Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 16 novembre 2018

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    il Global compact, ovvero il «Patto globale per una migrazione sicura, ordinata e regolare», viene presentata come la più ampia iniziativa strategica di revisione dei flussi migratori e della loro gestione, nata sulla spinta della Dichiarazione di New York, sottoscritta in sede Onu il 5 agosto 2016, e ne traccia gli obiettivi fondamentali;

    il Global compact è finanziato da contributi volontari dei Governi a UN Trust Fund, e attualmente i donatori sono: Brasile, Cile, Cina, Colombia, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Norvegia, Olanda, Regno Unito, Repubblica di Corea, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia;

    il 10 e l'11 dicembre 2018 i Governi del mondo saranno chiamati a firmare il Global compact per una migrazione «sicura, ordinata e regolare» e quello per i rifugiati che mirano, tramite un approccio multilaterale, a creare un mondo dai confini aperti;

    il Global compact, nella sostanza, è un'iniziativa volontaria di adesione a un insieme di principi giuridici e nasce dalla volontà di promuovere flussi continui, utilizzando motivazioni sia economiche sia demografiche;

    il Global compact, inoltre, crea obblighi crescenti verso gli Stati in ordine ai servizi da fornire agli immigrati, anche a prescindere dal loro status di rifugiato, impedendo di perseguire penalmente chi fornisce assistenza indebita all'immigrazione;

    appare evidente, quindi, come il Global compact, a parere dei firmatari del presente atto, non sia altro che l'ennesimo tassello di un progetto volto ad «annientare» i confini, le culture ed, in particolare, le sovranità nazionali con riferimento al tema dell'immigrazione;

    contro questo approccio immigrazionista numerosi Stati si sono già schierati a favore della sovranità nazionale;

    Stati Uniti, Ungheria, Australia e Austria hanno già dichiarato di non voler firmare il Global compact sulle migrazioni;

    a queste nazioni si è aggiunta di recente anche la Repubblica Ceca; secondo l'esecutivo di Praga, infatti, il testo «non stabilisce una netta differenza tra migrazione legale e illegale»;

    la soverchia valenza ideologica e politica del Global compact è evidente laddove nei paragrafi 7, 8 e 9 l'immigrazione viene apoditticamente definita come un fattore in grado aumentare il benessere del Paese ospitante;

    l'inaccettabile compromissione della sovranità nazionale in tema di immigrazione è evidente laddove viene sottratta agli Stati nazionali la gestione delle politiche migratorie;

    allo stesso modo è inaccettabile, per chi voglia difendere la sovranità nazionale nella gestione dei flussi migratori, che l'assistenza, qualora ideologicamente definita umanitaria, non possa mai essere considerata illegale;

    in ogni caso la sottoscrizione del complesso reticolato di impegni del Global compact, anche laddove genericamente formulati, è tale da comportare un'inaccettabile cessione di sovranità sul tema migratorio;

    è inaccettabile che le migrazioni siano gestite da organismi sovranazionali senza alcun controllo democratico dei cittadini dei singoli Stati;

    non può essere condivisa oltremodo l'impostazione prettamente ideologica del Global compact che sancisce di fatto una sorta di «diritto a migrare»;

    l'Italia patirebbe il prezzo più caro di questa impostazione ideologica sul tema delle migrazioni per la sua posizione al centro del Mediterraneo che la configura fatalmente come gigantesco «molo naturale» per le rotte che provengono dall'Africa;

    l'Italia è, oltretutto, uno dei confini meridionali dell'Unione europea e, in senso lato, del mondo occidentale, e si può, quindi, considerare l'Italia la «porta di accesso» alla civiltà occidentale, al suo stile di vita, ai suoi diritti e ai suoi doveri;

    affermare il principio che chiunque possa venire liberamente nella nostra Nazione, quindi in Europa, comporterebbe una vera e propria mutazione genetica della dimensione funzionale del confine – il limes degli antichi romani – inteso non solo come linea di demarcazione dell'ambito territoriale nel quale si esercita la sovranità di uno Stato ma anche come linea di demarcazione tra due civiltà diverse, con i rispettivi tratti caratteristici e le necessarie differenze,

impegna il Governo:

1) a non sottoscrivere il Global compact for migrations alla Conferenza di Marrakech del 10 e 11 dicembre 2018;

2) a promuovere, nella summenzionata Conferenza, un approccio integrato delle politiche dell'immigrazione, dell'asilo, della gestione delle frontiere esterne e del contrasto alla criminalità organizzata transnazionale volto a difendere i confini, l'identità e i valori delle Nazioni d'Europa e della civiltà occidentale;

3) a non partecipare al Trust fund che finanzia il Global compact.
(1-00080) «Meloni, Lollobrigida, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Fidanza».

