Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 6 febbraio 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    l'ultimo rapporto Svimez presentato nel mese di novembre 2018 ha evidenziato come uno dei punti più critici della attuale «questione meridionale» sia la «questione demografica», manifestandosi proprio nelle regioni meridionali la diminuzione più rilevante della popolazione;

    nel biennio 2016-2017 il Sud ha fatto registrare ben 146 mila abitanti in meno che, tradotto in termini esemplificativi, è come se in un anno scomparisse una città meridionale di dimensioni importanti;

    il peso demografico del Sud è pari al 34,2 per cento della popolazione totale del nostro Paese;

    negli ultimi 16 anni hanno lasciato il Mezzogiorno 1 milione e 883 mila residenti: per la metà giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni, quasi un quinto laureati, il 16 per cento dei quali si è trasferito all'estero;

    sulla base delle previsioni dell'Istat e della stessa Svimez, si prospetta un trend negativo anche per i prossimi anni;

    se non si porranno in essere politiche finalizzate ad invertire questa proiezione si prevede che in un arco temporale di mezzo secolo il Sud perderà 5 milioni di abitanti, molto più che nel resto del Paese, dove la diminuzione sarà pari a 1,5 milioni;

    a questo dato bisogna aggiungerne un altro, altrettanto preoccupante, relativo all'invecchiamento della popolazione, che renderà il Sud una delle aree territoriali tra le più anziane della Unione europea con una età media nel 2065 pari a 51 anni;

    due profili, in particolare, sono da considerare con urgente e responsabile impegno: l'acuta decrescita demografica del Sud, che cumula gli effetti dell'andamento naturale con quelli dell'emigrazione, tornata ai livelli degli anni Sessanta, e la perdita di capitale umano indispensabile per qualsiasi azione di rilancio del territorio meridionale;

    in questa dinamica una particolare attenzione va prestata alle comunità italiane all'estero emigrate negli anni precedenti;

    dall'inizio del ventesimo secolo più della metà degli emigrati italiani è partita dalle regioni meridionali; per la sua ripresa, il Mezzogiorno, sul piano dell'internazionalizzazione, dei flussi turistici e della ricerca di investimenti, può usufruire delle notevoli potenzialità legate alla presenza in diversi continenti e in un gran numero di Paesi di persone di origine e dei loro discendenti, diventati ormai classe dirigente nei rispettivi contesti di insediamento;

    si stima che nel mondo vi siano circa 60 milioni di persone di origine italiana;

    in Brasile e in Argentina vi è una percentuale elevata della popolazione che ha origini italiane, negli Usa circa 14 milioni si sono dichiarati di origine italiana, ma anche in Canada, Uruguay, Venezuela, Australia è rilevantissima la presenza di italiani, senza trascurarne l'incidenza nei Paesi europei;

    questo dato merita una maggiore attenzione istituzionale, affinché si rafforzino ulteriormente i legami tra l'Italia e queste comunità, considerato che moltissimi sono riusciti ad emergere in ogni ambito della vita sociale ed economica dei Paesi in cui vivono;

    anche dal punto di vista economico si tratta di una scelta strategica, anche per forme di partenariato e di supporto economico-sociale alle regioni meridionali;

    con il Masterplan per il Sud posto in essere con accordi di programma con le 8 regioni meridionali e con le città metropolitane del Sud nella scorsa legislatura, con l'azione dei Governi Renzi e Gentiloni, si sono predisposte misure per il rilancio del Mezzogiorno in grado di muovere investimenti pubblici per 90 miliardi di euro fino al 2023;

    in questo ambito bisogna rafforzare le forme di collaborazione con le ambasciate italiane all'estero e con le associazioni di categoria e di rappresentanza delle comunità italiane all'estero per la promozione del made in Italy e per la possibile creazione di opportunità di allocazione di investimenti nelle regioni del Sud provenienti dall'estero;

    suddette forme di collaborazione devono riguardare anche la promozione del turismo e la valorizzazione del patrimonio storico culturale presente nel Mezzogiorno, anche in vista dell'evento di Matera capitale europea della cultura nel 2019,

impegna il Governo:

1) a verificare, nell'ambito degli specifici progetti contenuti nel Masterplan, in stretta collaborazione con le regioni, le misure più idonee per un maggiore coinvolgimento, anche con formule di partenariato, dei soggetti istituzionali e delle organizzazioni associative di origine italiana già attive nel campo della promozione commerciale, industriale e finanziaria;

2) a realizzare una diretta e più costante interlocuzione con le comunità di origine italiana presenti all'estero e con la rete delle camere di commercio italiane all'estero, per un rafforzamento dei processi di internazionalizzazione dell'economia meridionale;

3) ad adottare iniziative, con il coinvolgimento di Invitalia, per promuovere una struttura di scouters di elevato profilo in grado di individuare gli operatori italiani e di origine italiana che hanno raggiunto posizioni di rilievo nel tessuto produttivo e finanziario delle realtà di residenza e che possano essere interessati a considerare eventuali investimenti produttivi da allocare presso le aree industriali del Sud;

4) a sostenere investimenti dall'estero, con l'aiuto di imprenditori e di associazioni di imprenditori e professionisti di origine italiana, verso settori industriali e dei servizi innovativi tesi a sfruttare il patrimonio di conoscenze, competenze e know-how accumulati nel capitale umano formato nel Mezzogiorno, ma scarsamente utilizzato dal sistema produttivo locale;

5) a creare una occasione ufficiale, con cadenza annuale, di incontro tra Governo, regioni e soggetti istituzionali pubblici a vario titolo impegnati nella promozione del made in Italy con le comunità italiane all'estero per una Conferenza sullo stato dei rapporti e sui riflessi per l'economia del Mezzogiorno;

6) ad adottare iniziative per istituire un Osservatorio sul sistema dei collegamenti da e per il Mezzogiorno con i Paesi esteri coinvolgendo compagnie aeree, società ferroviarie e autolinee, per facilitare i collegamenti con le aree a più densa presenza di emigrati di origine meridionale e monitorare costantemente la situazione da un punto di vista quantitativo e qualitativo;

7) a promuovere rapporti di partenariato per interventi di rigenerazione urbana nei paesi con meno di 10 mila abitanti nel quadro di un rafforzamento della promozione turistica del Sud e in collaborazione con le regioni meridionali;

8) anche sulla scia dell'evento di Matera capitale europea 2019, a promuovere iniziative di valorizzazione del patrimonio culturale e paesaggistico del Mezzogiorno, partendo dai siti dell'Unesco, per richiamare visitatori dall'estero;

9) a promuovere, nel quadro del rafforzamento della promozione turistica del Sud e in collaborazione con le regioni meridionali, progetti di promozione e «pacchetti» di incentivi finalizzati al «turismo di ritorno», rivolto agli italiani all'estero, con particolare attenzione alle aree interne del Mezzogiorno.
(1-00118) «La Marca, Pezzopane, Borghese, Sangregorio, De Luca, Buratti, Stumpo, Speranza, Rostan, Padoan, Librandi, Topo, Ungaro, Lacarra, Incerti, Navarra, Verini, Di Giorgi, Pellicani, Bonomo, Rosato, Ferri, Pagani, Nobili, Critelli, Portas, Cantini, Marco Di Maio, Braga, Migliore, Zan, Ubaldo Pagano, Anzaldi, Fragomeli, Prestipino, Giachetti, Mor, Bazoli, Benamati, Fassina, Fiano, Gadda, Bond, Cattaneo, Silli, Perego Di Cremnago, Zardini, Nardi, Scalfarotto, Del Barba, Morgoni, Vazio, Morassut, Melilli, Gavino Manca, Rotta, Giorgis, Quartapelle Procopio, Piccoli Nardelli, Gariglio, Pastorino, Occhionero, Carnevali, Gribaudo, Carè, Boschi, Marattin, Sisto, Schirò, Orlando, Miceli, Colaninno, Bruno Bossio, Rossi, Guerini, Serracchiani, Fassino, Del Basso De Caro, Fitzgerald Nissoli, Carla Cantone, Ceccanti, De Menech, Moretto, Enrico Borghi, Palazzotto, Annibali».

Risoluzione in Commissione:


   La IV Commissione,

   premesso che:

    l'operazione «strade sicure», avviata dal Governo Berlusconi IV, consiste nell'utilizzo delle forze armate, con particolare riferimento all'Esercito italiano, di presidiare il territorio nazionale al fine di incrementare il livello di ordine e sicurezza pubblica e aumentarne la percezione nella popolazione;

    l'operazione è iniziata il 4 agosto 2008, in attuazione del decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 luglio 2008, n. 125, che ha autorizzato, per specifiche ed eccezionali esigenze di prevenzione della criminalità, l'impiego di un contingente di personale militare delle Forze armate, con la qualifica di agente di pubblica sicurezza, posto a disposizione dei prefetti delle province;

    lo scacchiere messo in campo per queste attività vede impegnato personale proveniente dalle categorie truppa e graduati a cui viene affidato il compito di pattugliare e sorvegliare gli obiettivi assegnati;

    dopo il Governo Berlusconi IV, i successivi Esecutivi hanno ridimensionato l'operazione citata, abolendo il pattugliamento e lasciando ai militari il solo compito di presidio degli obiettivi sensibili; infatti, i militari non partecipano più alle pattuglie miste a piedi per il controllo del territorio insieme a poliziotti e carabinieri, limitandosi ad assicurare la vigilanza a presidi fissi come ambasciate, consolati, aeroporti, stazioni, centri per immigrati;

    l'efficacia dell'operazione «Strade sicure» è testimoniata dai numeri che dimostrano quanto di buono ha prodotto il programma prima del suo ridimensionamento: 10.955 persone tratte in arresto o poste in fermo, circa 3 milioni di individui sono stati controllati dai militari sia durante il pattugliamento sia nei presidi, 1.089 automezzi rubati rinvenuti, 305 armi sequestrate, 385.265 pezzi di materiale contraffatto sequestrato, 380.845 pattuglie effettuate, oltre 1 milione e 300 mila i controlli su tutto il territorio nazionale;

    il ridimensionamento dell'operazione comporta inevitabilmente lunghi turni di servizio, spostamenti da e per gli obiettivi assegnati, nonché il costante equipaggiamento che potrebbero inficiare il rendimento del personale impiegato;

    le sempre più frequenti avversità meteorologiche che causano enormi disagi meritano la giusta considerazione e, di conseguenza, vanno assunte le opportune iniziative per permettere al personale militare corrette modalità operative;

    risulterebbe opportuno, ad avviso dei presentatori del presente atto, prevedere tutele efficienti per il personale impiegato nell'operazione «Strade sicure» al fine di mantenere una attiva ed efficace sorveglianza dell'obiettivo assegnato;

    dopo il ridimensionamento dell'operazione citata si registrano evidenti problematiche in molte città italiane;

    nella tabella unica del decreto con cui è stata disposta la proroga del contingente per il 2018 (2 febbraio 2018) non è stato previsto il dispiegamento di alcun contingente per il presidio dei luoghi sensibili della città di Grosseto, non prendendo quindi in considerazione le richieste ufficiali avanzate dalla prefettura e la possibilità di impiegare i militari del Reggimento Savoia Cavalleria (3°) di stanza nel capoluogo maremmano;

    a ciò si aggiunge la mancata riconferma del presidio della Sinagoga di Pitigliano (GR) – località nota anche come la «piccola Gerusalemme» – già posta sotto stretta vigilanza dal 2015 al 2017 dei Cavalieri paracadutisti del sopracitato Reggimento Savoia Cavalleria (3°) inseriti nel raggruppamento Toscana dell'operazione «Strade Sicure»;

    lo stesso disagio si riscontra anche nella città di Messina, dove non è garantito un presidio statico e costante da parte delle Forze armate soprattutto nei luoghi più sensibili e strategici causando gravi pericoli all'incolumità dei cittadini,

impegna il Governo

a valutare l'opportunità di avviare iniziative di competenza, per il tramite degli Stati Maggiori coinvolti, al fine di tutelare la salute dei militari, favorirne il rendimento durante il servizio così come previsto dalle normative in materia di tutela del personale nei luoghi di lavoro, nonché di rivedere le modalità di impiego del personale impegnato nell'operazione «Strade Sicure» e di potenziale la partecipazione delle Forze armate alla stessa per il controllo del territorio.
(7-00171) «Siracusano, Maria Tripodi, Vito, Fascina, Gregorio Fontana, Dall'Osso, Perego Di Cremnago, Ripani».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   CONTE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la famiglia e le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di dicembre 2017, sul sito web del dipartimento per le politiche della famiglia è stato pubblicato un avviso pubblico per il finanziamento dei progetti afferenti alle politiche per la famiglia;

   l'avviso individuava uno stanziamento pari a 8 milioni di euro, raccogliendo l'esito della terza conferenza nazionale sulla famiglia del 28 e 29 settembre 2017;

   l'obiettivo dell'azione era quello di potenziare le capacità d'intervento degli attori pubblici e del privato sociale di fronte a situazioni di fragilità delle famiglie, in modo particolare per le vittime di violenza, gli orfani di crimini domestici e le loro famiglie affidatarie;

   le proposte progettuali potevano essere presentate, con i format forniti dall'avviso, in virtù di una proroga emanata il 27 febbraio, entro il 2 marzo 2018;

   il 26 marzo 2018 è stata nominata la commissione preposta alla valutazione delle proposte progettuali;

   ad oggi, la fase di valutazione delle proposte progettuali ritenute ammissibili non è conclusa;

   a dieci mesi di distanza dalla scadenza del termine, non risulta quindi ancora emanata la graduatoria –:

   quali siano le ragioni di tale ritardo e se il Governo non ritenga di attivarsi, nell'ambito delle sue competenze, per sbloccare l’iter di valutazione e di formazione della graduatoria delle proposte progettuali dell'avviso pubblico di cui in premessa.
(4-02172)


