572)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   MULÈ. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   pochi giorni orsono, nel carcere di Sanremo si è verificato l'ennesimo episodio di violenza in un istituto di pena;

   la causa è stata attribuita al sovraffollamento: una decina di detenuti della prima sezione hanno iniziato la loro rimostranza lanciando suppellettili e bombolette di gas accese all'interno del cortile;

   la rivolta è stata sedata dal personale della polizia penitenziaria che, dopo ore di trattative, è riuscita a riportare in condizioni di sicurezza il carcere, ma questo non senza danni: due agenti sono stati feriti;

   dai dati del Ministero della giustizia risulta che tale istituto abbia una capienza regolamentare di 228 persone e, da fonti di stampa, emerge che al momento della ribellione ve ne fossero 270;

   inoltre, a fronte di 201 unità di polizia penitenziaria previste, ve ne siano effettive soltanto 175 (dati Ministero della giustizia al gennaio 2018);

   pare che il recentissimo disastroso crollo del «ponte Morandi» abbia contribuito a implementare le condizioni di sovraffollamento, impedendo i trasferimenti dei detenuti verso Genova;

   questo drammatico evento è soltanto l'ultimo dei segnali critici che giungono da un sistema penitenziario che sta, ormai, deflagrando;

   vittime ne sono non soltanto i detenuti, ma soprattutto gli operatori del Corpo della polizia penitenziaria i quali svolgono un durissimo lavoro in condizioni di endemica carenza di organico;

   la funzione polisemica della pena, retributiva, general-preventiva, special-preventiva deve tener conto, nella sua esecuzione da parte dell'amministrazione penitenziaria, dell'obiettivo rieducativo, così come previsto dal comma 3 dell'articolo 27 della Costituzione;

   i numerosi interventi legislativi che hanno seguito la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo sul famoso caso «Torreggiani», volti a risolvere lo stato di sovraffollamento delle carceri italiane, si sono rivelati a giudizio dell'interrogante inutili oltre che dannosi;

   il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del Ministero della giustizia ha messo in essere prassi, consistenti, da un lato, nel regime delle «celle aperte», con conseguente possibilità per i detenuti di aggirarsi negli «spazi comuni» con l'intenzione di introdurre sistemi compensativi alle condizioni di sovraffollamento e conseguente possibilità per i detenuti di aggirarsi negli «spazi comuni» ed essere esposti alle personalità più criminali all'interno delle sezioni detentive, dall'altro, nella «sorveglianza dinamica», che rappresenta secondo l'interrogante un mero tentativo di mascherare le citate carenze di organico del Corpo della polizia penitenziaria, in forza della quale un unico agente di polizia penitenziaria è responsabile di posti anche distanti tra loro, pur rimanendo responsabile di quanto avviene nei diversi luoghi;

   le condizioni descritte tratteggiano, ad avviso dell'interrogante, un inquietante scenario di aperta rinuncia dello Stato all'esercizio di una effettiva potestà punitiva;

   ciò che emergere è un «sistema penitenziario» assolutamente fuori dal controllo della polizia penitenziaria e degli organi ad esso preposti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa, quali siano i suoi orientamenti riguardo all'attuale funzionamento del sistema dell'esecuzione penale, e se e quali iniziative ritenga necessario intraprendere a salvaguardia del medesimo.
(4-02574)


   MORANI e MIGLIORE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da un articolo pubblicato dal Fatto Quotidiano che il direttore del Dubbio, quotidiano del Consiglio nazionale forense (Cnf), organismo che rappresenta istituzionalmente gli avvocati italiani e che ha sede presso il Ministero della giustizia, Piero Sansonetti, che del giornale fu anche fondatore nel 2016 per volontà del Presidente del Cnf, Mascherin, sarebbe stato improvvisamente rimosso dalla sua carica;

   sempre secondo quanto riportato dal Fatto Quotidiano, tale decisione sarebbe maturata dopo il rifiuto del Ministro interrogato di rilasciare un'intervista al Dubbio, perché in disaccordo con la linea editoriale, del giornale, considerata probabilmente troppo ostile al Governo, e perché «Il CNF ha bisogno di relazioni politico istituzionali che Sansonetti non poteva garantire» –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno fare chiarezza, per quanto di competenza, in merito ai fatti suesposti i quali, se corrispondenti al vero, ad avviso degli interroganti rappresenterebbero un grave vulnus alle garanzie per la libertà e l'indipendenza della stampa, tutelate dalla Carta costituzionale, nei confronti del potere del Governo.
(4-02577)