Risoluzione in Commissione:


   L'VIII Commissione,

   premesso che:

    il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha chiesto una nuova procedura di valutazione di impatto ambientale (Via) sulla realizzazione del tratto autostradale della Pedemontina «Masserano-Ghemme»;

    la nuova procedura rischia di far decadere il finanziamento di 80 milioni di euro del decreto «Sblocca Italia», che imponeva di presentare entro il 31 dicembre 2018 gli elaborati progettuali idonei per la sottoposizione all'approvazione del Cipe, oltre a mettere a rischio anche i 120 milioni di euro finanziati attraverso i fondi Fsc;

    l'Anas, invece, ha sempre sostenuto che sarebbe necessaria solo la riconferma del parere di valutazione di impatto ambientale sulla Pedemontana già espresso nel 2011;

    a settembre 2017, i finanziamenti previsti per la tratta Masserano-Ghemme erano stati rimodulati sulle annualità 2018-2019, ponendo fine al ritardo accumulato da Anas sulla progettazione della Pedemontana Piemontese;

    già all'epoca si rischiava di compromettere il finanziamento di 80 milioni di euro previsti dalla finanziaria 2014, subordinati alla presentazione del progetto entro la fine del 2017;

   un apposito decreto aveva prorogato la scadenza riprogrammando i fondi nelle annualità 2018 e 2019, rispettivamente 75,08 milioni e 4,54 milioni di euro;

    a maggio 2018 in provincia era stata fatta la presentazione del tracciato ufficiale per realizzare i 13,7 chilometri sono disponibili 204 milioni di euro e, se il cronoprogramma sarà rispettato, il Biellese avrà il suo tratto di Pedemontana entro il 2024;

    contro questa decisione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare si è schierata anche l'Unione industriale biellese. Con una nota del presidente Carlo Piacenza, gli industriali ribadiscono la strategicità dell'opera per le imprese e il territorio, un'infrastruttura che il Piemonte tutto attende da oltre 30 anni;

    chiedere una nuova procedura di valutazione di impatto ambientale vuol dire, quindi, di fatto, perdere il finanziamento destinato all'opera per ulteriori lungaggini burocratiche;

    l'opera è un volano dello sviluppo del territorio, perché permette ai prodotti delle aziende, eccellenze in Italia e nel mondo, di arrivare più velocemente sugli scaffali dei negozi per essere vendute ai consumatori;

    chiedere una nuova valutazione di impatto ambientale vuol dire, quindi, frenare la crescita economica del biellese e togliere lavoro e ricchezza al territorio,

impegna il Governo

ad adottare ogni iniziativa di competenza finalizzata a evitare una nuova valutazione d'impatto ambientale sulla realizzazione del tratto autostradale «Masserano-Ghemme».
(7-00109) «Trancassini, Delmastro Delle Vedove».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   da organi di stampa si apprende che la Campania sta attraversando una nuova emergenza rifiuti che deriva dalla commistione di molteplici fattori;

   nonostante però i cittadini paghino profumatamente la tassa sui rifiuti, numerosi sono i comuni che omettono di effettuare puntualmente quanto previsto dal legislatore;

   è noto che il legislatore, dal 2014, ha previsto che la Tari debba coprire integralmente i costi di smaltimento dei rifiuti. Ciò significa che, se prima i comuni potevano attingere a risorse del loro bilancio, adesso devono recuperare l'intero costo del servizio attraverso questa tassa. Malgrado le città più care per la Tari si trovino al Sud, i comuni non sembrano impegnarsi per rendere efficienti i servizi di smaltimento dei rifiuti. Inoltre, da fonti giornalistiche si apprende come molti comuni campani siano gravemente debitori verso società che si occupano dello smaltimento dei rifiuti che perlopiù sono pubbliche. È emblematico quanto sta accadendo in tutte le province, dove quasi tutti i comuni si trovano in debito con le società provinciali che smaltiscono i rifiuti. Tutto ciò provoca difficoltà sul ciclo dei rifiuti, in quanto le società, sprovviste delle risorse economiche necessarie, non sono in grado di svolgere regolarmente il servizio;

   nel corso della scorsa estate numerosi sono stati gli episodi che hanno messo in pericolo l'ambiente e che hanno causato disagi, anche a causa dell'inceppamento degli impianti;

   ad esempio, pochi giorni fa, lo Stir di Battipaglia, che per mesi ha lavorato a mezzo servizio rispetto alle sue potenzialità in seguito a un blocco avvenuto i primi giorni di luglio, è stato chiuso a causa della saturazione dell'impianto e della sospensione delle attività di conferimento degli automezzi. In più, la società che gestisce lo Stir, EcoAmbiente, è in stato di liquidazione e numerosi sono stati gli scontri tra i lavoratori ed il commissario liquidatore;

   nel territorio beneventano si sono verificati due incendi a distanza di pochi giorni. Il primo risale al 25 giugno e ha interessato la Nappi sud, impegnata nel trattamento dei rifiuti. Il 10 luglio 2018 l'altro incendio si è sviluppato all'interno dell'ex stir di Battipaglia in via Bosco II, struttura per il trattamento a freddo dei rifiuti;

   il 23 agosto un altro incendio ha coinvolto un capannone di circa 300 metri quadrati adibito alla vagliatura dei rifiuti nello stir di Casalduni; questo episodio ha messo a repentaglio la gestione del conferimento rifiuti, tant'è che gli impianti di Tufino, Santa Maria Capua Vetere e Pianodardine, dividono il carico che fino a poco tempo fa era diretto nel Beneventano;