   BIGNAMI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   nel weekend del 2 e del 3 febbraio 2019 numerose aree del nord Italia sono state colpite da una critica ondata di maltempo. In Emilia-Romagna, nel bolognese, si sono verificate diverse piene ed esondazioni: le zone più colpite sono state quella intorno a Castel Maggiore, ma anche il quartiere di Borgo Panigale e il comune di Argelato. L'esondazione del Reno ha portato ad allontanare dalle proprie abitazioni almeno 300 persone, mentre le persone ricoverate per principio di ipotermia sono state 10, tra cui sei carabinieri. Sono stati diversi e numerosi i disagi: dalle case allagate al black out che per diverse ore ha interessato interi territori;

   nei pressi dell'argine rotto, a Castel Maggiore, pare fosse aperto un cantiere, in pieno inverno, allestito tra l'altro tra settembre e ottobre 2018 proprio per mettere in sicurezza l'argine stesso. I lavori poi si erano interrotti in attesa della primavera. Su tale circostanza permangono numerosi dubbi e perplessità, soprattutto in ordine all'adeguatezza del cantiere;

   anche nel quartiere di Borgo Panigale si sono verificati disagi enormi. Alcuni residenti, inoltre, hanno testimoniato di non aver ricevuto alcun avviso preventivo la sera prima, oltre a segnalare l'annoso problema della carente manutenzione e pulizia degli argini e dell'alveo del fiume Reno;

   per tali eventi la regione Emilia-Romagna ha annunciato di voler richiedere lo stato di emergenza. Oltre ai danni da piena, sono stati segnalati il gelicidio nel piacentino, diverse frane nel reggiano, cedimenti nel modenese;

   le organizzazioni agricole hanno già lanciato l'allarme per gli ingenti danni causati dall'esondazione e stanno valutando la richiesta di stato di calamità. Stando alle prime stime fornite, i danni sarebbero quantificabili in diversi milioni di euro;

   l'Emilia-Romagna risulta essere la regione maggiormente esposta a rischio di alluvione come da recente studio di Confagricoltura –:

   se e con quali tempistiche il Governo intenda intervenire per dare riscontro della richiesta di deliberazione dello stato di emergenza avanzata dalla regione Emilia-Romagna;

   quali iniziative di competenza intenda assumere per incrementare i fondi destinati alle politiche di prevenzione e di protezione degli argini;

   quali iniziative di sostegno e quali forme di risarcimento si intendano mettere in campo per le aziende agricole danneggiate dalla piena e per le famiglie costrette ad abbandonare le proprie abitazioni;

   di quali informazioni si disponga rispetto alle cause di quanto avvenuto, con particolare riguardo alla rottura degli argini e alla tracimazione del fiume Reno nel punto in cui risultava aperto un cantiere.
(4-02178)


   ILARIA FONTANA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   con la legge n. 205 del 2017 (legge di bilancio 2018) è stata istituita, al comma 551 dell'articolo 1, l'Agenzia nazionale per la meteorologia e climatologia denominata «ItaliaMeteo», con la funzione di «svolgimento delle funzioni e dei compiti conoscitivi, tecnico-scientifici e di responsabilità operativa nel campo della meteorologia e climatologia, fatte salve le specifiche competenze delle Forze armate per gli aspetti riguardanti la difesa e la sicurezza nazionale»;

   all'articolo 1, comma 557, della legge n. 205 del 2017 è stato inoltre previsto che lo statuto di ItaliaMeteo sia predisposto dal «Comitato d'indirizzo per la meteorologia e la climatologia» di cui al comma 549, e successivamente approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri;

   i compiti di un servizio meteorologico nazionale sono delineati dalla Organizzazione meteorologica dell'Onu, e in base alle sue regole l'Italia scambia operativamente le proprie osservazioni con tutti i Paesi che ne fanno parte. Tali informazioni che l'Italia scambia ufficialmente con il resto del mondo sono prodotte esclusivamente dal servizio meteorologico dell'aeronautica militare, per mezzo di circa 100 stazioni al suolo e 6 radiosondaggi;

   in Europa fu istituita, per ottenere le capacità di previsione globali, l'organizzazione denominata Eumetsat, alla quale l'Italia partecipata. I sistemi e le rilevazioni ottenute da essa costituiscono uno dei principali investimenti del servizio meteorologico nazionale europeo;

   a fronte delle competenze assegnate all'Agenzia, nonché di quanto già presente e appena enunciato, si configura il rischio di frazionare ulteriormente e duplicare risorse e responsabilità in essere sulla medesima attività;

   un altro dato che indica l'inefficacia della citata disposizione di legge è la spesa prevista per ItaliaMeteo, che ammontava a 8 milioni di euro per investimenti tecnologici e 13 milioni di euro per il personale, cifre che risultano essere molto distanti dagli investimenti nel settore degli altri Stati che sono generalmente compresi tra l'1 e il 3 per mille del prodotto interno lordo;

   le finalità assegnate dalla legge n. 205 del 2017 all'Agenzia non risolvono, inoltre, problema della unicità e del valore legale della informazione operativa degli avvisi e delle previsioni meteo-climatiche, che non sarebbero quindi legalmente vincolanti per alcuna istituzione –:

   se lo statuto dell'Agenzia ItaliaMeteo conterrà indicazioni atte a limitare la possibile duplicazione di competenze già esistenti;

   se tra i compiti statutari dell'Agenzia sarà inclusa la validazione dei dati che riceve dagli enti meteorologici regionali al fine di fornire valore legale all'informazione ottenuta;

   quali siano le funzioni operative che consentirebbero all'Agenzia di riordinare le attività, attualmente frammentate, svolte dai vari enti meteorologici livello.
(4-02182)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta scritta:


   LONGO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   è necessario che lo Stato italiano concluda con urgenza un accordo bilaterale con il Cile per la conversione della patente italiana in «licencia de conducir chilena». I molti italiani residenti in Cile richiedono, infatti, tale atto normativo che è già in vigore in altri Stati del Sud America (Ecuador, Argentina, Brasile ed Uruguay);

   si richiede in particolare di attivare le misure normative necessarie a convertire le patenti di guida in corso di validità che sono state emesse dalle rispettive competenti autorità del Cile e dell'Italia;

   occorre, altresì, che la conversione venga effettuata senza sostenere esami teorici e pratici, ferme restando tutte le verifiche necessarie per accertare il possesso dei requisiti psicofisici richiesti per le diverse categorie di patenti di guida;

   l'accordo bilaterale risulta indispensabile per permettere ai nostri connazionali che abitano in Cile sia una maggiore libertà di movimento sia lo svolgimento di attività lavorative connesse al possesso della patente di guida –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   se non ritengano necessario e urgente assumere iniziative per dare corso alla stesura di un accordo bilaterale tra Italia e Cile per definire al più presto una situazione che si trascina da anni, permettendo così ai nostri connazionali che vivono in Cile di fruire degli stessi diritti di coloro che vivono in altri Paesi sudamericani;

   se esistano al momento difficoltà alla stipula dell'accordo e quali siano eventualmente le problematiche che ostacolano una rapida soluzione del problema.
(4-02180)


   FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   gli italiani, residenti nel Regno Unito, in un contesto di incertezza per la completa definizione della «Brexit» si trovano ad affrontare con le proprie famiglie l'incubo amministrativo dell’iter per la cittadinanza italiana per i coniugi non italiani; infatti, l'articolo 14 del decreto-legge n. 113 del 2018, convertito, con modificazioni, dalla legge 1° dicembre 2018, n. 132 (cosiddetto «decreto Salvini», su sicurezza e immigrazione) prolunga da due a quattro anni il tempo massimo per completare le pratiche di concessione della cittadinanza italiana e applica questa modifica retroattivamente;

   l'ufficio cittadinanza del consolato generale d'Italia a Londra dispone di risorse limitate, non sufficienti ad affrontare la mole di lavoro esistente;

   l’iter per l'ottenimento della cittadinanza italiana impiega già attualmente una media di 3-4 anni; con l'attuazione del decreto-legge n. 113 del 2018 potrebbero dilatarsi ancora di più i tempi di attesa presso il consolato generale italiano a Londra, complicando in maniera drammatica l’iter amministrativo della cittadinanza italiana per i coniugi;

   inoltre, in sede di conversione in legge, è stato introdotto il requisito del possesso di un'adeguata conoscenza della lingua italiana al livello B1 del Qcer, per le domande presentate a decorrere dal 4 dicembre 2018. La rete di organismi certificatori arresterò è poco ramificata, attualmente nel Regno Unito c'è una sola sede tra gli enti elencati dal Ministero in cui è possibile fare l'esame per la certificazione; tra il 4 dicembre 2018 e il 19 gennaio 2019 tale requisito non era richiesto dal consolato generale d'Italia a Londra, e in tali difficoltà si verificano richieste di cittadinanza prive di certificazione;

   è importante dare un segnale di attenzione ai nostri concittadini presenti nel Regno Unito di fronte all'incertezza causata dalla «Brexit», assicurando il normale svolgimento delle loro vite familiari e lavorative sia nella fase di definizione della «Brexit» che del «post-Brexit» anche favorendo un percorso prioritario di cittadinanza per i suddetti coniugi –:

   se i Ministri interrogati intendano adoperarsi per un incremento delle risorse economiche e umane presso il consolato generale d'Italia ed adottare, per quanto di competenza, iniziative specifiche e urgenti, affinché il prolungamento dei termini per la concessione della cittadinanza e la richiesta della conoscenza della lingua italiana non abbiano effetto sulle richieste di cittadinanza presentate dai coniugi non italiani di cittadini italiani residenti nel Regno Unito, almeno fino al termine del periodo di transizione durante il quale il Regno Unito continuerà ad applicare le normative europee (previsto fino al 31 dicembre 2020).
(4-02181)


   GIGLIO VIGNA, BAZZARO, BIANCHI, DI MURO, IEZZI, MAGGIONI e MURELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa riunitasi a Strasburgo il 24 gennaio 2019, ha approvato una risoluzione e un rapporto di fatto contro il nostro Paese e le politiche del Governo in carica;

   il rapporto di monitoraggio, che viene compiuto su tutti i Paesi che sono membri del Consiglio d'Europa, analizza lo stato del rispetto dei diritti umani e, riguardo all'Italia, ha fornito, in questa occasione, una descrizione molto severa e, a giudizio degli interroganti, non veritiera del nostro Paese in termini di immigrazione, di razzismo e di xenofobia;

   il relatore ha affermato di «essere seriamente preoccupato», perché le politiche del Governo ostacolano il lavoro delle organizzazioni non governative, mettendo a rischio vite umane e violando norme umanitarie fondamentali e ha espresso preoccupazione per la recrudescenza di atteggiamenti razzisti, della xenofobia e di incitamenti all'odio da parte di responsabili politici. Infine, il relatore ha ribadito la sua preoccupazione per la presenza in Italia della criminalità organizzata e delle mafie che, a suo dire, esercitano «una forte presa sulla politica italiana»;

   di fatto, si è trattato di una sorta di «messa in stato di accusa» del nostro Paese: nella relazione si accusa l'Italia di «antiziganismo» e si chiede alle autorità italiane di prestare maggiore attenzione alle questioni dei Rom, definiti vittime di pregiudizi e stigmatizzazioni;

   in sede di esame del report e della risoluzione, tutti gli emendamenti, finalizzati a ristabilire la verità su ciò che succede nel nostro Paese e presentati dall'intera delegazione italiana, politicamente trasversale, sono stati respinti dal relatore –:

   quali iniziative il Governo intenda mettere in campo al fine di ripristinare un clima di fiducia e rispetto nei confronti dell'Italia e della delegazione che la rappresenta in seno all'Assemblea del Consiglio d'Europa.
(4-02184)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   PINI. — Al Ministro della difesa, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   lo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze è l'unico centro in Italia che si occupa, tra l'altro, della produzione di farmaci di interesse sociale, dei farmaci orfani, di alcuni tipi di antidoti;

   lo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze dal 18 settembre 2014, dopo un accordo tra i Ministeri della difesa e della salute, è l'unico stabilimento che produce prodotti e sostanze e base di cannabis da destinare alle istituzioni sanitarie e farmacie private;

   la quantità di cannabis prodotta dallo Stato italiano sarà quest'anno tra i 200 e i 300 chilogrammi, mentre la richiesta da parte degli ospedali, delle istituzioni sanitarie delle farmacie sarà nel 2019 di circa 700 chilogrammi;

   come comunicato dal Sottosegretario alla salute il 31 gennaio 2019 durante il question time in Commissione XII affari sociali il Ministero della salute per ovviare alla sua mancanza, oltre all'acquisto presso l’Office of medical cannabis del Ministero della salute olandese, lo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze si avvarrà di partner privati;

   sempre secondo il Ministero della salute, «per garantire un adeguato grado di sicurezza sull'attività di coltivazione e produzione, si potrebbero mettere a disposizione del partner privato, fin da subito, ulteriori superfici anche in altri stabilimenti militari (Unità Produttive), idonee ad una estensione della coltivazione» –:

   se il Governo abbia valutato i rischi che corre lo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze il quale diventerà di fatto il centro di produzione della cannabis, cosa che lo impegnerà quasi completamente e verrà sminuito e ridimensionato rispetto ai compiti per i quali è nato, e quali iniziative intenda assumere in merito;

   con quali criteri saranno scelti i partner privati per la produzione di cannabis ad uso medico e se si affiderà l'incarico per la coltivazione di tale prodotto ad un solo partner o a più soggetti e dove questi opereranno.
(4-02185)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:


   La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   l'Italia è un Paese a binario unico per il 50 per cento. Secondo i dati forniti da Rete ferroviaria italiana (società interamente partecipata da Ferrovie dello Stato spa che gestisce stazioni e linee ferroviarie) e riferiti al 31 dicembre 2015, in Italia ci sono 16.674 chilometri di binari. Di questi, 9.161 chilometri sono a binario unico. C'è quindi un solo binario e la circolazione in andata e ritorno deve essere ben gestita e coordinata. Esistono anche 6.500 chilometri circa di linee ferroviarie gestite da privati;

   i due treni che si sono scontrati in Puglia sulla tratta Corato-Andria, nel luglio 2016, causando la morte di 23 persone, stavano viaggiavano l'uno verso l'altro su un binario unico;

   il presidente dell'Osservatorio nazionale liberalizzazioni infrastrutture e trasporti ha dichiarato che in quel caso il problema è stato quello del binario unico, unitamente a un sistema tecnologico arretrato di monitoraggio, quello del consenso telefonico fornito mediante fonogramma;

   il fonogramma – telefonata fra due capistazione, secondo una formula prestabilita – consiste in una sorta di telegramma letto e trascritto da entrambe le parti, con indicazione di ora e data, trascritto sul libro delle due stazioni interessate;

   tale sistema si usava nel Novecento, epoca in cui il binario unico era utilizzato in tutto il mondo. Oggi, dovrebbe rappresentare soltanto una procedura di supporto o di emergenza. Ma così non è su alcune linee ferroviarie;

   la rete di Rfi, la rete pubblica, è interamente coperta da due sistemi tecnologici di sicurezza: il Ssc (sistema di supporto di condotta) o il sistema di controllo della marcia treno;

   le piccole ferrovie private ne sono sprovviste;

   le reti, specie quelle private, devono essere ammodernate e rese tecnologiche e tutti i convogli devono essere sufficientemente nuovi per essere in grado di leggere le tecnologie;

   una delle due tecnologie diffuse è il Ssc, Sistema di supporto di condotta: quando una tratta a binario unico è occupata già da un treno e vi si immette un altro treno, il sistema blocca la corrente elettrica, fermando entrambi i treni;

   in presenza di un simile sistema l'incidente di Corato non si sarebbe verificato;

   l'altra tecnologia di controllo è il Scmt, sistema di controllo marcia treno: è un blocco del treno che scatta in automatico se chi pilota il convoglio non rispetta i limiti di velocità o i semafori;