INTERNO

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   secondo le relazioni periodiche della direzione investigativa antimafia a Castellammare di Stabia la mafia è particolarmente attiva: il sodalizio egemone rimane il clan D'Alessandro, a cui è collegato il clan Imparato, mentre nel Rione Santa Caterina è presente il sodalizio Cesarano;

   nel 2009 venne chiesta dall'allora sindaco Salvatore Vozza una commissione d'accesso al comune di Castellammare dopo che il 3 febbraio dello stesso anno il consigliere comunale Gino Tommassino venne assassinato per strada;

   il 5 dicembre 2018, a seguito dell'indagine «Olimpo», la polizia, coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Napoli, ha eseguito 13 misure di custodia cautelare, di cui 9 in carcere e 4 ai domiciliari, e indagato 21 persone;

   l'operazione ha interessato le attività di 4 clan camorristici, «D'Alessandro», «Cesarano», «Di Martino», «Afeltra», ed ha analizzato i rapporti dell'imprenditore Adolfo Greco, già affiliato alla Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo, affiliazione che gli era valsa una condanna per favoreggiamento;

   le indagini sono poi proseguite e a marzo 2019 sono stati emessi nuovi provvedimenti cautelativi;

   attualmente, secondo fonti di stampa risultano indagati, tra gli altri, Adolfo Greco, i parlamentari di Forza Italia, Luigi Cesaro e Antonio Pentangelo, il consigliere regionale campano Pd Mario Casillo, il dirigente del Pd stabiese Gennaro Iovino, padre del consigliere comunale Francesco Iovino, il figlio di Adolfo Greco, Luigi, già consigliere comunale a Castellammare, l'ingegnere Antonio Elefante, coinvolto in alcuni progetti di co-housing nell'area stabiese anche per conto di Adolfo Greco;

   dall'indagine «Olimpo» emerge che il sodalizio criminale che faceva capo ad Adolfo Greco, poteva contare sulla disponibilità di dipendenti dell'ufficio tecnico i quali si adoperavano per informarli e lavori pubblici e persino lavori privati di tipo condominiali; emergerebbero legami tra il gruppo criminale e un esponente delle forze dell'ordine: nello specifico un poliziotto, all'epoca in servizio presso il commissariato di Castellammare, che aveva chiesto un favore per la moglie;

   gli inquirenti hanno indagato anche sull'affare dell'ex area industriale Cirio finalizzato all'abbattimento della struttura preesistente e alla ricostruzione di 330 appartamenti, di cui 110 di housing sociale e 220 destinati privati, sul quale si sarebbe concentrato l'interesse della mafia;

   nel corso delle elezioni comunali del 2018, sono state rivolte accuse di brogli elettorali, così come già successo in occasione delle elezioni comunali del 2016; in particolare, nel 2018 la campagna elettorale è stata turbata da ben tre inchieste relative a presunti brogli: una denuncia per pacchi alimentari in cambio dei voti e due indagini per schede elettorali fotografate;

   un consigliere comunale di opposizione ha dichiarato la presenza di «anomalie sulla procedura adottata per eventi natalizi. [...] Il villaggio di Babbo Natale fu pubblicizzato prima ancora che la determina passasse in Giunta. È così per le luminarie, che furono installate prima che fosse assegnato il bando», mentre un altro consigliere di opposizione, durante la seduta del consiglio sulle variazioni di bilancio per 200 mila euro per pagare gli eventi natalizi, richiese e ottenne di conferire «a porte chiuse» rispetto a tali eventi, in cui dichiarò, prima che il pubblico venisse allontanato «Devo fare nomi e cognomi sulla questione Sint e termalismo»;

   l'attuale sindaco «senza il sostegno dei Greco non sarebbe mai diventato sindaco», secondo un consigliere di opposizione;

   il segretario generale del comune si è espresso sulla determina dirigenziale 17 dicembre 2018 avente per oggetto l'affidamento per la realizzazione dello spettacolo pirotecnico con un impegno di spesa di circa 12 mila euro, quando nella precedente determina del 21 novembre 2018 la spesa per tale evento era di 6 mila euro; il segretario generale, in particolare, ha chiesto chiarimenti su tale aumento immotivato, visto che la somma era già stata prevista e approvata a novembre, e sulle modalità di aggiudicazione dell'appalto, in quanto non risultavano le verifiche sui requisiti della ditta aggiudicataria e sul versamento della cauzione;