   il 30 agosto 2018, il termovalorizzatore di Acerra, impianto di smaltimento di combustibile da rifiuti località «Pantano», si è bloccato per la quarta volta: a partire da maggio, l'inceneritore ha funzionato pienamente solo per tre settimane, nonostante i continui interventi di manutenzione. L'ultima riparazione risaliva al 15 agosto;

   anche alla luce dei gravi episodi evidenziati, non sembrerebbero essere poste in essere soluzioni concrete da parte dei comuni e soprattutto dalla regione, quest'ultima responsabile della regolamentazione delle attività di gestione dei rifiuti, per porre rimedio al danno ambientale e, quindi, salvaguardare l'ambiente e la salute dei concittadini;

   a parere dell'interrogante infatti, la regione Campania guidata dal Presidente Vincenzo De Luca dimostrerebbe gravi incapacità gestionali per quanto sta accadendo: una situazione che, se non regolarizzata, potrebbe causare ingenti danni alla salute della popolazione e che andrebbe a comportare maggiori costi per i privati cittadini e per le imprese della regione che rischiano di essere sempre meno competitive a causa della notevole pressione fiscale;

   per di più, le società pubbliche che si occupano della gestione degli impianti di smaltimento dei rifiuti, essendo delle partecipate di enti locali, ad avviso dell'interrogante sarebbero politicamente influenzate e non contrasterebbero legalmente le gravi morosità segnalate. La criticità, dunque, sarebbe direttamente connessa a questa effettiva intromissione del potere politico che si traduce inevitabilmente nella commistione dei ruoli in capo alle medesime persone di «controllore e controllato», causando di fatto l'arresto del corretto svolgimento delle attività delle società pubbliche preposte allo smaltimento dei rifiuti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza ritenga opportuno adottare per fronteggiare il pericolo igienico-sanitario del territorio della regione Campania, valutando la sussistenza dei presupposti per deliberare lo stato di emergenza, definendo un piano da mettere in campo fin da subito e nominando un Commissario governativo, per evitare ai cittadini una nuova stagione di rifiuti e disastri ambientali.
(4-01647)


   PARENTELA e D'IPPOLITO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in un dossier del movimento politico «Uniti per Carlopoli e Castagna», che ha propri esponenti nel Consiglio comunale di Carlopoli (Catanzaro), si evidenzia uno stato di abbandono e degrado – nonché la mancata fruizione e valorizzazione – dei resti dell'abbazia cistercense di Santa Maria di Abbazia di Corazzo, che, ivi si legge che ha rappresentato «una presenza fondamentale nello sviluppo (...) del territorio del Reventino» ed è un monumento di tutta «importanza religiosa e culturale», in cui peraltro dimorarono (...) Gioacchino Da fiore e Bernardino Telesio; «dopo – si riassume nello stesso documento – l'acquisizione da parte del Comune di Carlopoli, nel 1986 vennero realizzati interventi di consolidamento statico delle murature residue», scavi archeologici, la delimitazione dell'area circostante e la sistemazione «di un impianto di illuminazione esterna»;

   nel 1991, prosegue il documento in parola, il comune di Carlopoli approvò il progetto «Infrastrutture per la fruibilità dell'Abbazia di Santa Maria di Corazzo» e un primo stralcio esecutivo, finanziato dalla regione Calabria nell'ambito dei «Programmi integrati mediterranei» (P.i.m.), con la conseguente realizzazione di «opere volte al recupero dei percorsi di collegamento pedonale», di un punto panoramico e parcheggi;

   con successivi interventi – continua il documento – da parte della comunità montana del Reventino, nell'ambito del progetto «Ape» e dei «Progetti integrati per le aree rurali» (p.i.a.r.), vennero realizzati nei dintorni, seppur parzialmente, spazi per sosta, svago e sport;

   in data 23 ottobre 2014, con delibera di giunta comunale n. 57 – si legge nel documento in questione – l'area di «Santa Maria di Corazzo» «veniva affidata in comodato d'uso gratuito» decennale a un'associazione di volontariato, per evitare il progressivo degrado e abbandono dell'area, obiettivo pare non raggiunto;

   il 26 settembre 2016 – si legge nel documento – in sede di consiglio comunale, «i consiglieri comunali Emanuela Talarico, Salvatore Aiello e Carlo Sacco chiedevano chiarimenti» in ordine alla «mancata realizzazione di alcuni lavori legati al “Progetto di valorizzazione di Corazzo”»;

   secondo il dossier in predicato, «con il progetto “Carlopoli@sostenibile”, finanziato dalla Regione Calabria per un importo di euro 194.220,00, finalizzato all'incentivazione delle attività turistiche, venivano acquistati numerosi beni, oltre al pagamento di una consulenza (il 38 per cento dell'intero importo finanziato) verso una società (...)»;

   inoltre «con determina di ufficio tecnico del 27 ottobre 2014 si affidava direttamente e con urgenza, per un importo di euro 10.980,00, la fornitura e la messa in opera» di apposita segnaletica, benché queste attività fossero, pare, «già state svolte»;