   è evidente la differenza fra il sistema utilizzato nella tratta ferroviaria Corato-Andria, il fonogramma e le tecnologie evolute Ssc e Scmt, attualmente disponibili;

   in Europa è tutto automatico e i binari sfruttano circuiti elettromagnetici per contare il numero degli assi (i treni) presenti sulla tratta. Il circuito viene chiuso quando la tratta è impegnata;

   il metodo su cui si basa il sistema è lo stesso sia nel caso di binario semplice sia quando il binario è doppio, nel secondo caso è più complesso il circuito. C'è poi la ripetizione in macchina dei segnali, per cui il macchinista oltre che «vederli» lungo la via (attraverso la segnaletica), se li ritrova in macchina. Infine, c'è un controllo che interviene direttamente a partire dal treno, in autonomia rispetto al macchinista. Se il macchinista non rispetta le condizioni, il convoglio si adegua alle disposizioni del sistema. Ad esempio, frena se il binario non è libero;

   il sistema Ermts considerato dall'Unione europea standard unico per la supervisione e il controllo dei distanziamento dei treni, costituisce una tra le principali innovazioni tecnologiche degli ultimi in materia di sicurezza nella circolazione ferroviaria;

   esso consiste nell'installazione di un sottosistema di terra comunicante con un sottosistema di bordo: ciò fornisce al macchinista tutte le informazioni necessarie a seguire costantemente il tragitto in sicurezza, di «dialogare» con gli altri macchinisti, di diverse nazionalità, attraverso una sorta di linguaggio comune;

   l'Ermts è presente in Italia solo su 738 chilometri di linea, lungo l'asse verticale Torino-Milano-Bologna-Firenze-Roma-Napoli-Salerno, garantisce maggiori performance, risparmio sui costi di gestione e manutenzione, sicurezza a 360°: è prevista, infatti, anche la frenata d'emergenza nel momento in cui velocità e parametri consentiti non vengano rispettati –:

   quale sia lo stato delle opere di potenziamento e di messa in sicurezza delle tratte ferroviarie già realizzate e da realizzare;

   quali opere di raddoppio delle linee siano state previste;

   se il Ministro interpellato non intenda avviare una verifica su tutto il territorio nazionale, al fine di censire ed eliminare situazioni pericolose laddove ci siano linee a binario unico;

   quali iniziative intenda adottare per l'ammodernamento tecnologico delle reti, specie quelle private, su tutto il territorio nazionale.
(2-00258) «Elvira Savino».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   RUFFINO, CORTELAZZO, CASINO, GAGLIARDI, GIACOMETTO, LABRIOLA e MAZZETTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   ad agosto 2018, dopo il crollo del ponte Morandi a Genova, il provveditorato per le opere pubbliche del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha avviato un «monitoraggio dello stato di conservazione e manutenzione delle opere di competenza» chiedendo ai presidenti delle regioni, delle province e ai sindaci una comunicazione relativa agli interventi necessari per «rimuovere condizioni di rischio riscontrate nelle tratte infrastrutturali di competenza», allegando «adeguate attestazioni tecniche, indicazioni di priorità e stima indicativa dei costi»;

   la richiesta del Ministero aveva carattere di massima urgenza, proprio per verificare in tempi estremamente brevi lo stato delle opere infrastrutturali, viarie e non, e gli enti locali dovevano comunicare entro il 30 agosto 2018 gli interventi necessari a rimuovere condizioni di rischio riscontrate nelle tratte infrastrutturali di competenza, corredando le segnalazioni di adeguate attestazioni tecniche (perizie, verbali di sopralluogo), indicazioni di priorità e stima indicativa dei costi;

   in pratica, il Ministero ha dato ai sindaci e agli amministratori locali tempi strettissimi, anche alla luce delle estreme difficoltà nel fare un attento rilevamento in un perimetro molto esteso, con amministratori locali che non hanno personale tecnico a disposizione a sufficienza;

   è evidente che in assenza di specifiche risorse finanziarie la suddetta ricognizione finisce per produrre un ennesimo lavoro poco utile;

   ad oggi, rimangono lettera morta i problemi sulla sicurezza segnalati dagli amministratori locali;

   va detto che in molte realtà le condizioni di ponti e viadotti sono oggetto di monitoraggio e di verifica già da tempo, ma in questi ultimi anni quasi nessun intervento è stato possibile in quanto, come è ben noto, le province hanno sofferto, e soffrono ancora, dell'assoluta carenza di risorse;

   peraltro, una seria ed efficace verifica dello stato di conservazione delle infrastrutture non è fattibile a costo zero –:

   quali iniziative urgenti siano state approntate dopo la ricognizione dello stato delle infrastrutture effettuate dagli enti locali, e se non si ritenga indispensabile, alla luce della situazione finanziaria degli enti locali, assumere iniziative per prevedere lo stanziamento di adeguate risorse quale contributo per scongiurare il rischio, più che probabile, che il monitoraggio sullo stato di conservazione delle infrastrutture e delle opere viarie rimanga «lettera morta».
(5-01415)


   MORASSUT, BRAGA, BURATTI, DEL BASSO DE CARO, MORGONI, ORLANDO, PELLICANI e PEZZOPANE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge 28 settembre 2018, n. 109 sono state adottate disposizioni per la città di Genova colpita dall'evento del crollo di un tratto del viadotto Polcevera dell'autostrada A10 il 14 agosto 2018 ed è stato nominato con un commissario straordinario per la ricostruzione al fine di garantire, in via d'urgenza, le attività per la demolizione, la rimozione, lo smaltimento e il conferimento in discarica dei materiali di risulta, nonché per la progettazione, l'affidamento e la ricostruzione dell'infrastruttura e il ripristino del connesso sistema viario;

   dopo oltre quattro mesi dall'adozione del citato decreto-legge, permane una condizione di assoluta incertezza in cui Genova appare una città messa in ginocchio dal collasso del sistema trasportistico e conseguentemente dei traffici portuali causato dai gravi danneggiamenti delle infrastrutture stradali e ferroviarie e dalla forzata interruzione delle attività economiche e produttive che avevano sede nelle zone colpite dall'evento;

   appare evidente l'assenza di una strategia chiara che consenta una ripresa economica e sociale del territorio ligure. In particolare, non si sa nulla sulle attività di demolizione e successiva costruzione del nuovo viadotto in relazione alle cui attività il commissario straordinario può operare in deroga ad ogni disposizione di legge diversa da quella penale, fatto salvo il rispetto delle disposizioni del codice delle leggi antimafia, nonché dei vincoli inderogabili derivanti dall'appartenenza all'Unione europea;

   secondo il Corriere della sera di lunedì 4 febbraio 2018 ci sarebbero 245 decreti del Governo «impantanati» con la conseguente inefficacia delle norme approvate dal Parlamento. In ammonterebbero ad un totale di 45 i decreti attuativi ancora sospesi riconducibili alla città di Genova, di cui 40 riguardano il decreto-legge n. 109 del 2018 e altri 5 il decreto-legge su Banca Carige –:

   con quali tempi e modalità si procederà alla demolizione del viadotto Polcevera e quando inizieranno i lavori di costruzione del nuovo viadotto.
(5-01416)


   LUCCHINI e RACCHELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   come riportato da notizie della cronaca locale, regionale e da alcuni articoli su stampa e televisioni nazionali, nella giornata di lunedì 14 gennaio 2019, lungo la strada statale n. 47, Valsugana, nel tratto Veneto, sopra la vallata del Brenta, all'altezza di Primolano, frazione di Cismon del Grappa, è avvenuto un tamponamento di estrema gravità;

   il maxi tamponamento ha coinvolto più di 50 veicoli e ci sono stati 38 feriti alcuni dei quali anche gravi;

   la causa scatenante dell'incidente è stata una lastra di ghiaccio venutasi a creare sul manto stradale per le avverse condizioni meteo, coadiuvate da una errata o mancata manutenzione ordinaria;

   la strada statale n. 47 Valsugana, nel tratto oggetto del tamponamento, è sempre all'ombra e quindi nei mesi invernali è normale che si formi il ghiaccio;

   i sindaci dei comuni della Valbrenta avevano già più volte chiesto un'adeguata manutenzione e ammodernamento della strada;

   le misure di manutenzione e ammodernamento da parte di Anas sono sempre state promesse ma mai realizzate;

   la strada statale n. 47 è la più importante arteria esistente per il collegamento stradale con il Trentino; l'asfalto è deteriorato, molte zone le buche pericolose sono innumerevoli e il viadotto di San Marino presenta giunti deteriorati carenti di manutenzione;

   l'installazione di barriere «new jersey» più volte richieste e promesse al centro della carreggiata per evitare collisioni fra gli automezzi non è mai avvenuta;

   il Cov comitato operativo viabilità, ha assolto Anas e i manutentori della strada dalla propria responsabilità definendo le circostanze meteo che hanno portato il ghiaccio sul manto stradale eccezionali;

   pur essendo stato considerato un evento eccezionale, va segnalato che incidenti simili, anche se non nella stessa entità, si verificano spesso lungo la citata strada –:

   se il Ministro interrogato intenda verificare come Anas intenda procedere con le opere di manutenzione e ammodernamento della strada statale n. 47 Valbrenta, e se ci sia la volontà governativa di assumere iniziative per il trasferimento della strada in questione alla competenza della regione per consentire alla stessa di risolvere questo problema e altri simili con un maggior grado di autonomia.
(5-01417)


   BUTTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il ponte San Michele a Paderno d'Adda è una infrastruttura fondamentale del sistema trasporti della Lombardia sul quale ogni giorno transitavano migliaia di vetture e decine di treni della linea Milano-Bergamo che trasportavano migliaia di lavoratori e studenti;

   il 14 settembre 2018, Rete Ferroviaria Italiana S.p.a. ha chiuso al traffico il Ponte per consentire «urgenti e improcrastinabili interventi di manutenzione straordinaria», come annunciato da Ferrovie dello Stato in un comunicato;

   il piano degli interventi prevede una durata dei lavori di circa due anni per un importo di 21 milioni di euro e riguarda sia l'impalcato stradale sia il ponte ferroviario;

   già tre anni fa Rfi aveva commissionato una «campagna di indagine, ispezione e caratterizzazione dello stato di degrado strutturale del ponte San Michele» alla Its engineering company, dalla quale sarebbe emersa, sin da subito, la necessità di un «ripristino di tutti gli elementi deteriorati»;

   in data 1° agosto 2017, la regione Lombardia e Rfi sottoscrivevano la convenzione per il ripristino della sede stradale del ponte San Michele di Paderno d'Adda;

   il 9 ottobre 2018 i sindaci dei comuni di Calusco d'Adda e Paderno d'Adda emettevano un comunicato stampa congiunto dove si legge «A seguito dell'incontro odierno a Roma alla presenza del Ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, il CEO di RFI Gentile ha ribadito che il Ponte è stato chiuso in quanto poteva supportare solo il peso proprio e più nessun traffico veicolare»;

   la circostanza che il ponte stesse per crollare sarebbe stata confermata anche dai vertici di Ferrovie in un incontro con il Ministro Toninelli, come riportato su un articolo della testata Il Giorno del 18 ottobre 2018;

   non è chiaro se Rfi abbia già provveduto alla redazione di un progetto esecutivo ai sensi dell'articolo 23 del decreto legislativo n. 50 del 2016, alla verifica e validazione dello stesso, compresa la rispondenza alle nuove norme tecniche per le costruzioni 2018 e le norme antisismiche –:

   alla luce dei gravi fatti esposti in premessa, per quale motivo non si sia provveduto alla chiusura al traffico del ponte San Michele prima del settembre 2018, per metterlo in piena sicurezza e se sia stata valutata la possibilità di realizzare infrastrutture alternative e di veloce realizzazione per ripristinare il collegamento tra la sponda lecchese/monzese e la sponda bergamasca dell'Adda.
(5-01418)

Interrogazione a risposta scritta:


   RUFFINO e NAPOLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   alcune testate nazionali e locali riportano, ormai da mesi, la notizia secondo cui l'Enav, Ente nazionale aviazione civile, che garantisce e controlla la sicurezza dei voli, nel suo piano industriale 2018-2022, prevederebbe la chiusura di alcuni servizi di controllo di avvicinamento radar, tra cui quello di Torino Caselle, che verrebbe in futuro gestito «in remoto» da Milano;

   attualmente il sistema nazionale consta di quattro centri di controllo per l'assistenza in volo (Milano, Roma, Padova e Brindisi) e 45 torri per l'atterraggio, il decollo e i movimenti a terra;

   se la notizia fosse confermata, il piano di Enav dovrebbe prevedere di mantenere solo due centri di controllo, quello di Milano e Roma, per gestire rotta, atterraggi, decolli e movimenti a terra «in remoto», attraverso sensori e controlli video, anche delle altre torri;

   la torre di controllo di Torino rappresenta un'eccellenza regionale, anche per la conoscenza del territorio e le competenze che il personale addetto ha mostrato di avere, garantendo sempre la sicurezza dell'utenza;

   la chiusura della torre di controllo di Caselle avrebbe anche una pesante ricaduta sul futuro occupazionale dei lavoratori che verrebbero trasferiti o demansionati, con la conseguente dispersione di un bagaglio professionale non facilmente replicabile altrove;

   è opportuno sottolineare che l'impianto gestisce un volume di traffico enorme ed è utilizzato anche dalla regione Piemonte per l'elisoccorso, dai vigili del fuoco, dalle forze dell'ordine, dalle scuole di volo e dall'Alenia/Leonardo per i voli sperimentali –:

   se il Governo non ritenga di dover adottare iniziative per scongiurare una decisione che avrebbe sicuramente delle ricadute negative sia in termini occupazionali per i lavoratori sia in termini di sicurezza per l'utenza.
(4-02179)

