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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 15 marzo 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    è necessario porre in essere urgenti interventi finalizzati alla salvaguardia del risparmio, in particolare, procedendo a risarcire i risparmiatori truffati dagli enti bancari, che sono ancora in attesa di concreti provvedimenti a loro tutela. Le banche coinvolte, come noto, sono: Veneto Banca, Popolare di Vicenza, (loro controllate ossia Banca Apulia e Banca Nuova) Banca Etruria, Banca Marche, Carichieti, Cariferrara, Banca di credito cooperativo Crediveneto e Banca di credito cooperativo Padovana;

    al riguardo, la commissione d'inchiesta sul sistema bancario e finanziario, le autorità di vigilanza e la stessa magistratura hanno ormai accertato le condotte illecite degli operatori bancari, sanzionandole ovvero disponendo i rinvii a giudizio con specifici capi d'imputazione per gravi reati come l'aggiotaggio, il falso in prospetto, l'ostacolo alla vigilanza;

    ad oggi, non si hanno notizie dall'Esecutivo sullo stato dei lavori per rendere operativi i risarcimenti. Sul punto, con la legge di bilancio del 30 dicembre 2018, n. 145, è stata disposta, ai commi da 493 a 507, l'istituzione di un fondo d'indennizzo dei risparmiatori (Fir) gestito dal Ministero dell'economia e finanze, con una dotazione iniziale di 525 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021;

    è, dunque, previsto che il Fir eroghi indennizzi a favore dei risparmiatori che hanno subito un pregiudizio ingiusto da parte delle banche interessate, poste in liquidazione coatta amministrativa, in ragione delle molteplici violazioni degli obblighi di informazione, diligenza, correttezza, buona fede oggettiva e trasparenza, ai sensi del testo unico in materia di intermediazione finanziaria;

    tuttavia, rispetto alle norme istitutive del Fir, la Commissione europea ha eccepito un contrasto con la normativa vigente dell'Unione europea, in materia di risarcimento dei risparmiatori. Pertanto, per procedere all'erogazione degli indennizzi, è necessario superare tali criticità, anche conformandosi al lavoro già svolto dalla cabina di regia delle associazioni dei risparmiatori con il Ministero dell'economia e delle finanze, con l'obiettivo di emanare un provvedimento ad hoc che consenta l'attivazione del Fondo, escludendo ulteriori ritardi in danno delle vittime incolpevoli dei crack finanziari;

   la tutela dei consumatori-risparmiatori è un tema di primaria importanza che attraversa tutta l'economia in vista della necessità di una corretta allocazione delle risorse;

    le crisi bancarie degli ultimi anni hanno dimostrato che la finanza può avere gravi ripercussioni sull'economia reale in mancanza di un sistema efficace che preveda adeguate tutele preventive e riparatorie;

    la promozione di una corretta politica di salvaguardia del risparmio e dei diritti dei consumatori è un obbligo riconosciuto in capo alle istituzioni in conformità all'articolo 47 della Costituzione, che prevede il dovere della Repubblica di incoraggiare e tutelare il risparmio in tutte le sue forme, dunque, anche rispetto al ripristino della legalità violata nei confronti dei risparmiatori danneggiati dalle pratiche illecite di enti bancari e creditizi;

    si ritiene, pertanto, fondamentale porre in essere alcune iniziative allo scopo di ristorare definitivamente i risparmiatori truffati, anche istituendo un tavolo presso il Ministero dell'economia e delle finanze, con le banche coinvolte e le associazioni dei risparmiatori;

    inoltre, per tutelare le posizioni più critiche, è opportuno riconoscere, in base a specifici criteri, una precedenza ai fini dell'indennizzo, a quei risparmiatori più deboli rispetto alle condizioni economiche in cui versano;

    ed ancora, vanno assunte iniziative al fine di garantire, per il futuro, un sistema più efficace per fronteggiare le crisi finanziarie. Al riguardo, si ritiene necessaria l'istituzione, a livello regionale, di un Osservatorio su risparmio e credito, composto da professionisti qualificati ed esperti in materia finanziaria e creditizia, per dotare i territori di soggetti idonei a rappresentare le esigenze dei consumatori-risparmiatori, nonché a svolgere una funzione informativa sulle attuali forme di investimento, ormai molteplici e complesse che espongono inevitabilmente il risparmio a nuovi ed imprevedibili rischi,

impegna il Governo:

1) ad istituire urgentemente un tavolo di confronto presso il Ministero dell'economia e delle finanze con le banche coinvolte nonché con le associazioni dei risparmiatori, per addivenire alla chiusura con compensazione delle posizioni relative alle linee di credito concesse ai risparmiatori e collegate ad operazioni di negoziazione (acquisto o vendita) di azioni od obbligazioni subordinate azzerate, con cancellazione ovvero sospensione, nelle more della definizione di ogni posizione, delle conseguenti segnalazioni nella centrale rischi finanziari;

2) ad assumere le iniziative di competenza per porre rimedio ai profili di contrasto con la normativa europea delle norme disciplinanti il Fondo d'indennizzo dei risparmiatori, prevedendo:

   a) una dotazione iniziale pari a euro 1,5 miliardi, da incrementare ulteriormente con le risorse derivanti dai fondi dormienti, in modo da non incidere sulla fiscalità generale e sul deficit;

   b) la possibilità di accedere al Fondo per gli azionisti e obbligazionisti subordinati (persone fisiche o imprenditori individuali o microimprese), anche del secondario, e loro successori che hanno acquisito gli strumenti finanziari delle banche, anche oltre i 10 anni addietro (ad esempio gli azionisti di Banca Popolare Udinese), ad esclusione degli speculatori e di chi ha responsabilità nei default;

   c) l'accesso al fondo attraverso la presentazione di una domanda precompilata e semplificata, che preveda l'inversione dell'onere della prova in capo agli istituti in liquidazione, ad un arbitro (ad esempio, l'arbitro per le controversie finanziarie) preposto ad effettuare una validazione meramente formale;

   d) l'indennizzo/ristoro del 100 per cento di quanto perduto dai risparmiatori traditi con un acconto iniziale pari al 30 per cento;

   e) l'indennizzo da calcolarsi sul costo pagato per l'acquisto delle azioni oltre alle spese sostenute, ad esempio per l'affrancamento, oltre a interessi e rivalutazione da applicarsi dalla data dell'acquisto, detraendo eventuali rimborsi già ottenuti (ad esempio, aderendo all'offerta pubblica di transazione delle due banche nel 2017);

  3) ad assumere iniziative per assicurare la liquidazione degli indennizzi per tutti i soggetti legittimati dal mese di settembre 2019, riconoscendo precedenza a coloro che hanno un Isee fino a euro 35.000, nonché a coloro che hanno comprovate e gravi ragioni sanitarie che giustifichino la necessità del pagamento entro il 2019;

  4) ad assumere iniziative per istituire un Osservatorio sul risparmio e sul credito, con articolazioni a livello regionale, composto da professionisti esperti del settore bancario e creditizio, che rappresentino gli interessi dei risparmiatori del territorio.
(1-00143) «Rizzetto, Bellucci, Bucalo, Butti, Foti, Osnato, Prisco, Varchi, Sandra Savino, Novelli».


   La Camera,

   premesso che:

    il 29, 30 e 31 marzo 2019 si svolgerà a Verona il «World congress of families» (Wcf), con il patrocinio del Ministro per la famiglia e le disabilità, con il previsto intervento di autorevoli esponenti del Governo in carica, tra cui il Ministro dell'interno, lo stesso Ministro per la famiglia e le disabilità e il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca;

    il Wcf è stato segnalato da organizzazioni per i diritti civili come il «Southern poverty law center» (SPLC) e lo «Human rights campaign» con la dicitura di «hate group»;

    tra gli obiettivi del Wcf non rientra soltanto la difesa della «famiglia naturale», ma anche la promozione di una concezione delle relazioni familiari basate sulla subordinazione della donna all'uomo e su una decisa compressione dell'autodeterminazione femminile, ad esempio per ciò che riguarda la conciliazione tra vita familiare e lavoro;

    come ampiamente riportato dagli organi di stampa, tra i soggetti organizzatori del Wcf figurano associazioni e gruppi, anche stranieri, che si distinguono per un messaggio gravemente omofobo e di sostegno a leggi liberticide e miranti alla repressione penale dell'omosessualità, oltre che alla limitazione dell'autodeterminazione in materia affettiva e familiare;

    secondo il programma ufficiale dell'evento, al congresso interverranno alcune personalità di spicco dell'antiabortismo e dei sostenitori della famiglia tradizionale come: il russo Dmitri Smirnov, presidente della Commissione patriarcale per la famiglia e la maternità che ha lo scopo di influenzare il parlamento russo, la Duma, e di aiutare il presidente russo Vladimir Putin a sviluppare politiche in linea con le indicazioni della chiesa ortodossa; il ministro per la famiglia del Governo ungherese, Katalin Novak; il presidente moldavo Igor Dodon, che ha spesso espresso posizioni omofobe;

    all'evento interverranno, inoltre, anche Theresa Okafor, un'attivista nigeriana che nel 2014 ha proposto una legge che criminalizza le unioni tra persone dello stesso sesso, e Lucy Akello, Ministro ombra per lo sviluppo sociale in Uganda, che nel 2017 ha presentato al Parlamento ugandese una legge contro le coppie omosessuali, già proposta nel 2014, che prevedeva originariamente la pena di morte per «omosessualità aggravata»;

    l'articolo 3 della Costituzione riconosce il principio della pari dignità sociale di tutti i cittadini e il divieto di discriminazione sulla base, tra l'altro, delle «condizioni personali e sociali»;

    l'articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea sancisce espressamente il divieto di discriminazione in ragione dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere;

    la consolidata giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, anche in fattispecie riguardanti condotte poste in essere dalle istituzioni italiane, ha da tempo riconosciuto che alle coppie formate da persone dello stesso sesso spetta il pieno riconoscimento del diritto alla vita familiare, ivi compreso il riconoscimento della possibilità di adottare il figlio del partner (in tal senso si vedano i casi Schalk and Kopf c. Austria, 24 giugno 2010; X. c. Austria, 19 febbraio 2013; Oliari v. Italia, 21 luglio 2015; Taddeucci v. Italia, 30 giugno 2016; Orlandi c. Italia, 14 dicembre 2017);

    la stessa Corte europea dei diritti dell'uomo ha sancito la contrarietà alla Convenzione di qualunque discriminazione fondata sull'orientamento sessuale, così come delle condotte discriminatorie veicolate da discorsi d'odio e volte ad incidere sulla libertà di espressione delle persone LGBT+ (al riguardo, i casi Bayev e altri c. Russia, 20 giugno 2017; Vejdeland e altri c. Svezia, 9 febbraio 2012);

    il diritto italiano si è da tempo aperto alla pluralità delle formazioni familiari, sulla base di una cospicua giurisprudenza costituzionale e di legittimità, culminata nella nota pronuncia n. 138 del 2010 della Corte costituzionale;

    la legge 20 aprile 2016, n. 76, recante «Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze», all'articolo 1, comma 1, definisce «l'unione civile tra persone dello stesso sesso quale specifica formazione sociale ai sensi degli articoli 2 e 3 della Costituzione» e, ai successivi commi 11 e 12, stabilisce, rispettivamente, che: «le parti acquistano gli stessi diritti e assumono i medesimi doveri; dall'unione civile deriva l'obbligo reciproco all'assistenza morale e materiale e alla coabitazione. Entrambe le parti sono tenute, ciascuna in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale e casalingo, a contribuire ai bisogni comuni», nonché: «Le parti concordano tra loro l'indirizzo della vita familiare e fissano la residenza comune»;

    il Presidente del Consiglio dei ministri, come riportato dagli organi di stampa, ha smentito il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei ministri al Wcf, sottolineando come la partecipazione del Ministro per la famiglia e le disabilità sia da ricondursi ad un'autonoma iniziativa politica di quest'ultimo;

    tuttavia, ad oggi sul sito del Wcf, così come sul materiale informativo relativo al congresso, continua a comparire il logo della Presidenza del Consiglio dei ministri, seppure con la dicitura Ministro per la famiglia e le disabilità;

    appare pertanto ai firmatari del presente atto di indirizzo oltremondo grave, nonché lesivo dei principi costituzionali e convenzionali su richiamati, che il Governo della Repubblica e la Presidenza del Consiglio dei ministri, per il tramite di un Ministro senza portafoglio, concedano il proprio patrocinio a un evento che si pone in aperto contrasto con detti principi, e che punta a diffondere una cultura di odio e discriminazione verso le persone LGBT+, oltre a promuovere una concezione delle relazioni familiari astorica e fondata sulla subordinazione femminile, in aperto contrasto con l'articolo 29 della Costituzione,

impegna il Governo:

1) a revocare ogni forma di patrocinio al World congress of families, che si svolgerà a Verona il 29, 30 e 31 marzo 2019;

2) a porre in essere politiche di contrasto all'omotransfobia, con strumenti culturali e specificamente giuridici;

3) ad adottare iniziative per sostenere attivamente la condizione femminile, in particolare attraverso una tutela adeguata delle lavoratrici madri e la salvaguardia del modello italiano di diritto di famiglia, solidamente basato, come impone la Costituzione, sull'eguaglianza morale e giuridica tra i coniugi.
(1-00144) «Zan, Schirò, Siani, Marco Di Maio, Migliore, Moretto, Zardini, Serracchiani, Bruno Bossio, Pollastrini, Enrico Borghi, Annibali, Pezzopane, Carnevali, Scalfarotto, Gribaudo, Rossi».

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni VII e XI,

   premesso che:

    la figura dell'assistente tecnico rientra tra le figure professionali del personale amministrativo tecnico e ausiliario, area B;

    la figura dell'assistente tecnico, secondo quanto previsto dal contratto collettivo nazionale scuola, è attualmente presente solo all'interno delle istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado, mentre è completamente assente nelle Istituzioni scolastiche di primo grado (istituti comprensivi e direzioni didattiche);

    in base a quanto previsto dal contratto collettivo nazionale di lavoro scuola l'assistente tecnico svolge le seguenti mansioni: conduzione tecnica di laboratori, officine e reparti di lavorazione, garantendone l'efficienza e la funzionalità, supporto tecnico allo svolgimento delle attività didattiche e servizi esterni connessi al proprio lavoro;

    il contesto educativo, didattico e professionale delle istituzioni scolastiche manifesta una forte necessità di aggiornamento continuo, in considerazione dei notevoli cambiamenti che stanno rivoluzionando il mondo della scuola dell'obbligo; grazie anche al diffuso utilizzo dei fondi europei, quasi tutte le istituzioni scolastiche di primo grado, dall'infanzia alla secondaria di primo grado, si sono dotate di una serie di innovazioni tecnologiche, di laboratori informatici, di attrezzature tecnologiche e multimediali, tra le quali la lavagna interattiva multimediale (Lim) in classe, con un forte processo di innovazione e trasformazione dell'organizzazione del lavoro; è fortemente avvertita l'esigenza di prevedere, all'interno dell'organico in servizio nelle istituzioni scolastiche, personale qualificato quale può ritenersi la figura dell'assistente tecnico;

    l'attività dell'assistente tecnico concorre, infatti, alla realizzazione della progettazione curriculare ed extracurricolare programmata dalle scuole. La realizzazione di questi progetti, finalizzati alla formazione e allo sviluppo di competenze chiave, avviene attraverso l'utilizzazione delle risorse materiali presenti nelle istituzioni scolastiche (laboratori attrezzati, strumentazione, dotazione multimediale e bibliografiche virtuali). In virtù di ciò, in raccordo con i docenti che collaborano alla realizzazione dei progetti, l'assistente tecnico fornisce un indispensabile supporto tecnico e apporta quelle basi teoriche e pratiche che occorrono per affrontare fasi cruciali della ricerca e del problem solving, oltre al concorso nella ricerca, nella valutazione e nella selezione di documenti e fonti pertinenti in rapporto agli obiettivi, tempi e prodotti desiderati;

    questa figura professionale è fondamentale per il buon funzionamento della scuola, sia nella didattica laboratoriale, sia nel supporto agli uffici amministrativi, in quanto non si occupa solo dei laboratori che gli sono assegnati, ma risulta essere una figura chiave all'interno delle scuole;

    l'assistente tecnico, con una disponibilità finanziaria della scuola sempre più ridotta, è l'unico a poter riparare e rendere utilizzabili strumentazioni consunte che andrebbero sostituite;

    inoltre, si districa contemporaneamente in più laboratori, diventando utile supporto, poiché molte volte le lezioni laboratoriali si svolgono con il solo insegnante, il quale, se pur perfettamente in grado di svolgere la lezione e di utilizzare le attrezzature, non può garantire la piena sicurezza degli allievi che utilizzano apparecchiature elettroniche, sempre più sofisticate; ad oggi all'interno delle istituzioni scolastiche di primo grado (istituti comprensivi e direzioni didattiche) la figura dell'assistente tecnico è assente nonostante molti di questi istituti si siano dotati, già da tempo, di diversi laboratori soprattutto informatici;

    i dirigenti scolastici di queste scuole sono costretti a rivolgersi a ditte o operatori esterni per garantire il buon funzionamento dei laboratori con ulteriori spese per le casse dello Stato e con notevole dilatazione dei tempi nel ripristino di macchine guaste,

impegnano il Governo

ad adottare le iniziative di competenza per prevedere all'interno del nuovo contratto collettivo nazionale scuola, in fase di discussione, la figura dell'assistente tecnico anche all'interno degli istituti comprensivi e direzioni didattiche.
(7-00208) «Villani, Ciprini, Tripiedi, Dori, Giovanni Russo, Lovecchio, Perconti, Nappi, Del Monaco, Nitti, Ermellino, Parentela, Grimaldi, Iorio, Manzo, Gagnarli, Azzolina, Casa, Pignatone, Grippa».