   ivi si ipotizza l'accantonamento di materiali «nei magazzini comunali» ai quali sarebbe negato l'ingresso ai componenti del gruppo consiliare «Uniti per Carlopoli e Castagna», sul che, unitamente a questioni di lamentato – dal predetto gruppo – accesso agli atti municipali, è stato investito il prefetto di Catanzaro per gli interventi di competenza, ribadendo che l'articolo 43 del decreto legislativo n. 267 del 2000 e successive modificazioni e interazioni stabilisce, al comma 2, che i consiglieri comunali (...) hanno diritto di ottenere dagli uffici, (...) nonché dalle loro aziende ed enti dipendenti, tutte le notizie e le informazioni in loro possesso, utili all'espletamento del proprio mandato –:

   quali iniziative di competenza il Ministro per i beni e le attività culturali intenda promuovere per un apprezzabile recupero dell'abbazia di Santa Maria di Corazzo;

   di quali elementi disponga il Governo, anche per il tramite della Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi, sulla suddetta vicenda di accesso agli atti.
(4-01649)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta orale:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE e TRANCASSINI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha chiesto una nuova procedura di valutazione dell'impatto ambientale (Via) sulla realizzazione del tratto autostradale della Pedemontina «Masserano-Ghemme»;

   la nuova procedura rischia, inoltre, di far decadere il finanziamento di 80 milioni di euro del decreto «sblocca Italia», che imponeva di presentare entro il 31 dicembre 2018 gli elaborati progettuali idonei per la sottoposizione all'approvazione del Cipe, oltre a mettere a rischio anche i 120 milioni di euro, finanziati attraverso i fondi Fsc. Anas, invece, ha sempre sostenuto che sarebbe necessaria solo la riconferma del parere di valutazione di impatto ambientale (Via) sulla Pedemontana già espresso nel 2011;

   a settembre 2017, i finanziamenti previsti per la tratta Masserano-Ghemme erano stati rimodulati sulle annualità 2018-2019, ponendo fine al ritardo accumulato da Anas nella progettazione della Pedemontana piemontese;

   già all'epoca si rischiava di compromettere il finanziamento di 80 milioni previsti dalla finanziaria 2014, subordinati alla presentazione del progetto entro la fine del 2017;

   un apposito decreto aveva prorogato la scadenza riprogrammando i fondi nelle annualità 2018 e 2019, rispettivamente 75,08 milioni e 4,54 milioni di euro;

   a maggio 2018 in provincia era stata fatta la presentazione del tracciato ufficiale; per realizzare i 13,7 chilometri sono disponibili 204 milioni di euro e, se il cronoprogramma sarà rispettato, il Biellese avrà il suo tratto di Pedemontana entro il 2024;

   contro questa decisione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare si è schierata anche l'Unione industriale biellese. Con una nota del presidente Carlo Piacenza, gli industriali ribadiscono la strategicità dell'opera per le imprese e il territorio, un'infrastruttura che il Piemonte tutto attende da oltre 30 anni;

   chiedere una nuova procedura di valutazione di impatto ambientale vuol dire, di fatto, perdere il finanziamento destinato all'opera per ulteriori lungaggini burocratiche;

   l'opera è un volano dello sviluppo del territorio, perché permette ai prodotti delle aziende, eccellenze in Italia e nel mondo, di arrivare più velocemente sugli scaffali dei negozi per essere vendute ai consumatori;

   chiedere una nuova Valutazione d'impatto ambientale vuol dire, quindi, frenare la crescita economica del Biellese e togliere lavoro e ricchezza al territorio –:

   quali siano le necessità alla base della richiesta di una nuova valutazione d'impatto ambientale;

   se si intendano adottare iniziative per prorogare il finanziamento già stanziato attraverso una rimodulazione degli investimenti nelle annualità a seguire.
(3-00330)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 25 giugno 2002 è stata adottata la direttiva 2002/49/CE del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla determinazione e alla gestione del rumore ambientale, un passo in avanti nell'elaborazione della politica dell'Unione europea in materia di inquinamento acustico;

   la direttiva mira a definire «un approccio comune volto ad evitare, prevenire o ridurre, secondo le rispettive priorità, gli effetti nocivi, compreso il fastidio, dell'esposizione al rumore ambientale»;

   il quadro legislativo nazionale prevede la regolamentazione di qualsiasi attività rumorosa e una pianificazione territoriale e urbanistica che tenga conto del clima acustico delle aree urbane;

   all'inizio del 2013, l'Europa ha richiamato l'Italia per non avere adempiuto alle norme comunitarie a tutela dell'ambiente proprio in riferimento all'inquinamento acustico e la Commissione europea ha messo in mora il nostro Paese per il mancato rispetto della legge europea in materia;

   in molte regioni, rispetto all'attuazione della direttiva, si stanno facendo passi in avanti, compatibilmente con le risorse a disposizione, ma non in tutte, considerato che la frazione di San Liberato di Narni soffre da decenni della mancata realizzazione di adeguate barriere antirumore per proteggere le abitazioni dal rumore continuo e fastidioso generato dal traffico veicolare che attraversa il raccordo Orte-Terni;

   ad oggi, dopo decenni di denunce, e svariati pareri favorevoli espressi dagli organi competenti, le barriere antirumore a San Liberato non sono state ancora realizzate. Questo ritardo non è dovuto al comune di Narni ma ai Ministeri competenti. A dirlo è l'assessore all'ambiente del comune umbro che, intervenendo sulla polemica dei giorni scorsi, sollevata da alcuni residenti della frazione che chiedevano l'installazione delle barriere fonoassorbenti lungo il tratto che costeggia la zona abitata a affermato: «Il Comune pone continua attenzione al problema, tanto che abbiamo di recente fornito nuove ed aggiornate misure e relazioni ambientali ai ministeri di competenza affinché si potesse modificare la graduatoria nazionale per accelerare la realizzazione dell'infrastruttura»;