INTERNO

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro per la pubblica amministrazione, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   il 28 gennaio 2015 una maxi operazione dei carabinieri ha colpito il clan Grande Aracri, ’ndrina originaria di Cutro, in provincia di Crotone, e ha portato all'arresto di 160 persone in Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto, Calabria e Sicilia;

   in seguito a tale operazione e alla fase istruttoria, nel 2015 è iniziato il processo denominato «Aemilia», che ha visto imputate 240 persone, tra cui: funzionari amministrativi, esponenti delle forze di polizia, giornalisti, liberi professionisti, politici e imprenditori, accusati di diversi reati, in particolare per associazione a delinquere di stampo mafioso;

   il 31 ottobre 2018 è stata emessa la sentenza da parte del tribunale di Reggio Emilia, che ha condannato 119 imputati per un totale di 1.200 anni di carcere;

   nel corso degli anni sono state presentate, senza essere prese in considerazione, diverse denunce per segnalare infiltrazioni mafiose e collusioni tra cosche e istituzioni locali in Emilia-Romagna, che hanno comportato danni all'economia e al patrimonio ambientale, oltre a danni alla salute dei cittadini;

   a titolo di esempio, si cita la vicenda di Donato Ungaro, vigile urbano del comune di Brescello, che a partire dal 2001 ha denunciato episodi di malaffare della sua amministrazione legati al territorio;

   nelle sue denunce giornalistiche e giudiziarie, Donato Ungaro aveva evidenziato un clima di diffusa reticenza sui fatti che legavano l'attività dell'amministrazione locale con persone legate alla criminalità organizzata. Ungaro aveva, tra l'altro, denunciato il fenomeno delle escavazioni abusive nell'alveo del fiume Po, il prelievo di sabbia oltre i limiti consentiti nelle cave autorizzate, l'uso di scarti di fonderia come sottofondo stradale, le irregolarità in un progetto di realizzazione di una centrale turbogas in riva al Po. In seguito a tali accuse, Ungaro fu vittima di vari episodi di intimidazione;

   nel 2002, in seguito ad un articolo pubblicato sulla «Gazzetta di Reggio», in cui denunciava l'aumento preoccupante di malattie tumorali nel territorio di Brescello, Ungaro veniva allontanato dal comune e dichiarato decaduto dall'impiego. In seguito a tale denuncia, l'Ausl territoriale avviava un'indagine, i cui risultati portarono alla creazione del registro provinciale dei tumori;

   il sindaco di Brescello era allora Ermes Coffrini, padre di Marcello Coffrini, a sua volta sindaco dello stesso comune dal 2014 al 20 aprile 2016, fino a quando la sua amministrazione fu sciolta per infiltrazioni mafiose con conseguente commissariamento;

   in seguito a un lungo e complesso iter processuale articolatosi in tre gradi di giudizio, Ungaro otteneva la reintegra nel posto di lavoro per licenziamento «illegittimo», stabilito sulla base della delibera della giunta comunale n. 26 del 28 maggio 2013, per il 10 giugno 2013. In sostituzione della reintegrazione, Ungaro inviava al comune una richiesta per l'ottenimento di un'indennità pari a 15 mensilità dell'ultima retribuzione globale di fatto, come previsto dalla legge. Il comune di Brescello non rispondeva alla richiesta e, al contrario, lo licenziava nuovamente per non essersi presentato sul posto di lavoro nella data indicata;

   successivamente, Ungaro chiedeva un pignoramento nei confronti del comune di Brescello per un importo pari alle mensilità arretrate, indennità sostitutiva della reintegra e trattamento di fine rapporto. A quanto risulta agli interroganti, nel 2017 otteneva l'accredito degli stipendi arretrati, ma solo in parte sarebbero state ottemperate le sue richieste in merito, sia all'indennità sostitutiva alla reintegra, sia agli aspetti previdenziali connessi;

   a parere dell'interpellante, risulta palese come Donato Ungaro sia stato vittima di una ingiustizia perpetrata ai suoi danni come whistleblower, figura riconosciuta nel nostro ordinamento dalla legge 6 novembre 2012, n. 190, ovvero per aver denunciato gli intrecci illegali esistenti tra l'amministrazione pubblica locale, affaristi ed esponenti della ’ndrangheta, appartenente al clan Grande Aracri;

   l'amministrazione di Brescello ha impedito che gli venisse riconosciuto quanto richiesto e previsto in base alle sentenze, e tale atteggiamento non risulta mutato neanche dopo lo scioglimento del comune per mafia e l'insediamento della commissione straordinaria del Governo, incaricata della gestione del comune stesso –:

   quali iniziative per quanto di competenza, il Governo intenda adottare per contenere e definitivamente debellare le attività criminose poste in essere dal clan Grande Aracri sul territorio nazionale e, in particolare, in Emilia-Romagna, che stanno causando danni di carattere economico, sociale e ambientale alla cittadinanza locale;

   se il Governo non ritenga opportuno assumere ogni iniziativa di competenza in relazione alla vicenda di Donato Ungaro, che con la sua azione di whistleblower ha denunciato gli intrecci tra la ’ndrangheta e l'amministrazione locale, promuovendo, ove ne sussistano i presupposti, un'eventuale ispezione da parte dell'ispettorato della funzione pubblica e dei servizi ispettivi di finanza pubblica della Ragioneria di Stato.
(2-00260) «Ascari».

Interrogazioni a risposta scritta:


   VIETINA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il decreto ministeriale 25 febbraio 2015, n. 56, entrato in vigore l'11 maggio 2015 che modifica il decreto ministeriale n. 269 del 2010 reca la «Disciplina delle caratteristiche minime del progetto organizzativo e dei requisiti minimi di qualità degli istituti e dei servizi di cui agli articoli 256-bis e 257-bis del Regolamento di esecuzione del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, nonché dei requisiti professionali e di capacità tecnica richiesti per la direzione dei medesimi istituti e per lo svolgimento di incarichi organizzativi nell'ambito degli stessi istituti»;

   la norma complessiva prevede, per il trasporto di valori fino a 100 mila euro la presenza di una sola guardia giurata, per i valori oltre i 100 mila e fino a 500 mila euro la presenza di due guardie giurate, per i valori oltre 500 mila e fino a 3 milioni di euro la presenza di tre guardie giurate. Tuttavia, la norma prevede anche che possano essere previste solo due guardie giurate, per il trasporto di valori da 500 mila a 1,5 milioni di euro nel caso di utilizzo di sistemi che rendono inutilizzabile il bene (ad esempio valigette o armadi/cassaforte a chiusura elettronica con dispositivi di macchiatura delle banconote) e se si viaggia a bordo di furgone semi-blindato, munito dei contrassegni identificativi dell'istituto di vigilanza, di efficiente collegamento con la centrale operativa, invio automatico del segnale d'allarme e sistema di localizzazione satellitare G.p.s., e nel caso di utilizzo di sistemi che impediscono il prelievo forzato delle banconote dal vano valori;

   recenti fatti di cronaca hanno messo in luce la necessità, come richiesto anche di recente dal sindacato Ugl, di prevedere la presenza di almeno due guardie giurate per il trasporto fino a 100 mila euro e di almeno tre guardie giurate anche per il trasporto di valori oltre i 100 mila euro. Ciò in considerazione del rischio e del pericolo che tali attività comportano e della necessità di far operare le guardie giurate in condizioni di sicurezza;

   risulta che il questore di Avellino, con provvedimento del 13 marzo 2017 abbia già provveduto a modificare il regolamento di servizio degli istituti di vigilanza, prescrivendo, anche per il trasporto di valori per somme inferiori a 100 mila euro, l'obbligo di due guardie giurate armate e munite di giubbotto antiproiettile a bordo di veicolo leggero radiocollegato;

   anche per quanto riguarda il servizio di vigilanza saltuaria, risulta inoltre che la questura di Napoli, con nota del 26 giugno 2018 avente ad oggetto «Istituti di vigilanza privata – servizio di vigilanza privata di zona» abbia stabilito, a garanzia della sicurezza e dell'incolumità delle guardie particolari giurate, la presenza di non meno di due guardie particolari giurate;

   la tematica è pertanto ampiamente sentita e urge, a parere dell'interrogante, un intervento normativo chiaro che disciplini il trasporto valori e il servizio di vigilanza in generale in maniera univoca, prevedendo la massima tutela e adeguate condizioni di sicurezza per le guardie giurate –:

   se sia a conoscenza della problematica esposta;

   quali iniziative di carattere normativo intenda assumere per risolvere le criticità di cui in premessa e se intenda promuovere una modifica della normativa in questione prevedendo la presenza di almeno due guardie giurate per il trasporto valori fino a 100 mila euro e di almeno tre guardie giurate per il trasporto valori oltre i 100 mila, nonché di almeno due guardie particolari giurate per i servizi di vigilanza in generale.
(4-02175)


   STUMPO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'ex sindaco di Crucoli (KR), insieme ad altri, a gennaio 2019 ha impugnato al Tar il decreto del Presidente della Repubblica del 29 ottobre 2018 che ha disposto lo scioglimento del comune, per 18 mesi, per presunti condizionamenti mafiosi;

   il pendente giudizio è destinato ad acclarare una verità storica e documentale nell'interesse della legalità e dei cittadini;

   stando all'impugnativa, dalla relazione prefettizia non emergerebbe un diretto collegamento con la criminalità organizzata, risulterebbero invece evidenti forzature a discapito del normale prosieguo del mandato elettivo degli organi;

   sulla legittimità di tale scioglimento si pronuncerà la magistratura amministrativa;

   le molteplici contestazioni contenute nella relazione prefettizia, a parere dei ricorrenti, sarebbero infondate e di dubbia legittimità;

   secondo i ricorrenti, la citata relazione conterrebbe erroneità e imprecisioni, sarebbe viziata da un'indagine della commissione di accesso presso il comune, durata sei mesi, che avrebbe partorito pochi elementi e circostanze dai quali sarebbe possibile evincere un condizionamento dell'amministrazione da parte della mafia, incidendo inevitabilmente sulle fasi successive del procedimento e minando irreparabilmente la legittimità dei presupposti per lo scioglimento dell'ente;

   secondo i ricorrenti, la stessa commissione non avrebbe considerato molteplici elementi che denotano una estraneità degli amministratori cessati a condizionamenti mafiosi;

   la relazione prefettizia cita, ad esempio, la posizione di due consiglieri ritenuti «intestatari fittizi» di quote societarie della G-Plast S.r.l., per conto di soggetti ritenuti affiliati ai clan di Cirò, contesta la presenza di personaggi ritenuti vicini alle cosche nel seggio elettorale o durante i festeggiamenti per le elezioni, l'affidamento di appalti pubblici ad aziende vicine ai clan, dubbie frequentazioni di alcuni consiglieri con personaggi legati alla mafia locale;

   nel caso della G-Plast, nell'impugnativa si afferma che i due amministratori siano stati soci per soli nove mesi circa, erano privi di poteri e cariche gestionali e titolari di una quota irrisoria di capitale sociale;

   la G-Plast non avrebbe mai avuto alcun tipo di affidamento di commesse e/o contratti pubblici da parte del comune di Crucoli;

   sulle anomalie durante le operazioni di voto e i festeggiamenti elettorali nell'operazione «Stige» non ci sono riferimenti a presunte fattispecie criminose, né durante le elezioni comunali del 2014, né successivamente;

   su appalti del comune a società vicine ai clan, nel caso della De.ri.co New Geo S.r.l. l'amministrazione sciolta ha revocato le aggiudicazioni provvisorie, in altri ha perseguito una politica di riduzione della spesa, come nel caso del canile e comunque non avrebbe mai affidato lavori a ditte interdette, avvalendosi sempre di imprese con certificazione antimafia, iscritte nella white list della prefettura di Crotone;

   le amministrazioni comunali, in sede di affidamento dei contratti pubblici, non possono andare oltre l'acquisizione della necessaria certificazione antimafia;

   il comune di Crucoli è tra i primi sottoscrittori (luglio 2018) del protocollo per prevenire le infiltrazioni negli appalti pubblici chiesto dalla prefettura di Crotone;

   tali elementi renderebbero difficile ritenere che il comune abbia fatto gli interessi di persone affiliate alla mafia;

   secondo l'interrogante, è anomalo che in sei mesi di verifiche la commissione di accesso non abbia prodotto, stando al ricorso, materiale documentale maggiormente pregnante a sostegno dello scioglimento, basato su quello che appare un non verificato sospetto del «condizionamento mafioso» –:

   quali iniziative si intendano adottare, per quanto di competenza, in relazione all'operato della commissione di accesso che avrebbe condotto un'attività, secondo quanto rilevato nel ricorso sopracitato, superficiale;

   quali iniziative di competenza intenda adottare nei confronti del prefetto di Crotone che ha sottoscritto una relazione ai fini dello scioglimento del consiglio comunale di Crucoli sulla base di fatti che, sempre stando a quanto rilevato, risulterebbero destituiti di fondamento o non sufficienti a giustificare tale scelta.
(4-02176)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VII Commissione:


   APREA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il comma 3 dell'articolo 2 del decreto legislativo 62 del 2017 in materia di valutazione e certificazione delle competenze nel primo ciclo e dell'esame di Stato stabilisce che la valutazione delle alunne e degli alunni è effettuata collegialmente dai docenti contitolari della classe, compresi i docenti di religione cattolica e di attività alternative, ovvero dal consiglio di classe;

   il decreto del Presidente della Repubblica 751 del 1985 recante norme esecutive dell'intesa tra autorità scolastica italiana e la Cei per l'insegnamento della religione cattolica prevede che gli insegnanti di religione cattolica fanno parte della componente docente negli organi scolastici con gli stessi diritti e doveri degli altri insegnanti, con la sola logica limitazione che, ai fini della valutazione e dell'ammissione all'esame conclusivo del primo ciclo, tali insegnanti si esprimano solo in merito agli alunni che si sono avvalsi dell'insegnamento della religione cattolica;

   il voto di ammissione all'esame di Stato conclusivo del primo ciclo deliberato dal consiglio di classe è espresso in decimi ed è spesso, con dubbio di legittimità, calcolato esclusivamente sulla base della media aritmetica dei voti conseguiti dalle alunne e dagli alunni, mentre la valutazione dell'insegnamento della religione cattolica, così come della materia alternativa, è formulata con giudizio e non esiste norma o documentazione ministeriale volta a legittimare e a definire i parametri sulla base dei quali riportare tale giudizio in valori numerici;

   ciò avviene nonostante sia esplicitamente previsto dalla normativa in materia che la valutazione relativa all'insegnamento della religione cattolica o della materia alternativa può essere determinante ai fini dell'ammissione o non ammissione all'esame;

   risulta all'interrogante che si sia ormai consolidata la prassi per cui, in sede di scrutinio, ai fini della determinazione del voto di ammissione all'esame conclusivo del primo ciclo, in molte istituzioni scolastiche, sulla base delle indicazioni o della deliberazione del collegio dei docenti, si utilizza esclusivamente la media aritmetica dei voti e si esclude, di fatto, la valutazione –:

   quali iniziative intenda assumere il Ministro affinché, in sede di predisposizione degli specifici documenti ministeriali di natura esplicativa e orientativa volti all'aggiornamento delle indicazioni in merito alla valutazione delle competenze, siano introdotte specifiche previsioni finalizzate a rendere realmente paritario, nella determinazione del voto di ammissione delle alunne e degli alunni all'esame conclusivo del primo ciclo di istruzione, anche il giudizio espresso dall'insegnante di religione cattolica o della materia alternativa.
(5-01407)


   PICCOLI NARDELLI, ASCANI, DE FILIPPO, CARNEVALI, DI GIORGI, SIANI, ANZALDI, CIAMPI, PRESTIPINO e ROSSI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi, in seguito alla pubblicazione di comunicati stampa di associazioni studentesche – segnatamente Link – Coordinamento universitario e Unione degli universitari, si è appreso che il 25 gennaio 2019, il rettore Zauli dell'università di Ferrara e il Vice Ministro Fioramonti hanno partecipato ad una tavola rotonda per avviare una sperimentazione che preveda una nuova procedura di accesso al corso di studi di medicina e chirurgia dell'università di Ferrara; la notizia è, inoltre, stata riportata in un articolo pubblicato dal quotidiano la Repubblica del 29 gennaio e ripresa, la mattina dello stesso giorno, dal notiziario di Radio Capital;

   la VII Commissione ha iniziato l'esame delle proposte di legge che intendono modificare la «materia di accesso ai corsi universitari» e ha avviato numerose audizioni informali con tutti i soggetti coinvolti su questo tema;

   le informazioni di stampa affermano che già dal prossimo anno accademico saranno introdotte sostanziali modifiche alle procedure di accesso al corso di studi di medicina e chirurgia dell'università di Ferrara, rispetto a quanto indicato dalla vigente normativa nazionale, prevista dalla legge 2 agosto 1999, n. 264;

   la nuova procedura che dovrebbe essere adottata a Ferrara disporrebbe un «doppio canale» di accesso: a quello tradizionale, che prevede il superamento di un test di ingresso per selezionare, ai sensi della normativa vigente, circa 185 studenti, affiancherebbe la possibilità, per 600 ulteriori studenti di immatricolarsi al primo anno del corso di studi di medicina e chirurgia a conclusione del primo semestre, durante il quale devono aver conseguito 32 crediti formativi con una media pari o superiore a 27;

   coloro i quali non assolveranno ai due requisiti di merito continueranno gli studi esclusivamente presso il corso di laurea di biotecnologie mediche;

   la procedura sperimentale, in parte mutuata dal cosiddetto modello francese, obbligherebbe gli studenti a scegliere un'unica opzione tra le due proposte per l'accesso al corso di medicina, ma potrebbe provocare una saturazione del corso di laurea di biotecnologie mediche e non garantire nessuno sbocco lavorativo, oppure, nell'ipotesi in cui tutti i 600 studenti conseguissero i 32 crediti formativi universitari previsti da questo nuovo sistema, di fatto si andrebbe a superare il riparto della quota nazionale stabilito dalla legge n. 264 del 1999 per l'accesso ai corsi universitari di medicina;

   sarebbe comunque opportuno un coinvolgimento del Ministro della salute –:

   sulla base di quali presupposti normativi sia stata elaborata questa ipotesi di sperimentazione.
(5-01408)


