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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 15 ottobre 2018

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La VII Commissione,

   premesso che:

    Taranto porta con sé un'identità intrinseca, che non corrisponde all'apparato dell'impianto produttivo dell'Ilva che necessita, dunque, di essere riscoperta e valorizzata in maniera attiva;

    l'Ilva – il più grande stabilimento siderurgico d'Europa – ha certamente rappresentato in passato un motore per l'indotto economico della città di Taranto e di tutta la regione Puglia; di contro, ha però provocato negli anni moltissimi spill-over negativi sul territorio, non solo in termini di compromissione ambientale e di inquinamento, ma anche dal punto di vista di un deterioramento della narrazione relativa all'identità della città;

    Taranto è chiamata «la città dei due mari» per il suo essere incastonata tra il Mar Grande e Mar Piccolo, a controllo di tutto il golfo che da essa prende il nome. Tale caratteristica l'ha resa protagonista di importanti vicissitudini storiche. La fondazione dell'antica Taras risale al VIII secolo A.C.: sin da allora la città si è subito definita come potenza navale a controllo del suo Golfo, affermandosi come una delle città più importanti della Magna Grecia e nel corso dei secoli la sua potenza è cresciuta sino a influenzare la stessa Roma. Con l'Ellenismo, nacque a Taranto un artigianato orafo di altissimo livello, celebre nell'antichità e al giorno d'oggi. Rinvenuti nelle tombe di età ellenistica e romana, gli ori di Taranto stupiscono ancora oggi per la grande attualità dei motivi decorativi;

    la fervente attività navale nel golfo di Taranto e la rilevanza per il nostro Paese ha fatto sì che il decreto del Presidente della Repubblica 26 aprile 1977 attribuisse ad esso la definizione di «baia storica», nozione sviluppata nell'alveo del diritto internazionale del mare. Tale definizione è assegnata a quelle baie di grandi dimensioni che hanno acquisito negli anni un rilievo strategico per il Paese di appartenenza, ed è per questo motivo che si intende tutelarle e mantenerle sotto il proprio controllo;

    il 25 gennaio 2018 il consiglio regionale della Puglia ha approvato la legge regionale n. 2 del 2018 «Indirizzi per lo sviluppo, la sostenibilità ambientale e la coesione economica e sociale del territorio di Taranto» al fine di promuovere e sostenere il necessario cambiamento delle direttrici di sviluppo della città. Tra gli obiettivi individuati vi sono: la valorizzazione del potenziale di sviluppo e delle risorse locali, anche nell'ambito della blue economy; una rigenerazione territoriale attraverso la valorizzazione e tutela delle risorse urbane e del paesaggio; il sostegno alla diffusione dell'innovazione, all'emersione dei talenti e della creatività, agli scambi interculturali, nonché al riuso di spazi e beni pubblici per attività creative, innovative e sostenibili. L'articolo 5 della summenzionata legge delega la giunta regionale ad adottare il piano strategico «Taranto futuro prossimo»;

    le linee guida per la definizione di tale piano strategico sono state presentate il 25 luglio 2018, evidenziando la necessità di diversificare l'attività produttiva del sistema di imprese, di rafforzarne la governance, di puntare su di una comunicazione positiva che valorizzi le eccellenze paesaggistiche, artistiche e culturali;

    la Commissione europea, con il lancio dell'Osservatorio della cultura e della creatività urbana nel luglio del 2017, ha evidenziato come la cultura e la creatività contribuiscano allo sviluppo sociale, alla crescita economica e alla creazione di posti di lavoro nelle realtà urbane. Tibor Navracsics, Commissario europeo per l'istruzione, la cultura, i giovani e lo sport, ha sottolineato quanto sia oggi fondamentale guardare al di là dell'idea tradizionale di crescita, e benessere socioeconomico ed approfondire il ruolo della cultura in città dinamiche, innovative e ricche di diversità. Il primo studio dell'Osservatorio, che ha coinvolto per l'Italia Matera e Lecce – città che incorniciano geograficamente il perimetro di Taranto – ha utilizzato i tre parametri di vivacità culturale, economia creativa e contesto favorevole per valutare l'impatto della cultura in ambito urbano: sono senza dubbio questi gli elementi da incentivare per trasformare la cultura e la creatività in motore di sviluppo anche per Taranto;

    oltre agli appelli della società civile relativi alla effettiva attuazione di tutti i piani e propositi di bonifica e chiusura delle fonti inquinanti delle industrie, è sempre più frequente un richiamo a porre maggiore attenzione alla sfera culturale, a partire dalla presenza di un cartellone di eventi fino alla definizione di una identità culturale di maggiore spessore e rilievo. Risulta errato affermare che via sia la totale assenza di tale tipo di dinamismo nella città di Taranto: esistono molte attività culturali poliedriche e multisfaccettate, che risentono però dell'assenza di una regia univoca e di un quadro organico di programmazione e promozione della cultura;

    la città di Taranto ospita il Museo MarTa – Museo archeologico nazionale di Taranto – che ha alle sue spalle una storia di lungo respiro. Istituito come deposito di antichità da parte dell'amministrazione statale alla fine dell'800, nel tempo ha ricevuto donazioni di importanti reperti che sono entrati a far parte delle raccolte archeologiche del museo riconosciuto come centro di riferimento culturale della città. Oggi il persistente incremento delle opere conservate è alimentato dalle continue scoperte di reperti sotterranei, spesso casuali e non programmati, a testimonianza del passato glorioso della città;

    il MarTa è un'eccellenza internazionale per la sua capacità di raccontare attraverso i reperti la storia della città di Taranto e del territorio. Non si tratta dunque di un semplice museo, ma di un luogo vitale, al servizio della comunità ed in grado di attrarre interessi al servizio della cultura. Per questo all'attività scientifica e di ricerca, il MarTa affianca un'intensa attività di valorizzazione, di didattica e di formazione destinata a coinvolgere le più diverse fasce di pubblico e gli interessi di variegate categorie di stakeholder, facendo del museo un luogo inclusivo ed aperto verso il mondo. Il MarTa ha inoltre reso sin da subito palese la sua vocazione di museo identitario del territorio, di «museo diffuso», la sua volontà di inclusione e di dialogo con le istituzioni e di considerazione delle istanze che dalla popolazione giungevano;

    il Museo MarTa mantiene anche una spiccata vocazione di più ampio respiro, come ha dimostrato il successo della mostra fotografica sul tema della musica ospitata la nel mese di giugno 2018 in occasione della 8a edizione del «Medimex – International Festival and Music Conference», tenutasi per la prima volta proprio nel capoluogo ionico. La manifestazione nasce come elemento di connessione dei mondo musicale italiano con la scena internazionale, e si sostanzia di numerosi appuntamenti culturali rivolti al grande pubblico – incontri d'autore, mostre, installazioni, concerti. Le oltre 60.000 presenze del 2018, i 200 artisti coinvolti, i 400 operatori – nazionali e pugliesi – impegnati nelle attività professionali, le presenze turistiche da sold out per le strutture ricettive della zona, hanno riconfermato Taranto come città ospitante dell'edizione del Medimex del 2019; anche a livello istituzionale locale è evidenziata la necessità di sfruttare in maniera proattiva le risorse culturali della città, programmando in maniera condivisa attività in campo culturale con ampie ricadute sui settori sportivo ed universitario; proprio in relazione alla sua specificità e posizione strategica come porta sullo Jonio, Taranto è infatti la sede scelta da diversi istituti universitari – in particolare l'università di Bari e la libera università Maria Santissima Assunta (LUMSA) – come «meta di ampliamento» dell'offerta didattica, anche al fine dello sviluppo culturale ed educativo del territorio;

    prossima è la riapertura del teatro comunale Fusco, considerato come «il teatro di Taranto», mentre è in cantiere la possibile acquisizione del teatro Verdi da parte del comune. Le istituzioni locali sembrano mostrare la consapevolezza che più teatri vengono aperti, più c'è cultura, e più Taranto può crescere e creare delle alternative vere alla grande industria;

    quella culturale è una componente rilevante del comparto turistico del sistema-Paese italiano che, adeguatamente valorizzata, sostiene e rafforza la crescita e lo sviluppo nel territorio, rappresentando anche un elemento di attrazione per risorse economiche ed investimenti. La regione Puglia, consapevole di tale possibilità, ha impiegato energie e risorse nella valorizzazione di tutto il territorio regionale, ponendo in primo piano il fattore cultura. La Puglia possiede un vero e proprio «brand», che contemporaneamente contiene ed esalta tutti i caratteri forti della regione: tradizione, cultura, mare, paesaggio, tipicità, misticismo, bellezza;

    l'area di Taranto, comprensiva del Mar Piccolo e del Mar Grande, è ricca di risorse culturali – storiche, paesaggistiche, etnoantropologiche e gastronomiche – che continuano a rimanere nella zona d'ombra del polo industriale dell'Ilva. In tal modo, si reitera l'immagine di un «territorio irreparabilmente malato», mentre un'adeguata capacità di raccontare il mare della città come culla di profonda cultura e contenitore di un prezioso patrimonio paesaggistico – ed inteso, inoltre, come risorsa nel quadro di una blue economy – rappresenterebbe un elemento imprescindibile per il ripensamento del brand Taranto, curato, miserato e costruito su di una visione di sostenibilità a trecentosessanta gradi;

    si rende necessaria un'azione che incentivi il potenziamento del polo universitario della città di Taranto in grado di ospitare gli studenti in fuga nelle altre regioni, istituendo corsi in linea con le vocazioni culturali ed economiche del territorio;

    lo sport, inoltre, non rimane elemento estraneo al mondo della cultura. L'attività sportiva, intesa come momento di socialità e di confronto, incentiva l'accendersi di una visione critica nel cittadino, favorendo la crescita di un giovane adulto consapevole. Inoltre, lo sport è elemento di aggregazione e di annullamento delle diversità. A tal proposito, si evidenzia la necessità di favorire lo sviluppo di infrastrutture che incentivi l'attività sportiva, sia a livello quotidiano che in relazione alla promozione di manifestazioni di più ampio respiro,

impegna il Governo:

   ad adottare tutte le iniziative di competenza volte a dare risalto alla vocazione culturale della città di Taranto, valorizzandone la forte identità ed esaltandone una narrazione positiva rimasta a lungo in una zona d'ombra che ha oscurato risorse, meraviglie culturali e paesaggistiche e da cui risulta ormai impellente la fuoriuscita;

   ad adottare iniziative per incentivare la cultura e la creatività che contribuiscono allo sviluppo sociale, alla crescita economica e alla creazione di posti di lavoro nelle realtà urbane in coerenza con la posizione espressa dalla Commissione europea in materia, e che, in particolare per la realtà di Taranto, è fondamentale incentivare la vivacità culturale e l'innovazione sociale come motore di una rinascita culturale ed economica;

   ad assumere iniziative di consultazione e operative, che coinvolgano le associazioni culturali e tutti gli operatori del relativo settore, al fine di predisporre ulteriori programmi di valorizzazione e riqualificazione del comparto culturale e creativo – con ampie ricadute sul settore turistico – per incentivare uno sviluppo economico che si strutturi su direttrici diverse rispetto alla logica delle grandi imprese;

   a promuovere la creazione di una cabina di regia capace di coordinare le diverse progettualità esistenti in ambito culturale al fine di rendere organico e organizzato il volto multiforme della cultura della capitale ionica – che comprende storia, tradizioni etnografiche e musicali, gastronomia d'eccellenza, bellezze paesaggistiche — nonché quelle nate in ambito di rigenerazione e bonifica del territorio, a favore della definizione di una cornice di indirizzo e un quadro operativo che abbiano carattere organico;