   «il comune di Narni si è reso disponibile ad anticipare una parte dei fondi, a patto di averne la garanzia del recupero per scongiurare il rischio di un danno economico all'ente, danno che comunque ricadrebbe sulla comunità». Il comune di Narni ricorda che i lavori per San Liberato non sono stati inseriti fra le priorità del piano nazionale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e quindi potrebbero essere realizzati solo fra qualche anno. Nel piano nazionale sono previsti quattro tratti di risanamento acustico per l'area narnese che, nella graduatoria generale, si collocano al 2595, 2259, 2103 e 5874esimo posto e declinati nella graduatoria regionale risultano essere al 103, 86, 78 e 299esimo posto;

   sempre a detta del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e di Anas – prosegue l'assessore – la realizzazione di tali infrastrutture è prevista a partire dal 10° al 14° anno dall'approvazione del piano stesso ed in particolare il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con comunicazione prot. uscita 0007804 del 15 maggio 2018, ne prevede la realizzazione dal 2023 al 2027. La responsabilità quindi è dei Ministeri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e delle infrastrutture e dei trasporti, attraverso Anas. Sono gli unici che hanno facoltà e potere concreto di accelerare la realizzazione dell'infrastruttura, aggiornando la graduatoria degli interventi, riducendo i tempi di realizzazione del piano, dando al nostro ente la possibilità di anticipare il finanziamento di parte dell'opera –:

   se il piano, descritto nelle premesse, sia stato approvato in via definitiva, se sia stato finanziato e se gli interventi previsti per i tratti citati siano confermati per gli anni 2023-2027.
(5-00950)


   DE LORENZO, ILARIA FONTANA, VILLANI, VIZZINI, CUBEDDU, INVIDIA, TRIPIEDI, PERCONTI, DAVIDE AIELLO, COSTANZO, PALLINI, GIANNONE, SEGNERI, TUCCI, AMITRANO, DEIANA, FEDERICO, TERZONI, LICATINI, ALBERTO MANCA, MARAIA, VIANELLO e IANARO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   l'Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Centrale (A.d.s.p.), con delibera n. 208 dell'11 luglio 2018, ha approvato il progetto esecutivo e il bando di gara per il nuovo terminal passeggeri alla calata Beverello di euro 17.900.000,00;

   il progetto prevede la costruzione di importanti volumetrie in un'area a forte vocazione turistica (a ridosso di Maschio Angioino, Palazzo Reale, centro storico) ed è destinato ad avere un fortissimo impatto sul territorio, interessando un'area di oltre 14.000 metri quadrati, che prevede la realizzazione di due volumetrie (una di 2.400 metri quadrati ed una di 360 metri quadrati), caratterizzate da «strutture in calcestruzzo armato di geometria irregolare non standardizzabili e caratterizzate da una forte intensità di armature»;

   il decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti n. 71 del 28 febbraio 2018 aveva disposto il finanziamento di 20.500.000 euro per la suddetta opera, nell'ambito dei fondi di cui all'articolo 1, comma 140, della legge 11 dicembre 2016, n. 232 (legge di bilancio per il 2017);

   la Corte costituzionale, con sentenza n. 74 del 2018, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 140, della legge 11 dicembre 2016, n. 232, nella parte in cui non prevede un'intesa con gli enti territoriali in relazione ai decreti del Presidente del Consiglio dei ministri riguardanti settori di spesa rientranti nelle materie di competenza regionale;

   nonostante tale sentenza l'A.d.s.p. ha ritenuto possibile il finanziamento delle spese, anche con fondi propri dell'Autorità, per un massimo di 17.900.000 euro, disimpegnando fondi propri destinati a importanti interventi di manutenzione delle infrastrutture portuali;

   dalla ricognizione degli atti pubblicati dall'A.d.s.p., risulta che il progetto del terminal Beverello è assistito dal parere del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare n. 1088 CTVA del 26 novembre 2012 di «non assoggettabilità a V.I.A.» (ex articolo 20 del decreto legislativo n. 152 del 2006), avendo la commissione tecnica Vianas, con nota prot. CTVA n. 4286/2012, espresso il parere di non assoggettabilità alla procedura di valutazione di impatto ambientale;

   dalla relazione dei progettisti si evince che il progetto ha subito notevoli modifiche rispetto alla versione del 2012 e da ciò sembra emergere che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare non abbia espresso una valutazione sull'attuale progetto;

   la mancanza di tale parere aggiornato all'attualità avrebbe dovuto comportare la mancata validazione del progetto, a norma del decreto legislativo n. 50 del 2016, da parte del responsabile del procedimento con l'applicazione del quadro sanzionatorio di cui al decreto legislativo n. 152 del 2006 –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare al fine di verificare se l'opera in questione, attesa la straordinaria rilevanza del sito e il notevole impatto sul territorio, sia stata correttamente valutata e se la stessa possa essere non assoggettata alle procedure di valutazione di impatto ambientale;