   TOCCAFONDI e FUSACCHIA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca dopo 13 anni ha costituito un tavolo istituzionale con l'intento di lavorare ad un nuovo concorso per gli insegnati di religione, ferma restando l'esigenza di interloquire con la Conferenza episcopale italiana (Cei);

   gli insegnanti di religione rappresentano una risorsa educativa fondamentale per la scuola italiana;

   il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca nel 2018 ha annunciato che il concorso sarebbe stato predisposto con le regole precedenti alla legge n. 107 del 2015 e al decreto-legge n. 59 del 2017 (nuovo reclutamento di insegnanti nella scuola secondaria);

   l'ufficio di gabinetto del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca in un incontro del 28 settembre 2017 ha precisato i termini entro i quali il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca intendeva avviare l’iter di immissione in ruolo, considerando che ciò potesse avvenire solo attraverso un nuovo concorso ordinario. Il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, infatti, non riteneva possibile lo scorrimento della graduatoria del 2004, che avrebbe richiesto un intervento legislativo, stante la sua validità limitata per legge a un triennio, né l'applicazione di una riserva di posti nel concorso per coloro che avevano conseguito idoneità concorsuale partecipando al predetto concorso del 2004. Potevano invece essere valorizzati in sede concorsuale sia l'idoneità conseguita nel 2004 sia il servizio prestato come incaricato di religione;

   veniva infine esclusa dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca anche l'ipotesi di un concorso riservato, così come quella di un corso-concorso, richiamando il fatto che la legge n. 186 del 2003 stabilisce espressamente che soltanto il primo concorso bandito dopo la sua approvazione possa essere «riservato», mentre per quelli successivi occorre seguire una procedura ordinaria;

   i posti da mettere a disposizione per il concorso dovevano essere quelli utili per la copertura del 70 per cento dei posti vacanti, come indicato dalla legge n. 186 del 2003, ossia circa 4.600;

   nel merito è intervenuta anche la Cei facendo sapere che potranno partecipare al concorso coloro che, oltre al titolo di studio, saranno in possesso di un certificato di idoneità rilasciato appositamente ai fini del concorso, che sarà, si ricorda, su base regionale e poi articolato secondo i numeri necessari in ciascuna diocesi –:

   quali siano gli orientamenti del Governo in merito al concorso per insegnanti di religione e le tempistiche dello stesso.
(5-01409)


   MELICCHIO e CARBONARO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 20, commi 1 e 2, del decreto legislativo n. 75 del 2017 consente agli enti pubblici di ricerca di assumere personale con almeno 36 mesi di servizio e che abbia superato un concorso;

   la legge di bilancio n. 205 del 2017 ha previsto risorse vincolate alle stabilizzazioni con obbligo per gli enti di cofinanziare le assunzioni per il 50 per cento;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di aprile 2018 ha assegnato al Cnr 40 milioni di euro, all'Inaf 4.591.298 e all'Infn 4.414.141 euro per procedere alle assunzioni di cui all'articolo 20 del decreto legislativo n. 75 del 2017;

   il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca con il decreto di riparto del fondo ordinario per gli enti di ricerca assegna i fondi ex premiali vincolandoli all'assunzione di personale precario esclusivamente ai sensi all'articolo 20 del decreto legislativo n. 75 del 2017. Tali fondi ammontano a 34.557.071 euro per il Cnr, 5.288.133 euro per l'Inaf e 15.692.613 euro per l'Infn utili per la stabilizzazione del personale precario;

   l'Inaf ha usato 4 milioni per le stabilizzazioni mentre non ha impiegato 8,2 milioni. L'Infn ha utilizzato 8 milioni di euro, ma sono a disposizione altri 14,2 milioni;

   l'Inaf, pur in presenza di un parere dell'Avvocatura dello Stato legittimante l'assunzione ai sensi del comma 1 dell'articolo 20 del personale con 3 anni di servizio raggiunto anche con assegni di ricerca (carriera mista), ha bandito i concorsi solo ai sensi del comma 2 per chi è in possesso di carriera mista, contrariamente a quanto indicato dalla circolare 3/2017 del dipartimento della funzione pubblica, con il risultato di vedere alcuni ricercatori esclusi dalle procedure ai sensi del comma 1 vincere la selezione ai sensi del comma 2, attivando contenziosi;

   l'Infn non ha avviato alcuna selezione ai sensi del comma 2 dell'articolo 20, nonostante l'Ente abbia al suo interno 200 ricercatori precari aventi i requisiti di legge;

   l'Infn ha bandito concorsi per profili professionali da ricercatore equivalenti a quelli di concorsi precedenti, ignorando la presenza di idonei, dando luogo a ricorsi al Tar perlopiù accolti, in quanto la normativa prevede lo scorrimento delle graduatorie vigenti prima di bandire nuovi concorsi per i profili professionali identici –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intenda adottare affinché le somme assegnate agli Epr vincolate alle stabilizzazioni dei ricercatori precari siano effettivamente utilizzate a tale scopo sia ai sensi del comma 1 che del comma 2 dell'articolo 20 del decreto legislativo n. 75 del 2017.
(5-01410)


   BELOTTI, SASSO, BASINI, COLMELLERE, FOGLIANI, FURGIUELE, LATINI, PATELLI e RACCHELLA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il sindaco di Bari, Antonio Decaro, ha fatto stampare, al costo di euro 1.403,00 a spese della collettività, 200 opuscoli dal titolo «Che cos'è l'amor», con l'obiettivo di distribuirli come supporto didattico in alcune scuole superiori di Bari;

   a parere dell'interrogante e di molti genitori, tale opuscolo si configura come un vero e proprio manifesto di propaganda «GENDER», contenente espliciti riferimenti alla sfera sessuale, senza risparmiare agli alunni incredibili volgarità ed oscenità;

   trattasi dell'ennesimo tentativo di «colonizzazione» ideologica nei confronti degli studenti, in tal caso baresi, destinatari di innovativo «materiale didattico» in cui di «educativo», ad avviso degli interroganti, c'è oggettivamente ben poco;

   le famiglie baresi, con specifico riguardo al caso esposto, sono particolarmente irritate dal non essere state coinvolte, né preventivamente avvisate, in una tale iniziativa;

   la stessa iniziativa del sindaco di Bari, infatti, è ritenuta dalle famiglie medesime irrispettosa ed in contrasto con la circolare del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca n. 19534 del 22 novembre 2018, che prevede che «le famiglie devono esprimere il consenso, ove occorra, al fine della partecipazione degli alunni e studenti alle attività extra-curricolari» inserite nel piano triennale dell'offerta formativa (Ptof), il quale deve essere «predisposto antecedentemente alle iscrizioni, per consentire alle famiglie di conoscere l'offerta formativa delle scuole così da assumere scelte consapevoli in merito all'iscrizione dei propri figli» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare per evitare che tale opuscolo possa finire sui banchi degli studenti.
(5-01411)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MOLLICONE. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   lo «sciopero al contrario» è un'iniziativa di alcuni docenti dell'istituto d'istruzione superiore Edoardo Amaldi di Tor Bella Monaca – liceo scientifico, linguistico e classico, il più grande liceo di Roma, con 2000 iscritti – per parlare della presunta crisi umanitaria in Italia;

   il 30 gennaio 2019 due ore di didattica sono risultate bloccate perché gli insegnanti avrebbero ricevuto messaggi accorati su WhatsApp da parte di alcuni studenti che lamentano le condizioni dei migranti a seguito del «decreto sicurezza» varato dal Governo;

   l'unica soluzione possibile da parte dei docenti del liceo è stata bloccare la didattica per due ore, il 30 gennaio 2019, utilizzandole per parlare della crisi umanitaria;

   i docenti hanno lanciato un appello anche alle altre scuole per parlare di tragedie in mare, sgomberi, migranti;

   si legge «Lo scopo è rompere le dinamiche di impotenza che generano immobilismo e far riflettere sul “paradosso di un Governo che da un lato impone argomenti legati alla Costituzione e alla cittadinanza nei temi di maturità, dall'altra non rispetta i diritti umani”, allo stesso tempo generando un confronto fecondo» (Repubblica 28 gennaio 2019) –:

   se il Ministro non ravveda, per quanto di competenza, la necessità di promuovere iniziative ispettive per verificare se sia stata violata la necessaria imparzialità nel rapporto docenti-studenti.
(5-01402)


   ARESTA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il 27 gennaio 2019 si è celebrata la Giornata della memoria, ricorrenza internazionale istituita dalle Nazioni Unite per commemorare le vittime dell'Olocausto;

   in occasione della predetta ricorrenza il liceo scientifico dell'istituto di istruzione secondaria superiore «Epifanio Ferdinando» di Mesagne (Brindisi), come emerge dalla stampa locale, ha organizzato per il 25 gennaio 2019 una manifestazione inserita nell'ambito del percorso «Giovani e Memoria 2018-2019», invitando la signora ex deputata Carla Nespolo, presidente nazionale dell'Anpi (Associazione nazionale partigiani d'Italia);

   da recenti fonti di stampa locali e da testimonianze dei partecipanti all'evento si apprende però che l'incontro sia stato pubblicizzato utilizzando manifesti con la presenza del simbolo del Partito Democratico, di altri partiti dell'area politica di sinistra (Articolo 1), anche locali (LA M!) nonché di sigle sindacali (CGIL, CISL, UIL);

   nonostante si trattasse di una ricorrenza indispensabile per il percorso educativo e scolastico dei ragazzi a rappresentazione di un momento di concordia della comunità, sono stati invitati all'evento politici locali esclusivamente appartenenti a partiti e movimenti di sinistra;

   si apprende da alcune dichiarazioni di partecipanti all'evento (anch'esse riprese dagli organi di stampa locali) che l'importante progetto, evidentemente destinato a un percorso di approfondimento sulle tematiche connesse alla Shoah, sarebbe stato verosimilmente caratterizzato, da un singolare intervento tenuto dalla signora ex deputata Carla Nespolo e da altri ospiti presenti: un intervento palese in opposizione all'attuale Governo e in particolare contro il «decreto-sicurezza» (definito «decreto inciviltà»), proponendo dunque un discorso assolutamente fuori tema e alquanto discutibile rispetto all'argomento relativo alla Giornata della memoria;

   in risposta alle lamentele dei genitori, rese pubbliche a mezzo stampa, c'è stato un comunicato stampa firmato dai «docenti della sezione scientifica dell'Epifanio Ferdinando», senza alcun nome e cognome (di tutti i docenti interessati) e da ultimo in data 5 febbraio 2019 altro comunicato a verosimile firma del dirigente scolastico professor Aldo Guglielmi;

   orbene, pare all'interrogante esservi stato un utilizzo strumentale e fazioso di una ricorrenza fondamentale per la tutela della memoria storica collettiva, in particolare, in un contesto come quello della scuola pubblica che dovrebbe essere apolitico ed apartitico –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di eventuali ulteriori iniziative del collegio dei docenti, in particolare della «sezione scientifica», in merito alla Giornata della memoria o di altre ricorrenze storiche;

   quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano adottare in tal senso al fine di tutelare la neutralità di determinate iniziative all'interno della scuola pubblica.
(5-01404)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza:


   La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   il decreto-legge che istituisce le due misure cardine del Governo in carica prevede che dal 1° aprile 2019 sarà operativo il reddito di cittadinanza;

   la platea di beneficiari sarà di 4.916.786 persone, pari a 1,73 milioni di nuclei familiari;

   il reddito di cittadinanza potrà essere chiesto, oltre che dai cittadini italiani in condizione di povertà, anche dai comunitari e dagli extracomunitari, purché abbiano un permesso di lungo soggiorno e siano residenti in via continuativa in Italia da almeno 10 anni al momento della presentazione della domanda;

   le famiglie composte da soli stranieri che potrebbero accedere al reddito secondo le tabelle allegate al testo sono 259 mila per una spesa di 1,58 miliardi di euro;

   il beneficio economico del reddito di cittadinanza integrerà il reddito familiare fino a 500 euro al mese (6 mila annui) per un single con una scala di equivalenza che può raggiungere al massimo il 2,1 (1.050 euro al mese) a fronte di almeno quattro persone, se tutte maggiorenni, e almeno cinque, se nel nucleo c'è anche un minorenne; l'integrazione cresce fino a 280 euro al mese (per un totale di 780 euro se i redditi sono a zero) se la famiglia è in affitto;

   il reddito viene riconosciuto per 18 mesi e può essere rinnovato dopo la sospensione di un mese;

   la spesa complessiva per il contrasto alla povertà nel 2019 sarà di 6,5 miliardi, ovvero pari a 6,11 miliardi per il reddito di cittadinanza in vigore da aprile e circa 400 milioni per i primi tre mesi dell'anno per il Rei, il reddito di inclusione che sarà sostituito dal reddito di cittadinanza;

   la spesa prevista per un anno intero è 8,14 miliardi di euro per 4,34 milioni di persone in 1.375.000 famiglie (sono esclusi gli stranieri che pur essendo in povertà non hanno il permesso di lungo soggiorno). Partendo il 1° aprile la spesa per il 2019 scende a 6,11 miliardi;

   è prevista la «contrattualizzazione di professionalità necessarie ad organizzare l'avvio del reddito di cittadinanza, con il compito di seguire personalmente il beneficiario nella ricerca del lavoro, nella formazione e nel reinserimento professionale». Questo è il profilo del navigator per cui sono previste assunzioni;

   chi nella procedura del reddito di cittadinanza «con dolo fornisce dati o notizie non rispondenti al vero, incluso l'occultamento di redditi o patrimoni a fini Isee al fine di ottenere il Rdc di cui altrimenti non sarebbe stato beneficiario è punito con la reclusione da uno a sei anni, oltre alla decadenza del beneficio e al recupero di quanto indebitamente percepito comunque disposti anche in assenza di dolo». Il reddito di cittadinanza non potrà essere richiesto se non dopo 10 anni dalla richiesta che ha dato luogo alla sanzione. Le sanzioni si hanno anche nel caso un componente della famiglia svolga attività di lavoro irregolare;

   è necessario dunque un innovativo sistema di controllo, dal momento che, in base ai dati forniti dalla guardia di finanza, l'attuale sistema si è rilevato assolutamente inadeguato;

   su 8.847 persone controllate nei primi sei mesi del 2018, 5.435 non avevano i requisiti per accedere alle agevolazioni sociali. Si tratta del 61 per cento del totale. Nel 2017, considerando però l'intero anno, gli abusi scoperti avevano sfiorato il 56 per cento, mentre l'anno precedente il 66 per cento. Le truffe maggiori riguardano i ticket sanitari, dove le irregolarità sfiorano il 90 per cento (3.367 su 3.611 verifiche). Dove invece si nota un calo delle irregolarità è nel campo delle prestazioni sociali agevolate: 39 per cento nei primi mesi del 2018, 38 per cento nel 2017, 50,4 per cento nel 2016. Di fatto però gli interventi effettuati dalla Guardia di finanza evidenziavano un tasso di irregolarità che per il settore delle prestazioni sociali agevolate oscilla tra il 40 e il 50 per cento, mentre per i ticket (con l'indebita esenzione dal pagamento) si attesta sopra il 90 per cento;

   l'idea del Governo sarebbe quello di creare una rete per fare soprattutto controlli preventivi, dove mettere assieme i database dell'Agenzia delle entrate e dell'anagrafe tributaria (per la parte fiscale), dell'Inps (per quella previdenziale e contributiva) e quelle dei comuni, gli unici a poter calcolare sia il numero dei nuclei familiari sia se sono già oggetto di misure assistenziali. Una volta rilevate le difformità, toccherà all'Ispettorato nazionale del lavoro e alla Guardia di finanza fare le verifiche sul posto. La lotta contro il nero e il sommerso è però molto difficile –:

   quali siano i costi previsti per l'impiego del personale dell'Inps, dell'Ispettorato nazionale del lavoro e della Guardia di finanza nell'ambito del sistema dei controlli per evitare gli abusi.
(2-00261) «Elvira Savino».