   la guardia di finanza ha avviato un'indagine sulle procedure di assunzione di nuovo personale al comune, compresi quelli del concorso per l'assunzione di 21 dipendenti comunali, e sugli atti relativi all'affidamento di diversi appalti recentemente passati per l'ufficio lavori pubblici del comune;

   in passato sono state fatte denunce di presunte infiltrazioni mafiose nel comune di Castellammare;

   agli interroganti appare evidente il concreto rischio che vi siano o vi siano state infiltrazioni da parte della criminalità organizzata all'interno del comune di Castellammare di Stabia, tali da richiedere un immediato intervento da parte delle istituzioni –:

   se si intenda attivare la procedura di cui all'articolo 143 del T.u.e.l, al fine di adottare, ove ne ricorrano i presupposti, le iniziative di competenza per lo scioglimento del comune di Castellammare di Stabia;

   se intenda promuovere una verifica dei servizi ispettivi di finanza pubblica della ragioneria generale di Stato al fine di controllare la regolarità amministrativo-contabile del comune di Castellammare di Stabia.
(2-00314) «Di Lauro, Caso, Ascari».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 23 marzo 2019, presso lo stadio di Udine, si è tenuta la prima partita di qualificazione per gli Europei di calcio del 2020, tra la Nazionale italiana e la Finlandia; in tale occasione, i carabinieri non hanno consentito agli spettatori di introdurre nello stadio le bandiere del Friuli, che, quindi, sono state sequestrate;

   non si rinviene alcuna motivazione legata alla sicurezza che possa giustificare e far comprendere, tale divieto. Al riguardo, se è vero che negli stadi non è possibile introdurre stemmi e vessilli che non rappresentino esclusivamente le squadre e gli Stati rappresentati in campo, è altrettanto vero che è discutibile che tale divieto sia esteso anche alle bandiere regionali, considerando che l'esposizione delle stesse non offende nessuno e, quindi, non può turbare il sereno svolgimento dell'evento sportivo;

   l'interrogante ritiene che l'emergenza negli stadi, sotto il profilo della sicurezza, è legata ad altre condotte che, tra l'altro, troppo spesso si verificano anche se vietate (ad esempio presenza di striscioni discriminatori);

   la bandiera è un simbolo molto importante per tutti i popoli, difatti, la bandiera del Friuli può essere affissa in tutti i luoghi pubblici della regione. È quindi assurdo che ne sia stato proibito l'ingresso nello stadio di Udine per la partita dell'Italia –:

   quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato e se e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare rispetto ai fatti descritti in premessa.
(5-01747)

Interrogazione a risposta scritta:


   DI STASIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   dal 20 dicembre 2018 ad oggi, nella città di Afragola, sono esplose dieci bombe; il primo episodio risale al 20 dicembre 2018 quando tra la mezzanotte e l'una del 21 è stata fatta saltare la serranda di una pizzeria sita in via Venezia Giulia nella zona compresa tra il Rione Salicelle e San Michele. Dopo è toccato a un supermercato, una merceria, una concessionaria, un negozio di oggettistica. Ognuno di questi ordigni è stato posto all'esterno di attività commerciali della città, arrecando ingenti danni alle attività stesse e al circondario, destabilizzando i cittadini e provocando allarmismo e panico tra gli stessi;

   il modus operandi, i materiali utilizzati per il confezionamento degli ordigni e le tempistiche degli attentati esplosivi rimandano ad azioni camorristiche legate ai fenomeni del racket e dell'estorsione, seppure in attesa di conferma da parte delle indagini che il comando locale dei carabinieri sta conducendo;

   per le organizzazioni criminali l'estorsione ai danni dei commercianti continua a essere uno dei principali mezzi di approvvigionamento e controllo dei territori da parte delle stesse e la paura di ritorsioni, unita a una legislazione percepita come non sufficiente dalle vittime a garantirne l'incolumità, le spinge a non denunciare;

   nel mese di gennaio 2019, il prefetto di Napoli, Carmela Pagano, ha convocato il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica con lo scopo di trovare delle soluzioni immediate per arginare il fenomeno che hanno portato a un aumento delle unità di forze dell'ordine presenti sul territorio di Afragola;