   ad adottare iniziative per sostenere lo sviluppo del polo universitario della città, favorendone la sua valorizzazione e crescita, e cooperando con le istituzioni regionali – come pure con i centri di ricerca – al fine di arginare lo spopolamento giovanile dell'area e di formare un capitale umano capace di incentivare le attività creative e culturali, con ampi risvolti sui livelli di occupazione nelle fasce di età più giovani;

   a incentivare e supportare tutte le attività e le iniziative che possano dare maggiore slancio e visibilità alle potenzialità della città di Taranto, anche in ambito sportivo;

   a considerare la dimensione culturale – intesa nella sua interezza – come uno degli elementi fondamentali nella definizione delle iniziative normative, ordinare e straordinarie, relative al futuro sviluppo della città;

   a tenere conto che, in un'ottica complessiva e generale, la promozione e il sostegno all'affermazione culturale dell'area rappresentano un elemento di attrattiva per risorse economiche ed investimenti; a beneficio non solo della città di Taranto, ma di tutta la regione e del sistema-Mezzogiorno.
(7-00071) «Lattanzio, Azzolina, Carbonaro, Cassese, Ermellino, Vianello, Villani».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   ZANETTIN. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   l'Unione italiana tiro a segno (UITS) è stata commissariata con decreto 2 ottobre 2017 del Ministro della difesa;

   nel decreto è stato nominato commissario straordinario l'avvocato Francesco Soro, fino alla nomina del nuovo presidente e comunque non oltre la durata di un anno;

   l'anno è decorso senza che siano state indette le elezioni del nuovo presidente;

   varie fonti di stampa segnalano che il sottosegretario con delega allo sport Giorgetti ha in data 9 agosto 2018 sollecitato il Coni a dare corso alle elezioni delle Federazioni sportive commissariate –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda attivare, ferma restando l'autonomia dell'ordinamento sportivo, affinché siano indette con la massima urgenza le procedure finalizzate all'elezione del presidente dell'Unione italiana tiro a segno (UITS).
(3-00241)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   TROIANO, ANGIOLA, BOLOGNA, CASA, COSTANZO, D'ARRANDO, LAPIA, LATTANZIO, LOMBARDO, MARAIA, MENGA, NAPPI, NITTI, PARENTELA, ROMANIELLO, ROBERTO ROSSINI, SAPIA, SARLI, SPORTIELLO, TESTAMENTO e VILLANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la famiglia e le disabilità, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo la legge 5 febbraio 1992, n. 104, la Repubblica garantisce il pieno rispetto della dignità umana e i diritti di libertà e di autonomia della persona disabile e ne promuove la piena integrazione nella famiglia, nella scuola, nel lavoro e nella società e previene e rimuove le condizioni invalidanti che impediscono lo sviluppo della persona umana, il raggiungimento della massima autonomia possibile e la partecipazione della persona disabile alla vita della collettività, nonché la realizzazione dei diritti civili, politici e patrimoniali;

   sempre per la stessa legge, articolo 23, l'attività e la pratica delle discipline sportive sono favorite senza limitazione alcuna. E le regioni e i comuni, i consorzi di comuni e il Comitato olimpico nazionale italiano (Coni) realizzano, in conformità alle disposizioni vigenti in materia di eliminazione delle barriere architettoniche, ciascuno per gli impianti di propria competenza, l'accessibilità e la fruibilità delle strutture sportive e dei connessi servizi da parte delle persone disabili;

   con la legge 15 luglio 2003, n. 189, «Norme per la promozione della pratica dello sport da parte delle persone disabili» si individua la Federazione italiana sport disabili quale Comitato italiano paraolimpico per l'organizzazione e la gestione delle attività sportive praticate dalle persone disabili;

   la pratica sportiva più volte ha ottenuto validazioni scientifiche sul proprio ruolo sociale e psicologico per migliorare le condizioni di vita delle persone disabili e questo può generare risultati positivi per quanto riguarda le politiche di integrazione e di compliance del paziente;

   la pratica sportiva si è dimostrata un'azione virtuosa per il contenimento delle spese sanitarie e per l'efficientamento dei servizi socio-sanitari offerti –:

   quali iniziative, anche in sinergia con le regioni, le province autonome e con i comuni, si intendano porre in essere per sviluppare le politiche dello sport per disabili sul territorio nazionale.
(5-00722)


   VISCOMI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   fin dal 1996 esiste ed è operativa a Soverato (CZ) un'associazione di volontariato denominata Edelweiss regolarmente iscritta nel registro regionale delle associazioni di protezione civile;

   i volontari dell'associazione Edelweiss sono abitualmente formati con un corso di 70 ore da 4 istruttori della stessa associazione a loro volta formati presso la Escola Portughesa de Salvamento (Valongo – Portogallo) e sono tutti in possesso dei D.P.I., nonché di attrezzature e strumenti per la piena operatività nell'ambito del settore Usar (Urban Search And Rescue – ricerca e soccorso in ambiente urbano);

   gli istruttori Usar dell'Edelweiss hanno formato altri 32 volontari di associazioni calabresi sempre nell'ambito delle attività Usar, creando così il «Team USAR Calabria»;

   con atto assunto al protocollo, rep. n. 1144 dell'11 agosto 2016, il dirigente della regione Calabria – dipartimento presidenza – U.O.A. «protezione civile» assegnava all'associazione Edelweiss n. 3 camion denominati Usar pesante, con una serie di strumentazioni altamente sofisticate per interventi in caso di calamità;

   con lettera del 18 settembre 2018, n. prot. 310966/Siar, il dipartimento presidenza della regione Calabria, U.o.a. «protezione civile», ha formalmente riconosciuto il team Usar Calabria e i 4 istruttori dell'Edelweiss;

   più volte è stato chiesto al dipartimento della protezione civile nazionale il riconoscimento di detti volontari in ambito Usar, ma ad oggi non c'è stata una risposta se non quella di dover avviare un primo confronto con il comando generale dei vigili del fuoco rimasto poi sospeso quanto agli effetti;

   in caso di una calamità – come quella tristissima di San Pietro Lametino dei giorni scorsi che ha visto la morte di una madre e dei suoi due figli – la presenza di 60 volontari (soccorritori – logisti – sanitari), completamente autonomi e sempre coordinati dai vigili del fuoco, tutti certificati in ambito Usar, con D.P.I., strumenti ed attrezzature, sarebbe evidentemente di vitale importanza per la salvaguardia dei cittadini –:

   quali siano le ragioni che impediscono ancora al dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri di assicurare il pieno inserimento, nonché la piena valorizzazione ed operatività, della associazione di volontariato di protezione civile Edelweiss nell'ambito delle attività Usar;

   quali iniziative il Governo intenda adottare per garantire che in situazioni critiche le competenze professionali dei predetti volontari possano essere utilizzate nell'interesse della collettività.
(5-00723)


   LOTTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   il Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo ha annunciato mediante intervista che il Governo bloccherà il potenziamento dell'aeroporto di Firenze;

   le parole del Ministro rappresentano, ad avviso dell'interrogante, un atto di ostilità nei confronti della città di Firenze e della Toscana e sono da considerarsi uno schiaffo allo sviluppo e al mondo del lavoro di questo territorio;

   nell'area urbana di Firenze vive il 27 per cento della popolazione regionale e si produce il 30 per cento del prodotto interno lordo della Toscana e nella Toscana centrale vive il 40 per cento della popolazione regionale e si produce la metà circa dell'intero prodotto interno lordo della Toscana;

   Firenze, pertanto, non è solo una destinazione turistica e un attrattore mondiale, ma si caratterizza anche per essere il centro di un sistema produttivo ad alto valore aggiunto e di grande competitività internazionale che spazia dal farmaceutico, alla meccanica di precisione, passando per l'alta moda e l'agroalimentare e il biomedicale in grado di richiamare sempre più investitori internazionali;

   la Toscana è tra le regioni d'Italia che in termini di occupazione ha recuperato di più rispetto ai numeri precedenti alla crisi e l'aumento dei dipendenti è diffuso a quasi tutti i comparti produttivi ed in particolare in quello manifatturiero, in cui spiccano i settori del cosiddetto «made in Italy»;

   la regione Toscana ha già espresso il proprio parere favorevole in vista della conferenza dei servizi relativa al masterplan, dichiarando indispensabile l'ammodernamento di Firenze ai fini dello sviluppo della Toscana;

   la tesi del Ministro unisce argomenti antiindustriali ad atteggiamenti antifederalisti, tesi che sorprende se sostenuta da un esponente di un partito che sbandiera spesso – secondo l'interrogante sempre più a torto – la rappresentanza del mondo delle imprese e dello sviluppo economico e l'autonomia dei territori;

   appare evidente che alla base delle dichiarazioni del Ministro vi sia semplicemente quella che l'interrogante giudica la spicciola volontà di favorire un territorio rispetto ad un altro per ragioni squisitamente e cinicamente politiche e partitiche, piuttosto che una strategia di sviluppo per la Toscana;

   l'intervento del Ministro Centinaio che con tali dichiarazioni sembrerebbe rivendicare una titolarità per scelte relative a infrastrutture evidenzia ad avviso dell'interrogante un ruolo alquanto marginale del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti che finora si è limitato, come ormai da consuetudine, a dichiarare una disponibilità a valutare tutte le alternative possibili;

   a pagina 86 della Nota di variazione al Documento di economia e finanza si legge testualmente che «il ruolo di porti e aeroporti è essenziale per lo sviluppo dell'economia» –:

   quale sia la linea ufficiale del Governo in merito all'ammodernamento dell'aeroporto di Firenze e quale sarà la posizione che assumerà nell'ambito della conferenza di servizi convocata per il 9 novembre 2018 per esaminare il masterplan dell'aeroporto stesso.
(5-00724)

Interrogazione a risposta scritta:


   SCALFAROTTO, ZAN, BRUNO BOSSIO, FIANO, MICELI, MOR, MURA, MORETTO, LACARRA, ROSSI, SCHIRÒ, PRESTIPINO e CENNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da organi di stampa che in occasione del Coming Out Day, il Ministero dell'interno avrebbe censurato una campagna di comunicazione dell'associazione Polis Aperta, associazione delle persone omosessuali in divisa che dal 2005 si batte per il pieno riconoscimento, nei vari corpi di appartenenza, dei pieni diritti per le persone Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transgender);

   tale campagna nasce in occasione delle celebrazioni del Coming Out Day, giornata in cui si tengono eventi per celebrare il coming out ed aumentare e rafforzare coscienza e consapevolezza nella comunità e nel movimento LGBT. Tale giornata è celebrata, oltre che negli USA, anche in Australia, Canada, Croazia, Germania, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Polonia, Svizzera e Regno Unito;

   la richiesta formale dell'utilizzo dei simboli della polizia di Stato in una campagna di comunicazione web per l'esplicita libertà di orientamento sessuale si connota come gesto di prudenza da parte di Polis Aperta, dal momento che per l'associazione non sussisteva obbligo di presentare simile richiesta non essendo previsto l'utilizzo di canali ufficiali ma semplicemente associativi –:

   se il Governo non ritenga assolutamente necessario fare chiarezza in merito alle motivazioni che sono alla base del divieto dell'utilizzo, richiesto dall'associazione, delle immagini di cui in premessa e se non ritenga che ciò possa configurare un comportamento discriminatorio nei confronti della comunità Lgbt, discriminazione che, ad avviso degli interroganti, potrebbe contribuire ad alimentare il fenomeno del cosiddetto «under reporting», vale a dire della tendenza delle persone vittime di aggressioni omofobiche a non denunciare la violenza subita.
(4-01385)

AFFARI REGIONALI E AUTONOMIE

Interrogazione a risposta scritta:


   CAPITANIO. — Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro dell'interno, al Ministro per la famiglia e le disabilità, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in attuazione della in convenzione dell'Onu sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, approvata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989 e ratificata dall'Italia ai sensi della legge 27 maggio 1991, n. 176, con la legge 12 luglio 2011, n. 112, è stata istituita l'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, avente funzioni in materia di tutela dei diritti e degli interessi delle persone minori di età;

   la medesima legge 12 luglio 2011, n. 112, prevede che, nel rispetto delle competenze delle regioni, delle province autonome di Trento e di Bolzano e delle autonomie locali in materia di politiche attive di sostegno all'infanzia e all'adolescenza, l'Autorità garante debba assicurare idonee forme di collaborazione con i garanti regionali dell'infanzia e dell'adolescenza, che le regioni possono pertanto istituire con i medesimi requisiti di indipendenza, autonomia e competenza esclusiva in materia di infanzia e adolescenza previsti per l'Autorità nazionale;

   la legge istituisce altresì una Conferenza nazionale per la garanzia dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, presieduta dal Garante nazionale e composta dai garanti regionali;

   sul territorio nazionale operano 16 autorità garanti di livello regionale e provinciale, che si aggiungono all'Autorità nazionale;

   la Conferenza nazionale per la garanzia dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza nasce, evidentemente, come momento di confronto e di scambio di esperienze e di buone pratiche, al fine di assicurare idonee forme di collaborazione con garanti regionali nel rispetto del principio di sussidiarietà, espressamente richiamato dalla stessa legge istitutiva;

   la legge 7 aprile 2017, n. 47, ha istituito la figura dei tutori volontari dei minori stranieri non accompagnati, uno strumento a disposizione dei territori e dei garanti regionali per aiutare i ragazzi, in modo particolare quelli stranieri, a integrarsi, fornendo loro tutela anche dal punto di vista giuridico;

   in data 25 giugno 2018 si è svolta la 16a Conferenza nazionale per la garanzia dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, nel corso della quale i garanti regionali sono venuti a conoscenza dell'approvazione del progetto «Monitoraggio della tutela volontaria per MSNA in attuazione dell'art. 11, legge n. 47/2017» portato avanti dal Garante nazionale nell'ambito del fondo asilo migrazione e integrazione 2014-2020 (Fami);

   i garanti regionali e provinciali non sono stati coinvolti nel progetto e, dopo una richiesta di essere inseriti in un secondo momento in qualità di partner, i medesimi hanno ottenuto una risposta negativa –:

   se i Ministri interrogati siano informati di tali fatti e quali iniziative di carattere normativo, nell'ambito delle proprie competenze, intendano adottare affinché sia riconosciuto e garantito un rapporto di «leale collaborazione» istituzionale tra l'Autorità garante nazionale e le Autorità regionali e, di conseguenza, possa costituirsi un rapporto formale di partnership tra tutte le autorità per la realizzazione del progetto richiamato in premessa.
(4-01388)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   MAZZETTI, SILLI e CORTELAZZO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il distretto tessile di Prato è il primo distretto tessile europeo, con settemila aziende di altissimo livello nel settore tessile-abbigliamento;

   è la capitale mondiale per la produzione di tessuti «cardati ecosostenibili» realizzati con fibre riciclate, dando un contributo importante in materia di sostenibilità ambientale;

   non ci sono malattie professionali associate all'attività di selezione e cernita di questi materiali, sia per il pre-consumo che per il post-consumo. Da ciò si evince che si tratta di materiali e lavori sicuri;

   i controlli effettuati dagli organi preposti (Arpat), e da quelli effettuati sul materiale proveniente dal post-consumo, confermano la totale sicurezza delle suddette lavorazioni;

   detti controlli sono svolti con la tecnica dei tamponi e i risultati sono negativi. Ciò denota la mancanza di sostanze patogene nei materiali e una totale sicurezza per il rischio biologico, tanto che da trimestrali i controlli sono passati a semestrali;

   la direttiva 2008/98/CE in materia di rifiuti (recepita con decreto legislativo n. 2015 del 2010), all'articolo 6 recante «cessazione della qualifica di rifiuto», stabilisce che «taluni rifiuti specifici cessano di essere tali quando siano sottoposti a un'operazione di recupero, incluso il riciclaggio, e soddisfano criteri specifici da elaborare conformemente alle seguenti condizioni: a) la sostanza o l'oggetto è destinata/o a essere utilizzata/o per scopi specifici; b) esiste un mercato o una domanda per tale sostanza od oggetto; c) la sostanza o l'oggetto soddisfa i requisiti tecnici per gli scopi specifici e rispetta la normativa e gli standard esistenti applicabili ai prodotti; d) l'utilizzo della sostanza o dell'oggetto non porterà a impatti complessivi negativi sull'ambiente o sulla salute umana»;

   i materiali tessili che nascano dalla dismissione di indumenti usati, e che vengono trasformati in materiale fibroso per essere utilizzati per la produzione di Filati prima o Tessuti Cardati poi, soddisfano i suddetti quattro criteri richiesti dalla direttiva per essere non più considerati «rifiuti»;

   anche riguardo all'articolo 5 della direttiva, circa la definizione di sottoprodotto, le quattro condizioni da realizzare affinché un «oggetto» possa essere considerato sottoprodotto, sono soddisfatte dai suddetti materiali tessili –:

   se non intenda adottare in tempi rapidi e certi, iniziative normative volte a specificare che lo scarto tessile o sottoprodotto tessile utilizzato e trasformato dal settore del riciclo tessile, non deve essere considerato un rifiuto, ma una materia prima tessile seconda.
(5-00729)


   MORASSUT e BRAGA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la situazione della gestione del ciclo dei rifiuti nella Capitale costituisce un tema non solo locali ma nazionale per la rilevanza delle ricadute generali che si determinano in presenza dei gravi disservizi nella raccolta regolare dei rifiuti e del loro smaltimento, così come comprovato da molto tempo nelle sedi istituzionali e dalle inchieste della stampa;

   è acclarato che uno dei problemi, se non il problema principale di tale difficoltà, in questo delicato campo dei servizi pubblici della città di Roma, deriva da un cronico e non superato limite nella ottimale dotazione impiantistica del territorio di Roma Capitale sia per il trattamento biomeccanico, che per lo smaltimento delle frazioni ultime del ciclo, che per la disponibilità di una discarica di servizio limitata alle quantità non separabili e non riciclabili;

   tale condizione è stata chiaramente evidenziata in sede parlamentare dalle conclusioni del lavoro della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e agli illeciti ambientali;

   lo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha, nei primi giorni del mese di ottobre 2018, messo in luce il perdurare di una situazione di incertezza e di assenza di iniziativa dell'amministrazione di Roma Capitale nella localizzazione degli impianti necessari per chiudere il ciclo dei rifiuti e rendere credibile la scelta netta, compiuta dalla stessa amministrazione, in direzione dell'estensione della raccolta differenziata e del porta a porta;

   in tale situazione appare motivato immaginare il rischio ravvicinato di una emergenza rifiuti nella città di Roma anche in presenza di una vertenza irrisolta tra Roma Capitale e rappresentanze sindacali sul futuro immediato di Ama e sul suo bilancio che rende ancor più difficile il buon funzionamento dell'azienda –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere, a seguito dell'allarme dei giorni scorsi, per quanto di competenza e d'intesa con le amministrazioni locali, per scongiurare un'emergenza nella Capitale.
(5-00730)


   VIGNAROLI, DAGA, DEIANA, D'IPPOLITO, FEDERICO, ILARIA FONTANA, LICATINI, ALBERTO MANCA, MARAIA, RICCIARDI, ROSPI, TERZONI, TRAVERSI, VARRICA, VIANELLO e ZOLEZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi anni si sono registrate numerose iniziative, poste in essere da privati, finalizzate alla raccolta di bottiglie di plastica tramite cosiddetti «eco-compattatori» posizionati su superfici private, ad esempio presso punti vendita della grande distribuzione organizzata, o comunque su superfici pubbliche;

   stanno sempre più diffondendosi iniziative di dubbia legalità, da parte di soggetti privati, che rendono ipotizzabile la compravendita di rifiuti urbani, conferiti dai medesimi privati, senza alcun riscontro da parte dei comuni, delle società di igiene pubblica locale o del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;

   il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha affrontato tale questione con due note direttoriali del 2015, peraltro di diverso tenore, in cui ha rilevato che, fermi restando gli obblighi di autorizzazione previsti dalla normativa vigente e di iscrizione all'albo gestori ambientali, tali bottiglie di plastica sono da classificarsi come rifiuti di imballaggio e costituiscono rifiuti domestici e, pertanto, tali iniziative potrebbero esser svolte solo previo consenso del comune proprietario dei rifiuti, ad esempio mediante la stipula di un'apposita convenzione, o dai soggetti autorizzati ai sensi della normativa vigente, quali Consorzi di recupero di imballaggi;

   l'articolo 198, comma 1, del decreto legislativo n. 152 del 2006 stabilisce che i comuni attuano «la gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti assimilati avviati allo smaltimento in regime di privativa». Tale locuzione si è prestata nel tempo a diverse interpretazioni;

   sarebbe opportuno chiarire la titolarità della gestione dei rifiuti plastici conferiti attraverso le iniziative precedentemente citate, tenuto conto della eventuale privativa comunale e degli obiettivi di recupero e riciclo;

   recente giurisprudenza amministrativa (Tar Catania 1253/2018), pur riconoscendosi che l'attività tramite eco-compattatori «non rientra nella privativa comunale della gestione dei rifiuti» in quanto rifiuti avviati a riciclo e non a smaltimento, ha stabilito che, in assenza di «un preciso accordo giuridicamente vincolante che regolamenti i rapporti tra impresa privata e Comune, l'attività di raccolta di rifiuti di plastica tramite eco-conferitori deve considerarsi illegittima, in quanto svolta al di fuori del sistema integrato»;

   il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con il decreto direttoriale 24 aprile 2018, ha riconosciuto Coripet e ne ha approvato il progetto istitutivo, che consiste nella gestione autonoma e diretta dei contenitori in Pet per liquidi alimentari –:

   se non intenda adottare le iniziative di competenza per fornire orientamenti interpretativi volti a chiarire in modo univoco le condizioni in base alle quali le iniziative e le installazioni citate in premessa possano essere considerate legittime, nonché in capo a chi sia la responsabilità della gestione dei rifiuti plastici conferiti nell'ambito delle iniziative medesime.
(5-00731)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MURA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la Sardegna meridionale è stata colpita a partire dal 10 ottobre 2018 da eventi atmosferici di straordinaria portata. Al momento si conta una vittima, alcuni dispersi e notevoli danni a infrastrutture viarie urbane ed extraurbane, strutture pubbliche e private, attività produttive e unità immobiliari di cittadini che vivono nelle zone maggiormente colpite;

   diventa necessario intervenire rispetto alla situazione emergenziale verificatasi con la destinazione immediata di risorse specifiche da impiegare per il ripristino dei collegamenti viari e al risarcimento dei danni causati;

   il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha acquisito, attraverso le comunicazioni dei comuni sardi e dietro richiesta dello stesso, l'elenco degli interventi prioritari di manutenzioni e opere ex novo al fine di garantire la sicurezza e un adeguato riassetto idrogeologico del territorio;

   oltre agli interventi emergenziali occorre adottare un piano straordinario di interventi di manutenzioni straordinarie e messa in sicurezza del territorio sardo –:

   se il Governo intenda adottare iniziative per destinare risorse specifiche, nell'ambito del disegno di legge di bilancio per il 2019, alla predisposizione e all'adozione di un piano straordinario di manutenzione e messa in sicurezza dei territori sardi maggiormente a rischio e più in generale di tutto il territorio nazionale.
(5-00720)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BONIARDI e CECCHETTI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   da anni i cittadini di Bollate, in particolare i residenti a Cassina Nuova, lamentano cattivi odori e rumori notturni che deriverebbero dall'attività della Ditta Bitumati 2000 s.r.l. di Via Pace;