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:


   SCHIRÒ, DE FILIPPO, CARNEVALI, SIANI, RIZZO NERVO, UBALDO PAGANO, PINI e CAMPANA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   dai più accreditati organi di stampa nazionali si apprende la notizia che durante l'audizione presso la Commissione lavoro del Senato del presidente dell'Inps, Boeri, e dell'Istat sul decreto-legge relativo all'introduzione della misura del reddito di cittadinanza, i numeri dei possibili beneficiari sarebbero diversi ed inferiori rispetto alle stime dichiarate più volte dai rappresentati del Governo;

   secondo il presidente dell'Inps e secondo l'Istat la platea dei possibili beneficiari ammonterebbe a 1,2 milioni di nuclei, pari a 2,4 milioni di persone, mentre il Governo – e in particolare il Vice Presidente del Consiglio, nonché il Ministro interrogato, Di Maio – ha sempre dichiarato, non ultimo quando ha presentato la prima card, che la platea dei possibili beneficiari ammonterebbe a 5 milioni di individui –:

   in questa confusione di numeri e stime, quanti siano in realtà i beneficiari della misura in oggetto e quali siano i dati di cui dispone il Ministro interrogato per poter affermare che i beneficiari siano 5 milioni invece dei 2,4 dichiarati dal presidente dell'Inps e dall'Istat.
(5-01406)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BUSINAROLO e TRIPIEDI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   come già evidenziato con l'interrogazione a risposta in Commissione n. 5-01204, presentata dalla prima firmataria del presente atto, la situazione in cui operano i dipendenti della sede Inps di Verona e relative agenzie risulta essere alquanto grave, con pesanti disagi che si ripercuotono negativamente sia sugli operatori che sugli utenti;

   consta agli interroganti che, come, riportato dalla nota del 25 gennaio 2019, nel corso di un incontro con i rappresentanti sindacali di Usb Pubblico Impiego (sede Inps di Verona), la dottoressa Gabriella Di Michele, direttore generale dell'Inps, ha dichiarato che entro i prossimi due anni ci saranno 3.700 nuove assunzioni, comprensive dei 231 analisti di processo che già hanno preso servizio in altre sedi ma non in quella di Verona e relative agenzie e dei 967 consulenti della protezione sociale, per i quali ad oggi sono in corso le prove orali;

   da quanto dichiarato dalla dottoressa Di Michele risulterebbe, inoltre, che saranno bandite procedure per 300 passaggi di area, che potrebbero diventare 500, mentre secondo la Usb sarebbe opportuno formare un'area unica, poiché spesso gli operatori di area A e area B svolgono le stesse mansioni ma con differenze stipendiali che si aggirano intorno a 500 euro mensili;

   ulteriori difficoltà, oltre a quelle derivanti da un sistema informatico poco efficiente, all'esternalizzazione dei servizi di sviluppo e assistenza dei programmi di gestione delle procedure informatiche, sono legate, come riportato dal servizio andato in onda nel corso della trasmissione televisiva «Striscia la notizia» del 23 gennaio 2019, anche alle problematiche legate al servizio telefonia, gestito fino ad aprile 2018 da Fastweb e successivamente dalla società Vitrociset, risultata però impreparata di fronte al nuovo incarico, costretta ad accelerare l'installazione degli apparecchi dopo la chiusura, nel gennaio 2019, delle linee telefoniche attive da parte di Fastweb, ma penalizzata dai notevoli ritardi accumulatisi –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e quali iniziative di competenza intenda porre in essere, in maniera tempestiva, al fine di impedire il rischio di chiusura di molte agenzie territoriali dell'Inps, tra cui quella di Villafranca di Verona, con un bacino di utenza di 70.000 assicurati che si riverseranno su quella di Verona e di contrastare l'inevitabile arretramento dei servizi erogati ai cittadini, penalizzati dai continui disservizi.
(5-01400)


   MADIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nel corso di una scenografica iniziativa comunicativa è stato presentato il sito ufficiale e la card del reddito di cittadinanza, strumento che dovrà riguardare, secondo stime dissonanti, tra i 2,7 e i 5 milioni di cittadini;

   si tratta di una misura che, pertanto, vedrà coinvolta una vasta platea di cittadini che verranno chiamati a fornire una complessa e nutrita dose di dati personali per accedere al nuovo sistema di contrasto della povertà;

   secondo quanto pubblicato dal quotidiano «La Stampa», che riporta i rilievi di un esperto di analisi e protezione dei dati, emergerebbe che il codice sorgente del nuovo sito utilizzerebbe un font che appartiene alla libreria di Google Fonts e alla infrastruttura globale Azure di Microsoft;

   l'utilizzo di tali sistemi consentirebbe, tra l'altro, la raccolta dei dati personali di chi naviga sull'apposito sito ufficiale attivato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, e la loro fruibilità da parte di due soggetti privati, con sede al di fuori dei confini nazionali e comunitari;

   di tale ultima circostanza non verrebbe data notizia al cittadino italiano o residente con regolarità e continuità decennale sul nostro territorio, tenuto che l'apposito link per l'informativa sulla privacy reindirizza l'utente sul sito del Ministero del lavoro e delle politiche sociali dove, tuttavia, tra l'elenco dei soggetti che raccolgono dati dei visitatori non figurerebbero le due citate società;

   nel medesimo articolo di stampa, tali rilievi critici vengono confermati da un legale che svolge il ruolo di data protection officer per diversi enti pubblici, ed all'uopo intervistato, secondo il quale tali problemi emergerebbero anche per molti altri siti istituzionali;

   la vastità dei dati in questione, la particolarità e la rilevanza sociale delle esigenze che potranno portare diversi milioni di cittadini a fornire i propri dati, richiedono il massimo rigore e la massima attenzione nella loro gestione, al fine di scongiurarne un uso improprio da parte di soggetti che si muovono con logiche e finalità diverse rispetto a quelle della pubblica amministrazione –:

   se sia a conoscenza dei richiamati rilievi tecnici e se corrispondano al vero;

   qualora tali criticità venissero confermate, se e quali indirizzi amministrativi si intendano impartire al fine di scongiurare che, anche ipoteticamente, possano crearsi le condizioni perché milioni di dati sensibili di una platea così vasta della parte più fragile della nostra popolazione possa essere utilizzata per finalità di tipo, ad esempio, commerciale e, comunque, diverse rispetto a quelle che hanno portato all'istituzione del nuovo strumento di contrasto della povertà.
(5-01403)

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a Monteverdi Marittimo e Pomarance (PI), per la prima volta i carabinieri del nucleo dell'ispettorato del lavoro hanno scoperto due casi di caporalato;

   i braccianti sfruttati erano due extracomunitari provenienti da Paesi molto poveri e in cerca di un lavoro onesto, costretti a lavorare fino a 14 ore al giorno e a dormire in giacigli di fortuna;

   la prima operazione dei carabinieri del nucleo dell'ispettorato del lavoro è stata portata a termine a novembri dopo svariati servizi di osservazione e controllo effettuati nelle campagne di Monteverdi. Il secondo caso è stato scoperto qualche tempo dopo a Pomarance;

   a seguito delle operazioni sono stati denunciati due imprenditori agricoli italiani della Valdicecina per sfruttamento delle condizioni di bisogno personali dei lavoratori e uno dei responsabili è stato denunciato anche per l'impiego di manodopera clandestina;

   i due agricoltori, oltre alla denuncia, dovranno pagare multe per un totale di 12 mila euro per «irregolarità in materia di salute e sicurezza, mancata visita medica della forza lavoro necessaria per accertare l'idoneità alla mansione lavorativa prima dell'impiego». A tutto questo andranno aggiunti gli ammanchi nei confronti dello Stato e dei lavoratori per il mancato versamento dei contributi, dal momento che i due braccianti lavoravano a nero;

   uno dei lavoratori vittima di caporalato era stato reclutato in una struttura per rifugiati in provincia di Livorno. Si tratta di un migrante arrivato in Italia con uno dei tanti «barconi della speranza» e finito, per pochi spiccioli, a spaccarsi la schiena nei campi, a pascolare il bestiame, pulire le stalle e raccogliere la legna;

   i due sarebbero stati impiegati dai «caporali» senza soluzione di continuità nel 2017 e nel 2018 per «lo svolgimento dei più svariati lavori agricoli e in condizioni di lavoro massacranti, hanno percepito salari irrisori rispetto alla quantità del lavoro svolto, hanno alloggiato e dormito in locali-dormitorio ricavati all'interno dei capannoni agricoli, carenti sotto il profilo dell'igiene, della salute e della sicurezza»;

   il caso potrebbe fare da apripista per altre situazioni simili nel territorio del Pisano e del Livornese;

   la nuova legge sul caporalato, emanata nel 2016, finalmente inasprisce le pene ed «estende la punibilità ai datori di lavoro anche in assenza dell'intermediatore, ovvero di colui che controlla e fornisce agli imprenditori la manodopera», il cosiddetto «caporale», arrivando a prevedere anche il sequestro dei beni ottenuti con lo sfruttamento;

   tale legge si avvale della Rete del lavoro agricolo di qualità, che ad oggi, però, secondo la Flai-Cgil rimarrebbe uno strumento potenzialmente qualificante ma ancora inefficace a causa delle complessità burocratiche e della mancanza di linee guida che lo declinino a livello locale, presso le commissioni Cisoa provinciali, affinché la Rete, con i suoi nodi territoriali, diventi il luogo per l'incontro tra domanda e offerta in modo trasparente, determinando così quel lavoro di qualità che consentirebbe di sconfiggere la presenza di fenomeni distorsivi nel mercato del lavoro, evitando di affidare alle sole azioni di contrasto e repressive delle forze dell'ordine la soluzione delle questioni legate allo sfruttamento lavorativo –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per dare piena e concreta attuazione alla parte della legge n. 199 del 2016 sulla Rete del lavoro agricolo di qualità che garantisce la legalità e la trasparenza nel mercato del lavoro agricolo, l'accoglienza e il trasporto, rimuovendo quegli ostacoli che oggi sembrano non consentire ai nodi territoriali di tale Rete di operare con efficacia e nel pieno delle sue funzioni;

   se il Governo intenda adottare le iniziative di competenza affinché la prefettura di Pisa si faccia promotrice della costituzione della commissione territoriale defila rete lavoro agricolo di qualità ove non fosse stata ancora costituita.
(4-02183)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI, FORESTALI E TURISMO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIII Commissione:


   CILLIS, PARENTELA, CADEDDU, CASSESE, CIMINO, DEL SESTO, GAGNARLI, GALLINELLA, L'ABBATE, LOMBARDO, MAGLIONE, ALBERTO MANCA, MARZANA e PIGNATONE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   l'intesa Italia-Cina, formalizzata in questi giorni, per la spedizione anche via aereo di agrumi italiani, in particolare di arance delle varietà Tarocco, Sanguinello e Moro, rappresenta una grande occasione per le aziende italiane, specie in un momento di criticità del mercato interno che registra un eccesso di offerta dovuto alla presenza di prodotti provenienti dall'estero, in primis Spagna e Marocco, a prezzi estremamente competitivi;

   il protocollo sottoscritto agevola enormemente i produttori italiani, in quanto la spedizione via aereo consente un significativo abbattimento dei tempi di consegna e soprattutto richiede un trattamento, a scopo conservativo, molto meno invasivo di quello richiesto per il trasporto via nave, con ciò che ne consegue in relazione alla capacità di esportare un prodotto di gran lunga migliore in tutte le sue proprietà qualitative ed organolettiche;

   tuttavia, il suddetto protocollo, includendo solo alcune varietà di arance ne esclude altre, quali in particolare: Navel, Fukumoto, Lane Late, Newhall e Navellina, coltivate principalmente in Basilicata, Puglia e Calabria;

   risulta agli interroganti che alcune aziende produttrici delle suddette varietà hanno già alcune importanti commesse da parte di importatori cinesi e, tuttavia, non possono eseguirle, poiché si tratta di arance non incluse nell'intesa in parola;

   è noto che il rispetto dei requisiti di conformità previsti nei protocolli commerciali, da parte delle aziende esportatrici, è indispensabile all'attuazione degli stessi e che pertanto è necessario l'adeguamento di alcuni sistemi aziendali di lavorazione, condizionamento e conservazione, in particolare il trattamento a freddo, richiesti dal trasporto aereo –:

   se non ritenga di dover intraprendere ogni utile iniziativa di competenza, anche incentivando gli adeguamenti dei sistemi aziendali di lavorazione, condizionamento e conservazione, ove necessari, finalizzata ad includere, nel protocollo per l'esportazione via aereo di agrumi nella Repubblica popolare cinese, le varietà di arance Navel, Fukumoto, Lane Late, Newhall e Navellina.
(5-01412)