   dopo poco meno di due mesi durante i quali l'emergenza sembrava fosse rientrata, intorno alle 22 del 18 marzo 2019 è stata fatta esplodere un'altra bomba all'esterno di un negozio ubicato in Corso Meridione, una delle arterie principali della città, che lascia ben intuire quanti e quali danni avrebbe potuto provocare qualora ci fossero stati dei pedoni nelle vicinanze;

   la situazione di Afragola è stata già sottoposta all'attenzione del Governo e del Ministro interrogato che in occasione delle giornate contro la camorra del mese di gennaio 2019, ha incontrato le istituzioni afragolesi, il prefetto di Napoli, nonché alcune delle vittime degli attentati esplosivi –:

   quali azioni o iniziative, per quanto di competenza, il Ministro abbia intrapreso o intenda intraprendere per fermare questa emergenza e contrastare la criminalità organizzata presente sul territorio.
(4-02573)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta orale:


   CASA, LICATINI, CANCELLERI, ALAIMO e CHIAZZESE. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 18 del contratto collettivo nazionale integrativo sulla mobilità per l'anno scolastico 2019/20 disciplina le operazioni di individuazione del soprannumerario conseguente al dimensionamento della rete scolastica;

   più specificamente la lettera B) dello stesso articolo 18, che riguarda il «Dimensionamento dei circoli didattici e/o istituti comprensivi, per la relativa parte di organico», prevede soltanto per la scuola dell'infanzia e primaria la possibilità di esercitare una «opzione» e dispone che tutti i docenti titolari nel circolo e/o istituto comprensivo e assegnati, nel corrente anno scolastico, dal dirigente scolastico sui plessi medesimi o sulle scuole dell'infanzia medesime possono esprimere, al fine di garantire la continuità didattica, un'opzione per l'acquisizione della titolarità nel circolo e/o istituto comprensivo di confluenza;

   sempre relativamente ai casi specifici di dimensionamento di istituti comprensivi, la stessa disposizione e possibilità di opzione non appare rinnovata per i docenti delle scuole secondarie di I e II grado, mentre appare prevista per altre e differenti ipotesi di dimensionamento di cui alla lettera C) «Dimensionamento di istituti nella scuola secondaria di I e II grado» e alla lettera E) e D) «Succursali e/o corsi, che a seguito del dimensionamento, confluiscano presso altre istituzioni scolastiche»;

   quanto riferito risulta stia già provocando numerose situazioni di irregolarità e operazioni di mobilità erronee con gravissima disparità di trattamento e gravissime conseguenze anzitutto per le esigenze importantissime di continuità didattica, come risulta dalla nota prot. n. 2682 del 15 marzo 21019 dell'ufficio scolastico regionale per la Sicilia — ufficio VI ambito territoriale di Caltanissetta dove con modalità di dubbia legittimità agli istituti comprensivi «Milena e Campofranco» di Milena, «Paolo Emiliani Giudici» di Mussomeli e «Filippo Puglisi» di Serradifalco sarà applicata la lettera E) dell'articolo 18 del contratto collettivo nazionale integrativo sulla mobilità per l'anno scolastico 2019/20 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riferito;

   quali iniziative immediate e urgenti intenda adottare, per quanto di competenza, per correggere la palese disparità di trattamento, garantire, in caso di dimensionamento di istituti comprensivi, la continuità didattica e le legittime aspettative dei docenti e della utenza scolastica, nonché evitare situazioni di contenzioso legale.
(3-00641)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   GALLINELLA, GAGNARLI, PARENTELA e L'ABBATE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 346, della legge n. 232 del 2016, nell'attuale versione modificata con decreto-legge n. 91 del 2017 (convertito dalla legge n. 123 del 2017, e da ultimo dalla legge n. 145 del 2018, che ha incrementato le risorse a disposizione) prevede la corresponsione di una indennità per i periodi di sospensione dell'attività lavorativa derivante da misure di arresto temporaneo obbligatorio e non, «al fine di garantire un sostegno al reddito per i lavoratori dipendenti da imprese adibite alla pesca marittima, compresi i soci lavoratori delle cooperative della piccola pesca di cui alla legge 13 marzo 1958, n. 250»;

   la locuzione inclusiva «compresi i soci lavoratori delle cooperative della piccola pesca di cui alla legge 13 marzo 1958, n. 250» significa, linearmente e sulla base di una interpretazione letterale nonché rispettosa del principio di eguaglianza sostanziale scaturente dall'articolo 3 della costituzione, che i beneficiari di questa misura di sostegno sono individuabili anche nei soci lavoratori di cooperative della piccola pesca di cui alla legge 13 marzo 1958, n. 250 («Previdenze a favore dei pescatori della piccola pesca marittima e delle acque interne»);