   della vicenda è stata interessata anche l'amministrazione comunale nonché la stessa azienda che avrebbe manifestato la disponibilità a trovare soluzioni condivise per ridurre ed eliminare il disagio che starebbe affrontando la cittadinanza;

   per effetto di una serie d'incontri con la cittadinanza e il comune, la società in questione avrebbe assunto precisi impegni per l'avvio di una serie di lavori della «carenatura» consistenti nel «posizionamento di una sorta di cappotto finalizzato a contenere il problema dei rumori e dei cattivi odori», manifestando anche piena disponibilità nella verifica delle proprie autorizzazioni anche con sopralluoghi presso la sede operativa, sollecitando altresì i conducenti dei camion, nelle fasi di scarico materiale, a tenere una condotta volta a minimizzare la rumorosità notturna;

   permangono, come segnalano i cittadini, le criticità sia olfattive sia acustiche che durano ormai da anni (infatti, le prime segnalazioni risalgono al maggio 2015) aggravate, negli ultimi mesi, anche dalla circostanza che la Bitumi 2000 s.r.l. avrebbe variato la produzione di conglomerato di bitume da 60.000 a 200.000 tonnellate annue (questo dal novembre 2016, pre-autorizzata dalla città metropolitana di Milano) sulla quale il comune avrebbe dovuto monitorare;

   il transito di automezzi pesanti, che percorre la viabilità prossima alla succitata zona, contribuisce a un significativo incremento dell'inquinamento ambientale dovuto al traffico che essi generano e, inoltre, il nuovo piano di governo del territorio del comune confinante di Senago prevede l'insediamento di un'azienda per lo stoccaggio e smaltimento di rifiuti speciali pericolosi a poche decine di metri da una zona già fortemente colpita dall'inquinamento –:

   se il Ministro interrogato, intenda adottare tutte le opportune iniziative di competenza, anche promuovendo un intervento del comando carabinieri per la tutela dell'ambiente, per verificare le problematiche emerse e il livello di inquinamento, nell'ottica di garantire la salute e la qualità della vita dei cittadini residenti nelle zone interessate.
(4-01377)


   MELICCHIO, D'IPPOLITO, ORRICO e NESCI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   negli anni novanta il depuratore comunale di contrada Muccone nel comune di Bisignano venne dato in gestione alla ditta WTS. Nel 1992 fu permesso di installare, su un territorio comunale, un ulteriore impianto per la depurazione di liquami ad alta concentrazione. Nel 2000 viene affidata la gestione alla ditta Consuleco, che aveva assorbito la WTS, per nove anni. La Consuleco viene autorizzata a esercitare autonoma attività di smaltimento di rifiuti liquidi e attività collaterali e si consente l'utilizzo della capacità residua di trattamento dell'impianto di depurazione pubblico per depurare reflui pretrattati nell'impianto per rifiuti speciali, ormai diventato privato, della Consuleco;

   nel 2005 la Consuleco presentò una proposta di ampliamento. Nella nota si metteva in evidenza come parte del refluo non depurato, attesa la presenza di uno scolmatore di piena, fluiva direttamente nelle acque del fiume Muccone;

   nel luglio 2007 la polizia provinciale di Cosenza scopriva una sospetta e consistente moria di pesci nei fiumi di Bisignano. Nel 2008 un rapporto della questura di Cosenza parlava di grave inquinamento proveniente dai depuratori, paventando il disastro ambientale per inquinamento dei fiumi Crati e Moccone. Nel settembre 2008, a seguito di queste informative, un'ordinanza del comune ordinò il sequestro preventivo del depuratore. Subito dopo il sindaco revocò l'ordinanza. Nel febbraio 2009, a seguito delle vibrate proteste dei residenti, che paventavano una situazione di pericolo per la salute pubblica, il comune di Bisignano deliberava che, a decorrere dal 1° gennaio 2010, il territorio comunale di contrada Muccone, sul quale è costruito l'impianto privato di depurazione, sarebbe ritornato improrogabilmente in pieno possesso del comune. A settembre 2009 tre avvisi di garanzia venivano notificati al sindaco e all'amministratore unico della Consuleco, nell'ambito di un'indagine riguardante reati di natura ambientale connessi alla gestione dell'impianto. In particolare sarebbe stata contestata la mancata autorizzazione dell'impianto allo scarico dei reflui nel fiume Muccone. Su disposizione della magistratura di Cosenza fu disposto il sequestro preventivo dell'impianto di depurazione privato e si apposero i sigilli allo stesso, lasciando in funzione solo quello pubblico;

   scaduta la concessione e indetta una nuova gara per la gestione degli impianti, nel 2009, la Consuleco non smantellava gli impianti privati, nonostante le varie diffide e ordinanze. Nel luglio 2011 il comune di Bisignano mise in mora la società sulla necessità di dotarsi di un collettore di scarico autonomo per il depuratore privato;

   a marzo 2016, dopo numerose vicissitudini giudiziarie, il comune di Bisignano riprendeva possesso degli impianti di depurazione comunale con la finalità di trasferirli alla ditta Smeco Lazio, aggiudicataria della gara d'appalto del 2009/2010. La ditta però rifiutava la consegna gestionale dell'impianto e così, in somma urgenza, la gestione veniva affidata alla ditta EMID;

   ad aprile 2016 un filone dell'inchiesta «Tempa rossa» evidenziava come i rifiuti pericolosi, ai quali erano stati cambiati i codici CER, partivano dal Centro Oli di Viggiano per Bisignano, per essere smaltiti in maniera illegittima nel depuratore della Consuleco;

   i controlli effettuati dall'Arpacal sulle acque reflue del depuratore Muccone del 26 agosto 2016 e quelle successive del 16 ottobre 2017 certificavano il superamento dei valori rispetto ai limiti previsti, in particolare quelli relativi all'azoto ammoniacale, ai tensioattivi e escherichia coli. L'autorizzazione allo scarico, solo provvisoria, era scaduta da 2 anni;

   il 5 febbraio 2018, a seguito della revoca dell'affidamento in somma urgenza alla Emid e nelle more del periodo necessario a indire una gara ad evidenza pubblica, nonostante il contenzioso giuridico ancora esistente tra la Consuleco e il comune di Bisignano, veniva presa a noleggio una parte dell'impianto di depurazione della stessa Consuleco, che possiede il depuratore privato i cui reflui pretrattati finiscono poi nel depuratore pubblico –:

   quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato circa situazioni come quella di cui in premessa e se, in particolare, non intenda adottare iniziative normative per evitare nella gestione degli impianti di depurazione rischiose sovrapposizioni e conflitti di interesse, considerato che nel caso in questione la Consuleco, ricevendo i reflui pretrattati del suo impianto privato, si trova nelle condizioni di essere controllore e controllato;

   se non ritenga opportuno, per quanto di competenza, intensificare i controlli, anche per il tramite del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente, sull'attività in corso, con particolare riferimento ai casi già accertati di inquinamento dei fiumi Muccone e Crati.
(4-01383)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali, per sapere – premesso che:

   il corridoio Vasariano a Firenze fu realizzato in cinque mesi per volere del granduca Cosimo I de’ Medici nel 1565 dall'architetto Giorgio Vasari che già aveva realizzato l'attuale Galleria degli Uffizi;

   il Corridoio Vasariano è un percorso di circa 1 chilometro che collega la Galleria degli Uffizi con Palazzo Pitti. Ad oggi il Corridoio ha perso la sua funzione originaria di passaggio interno tra i due edifici ed è un piccolo museo a parte rispetto alla celebre Galleria;

   una delle cose che colpiscono di più del Corridoio Vasariano, oltre alla piacevolezza delle opere che vi sono esposte, è la sua posizione sopraelevata e assolutamente privilegiata, che consente di attraversare alcuni dei punti più belli del centro storico di Firenze;

   originariamente, infatti, uno dei fini del Corridoio era quello, per la famiglia de Medici, di potersi spostare liberamente dalla loro residenza a Palazzo Vecchio in assoluta discrezione e sicurezza, potendo guardare all'esterno senza esser notati;

   preme sottolineare come il Corriere Fiorentino, in data 5 ottobre 2018, abbia definito il Corridoio Vasariano come il «Corridoio degli sfregi». Il quotidiano riporta: «Il loggiato del Corridoio Vasariano, quello che dà su lungarno Archibusieri, è forse l'esempio più impressionante di una sconfitta del vivere civile. Le colonne, oramai, sono completamente ricoperte da migliaia di frasi in diverse lingue (inglese, russo, cinese, tedesco, francese, spagnolo ma soprattutto in italiano), da parolacce, da nomi e cuori, da date (che vanno dal 2016 al 2018) e da disegni talvolta incomprensibili»;

   in merito alle scritte sui muri, riporta sempre il Corriere: «Frasi che in questi anni nessuno ha cancellato perché il loggiato è sotto tutela da parte della soprintendenza e né il Comune né gli Angeli del Bello possono intervenirci, ma solo gli Uffizi che ne sono proprietari»;

   Antonio Godoli, curatore del patrimonio architettonico degli Uffizi e del Vasariano, intervistato sulla questione dal Corriere, rassicura, affermando che: «L'amministrazione degli Uffizi avverte questo problema, per questo finanzierà i progetti per la ripulitura del loggiato che partiranno subito dopo l'intervento al Corridoio, i cui lavori inizieranno a breve»;

   esistono realtà associative a Firenze, come per esempio Angeli del Bello che raccoglie oltre 3000 volontari, che hanno proprio come mission la cura della città, la valorizzazione della bellezza e il recupero del decoro, ma che non possono intervenire nel caso specifico senza particolare autorizzazione da parte della Soprintendenza e della Galleria degli Uffizi;

   nella speranza che tali atti vandalici possano essere evitati per il futuro anche semplicemente con la sistemazione di telecamere di sorveglianza, tra l'altro già presenti ma a giudizio degli interpellanti mal posizionate, ci si chiede se il Ministero sia al corrente della grave situazione suesposta, in una delle città d'arte più conosciute al mondo, e come e in che tempistica intenda ovviare a tale incresciosa situazione –:

   se vi sia la volontà di trovare una soluzione, anche dando la possibilità ad associazioni come gli «Angeli del Bello» di intervenire.
(2-00142) «Schullian, Toccafondi».