   La III Commissione,

   premesso che:

    gli Yazidi sono un'antichissima popolazione presente soprattutto nell'area mesopotamica e sono considerati «kuffar», infedeli, dai fanatici terroristi visto che la loro religione è una sorta di sincretismo nato dal contatto e dalla contaminazione di diverse religioni, compresi il cristianesimo e l'islam. Essi parlano inoltre il curdo ed evitano i matrimoni misti. Nei loro confronti è stato posto in essere un programma di eradicamento mirato e sistematico in quanto gruppo etnico;

    il 3 agosto 2014 i combattenti del Daesh, nel momento culminante della loro politica di espansione territoriale, penetrano nei luoghi dove vive la maggioranza degli yazidi nel mondo. Si tratta del territorio del Sinjar, nel nord dell'Iraq e al confine con la Siria;

    quello stesso giorno i militanti dell'Isis massacrarono più di 3000 esseri umani, tra cui molti anziani, e rapirono poco meno di 7000 donne e bambini per ridurli in condizioni di schiavitù;

    due settimane dopo l'assalto di Daesh veniva rinvenuta la prima fossa comune che rivelò al mondo questo genocidio;

    oggi, dopo la caduta delle roccaforti Isis in Siria (Raqqa) e in Iraq (Mosul), molti degli yazidi fuggiti all'estero stanno rientrando nei loro luoghi d'origine ma sono tanti gli sfollati di Ninive e Sinjar che vivono ormai da 5 anni nei campi profughi nel Kurdistan iracheno;

    molti di loro continuano a vivere nel territorio di Shengal nell'Iraq nordoccidentale vicino al confine con la Siria, nonostante qui abbiano subito esecuzioni di massa e siano stati costretti a sopravvivere oppressi da una crudele sofferenza psicologica permanente, in questo luogo gli yazidi vogliono continuare a esistere;

    secondo dati recenti, mancano all'appello ancora più di 3000 prigionieri dell'assalto dell'agosto del 2014 e, nelle ultime fasi di liberazione delle sacche resistenti del Daesh nelle roccaforti della Siria nord-orientale, si continuano a fare macabri rinvenimenti. Nel mese di febbraio è stata scoperta l'ennesima fossa comune di civili yazidi intrappolati nell'assedio. «Il Daesh sta usando gli yazidi rapiti come scudi umani» riferisce la Premio Nobel per la Pace 2018 Nadia Murad;

    le Forze democratiche siriane (Sdf) hanno fornito prove fotografiche di questo genocidio ancora in corso e hanno pubblicato immagini di bambini liberati. L'Isis ha provato a cancellare il loro senso di appartenenza all'etnia curda addestrandoli in campi speciali all'interno del programma «Cuccioli del Califfato» per farli diventare soldati e kamikaze; oggi purtroppo non parlano più nemmeno la loro lingua madre;

    secondo un recente rapporto dell'organizzazione non governativa Human Rights Watch, «i crimini dello Stato islamico contro la minoranza yazida proseguono e restano ampiamente impuniti». Sono ancora tante le donne vittime di abusi sessuali continui e ripetuti. Molte di loro vengono addirittura vendute come schiave;

    secondo i dati diffusi dall'Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine, il mercato della schiavitù sessuale può aver tristemente inciso per 21 milioni di dollari sulle casse dell'economia del califfato. Allo stato attuale, per l'Isis ridare la libertà a queste donne ha un prezzo che va da 20.000 a 30.000 dollari e, con quasi 3000 donne ancora nelle mani del califfato e una crisi interna all'organizzazione terroristica, il rischio concreto è che questa tratta possa essere intensificata per finanziare la guerra;

    l'articolo 2 della convenzione per la prevenzione e repressione del crimine di genocidio del 1948, di cui anche Siria e Iraq sono parte, dice che la sussunzione della fattispecie genocidiaria è legata a una precisa ratio di sterminio anche solo di una parte di un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso;

    nel settembre 2017 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione 2379, che istituiva un team investigativo per aiutare il governo iracheno a raccogliere, conservare e analizzare le prove dei crimini commessi dai combattenti del Daesh, e di fatto quindi anche con riferimento al genocidio yazida;

    la stessa Commissione d'inchiesta delle Nazioni Unite sulla Siria si è espressa sull'intera vicenda utilizzando il termine «genocidio yazida»;

    la richiesta avanzata anche da Nadia Murad è quella di impegnare le Nazioni Unite affinché mandino osservatori in Iraq fra gli Yazidi in modo da creare le condizioni per farli rientrare nei territori d'origine in sicurezza perché «senza protezione internazionale non c'è certezza che il terrorismo e il genocidio non tornino»;

    a livello internazionale, alcuni governi (tra cui Canada, Australia, Francia, Kuwait, Norvegia, Germania e Grecia) hanno dato il loro supporto con politiche di reinserimento nei territori d'origine dopo aver avviato programmi di protezione nei relativi Paesi;

    l’Human Rights Watch (Hrw) sostiene, inoltre, che i processi in corso per crimini commessi contro gli yazidi sono destinati a un nulla di fatto e gli imputati sono principalmente accusati di «appartenenza, supporto o assistenza allo Stato islamico». Il rischio è quindi che le prove del genocidio possano «perdersi, nel tempo, nelle fosse comuni che le autorità locali tardano a portare alla luce» e nella debole efficienza del sistema giudiziario iracheno;

    alcune ong sostengono che le autorità irachene non stiano proteggendo adeguatamente le fosse comuni rinvenute dal 2014, nonostante una specifica legge lo imponga, e questo rende difficile rintracciare e identificare le persone scomparse,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative per sensibilizzare la comunità internazionale sui crimini di cui sopra e per riconoscere ufficialmente il genocidio yazida;

   a farsi promotore in seno al Consiglio dei diritti umani all'Onu e in ambito europeo di un'iniziativa per l'istituzione di un tribunale ad hoc per giudicare i crimini relativi al genocidio yazida e garantire piena giustizia alle vittime;

   ad assumere iniziative, nei consessi internazionali, affinché le violenze sessuali perpetrate durante i conflitti di guerra vengano punite come crimini di guerra;

   ad acquisire, presso le Nazioni Unite, elementi circa lo stato dell'arte del lavoro fatto dal team investigativo attivato nel 2017 con la risoluzione n. 2379 del Consiglio di sicurezza dell'Onu;

   ad assumere le iniziative di competenza affinché si creino le condizioni per accelerare le procedure per il riconoscimento dei corpi rinvenuti nelle fosse comuni e per il censimento delle persone ad oggi presenti nei campi profughi in modo da avere contezza dei possibili sopravvissuti al genocidio;

   ad assumere iniziative per l'intervento degli osservatori internazionali nella regione del Sinjar in modo creare le necessarie condizioni umanitarie e di sicurezza per il rientro degli esuli yazidi
(7-00209) «Suriano, Sabrina De Carlo, Cappellani, Ehm, Olgiati, Romaniello, Perconti, Siragusa».


   L'VIII Commissione,

   premesso che:

    città soffocate dallo smog, dove l'aria è irrespirabile sia d'inverno sia d'estate, tra le principali fonti di emissione il traffico, il riscaldamento domestico, le industrie e le pratiche agricole; e dove l'auto privata continua ad essere di gran lunga il mezzo più utilizzato, se ne contano 38 milioni e soddisfano complessivamente il 65,3 per cento degli spostamenti;

    il 2018 è stato un anno da «codice rosso» per la qualità dell'aria, segnato anche dal deferimento dell'Italia alla Corte di giustizia europea in merito alle procedure di infrazione per qualità dell'aria e che costerà multe salate alla Penisola. A parlare chiaro sono i numeri: nel 2018 in ben 55 capoluoghi di provincia sono stati superati i limiti giornalieri previsti per le polveri sottili o per l'ozono (35 giorni per il Pm10 e 25 per l'ozono), in 24 dei 55 capoluoghi il limite è stato superato per entrambi i parametri, con la conseguenza diretta, per i cittadini, di aver dovuto respirare aria inquinata per circa 4 mesi nell'anno;

    la città che nel 2018 ha superato il maggior numero di giornate non a norma è Brescia (Villaggio Sereno) con 150 giorni (47 per il Pm10 e 103 per l'ozono), seguita da Lodi con 149 (78 per il Pm10 e 71 per l'ozono), Monza (140), Venezia (139), Alessandria (136), Milano (135), Torino (134), Padova (130), Bergamo e Cremona (127) e Rovigo (121). Tutte le città capoluogo di provincia dell'area padana (ad eccezione di Cuneo, Novara, Verbania e Belluno) hanno superato almeno uno dei due limiti;

    la prima città non ubicata nella pianura padana è Frosinone, nel Lazio, con 116 giorni di superamento (83 per il Pm10 e 33 per l'ozono), seguita da Genova con 103 giorni (tutti dovuti al superamento dei limiti dell'ozono), Avellino con 89 (46 per il Pm10 e 43 per l'ozono) e Terni con 86 (rispettivamente 49 e 37 giorni per i due inquinanti);

    tutto questo è quanto emerge dalla lettura di «Mal'aria 2019» il dossier annuale di Legambiente sull'inquinamento atmosferico in Italia che ci restituisce un quadro puntuale del 2018;

    un quadro preoccupante che indica l'urgenza a livello nazionale di pianificare misure strutturali capaci di abbattere drasticamente le concentrazioni di inquinamento presenti e di riportare l'aria a livelli qualitativamente accettabili, misure che spesso oggi mancano, dimenticando così che ogni anno in Europa, stando ai dati dell'Agenzia europea per l'ambiente, sono oltre 422 mila le morti premature all'anno per inquinamento atmosferico e che l'Italia si colloca tra i Paesi europei peggiori, con più decessi in rapporto alla popolazione, pari a più di 60.600 nel solo 2015;

    i trasporti stradali costituiscono una delle principali fonti di emissioni di inquinanti atmosferici nelle aree urbane, come ricorda l'Ispra, e una mobilità sostenibile consentirebbe di limitare le emissioni in aria dal trasporto stradale, garantendo il soddisfacimento della domanda di mobilità dei cittadini;

    la sfida che oggi deve affrontare il nostro Paese è quella di fare della mobilità sostenibile il motore del cambiamento in modo da ripensare le città per le persone, non per le auto; è questo il cambio di paradigma che deve prendere piede nella Penisola. Il filo conduttore per vincere questa sfida è il tema della mobilità sostenibile, già praticata da alcune città come: Bolzano, Firenze, Pisa, Torino e Milano dove il 50 per cento degli abitanti usa i mezzi pubblici, cammina e pedala;

    è del tutto evidente che per far uscire l'Italia dall'emergenza cronica dello smog occorre realizzare in primis un piano nazionale contro l'inquinamento con misure strutturali ed economiche di ampio respiro e redigere piani urbani per la mobilità sostenibile ambiziosi ripensando l'uso di strade, piazze e spazi pubblici delle città, creando ampie «zone 30» e prevedendo nuovi spazi verdi nei centri urbani;

    è indispensabile ridurre il tasso di motorizzazione riportandolo ai livelli delle altre nazioni europee, gli incentivi sulle emissioni devono prevedere criteri sociali e per ridurre il parco circolante in Italia si dovrebbe prevedere un bonus di rottamazione per chi vuole rottamare l'auto inquinante senza acquistarne una nuova. Inoltre, è fondamentale incentivare davvero la mobilità sostenibile, potenziando il trasporto pubblico locale, urbano e pendolare, prevedere rete ciclabili che attraversino nelle diverse direttrici i centri urbani, ma anche ripensare il proprio stile di vita in una chiave più ecofriendly;

    in Italia continuano a pesare enormemente la mancanza di una efficace strategia antismog e il fatto che in questi anni l'emergenza inquinamento atmosferico è stata affrontata in maniera disomogenea ed estemporanea. A quasi nulla sono serviti i piani anti smog in nord Italia scattati il primo ottobre 2018 con il blocco, parziale, della circolazione per i mezzi più inquinanti. L'inquinamento atmosferico ad oggi continua ad essere un'emergenza costante nel nostro Paese non più giustificabile con le avverse condizioni meteo-climatiche della pianura padana o con il riferimento alla sola stagionalità invernale;

    per uscire da questa emergenza gli strumenti ci sarebbero: ogni città dovrebbe adottare dei Pums, piani urbani di mobilità sostenibile, ambiziosi. Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare dovrebbe guidare le città, supportando e verificando le scelte fatte, affinché siano coerenti con le scelte e i piani nazionali; inoltre, il Governo dovrebbe finanziare i progetti davvero utili per mettere in campo questa rivoluzione e, allo stesso tempo, dovrebbe destinare più risorse per incentivare davvero la mobilità sostenibile;

    entrando nello specifico dell'indagine di Mal'aria si legge, che nel 2018, sono state 26 le città, circa un capoluogo su quattro, a oltrepassare il limite quotidiano del Pm10 fissato per legge a 50 g/mc, come media giornaliera, da non superare per più di 35 giorni l'anno;

    a guidare la «top ten» delle città più critiche per le polveri sottili: Torino (Rebaudengo) con 87 giorni, Frosinone (scalo) con 83 e Lodi (Vignati) con 78 sono sul podio della speciale classifica, seguite da Milano (Marche) 74, Venezia (Tagliamento) 63, Padova (Arcella) 60;

    per quanto riguarda l'ozono, nel 2018 sono stati ben 53 i capoluoghi di provincia che hanno superato il limite di 25 giorni con una media mobile sulle otto ore superiore a 120 microgrammi per metro cubo. Genova e Brescia sono risultate le città peggiori per questo inquinante con 103 giorni, seguite da Monza (89), Lecco (88), Bergamo (85), Piacenza (80), Varese (78), Alessandria (77) e Venezia (76);

    l'Italia è uno dei Paesi europei con il più alto tasso di motorizzazione, con una media di circa 65 auto ogni 100 abitanti. Si tratta di valori enormi se confrontati con quelli di alcune capitali europee: a Parigi ci sono 36 auto per 100 abitanti come a Londra e a Berlino, a Barcellona 41, a Stoccolma e Vienna 38. Negli ultimi anni il tasso di motorizzazione medio dei capoluoghi italiani ha mostrato addirittura un incremento, passando da 62,4 a 63,3 auto ogni 100 abitanti e risulta stabile o in aumento in tutte le città. Nonostante l'auto sia il mezzo di gran lunga più diffuso per gli spostamenti, una ricerca condotta da Isfort (2016) segnala come il 41,3 per cento degli abitanti delle grandi città italiane vorrebbe muoversi di più coi mezzi pubblici, mentre, parallelamente, il 32,2 per cento auspica di poter stare meno tempo al volante. A far crescere la voglia di scendere dall'auto è principalmente il tempo perso in coda negli ingorghi;

    è del tutto evidente che per far tornare a far respirare le città si dovrebbe intervenire drasticamente per ridurre con decisione il traffico motorizzato privato intervenendo sull'incentivazione della mobilità. Secondo l'Eea servirebbe una trasformazione radicale della nostra mobilità, perché non ci si può attendere dai limiti emissivi degli Euro 6 una significativa riduzione degli inquinanti a rischio sanitario e ancor meno una riduzione della CO2;

    a tal proposito si evidenzia che nelle città le reti di centraline di monitoraggio sia in termini strutturali che gestionali risultano spesso carenti, non in grado ad esempio di misurare gli inquinanti più pericolosi oppure non inserite in modelli di dispersione aventi sufficiente livello di dettaglio;

    con la conseguenza, tra le molte, che le azioni previste dai piani di risanamento della qualità dell'aria (Prqa) potrebbero risultare inefficaci o inapplicate, provocando di fatto il mancato raggiungimento degli obiettivi e dei principi sanciti dalle direttive europee;

    per salvare il Pianeta bisogna partire anche dalle abitazioni, renderle efficienti da un punto di vista energetico, anche attraverso la sostituzione dei vecchi impianti di riscaldamento altamente inquinanti, perché per centrare gli obiettivi fissati dagli accordi internazionali sul clima di Parigi non basta ridurre le emissioni inquinanti delle automobili. C'è un'altra fonte di inquinamento, che contribuisce anche più delle auto alle emissioni di gas dannosi: il riscaldamento domestico. E, più in generale, sussiste il problema delle case «colabrodo», dove vecchie caldaie emettono più sostanze inquinanti del dovuto, perché il calore si disperde all'esterno degli edifici. Servono interventi per riqualificare da un punto di vista energetico il patrimonio edilizio;

    gli impianti termici per il riscaldamento degli edifici inquinano fino a sei volte di più dei trasporti su strada. Questo è il risultato di un'elaborazione dell'Osservatorio Autopromotec sulla base di uno studio realizzato l'anno scorso del Politecnico di Milano sull'impatto sulla qualità dell'aria urbana da parte delle principali fonti di inquinamento, come denunciato in un articolo di Elisabetta Tramonto pubblicato sul sito online di Valori;

    lo studio è stato condotto su un campione rappresentativo di cinque città italiane (Milano, Genova, Firenze, Parma e Perugia). Il risultato è il seguente: il contributo fornito dal settore del riscaldamento da edifici all'inquinamento atmosferico in termini di emissioni di CO2 è pari in media al 64,2 per cento del totale delle emissioni stimate per le città considerate, contro il 10,2 per cento che proviene dal settore della mobilità e dei trasporti motorizzati. La restante quota di CO2 (25,6 per cento) è invece generata dal settore delle attività industriali;

    se si riqualificassero gli edifici si otterrebbe il risultato di diminuire di 20,7 milioni di tonnellate di CO2. Occorre riconvertire 30 mila condomini all'anno, quelli con maggiori problemi di efficienza energetica, entro il 2030. È la sfida lanciata da Legambiente alla presentazione dei risultati del monitoraggio Civico 5.0, la campagna nazionale di studio e informazione dell'associazione ambientalista per sensibilizzare e informare cittadini, ma anche amministratori e tecnici su questi temi, dando strumenti utili per acquisire una maggiore consapevolezza sul peso energico della propria abitazione;

    se si riqualificassero 30 mila edifici all'anno si eviterebbero emissioni in atmosfera per 840.000 tonnellate di CO2 all'anno e si ridurrebbero i consumi di circa 420 milioni di metri cubi di gas all'anno. Questo non farebbe bene solo al nostro Paese, ma farebbe bene anche al portafoglio degli italiani. Si otterrebbero, infatti, quasi 400 milioni di euro annui di risparmi in bolletta per le famiglie, per una media di circa 620 euro l'anno a famiglia;

    al 2030 questa operazione permetterebbe complessivamente un taglio alle emissioni di CO2 di 20,7 milioni di tonnellate, 10,3 miliardi di metri cubi di gas non consumati e una riduzione di 9,7 miliardi di euro di risparmi globali in bolletta per le famiglie;

    inoltre, un'azione di questo tipo permetterebbe di creare nuovi posti di lavoro, circa un milione puntando proprio sulla riqualificazione energetica. Sono 1,2 milioni i condomini presenti in Italia dove vivono circa 14 milioni di famiglie. Di questi almeno 740 mila (16 per cento) necessitano di un'ampia riqualificazione energetica, perché costruiti nel dopoguerra con materiali e tecniche che avevano scarsissima attenzione all'efficienza dei sistemi di riscaldamento, mentre l'82 per cento sono stati costruiti prima dell'entrata in vigore della legge n. 10 del 1991 sull'efficienza energetica in edilizia;