   lo strumento di sostegno del reddito de quo (sul quale il legislatore nell'ultima legge di bilancio è intervenuto in aumento sulle risorse disponibili, dimostrando così la sua importanza per tutto il settore della pesca) coinvolge dunque, e altrimenti non potrebbe essere, tutti i lavoratori della pesca, marittima e delle acque interne, dipendenti e soci delle cooperative della piccola pesca marittima e delle acque interne;

   con decreto ministeriale 31 dicembre 2018 i Ministeri competenti sono intervenuti a dettagliare la misura, stabilendone la casistica, sia per l'ipotesi d'arresto obbligatorio che non: particolare rilievo ha avuto questa ultima fattispecie, per la prima volta resa applicabile nel nostro ordinamento, proprio grazie a questo provvedimento che ha descritto quali condizioni legittimino la richiesta dell'indennità;

   il 12 febbraio 2019 il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha pubblicato ulteriori informazioni «per la compilazione delle istanze per il riconoscimento dell'indennità a sostegno del reddito in favore dei dipendenti delle imprese adibite alla pesca marittima per l'anno 2018»;

   la semplice lettura del titolo evidenzia come essa, in palese contrasto con la legge e il decreto ministeriale citati, limita inopinatamente l'ambito applicativo ai soli lavoratori della pesca marittima;

   risulta all'interrogante che tale circolare sia stata adottata a valle di una riunione tra tecnici del Ministero stesso e del Ministero delle politiche agricole alimentari forestali e del turismo, nella quale, come figura dall'ordine del giorno, non pare essere stato in alcun modo affrontato il tema dell'ambito applicativo: né, ad avviso dell'interrogante, poteva essere altrimenti, poiché il dato letterale della legge e del decreto ministeriale è talmente cristallino da non esigere alcun intervento ermeneutico;

   a sorpresa, però, i tecnici del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, distaccandosi dal dato testuale superiore, hanno deciso di escludere i soci lavoratori della piccola pesca delle acque interne da questa misura di sostegno al reddito –:

   se sia conoscenza di quanto esposto in premessa;

   se ritenga coerente con la legge e con il citato decreto ministeriale escludere la categoria dei soci lavoratori della piccola pesca delle acque interne dalla fruizione di un beneficio a sostegno del reddito, a giudizio dell'interrogante in palese contrasto con l'articolo 3 della Costituzione e con le politiche del Governo;

   se ritenga di adoperarsi immediatamente perché vengano modificate e integrate le informazioni di dubbia legittimità riportate sul sito del Ministero.
(3-00640)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GRIBAUDO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'azienda Giordano Vini s.p.a. con sede a Valle Talloria d'Alba (Cuneo), con oltre 110 anni di storia, è uno dei principali attori in Italia e in Europa per il commercio di vini; assieme alla Provinco Italia s.p.a. costituisce il gruppo Italian Wine Brands, primo gruppo italiano del settore vitivinicolo a essere quotato in borsa;

   dal momento della quotazione in borsa l'azienda ha iniziato un percorso di ristrutturazione non concertato che ha portato al trasferimento di numerosi dipendenti in aziende esterne, attraverso la cessione del ramo post vendita di Valle Talloria e del contact center di Torino, provocando già a novembre 2016 lo sciopero dei dipendenti di Valle Talloria dopo l'affidamento del servizio clienti alla Koinè nord ovest s.r.l. di Torino;

   a seguito delle cessioni di ramo d'azienda era stato garantito il mantenimento di 190 dipendenti;

   nel mese di marzo 2019 l'azienda ha annunciato il passaggio del servizio clienti dalla Koinè nord ovest s.r.l. alla multinazionale dei call-center Comdata, con la previsione del trasferimento di 41 dipendenti, fra i quali 39 donne, dalla sede di Valle Talloria alla sede di Ivrea, e di ulteriori 46 dipendenti, dalla sede di Torino alla sede di Ivrea;

   i sindacati hanno denunciato come il trasferimento della sede di lavoro a 280 chilometri di distanza rappresenti un licenziamento «mascherato» per il personale che presenta un'anzianità anche ultratrentennale in Giordano Vini e nelle sedi di Valle Talloria, e di Torino;