Interrogazione a risposta scritta:


   LATTANZIO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   il 27 agosto 2018 sono iniziati i lavori per l'edificazione di 10 villini nell'area del villaggio neolitico del quartiere di Palese, a Bari;

   l'area in questione è stata interessata da indagini archeologiche a partire dal 2012, al fine di definire l'estensione e la consistenza del deposito archeologico in vista proprio del progetto di nuove edificazioni a uso residenziale;

   la direzione generale archeologia del Ministero per i beni e le attività culturali riportava che il sito è «uno dei più significativi della costa adriatica pugliese in quanto a estensione (4 ettari) durata (VI-IV millennio a.C.)». Sebbene tale scoperta fosse ritenuta dunque di particolare rilievo archeologico, nel gennaio 2015 la Soprintendenza ha rilasciato comunque il nulla osta all'edificazione dell'area;

   in una nota inviata dal Soprintendente di Bari, Luigi La Rocca, alla direzione generale archeologia il 29 agosto 2018, veniva evidenziato che l'indagine archeologica del 2012 (portata avanti fino al 2014) aveva stabilito che il giacimento fosse già stato compromesso nel suo stato di conservazione, oltre che per la costruzione di edifici moderni nell'area limitrofa, anche da una intensa frequentazione in antico del luogo, a seguito di ravvicinate operazioni di bonifica e rifacimento. Per tali motivi si rendeva complessa un'opera di conservazione attraverso restauri duraturi in un'area considerata già fortemente urbanizzata e priva di rilevanza paesaggistica. In tal modo si è determinato l'esaurimento dell'esigenza di tutela dell'area da un punto di vista archeologico;

   d'altro canto, tale decisione non è stata condivisa da più fronti: si sono infatti susseguiti numerosi tentativi di sensibilizzazione per la salvaguardia dell'area del villaggio Neolitico, sia da parte di comitati civici che da parte di attori istituzionali locali, sia a livello regionale che comunale;

   negli ultimi mesi, le indagini archeologiche nell'area dell'aeroporto di Palese hanno portato alla luce i resti di una ulteriore zona soggetta ad antropizzazione risalente a circa 6000 anni fa: tale scoperta lascia intendere l'elevata possibilità che nel territorio di Palese siano ancora molte le aree archeologiche non ancora scoperte e che sia, quindi, necessaria una maggiore attenzione ed un livello più approfondito di indagini archeologiche in tutta la zona interessata –:

   il 29 agosto 2018 il «Comitato promotore per l'Arcipelago Neolitico» – comitato civico composto da esperti in materia archeologica, di civiltà classica, geologia ed urbanistica – ha rilasciato un comunicato stampa per richiedere il fermo dei lavori per la costruzione delle nuove abitazioni, proprio per la possibilità che il villaggio prosegua ben oltre la ristretta area indagata, evidenziando anche l'esempio di Matera, dove proprio la sua cultura neolitica ha permesso il suo posizionamento come Capitale della cultura 2019;

   il 3 settembre 2018 una delegazione del Movimento 5 Stelle – sostenuta dai deputati Paolo Lattanzio e Michele Nitti, coinvolgendo i consiglieri regionali Antonella Laricchia e Gianluca Bozzetti, ed il consigliere comunale Sabino Mangano – ha incontrato formalmente il Soprintendente di Bari al fine di approfondire le dinamiche relative al sito di Palese e i possibili sviluppi. In tale occasione è stata inoltrata la richiesta di ricezione dell'inventario completo dei reperti ritrovati nell'area di Palese, a cui la Soprintendenza ha risposto il 24 settembre 2018, fornendo quanto richiesto –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti summenzionati e se intenda tener conto delle perplessità degli attori che sostengono il valore culturale del sito di Palese;

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle motivazioni che, secondo la Soprintendenza, ostacolano la musealizzazione del sito di Palese.
(4-01378)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


   BILLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'A.i.r.e. ovvero l'Anagrafe degli italiani residenti all'estero, è stata istituita con la legge 27 ottobre 1988, n. 470, e contiene un mero elenco dei cittadini italiani che risiedono all'estero per un periodo superiore ai dodici mesi;

   molti cittadini italiani residenti all'estero possiedono almeno un'abitazione in Italia;

   fino al 2013 era possibile, per il comune, «considerare direttamente adibita ad abitazione principale l'unità immobiliare posseduta dai cittadini italiani non residenti nel territorio dello Stato a titolo di proprietà o di usufrutto in Italia, a condizione che l'immobile non risulti locato»;

   tuttavia, nel 2014 è stata eliminata la possibilità di assimilazione ad abitazione principale, in seguito all'entrata in vigore della legge del 23 maggio 2014, n. 80. L'introduzione di questa nuova norma ha fatto sì che dal 2014 l'immobile venisse considerato come seconda casa;

   inoltre, la suddetta legge del 2014 prevede, al comma 1, che «a partire dall'anno 2015 è considerata direttamente adibita ad abitazione principale una ed una sola unità immobiliare posseduta dai cittadini italiani non residenti nel territorio dello Stato ed iscritti all'Anagrafe degli Italiani Residenti all'Estero (A.I.R.E.), già pensionati nei rispettivi Paesi di residenza, a titolo di proprietà o di usufrutto in Italia, a condizione che non risulti locata o data in comodato d'uso». Su tale unità immobiliare «le imposte comunali TARI (tassa sui rifiuti) e TASI (tassa sui servizi indivisibili) sono applicate, per ciascun anno, in misura ridotta di due terzi»;

   dal 1° gennaio 2015, per gli iscritti all'A.i.r.e., l'immobile in Italia si può considerare come abitazione principale (e di conseguenza esente IMU) solo se si è pensionati nello Stato estero di residenza, con pensione rilasciata dallo stesso Stato estero;

   se si è pensionati in Italia ma si risiede all'estero, tuttavia, non è possibile considerare l'immobile come abitazione principale e, di conseguenza, l'immobile non risulta esente da Imu;

   per tutti gli altri soggetti iscritti all'A.i.r.e., qualunque immobile posseduto in Italia (abitativo o non abitativo) è di fatto un normale immobile soggetto ad aliquota ordinaria deliberata dal comune in cui l'immobile è ubicato;

   dal 2016, in applicazione della legge di stabilità, sono stati previsti sgravi e agevolazioni per le imposte (Imu, Tasi, Tari) sulla prima abitazione posseduta da cittadini Italiani residenti in Italia –:

   quante siano le prime abitazioni di proprietà di cittadini italiani e pensionati residenti all'estero ed iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero e in che misura tali proprietari risultino distribuiti nei diversi continenti.
(4-01373)


   ALESSANDRO PAGANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   già con un'interrogazione della scorsa legislatura (n. 4-16034 del 14 maggio 2012) sono state chieste al Ministro dell'economia e delle finanze pro tempore le motivazioni per cui non si era ancora provveduto all'emanazione del decreto ministeriale per la revisione delle tariffe degli estimi catastali degli immobili siti nel comune di Francofonte (Siracusa) considerato l'intervenuto annullamento parziale, da parte del consiglio di giustizia amministrativa per la regione Sicilia, del decreto del Ministero dell'economia e delle finanze 6 giugno 2002, n. 159, recante la determinazione delle tariffe d'estimo e la delimitazione delle zone censuarie, emanato in attuazione dell'articolo 9, comma 11, della legge 28 dicembre 2001, n. 448;

   con risposta del 19 luglio 2012, (allegato B seduta n. 669) l'allora segretario Vieri Ceriani affermava che:

    a) con la decisione n. 87/2009, depositata in data 2 marzo 2009, il giudice amministrativo ha annullato il suddetto decreto ministeriale nella parte relativa alle tariffe del comune di Francofonte, di fatto ripristinando, ex tunc, per lo stesso comune, la vigenza delle tariffe determinate con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze 27 settembre 1991, emanato in attuazione della revisione generale degli estimi del catasto edilizio urbano disposta con decreto ministeriale 20 gennaio 1990;

    b) di conseguenza, l'Agenzia del territorio ha comunicato al comune di Francofonte che avrebbe dato esecuzione a quanto statuito con la pronunzia stessa e pertanto provveduto a ripristinare le previgenti tariffe, ripristino effettuato e reso noto con comunicato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 254 del 29 ottobre 2010;

    c) l'Agenzia ha evidenziato altresì che la richiesta di revisione degli estimi avrebbe dovuto disporsi, ai sensi dell'articolo 37, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986 al fine di recepire, previo il previsto parere della commissione censuaria centrale (costituita, ma non ancora operante), i dati tecnico-estimativi già elaborati dal gruppo di lavoro congiunto attivato fra il comune di Francofonte e l'ufficio provinciale di Siracusa dell'Agenzia;

    d) all'uopo già il dipartimento finanze aveva individuato nel decreto del Ministero dell'economia e delle finanze, da emanarsi ai sensi degli articoli 28, 37 e 38 del citato decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986, lo strumento giuridico più corretto per la modifica e la conseguente perequazione delle tariffe d'estimo del comune di Francofonte;

    e) lo stesso dipartimento aveva inoltre rappresentato che «assumono rilevanza le Commissioni censuarie di cui agli articoli 16 e seguenti del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 650», il cui parere obbligatorio, è propedeutico all'emanazione del decreto. In proposito, l'Agenzia del territorio ha rappresentato che il procedimento di nomina dei componenti della commissione censuaria centrale, all'attualità, non è ancora completato;

   per l'interrogante trattasi di un ritardo intollerabile e inammissibile, che crea danni agli stessi cittadini, considerata la situazione paradossale in cui ora si ritrovano; il comune è stato vincitore del ricorso nel 2009 perché le tariffe degli estimi catastali erano esagerate, eppure, a seguito della sentenza, le tariffe sono superiori anche a quelle dei cittadini di Siracusa, Palermo, Catania o, addirittura, di Roma o di Milano;

   l'adozione del decreto è, dunque, oramai improcrastinabile al fine di concludere la procedura per la modifica e la conseguente perequazione delle tariffe d'estimo del comune di Francofonte –:

   se, al fine dell'emanazione del decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, individuato come lo strumento giuridico corretto per la modifica e la conseguente perequazione delle tariffe di estimo del comune di Francofonte, la commissione censuaria centrale sia stata completata con la presenza di tutti i componenti;

   in caso di risposta negativa, quali siano i motivi dell'eventuale mancata nomina dei componenti effettivi e supplenti nella commissione censuaria e quali iniziative di competenza intenda intraprendere in tempi rapidi ai fini della costituzione della commissione predetta e, di conseguenza, dell'emanazione del summenzionato decreto.
(4-01387)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MICELI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   presso la sezione g.i.p.-g.u.p. del tribunale di Palermo, a fronte di una dotazione in pianta organica di numero 28 magistrati, quelli attualmente in servizio risultano essere solo 17 e, a causa di trasferimenti non coperti da nuovi arrivi, tale numero risulta evidentemente destinato a diminuire ulteriormente;

   nei giorni scorsi, il presidente della citata sezione, dottor Cesare Vincenti, ha diramato una circolare in autotutela con la quale ha invitato i colleghi della sezione a ritenere «prioritaria la trattazione dei procedimenti con imputati sottoposti a misure cautelari o per reati di competenza della Direzione antimafia o commessi contro la Pubblica amministrazione» e quelli inerenti reati «che hanno prodotto grave danno alle persone offese, le proroghe delle, indagini e le autorizzazioni ad effettuare intercettazioni»;

   la dotazione organica della suddetta sezione ha, nei fatti, determinato una «discrezionalità» nella trattazione degli affari penali, causando uno slittamento - a (un momento successivo a quello della trattazione delle urgenze - dei procedimenti riguardanti sequestri, archiviazioni, decreti penali, liquidazioni o richieste di misure cautelari per reati ritenuti di minore allarme sociale;

   a parere dell'Associazione nazionale (Anm) magistrati di Palermo, la situazione di grave scopertura che investe la citata sezione è divenuta ingestibile, rende «necessario un intervento urgente da parte del Consiglio Superiore della Magistratura per ripristinare la piena funzionalità dell'ufficio» e obbliga a sopperire alle menzionate mancanze non solo con giudici provenienti dalle sezioni civili, ma anche con applicazioni extra-distretto;

   l'Anm di Palermo ha ritenuto, altresì, doveroso precisare che maggiore è la carenza di organico in un tribunale, minore è l'interesse di un magistrato a farsi assegnare in tale ufficio giudiziario in quanto «quando si crea una grave scopertura questa determina una sorta di timore nei magistrati: anche se il posto è importante nessuno ha voglia di andarci considerando che i carichi di lavoro non saranno gestibili. Anzi, si crea un effetto opposto: chi è nelle condizioni di andar via, appena può fa domanda»;

   secondo i dati della direzione generale di statistica e analisi organizzativa (DG-Stat) presso il Ministero della giustizia, gli affari penali pendenti alla fine del secondo trimestre del 2017 (con dati aggiornati a maggio del 2018) davanti alla sezione sono oltre 11.800 e al primo trimestre del 2018, il clearance rate (che misura la capacità di smaltire i procedimenti sopravvenuti attraverso il rapporto tra procedimenti definiti e procedimenti sopravvenuti) si attesta ad un valore (0,88) inferiore alla soglia del 100 per cento determinando nei fatti un aumento delle pendenze e, quindi, un rating negativo che incide sulle performance degli stessi magistrati –:

   se e quali iniziative, anche di natura normativa, il Governo intenda promuovere nell'ambito delle proprie competenze, al fine di ristabilire condizioni di normalità all'interno della sezione g.i.p.-g.u.p. e garantirne una maggiore dotazione organica, all'uopo precisandone i termini di attuazione.
(5-00725)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:


   FRAGOMELI e CARNEVALI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   il ponte ferroviario e stradale San Michele è posto a superamento di una gola del fiume Adda e unisce i Comuni di Paderno d'Adda (Provincia di Lecco) e Calusco d'Adda (Provincia di Bergamo) per mezzo di una strada provinciale, posta nella parte superiore dello stesso, che vede il transito giornaliero di circa 20 mila veicoli. L'impalcato mediano della struttura è, invece, sede della linea ferroviaria Milano - Bergamo (via Carnate), tratta di notevole importanza – in termini di utilizzazione pendolaristica, sia studentesca che lavorativa – che corre a sud della provincia di Lecco;

   il ponte, bene monumentale che rappresenta un pregiato esempio di archeologia industriale, è vincolato con specifico decreto della Soprintendenza 14 luglio 1980 e, nel 2017, è stato candidato a essere inserito nella lista Unesco del patrimonio dell'umanità;

   nel 1992 è stato eseguito un intervento di manutenzione straordinaria allo scopo di alleggerirne la struttura, con istituzione del divieto di transito agli automezzi di portata superiore alle 3,5 tonnellate. Successivamente a tale intervento, non sono più state eseguite opere di manutenzione o conservazione della struttura;

   dall'anno 2012, l'amministrazione comunale di Paderno d'Adda ha più volte inoltrato a Rfi - Rete ferroviaria italiana, alle province di Lecco e di Bergamo, alla soprintendenza e a regione Lombardia molteplici richieste allo scopo di sollecitare interventi di manutenzione e di conservazione della struttura del ponte, ormai pesantemente compromessa, che non hanno avuto esito positivo;

   dal 2015, alcuni deputati del Partito Democratico e i rappresentanti degli enti locali interessati, si sono impegnati nel ricercare un accordo, con il Ministro competente e con Rfi, per il finanziamento di una serie di interventi manutentivi, ormai non più rinviabili, sulla struttura del ponte San Michele. Tale accordo è stato finalmente raggiunto nel 2016 e ha portato alla progettazione di una serie di opere finalizzate ad un restauro conservativo dell'intera struttura che prevede, tra l'altro, la sostituzione delle parti metalliche, sia strutturali, sia complementari ormai compromesse; l'investimento complessivo richiesto è di circa 20 milioni di euro finanziati da Rfi a cui si aggiungono 1,6 milioni di euro della regione Lombardia;

   a seguito del completamento delle analisi sullo stato del ponte, volto al monitoraggio delle vibrazioni e dei sondaggi e rilievi sui terreni di imposta, il 15 settembre 2018 è stata decretata la chiusura del ponte al traffico automobilistico e ferroviario;

   nonostante tale chiusura fosse stata prevista con ampio anticipo, essa sta comunque causando enormi disagi a migliaia di persone che utilizzavano il ponte quotidianamente –:

   se il Governo non ritenga necessario intervenire per accelerare lo svolgimento della prevista conferenza di servizi, in modo tale da giungere quanto prima alla validazione definitiva del progetto di restauro, alla successiva attività negoziale per l'affidamento dei lavori e quindi all'avvio dei lavori di consolidamento della struttura del ponte, allo scopo di avere il minor disallineamento tra tempi di chiusura al traffico e durata dei lavori;

   come il Governo intenda monitorare lo stato di avanzamento dei lavori di ripristino del manto stradale in maniera tale da velocizzarne la tempistica e consentire, almeno per la primavera 2019, la riapertura del ponte al traffico leggero;

   se il Governo non ritenga opportuno operare, in sinergia con i soggetti gestori Trenord e regione Lombardia, per mantenere inalterata la frequenza e gli orari dei treni, definendo al contempo le tratte dei pullman sostitutivi verso la provincia di Bergamo, suddividendoli tra quelli per studenti e quelli verso la stazione di Calusco d'Adda;

   se non si ritenga opportuno fornire informazioni aggiornate sullo stato di avanzamento dei lavori ai comuni coinvolti, affinché gli stessi possano comunicare la situazione delle opere ai cittadini interessati.
(3-00240)

Interrogazioni a risposta scritta:


   VILLANI, ANGIOLA, CADEDDU, CILLIS, COSTANZO, LATTANZIO, LOMBARDO, MELICCHIO, MENGA, NAPPI, PARENTELA e TESTAMENTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il tratto autostradale A3 Napoli-Pompei-Salerno risultava in concessione fino al 31 dicembre 2012 alla Società autostrade meridionali «Sam», facente parte del gruppo di Autostrade per l'Italia;

   la concessione in questione prevedeva la gestione e la manutenzione del tratto autostradale A3 Napoli-Pompei-Salerno;

   in seguito alla scadenza della concessione il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha indetto la procedura di gara con bando del 10 agosto 2012 avente ad oggetto l'affidamento in concessione delle attività di gestione e manutenzione dell'autostrada A3 Napoli-Pompei-Salerno;

   il bando prevedeva a carico del concessionario un importo complessivo di investimenti pari a 799,2 milioni di euro, di cui 410 come valore di indennizzo da riconoscere al concessionario uscente, 101 milioni per la prosecuzione degli investimenti in corso alla data di scadenza della vecchia concessione e 288 milioni per nuovi interventi di manutenzione straordinaria;

   al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sono giunte solo due offerte relative al bando in questione, nello specifico un'offerta è giunta da Sam, già gestore del tratto in precedenza, e un'offerta è pervenuta da parte del Consorzio italo-spagnolo Stabile Sis, controllato per il 51 per cento dal gruppo Fininc di Torino;

   il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha nominato una commissione di gara al fine di valutare le offerte pervenute;

   la commissione di gara ha deciso di escludere entrambe le società partecipanti;

   sia Sam S.p.a. che il Consorzio Stabile Sis, hanno fatto ricorso presso il Tar Campania contro tale decisione, il quale, attraverso le sentenze n. 04627 e n. 04620 del 2018, ha rigettato i ricorsi;

   con nota protocollo n. 2423 del 20 dicembre 2012, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti chiedeva a Sam di provvedere alla gestione della tratta secondo i termini e le modalità stabilite dalla convenzione stessa, nonché di porre in essere tutte le azioni necessarie al mantenimento del livello di servizio, con particolare riferimento alla messa in sicurezza della struttura stradale;

   ad oggi, dopo sei anni la tratta autostradale è ancora priva di una convenzione in attesa che il Ministero provveda a indire un nuovo bando, non avendo una convenzione in essere; quindi, nel corso di questi anni sono venuti meno tutti gli investimenti previsti dal bando di gara per un ammontare di quasi 800 milioni di euro relativi alla manutenzione straordinaria e al completamento degli interventi già previsti nella convenzione precedente, tra i quali gli investimenti relativi agli adeguamenti sismici delle opere d'arte, circa 200 milioni di euro, e la riqualificazione delle barriere di sicurezza di primo impatto, circa 20 milioni –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della problematica esposta e quali iniziative intenda assumere al fine di indire un nuovo bando relativo al tratto autostradale A3 Napoli-Pompei-Salerno, in modo da provvedere agli interventi urgenti che riguardano la tratta citata.
(4-01372)


   BENIGNI e SORTE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il ponte San Michele noto anche come ponte di Calusco o di Paderno è un ponte di ferro a traffico misto ferroviario-stradale, che collega Paderno e Calusco d'Adda. Si tratta di uno snodo fondamentale per l'attraversamento del fiume Adda, verso Bergamo, da un lato, e verso Monza e Milano, dall'altro;

   Rete ferroviaria italiana (Rfi società partecipata al 100 per cento da Ferrovie dello Stato), con una decisione d'urgenza, lo ha chiuso venerdì 14 settembre 2018, denunciando «aumenti enormi delle dilatazioni e delle vibrazioni del ponte» e preannunciando a prefettura e comuni interessati un fermo di ben due anni per rifare la soletta stradale e la gabbia metallica nella quale corrono i treni. Rfi ha tuttavia prospettato la possibilità di anticipare la riapertura della strada;

   i comuni su entrambe le sponde, in particolare Calusco d'Adda stanno vivendo una situazione drammatica, in quanto moltissimi cittadini hanno attività legate al ponte (lavoro, scuola, commercio), che era attraversato da 30.000 veicoli e da 24.000 pendolari ogni giorno. Chi sceglierà il treno dovrà usare dei bus navetta, attivati da Rfi per collegare le due estremità del ponte, impiegando 45 minuti in più;

   inevitabile un esponenziale aumento del traffico sui pochi ponti rimasti (Trezzo, Capriate) per scavalcare l'Adda e andare dalla Bergamasca a Milano o a Lecco. Peraltro, i sindaci si stanno attrezzando e sono possibili richieste alle prefetture per vietare il traffico per i mezzi pesanti;

   la decisione di chiudere la struttura da parte di Rfi ha colto di sorpresa le amministrazioni coinvolte: in una riunione del 28 luglio 2017, Rfi aveva loro preannunziato lavori di ristrutturazione per ottobre 2018, senza però fare alcun riferimento alla chiusura. Gli amministratori e la popolazione si domandano se la decisione di Rfi non sia dovuta ad un eccesso di prudenza, dopo i fatti di Ponte Morandi a Genova, anche in considerazione del fatto che il peso dei convogli ferroviari (ai quali sono imputabili le vibrazioni del ponte) è ben diverso da quello del traffico veicolare leggero –:

   se non ritenga di assumere iniziative di competenza nei confronti di Rfi affinché sia valutata la possibilità, nell'ambito dei più ampi margini di sicurezza possibile, di consentire il traffico veicolare leggero sul ponte di Paderno o, in caso contrario, di procedere con la massima sollecitudine all'avvio delle opere di consolidamento del ponte, con particolare riferimento alla rimessa in esercizio del piano stradale.
(4-01384)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   dopo l'arresto del sindaco di Riace (RC), Domenico Lucano, avvenuto il 2 ottobre 2018, il Ministro dell'interno, Matteo Salvini, il 6 ottobre alle 12,01 ha pubblicato sui suoi canali social un video in cui veniva intervistata una persona con la didascalia «se avete 2 minuti sentite cosa diceva questo cittadino di Riace parlando del sindaco»;

   dopo qualche ora i media hanno rilanciato la notizia che l'intervistato si chiama Pietro Domenico Zucco, ed è stato sotto processo per reati collegati alla ’ndrangheta, nonché è stato in affari con Vincenzo Simonetti, condannato e arrestato per ’ndrangheta e legato al clan Ruga. La relazione tra i due è testimoniata dal provvedimento del 10 giugno 2011 del giudice per le indagini preliminari di Reggio Calabria, nel quale è riportata l'esistenza di una scrittura privata da Zucco e Simonetti per una consulenza tecnica presso la Euroservizi Magica Coop ARL;

   lo stesso Ministro dell'interno ha ammesso l'errore, dicendo che la pubblicazione del video: «È stata una leggerezza, cercheremo di stare più attenti»;

   ad oggi su Facebook il video ha avuto oltre 20 mila condivisioni e solo sulla pagina del Ministro Salvini è stato visualizzato da oltre 800 mila persone, mentre 1800 account l'hanno rilanciato su Twitter;

   il Ministro dell'interno, Matteo Salvini, ha al proprio servizio una struttura di controllo e monitoraggio dei dati sulla rete e sui social denominata «La Bestia». Dal 2014 alla guida di questo sistema c'è Luca Morisi, spin doctor digital della Lega e responsabile della comunicazione e social media strategist del Ministro Matteo Salvini –:

   considerato che nella sua funzione di Ministro dell'interno e vice Presidente del Consiglio rappresenta le istituzioni tutte, nonché le forze dell'ordine, come mai il video sia ancora disponibile ed in bella vista sui canali social del Ministro interrogato e quali siano le motivazioni che non hanno consentito la immediata cancellazione dello stesso.
(5-00732)