    riqualificare significa isolare gli edifici con cappotti termici, sostituire i vecchi infissi con quelli nuovi e, soprattutto, sostituire le vecchie caldaie con nuove caldaie a condensazione o con pompe di calore. E fondamentale fare un salto di qualità e quantità degli interventi di riqualificazione energetica dei condomini per ridurre i consumi energetici, per riuscire davvero ad aiutare le famiglie a vivere meglio e spendere meno, oltre che a ridurre le emissioni di gas serra di cui il Pianeta ha fortemente bisogno;

    inoltre, si ricorda che gli incentivi esistono; tra «ecobonus» e «sismabonus» si può arrivare a coprire fino all'85 per cento dell'intervento di riqualificazione energetico. Il problema è che manca una chiara strategia ambientale che leghi l’«ecobonus» al risultato raggiunto dall'intervento di riqualificazione energetica;

    anche sul fronte del trasporto pubblico le città italiane sono lente e indietro rispetto alle sorelle europee; senza contare i tagli, i tardi, i guasti e i disservizi legati al trasporto pubblico che i cittadini ogni giorno si trovano ad affrontare. Il bus rimane il principale mezzo di trasporto collettivo: in Italia assorbono una quota di traffico del 64 per cento, più che doppia rispetto a quella tedesca e inglese, dove invece la mobilità nelle aree metropolitane è garantita prioritariamente dal ferro;

    nel nostro Paese – segnala Asstra, l'associazione di categoria delle imprese di trasporto pubblico locale – la rete ferroviaria suburbanae metropolitana dispone di 41 linee ferroviarie contro le 81 della Germania e le 68 del Regno Unito. Le linee di metropolitana sono invece 14, contro le 44 della Germania, le 30 spagnole e le 27 francesi. E così sono i bus il principale mezzo di trasporto collettivo: in Italia assorbono una quota di traffico del 64 per cento, più che doppia rispetto a quella tedesca e inglese, dove invece la mobilità nelle aree metropolitane è garantita prioritariamente dal ferro;

    secondo i dati di Ispra, inoltre, gli autobus con standard emissivi inferiori all'Euro4 corrispondono ancora al 55 per cento del parco mezzi circolante totale; nonostante sia in crescita la percentuale di mezzi con performance emissive migliori – il 13,4 per cento del totale risponde agli standard Euro6 –, tantissimi comuni stanno ancora investendo in mezzi alimentati con fonti fossili – quindi inquinanti – invece di investire, ad esempio, in mezzi elettrici o a basse emissioni, come quelli a biometano;

    la dotazione di metropolitane nelle città italiane continua a mostrare un gap importante rispetto alle altre città europee. Nel nostro Paese sono in esercizio 250 chilometri di metropolitane, estensione paragonabile a quella di singole città europee come Madrid (291,5 chilometri) Londra (464,2 chilometri) Parigi (221,5 chilometri) e Berlino (147,5 chilometri) tutte impegnate in importanti progetti di sviluppo per aumentare il numero di persone trasportate;

    è del tutto evidente che questi numeri si traducono nel nostro Paese inevitabilmente con la perdita di attrattività da parte dei cittadini nell'utilizzare il trasporto pubblico al posto dell'automobile. Come confermato dai dati Ispra, nel 2016, «il trasporto pubblico ha registrato nei Comuni capoluogo di Provincia una riduzione della domanda rispetto all'anno precedente, da circa 187 passeggeri per abitante a 185, ma il trend è in atto già dal 2011 dove il valore dell'indicatore di domanda era pari a 217 passeggeri per abitante». Il confronto dei dati nel periodo 2011-2016 mostra come il numero di passeggeri annui sia diminuito costantemente con una riduzione di circa l'11 per cento rispetto al 2011, ovvero si è registrato un calo di 434,5 milioni di passeggeri all'anno che non hanno voluto usufruire più del trasporto pubblico;

    un aiuto alla lotta all'inquinamento è anche la corretta applicazione del decreto legislativo «Attuazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell'aria ambiente e per un'aria più pulita in Europa», ma perché questo avvenga, tra le altre cose, deve funzionare la reciprocità tra Stato, regioni e gli enti di controllo e di ricerca, in modo da coordinare gli interventi, monitorarne i risultati che devono essere pubblicati con periodicità annuale insieme alla pubblicazione di report che ne analizzino l'andamento;

    tali attività devono essere svolte dal coordinamento tra Ministero, regioni e autorità competenti in materia di aria ambiente. Tale coordinamento è presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare a cui partecipano il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministero della salute, le regioni e le provincie autonome, l'Unione delle province italiane (UPI) e l'Associazione nazionale comuni italiani (Anci) insieme all'Ispra, all'Enea e al Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e altre autorità competenti e su indicazione del Ministero della salute, rappresentanti dell'Istituto superiore di sanità, nonché, su indicazione della regione o provincia autonoma di appartenenza, rappresentanti delle agenzie regionali e provinciali per la protezione dell'ambiente;

    è importante ricordare che il Coordinamento opera attraverso l'indizione di riunioni periodiche e la creazione di una rete di referenti per lo scambio di dati e di informazioni. Inoltre, assicura, anche mediante gruppi di lavoro, l'elaborazione di indirizzi e di linee guida in relazione ad aspetti di comune interesse e permette un esame congiunto di temi, anche al fine di garantire un'attuazione coordinata e omogenea delle nuove norme e di prevenire le situazioni di inadempimento e delle relative conseguenze;

    il 7 marzo 2019 si è appresa la notizia del deferimento dell'Italia alla Corte giustizia dell'Unione europea per smog e fogne, da parte della Commissione europea che segue quello del 2018 per sforamenti dei limiti di Pm10. Tale notizia non sorprende affatto, anzi è la conferma di quanto poco il nostro Paese abbia fatto in questi anni su questi due fronti sui quali, invece, è urgente intervenire;

    l'inquinamento atmosferico è oramai una malattia cronica del nostro Paese e non più giustificabile con le avverse condizioni meteo-climatiche della pianura padana o legate alla sola stagionalità invernale. Se si continua di questo passo potrebbero arrivare altri deferimenti e nuove possibili «maxi-multe», e a pagare ancora una volta sarebbero i cittadini in termini di salute e denaro;

    è del tutto evidente che in Italia continua a pesare la mancanza di un efficace strategia antismog, per non parlare dei problemi legati al mancato adeguamento alle norme dell'Unione europea sui sistemi di trattamento delle acque di scarico. Ancora oggi nella Penisola circa il 25 per cento delle acque di fognatura viene scaricato in mare, nei laghi e nei fiumi, senza essere opportunamente depurato, nonostante siano passati oltre dieci anni dal termine ultimo che l'Unione europea aveva imposto per mettere a norma i sistemi fognari e depurativi;

    per questi motivi è urgente realizzare al più presto un piano nazionale contro l'inquinamento, penalizzare economicamente il traffico motorizzato privato investendo sul potenziamento del trasporto pubblico locate, pendolare e su ferro; ridurre le emissioni industriali e quelle prodotte dal riscaldamento; dall'altro, occorre, velocizzare al più presto la messa a norma di quei sistemi fognari e depurativi su cui l'Europa, sempre attenta all'ambiente e alla salute dei cittadini, da anni chiede di intervenire. Un'Europa di cui si parla spesso male in questo ultimo periodo, dimenticando che è proprio grazie al suo intervento se, ad esempio, è stata chiusa la discarica di Malagrotta a Roma o se Milano ha costruito nel 2001 il suo depuratore,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative per predisporre parallelamente al piano «energia e clima», entro il 2019, una «road map lotta all'inquinamento atmosferico nelle città 2030» con obiettivi coerenti e proporzionati agli impegni internazionali di riduzione delle emissioni climalteranti e ambientalmente rilevanti;

   a promuovere per quanto di competenza, una revisione della pianificazione e degli strumenti di intervento per ottemperare agli obblighi di risanamento della qualità dell'aria, sia per rientrare rapidamente negli obblighi europei in modo da superare le procedure di infrazione in corso, sia per rispettare i valori guida di esposizione ambientalmente rilevanti;

   a predisporre iniziative concrete affinché finalmente le attività e i risultati raggiunti nell'ambito del Coordinamento tra Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, regioni Ispra, Enea e Cnr, anche attraverso l'istituzione di tavoli tecnici, siano resi pubblici con particolare riferimento all'elaborazione di indirizzi e di linee guida per contribuire fattivamente ad avere una migliore qualità dell'aria ambiente e un'aria più pulita non solo in Italia ma anche in Europa;

   a promuovere le iniziative necessarie per rendere accessibili ai cittadini attraverso la pubblicazione sui siti istituzionali e sui social media, i report riportanti le attività e le decisioni del citato Coordinamento nonché quelli elaborati dalla rete dei referenti;

   a presentare annualmente, una relazione al Parlamento entro e non oltre il 31 gennaio, in cui siano riportati le linee politiche, le misure, gli interventi e le iniziative assunte, o da assumere, atte a contrastare l'inquinamento e gli effetti nocivi dell'inquinamento sull'ambiente, in modo da contribuire fattivamente ad avere una migliore qualità dell'aria ambiente e un'aria più pulita non solo in Italia ma anche in Europa;

   a promuovere le iniziative necessarie per rendere accessibili ai cittadini, attraverso la pubblicazione sui siti istituzionali e sui social media, dei report riportanti i dati e le informazioni ambientali concernenti le emissioni atmosferiche di tutti gli impianti inquinanti in esercizio e degli impianti di trattamento rifiuti.
(7-00207) «Muroni».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DALL'OSSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato il 22 febbraio 2019 sul sito dell'associazione Laran e da fonti di stampa, in Libia il Libyan National Army (Lna) e altre milizie fedeli al generale Khalifa Haftar hanno occupato il sito petrolifero di El Feel gestito dall'Eni;

   le forze fedeli al Governo di Accordo nazionale (Gan), il solo riconosciuto dall'Onu hanno ceduto il campo evitando lo scontro con le preponderanti forze di Haftar;

   l'offensiva del Lna nel Fezzan, lanciata a gennaio 2019, ha portato alla conquista anche del capoluogo Sheba e del campo petrolifero di Sharara;

   il 21 febbraio l'Lna e i suoi alleati hanno attaccato anche Murzuq, arrivando a occuparne il centro cittadino e a uccidere il capo della sicurezza della città, per poi ripiegare in periferia in seguito alla reazione delle milizie Tebu, sostenitrici del Gan;

   l'Lna sta conducendo operazioni anche a Ubari e presto tutti i centri abitati del Fezzan saranno in mano ad Haftar;

   l'Lna sta impiegando mercenari sudanesi e milizie di tribù Tuareg e di tribù storicamente nemiche dei Tebu come la Awlad Suleiman e la Zwai;

   nei vari scontri, che hanno coinvolto anche civili, le tribù Tebu avrebbero subito ingenti perdite;

   i Tebu hanno inviato una delegazione a Tripoli chiedendo al Gan di intervenire e alla missione Onu in Libia (Unsmil) di fermare quella che hanno definito «una pulizia etnica»;

   il 14 febbraio al-Serraj ha denunciato l'Lna all'Onu per crimini di guerra;

   dal 7 febbraio l'Lna ha imposto illegalmente una no-fly zone nel sud della Libia, cosa che rende impossibile l'evacuazione dei feriti verso gli ospedali di Tripoli e Misurata;

   contestualmente all'offensiva dell'Lna, aerei francesi hanno effettuato attacchi in Ciad, nei pressi del confine libico;

   nonostante l'embargo Onu, l'Lna ha ottenuto ingenti quantitativi di armi e vicoli; il generale Haftar, inoltre, ha sempre goduto di un forte supporto, anche dal punto di vista militare, della Francia;

   il rafforzamento dell'Lna non è stato controbilanciato da un potenziamento delle forze del Gan, le cui milizie non hanno avuto accesso a nuovi armamenti, nonostante le ripetute richieste del legittimo governo di Tripoli di un allentamento dell'embargo –:

   se il Governo intenda adottare iniziative per difendere gli interessi nazionali italiani in Libia sostenendo il Governo di accordo nazionale allo scopo di impedire che le milizie Lna mantengano il controllo dei siti dell'Eni e occupino l'intero Fezzan e la Tripolitania.
(5-01680)


   FOTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   sarebbe opportuno conoscere le ragioni tecniche ed economiche a fondamento dell'accordo commerciale – di rilevante valore economico, comportando un impegno di spesa di circa 300 milioni di euro – sottoscritto nel 2017 da Sogin Spa con l'organizzazione britannica Nuclear Decommissioning Authority e se le relative condizioni contrattuali siano in linea con quanto disposto dal decreto ministeriale 10 agosto 2009;

   risulterebbe che Sogin Spa sia prossima alla stipula di un nuovo accordo commerciale con la predetta organizzazione britannica Nuclear Decommissioning Authority, con una procedura che sarebbe opportuno comprendere se sia in linea con quanto disposto dal codice dei contratti pubblici; con tale accordo si sarebbe nuovamente disposto un affidamento diretto al riguardo, nonostante lo stesso comporterebbe, a quanto risulta all'interrogante, una spesa di circa 200 milioni di euro –:

   se il Governo intenda chiarire le ragioni tecniche ed economiche alla base dell'accordo commerciale sottoscritto nel 2017 dalla Sogin spa con l'organizzazione britannica Nuclear Decommissioning Authority e come si concili tale accordo con le disposizioni di cui al decreto del Ministro dello sviluppo economico 10 agosto 2009;

   se trovi conferma la notizia circa il fatto che la Sogin spa sarebbe prossima alla sigla di un nuovo accordo commerciale con la suddetta organizzazione britannica e, in caso affermativo, quali ne siano le ragioni tecniche ed economiche;

   se risulti che il nuovo accordo preveda un affidamento diretto che comporterebbe una spesa di circa 200 milioni di euro;

   se risulti altresì, con riferimento a quanto sopra esposto, che Sogin Spa abbia proceduto a verificare l'esistenza e la fattibilità di soluzioni tecniche ed economiche alternative a quella predetta e adottata, comportanti minore spesa e, in ogni caso, se sia stata verificata la congruità dei costi da sostenere;

   se intercorrano vincoli tecnici ed economici, nonché giuridici, tra i due citati accordi commerciali (uno già sottoscritto ed uno che sarebbe in fase di sottoscrizione) e se dalla lettera delle previsioni contrattuali derivino oneri economici, a carico dell'Italia, a valere prima del 2025.
(5-01681)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MURONI e FRATOIANNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 182 del codice dei beni culturali (norma transitoria) ha disposto l'inserimento nell'elenco ministeriale di coloro che, mediante compensazione delle lacune formative con attività lavorativa certificata, hanno ottenuto la qualifica di restauratore dei beni culturali al pari di coloro che sono legittimamente titolati ai sensi dell'articolo 29, commi 8 e 9, del codice (norma a regime);

   la norma transitoria ha poi previsto l'istituzione di un altro elenco di coloro che, non essendo in grado di produrre la necessaria documentazione richiesta agli aspiranti restauratori (titoli e/o lavori certificati), vengono qualificati collaboratori restauratori;

   come previsto dal comma 1-quinquies del medesimo articolo, il decreto, il cui schema è stato approvato in Conferenza unificata il 13 febbraio 2019, ed è ora all'esame del Consiglio di Stato, disciplina le modalità di svolgimento della prova abilitante, affinché i collaboratori possano acquisire la qualifica di restauratore;

   lo schema citato presenta le seguenti criticità relativamente al rischio di attribuire, in modo gravemente sperequato e non conforme alle norme di tutela, l'abilitazione all'esercizio della professione di restauratore (articolo 29, commi 6 e 9-bis, del decreto legislativo 42 del 2004):

    a) all'articolo 2, comma 1 lettera b), andrebbe indicato il 2011-2012 come termine temporale d'attivazione della specifica classe di laurea LMR (attraverso decreto interministeriale Ministero dell'istruzione dell'università e della ricerca – Ministero dei beni e delle attività culturali) termine oltre il quale i titolari di lauree affini non dovrebbero essere ammessi alle prove abilitanti, come specificato dal decreto ministeriale 13 maggio 2014 «linee guida applicative dell'articolo 182 del Codice» che chiariscono che il titolo di studio deve essere stato conseguito prima dell'articolo 29. L'aspirante restauratore ha avuto da quel momento la possibilità di accedere a un percorso di studio coerente con l'articolo 29, comma 9-bis. È impensabile che una norma transitoria del codice venga applicata con un atto amministrativo che di fatto dispone una modifica sostanziale illimitata all'applicazione della norma ordinaria (comma 9-bis). Prevedere l'accesso alla sanatoria per chi abbia un diverso titolo di laurea conseguito dopo tale data appare contraddittorio con il codice iniquo rispetto a chi abbia nel frattempo intrapreso il legittimo corso di studi universitari;

    b) quanto all'articolo 5, comma 1, lettera c) poiché la maggioranza dei commissari deve essere costituita da restauratori e i Ministeri devono nominare lo stesso numero di referenti, si evidenzia l'esigenza di inserire docenti a contratto (unici con qualifica di restauratore conformemente al codice), nella previsione della potestà attribuita al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca di indicare due commissari selezionati tra professori di I e II fascia (uno restauratore qualificato). Risultano pochissimi i docenti incardinati in possesso di specifica laurea/titolo equiparato, con esperienza maturata in misura sufficiente per rispondere ai requisiti richiesti dal concorso, per accedere alla qualifica di professore associato o ordinario;

    c) all'articolo 5, comma 1, lettera d), si dovrebbe richiedere il possesso del titolo laurea LMR02 od equipollente/equiparato e il possesso di 10 anni di comprovata e lodevole esperienza lavorativa. La generica richiesta di «comprovata esperienza» lascia nel vago l'individuazione di un requisito importantissimo nel caso di specie, come quello dell'esperienza qualificata;

    d) all'allegato B andrebbe inserito il settore scientifico disciplinare relativo alla legislazione dei beni culturali, all'organizzazione ministeriale, dei cantieri e laboratori, all'organizzazione e tipologia delle imprese, ai temi dell'adeguamento normativo per la sicurezza, competenze fondamentali nell'ambito professionale in questione;

    e) in relazione all'allegato B si evidenzia che alcune sigle delle materie riguardanti restauro e tecniche dovrebbero riportare tutte le voci delle declaratorie; diversamente, l'indicazione parziale passata all'intesa può suggerire al candidato di prepararsi esclusivamente sulla disciplina evidenziata nell'allegato B escludendo le altre –:

   se il Governo intenda fornire chiarimenti in relazione a quanto riportato in premessa e se intenda adottare le iniziative di competenza per apportare al testo del provvedimento i necessari correttivi.
(4-02498)


   PASTORINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la famiglia e le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   dal 29 al 31 marzo 2019 la città di Verona ospiterà il XIII Congresso mondiale delle famiglie, un meeting per affermare, celebrare e difendere la famiglia naturale come unica e sola unione stabile e base fondamentale della società;

   l'evento è organizzato da «Pro Vita onlus», «Generazione Famiglia», «Citizengo» e «National organization for marriage», in collaborazione con l'Organizzazione internazionale per la famiglia (Iof) nonché associazioni cattoliche integraliste, ortodosse ed evangeliche, aventi tutte lo scopo di portare avanti istanze comuni di stampo conservatore;

   si tratta, nello specifico, di organizzazioni e associazioni in prima linea nella promozione di campagne contro l'aborto e le unioni tra persone dello stesso sesso, contro la tutela dei diritti della comunità LGBT, contro l'omosessualità, il divorzio, la teoria gender, l'adulterio e con una visione restrittiva dei diritti e del ruolo della donna. Tutte impegnate, dunque, in quello che appare all'interrogante il tentativo di annientare i diritti civili conquistati nel corso di questi anni e il progetto di una società inclusiva, discriminando ciò che non fa parte della loro del tutto personale idea di «normalità»;

   suddetti soggetti operano, nel quotidiano, diffondendo in vari modi messaggi e materiale discriminatorio e intriso di odio verso l'altro, ritenuto diverso, a discapito dei valori della Costituzione, che proprio fra i suoi principi fondamentali sancisce l'eguaglianza anzitutto nella parità formale tra tutti i cittadini inibendo così le discriminazioni, ma anche della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo;

   eppure, il congresso in questione ha avuto il patrocinio della provincia di Verona, della regione Veneto e della Presidenza del Consiglio dei ministri. Con riferimento a quest'ultimo sono state diffuse notizie di una possibile revoca, ma ad oggi non risulta che il patrocinio sia stato cancellato e ciò nonostante si rilevi, oltre alla natura discriminatoria dell'evento, anche un carattere lucrativo seppur indiretto, dal momento che la partecipazione all'iniziativa è subordinata all'acquisto di un biglietto;

   prenderanno parte tra i relatori: Matteo Salvini, vicepresidente del Consiglio nonché Ministro dell'interno; il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca Marco Bussetti; Lorenzo Fontana, Ministro per la famiglia e le disabilità originario di Verona e, da quanto si apprende dalle notizie di stampa, vero motore dell'iniziativa; Federico Sboarina, sindaco di Verona; Massimo Gandolfini, presidente del Family Day. Inoltre, secondo il programma ufficiale dell'evento, interverranno alcune personalità internazionali di spicco dell'antiabortismo e sostenitori di posizioni marcatamente omofobe e della «famiglia tradizionale», a discapito delle nuove forme di unione previste e garantite dall'ordinamento italiano;

   il fatto che sia stato concesso il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei ministri e che siano presenti tre esponenti del Governo, con particolare riguardo ai rappresentanti dei Ministeri per la famiglia e le disabilità e dell'istruzione, dell'università e della ricerca, a giudizio dell'interrogante fa presupporre la volontà di avallare le posizioni discriminatorie qui descritte e contrarie alle libertà sancite dalla nostra Costituzione –:

   se il Governo, con riferimento al XIII Congresso mondiale delle famiglie, sia a conoscenza dei dettagli descritti in premessa;

   quali siano stati i criteri seguiti per la concessione del patrocinio da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri;

   quali siano effettivamente le posizioni del Governo relativamente ai temi di particolare rilievo citati in premessa, ovvero il diritto all'aborto, l'istituto del divorzio e l'istituto delle unioni civili;

   quali iniziative, nell'ambito delle sue competenze il Governo, intenda mettere in atto affinché il diritto all'eguaglianza, sancito dall'articolo 3 della Costituzione italiana, e il conseguente divieto di discriminazione, siano rispettati e garantiti.
(4-02500)


   FERRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   dal sito internet del Ministero dello sviluppo economico si apprende che, con decreto del Ministro del 22 gennaio 2019, l'avvocato Enrico Esposito è stato nominato capo ufficio legislativo del medesimo Ministero;

   l'articolo 3, comma 4, del «Regolamento di definizione della struttura degli uffici di diretta collaborazione del Ministro dello sviluppo economico», di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 novembre 2008, n. 198, prevede che «l'Ufficio legislativo cura l'attività di definizione delle iniziative legislative e regolamentari nelle materie di competenza del Ministero, con la collaborazione, anche ai fini dello studio e della progettazione normativa, dei competenti uffici dirigenziali generali e garantendo la valutazione dei costi della regolazione, la qualità del linguaggio normativo, l'applicabilità delle norme introdotte e l'analisi dell'impatto e della fattibilità della regolamentazione, lo snellimento e la semplificazione normativa; esamina i provvedimenti sottoposti al Consiglio dei Ministri e quelli di iniziativa parlamentare; cura in particolare il raccordo permanente con l'attività normativa del Parlamento, i conseguenti rapporti con la Presidenza del Consiglio dei Ministri e le altre amministrazioni interessate, anche per quanto riguarda l'attuazione normativa di atti dell'Unione europea. Sovrintende al contenzioso internazionale, comunitario e costituzionale»;

   l'articolo 6, comma 4, del succitato decreto del Presidente della Repubblica prevede che «Il Capo dell'ufficio legislativo è nominato fra i magistrati ordinari, amministrativi e contabili, avvocati dello Stato e consiglieri parlamentari, fra dirigenti delle pubbliche amministrazioni, nonché fra docenti universitari, avvocati ed altri operatori professionali del diritto, anche estranei alla pubblica amministrazione, in possesso di adeguata capacità ed esperienza nel campo della consulenza giuridica e legislativa e della progettazione e produzione normativa»;

   la normativa richiede una competenza giuridica al massimo livello e specifiche competenze tecniche in materia di redazione e interpretazione degli atti normativi in ragione della particolare natura delle funzioni svolte dal suddetto ufficio;

   dal curriculum dell'avvocato Esposito, pubblicato nel sito internet del Ministero dello sviluppo economico, non si evincono, a giudizio dell'interrogante, elementi che attestino il possesso di «adeguata capacità ed esperienza nel campo della consulenza giuridica e legislativa e della progettazione e produzione normativa»;

   da notizie di stampa si apprende che l'avvocato Esposito sarebbe stato scelto per il delicato incarico ministeriale in virtù dell'amicizia personale con il Ministro dello sviluppo economico, risalente ai tempi dell'università –:

   quali siano state le valutazioni circa l'adeguata capacità ed esperienza nel campo della consulenza giuridica e legislativa e della progettazione e produzione normativa che abbiano portato il Ministro dello sviluppo economico a individuare il Capo dell'ufficio legislativo nella persona dell'avvocato Esposito;

   se il Ministro dello sviluppo economico non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza per revocare la nomina dell'avvocato Esposito alla luce di una più attenta valutazione dei titoli posseduti dal suddetto professionista;

   se l'atto di nomina sia stato già sottoposto agli organi di controllo per la relativa registrazione e se, in tal caso, siano stati formulati rilievi.
(4-02505)


   NOVELLI e D'ATTIS. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella stagione sportiva 2016/2017 si siano disputate 572.438 gare ufficiali sotto l'egida della Federazione italiana giuoco calcio per le quali sono stati impiegati 32.290 arbitri. Di questi, 7.258 giovanissimi, aventi un'età compresa tra i 15 e i 19 anni;

   gli arbitri a disposizione dell'Aia (Associazione italiana arbitri), svolgono questa attività indispensabile al regolare svolgimento dei campionati a fronte di un ristoro economico minimo, fatta eccezione per la Can A e B (arbitri e assistenti arbitrali impiegati in gare di serie A e Serie B), per la gran parte svolgendo il loro compito per passione e senza ambizioni di carriera;

   secondo il report annuale redatto nel mese di luglio 2018 dall'Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive nel corso della stagione 2017/2018 si sono registrati 451 episodi di violenza ai danni degli ufficiali di gara, di cui 211 per violenza fisica, 107 per violenza fisica grave, 63 per tentata violenza e 59 per violenza morale. Il 25 per cento di questi episodi si sono verificati in seconda categoria, primo gradino regionale del percorso arbitrale che vede impiegati prevalentemente ragazzi giovani e con potenzialità di carriera;

   questa preoccupante tendenza non accenna a diminuire neanche nella stagione in corso: secondo i dati illustrati nel corso dell'incontro del 13 novembre 2018 tra il Ministro dell'interno Matteo Salvini e il presidente dell'Associazione italiana arbitri Marcello Nicchi, sarebbero 51 gli episodi occorsi nei primi due mesi della stagione, cui si aggiungono i casi saliti alle cronache nei primi mesi del 2019;

   tra i casi più gravi un episodio avvenuto l'11 novembre 2019, presso lo stadio Francesca Gianni di San Basilio (Roma), al termine della gara di Promozione Virtus Olympia-Atletico Torrenova, con l'arbitro di 24 anni aggredito e colpito alla testa, e più recentemente l'aggressione subita da un arbitro diciannovenne al termine di una gara di Allievi a Bari;

   nell'incontro sopra citato il Ministro Salvini si disse preoccupato per la frequenza di episodi di violenza ai danni degli arbitri, e il presidente dell'Aia Nicchi evidenziò come la catena di aggressioni è causa di un abbandono dell'attività arbitrale;

   l'Associazione italiana arbitri ha istituito un osservatorio per il monitoraggio e l'analisi delle informazioni riguardanti le violenze subite da propri associati in conseguenza della loro attività;

   il 7 dicembre 2018 la Figc ha pubblicato il nuovo impianto sanzionatorio per gli illeciti disciplinari riguardanti la violenza sugli arbitri, con l'introduzione di un apposito articolo del codice di giustizia, e la casistica delle condotte violente, aumentando i minimi edittali di squalifica ed inibizione (minimo 1 anno per violenza senza referto medico e minimo 2 anni per i casi di violenza con referto medico);

   nel mese di gennaio 2019 è stata annunciata una proposta di legge «salva-arbitri» di iniziativa del senatore del Movimento 5 Stelle Gianluca Castaldi, che punta ad assegnare la competenza al tribunale ordinario, in composizione monocratica, del delitto di «lesioni lievi e lievissime» commesse in occasione di manifestazioni sportive, anche a danni degli ufficiali di gara, il cui iter non è ancora iniziato –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo, d'intesa con la Federazione italiana gioco calcio e l'Associazione italiana arbitri, intenda adottare per contrastare e prevenire il fenomeno;

   se, alla luce della frequenza e della gravità degli ultimi episodi, non si ritenga necessario adottare con urgenza iniziative normative volte a prevedere un inasprimento del sistema sanzionatorio per alcune specifiche tipologie di reato, promuovendo altresì i valori fondanti dello sport sul piano culturale.
(4-02507)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   i cittadini italiani iscritti all'Aire (Anagrafe degli italiani residenti all'estero) aventi diritto al voto sono poco più di 4,2 milioni. Ciò equivale a circa l'8 per cento dell'intero elettorato attivo italiano;

   in particolare, gli aventi diritto al voto residenti nei Paesi membri dell'Unione europea, escluso il Regno Unito, sono circa 2 milioni;

   la legge n. 459 del 2001 sull'esercizio del diritto di voto all'estero non si applica alle elezioni europee, che sono regolate dalla legge 24 gennaio 1979, n. 18, e successive modificazioni;

   alle elezioni europee non si applica quindi il sistema del voto per corrispondenza: gli elettori italiani aventi diritto e stabilmente residenti nei Paesi dell'Unione europea possono, infatti, recarsi presso le apposite sezioni elettorali istituite in loco dalla rete diplomatico-consolare;

   le sezioni elettorali possono anche essere istituite in luoghi esterni al consolato – concordati con le autorità dei singoli Paesi – e quindi dislocate sul territorio per facilitare l'esercizio del diritto di voto ai connazionali che non risiedono in città sedi di consolato;

   in alternativa ad esercitare il diritto di voto presso la sezione elettorale allestita in territorio estero, gli aventi diritto possono optare per recarsi a votare nel proprio comune di ultima residenza in Italia, come risultante nell'Aire, dandone comunicazione entro il giorno precedente la consultazione elettorale;

   molti connazionali residenti nell'Unione europea non abitano in città sedi di consolato –:

   quante sezioni elettorali il Governo abbia deliberato di installare, dove, e in quale proporzione con l'elettorato attivo, per consentire l'effettivo esercizio del diritto di voto ai connazionali residenti all'estero;

   quali criteri abbia adottato il Governo per stabilire la dislocazione delle sezioni elettorali nei singoli Paesi/circoscrizioni consolari;

   quale sia l'importo delle risorse allocate dal Governo complessivamente per la consultazione elettorale all'estero in occasione delle prossime elezioni europee.
(2-00302) «Fusacchia».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PARISSE, EMILIOZZI e SABRINA DE CARLO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la notte tra sabato 9 e domenica 10 marzo 2019, poco dopo il confine italo-francese, all'altezza del casello autostradale de La Turbie, la polizia di frontiera transalpina ha fermato un autobus in viaggio sulla tratta Firenze Barcellona per controlli volti a verificare il regolare possesso dei necessari documenti per entrare in Francia;

   le operazioni di controllo dei documenti solitamente hanno tempi brevi e, nel caso siano trovati passeggeri con documenti irregolari, questi vengono fatti scendere permettendo invece al bus con a bordo gli altri viaggiatori di proseguire;

   diversamente dalla consueta procedura, il bus dell'azienda Autolinee Crognaletti S.r.l., partner di FlixBus, veniva trattenuto al posto di blocco per oltre due ore, precisamente dalle ore 23,15 alle ore 01,30 circa, con la giustificazione della presenza di passeggeri irregolari a bordo;

   terminati i controlli, il mezzo veniva scortato dalla polizia all'aeroporto di Nizza, senza effettuare la fermata intermedia prevista a Nizza Gare Routiere. Risulta agli interroganti che durante il tragitto dal posto di blocco all'aeroporto sia anche salito a bordo dell'autobus un agente della polizia francese;

   giunti allo scalo aeroportuale, a tutti i passeggeri veniva consentito, con altri mezzi della compagnia, di continuare il viaggio, mentre i due autisti venivano condotti negli uffici della polizia di frontiera;

   i due autisti sono stati trattenuti in stato di fermo dalle ore 02,00 alle ore 15,00 di domenica 10 marzo 2019. Durante tale lasso di tempo, sarebbero stati sottratti agli stessi i telefoni, il denaro, le cinture e i lacci delle scarpe; sarebbe stata persino negata loro la possibilità di bere dell'acqua e di fare una telefonata. I due autisti sarebbero stati rinchiusi per tutta la notte in due stanze separate e la mattina successiva, dopo essere stati ammanettati, portati in caserma e interrogati, e parrebbe in assenza di avvocato;

   intorno alle ore 16,00 di domenica 10 marzo 2019, gli autisti venivano rilasciati e veniva loro spiegato di esser sospettati di aver favorito l'immigrazione clandestina, ma non sarebbe stato rilasciato agli stessi alcun documento o verbale sull'accaduto;

   ad opinione degli interroganti, quanto accaduto, se confermato, sarebbe particolarmente grave e necessiterebbe un'iniziativa –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Ministro interrogato in relazione al caso esposto in premessa anche per scongiurare che episodi del genere si ripetano in futuro.
(5-01682)

Interrogazione a risposta scritta:


   ROSATO e GARIGLIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la notte tra sabato 9 e domenica 10 marzo 2019, due autisti in servizio su un autobus FlixBus, nota compagnia di trasporto passeggeri su gomma, che stavano effettuando servizio su una linea internazionale notturna tra Firenze e Barcellona, sono stati vittime di un gravissimo quanto deprecabile episodio;

   poco dopo il confine italo-francese, all'altezza del casello autostradale de La Turbie, la polizia di frontiera transalpina ha fermato il mezzo per i consueti controlli volti a verificare il possesso da parte di tutti i passeggeri dei necessari visti per entrare in Francia;

   le operazioni di controllo dei documenti si svolgono di norma piuttosto brevemente – comunque secondo le fisiologiche tempistiche che l'adempimento delle stesse richiede – e, nel caso siano trovati passeggeri con documenti irregolari, questi vengono fatti scendere, permettendo invece al bus con a bordo gli altri viaggiatori di proseguire;

   tuttavia, diversamente da quanto accade di solito, la notte tra sabato 9 e domenica 10 marzo 2019, il bus della compagnia FlixBus è stato trattenuto al posto di blocco per oltre due ore, dalle ore 23,15 alle ore 01,30 circa, fornendo quale unica giustificazione quella legata alla presenza di passeggeri irregolari;

   terminati i controlli, il mezzo – con ancora gli utenti a bordo, tra cui anche alcuni bambini comprensibilmente spaventati – è stato scortato dalla polizia transalpina all'aeroporto di Nizza, senza effettuare la fermata intermedia prevista a Nizza Gare Routiere, non permettendo, dunque, la normale salita e discesa dei passeggeri;

   agli interroganti risulta che per percorrere il tragitto dal posto di blocco all'aeroporto sia anche salito a bordo dell'autobus un agente della polizia francese;

   giunti allo scalo aeroportuale, i viaggiatori e gli autisti sono stati fatti scendere, ed il bus è stato chiuso a chiave, i passeggeri hanno continuato il proprio viaggio, seppur in fortissimo ritardo, grazie al supporto del servizio clienti dell'azienda, mentre i due autisti sono stati condotti negli uffici aeroportuali della polizia di frontiera, ed è stato notificato loro lo stato di fermo: a partire da questo momento, si sono succedute le violazioni sostanziali e procedurali più gravi;

   i due autisti sono stati trattenuti in stato di fermo dalle ore 02,00 alle ore 15,00 di domenica 10 marzo 2019. Durante tale lunghissimo lasso di tempo, gli sono stati sottratti tutti gli oggetti personali, i telefoni, il denaro, le cinture e i lacci delle scarpe; è persino stata negata loro la possibilità di bere dell'acqua e di fare una telefonata. Essi sono stati rinchiusi tutta la notte in due stanze separate e la mattina successiva, ammanettati, sono stati portati in caserma è interrogati – a quanto risulta – senza la presenza di un avvocato;

   una volta rilasciati dalle autorità francesi, intorno alle ore 16,00 di domenica 10 marzo, è stato loro spiegato di esser sospettati di aver favorito l'immigrazione clandestina, ma non sarebbe stato fornito loro alcun documento e/o verbale sull'accaduto;

   ad avviso degli interroganti quanto accaduto, oltre ad aver compromesso in modo serio e illegittimo il nucleo primario dei più basilari diritti e libertà personali dei due autisti, vittime di un vero e proprio sopruso, rappresenta una grave e inaccettabile violazione dei principi cardine del diritto dell'Unione europea nonché dei diritti fondamentali garantiti dai Trattati e dalle più importanti Convenzioni internazionali –:

   se siano a conoscenza dei gravi fatti di cui in premessa e quali siano gli orientamenti del Governo circa l'inaccettabile modus operandi delle autorità francesi;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intendano porre in essere in relazione al grave episodio esposto e come intendano agire al fine di evitare il ripetersi di episodi come quello descritto.
(4-02503)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:


   CRITELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   l'esondazione del fiume Reno del 2 febbraio 2019 ha colpito i comuni di Argelato e Castel Maggiore nel bolognese, causando 470 alluvionati fra cittadini ed aziende;

   i danni ai privati del comune di Argelato, calcolati grazie ad una prima ricognizione fatta attraverso i moduli compilati da cittadini ed aziende colpite dall'alluvione, ammontano a 8 milioni e 200 mila euro; i quali però possono anche aumentare se si considera che i danni causati dall'acqua possono affiorare anche dopo molto tempo;

   le spese sostenute dal comune di Argelato per intervenire nella pulizia di strade e cantine si attestano intorno ai 100.000 euro;

   nel comune di Castel Maggiore, che ha visto coinvolti 50 cittadini, sono stati appurati 1,9 milioni di euro di danni denunciati dai privati;

   le spese sostenute dall'amministrazione di Castel Maggiore per rimettere a posto le strade, portare via i rifiuti ed assistere gli alluvionati ammontano a 500 mila euro;

   i due comuni di Argelato e Castel Maggiore, hanno richiesto lo stato di emergenza allo Stato; dopo 40 giorni dalla disgrazia, ancora nessun segnale è arrivato dal Governo;

   la regione Emilia-Romagna, attraverso il presidente Stefano Bonaccini, dopo un incontro avuto con le sindache dei due comuni coinvolti, ha confermato che integrerà i contributi statali per risarcire completamente gli alluvionati;

   le sindache Claudia Muzic e Belinda Gottardi stanno facendo il possibile per assistere ed aiutare i propri concittadini coinvolti –:

   come mai dopo 40 giorni dall'esondazione ancora nessun segnale sia arrivato dal Governo a sostegno dei due comuni coinvolti;

   come e quando il Governo intenda intervenire considerando che senza la deliberazione dello stato di emergenza da parte del Governo non si possono attivare i contributi a sostegno di quei cittadini che hanno subito danni.
(4-02486)


   BONIARDI e CECCHETTI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la ditta Centro Bitumati 2000 s.r.l. svolge attività di produzione di conglomerati bituminosi per uso stradale, nell'insediamento produttivo ubicato nel comune di Bollate (Mi), via Pace n. 45 nella frazione di Cassina Nuova di circa 10.000 abitanti;

   l'azienda succitata ha avviato l’iter per la richiesta di raddoppio della produzione, incurante di essere troppo vicina al centro abitato e di essere sin dal suo insediamento oggetto di continue rimostranze da parte dei cittadini per i nauseabondi miasmi, il rumore generato ed il forte impatto ambientale;

   l'amministrazione e le autorità competenti hanno l'opportunità di intervenire richiedendo e sottoponendo alla Verifica di impatto ambientale (Via) la richiesta di autorizzazione della Bitumati, che avviene dopo una prima fase di «valutazione odorigena» che ha evidenziato la necessità di proseguire la verifica attraverso la caratterizzazione degli inquinanti dispersi nell'aria, che ancora non ha avuto seguito;

   gli abitanti oltre a essere vessati da odori molesti, sanno bene di essere soggetti al rischio da esposizione simultanee a una miscela di sostanze; si parla di particolato, Ipa, No2, Nox, sostanze che secondo gli studi determinano non solo patologie cardio-respiratorie, ma anche danni neuro-psichici –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare tutte le opportune iniziative di competenza, anche promuovendo una verifica da parte del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente, in relazione alle problematiche emerse al fine di garantire la salute e la stessa qualità di vita dei cittadini residenti nelle zone interessate.
(4-02508)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:


   MORELLI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   è di questi giorni la notizia dell'eventuale ingresso del Governo dell'Arabia Saudita nel consiglio di amministrazione del Teatro alla Scala di Milano in cambio di una donazione di 3 milioni all'anno per 5 anni:

   la vicenda sta creando numerose polemiche tra i soci della Fondazione, vigilata dal Ministero per i beni e le attività culturali, nel consiglio d'amministrazione e nell'opinione pubblica specialmente riguardo all'opportunità di una simile operazione che vede l'ingresso all'interno del medesimo consiglio di amministrazione rappresentanti di un Paese sul quale ci sono forti ombre riguardo al rispetto dei diritti umani;

   tra le clausole dell'accordo, inoltre, ci sarebbe la realizzazione di un teatro e la cessione di parte del know-how del principale teatro del mondo con la delocalizzazione di una sede dell'Accademia della Scala in Arabia Saudita;

   tutto questo per un accordo economico che non è paragonabile ad altri casi avvenuti in Europa, come il Louvre ad Abu Dhabi, dove per la sola cessione del marchio e il prestito delle opere (ma non certo del know-how) l'accordo tra i due Stati si è chiuso per un miliardo di euro in trent'anni;

   il Teatro la Scala è una istituzione molto importante del nostro Paese, costituisce un patrimonio culturale di notevole rilevanza per la diffusione e la conoscenza della musica e rappresenta il secondo brand italiano più famoso all'estero –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti suesposti e quale sia la sua posizione in merito all'opportunità della cessione del marchio e della realizzazione di un'accademia e all'economicità dell'accordo.
(4-02488)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   GAGLIARDI, BAGNASCO, GIACOMETTO, RUFFINO e GREGORIO FONTANA. — Al Ministro della difesa, al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   nell'area dell'Arsenale della Marina militare, prospiciente la frazione di Marola (La Spezia), si trovano numerosi capannoni con coperture in eternit (contenente fibre di amianto) e tali strutture sono situate a poche decine di metri dal plesso scolastico della medesima frazione, comprendente scuola dell'infanzia e primaria;

   dopo gli eventi atmosferici del 29 ottobre 2018, cittadini e associazioni hanno segnalato i danni alle coperture delle strutture sopracitate, in cui si evince la «frantumazione» di diverse parti delle coperture medesime, e hanno manifestato la comprensibile preoccupazione per la possibilità di dispersione di fibre di amianto nelle aree civili;

   le condizioni relative alla presenza di amianto in aree militari, in prossimità di aree civili, è un fatto che perdura da troppi anni;

   la volatilità delle fibre di amianto, in un contesto così densamente abitato e con strutture scolastiche a così poca distanza, impone interventi urgenti per la bonifica e la rimozione;

   la Marina militare ha provveduto alla rimozione dei frammenti di eternit presenti nell'area dal 7 novembre 2018 e, in occasione dell'audizione presso la Commissione ambiente del consiglio comunale de La Spezia tenutasi il 22 novembre 2018, l'ammiraglio Giorgio Lazio ha esposto la situazione, confermando la forte presenza di amianto nelle strutture militari. Tale situazione rappresenta tutt'oggi una potenziale fonte di pericoli per la salute dei cittadini spezzini –:

   se non ritengano necessario attivarsi, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di promuovere un protocollo d'intesa tra Marina militare, comune della Spezia, Asl e Arpal per il monitoraggio degli interventi di bonifica da effettuare all'interno della base navale e nelle aree civili in prossimità delle zone interessate dagli interventi, a tutela della salute pubblica;

   se siano già stanziate risorse ad hoc per bonificare e liberare le suddette strutture e aree dalla presenza di amianto e in quali tempi si intenda procedere ai medesimi interventi;

   in caso di risposta negativa, se non si intendano adottare al più presto iniziative per prevedere adeguati stanziamenti per la bonifica prioritaria dei siti dell'Arsenale della Marina militare prossimi alle aree civili abitate e più frequentate, di cui in premessa;

   se non si ritenga di adottare iniziative affinché l'Amministrazione militare dall'Arsenale e le altre autorità competenti definiscano la mappatura dei siti e delle strutture all'interno della base navale con presenza di amianto.
(4-02493)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


   MISITI, PARENTELA e GRIPPA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   le società che gestiscono strutture dedicate alla nautica da diporto occupano, in regime di concessione generalmente pluridecennale, aree demaniali marittime sulle quali esse hanno realizzato, a loro totale carico, opere marittime destinate a costituire un porto turistico e che sono state loro consegnate prive di infrastrutture;

   per l'occupazione delle aree demaniali marittime, le società concessionarie corrispondono un canone concessorio annuo e, al termine del periodo di concessione, le opere realizzate vengono acquisite al demanio marittimo statale senza diritto, per il concessionario, di indennizzi, rimborsi o attribuzioni di alcun genere;

   la nuova disciplina dettata dall'articolo 1, comma 252, legge n. 296 del 27 dicembre 2006, ha previsto una nuova modulazione dei criteri di qualificazione dei canoni concessori che hanno quindi subìto un pesantissimo aumento rispetto al periodo precedente, arrivando addirittura, in alcuni casi, al 400 per cento. Inoltre, la disposizione in esame non distingue tra nuove concessioni e rapporti concessori già in corso ed è quindi applicabile retroattivamente anche a questi ultimi;

   i provvedimenti presi dalle pubbliche amministrazioni concedenti, che hanno applicato ai rapporti concessori già in essere i canoni derivanti dalla nuova disciplina, sono stati oggetti di ripetuti ricorsi;

   la magistratura amministrativa, con ripetute ordinanze, ha sollevato avanti alla Corte costituzionale la questione della legittimità della citata norma per violazione dell'articolo 3 (principio di uguaglianza) e dell'articolo 41 (libertà di iniziativa economica) della Costituzione;

   la Corte costituzionale, con la sentenza n. 29 del 10/27 gennaio 2017, ha evidenziato come la norma indicata presenti profili di irragionevolezza e ha auspicato che, con riferimento alle concessioni già in essere, la nuova normativa venga applicata tenendo ben distinti i casi in cui il privato stia realizzando a sue spese importanti infrastrutture portuali da quelli in cui tali infrastrutture esistano già e non comportino quindi costi per il privato;

   la sentenza del Tar Sardegna, n. 789 del 2018, su ricorso proposto dalla Marina di Portisco, stabilisce che i nuovi canoni si debbano applicare ai porti turistici realizzati prima del 2006 solo con riferimento alle tabelle delle nude superfici concesse;

   le imprese della portualità turistica che hanno realizzato i propri porti turistici prima del 2007 e che hanno impugnato l'applicazione retroattiva della nuova normativa sui canoni demaniali sono 26 e attraverso le pronunce di sospensiva ottenute ne impediscono l'introito da parte dello Stato, calcolato in circa 10 milioni di euro;

   la filiera nautica ha un valore dell'1,7 per cento sul prodotto interno lordo –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto;

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano intraprendere, per quanto di competenza, per risolvere il contenzioso in essere consentendo allo Stato di realizzare un incremento medio di circa il 30 per cento del canone riportato negli atti originari di concessione dell'amministrazione a privati.
(4-02489)


   CONTE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il 7 agosto 2017 il sindaco di Torre del Greco, Ciro Borriello, è stato arrestato, perché coinvolto in un'inchiesta sui rifiuti insieme ai gestori della locale ditta per un'ipotesi di reato di corruzione;

   nel mese di giugno 2018 Torre del Greco ha eletto una nuova amministrazione comunale. Alcuni esponenti della passata amministrazione Borriello siedono in consiglio comunale, sia nei banchi dell'opposizione sia in quelli di maggioranza;

   come già evidenziato nelle interrogazioni n. 4-00344 e 4-00473, durante le operazioni di voto ci sono stati episodi di compravendita di voti in cambio di denaro da parte di candidati che poi sono risultati eletti;

   nei mesi successivi alle elezioni il comune è stato occupato da una serie di operatori ecologici assunti come tirocinanti tramite il progetto garanzia giovani a cui, a detta di questi ultimi, sarebbe stato promesso un posto fisso nella stessa ditta di rifiuti in cambio di voti;

   una parte di questi tirocinanti del progetto «garanzia giovani» risulta iscritta nel registro degli indagati per voto di scambio;

   proprio in questi giorni l'inchiesta sul voto di scambio a Torre del Greco va allargandosi sempre di più con il coinvolgimento di altri consiglieri comunali;

   un consigliere comunale risulta indagato per rivelazione di segreto d'ufficio e favoreggiamento;

   nel frattempo, la città sta continuando a vivere un'emergenza rifiuti senza precedenti, con cumuli di immondizia e isole ecologiche al collasso;

   fino al 4 marzo 2019 il servizio rifiuti a Torre del Greco è stato effettuato dal consorzio Gema;

   il commissario straordinario scriveva nella sua relazione di fine attività: «Peraltro il consorzio GEMA, che a maggio 2017 si aggiudicava l'appalto del servizio di gestione del ciclo dei rifiuti in Torre del Greco per cinque anni e per un importo complessivo di oltre 50 milioni di euro, subentra alla F.lli Balsamo srl con la quale instaura strettissimi rapporti contrattuali in ordine ad importanti servizi: il recupero e/o smaltimento rifiuti urbani differenziati, la trasferenza ed il trasporto dei rifiuti solidi urbani indifferenziati CER200301, la disponibilità di uffici e servizi per il personale dipendente, il noleggio di n. 5 Iveco Daily scarrabili comprensivi di n. 30 cassoni scarrabili, il contratto di manutenzione per la pesa di proprietà comunale, attualmente installata sul sito di trasferenza, nonché il contratto di locazione per un'area da adibire a centro di raccolta comunale»;

   questa relazione ha evidenziato un netto coinvolgimento della ditta «F.lli Balsamo» nella gestione rifiuti sul territorio, nonostante l'inchiesta per l'ipotesi di reato di corruzione,

   a 9 mesi dall'insediamento della nuova amministrazione di Torre del Greco, le ditte Gema e F.lli Balsamo, sono state sostituite dalla ditta Buttol srl per 6 mesi con ordinanza sindacale 056 del 4 marzo 2019 –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa, e in particolare, e di quali elementi disponga circa l'attività svolta dal commissario straordinario nel periodo del suo incarico in ordine alla gestione dei rifiuti nel comune di Torre del Greco, tenuto conto delle criticità sopra evidenziate e quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano assumere per fronteggiare l'emergenza rifiuti in atto in tale comune,

   se il Governo intenda promuovere, per quanto di competenza, una verifica dei servizi ispettivi di finanza pubblica della ragioneria generale dello Stato presso il comune di Torre del Greco in relazione ai risvolti sul piano amministrativo e finanziario della richiamata poco efficiente gestione dei rifiuti.
(4-02506)


   GALANTINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 1° dicembre 2015 il comune di Bisceglie indice gara di appalto di euro 47.777.687,25 per l'affidamento per 7 anni del servizio di igiene urbana;

   risultava aggiudicataria, tra cinque partecipanti, la ditta Camassambiente spa;

   il 30 dicembre 2016, Camassambiente spa, è raggiunta da interdittiva antimafia del prefetto di Bari;

   il comune dispone il recesso previsto per legge e subentra il consorzio Ambiente 2.0, secondo in graduatoria;

   il Consiglio di Stato, con sentenza 25 gennaio 2018, n. 659, dichiarava l'insussistenza dei presupposti dell'aggiudicazione ad Ambiente 2.0 «indipendentemente da ogni valutazione di liceità di questa complessa operazione», evidenziando perplessità sulle modalità di costituzione del soggetto consortile affidatario, la cui composizione si è allargata a nuovi ingressi dopo la presentazione dell'offerta da parte dell'originario soggetto giuridico partecipante alla gara;

   nonostante tale sentenza del Consiglio di Stato, il comune di Bisceglie dispone con svariate proroghe l'affidamento del servizio ad Ambiente 2.0 per il periodo da marzo 2018 a febbraio 2019;

   le due ultime determinazioni hanno per oggetto affidamenti trimestrali ciascuna di euro 1.600.000, di fatto senza alcuna gara o ricerca di mercato;

   il 31 gennaio 2019, con determinazione della ripartizione amministrativa n. 34, il comune decide di non aggiudicare la gara aperta, escludendo tutte le tre ditte in graduatoria aventi diritto di interpello dopo la sentenza del consiglio di Stato del gennaio 2018, che escludeva in via definitiva Ambiente 2.0;

   a febbraio 2019, l'ufficio tecnico comunale, avvia una negoziazione con varie ditte per l'appalto di servizio dell'igiene urbana di Bisceglie per ulteriori sei mesi, prevedendo, un canone mensile di euro 496.149,14;

   aderiscono all'invito 2 ditte, invitate presso gli uffici comunali il 27 febbraio 2019, unitamente ad Ambiente 2.0, fino a quel momento esclusa dalla negoziazione e non inclusa nella «white liste» del territorio;

   il 27 febbraio 2019 con ordinanza sindacale n. 30 si apprende che «è emersa la sola disponibilità della ditta Ambiente 2.0 a garantire l'attuale servizio... già a partire dal 1° marzo» con nuova proroga fino al 31 agosto 2019 con un costo di circa euro 3.600.000 e che «è in corso di svolgimento una gara ponte» per l'affidamento del servizio di igiene urbana e che la gara risultava già indetta al momento della firma dell'ordinanza, con determinazione dirigenziale del 14 febbraio 2019 n. 49 dell'ufficio tecnico comunale del comune di Bisceglie n. 49;

   ad oggi, tuttavia, non risulta all'interrogante pubblicato alcun atto di indizione di gara né risulta all'albo pretorio la determinazione innanzi citata e, peraltro, un'eventuale determinazione dirigenziale di indizione di gara sarebbe a giudizio dell'interrogante in violazione dell'articolo 42 del Tuel, che prevede la competenza inderogabile del consiglio comunale; la ditta Ambiente 2.0 da due anni risulta di fatto affidataria, senza averne diritto come stabilito in via definitiva dal Consiglio di Stato, del servizio di igiene urbana a Bisceglie;

   tale situazione sta compromettendo irrimediabilmente il progetto di raccolta differenziata dell'Aro BT/2, con un servizio che peggiora costantemente e aumenta vertiginosamente nei costi e nella conseguente Tari;

   i canoni complessivamente corrisposti a trattativa privata risultano superiori a diversi milioni di euro –:

   di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa e se non intenda promuovere, per quanto di competenza, una verifica da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica della ragioneria generale dello Stato sul piano della gestione amministrativa e finanziaria del comune alla luce delle criticità sopra evidenziate.
(4-02509)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:


   MUGNAI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il comma 1-bis dell'articolo 93 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285 (codice della strada), introdotto dall'articolo 29-bis del decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, come modificato dalla legge di conversione 1o dicembre 2018, n. 132, prevede che «salvo quanto previsto dal comma 1-ter è vietato a chi ha stabilito la residenza in Italia da oltre sessanta giorni, circolare con un veicolo immatricolato all'estero»;

   il comma 1-ter recita: «nell'ipotesi di veicolo concesso in leasing o in locazione senza conducente da parte di un'impresa costituita in un altro Stato membro dell'Unione europea o dello Spazio economico europeo che non ha stabilito in Italia una sede secondaria o altra sede effettiva, nonché nell'ipotesi di veicolo concesso in comodato a un soggetto residente in Italia e legato da un rapporto di lavoro o di collaborazione con un'impresa costituita in un altro Stato membro dell'Unione europea o aderente allo Spazio economico europeo che non ha stabilito in Italia una sede secondaria od altra sede effettiva, nel rispetto delle disposizioni contenute nel codice doganale comunitario, a bordo del veicolo deve essere custodito un documento, sottoscritto dall'intestatario e recante data certa, dal quale risultino il titolo e la durata della disponibilità, del veicolo. In mancanza di tale documento, la disponibilità del veicolo si considera in capo al conducente»;

   con la nuova normativa anche i dipendenti di imprese di garage italiane residenti in Italia da più di sessanta giorni che conducono un'autovettura con targa straniera di un cliente da hotel a garage o da garage ad altro garage contravvengono alla legge e sono soggetti alle sanzioni previste;

   detta situazione sta bloccando questo tipo di servizio che interessa un numero rilevante di lavoratori e mette a rischio i livelli occupazionali e la fattispecie in questione necessita di un intervento normativo che ne salvaguardi l'operato;

   la fattispecie in questione non ha evidentemente niente a che fare con l'obiettivo che la norma si propone di raggiungere –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per salvaguardare il lavoro dei dipendenti di imprese di garage italiane residenti in Italia da più di sessanta giorni che conducono un'autovettura con targa straniera di un cliente da hotel a garage o da garage ad altro garage.
(4-02484)


   FERRO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per il sud. — Per sapere – premesso che:

   il deficit infrastrutturale viario calabrese pregiudica le opportunità di sviluppo economico del territorio e causa, altresì, problemi nei collegamenti che rendono difficoltose le più banali incombenze ai cittadini;

   la Trasversale delle Serre costituisce un importante asse di collegamento est-ovest della Calabria, tra le province di Catanzaro e Vibo Valentia, congiungendo la strada statale 106 con l'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria;

   il suddetto asse viario è interessato da una serie di lavori di completamento tra cui: la realizzazione del tronco 2°, lotto unico da Vazzano a Vallelonga, per un importo di 128 milioni di euro, che deve essere ancora appaltato dall'Anas; il superamento del cimitero di Vazzano (6,42 milioni di euro); il superamento del colle Scornari (14,4 milioni di euro); il tronco 5 da Gagliato a Satriano (parzialmente finanziato) –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative urgenti, anche di natura finanziaria, intenda assumere per garantire ai cittadini calabresi di poter fruire di una rete infrastrutturale idonea ad assicurare lo sviluppo del territorio;

   se corrisponda al vero che l'Anas e le altre amministrazioni competenti intendano abbandonare il progetto del lotto Vallelonga - Vazzano procedendo, invece, all'adeguamento della strada esistente, sul presupposto che una volta superata la collina Scornari ed aggirato il cimitero di Vazzano la direttrice della Trasversale sarebbe così tracciata senza ricorrere a ulteriori lavori, se non quelli di parziale adeguamento dell'attuale sede stradale;

   se i 128,45 milioni di euro stanziati per il lotto Vallelonga - Vazzano, a valere sul fondo di sviluppo e coesione, siano ancora disponibili e impegnabili;

   quali siano la data di avvio delle procedure di gara ancora da bandire e il cronoprogramma di realizzazione degli interventi già appaltati e se tutte le opere di completamento della Trasversale delle Serre siano effettivamente finanziate o necessitino di ulteriori risorse finanziarie.
(4-02492)


   MINARDO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia va a doppia velocità: se al Nord si parla di Tav e alta velocità, al Sud si discute ancora del doppio binario. La rete ferroviaria siciliana risulta fra le più obsolete dell'intero panorama italiano e fra le più lontane rispetto ai livelli qualitativi minimi indicati dall'Europa; in particolare, il servizio ferroviario nella Sicilia sud orientale appare del tutto insufficiente e sempre più degradato in conseguenza dello scientifico ridimensionamento delle sue potenzialità. La conferma arriva dall'ultimo rapporto «Pendolaria» di Legambiente, che dal 2008 analizza ogni anno la situazione del trasporto ferroviario in Italia. I dati che vengono riferiti alla Sicilia sono drammatici: si è passati da 50.300 a 37.600 viaggiatori (dal 2009 ad oggi) con un decremento del 15 per cento in meno di viaggiatori in una regione con 5 milioni di abitanti e grandi spostamenti pendolari, significa solo una cosa: che in Sicilia nessuno crede nell'utilità del treno. E non potrebbe essere diversamente se per collegare Palermo e Catania servono quasi tre ore per appena 195 chilometri. Gli esempi di inefficienza sono tantissimi a testimonianza dell'arretratezza del servizio ferroviario siciliano. La tratta Ragusa-Palermo lunga 250 chilometri prevede un cambio e una percorrenza di 4 ore 24 minuti, a una velocità media di 56,5 km/h. La linea Trapani-Palermo (via Milo) è ancora chiusa dopo 5 anni per smottamenti e riguardo ad essa non si hanno date certe per la riapertura. Per raggiungere il capoluogo da Trapani occorrono 4 ore e 49 minuti e due cambi per 100 chilometri. Poi c'è un caso limite, come quello per cui collegare i punti estremi dell'isola è come tornare agli inizi del Novecento. Siracusa e Trapani sono le punte di una Sicilia «bella e maledetta». Il collegamento più «veloce» impiega 11 ore e 10 minuti, con tre cambi in mezzo alle campagne siciliane. Insomma, i treni in Sicilia sono vecchi, perché la rete ferroviaria è vetusta. Alcuni treni, oltre a essere lenti, sono sporchi e inadeguati, senza servizi, e intere linee vengono cancellate con un tratto di penna. Così continuando ci si chiede quante chance abbia la Sicilia di vedere potenziata, riqualificata e messa in sicurezza la dotazione infrastrutturale e perché tutto ciò che è possibile nel resto d'Italia e soprattutto da Roma in su, diventa impossibile in Sicilia;

   ci si chiede perché, come accade nel resto d'Italia, non si prevedano collegamenti efficienti sia per un maggiore sviluppo turistico che commerciale, anche attraverso il coinvolgimento di vettori privati –:

   quali iniziative, nell'ambito delle sue competenze, il Ministro interrogato intenda adottare al fine di migliorare il trasporto ferroviario nella regione Sicilia, con l'aumento delle risorse, e al fine di potenziare il sistema infrastrutturale in generale e, in particolare, nella parte sudorientale della Sicilia, dove oltre a una rete ferroviaria inesistente ci sono opere mai nate ed altre mai completate, se si considerano lo stallo dell’iter della Ragusa-Catania (attesa da oltre 30 anni) e i lavori dell'autostrada Siracusa-Gela che procedono a singhiozzo per soli 18 chilometri (attesi da 50 anni);

   se intenda esercitare, per quanto di competenza, un vero ruolo di coordinamento e controllo sui tratti autostradali dove mancano i finanziamenti e i progetti esecutivi, nonché sulla rete ferroviaria per evitare che continuino tagli e disservizi in Sicilia e per superare lo stato di disinteresse nei confronti del porto di Pozzallo, fra i più importanti della Sicilia;

   se intenda adottare iniziative per aumentare le risorse volte a rilanciare e favorire il trasporto ferroviario pendolare, attraverso l'ammodernamento delle tratte e dei mezzi ferroviari.
(4-02495)


   GUERINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la variante alla strada statale 9 «Via Emilia» nel tratto in comune di Casalpusterlengo (LO) riveste fondamentale importanza per la risoluzione di una grave criticità viabilistica, richiesta da oltre vent'anni dalla popolazione e dalle istituzioni locali per liberare il centro abitato dalla pressione del transito di decine di migliaia di veicoli, con una quota significativa di mezzi pesanti;

   dopo un lungo ed impegnativo lavoro per la costruzione delle necessarie condizioni di fattibilità a livello tecnico e finanziario, l'intervento è stato inserito nel contratto di programma 2016/2020 tra Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Anas spa, nonché nell'accordo di programma quadro su «Riqualificazione e potenziamento del sistema autostradale e della grande viabilità della Regione Lombardia» sottoscritto tra Governo, Anas, regione Lombardia e province lombarde;

   il 7 agosto 2017, con apposita delibera, il Cipe ha approvato a favore della variante di Casalpusterlengo alla strada statale 9 «Via Emilia» uno stanziamento di 138,382 milioni di euro;

   il 12 ottobre 2017 il consiglio di amministrazione di Anas spa ha approvato il progetto definitivo dell'intervento, ponendo in questo modo le condizioni per l'avvio delle procedure di esproprio delle aree e delle procedure di gara per l'affidamento dei lavori;

   nel mese di ottobre 2018, a chiusura della prima fase della gara, l'Anas ha provveduto a inviare alle ditte selezionate l'invito a formulare le offerte economiche, fissando al 26 novembre il termine ultimo per la presentazione, termine successivamente prorogato al 10 dicembre 2018;

   da quella data non sono stati più resi noti aggiornamenti di fonte ufficiale sulla nomina e sull'insediamento della commissione di valutazione delle offerte, mentre nel frattempo sono proseguite le procedure relative agli espropri e sono state avviate le operazioni preliminari per la rimozione delle interferenze idrauliche e le verifiche ai fini di eventuali bonifiche di materiale bellico;

   secondo fonti non confermate, sullo stallo delle procedure di valutazione delle offerte economiche potrebbe aver influito l'assenza della figura apicale del settore gare e appalti di Anas spa –:

   quale sia lo stato di avanzamento delle procedure di gara e quali le previsioni circa la loro conclusione e i tempi di insediamento del cantiere nonché quali meccanismi di monitoraggio abbia attivato o intenda attivare il Ministro interrogato per seguire in modo costante lo sviluppo della situazione.
(4-02502)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ROTTA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da tempo il comune di Verona lamenta una grave carenza di organico nel comando dei vigili del fuoco, che da un lato incide sull'efficacia dell'azione di soccorso prestata ai cittadini, e dall'altro finisce per aggravare il lavoro dei pochi vigili in servizio presso il Romando scaligero, con gravi conseguenze dovute al sovraccarico lavorativo;

   recentemente poi, come messo in luce anche dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative sul piano nazionale, alle carenze di organico dovute ad una storica disattenzione per una città così importante come Verona, si sono aggiunte ulteriori carenze dovute ai ritardi con cui si è proceduto ad avviare le assunzioni;

   il Governo pro tempore nel 2016, aveva finalmente proceduto ad avviare un primo aumento di organico per l'apertura di un distaccamento cittadino nella zona est e, tempi più recenti, su sollecitazione di alcuni sindaci, il comando ha deciso di aprire un distaccamento periferico a Caldiero;

   tuttavia, a seguito dell'espletamento di alcune procedure di mobilità, dei pensionamenti nel frattempo intervenuti e dei diritti riconosciuti da talune leggi speciali, il comune di Verona si è trovato nuovamente in una situazione di grave carenza di organico, che ha portato all'adozione di soluzioni emergenziali, talvolta insostenibili, considerato che spesso la sede centrale si trova ad operare con una sola squadra di soccorso per un bacino di utenza superiore ai 500.000 residenti, e con una rete viaria e una zona industrializzata fra le più grandi del Paese –:

   quali iniziative urgenti intenda adottare per colmare definitivamente le consolidate carenze di organico dei vigili del fuoco nel comune di Verona, e se intenda adottare apposite iniziative normative volte a destinare per il futuro una quota parte delle risorse risparmiate dallo Stato per effetto delle carenze di organico, per retribuire la maggiore produttività dei vigili del fuoco operanti nelle province in cui si registrano tali carenze.
(5-01676)


   FIANO, MIGLIORE, MORANI e ROTTA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si è appreso che dal cosiddetto cruscotto statistico, denominato «Sbarchi e accoglienza dei migranti: tutti i dati», settimanalmente pubblicato sul sito del Ministero dell'interno, non sarebbero più pubblicati i dati relativi ad alcuni porti interessati dagli sbarchi;

   il cosiddetto cruscotto riporterebbe cioè il dato complessivo di una diminuzione degli sbarchi pari al 94,36 per cento rispetto al 2018, ma tale dato, secondo quanto si è appreso da notizie a mezzo stampa, non includerebbe ad esempio il numero dei migranti sbarcati da inizio anno in alcuni porti, tra cui Lampedusa, al duplice scopo secondo gli interroganti, da un lato, di rilanciare, con un uso piuttosto disinvolto dei numeri, la propaganda circa l'avvenuta diminuzione degli sbarchi; e, dall'altro, di risparmiare sui fondi in precedenza riconosciuti a favore di alcuni comuni interessati dagli sbarchi;

   secondo quanto dichiarato dal sindaco di Lampedusa, dall'inizio dell'anno sarebbero infatti avvenuti sull'isola almeno sette sbarchi, di cui due solo nelle ultime due settimane, mentre il primo cittadino non riceverebbe più alcuna comunicazione ufficiale né dalla capitaneria di porto, né tantomeno dal Viminale, sugli sbarchi di migranti che avvengono nel suo porto, di cui apprenderebbe notizie unicamente attraverso le segnalazioni dei cittadini lampedusani che vi assistono materialmente;

   va peraltro ricordato che, dal 2011, ai cittadini lampedusani era stata riconosciuta la sospensione delle tasse, attraverso una previsione normativa ora abolita tra la fine del 2018 e l'inizio del 2019, in considerazione del permanente stato di crisi nell'isola di Lampedusa conseguente agli sbarchi dei migranti, e che sembra tutt'altro che finito nonostante i cospicui sforzi propagandistici volti a dimostrare il contrario;

   la mancata comunicazione dei dati relativi agli sbarchi sull'isola, l'abolizione della sospensione delle tasse per compensare economicamente lo sforzo profuso dai lampedusani nell'accoglienza, e addirittura la totale assenza di comunicazioni o rapporti istituzionali, del Ministero dell'interno o della stessa capitaneria di porto in occasione di taluni interventi in mare appaiono gravissimi, ed equivalgono di fatto, secondo gli interroganti, alla cancellazione dell'isola di Lampedusa dall'Italia –:

   quali iniziative urgenti intenda adottare per ripristinare quanto prima una pubblicazione omnicomprensiva e statisticamente attendibile dei numeri relativi agli sbarchi effettivamente avvenuti sul territorio italiano, incluse le sue isole, nonché per riallacciare tutti i rapporti istituzionali con le istituzioni e i cittadini lampedusani, anche prevedendo misure economiche adeguate volte a sostenere i cittadini e gli imprenditori lampedusani impegnati nell'accoglienza dei migranti.
(5-01678)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SUT. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la questura di Pordenone, comune capoluogo di circa 50.000 abitanti in una regione di frontiera quale il Friuli Venezia Giulia, sempre più interessata dalla rotta balcanica dei migrasti e segnata dalla presenza, non del tutto trascurabile, di reati per lo più legati ai furti e allo spaccio di stupefacenti – fenomeno, quest'ultimo, in crescita nell'ultimo anno – annovera da tempo un deficit di organico di agenti di Polizia;

   l'assegnazione di 15 nuove unità di personale, avvenuta nel marzo del 2017 e accolta con favore dalle locali istituzioni, chiamate quotidianamente a confrontarsi con la carenza di agenti in forze alla questura e alla procura di Pordenone, non si è rivelata sufficiente a sopperire alla richiesta di sicurezza del territorio, peraltro interessato dalle complessità legate alla gestione delle richieste di asilo ma che già incontra difficoltà nella gestione delle ordinarie attività;

   più volte i sindacati di categoria hanno evidenziato il sottodimensionamento del personale di polizia assegnato al capoluogo friulano che appare penalizzato, anche in relazione all'età media anagrafica molto elevata degli agenti, tra le più alte di tutta Italia;

   più volte, esponenti del mondo sindacale legato alle forze di polizia competenti per territorio hanno attirato l'attenzione delle amministrazioni locali, al fine di sensibilizzare verso la necessità di un intervento risolutivo che offrirebbe maggior garanzia di sicurezza per Pordenone;

   suddetta anzianità anagrafica degli agenti assegnati alla questura di Pordenone si traduce spesso in un'uscita pensionistica non compensata dall'innesto di nuovo personale, come accaduto nel 2017 quando i 15 nuovi agenti in entrata non hanno numericamente sostituito i 20 pensionamenti occorsi in quell'anno;

   nell'ambito della ripartizione nazionale delle nuove unità di ultima uscita dalle scuole allievi agenti della polizia di Stato, avvenuta nel mese di febbraio 2019, tra i 1.148 allievi agenti destinati alle questure di tutta Italia, nessuno risultava assegnato a Pordenone, come confermato dalla circolare diramata dal Ministero dell'interno in data 9 ottobre 2018 –:

   se la mancata assegnazione degli allievi agenti della polizia di Stato in uscita dal 202o corso abbia tenuto conto dei fattori sopraelencati, con particolare riferimento a quello anagrafico riferito agli agenti tutt'oggi in servizio presso la questura e la procura di Pordenone, fattore che rende più che mai necessario un turnover in grado di sopperire alle uscite pensionistiche che, frequenti, incidono su una carenza di organico che, potenzialmente, mette a rischio la pubblica sicurezza del capoluogo;

   se, alla luce delle sopradescritte peculiarità del territorio di competenza della questura di Pordenone, le assegnazioni che seguiranno al 204o corso di formazione per allievi agenti di polizia, di cui è prevista la conclusione nel mese di novembre 2019, ne accoglieranno le richieste di potenziamento di organico.
(4-02485)