   se il parere n. 1088 CTVA del 26 novembre 2012 del Ministero di «non assoggettabilità a VIA» e quello della commissione tecnica VIA/VAS (CTVA n. 4286 del 2012) possano ritenersi ancora validi ed efficaci, atteso il fatto che il progetto sottoposto al Ministero stesso nel 2012 è difforme da quello attualmente approvato e posto in gara;

   se non si ritenga opportuno sottoporre il progetto attuale, nuovamente alla commissione valutazione impatto ambientale, al fine di una valutazione adeguata dell'opera, anche in relazione alla cancellazione della visuale libera del mare dalla viabilità urbana per effetto delle ciclopiche strutture in cemento armato che formano l'opera.
(5-00951)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta scritta:


   NAPOLI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   il Teatro Regio di Torino versa, come apparso anche sulla stampa, in pessime condizioni finanziarie, a causa delle quali il 10 ottobre 2018 c'è stato il rischio concreto che saltasse la prima del Trovatore di Verdi;

   i contributi del comune di Torino e della regione Piemonte, a quanto consta all'interrogante, ammontavano in passato a 12.500.000 euro e sono progressivamente diminuiti fino ad arrivare agli attuali 6.400.000 euro;

   il comune di Torino, in più riprese, anziché trasferire al Teatro Regio i contributi in denaro, ha sostituito questi con beni immobili per un totale di 13.500.000 euro;

   sia il comune che la regione trasferiscono i loro già ridotti contributi con ritardi che arrivano a superare anche i due anni;

   la riduzione dei contributi ha fatto sì che il bilancio del Teatro Regio non sia più sostenibile, cosa ben nota sia al sindaco sia all'attuale giunta;

   il trasferimento di immobili, anziché di denaro, e i ritardi di pagamento hanno determinato una gravissima crisi di liquidità che costringe il Teatro a fare ricorso al prestito bancario e che, a quanto risulta all'interrogante, genera interessi passivi per oltre 700.000 euro annui;

   ovviamente più il tempo passa senza che nessuno intervenga e più la situazione si aggrava, rendendo la situazione ancora più problematica;

   a tutto ciò si aggiunga il fatto che tale crisi potrebbe ricadere anche sui dipendenti del Teatro, attraverso una riduzione dei loro salari che, per inciso, sono fermi all'ormai lontano 2006;

   quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, intenda assumere il Ministro interrogato per porre rimedio alla suddetta situazione.
(4-01646)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel 2011 la compagnia dei carabinieri del Rione Traiano della città di Napoli è stata spostata nella nuova sede di Bagnoli;

   tale spostamento ha penalizzato il quartiere di Soccavo che, non avendo un presidio di P.S., ha subìto un grave danno dal punto di vista del controllo del territorio, afflitto da fenomeni di criminalità e microcriminalità. Da organi di stampa si appende infatti che numerose sono le «stese» da parte di uomini legati alla camorra: da ultimo, nel mese di settembre 2018, due colpi di pistola hanno infranto i vetri di un'abitazione in via Nerva;

   presso il centro polifunzionale di Soccavo era stato avviato il progetto per la realizzazione di una tenenza dei carabinieri, provvista di tutti i servizi e accessori necessari come le celle per la detenzione provvisoria, ma, da circa tre anni, i lavori sembrerebbero paralizzati con conseguente stato di abbandono della struttura;

   durante la seduta consiliare del mese di maggio 2018, i consiglieri comunali avrebbero sollevato la questione chiedendo, in particolare, al sindaco di Napoli di attivarsi per conoscere lo stato dell'arte della tenenza dei carabinieri. Ad oggi, però, nessuna azione concreta sarebbe stata posta in essere;

   a parere dell'interrogante, l'istituzione della tenenza a Soccavo sarebbe di grande aiuto per la sicurezza dei cittadini, tenendo presente che il predetto quartiere non possiede alcun posto di polizia di Stato –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza ritenga opportuno adottare per approfondire lo stato dei lavori della tenenza dei carabinieri di Soccavo e per individuare le cause del ritardo nell'ultimazione dell'opera.
(4-01650)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   oltre quattro mesi fa è stata annunciata la costituzione di una commissione di esperti presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con il compito della valutazione dei costi e dei benefici delle grandi opere infrastrutturali in progetto e già in esecuzione, essendo considerate «fasulle» quelle già esistenti sia a livello nazionale che internazionale;

   di seguito, è stato più volte annunciato l'imminente arrivo dei risultati della suddetta commissione, con particolare accenti sulla linea Torino-Lione, al centro di un dibattito pubblico che ha coinvolto anche Paesi stranieri e istituzioni internazionali coinvolte e cointeressate all'opera;

   dopo tali annunci si è saputo da una nota del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, riportata dai mezzi di informazione, che tale commissione non è ancora insediata a causa di controlli della magistratura contabile;