   il 19 marzo 2019 si è tenuto un incontro presso l'assessorato al lavoro della regione Piemonte a Torino tra i vertici delle società Comdata, Koinè e i rappresentanti sindacali, ma le posizioni sono rimaste distanti, data la disponibilità di Comdata ad assorbire il personale solo nel caso in cui l'attività venga spostata nella sede di Ivrea; la regione ha chiesto per questo a Koinè di aprire un tavolo con le organizzazioni sindacali per valutare ogni possibile soluzione, compreso il ricorso agli ammortizzatori sociali;

   la Giordano Vini s.p.a. rappresenta un marchio di eccellenza per il commercio di vini in Italia e all'estero e una storica azienda simbolo della vocazione vitivinicola delle Langhe piemontesi; gli 87 lavoratori in questione sono parte integrante della crescita e della storia aziendale, in quanto molti hanno accumulato esperienza decennale nel servizio clienti di Giordani Vini; l'azienda tuttavia fino ad oggi, a giudizio dell'interrogante, ha rifiutato di assumersi ogni responsabilità rispetto al loro futuro –:

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per la salvaguardia dei posti di lavoro del servizio clienti della Giordano Vini s.p.a., affidato alla Koinè nord ovest s.r.l., data l'impossibilità del trasferimento per la maggioranza dei lavoratori nella sede Comdata di Ivrea.
(5-01744)

Interrogazione a risposta scritta:


   DONZELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in un comunicato stampa del 20 marzo 2019 la Cgil ha comunicato che l'assemblea dei lavoratori di Fidi Toscana, riunitasi nella sede di Firenze, «ha dato mandato alle Organizzazioni Sindacali di proclamare tutte le iniziative a sostegno della vertenza aperta a seguito della situazione di incertezza sul futuro della società». «Missione, obiettivi, modello organizzativo e sostenibilità finanziaria – si spiega nella nota –, sono le questioni al centro di un confronto in corso da più di un anno (ultimo incontro alla presenza dell'azionista pubblico il 3 dicembre scorso) che non ha fugato le preoccupazioni dei circa 70 lavoratori e delle organizzazioni sindacali. Questo nonostante che, grazie ad un complesso accordo sindacale che ha portato alla mobilità di 17 lavoratori e all'attivazione del fondo per l'esodo anticipato per i dipendenti in possesso dei requisiti, si sia intervenuti pesantemente sul costo del personale». L'assemblea dei lavoratori, prosegue la Cgil, «ha dato mandato alle Organizzazioni Sindacali e alla Rsa aziendale di promuovere ogni iniziativa utile a sviluppare un confronto con gli azionisti a partire dalla regione. Sulla questione, i sindacati hanno anche inviato una lettera al presidente della Regione Enrico Rossi». La Regione Toscana detiene oltre il 46 per cento delle quote della finanziaria, della quale l'odierno interrogante ha in più occasioni denunciato le indebite commistioni con il Pd e con la sinistra;

   in passato, come ad esempio nel 2015, presso la Fidi Toscana Spa sono state organizzate riunioni con i dipendenti, in orario di lavoro, che hanno visto la partecipazione di esponenti del Pd, alla vigilia di tornate elettorali –:

   a quanto ammontino le risorse impiegate nel 2014 dal Fondo centrale di garanzia del Ministero dello sviluppo economico per coprire la somma mai restituita dell'azienda Chil della famiglia Renzi sulla garanzia al mutuo offerta da Fidi Toscana;

   se non ritenga di intervenire istituendo un tavolo di confronto per esaminare le cause della crisi e trovare la soluzione per i lavoratori.
(4-02581)

Apposizione di firme ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta orale Delmastro Delle Vedove n. 3-00253, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 ottobre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Donzelli, Fidanza.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interpellanza Giacometto n. 2-00073 del 6 agosto 2018.

Trasformazione di documenti
del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

   interrogazione a risposta orale Mulè n. 3-00243 del 16 ottobre 2018 in interrogazione a risposta scritta n. 4-02574;

   interrogazione a risposta in Commissione Gallinella n. 5-01503 del 15 febbraio 2019 in interrogazione a risposta orale n. 3-00640.

ERRATA CORRIGE

  Nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 20 febbraio 2019, alla pagina 4791, seconda colonna, le righe dalla tredicesima alla quattordicesima si intendono soppresse.