   ZAN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 19 febbraio 2019 è stata eseguita dalla polizia di Stato e dalla Guardia di finanza nel Veneto orientale la maxi-operazione «At last», che ha portato all'arresto di 50 persone, per un totale di 82 indagati e sequestri di beni per oltre 10 milioni di euro;

   l'operazione è seguita all'indagine della procura di Venezia volta a smantellare le attività criminali del gruppo camorristico dei Casalesi in Veneto;

   gli indagati per associazione a delinquere di stampo mafioso sono 36, e, nell'ambito di questa inchiesta, è stato registrato il primo arresto di un sindaco in Veneto (comune di Eraclea) per il reato di scambio elettorale politico-mafioso;

   durante la conferenza stampa successiva all'operazione «At last» il procuratore nazionale antimafia Cafiero De Raho ha definito il clan dei casalesi come il «referente della ’ndrangheta e della mafia catanese» in Veneto, dichiarando che alcuni elementi dell'inchiesta risalivano anche al 1996, orizzonte temporale che certifica una presenza ormai ultra decennale della camorra in Veneto;

   le 82 persone coinvolte nell'inchiesta appartengono a molteplici e svariate categorie di lavoratori e rappresentati istituzionali e politici, fatto che dimostra ormai una trasversalità ampissima nell'azione mafiosa in Veneto;

   in data 12 marzo 2019 sono stati eseguiti 33 arresti tra le province di Padova e Venezia, a seguito di una indagine della procura distrettuale antimafia di Venezia contro un'organizzazione criminale di stampo ‘ndranghetista, operazione chiamata «Camaleonte»; anche in questo caso il procuratore di Venezia Bruno Cerchi ha evidenziato come quella a cui si è rivolta l'indagine sia una «una realtà profondamente radicata nel mondo economico e imprenditoriale veneto»;

   sia nell'operazione «At last» sia nell'operazione «Camaleonte» si contestano, oltre all'associazione a delinquere di stampo mafioso, reati contro la persona e contro il patrimonio, come estorsioni, violenze, usura, sequestri di persona, riciclaggio, emissione di fatture false;

   a parere dell'interrogante si configura in Veneto una situazione di estrema criticità legata all'espansione delle attività mafiose sul territorio regionale dovuta anche agli effetti della forte crisi economica che dal 2008 ha colpito la regione, attività mafiose che di fatto compromettono lo sviluppo economico e la competitività delle aziende venete –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione emergenziale sopra descritta e quali iniziative intenda porre in essere, per quanto di competenza, per contrastare e debellare il radicamento, ormai accertato, delle mafie in Veneto.
(4-02491)


   STUMPO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da diversi organi di informazione nazionali e locali, tra i quali La Repubblica del 12 marzo 2019, che il sindaco del comune di Condofuri, in provincia di Reggio Calabria, ha esposto nel suo ufficio in municipio il «giuramento delle SS italiane», un manifesto, incorniciato in un quadro, che riproduce il giuramento delle Waffen SS, responsabili, tra gli altri crimini, della strage di Sant'Anna di Stazzema dove in una sola giornata vennero trucidate oltre 350 persone, tra le quali 65 bambini con meno di dieci anni;

   nell'ufficio dove è esposto il quadro con il giuramento il sindaco svolge le riunioni della giunta comunale e riceve i cittadini e, inoltre, tale manifesto è apparso più volte nel profilo Facebook del sindaco e nel filmato con il quale il primo cittadino ha rivolto gli auguri di Natale alla sua comunità;

   il buon senso e l'Ufficio del cerimoniale dello Stato presso la Presidenza del Consiglio dei ministri (nelle faq online, quesito 14 nella sezione «quesiti» della pagina «cerimoniale» del medesimo ufficio, nel sito istituzionale della Presidenza del Consiglio) suggeriscono che non è consentito a un sindaco esporre bandiere, vessilli e simboli che non abbiano valore pubblico, in modo da «rispettare il carattere di neutralità delle sedi istituzionali, che costituisce sacro principio democratico»;

   esistono norme specifiche che impediscono e puniscono ogni forma di apologia di fascismo (legge n. 645 del 20 giugno 1952);

   venuto a conoscenza della vicenda, il prefetto di Reggio Calabria ha provveduto a chiedere notizie in merito all'accaduto –:

   se il Governo sia a conoscenza dell'accaduto e se e quali iniziative di competenza, anche normative, intenda adottare, e in quali tempi, in relazione a tale comportamento, ribadendo e garantendo la «neutralità» dello spazio pubblico, anche in relazione alle norme che impediscono ogni forma di apologia del fascismo.
(4-02494)


   PALAZZOTTO, MURONI e FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Movimento delle Agende Rosse intende organizzare per il 21 marzo 2019 a Monfalcone, una giornata in ricordo delle vittime di mafia;

   a quanto risulta agli interroganti da uno scambio di mail tra esponenti del Movimento della Agende Rosse e il prefetto di Gorizia e il comune di Monfalcone che si erano offerti di collaborare nell'organizzazione dell'evento, sembrerebbe che il signor prefetto Massimo Marchesiello abbia indicato come persona non gradita all'evento una delle relatrici indicata dagli organizzatori;

   la relatrice in questione è l'ex deputata friulana Serena Pellegrino, ex vicepresidente della commissione ambiente durante la XVII Legislatura ed esperta in ecomafie, invitata dal Movimento delle Agende Rosse proprio per tale competenza, essendo il tema delle ecomafie uno degli argomenti da trattare durante l'iniziativa del 21 marzo;

   a parere degli interroganti le motivazioni addotte dal prefetto Massimo Marchesiello affinché l'ex deputata Pellegrino non sia tra i relatori dell'evento pubblico sono gravi e incomprensibili;

   il prefetto di Gorizia, infatti, avrebbe sostenuto che l'ex deputata Pellegrino non sarebbe gradita perché avrebbe fatto «valutazioni politiche» in merito alla «struttura governativa anche di Gradisca» che, per inciso, nulla ha a che vedere con l'oggetto del convegno del 21 marzo e quindi non se ne comprende il collegamento;

   in democrazia, le valutazioni politiche espresse nei limiti, nei modi e nelle forme previste dalla Costituzione sono ancora legittime e permesse ad ogni cittadino e non possono in alcun modo diventare motivo di discriminazione, specialmente da parte di chi, in un territorio, rappresenta lo Stato e dirige un organo periferico del Governo;

   se tale affermazione rispondesse al vero prefetto di Gorizia, facendosi lui stesso promotore del profilo che debbano avere gli ospiti di un'iniziativa organizzata da un'associazione, avrebbe sicuramente travalicato, per gli interroganti, il proprio ruolo e probabilmente abusato dei suoi poteri;

   inoltre, sottolineando il carattere «apolitico» dell'iniziativa e poi proponendo di invitare degli amministratori, che per definizione sono dei politici, il prefetto sembra contraddire sé stesso;

   si sottolinea inoltre che le «valutazioni politiche» contestate all'ex deputata Pellegrino sono state espresse durante il suo mandato parlamentare e quindi, l'interessata non solo aveva il diritto, ma anche il dovere di esprimere quelle «valutazioni» proprio perché rientranti nel pieno espletamento delle sue funzioni da deputata della Repubblica;

   alla luce dei fatti esposti, se confermati, secondo gli interroganti ci si troverebbe di fronte ad una pesante ingerenza da parte di un organo di Governo che limiterebbe la democrazia con motivazioni assolutamente non chiare e attraverso un atto che agli interroganti appare di «arroganza istituzionale» –:

   se il Ministro interrogato intenda accertare se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero e, in tal caso, quali iniziative di competenza intenda intraprendere in relazione al comportamento del prefetto di Gorizia dottor Massimo Marchesiello dal momento che, invitare di fatto il Movimento delle Agende Rosse ad escludere la ex deputata Serena Pellegrino dai relatori invitati alla giornata della legalità che dovrebbe tenersi a Monfalcone il 21 marzo 2019, rappresenterebbe, a parere degli interroganti, una grave limitazione della democrazia.
(4-02497)


   SPERANZA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'attuale presidente della provincia di Cremona, Davide Viola, è sindaco del comune di Gadesco Pieve Delmona;

   il 26 maggio 2019 si terranno le elezioni europee e in tale data è presumibile che si svolgano anche le prossime elezioni amministrative;

   con le prossime elezioni amministrative scadrà il suo mandato di sindaco e, di conseguenza, ai sensi dell'articolo 1, comma 65, della legge n. 56 del 7 aprile 2014, decadrà anche dalla carica di presidente della provincia;

   si renderà necessaria una nuova elezione per il presidente della provincia che, come disposto dalla legge n. 56 del 7 aprile 2014, sarà eletto dai sindaci e dai consiglieri comunali del territorio della provincia;

   l'articolo 1 della legge 7 aprile 2014, n. 56, al comma 79, lettera b), come modificato dall'articolo 1, comma 9-ter, della legge n. 21 del 2016, stabilisce che le elezioni per il nuovo presidente dovranno tenersi entro novanta giorni dalla scadenza per fine del mandato, e quindi entro il 25 agosto 2019, venendo esse a cadere in pieno periodo estivo e di vacanze, rischiando di rendere l'affluenza al voto da parte dei sindaci e consiglieri comunali della provincia molto bassa –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative normative affinché la scadenza elettorale per il rinnovo del presidente della provincia di Cremona possa essere posticipata di un ulteriore mese, in modo da favorire la massima partecipazione dei sindaci e dei consiglieri comunali.
(4-02499)


   PASTORINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il quotidiano online «Gazzetta della Spezia» ha pubblicato, in data 13 marzo 2019, una nota stampa dell'Anpi, Associazione nazionale partigiani italiani, che denuncia la presenza di uno stemma della cosiddetta X Mas in un noto locale del comune di Follo, in provincia di La Spezia. La notizia è stata rilanciata anche da altre testate;

   Decima Mas è nata come reparto dei mezzi d'assalto della Marina italiana e nel marzo del 1941 assunse la denominazione di X flottiglia Mas, dal motto dannunziano memento audere semper. Nel 1943 è divenuto un corpo militare indipendente, ufficialmente di fanteria di marina della Marina nazionale Repubblicana della Repubblica sociale italiana;

   in altri termini è divenuta una formazione militare autonoma che, anche dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, ha continuato a combattere al fianco del Terzo Reich. Operando in collaborazione con i nazisti, si distinse con continue e feroci azioni di rastrellamento di partigiani e di elementi antifascisti in genere e con la sua scellerata azione è stata complice e ha permesso la cattura, le sevizie, la deportazione e l'uccisione di molti fra i partigiani e gli antifascisti che hanno combattuto per la liberazione dell'Italia dal fascismo e dal nazismo;

   il fatto che lo stemma di questa spietata organizzazione fascista sia esposto è molto grave, specialmente se contestualizzato in una realtà nazionale dove sono aumentati esponenzialmente atti intimidatori, violenze, attacchi fisici e verbali da parte di gruppi, più o meno organizzati, di matrice fascista e antidemocratica;

   si tratta di episodi che sembrano provenire da un passato evidentemente non così remoto e che attestano una preoccupante e crescente normalizzazione di fascismo, razzismo e xenofobia. La Costituzione italiana è fondata sul valore dell'antifascismo e, in quanto legge fondamentale della Repubblica, deve essere fedelmente osservata da tutti i cittadini e dagli organi dello Stato. L'ordinamento italiano si oppone, oltre che ai progetti di ricostituzione del fascismo storico, anche e più generalmente a tutti gli atteggiamenti e i comportamenti antidemocratici, di autoritarismo, di intolleranza ritenuti riconducibili a quella stessa esperienza come a una comune categoria politica;

   nel nostro ordinamento è presente una normativa che punisce chi propaganda idee fasciste. La «legge Scelba», del 20 giugno 1952, n. 645, poi modificata nel 1975, con l'innalzamento della pena, recita «si ha riorganizzazione del disciolto partito fascista quando un'associazione, (...) rivolge la sua attività all'esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista». La successiva «legge Mancino», 25 giugno 1993, n. 205, a sua volta sanziona e condanna gesti, azioni e slogan legati all'ideologia nazifascista che possono portare all'incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali;

   è, inoltre, compito delle amministrazioni comunali l'esercizio del controllo e della verifica sugli esercizi pubblici –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e quali iniziative, intenda intraprendere, per quanto di competenza, contrastare la diffusione e il radicamento di formazioni sociali eventi e simbologie legate al fascismo in conformità alla normativa vigente e ai valori fondanti della Costituzione italiana.
(4-02501)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PAOLO RUSSO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca n. 58/2018 sono state dettate nuove modalità di svolgimento dell'esame di Stato per l'abilitazione alla professione di medico chirurgo;

   sulla base delle nuove regole non solo il tirocinio trimestrale professionalizzante è entrato a far parte del percorso di laurea, ma è previsto che dopo ognuna delle tre sessioni di laurea previste i singoli atenei attivino in immediata successione le sessioni d'esame di Stato;

   la nuova disciplina ha previsto una fase transitoria di due anni durante la quale laureate e laureati magistrali in medicina potranno comunque effettuare il tirocinio dopo il conseguimento della laurea, e l'entrata a regime del sistema a partire dal mese di luglio 2019;

   l'applicazione delle nuove modalità di svolgimento dell'esame di Stato è fonte di grande preoccupazione nell'ambiente universitario sia tra gli studenti che nel mondo accademico per la difficoltà di attuare i necessari interventi volti a rendere effettivamente operabile e omogeneo il sistema;

   gli studenti lamentano il fatto che ad oggi sono pochi i poli universitari in cui il tirocinio possa essere svolto durante il corso di studio e che di fatto il sistema non è ancora attuabile, con importanti ricadute per i laureandi delle coorti 2013/2014 e 2014/2015 che dovrebbero poter svolgere il tirocinio pratico-valutativo post-lauream fino alla sessione di laurea di luglio 2020;

   il Consiglio nazionale degli studenti universitari (Cnsu) – organo consultivo del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca previsto con la legge n. 59 del 1997 e istituito con il decreto del Presidente della Repubblica n. 491 del 1997 – il 12 ottobre 2018 ha esplicitato tali preoccupazioni votando una mozione con la quale si chiede l'intervento del Ministero anche in considerazione della necessità che sia dato il tempo a tutti i corsi di laurea magistrale in medicina e chirurgia di adeguarsi e di inserire negli ultimi due anni di corso il tirocinio trimestrale professionalizzante obbligatorio per l'esame di Stato, posticipando l'entrata in vigore delle nuove normative da marzo 2019 a luglio 2020;

   lo stesso Cnsu ha ufficialmente avanzato, in data 29 novembre 2018, richiesta al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca di emanare linee guida sul corretto aggiornamento dei piani di studio, sull'integrazione dei tirocini e su altri aspetti tecnici per risolvere le problematiche riscontrate dagli atenei derivanti dalle disparità esistenti tra gli stessi;

   nel documento il Cnsu ha nuovamente ribadito la necessità di estendere il periodo di prova alla sessione di luglio 2020 così da evitare per alcune categorie di studenti sia la perdita dei benefici riguardanti il diritto allo studio sia l'innalzamento delle tasse universitarie come fuoricorso;

   la Conferenza permanente dei presidenti di consiglio di corso di laurea magistrale a ciclo unico in medicina e chirurgia, la Crui e la Commissione esame di Stato, si sono dichiarate a favore della necessità della proroga, affinché il tirocinio pratico-valutativo valido ai fini dell'esame di Stato venga elaborato in modo omogeneo sul territorio nazionale e garantisca opportuni livelli di qualità formativa –:

   quali urgenti iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per definire i tempi di predisposizione e pubblicazione del bando di abilitazione all'esercizio della professione di medico chirurgo della I sessione 2019, al fine di non compromettere l'inizio del tirocinio clinico di tre mesi previsto per aprile 2019 e di non ostacolare la partecipazione dei laureati al concorso di accesso alle scuole di specializzazione del 2019, prevedendo che lo stesso si svolga secondo le modalità precedenti a quelle introdotte con il decreto ministeriale n. 58 del 2018;

   se non ritenga di dover adottare iniziative per procedere all'adeguamento della disciplina vigente al contesto europeo, anche per quanto riguarda i tempi di accesso al mondo del lavoro, investendo nella qualità dei percorsi ma anche introducendo la laurea abilitante quale titolo di preparazione e di professionalità.
(5-01675)


   CIAMPI, ASCANI, PICCOLI NARDELLI e CENNI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'interno, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dai media che l'università di Pisa stanzierà 2.990 euro di fondi pubblici per organizzare un ciclo di conferenze e seminari promossi dal Mut – Movimento universitario toscano che vedranno la presenza, tra gli altri, di esponenti politici ed istituzionali tutti appartenenti al partito della Lega:

    Matteo Salvini, Ministro dell'interno con il seminario dal titolo «Il ruolo dell'Italia in Europa»;

    Gian Marco Centinaio, Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo con il seminario dal titolo «Ipotesi agricole, alimentari e forestali»;

    Armando Siri, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, con il seminario dal titolo: «Flat tax – La rivoluzione fiscale in Italia, è possibile?»;

    Rosellina Sbrana, componente della 9a Commissione agricoltura e produzione agroalimentare del Senato con il seminario dal titolo: «I veterinari italiani di oggi VS le nuove normative europee»;