   nella stessa nota si afferma però che l'azione della magistratura contabile «non interferisce con la sostanza dell'azione degli esperti indicati dal ministero» e che l'analisi «è già in stato avanzato di elaborazione»;

   della composizione di detta commissione nulla si sa, si conosce solo il nome del professor Marco Ponti, chiamato a presiederla, il quale nelle interviste che rilascia garantisce che i lavori stanno procedendo;

   del professor Conti sono noti l'avversione alla Tav, la contrarietà al trasporto merci su rotaia e il favore per quello su gomma, opinioni ovviamente legittime e più volte espresse pubblicamente sugli organi di stampa di cui è collaboratore, ma che non depongono, a giudizio dell'interrogante, a favore di una sua imparzialità nella valutazione;

   nulla si sa dei nomi e dei titoli degli altri componenti della commissione che, a quanto assicura il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, sta già lavorando seppur in attesa di essere insediata ufficialmente;

   il precedente della Commissione per la ricostruzione del viadotto Morandi, dove molti membri nominati dal Ministro interpellato sono dovuti dimettere, non depone a favore di questo modo di procedere;

   il rinvio dei bandi per la prosecuzione dei lavori nei tunnel già realizzati (il Ministro Toninelli si vanta che neanche un centimetro della galleria di base è stato realizzato, benché evidentemente dal lato francese sono già stati scavati 5.395 chilometri), come conferma il commissario straordinario per la Torino Lione Paolo Foietta, costerebbe la perdita di 75 milioni di euro al mese; l'Unione europea ha infatti richiesto la prosecuzione dei lavori, pena il ridimensionamento o il ritiro del finanziamento comunitario di 813,8 milioni di euro;

   la Francia ha dichiarato, smentendo il Ministro Toninelli, di voler rispettare il trattato internazionale con l'Italia, ratificato da una legge dello Stato italiano, che ha sancito la costruzione della Torino-Lione –:

   chi siano i componenti della commissione di valutazione dei costi-benefici delle grandi opere;

   quando si siano insediati;

   quale sia il termine previsto per la consegna del risultato del loro lavoro.
(2-00182) «Lupi».

Interrogazioni a risposta scritta:


   SPERANZA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'8 dicembre 2018 scade la sperimentazione che ha portato l'Etr 1000 Mennea di Trenitalia a Potenza e a Taranto e, dopo quella data, infatti, non è più possibile prenotare i biglietti;

   l'Etr 1000 Mennea è entrato in servizio sulla (tratta Salerno-Potenza-Taranto l'11 dicembre del 2016 quale prolungamento sperimentale della corsa ad alta velocità Milano-Salerno, fino a Taranto, con fermate intermedie a Potenza, Ferrandina e Metaponto. Tale sperimentazione è proseguita nel 2018 –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare, il Ministro interrogato, considerati gli effetti che potrebbero derivare dalla grave interruzione di tale servizio, immaginato come essenziale nel panorama dei collegamenti tra Basilicata, Puglia e Campania in vista anche dell'evento di Matera capitale della Cultura 2019.
(4-01648)


   NOBILI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 14 novembre 2018 in un'intervista a Il Messaggero l'amministrazione del comune di Roma guidata da Virginia Raggi, ha palesato alcune misure previste nel piano della sosta tariffata che entrerà in vigore a metà del 2019;

   il presidente della commissione mobilità Enrico Stefàno ha spiegato che tra queste misure è prevista la cosiddetta «tariffazione pura», secondo la quale i residenti finora esentati dal pagamento della sosta sulle strisce blu dovranno iniziare a pagare il canone previsto;

   la motivazione di tale scelta, spiega il presidente della commissione mobilità del comune di Roma, si sostanzierebbe nella volontà di «garantire una maggiore rotazione nei parcheggi»;

   tuttavia, le dichiarazioni rilasciate a mezzo stampa circa questo provvedimento risultano prive di connessione con il piano del traffico urbano e senza nessun investimento reale sul trasporto pubblico;

   inoltre, essendo i cittadini romani già gravati dall'addizionale Irpef più alta d'Italia, si ritiene inaccettabile caricare i residenti di un ulteriore peso fiscale;

   ulteriore ambiguità del provvedimento si rileva nella differenziazione delle zone di Roma su cui applicare la nuova tassazione. Alcuni quadranti come Prati, Trastevere, Esquilino, Parioli, Eur e l'Appio risultano gravati dal pagamento del tariffario, mentre le altre zone no;

   invero, tale disparità fiscale e geografica, a giudizio dell'interrogante, lede deliberatamente al principio di uguaglianza del carico fiscale, che impone l'equa distribuzione dei tributi. Ai sensi del combinato e disposto degli articoli 53 e 3 della Costituzione il principio di eguaglianza tributaria stabilisce che, a situazioni uguali, devono corrispondere uguali regimi impositivi;

   inoltre, l'abolizione dell'esenzione per i cittadini residenti, secondo l'interrogante, lede il principio di libera circolazione ai sensi degli articoli 1 e 2 del codice della strada e, ancora, lede il libero godimento del diritto alla residenza –:

   se il Governo intenda adottare iniziative normative, in raccordo con gli enti territoriali, volte a definire in modo più stringente presupposti, modalità e limiti della tariffazione per la sosta delle autovetture nei centri urbani allo scopo di evitare criticità come quelle richiamate in premessa che si traducono in un ulteriore vessazione per i cittadini.
(4-01652)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   durante la seduta del consiglio comunale di Napoli, tenutasi il 15 ottobre 2018, il consigliere comunale Andrea Santoro era intervenuto per evidenziare le problematiche relative al verde della città;

   oltre alla poco condivisibile scelta di sottrarre molti parchi e giardini ai cittadini, Santoro aveva denunciato la totale assenza di manutenzione del verde cittadino, in particolare degli alberi ad alto fusto, pericolanti in caso di vento e pioggia, soprattutto nei quartieri di Pianura e Fuorigrotta;

   dalle parole del consigliere è emerso che la questione era nata a causa delle molteplici segnalazioni di pericolo da parte dei cittadini e dalle numerose richieste d'intervento di potatura in relazione alle condizioni in cui versano gli alberi della città;

   prendendo le mosse dalle tante vicende drammatiche susseguitesi in questi anni a causa della caduta degli alberi, Santoro aveva sollecitato un intervento immediato, soprattutto diretto agli alberi locati nei cortili delle scuole e a quelli sparsi ai lati delle strade che rischiano di travolgere persone ed auto. Il consigliere aveva evidenziato, inoltre, anche l'urgenza di reperire adeguati fondi per risolvere questa situazione di pericolo, in quanto, spesso, gli addetti al servizio, più volte dallo stesso contattati per intervenire, avevano lamentato la carenza degli strumenti necessari per provvedere alla manutenzione;

   ciononostante, la denuncia del consigliere Santoro a giudizio dell'interrogante è stata sottovalutata dal comune di Napoli e quindi dall'amministrazione guidata dal sindaco Luigi de Magistris: nulla è stato fatto per rimuovere il pericolo e quindi salvaguardare l'incolumità dei cittadini;

   anzi, le cattive condizioni climatiche degli scorsi giorni e la caduta degli alberi, oltre ad aver causato gravi danni in città, hanno causato, il 29 ottobre 2018, la morte di un giovane ventunenne, poiché travolto da un albero sradicato dal vento;

   a parere dell'interrogante, a fronte della situazione appena descritta, la mancata ottemperanza dell'amministrazione in presenza di denunce pubbliche su gravi rischi per le persone, si potrebbe tradurre in un caso di inadempienza da parte del comune di Napoli –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per fronteggiare le situazioni di rischio per la pubblica incolumità derivanti dall'incuria e del degrado e garantire la sicurezza dei cittadini di Napoli alla luce di quella che appare all'interrogante un'inerzia dell'amministrazione.
(4-01651)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FERRAIOLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il Comitato percorso nascita nazionale ha espresso parere sfavorevole alla deroga per i punti nascita di Piedimonte Matese, Polla e Sapri e la regione Campania, con decreto del commissario ad acta n. 87 del 5 novembre 2018 pubblicato sul Bollettino ufficiale della regione Campania del 12 novembre 2018, ha preso atto di tale decisione disponendo la disattivazione degli stessi punti nascita con decorrenza 1° gennaio 2019;

   in particolare, l'ospedale di Polla ha registrato 280 nascite nel 2018 e negli ultimi 3 anni oltre alle nascite, sempre superiori alle 300 unità, si è aggiunta una intensissima attività ostetrica-ginecologica con gran parte delle prestazioni ambulatoriali che riguardano ostetricia;

   i sindacati hanno correttamente evidenziato che «questo ulteriore esproprio non tiene in nessun conto le specificità territoriali del Vallo di Diano e del Golfo di Policastro. Infatti le caratteristiche oro-geografiche e la difficile viabilità pongono a serio pericolo il percorso nascita, sia per le future mamme che per i nascituri, in termini di sicurezza e qualità dell'assistenza»;

   l'equilibrio finanziario della sanità nella regione Campania continua a realizzarsi non attraverso il taglio degli sprechi ma esclusivamente attraverso la sottrazione di servizi essenziali alle popolazioni periferiche;

   si tratta quindi di un provvedimento che, contrariamente a quanto da tempo annunciato dal presidente della regione Campania, andrà sicuramente a favorire la migrazione sanitaria che non porterà a un risparmio ma a un ulteriore aggravio della spesa sanitaria;

   la regione Campania ha dichiarato che nelle prossime settimane riproporrà la richiesta di ammissione alla deroga per i punti nascita al momento esclusi –:

   quali elementi si intendano fornire sui fatti descritti;

   quali iniziative – anche di carattere normativo – il Ministro interrogato intenda assumere, per quanto di competenza, a tutela della salute dei cittadini e dei livelli essenziali di assistenza;

   quali misure, per quanto di competenza, intenda promuovere per arginare il fenomeno della migrazione sanitaria.
(5-00949)

ERRATA CORRIGE

  Risoluzione in Commissione Benedetti e Cecconi n. 7-00038 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 36 del 1° agosto 2018:

   alla pagina 1346, seconda colonna, alla riga sesta deve leggersi «Le Commissioni XII e XIII» e non come stampato;

   alla pagina 1347, seconda colonna, alla riga sesta, deve leggersi «impegnano il Governo» e non come stampato.