Interrogazioni a risposta scritta:


   NOBILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   Federica Angeli è una giornalista italiana, coraggiosamente impegnata nelle inchieste sulla mafia romana;

   nel 2013 ha portato avanti un'inchiesta sul legame tra i vari gruppi della criminalità organizzata di Ostia e la pubblica amministrazione, a cui è seguita un'inchiesta giudiziaria sul racket che si è conclusa con una maxi operazione di polizia chiamata Nuova alba, in seguito alla quale sono state arrestate 51 persone appartenenti ai clan Fasciani, Triassi e Cuntrera-Caruan;

   Federica Angeli vive sotto scorta permanente dal 17 luglio 2013, a seguito di gravi e reiterate minacce di morte;

   il 21 dicembre 2015 le è stato conferito dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella il titolo ufficiale dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana per il suo impegno nella lotta alle mafie;

   il suo impegno e le sue battaglie negli anni sono continuate. Infatti, il 25 gennaio del 2018 l'operazione Eclisse porta all'arresto di 32 persone appartenenti al clan Spada a Ostia, arrestate con l'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso;

   il 19 febbraio 2018 testimonia nel processo contro Armando Spada, imputato per minacce di morte e violenza privata nei suoi confronti. Le disse: «Se scrivi ti sparo in testa.»;

   il 7 aprile 2018, una busta indirizzata a lei, contenente un proiettile, viene recapitata alla sede romana del Fatto quotidiano;

   l'11 ottobre 2018, ha vinto un'altra battaglia: è stato condannato a 4 mesi di reclusione Paolo Riccardo Papagni, fratello del presidente di Assobalneari, accusato di tentata violenza privata ai danni di Federica Angeli, per le affermazioni fatte nel 2013 nel tentativo di bloccare un'intervista. «Federica, sei giovane, hai una famiglia. Non è con questa intervista che farai carriera», «Giornalaia, pensa alla famiglia», queste sono state le parole utilizzate dall'uomo per cercare di «dissuadere» la cronista a pubblicare l'articolo. Il risarcimento di 10 mila euro sarà devoluto all'associazione antimafia «NOI»;

   invero, nel corso del tempo le minacce a Federica Angeli sono continuate;

   il 9 ottobre 2018, durante lo sgombero di una casa popolare in via Antonio Forni, a Ostia, occupata illegalmente da un esponente della famiglia Spada, la madre di Silvano Spada ha attaccato la giornalista di Repubblica affermando: «Oggi non c'è, c'ha paura. Oggi le aumentano lo stipendio»;

   e ancora durante lo sgombero dell'appartamento di Vincenzo Spada, uno dei nipoti del boss Carmine è stata inseguita e insultata davanti alle divise da Desiré e Alessandra Salera, moglie e cognata di Ottavio Spada, in carcere al «41-bis» per mafia: «È una schifosa carogna», «È sotto scorta questa pappona», «Avete i soldi per lei, per questa bastarda»;

   gli Spada ora sono nel mirino dello Stato e dell'opinione pubblica. E per loro la vera responsabile è Federica Angeli;

   per queste ragioni, sarebbe grave sottovalutare questo clima di odio e violenza che sta circondando Federica Angeli, che con i suoi tre figli ha deciso di continuare a vivere a Ostia, nonostante i tanti che le hanno consigliato di andare via. Ma per lei andare via significava far vincere la criminalità organizzata –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere ogni iniziativa di competenza per garantire la sicurezza di Federica Angeli e della sua famiglia, con particolare riguardo ad un aumento di protezione dei suoi figli in un momento così delicato.
(4-01376)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa del 10 e 11 ottobre 2018 si apprende che a Pavia CasaPound ha organizzato e svolto delle vere e proprie ronde per le strade della città, denominate «passeggiate contro il degrado»;

   una trentina di militanti di CasaPound, con le loro bandiere, hanno, nei giorni scorsi, attraversato viale Matteotti, percorso i marciapiedi interni della stazione e viale Vittorio Emanuele per liberare la città da tutto ciò che loro considerano «feccia», parola da loro utilizzata e che denota un giudizio preoccupante e inaccettabile sulle persone. Considerare gli esseri umani come rifiuti è gravissimo;

   a destare sconcerto e meraviglia è stata la condotta dalla questura che, nonostante la segnalazione preoccupata del sindaco della città, ha dichiarato pubblicamente tramite il vicario del prefetto che, pur non avendo ricevuto preavvisi «La questura era informata di queste ‘passeggiate contro il degrado’, iniziativa nazionale declinata a livello locale». In più il vicario del prefetto ha aggiunto: «Il passaggio nel comitato per l'ordine e la sicurezza avviene solo se il questore segnala una situazione a rischio in cui sia necessario coinvolgere le forze dell'ordine e il Comune». E poi: «Non sono ronde, ma passeggiate. E in ogni caso non è un servizio di ordine pubblico, i partecipanti sono semplici cittadini»;

   a questo punto ci si chiede, come ha già fatto Mauro Vanetti della Rete antifascista, quali siano i criteri in vigore in materia di ordine pubblico presso la questura di Pavia, dal momento che non solo non trova nulla da dire rispetto a queste manifestazioni dal carattere minaccioso ma addirittura le consenta e le tolleri e in qualche modo le giustifichi;

   manifestazioni di questo tipo, a giudizio dell'interrogante, non hanno nulla a che vedere con la lotta al degrado ma servono soltanto a creare una falsa narrazione strumentale alla diffusione di un clima di odio e paura, individuando nei migranti, negli extracomunitari e nei richiedenti asilo il nemico pubblico da combattere distogliendo così l'attenzione dai veri problemi sia del Paese che delle città e sperando così di ottenere consenso. Le «passeggiate contro il degrado» sono secondo l'interrogante illegittime perché si collocano al di fuori dell'assetto normativo vigente. Non è ammissibile che esponenti di partito si sostituiscano alle forze dell'ordine arrogandosi il diritto di svolgere funzioni di controllo e vigilanza. Tutto ciò desta forte preoccupazione e richiede un intervento deciso delle istituzioni a tutti i livelli per impedire che tali azioni si possano ripetere, tanto più se a compierle è una forza politica che si richiama apertamente al fascismo e che fa dell'intolleranza e della discriminazione i propri princìpi, ponendosi così in palese contrasto con i valori fondativi di libertà e democrazia della Carta costituzionale;

   la loro presenza in forma organizzata e propagandistica può solo creare inutili tensioni e mettere a rischio davvero la sicurezza e l'incolumità dei cittadini che non hanno bisogno di improvvisare ronde di «pseudo vigilanti» autonominati;

   come già sottolineato da diversi prefetti, la vigilanza del territorio spetta esclusivamente alle forze dell'ordine. È il principio di base che deve essere rispettato. Le forze dell'ordine si muovono in un contesto fatto di regole che non possono essere soppiantate dallo spirito d'iniziativa di ognuno –:

   se sia a conoscenza dei motivi per cui la prefettura e la questura di Pavia, a differenza di altre prefetture, abbiano permesso lo svolgimento delle «passeggiate contro il degrado», iniziative che a giudizio dell'interrogante si pongono al di fuori di qualsiasi norma di legge e rischiano di rappresentare un pericolo per la collettività, e dei criteri che hanno condotto a valutare positivamente tali iniziative;

   quali iniziative intenda assumere nei confronti dei vertici della prefettura e della questura di Pavia.
(4-01379)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRATOIANNI e SPERANZA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo pubblicato sul quotidiano La Nuova del Sud l'8 ottobre 2018 si apprende che a Matera le famiglie degli allievi di tre istituti scolastici, a cominciare dal liceo Duni, hanno scritto una lettera-appello indirizzata al prefetto, al sindaco, al presidente della provincia, all'ufficio scolastico provinciale, alla regione Basilicata, al rettore dell'ateneo lucano e ai dirigenti dell'istituto agrario e del liceo classico di Matera per denunciare la situazione di assoluta precarietà che sono costretti a vivere gli allievi e le loro famiglie;

   dopo l'ordinanza di sgombero imposta dal comune per inagibilità della struttura che ospita il liceo Duni, non vi è ancora nessun riscontro concreto rispetto all'assegnazione, che sia essa provvisoria o definitiva, della nuova sede;

   a trenta giorni dall'apertura delle scuole è ormai acclarata la situazione di precarietà in cui convivono attualmente tre istituti costretti a condividere la medesima sede (agrario, alberghiero e classico);

   si tratta di un disagio che inevitabilmente si ripercuote sulla qualità dell'offerta formativa di tutti che risulta compromessa. Inoltre, l'approssimarsi della stagione fredda renderà ancora più disagevole l'utilizzo di alcuni spazi adibiti ad aule, ma non dotati di riscaldamento;

   il diritto allo studio dei ragazzi deve essere sempre garantito, sia nella qualità che nella fruizione dei servizi;

   a quanto pare, dopo la lettera-appello, la regione Basilicata ha dato disponibilità per l'utilizzo di una propria sede, seppur con la garanzia di usufruire di alcuni spazi per i propri dipendenti;

   nell'arco di un mese studenti, insegnanti, personale tecnico-amministrativo sono costretti a cambiare ancora una volta sede – confidando che sia l'ultima – con tutti i disagi che tali trasferimenti comportano;

   in Italia l'edilizia scolastica rappresenta una vera emergenza, con la maggioranza degli edifici non a norma e tecnicamente inagibili –:

   se e con quali strumenti e risorse il Governo intenda intervenire per evitare che episodi come quelli in premessa si verifichino nuovamente;

   se e con quali strumenti il Governo intenda mettere in atto un serio piano di intervento in materia di edilizia scolastica, in modo da dotare il Paese di edifici sicuri, agibili, accoglienti e funzionali.
(4-01375)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 107 del 2015, cosiddetta «buona scuola», ha stabilito l'emanazione di «decreti legislativi al fine di provvedere al riordino, alla semplificazione e alla codificazione delle disposizioni legislative in materia di istruzione»;

   il decreto-legge n. 59 del 2017 ha definito i termini entro i quali il nuovo concorso abilitante all'insegnamento (Fit) si svolgerà, stabilendo come prerequisito all'accesso il possesso di almeno 24 crediti formativi universitari nell'ambito delle discipline antropo-psico-pedagogiche da parte dei candidati. Ciò ha comportato che, nel corso dell'ultimo anno accademico, decine di migliaia di studenti e laureati sono stati costretti a iscriversi ai corsi per l'ottenimento dei suddetti crediti e con ogni certezza molti altri lo faranno nel corso dell'anno accademico che si sta aprendo;

   il decreto ministeriale n. 616 del 2017, ha stabilito le modalità di acquisizione dei 24 crediti formativi universitari e i settori scientifico-disciplinari ritenuti utili ai fini del loro ottenimento;

   tale disposizione, avendo valore retroattivo ha interessato anche coloro che avevano già conseguito il titolo di laurea magistrale/specialistica sotto un regime concorsuale abilitante che riteneva sufficiente il possesso del diploma universitario: il decreto li ha quindi obbligati a sostenere interamente i costi materiali (tasse d'iscrizione – 500,00 euro presso gli atenei pubblici, molti di più presso gli enti privati – trasporti, manuali, e altro) e immateriali relativi al conseguimento dei nuovi crediti formativi universitari;