    Susanna Ceccardi, sindaco di Cascina e consigliere per il programma di Governo e le attività parlamentari del Vice Presidente del Consiglio Salvini con il seminario dal titolo: «La sicurezza in Italia – Traguardi e obiettivi»;

    appare evidente che vengano utilizzati luoghi e finanziamenti pubblici, provenienti dalle tasse versate dagli studenti, per promuovere in un luogo pubblico una serie di iniziative politiche senza contraddittorio riservate esclusivamente alla propaganda di un solo partito politico;

   non sono state ad oggi comunicate le date, ma è molto plausibile che queste iniziative (tutte peraltro incentrate su temi legati all'Unione europea) si svolgano in concomitanza con la campagna elettorale delle prossime elezioni europee e quindi a giudizio dell'interrogante in palese violazione di ogni normativa o regolamento sulla organizzazione dei comizi che non possono essere organizzati nei luoghi pubblici, come scuole, soprattutto nelle ore di lezione, mentre le iniziative sopracitate in programma nell'università di Pisa, avrebbero addirittura lo status di «seminario di studi»;

   questo ciclo di incontri ha provocato le proteste di molte associazioni studentesche: «Salvini si sta finanziando con i nostri soldi la sua campagna elettorale. Non vorremmo che si creasse un pericoloso precedente – hanno dichiarato – nella nostra università è un fatto inedito, che si riceva un politico di primo piano come il Ministro degli interni, e per di più in un periodo caldo come quello della campagna elettorale per le europee. Non viene rispettato il principio secondo cui ogni ateneo dovrebbe essere apartitico. Siamo in presenza di una forte contraddizione: non vengono rispettati i valori che vorremmo fossero invece rappresentati dalla nostra università, cioè quelli della cooperazione, dell'inclusione di tutti, contro ogni discriminazione di genere, sesso o razza. Invitare il Ministro degli interni, che è il leader di un partito che si sta occupando qui in Toscana di aprire un Cpr, cioè un centro di espulsione e detenzione per migranti, è inaccettabile» –:

   quali elementi intenda fornire il Governo circa il programma di seminari, previsti negli spazi dell'ateneo e finanziati con i contributi pubblici dell'università di Pisa in concomitanza con il periodo ufficiale della campagna elettorale delle prossime elezioni europee e quali urgenti iniziative, anche normative, intendano intraprendere per evitare che vi possa essere l'utilizzo di fondi universitari e statali per finalità politiche ed elettorali a vantaggio di una sola parte politica.
(5-01679)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PEZZOPANE. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   il 12 marzo 2019 le segreterie regionali di Flc Cgil, Cisl Scuola e Uil scuola Rua della regione Abruzzo hanno avanzato richieste ben precise a sostegno del comparto scuola: una fase transitoria in cui stabilizzare il lavoro dei docenti già abilitati o con 3 anni di servizio; soluzioni alla vertenza dei diplomati magistrali; stabilizzazione nell'organico di diritto di tutti i posti autorizzati tra organico di fatto e deroghe sul sostegno;

   sindacati, docenti e personale amministrativo tecnico e ausiliario, in occasione dello sciopero indetto nei giorni scorsi hanno ribadito i motivi della protesta e le richieste della politica in un documento indirizzato al governo e consegnato al prefetto dell'Aquila: «Le segreterie regionali di Flc Cgil, Cisl Scuola e Uil Scuola Rua – si legge nella missiva – ritengono che quella attuale sia una fase straordinaria e cruciale, nella quale è indispensabile rilanciare con forza la valenza strategica del sistema dell'istruzione». Servono (...) «investimenti nell'istruzione, nella formazione nell'università e nella ricerca; la soluzione delle problematiche dell'edilizia scolastica; l'aumento e la stabilizzazione degli organici del personale e docente ATA; trattamenti economici adeguati a riconoscere il valore del lavoro nei settori della conoscenza; l'aumento del tempo scuola e l'accesso al tempo pieno ai cittadini abruzzesi al pari delle regioni del nord Italia»;

   le ultime misure contenute nella legge di bilancio non sono in grado di garantire un regolare avvio dell'anno scolastico;

   per effetto delle ulteriori cessazioni dal servizio – in Abruzzo, alle 433 domande di pensione che erano state già presentate, si sono aggiunte oltre 500 richieste di pensionamento con «Quota 100» – e dei problemi irrisolti in materia di reclutamento, l'anno prossimo la situazione tenderà ad aggravarsi;

   si auspica un piano di stabilizzazione straordinario degli organici ed in particolar modo dell'organico di sostegno e del personale ausiliare, tecnico e amministrativo;

   i rappresentanti di categoria denunciano «le gravi conseguenze legate al conferimento di maggiori poteri alle Regioni in materia di istruzione avanzate da alcune Regioni, che il Governo è in procinto di riconoscere con la concessione della cosiddetta "autonomia differenziata". Una proposta che comporterebbe il venir meno del carattere unitario e nazionale del sistema d'istruzione»;

   se le richieste formulate in materia da Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna dovessero essere approvate, si rischia di trovarsi con scuole di serie A e scuole di serie B in regioni, come l'Abruzzo, che non hanno risorse sufficienti per competere con quelle più ricche;

   l'Abruzzo, soprattutto la provincia dell'Aquila, deve fare i conti anche con l'aggravarsi dello spopolamento delle aree interne. Molte scuole di montagna, da anni ormai, si reggono in deroga a parametri nazionali che dovrebbero essere immediatamente rivisti perché non adeguati alle esigenze di territori, come quello italiano che si stanno spopolando: lo spopolamento e il conseguente calo degli iscritti nelle scuole, coinvolge anche la città dell'Aquila;

   la scuola si inserisce nel processo di deprivazione che colpisce soprattutto i paesi di montagna, dove stanno chiudendo scuole elementari ma anche ambulatori medici e negozi –:

   se il Governo – in ragione di quanto esposto – non intenda assumere iniziative per un piano assunzionale che preveda la copertura di maggiori posti per il pedonale docente e per il personale ausiliare tecnico e amministrativo – e garantire il diritto allo studio in quelle regioni maggiormente penalizzate, quali l'Abruzzo e soprattutto la provincia dell'Aquila, che devono fare i conti anche con l'aggravarsi dello spopolamento delle aree interne.
(4-02487)


   RIBOLLA e BELOTTI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   nella giornata del 12 marzo 2019, presso il liceo Sarpi di Bergamo, si è tenuto un convegno organizzato da alcuni docenti ed autorizzato dal preside, relativo al tema migranti;

   a tale convegno hanno partecipato alcuni richiedenti asilo ed una rappresentante della Cooperativa Ruah di Bergamo;

   nel corso del convegno, oltre alla presentazione delle storie personali dei richiedenti asilo, e del sistema di accoglienza, sarebbero state sollevate delle critiche nei confronti del Governo in carica, in particolare relativamente alle politiche di gestione dell'immigrazione e delle espulsioni;

   in particolare, da parte della rappresentante della cooperativa, sarebbero state espresse considerazioni negative sulla linea politica del Governo e sul suo operato e sarebbero state espresse chiare diversità di vedute, neanche celate, in merito; inoltre, sarebbe stato sostenuto che il reato di clandestinità obbligherebbe i migranti a delinquere;

   a quanto risulta agli interroganti, in occasione di tale convegno non vi è stato alcun confronto, affrontando quindi la questione in modo unidirezionale e senza contraddittorio –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto avvenuto e quali siano i suoi orientamenti in merito alla vicenda che gli interroganti giudicano grave;

   se non ritenga opportuno intervenire immediatamente nei confronti della dirigenza scolastica affinché tali iniziative politiche non si ripetano nuovamente.
(4-02504)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   DE MARIA, BENAMATI e RIZZO NERVO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e dello sviluppo economico si è impegnato pubblicamente a promuovere una normativa nazionale per tutelare i diritti dei lavoratori della gig economy, i cosiddetti riders;

   esistono nel Paese esperienze positive ed efficaci in questo senso, come la Carta promossa dal comune di Bologna e la legge regionale del Lazio;

   ancora nessuna iniziativa concreta è stata assunta dal Governo, nemmeno nell'ambito del recente provvedimento sul reddito di cittadinanza e su «quota cento» –:

   quali iniziative intenda effettivamente assumere il Governo in materia e in quali tempi.
(3-00615)

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   giunge all'interrogante segnalazione relativa al messaggio Hermes dell'11 marzo 2019 rivolto ai dipendenti dell'Inps con il quale si chiede di liquidare la pensione «quota 100» ai lavoratori dipendenti prima della cessazione del rapporto di lavoro o comunque senza la disponibilità nell'archivio Unilav dei dati relativi alla cessazione;

   l'atto relativo alla liquidazione della pensione, dunque, firmato dai responsabili dell'Inps, apparirebbe di dubbia legittimità e andrebbe contro i dettami del manuale dei rischi in conformità al quale tali attività devono essere svolte. Infatti, uno dei requisiti fondamentali per il diritto alla pensione è la cessazione del rapporto di lavoro dipendente, che deve essere già visibile sul sito del Ministero del lavoro e delle politiche sociali;

   la richiesta relativa al messaggio Hermes invece riguarda una liquidazione da effettuarsi, in via straordinaria, per le pensioni «quota 100» con decorrenza 1° aprile 2019, sulla base di semplici dichiarazioni di natura non vincolante, anticipate dal richiedente, riguardo una possibile futura cessazione del rapporto di lavoro al 31 marzo 2019;

   il rischio è che possano essere liquidate pensioni in modo non conforme alla normativa con la conseguenza che le stesse possano essere non dovute e dover essere pertanto recuperate gestendo dei reincassi. È verosimile infatti che numerose persone abbiano presentato domanda solo in via cautelativa in attesa della conversione in legge del decreto e non è detto che le stesse si licenzieranno davvero;

   oltre a generare situazioni ad avviso dell'interrogante contra legem, la richiesta contenuta nel messaggio Hermes costituirà un ulteriore aggravio per i dipendenti dell'Inps che si ritroverebbero a trascurare altre prestazioni ordinarie che i cittadini, legittimamente, si attendono che vengano erogate;

   la vicenda è stata segnalata anche da una nota sigla sindacale che ha ritenuto «poco convincente» il messaggio Hermes, non solo per via della criticità relativa alla liquidazione delle pensioni in via straordinaria – e senza dunque la disponibilità nell'archivio Unilav dei dati relativi alla cessazione – ma anche per il rischio di creare una disparità di trattamento tra cittadini in merito alla liquidazione della pensione a cui si ha diritto –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti;

   se siano pervenute al Ministro interrogato segnalazioni in relazione alle criticità sopra descritte, in particolare per quanto riguarda la circostanza che la direttiva arrivata attraverso il messaggio Hermes potrebbe contrastare con la norma generale in materia di liquidazione della pensione;

   se il Ministro interrogato intenda adottare le iniziative di competenza, con una circolare interpretativa o di chiarimento, al fine di tutelare i dipendenti Inps dall'eventuale predisposizione di atti non conformi alla legge;

   alla luce dell'indisponibilità ad agire in deroga alla norma da parte dei dipendenti dell'Inps, comunicata attraverso le organizzazioni sindacali, quali iniziative intenda assumere per superare le suddette criticità.
(4-02510)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI, FORESTALI E TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   si apprende della moria di api verificatasi in Friuli Venezia Giulia a causa di un pesticida altamente tossico, per l'utilizzo del quale la procura di Udine ha aperto un'indagine nei confronti di ben quattrocento agricoltori per inquinamento ambientale, disponendo il sequestro di 250 proprietà agricole, molte delle quali ricevono finanziamenti pubblici e contributi europei;

   il pesticida in questione è il Mesurol 500 FS, una sostanza prodotta da Bayer, che per la sua tossicità richiede il rispetto di avvertenze rigide che, di fatto, non sono state rispettate, causando una vera e propria strage di api;

   le indagini erano partite dopo un'improvvisa moria degli insetti impollinatori vicino ai campi coltivati a mais. Al riguardo, le analisi dell'Istituto zooprofilattico delle Venezie ha accertato che nel miele era presente il pesticida Mesurol 500 FS, composto dal principio attivo Methiocarb che non deve essere utilizzato quando le api sono in attività;

   il pesticida, disperdendosi nell'aria, ha raggiunto 11 alveari delle zone agricole di Moruzzo, Plasencis di Fagagna, Faugnacco di Martignacco, Nogaredo di Prato, San Odorico di Flaibano, San Marco di Basiliano, Lavia Ferrovia di Basiliano, Villanova di San Daniele del Friuli;

   a quanto è dato sapere, dunque, le api sono morte a causa del Mesurol, ma dai rapporti emerge anche la presenza di ulteriori principi attivi, ossia Fluvalinate e Tefluthrin, insetticidi piretroidi a loro volta particolarmente tossici per le api;

   pertanto, procura e giudice per le indagini preliminari sono d'accordo: la strage di api e altre specie di insetti è stata causata da un utilizzo di pesticidi che è andato oltre quanto previsto dalle prescrizioni della scheda tecnica dei prodotti in questione, determinandone un impiego illecito –:

   se e quali iniziative, anche normative, i Ministri interrogati intendano assumere, per quanto di competenza, affinché i gravi fatti di inquinamento ambientale descritti in premessa non si ripetano, sia promuovendo fitofarmaci più sicuri, anche rispetto al potenziale utilizzo che può esserne fatto, nonché introducendo incisive sanzioni per coloro che utilizzano illecitamente detti prodotti, tra le quali l'esclusività dell'accesso ai finanziamenti pubblici e contributi europei di qualsiasi natura.
(5-01677)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:


   FORNARO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la Iniziative ferroviarie italiane di Santhià, in provincia di Vercelli, da oltre cento anni costruisce e fa manutenzione sui treni del nostro Paese;

   da tempo, ormai, l'azienda è in crisi, ma ora la situazione è gravissima. Da oltre due mesi i 110 lavoratori non percepiscono nessuna retribuzione, gli stipendi arretrati sono sette mensilità e dall'8 febbraio 2018, data in cui i dipendenti sono stati messi in cassa integrazione guadagni straordinaria, le porte della fabbrica sono chiuse, poiché nessuna attività produttiva è avviata;

   gli operai, la cui situazione economica è diventata insostenibile, sono in stato di agitazione dal 2 gennaio 2018 e, ad aggravare ulteriormente la vicenda, è la mancanza di prospettive di nuove commesse; il sindacato ha chiesto l'apertura di un tavolo di crisi al Ministero dello sviluppo economico, da cui però non è arrivata risposta. Il sindaco di Santhià ha chiesto un incontro urgente al Ministero del lavoro e delle politiche sociali per valutare la condizione attuale e individuare le vie d'uscita;

   è necessario che le istituzioni diano un segnale in tempi brevi ai lavoratori della Iniziative ferroviarie italiane e al territorio del Vercellese, già duramente colpito dalla crisi che, negli ultimi 10 anni, ha tolto nel settore metalmeccanico oltre 1.500 posti di lavoro –:

   se il Governo non ritenga urgente dare una risposta ai lavoratori della citata azienda e avviare in tempi rapidi un tavolo di crisi per discutere, assieme alle istituzioni locali, ai rappresentanti dell'impresa e ai sindacati, le possibili soluzioni.
(4-02490)


   SUT. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Ministro dello sviluppo economico del 7 aprile 2015, sono state ammesse alla procedura di amministrazione straordinaria speciale per le grandi imprese in crisi (cosiddetta legge Marzano) le società alla base del gruppo Mercatone Uno, marchio storico dell'arredamento fondato nel 1978;

   all'esito di vicende alterne, nell'agosto del 2018 i commissari del gruppo Mercatone Uno in amministrazione straordinaria hanno formalizzato, per conto della procedura, la cessione a Shernon Holding di 55 punti di vendita e della struttura amministrativa aziendale. La stessa, anche in conseguenza dell'accordo raggiunto il 29 giugno 2018 con le organizzazioni sindacali, si è impegnata a conservare 2.019 posti di lavoro;

   il 5 luglio 2018 altri 13 negozi sono stati acquistati dal marchio d'abbigliamento facente capo al gruppo Cosmo, di proprietà della famiglia De Nicola;

   i due distinti accordi sindacali non hanno, tuttavia, permesso la salvaguardia di tutti i posti di lavoro, lasciando purtroppo spazio a esuberi di personale;

   a partire dall'autunno 2018, è stato avviato dalla nuova proprietà un piano di rilancio del marchio Mercatone attraverso interventi di ammodernamento del brand in funzione dei nuovi stili di consumo, anche grazie alla partnership con il gruppo polacco Black Red White e con i turchi della Dogtas Kelebek;

   il 13 gennaio 2019 i lavoratori del gruppo Mercatone Uno – molti dei quali in attesa di rientrare in servizio a causa della fase di stallo prodotta dalla necessità di ristrutturazione degli immobili che ospitano i punti vendita acquistati dalle nuove società – hanno visto concludersi la cassa integrazione di cui beneficiavano;

   i dipendenti dei punti vendita non ancora aperti, assorbiti dalla cessionaria Shernon Holding sono rientrati – a seguito dell'intesa siglata all'inizio del mese di gennaio 2019 tra Ministero del lavoro e delle politiche sociali, sindacati e rappresentanti dell'azienda – in un nuovo intervento di cassa integrazione della durata di un anno, a decorrere dal 14 gennaio 2019, in attesa della riapertura dei negozi in via di ristrutturazione;

   da quanto risulta all'interrogante, tuttavia, l'impegno preso dalla Shernon Holding di riaprire i negozi in corso di ristrutturazione, con conseguente ricollocazione dei lavoratori al momento della riapertura al pubblico secondo la tempistica comunicata a gennaio 2019 al Ministero dello sviluppo economico, non ha avuto seguito in molti casi, tra cui figura quello del punto vendita di Reana del Rojale (Ud), dove la ripresa dell'attività commerciale prevista per febbraio 2019 non è avvenuta, non essendo nemmeno iniziati i lavori di ristrutturazione dell'immobile in cui si trova ubicato;

   la preoccupazione dei dipendenti che attendono di tornare a lavorare si fa ogni giorno più acuta;

   di recente, si sono intensificate le preoccupazioni inerenti all'effettiva possibilità della Shernon sia di sostenere le spese necessarie ai lavori di ristrutturazione dei negozi, sia di continuare a pagare la cassa integrazione dei dipendenti assorbiti;

   i dipendenti, infine, lamentano ritardi da parte dell'amministrazione straordinaria del gruppo Mercatone Uno nell'avvio delle procedure amministrative per l'attivazione del fondo di garanzia dell'Inps, passaggio fondamentale per il versamento delle spettanze, con particolare riferimento al trattamento di fine rapporto (Tfr) maturato al passivo fino al 2007 –:

   se non ravvisino la necessità, per quanto di competenza, di avviare un percorso di monitoraggio sia degli impegni presi in sede ministeriale dalla Shernon Holding nel mese di gennaio 2019, sia della procedura seguita dall'amministrazione straordinaria del gruppo Mercatone Uno, con particolare riferimento alla tutela dei lavoratori ancora in attesa delle spettanze non erogate.
(4-02496)

Apposizione di firme ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Billi e altri n. 7-00077, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 ottobre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Fidanza, Delmastro Delle Vedove.

Apposizione di firme ad una interpellanza.

  L'interpellanza Pettarin n. 2-00299, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'11 marzo 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Ferraioli, Fitzgerald Nissoli.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Paita n. 5-01619, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 marzo 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Nardi.