   INCERTI, GADDA, CENNI, CARDINALE, CRITELLI, DAL MORO, D'ALESSANDRO e PORTAS. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   durante lo scorso inverno la regione Emilia-Romagna è stata colpita da eventi climatici straordinari, tanto da causare un'ondata di gelo, tra la fine di febbraio e l'inizio di marzo 2018, che provocò nelle campagne da Piacenza a Rimini circa 100 milioni di perdite secondo le stime effettuate dalle organizzazioni di categoria;

   le gelate avevano colpito pesantemente i frutteti, in particolare albicocchi e peschi, e gli ortaggi, dai carciofi ai cavoli, dai pomodori ai broccoli;

   dagli organi di stampa si apprende che la regione Emilia-Romagna non rientrerebbe nel decreto firmato dal Ministro interrogato per ripartire, tra le regioni interessate, le disponibilità del fondo di solidarietà nazionale per l'anno 2018 alle aziende colpite da eventi calamitosi;

   la regione Emilia-Romagna potrebbe attuare le procedure di delimitazione del territorio e di accertamento dei danni conseguenti, deliberando la proposta di declaratoria della eccezionalità dell'evento, solo derogando a quanto stabilito dall'articolo 6, comma 1, del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102;

   per consentire, quindi, alle aziende di accedere agli interventi previsti per favorire la ripresa dell'attività economica e produttiva di cui all'articolo 5 dello stesso decreto legislativo n. 102 del 2004 sarebbe necessaria una deroga all'articolo 1, comma 3, lettera b), del decreto, perché le aziende non avevano potuto sottoscrivere le polizze assicurative agevolate a copertura del rischio di gelo e brina in quanto la campagna assicurativa non era ancora stata avviata –:

   se il Ministro interrogato intenda porre in essere iniziative urgenti a tutela di queste aziende colpite duramente dalle calamità naturali dello scorso inverno e a sostegno del settore agroalimentare della regione Emilia-Romagna.
(5-01413)


   CARETTA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo n. 52 del 2008 «Disciplina della riproduzione animale», in attuazione dell'articolo 15 della legge n. 154 del 2016, è entrato in vigore il 9 giugno 2018;

   l'Aia, con nota dell'11 ottobre 2018, ha reso noto alle Associazioni nazionali allevatori (Ana) che, il 26 settembre 2018, a seguito della delibera di scissione approvata dall'assemblea straordinaria dell'Aia del 22 maggio 2018, era stato perfezionato l'atto di scissione dell'Aia;

   con la scissione è venuto meno, anche il rapporto associativo intercorrente tra l'Aia e le Ana come previsto dal decreto legislativo 52 del 2018; ma, la nota Aia, istituisce motu proprio, la Federazione delle associazioni nazionali di razza e specie cui, secondo l'Aia, dovranno aderire obbligatoriamente le Ana;

   ai sensi dell'articolo 13 del decreto legislativo n. 52 del 2018, «le Associazioni nazionali allevatori adegueranno i loro requisiti tecnici e organizzativi ai parametri richiesti dall'articolo 3, comma 2»;

   così ha fatto l'Anbrp che, il 6 settembre 2018, ha adottato il nuovo statuto dove, a conferma di quanto affermato sopra, all'art. 2 viene previsto che l'associazione aderisce alla Federazione delle Associazioni Nazionali di Razza e di Specie; ed ancora, all'articolo 6, comma 2, che «gli allevatori precedentemente iscritti al libro genealogico nazionale della razza piemontese... risultano di fatto soci dell'associazione»;

   grave sembra essere la posizione assunta dall'Associazione nazionale allevatori razza bruna, che ha presentato alla prefettura di Verona la richiesta di approvazione del nuovo statuto non tenendo conto e non rendendo disponibili per consiglieri e soci le osservazioni del Ministero, il quale, con nota ufficiale, chiedeva alla Federazione delle Ana di sanare alcune criticità sia in termini di obbligatorietà di adesione, sia in termini di ambito associativo, al fine di fissare dei principi base in linea con la legislazione vigente;

   lo stesso Ministero sollecitava la Federazione a dare puntuale riscontro alle osservazioni formulate anche al fine di fornire le opportune rassicurazioni all'Autorità garante della concorrenza e del mercato che, con nota n. 0054431 del 18 luglio 2018, investiva della questione il dicastero;

   ai sensi dell'articolo 13, comma 7, del decreto legislativo n. 52 del 2018 si pone il problema dell'assegnazione dei finanziamenti pubblici, visto quanto in precedenza affermato –:

   quali iniziative urgenti abbia intenzione di porre in essere, per quanto di competenza, affinché le operazioni che porteranno alla formazioni dei nuovi organi sociali delle associazioni in questione siano effettuate in modo trasparente e nel rispetto del diritto di rappresentanza dei nuovi associati, e con quali criteri intenda assegnare i fondi di cui sopra.
(5-01414)

SALUTE

Interpellanza:


   La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   l'atrofia muscolare spinale o Sma indica un gruppo di malattie neuromuscolari ereditarie che colpiscono particolari cellule nervose denominate motoneuroni, destinate al controllo dei movimenti dei muscoli volontari che, cagionandone la degenerazione, impediscono il corretto trasferimento degli impulsi elettrici e chimici ai muscoli, necessario per il normale funzionamento degli stessi, e pregiudicando l'espletamento delle normali attività motorie, ivi inclusa la deglutizione;

   esistono tre forme di Sma: malattia di Werdnig-Hoffhmann (Sma I), Sma intermedia (Sma II), Sma lieve, o malattia di Kugelberg-Welander (Sma III). La differenza essenzialmente riguarda l'età d'insorgenza dei primi sintomi e la severità della progressione;

   la Sma è la causa principale di morte infantile e affligge da 1 su 6.000 a 1 su 10.000 nati vivi. Essa ha esito letale, nei casi più gravi, entro i primi due anni di vita;

   la Sma è una delle malattie più invalidanti che esistano, essa impedisce l'uso di tutti i muscoli volontari, impedendo di camminare, di muovere le braccia e, in taluni casi, coinvolgendo anche i muscoli respiratori, impedisce anche la masticazione e la deglutizione;

   la Sma è nell'elenco delle malattie rare, allegato al decreto del Ministero della salute 18 maggio 2001, n. 279, recante «Regolamento di istituzione della rete nazionale delle malattie rare e di esenzione dalla partecipazione al costo delle relative prestazioni sanitarie, ai sensi dell'articolo 5, comma 1, lettera b), del decreto legislativo 29 aprile 1998, n. 124»;

   il paziente – una volta certificata la malattia – ha diritto all'esenzione totale dal ticket per le prestazioni di assistenza sanitaria incluse nei livelli essenziali di assistenza (Lea) ritenute efficaci e appropriate per il trattamento e il monitoraggio della malattia e per prevenire ulteriori aggravamenti;

   l'esenzione è estesa alle indagini volte all'accertamento, assai oneroso, delle malattie stesse e alle indagini genetiche sui familiari dell'assistito eventualmente necessarie per la diagnosi della malattia;

   ai malati di atrofia muscolare spinale è, altresì, riconosciuta l'esenzione dal pagamento dei farmaci di fascia A (come a tutti gli altri cittadini), ma sono esclusi dalla lista di rimborsabilità dei farmaci di fascia C e dall'inserimento nella fascia di trattamenti non farmacologici di presidi e di prodotti galenici;

   i malati di Sma non hanno bisogno di farmaci, perché al momento non esistono cure che consentano di arrestare o far regredire la malattia;

   le problematiche più gravi sono quelle concernenti la possibilità per i malati di Sma di poter compiere gesti di vita quotidiana e al delicatissimo tema della loro alimentazione;

   per i malati di Sma i semplici gesti quotidiani come telefonare, scegliersi un film in televisione, scrivere, accendere la luce, navigare su internet rappresentano un'impresa titanica;

   la tecnologia può aiutare a migliorare la qualità della vita di un malato di Sma, anzi a vivere. Esistono svariati dispositivi, quali i telefoni con comando vocale, programmi che permettono di accendere la luce o la televisione che per i malati di Sma rappresentano l'unica possibilità di poter svolgere i normali gesti della vita di tutti i giorni;

   si tratta di ausili, sovente assai costosi e che, nonostante sia previsto che il sistema sanitario nazionale debba fornire le protesi e gli ausili necessari al raggiungimento della piena integrazione e dell'autonomia della persona handicappata, non sono inclusi nel nomenclatore tariffario, attualmente aggiornamento al 1999;

   la tecnologia, dunque, per tale peculiarissima tipologia di malati non costituisce un lusso, bensì un'esigenza basilare di vita;

   inoltre, le persone affette da Sma necessitano quotidianamente di integratori alimentari, ossia prodotti alimentari destinati a integrare la comune dieta e che costituiscono una fonte concentrata di sostanze nutritive, quali le vitamine e i minerali, o di altre sostanze aventi un effetto nutritivo o fisiologico;

   la questione diventa assai più problematica per i bambini, spesso afflitti da problemi di masticazione e deglutizione, per i quali l'alimentazione diventa un processo lungo e noioso e può comportare, unitamente a infezioni respiratorie, fenomeni di malnutrizione e indebolimento dell'organismo;

   per i malati di Sma, una maggiore quantità di proteine previene il catabolismo proteico dei muscoli: ciò è, evidentemente esiziale per i pazienti bambini;

   per il malato di Sma alimenti particolari e integratori costituiscono veri e propri prodotti salvavita, necessari quotidianamente;

   per tali cittadini è pressante rendere effettivi i diritti all'uguaglianza e alla salute tutelati agli articoli 3 e 32 della Costituzione –:

   quali tempestive iniziative intenda assumere – nell'ambito delle proprie competenze e nel rispetto di quelle attribuite alle regioni in materia sanitaria dalla normativa vigente – al fine di garantire ai malati di atrofia muscolare spinale l'effettività del diritto all'esenzione dalla partecipazione alla spesa per tutte le prestazioni sanitarie incluse nei livelli essenziali di assistenza (Lea), efficaci e appropriati per la diagnosi, il trattamento e il monitoraggio dell'evoluzione della malattia, comprese le prestazioni riabilitative e di assistenza protesica, nonché l'acquisto dei trattamenti considerati non farmacologici, quali integratori alimentari, dispositivi medici e presidi sanitari;

   se non ritenga necessario ed urgente assumere iniziative per l'aggiornamento del nomenclatore tariffario, anche al fine di tutelare il diritto dei malati di Sma a una vita autonoma, così come previsto dalla legge 5 febbraio 1992, n. 104.
(2-00259) «Elvira Savino».

Interrogazione a risposta orale:


   BERGAMINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   a seguito di delibera del direttore generale dell'Ausl Toscana Nord Ovest n. 978 del 31 ottobre 2018, recante la ridefinizione del numero dei posti letto della medicina interna e delle medicine specialistiche, si rilevano le preoccupazioni e le perplessità avanzate da operatori sanitari e utenti oltre che da numerosi rappresentanti dei consigli comunali del territorio in merito alla trasformazione dei posti letto di alcune medicine specialistiche in posti letto di medicina interna;

   si registrano, altresì, evidenti disagi derivanti dall'inadeguatezza del numero complessivo dei posti letto arcispedale Versilia, a fronte di un territorio anch'esso depotenziato, e con riguardo all'insufficienza degli organici necessari a far fronte alle crescenti necessità della popolazione versiliese;

   vieppiù vale la pena sottolineare come la richiamata delibera non preveda alcun aumento complessivo dei posti letto in dotazione all'ospedale Versilia ma la mera trasformazione dei posti letto;

   nonostante l'attenzione continua, agli standard promossi, almeno sulla carta e in linea di principio dai vari Governi succedutisi negli ultimi anni, con particolare riferimento a quanto recato nel decreto ministeriale n. 70 del 2015, appare evidente secondo l'interrogante che si continua a sottovalutare e disattendere il parametro contenuto nella legge n. 135 del 2012 di 3,7 posti letto per mille abitanti, così come la soglia di 3,15 posti letto per mille abitanti come successivamente ridotta, in via del tutto inspiegabile, dalla delibera di giunta regionale Toscana n. 1235 del 2012;

   sebbene la richiamata delibera dell'azienda Usl Toscana si prefigga la riorganizzazione come volta a rispondere alle richieste di ricovero del pronto soccorso, il rischio reale, tuttavia, è quello di una progressiva e inesorabile dequalificazione delle medicine specialistiche in vista della creazione di un unico reparto di medicina interna e questo comporterebbe un complessivo svilimento del ruolo dell'ospedale Versilia, come peraltro da tempo paventato dagli operatori del settore;

   il timore è che tale delibera sia dettata esclusivamente da mere ragioni contabilistiche che avranno ricadute negative in termini di servizi sanitari soprattutto in particolar modo in danno di alcune categorie di pazienti, ad esempio quelli oncologici –:

   di quali elementi disponga il Ministro interrogato circa la riorganizzazione di cui in premessa che rischia di depotenziare l'ospedale Versilia, con particolare riguardo al rispetto dei livelli essenziali di assistenza, e se, al fine di evitare il ripetersi di episodi analoghi, intenda adottare iniziative anche normative, in sinergia con le regioni, per assicurare che gli interventi che incidono sugli standard dell'assistenza ospedaliera non seguano un criterio meramente ragionieristico e finanziario ma tengano in adeguata considerazione le effettive esigenze dei pazienti.
(3-00502)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

   Sertubi è un'azienda produttrice di tubature in ghisa per il trasporto idrico con sede a Trieste, che rischia di chiudere. Nel mese di giugno 2019, infatti, è prevista la scadenza fissata dalla proprietà indiana Jindal per decidere se proseguire l'attività, così come comunicato dai vertici aziendali alle parti sociali, nel mese di gennaio 2019;

   il problema che mette a rischio la prosecuzione delle attività dell'azienda sorge dalle nuove regole doganali, che non consentono l'uso della denominazione made in Italy per la ghisa prodotta in India e rifinita in Italia e impediscono la partecipazione ai bandi per commesse europee;

   affinché l'azienda possa continuare la propria attività sarebbero necessarie delle iniziative a livello europeo, in particolare, per ottenere la creazione di una sottocategoria di codici doganali per la produzione di ghisa, così come è stato fatto per gli acciai, consentendo di fregiare le produzioni Sertubi del Made in Italy. In mancanza di ciò, la proprietà potrebbe decidere di non continuare la produzione in Italia, con conseguente perdita dei posti di lavoro per decine di dipendenti –:

   quali siano gli orientamenti dei Ministri interrogati, per quanto di competenza;

   se e quali iniziative intendano assumere affinché non sia delocalizzata la produzione di Serturbi e siano salvaguardati i livelli occupazionali, nonché i diritti dei lavoratori.
(5-01399)


   ROSSO e SOZZANI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 23-ter, come introdotto nel corso dell'esame al Senato del disegno di legge di conversione del decreto-legge 23 ottobre 2018, n. 119, reca misure per potenziare gli investimenti in reti a banda ultralarga e specificatamente interviene sulle disposizioni del codice delle comunicazioni elettroniche di cui al decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259;

   ai sensi delle legge 27 dicembre 2017, n. 205 e nel rispetto dei criteri e delle modalità definiti dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni con delibera n. 231/18/CONS, il Ministero dello sviluppo economico ha avviato, nel corso dell'anno 2018, la procedura per l'assegnazione dei diritti d'uso delle frequenze nelle bande 694-790MHz, 3600-3800 MHz e 26.5-27.5 GHz, per sistemi terrestri di comunicazione elettroniche al fine di favorire la transazione verso la tecnologia 5G;

   la normativa vigente dispone che gli introiti derivanti da detta gara concorrano al conseguimento degli obiettivi programmatici di finanza pubblica, in coerenza con i criteri di contabilizzazione previsti per i saldi di finanza pubblica;

   la procedura d'asta si è conclusa il 2 ottobre 2018 registrando un gettito complessivo pari a 6.550,4 milioni di euro, ben 4 miliardi di euro in più rispetto alle stime di cui all'articolo 1, comma 1026, della legge n. 205 del 2017 (legge di bilancio 2018), nell'ambito di una serie di misure per favorire lo sviluppo dei sistemi wireless e mobili di quinta generazione;

   nel corso dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 119 del 2018 (cosiddetto «decreto Fiscale») il Governo, accogliendo l'ordine del giorno 9/1408/51, a prima firma dell'interrogante, si è impegnato a valutare l'opportunità di prevedere contributi finanziari a fondo perduto in favore degli utenti per l'acquisto di nuovi decoder nell'ambito della transazione del sistema radio-tv verso il digitale;

   al momento, nonostante gli annunci, tali misure in favore dei cittadini utenti non sono state ancora varate –:

   quali iniziative e in quali tempi il Governo intenda assumere per agevolare o contribuire finanziariamente per l'acquisto di dispositivi di decodifica di segnale, in favore dei cittadini-utenti e per l'implementazione di campagne informative verso gli stessi utenti con riguardo alla delicata fase di passaggio al digitale.
(5-01401)


   BENAMATI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la scorsa estate i lavoratori dello stabilimento Demm di Alto Reno Terme, azienda metalmeccanica e motoristica che era da tre anni in amministrazione straordinaria, hanno approvato l'accordo di acquisizione previsto dall'intesa raggiunta il 10 luglio 2018 presso il Ministero dello sviluppo economico tra le organizzazioni sindacali e la direzione aziendale; l'acquisizione è avvenuta da parte di Certina, che è una holding attiva nelle ristrutturazioni aziendali controllata da Scv, con il conseguente passaggio di 186 operai alla società tedesca;

   da notizie di stampa si apprende che a distanza di sei mesi dall'acquisizione, le organizzazioni sindacali avrebbero chiesto la convocazione di un tavolo di confronto ministeriale per fare chiarezza sul mancato rispetto dei piani industriali sottoscritti e sulla relativa riduzione dei volumi produttivi con poco più di 50 dipendenti impiegati su due turni;

   la fabbrica di Porretta ad oggi, non ha nemmeno un direttore di stabilimento e a luglio 2019 scadono gli ammortizzatori sociali previsti dall'accordo siglato al Ministero dello sviluppo economico la scorsa estate;

   sono quindi forti le preoccupazioni per il futuro produttivo e occupazionale dell'azienda più antica e più importante del territorio, anche alla luce del fatto che nel mese di dicembre 2018 la Scv, ha chiuso per cessata attività uno stabilimento identico a Varese –:

   come il Ministro interrogato intenda approfondire i temi esposti in premessa e se sia intenzione del Ministro interrogato riattivare un tavolo di concertazione con la proprietà per fare luce sulla situazione.
(5-01405)

Interrogazioni a risposta scritta:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 6 settembre 2018 Arcelor Mittal ha ufficialmente acquisito Ilva con un piano di investimenti di 2,4 miliardi di euro tra componente ambientale e industriale;

   la nuova proprietà si è impegnata per evitare ogni esubero e accogliere 10.700 assunti nella nuova società e rispettare tutti i parametri ambientali per il sito di Taranto;

   dal 1° gennaio 2019 l'intesa è entrata nella fase attuativa;

   in data 30 gennaio 2019, nella sede di Confindustria-Roma, si è tenuto il primo incontro dell'anno tra azienda e sindacati, al termine del quale sarebbe stata dichiarata l'assunzione di 10.607 persone, 93 in meno rispetto al target prestabilito di 10.700 assunzioni;

   per quanto riguarda il complesso di Taranto, ci sarebbero 8.200 assunzioni e 1.765 operai in Cassa integrazione guadagni straordinaria (Cigs);

   890 dipendenti avrebbero scelto il percorso di esodo volontario;

   inoltre, sempre nel mese di settembre 2018, il Ministro interrogato si era fatto promotore di un addendum ambientale sottoscritto dai soli sindacati;

   nell'opinione dell'interrogante, quel documento non solo era peggiorativo rispetto al precedente sostenuto dall'allora Ministro allo sviluppo economico Carlo Calenda, ma è stato elaborato senza un adeguato coinvolgimento delle figure istituzionali e non della città di Taranto;

   a 5 mesi dall'accordo non vi è ancora alcun avvio delle attività di bonifica;

   sebbene le attività di bonifica debbano, da contratto, effettuarsi obbligatoriamente attraverso l'impiego dei lavoratori non assorbiti da Arcelor Mittal, la maggior parte dei lavoratori che ha ricevuto comunicazione di collocazione in Cigs rientra nell'esecuzione del paragrafo dell'accordo che non prevede ricollocamento per le bonifiche;

   inoltre, tali attività sono di competenza dei commissari di Governo che gestiscono l'amministrazione straordinaria dell'Ilva di Taranto –:

   se il Governo intenda fornire quanto prima i numeri ufficiali delle assunzioni già registrate;

   se il Governo intenda fornire i dati ufficiali degli esodi relativi al primo trimestre del programma stabilito e, segnatamente, se gli 890 esodi volontari riguardino tutto il gruppo Mittal o solo il complesso di Taranto;

   a fronte degli esodi volontari effettivamente registrati, se si intendano fornire chiarimenti riguardo alle risorse restanti per gli incentivi all'esodo;

   se si intenda, in virtù di un criterio di trasparenza, fornire trimestralmente il numero degli esuberi effettuati dall'azienda;

   se e quando si intendano avviare le attività di bonifica, considerato che tali attività sono da ritenersi responsabilità diretta del Governo;

   se si intenda chiarire la posizione degli operai in Cassa integrazione guadagni straordinaria in relazione alla loro occupabilità per le attività di bonifica.
(4-02173)


   BIGNAMI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   a mezzo stampa si apprende delle difficoltà che lo stabilimento Demm di Alto Reno Terme (BO), storico produttore di ingranaggi per il settore automotive, sta tuttora attraversando, nonostante il varo di un piano industriale che avrebbe dovuto integrare tutti i 186 lavoratori;

   nel mese di luglio 2018, infatti, i lavoratori avevano approvato l'accordo di acquisizione da parte di Certina, holding attiva nelle ristrutturazioni aziendali, controllata da Scv;

   l'accordo avrebbe dovuto prevedere la presa in carico dei circa 170 lavoratori. Di questi, 40 sarebbero a zero ore, perché in uscita volontaria, mentre per i restanti 130 l'accordo era che ne venissero impiegati a rotazione almeno un centinaio;

   i sindacati però, a distanza di sei mesi, hanno chiesto un tavolo di confronto urgente presso il Ministero dello sviluppo economico per fare chiarezza sul rispetto dei piani industriali. Stando a quanto segnalato dalle organizzazioni sindacali, infatti, vi sarebbe stata una riduzione dei volumi produttivi e poco più di 50 dipendenti sarebbero stati impiegati su due turni; si sarebbe inoltre registrata una difficoltà di dialogo con la proprietà;

   a ciò si aggiunge la preoccupazione relativa alla chiusura di uno stabilimento considerato «gemello» a Varese da parte della Scv, società che ha comprato la Demm –:

   di quali dati e di quali informazioni si disponga al riguardo;

   se e con quali tempistiche si intenda convocare un tavolo di confronto presso il Ministero dello sviluppo economico come da richiesta dei sindacati;

   quali iniziative di competenza si intendano assumere per tutelare i livelli occupazionali e garantire il rispetto del piano industriale.
(4-02174)


   CAPITANIO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la Peg Pérego è un'azienda leader nella produzione di passeggini e prodotti per l'infanzia che, da sempre, rappresenta una eccellenza tutta italiana;

   purtroppo la globalizzazione e la concorrenza selvaggia di altri marchi, soprattutto nel mercato orientale, ha portato negli ultimi anni una significativa riduzione delle commesse per la storica azienda di Arcore, con conseguente contrazione della produzione ed esuberi del personale: il 2018, in particolare, è stato l'anno peggiore dalla creazione della Peg Pérego con un calo delle vendite di circa il 25 per cento;

   l'azienda ha affrontato anche in passato situazioni difficili dal punto di vista occupazionale, tant'è che già nel 2013 sono stati attivati i contratti di solidarietà, fortemente voluti dalle organizzazioni sindacali e dalla rappresentanza sociale unitaria interna, per impedire il licenziamento di 105 lavoratori e lavoratrici su 515 allora in forza presso le sedi lombarde;

   l'attuale crisi aziendale e l'imminente scadenza del contratto di solidarietà a marzo 2019 ha creato agitazione tra i lavoratori della Peg Pérego per la quale si teme un taglio di circa 110 posti di lavoro nella casa madre di Arcore, dove sono attualmente occupati 440 lavoratori, e di 50 posti nella sede di San Donà, su un totale di 170 lavoratori;

   ad oggi non ci sono comunicazioni ufficiali da parte dell'azienda e la prossima riunione sindacale è prevista per il 17 febbraio 2019;

   in vista del devastante impatto che i preannunciati tagli del personale potrebbero avere su centinaia di lavoratori e sulle loro famiglie, il gruppo Lega-Salvini Premier del consiglio regionale della Lombardia ha richiesto al presidente della IV Commissione attività produttive un'audizione delle parti sociali e dei vertici della Peg Pérego anche allo scopo di attivare ogni forma di sostegno, nell'ambito delle competenze regionali, per salvaguardare i livelli occupazionali della storica azienda arcorese –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo, per quanto di competenza, per tutelare questa importante eccellenza del Made in Italy e, con essa, tutti i lavoratori che nel corso degli anni hanno contribuito a rendere la Peg Pérego un'azienda leader nei prodotti per l'infanzia.
(4-02177)

Apposizione di firme ad una mozione.

  La mozione Aprea e altri n. 1-00117, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 1° febbraio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Spena, Sozzani.

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione De Filippo n. 7-00145, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 gennaio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Paolo Russo.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Villani e altri n. 4-02084, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 gennaio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Cubeddu, Tucci, Provenza, Acunzo, Vizzini, Manzo, Buompane, Adelizzi, Lovecchio, Caso, Migliorino, Grimaldi, Maglione, Maraia, Giordano, Del Monaco, Iorio, Bruno, Pallini.

  L'interrogazione a risposta scritta Foti n. 4-02158, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 febbraio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Pettarin.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Gabriele Lorenzoni n. 4-02165, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 120 del 5 febbraio 2019.

   GABRIELE LORENZONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   non esiste collegamento ferroviario diretto tra Roma e i capoluoghi di provincia Rieti e Ascoli Piceno e l'unica strada tra la Capitale e le due città che attraversa l'area del cratere sismico venutosi a creare con il terremoto del 2016, funzionando da collegamento naturale tra Roma e la costa adriatica, è una consolare a due corsie, una per senso di marcia;

   l'area dei Monti Reatini è interessata da un processo di spopolamento che ha determinato una riduzione della popolazione del 31,8 per cento tra il 1971 e il 2011, prima degli eventi sismici e dell’austerity economica;

   i dati dell'Istat certificano un calo delle presenze turistiche nella provincia reatina dal 2014 al 2017, pari al 25 per cento, terzultima provincia nonostante il potenziale turistico e la vicinanza con Roma;

   il Reatino e la Val Vibrata – Valle del Tronto – Piceno rientrano nelle «aree di crisi industriale complessa» riconosciute dal Ministero dello sviluppo economico e la provincia di Rieti è una delle prime in Italia per pendolarismo extra-provinciale;

   la ripresa economica, lo sviluppo del turismo e il contrasto allo spopolamento delle aree colpite dal sisma del 2016 sono strettamente connessi ad adeguamenti infrastrutturali ineludibili;

   la tratta «Passo Corese-Rieti» è un'infrastruttura strategica presente nella «legge obiettivo» n. 443 del 2001 e compresa nell'ambito dei «Corridoi trasversali e dorsale appenninica» alla voce «sistemi ferroviari» con delibera del Cipe n. 121 del 2001;

   risulta approvato il progetto che prevede la realizzazione di una nuova linea per il collegamento diretto tra Roma e Rieti, a semplice binario elettrificato lungo 49 chilometri dalla stazione di Fara Sabina alla stazione di Rieti della linea Terni-Sulmona, quest'ultima oggetto nel prossimo periodo di lavori di elettrificazione di discutibile utilità, in considerazione della messa in esercizio di nuovi treni bimodali prevista nel 2021 come da contratto di servizio tra Trenitalia e regione Lazio;

   nel 2002 nell'intesa generale quadro tra Governo e regione Lazio, l'opera è compresa tra le «infrastrutture di preminente interesse nazionale»;

   il Cipe, con delibera n. 124 del 2003, prende atto dei pareri favorevoli con prescrizioni espressi sia dalla regione Lazio che dal Mibact approvando il progetto preliminare;

   il Cipe approva il progetto definitivo del primo stralcio funzionale con delibera n. 105 del 2006;

   la «Nuova linea Passo Corese-Rieti» è inserita nel contratto di programma RFI 2007-2011 con un costo di 792 milioni di euro e una disponibilità di 90 milioni di euro;

   Rfi, con aggiornamento al contratto di programma 2007-2011, propone lo spostamento temporaneo di tali risorse sul «Quadruplicamento della tratta Rho-Parabiago», confermata con delibera del Cipe n. 33 del 2010;

   la linea «Passo Corese-Rieti» è presente nel contratto di programma 2017-2021 dopo l'annuncio del «progetto certo nella sua realizzazione» dato in conferenza stampa a Rieti il 17 ottobre 2017 in presenza del Ministro pro tempore Delrio, del presidente della regione Lazio Zingaretti, del presidente della regione Marche Ceriscioli e dell'amministratore delegato di Rfi Gentile, finanziata per 4 milioni di euro sui 792 previsti, mentre il finanziamento dei restanti è previsto successivamente all'anno 2026;

   l'ordine del giorno 9/01334-B/089, accolto il 30 dicembre 2018, impegna il Governo a procedere con lo studio di fattibilità per la realizzazione di una linea ferroviaria che colleghi Ascoli Piceno con Roma, utilizzando i tratti ferroviari esistenti in territorio reatino e romano –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere per anticipare la realizzazione della tratta Passo Corese-Rieti, prerequisito per il collegamento con Ascoli Piceno, facilitando così il traffico pendolare e lo sviluppo turistico e contrastando lo spopolamento in atto, eventualmente posticipando l'elettrificazione della Terni-Sulmona;

   quali iniziative intenda assumere per realizzare lo studio di fattibilità per la tratta Antrodoco-Amatrice-Ascoli Piceno e la progettazione di questa infrastruttura come volano per lo sviluppo economico per le aree interne colpite dal sisma del 2016;

   quali iniziative intenda intraprendere per utilizzare i fondi europei destinati alle infrastrutture degli Stati membri in relazione alla tratta Passo Corese-Rieti di cui alla «legge obiettivo» e al proseguimento verso Ascoli Piceno.
(4-02165)

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Marco Di Maio n. 5-01305 del 24 gennaio 2019.