   l'obbligo di inserire 24 crediti formativi universitari relativi ai settori scientifici disciplinari della psicologia, dell'antropologia, della pedagogia e delle metodologie didattiche all'interno dei piani di studio ha costretto gli studenti non ancora laureati a rinunciare all'approfondimento delle materie delle singole classi concorsuali, comprimendo e compromettendo la loro formazione specifica e preparazione nell'ambito delle proprie discipline d'insegnamento. I laureandi sono stati costretti a ritardare il conseguimento del titolo per poter frequentare i corsi dei 24 crediti formativi universitari prima della laurea;

   il decreto-legge n. 59 del 2017, stabiliva che il concorso abilitante sarebbe stato indetto nel 2018, fatto che non si è verificato e non si verificherà;

   il Ministro interrogato, sui Fit e i 24 crediti formativi universitari ha più volte dichiarato di voler riformare e semplificare il percorso abilitante, manifestando l'intenzione di eliminare i 24 crediti formativi universitari come prerequisito indispensabile per partecipare al concorso Fit, di ridurre il Fit in termini di durata, di rivedere l'entità della retribuzione mensile destinata ai vincitori del concorso Fit, di bandire un concorso abilitante entro la fine del 2019 e ogni due anni;

   i 24 crediti formativi universitari non potranno essere fatti valere in altre sedi concorsuali come invece accade per i normali titoli di studio; centinaia di migliaia di laureati sono da anni in attesa di un concorso abilitante, senza la minima idea di come e quando questo possa svolgersi (i laureati dopo giugno 2017 non hanno potuto nemmeno iscriversi in terza fascia nelle graduatorie per le supplenze);

   va tenuto conto delle palesi ingiustizie sociali sorte dal provvedimento dei 24 crediti formativi universitari e del concorso Fit nei confronti di una generazione già fortemente colpita dalle riforme attuate in materia di scuola e lavoro nel corso degli ultimi decenni, nonché delle recenti dichiarazioni del Ministro interrogato in questa materia –:

   se il Governo intenda adottare iniziative per rivedere urgentemente la normativa relativa al Fit, abolendo l'obbligatorietà dei 24 crediti formativi universitari, risarcendo economicamente gli studenti che li hanno già maturati in seguito alla presunzione della loro obbligatorietà e facendo valere il percorso in termini di punteggio nei futuri concorsi abilitanti;

   se si intenda adottare iniziative per rendere il percorso abilitante più snello e veloce, prevedendo una retribuzione mensile dignitosa ai vincitori del concorso, assimilabile a quella dei docenti già abilitati;

   se si intenda indire un nuovo concorso abilitante in tempi celeri, comunque entro la primavera del 2019.
(4-01382)


   TONELLI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   secondo una notizia diffusa da alcuni media, la domanda «Come facciamo a cacciare Salvini?» sarebbe stata inserita in un compito in classe di italiano e scritta sul quaderno di un alunno di prima media di una scuola di Castel del Rio (Bologna);

   a detta del dirigente scolastico, invece, quella domanda sarebbe stata scritta in seguito a un esercizio fatto in classe, la «bottega dei desideri: una pratica didattica fatta all'inizio di un nuovo ciclo scolastico per far conoscere i bambini tra di loro e all'insegnante». Ogni alunno esprime un desiderio e trascrive sul quaderno quelli degli altri, per parlarne poi insieme al docente e conoscersi;

   sempre secondo la versione fornita dal dirigente della scuola il presunto tema sarebbe stato un desiderio particolare («cacciare Salvini») espresso da un alunno che l'insegnante, secondo quanto riferito sempre dal dirigente avrebbe anche chiesto di non trascrivere insieme agli altri (tra questi figurano «risolvere la desertificazione» o «guarire le malattie»). Qualche bambino non l'ha ascoltata e una volta portato a casa il quaderno un genitore ha pubblicato sui social la pagina del quaderno medesimo;

   da questo si è innescata la polemica, lo stesso Ministro Salvini ha scritto su Fb: «Una insegnante di italiano avrebbe chiesto agli studenti “come facciamo a cacciare Salvini?”. Non ci voglio credere, verificherò»;

   è infatti importante verificare come sono andati effettivamente i fatti, perché se fosse appurata l'ipotesi del tema in classe, sarebbe grave, significherebbe che ormai a scuola si strumentalizza la didattica per fare politica e indottrinare le menti dei giovani;

   ad Ascoli Piceno, in occasione del 75° anniversario dell'inizio della lotta di liberazione, il presidente dell'Associazione nazionale Partigiani d'Italia Pietro Perini ha compiuto quello che appare all'interrogante un chiaro attacco alle forze politiche attualmente al Governo in relazione alla politica migratoria, parlando di un nuovo nemico chiamato populismo, ma che in realtà sarebbe fascismo, tutto questo alla presenze di circa 200 alunni delle scuole medie picene –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   se siano state effettuate le opportune verifiche per appurare come si siano svolti esattamente i fatti e se sia ipotizzabile una qualche responsabilità dell'insegnante;

   per quali ragioni i dirigenti e i docenti presenti alla manifestazione dell'Anpi non abbiano preso le distanze dalle dichiarazioni a giudizio dell'interrogante altamente offensive pronunciate dal presidente dei partigiani, evitando così di avallare, con il proprio silenzio, i contenuti e i toni espressi nella suddetta manifestazione.
(4-01386)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CAVANDOLI e MURELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la famiglia e le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   grande sdegno ha suscitato la notizia che l'Inps riconoscerà un sostanzioso incentivo economico ai medici dell'area medico-legale in base a quante prestazioni per malattie e invalidità riusciranno a revocare;

   nel piano delle performance 2018-2020, denuncia l'Anmic, si legge che la loro efficienza sarà valutata anche in base a quanto faranno risparmiare all'Istituto, tagliando o abbassando il grado di invalidità da riconoscere durante le visite di accertamento;

   per l'Anmic con la determinazione presidenziale n. 24, riguardante appunto il piano delle performance del prossimo biennio, il presidente Boeri sembra abbia messo una «taglia» sugli invalidi, abbia dato il via ad una «caccia all'uomo»; l'Anmic ritiene oltremodo scandaloso ed eticamente inaccettabile «creare un sistema con cui si danno aumenti di retribuzioni ai medici legali Inps che negheranno legittimi diritti a cittadini con disabilità»;

   sdegno è stato espresso anche dalle altre associazioni che tutelano invalidi e disabili, tra cui l'Anmil;

   per il presidente della Fand (la Federazione tra le associazioni nazionali delle persone con disabilità), il rischio è quello di un «risultato aberrante» che porterà ad «un evidente conflitto tra il diritto del cittadino a vedere riconosciuta la propria condizione di malattia o invalidità ed il pur legittimo incentivo del medico ad ottenere una retribuzione di risultato» –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative di competenza intendano adottare in proposito;

   se non convengano sull'opportunità – come suggerito dal presidente Fand – di adottare iniziative per ancorare la retribuzione di risultato al numero di visite effettuate, al fine di migliorare i tempi di attesa rispetto a quelli necessari oggi per una visita di accertamento;

   se il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, in qualità di Ministro vigilante, non intenda intervenire affinché l'Istituto previdenziale ritiri immediatamente la disposizione richiamata in premessa.
(5-00726)


   MURELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'amministrazione di Castel San Giovanni (PC) è allarmata per il progetto di trasformazione della sede Inps di Castello in «Punto Inps»;

   stando a quanto si legge sul sito dell'istituto alla voce «Punto Inps», «trattasi di moduli organizzativi caratterizzati da particolare snellezza e flessibilità, la cui previsione offre la concreta possibilità di realizzare il miglior equilibrio possibile tra le istanze dei cittadini utenti e i principi di efficienza, efficacia ed economicità che ispirano l'azione amministrativa dell'istituto»;

   l'amministrazione locale è preoccupata, in particolare, per il rischio che tale «economicità» possa tradursi in un orario di apertura al pubblico più ridotto o in meno addetti agli sportelli, comunque in una riduzione di servizi che possa indurre i tanti utenti di tutta la Valtidone – oggi, per l'appunto, serviti dall'agenzia di Castello – a rivolgersi alla sede di Piacenza;

   secondo l'assessore al welfare, Federica Ferrari, la soppressione della sede Inps di Castello rappresenterebbe un disservizio per i 75 mila abitanti di tutti e 21 i comuni della Valtidone;

   oltre agli amministratori hanno espresso la propria contrarietà anche i sindacati, convinti tutti che depotenziando Castello e Fiorenzuola (altra sede Inps destinata alla trasformazione) si congestionerebbe l'agenzia di Piacenza;

   l'incremento occupazionale registratosi a Castel San Giovanni, in particolare nei servizi logistici, dovuto all'insediamento di nuove aziende, rende peraltro fondamentali la presenza e l'operatività dell'agenzia per tutte le pratiche connesse all'occupazione –:

   se trovino conferma le preoccupazioni di cui in premessa, se sia a conoscenza di tale progetto dell'Inps e in cosa consista;

   quali siano, nello specifico, le conseguenze della trasformazione delle citate sedi in «punti Inps» in termini di riduzione di dipendenti, di orari di apertura al pubblico e di servizi offerti e resi agli utenti.
(5-00727)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI, FORESTALI E TURISMO

Interrogazioni a risposta orale:


   INCERTI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo per raggiungere gli obiettivi di tutela delle risorse idriche ha intrapreso in questi anni molteplici azioni e stanziato ingenti risorse per finanziarie il Piano irriguo nazionale (PIN) –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative utili ad accelerare l'attuazione del Piano irriguo nazionale (Pin), rafforzandone eventualmente la dotazione finanziaria.
(3-00238)


   RIZZETTO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   i vini dalla denominazione Collio Goriziano o Collio Doc, sono prodotti di eccellenza del made in Italy, conosciuti anche a livello internazionale, che traggono il loro nome dall'area geografica del Collio, una delle più importanti aree vitivinicole della regione Friuli Venezia Giulia;

   è stato recentemente segnalato un grave caso di pratica commerciale ingannevole che danneggia i produttori dei vini a denominazione Collio, posta in essere da un'azienda canadese, con sede nella città di Missisagua, che produce una gamma di vini, dal Pinot grigio allo Chardonnay, denominati Colio Wines;

   si tratta palesemente del cosiddetto fenomeno dell’italian sounding, attraverso il quale viene imitato un prodotto o un marchio con il richiamo alla presunta italianità dello stesso;

   il falso made in Italy produce al nostro Paese danni per decine e decine di miliardi di euro, con la vendita di prodotti proposti e venduti sul mercato con simboli o diciture ingannevoli che evocano l'italianità degli stessi, sebbene di italiano non sia presente nulla. Ciò avviene in tutto il mondo, dagli Usa all'Olanda, dall'Argentina alla Germania; si ritiene dunque necessario adottare urgenti provvedimenti per contrastare tale grave e sleale pratica che adesso sta colpendo i produttori del Collio, che con un duro lavoro nei vigneti, dedizione e competenza in cantina, imbottigliano ogni anno vini di eccellenza;

   per contrastare l’italian sounding, in particolare, vanno introdotte incisive azioni a tutela del made in Italy, che possano essere efficaci anche al di fuori dell'Unione europea, poiché è proprio oltre tali confini che risulta ancora più difficile intervenire a salvaguardia delle eccellenze agroalimentari italiane colpite dalle pratiche di concorrenza sleale in questione –:

   se e quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per tutelare gli interessi dei produttori di vini a denominazione Collio, che rischiano la perdita di importanti quote su un mercato strategico, oltre al danno di immagine;

   se e quali iniziative intenda promuovere per contrastare il fenomeno dell’italian sounding che danneggia il made in Italy agroalimentare, sfruttandone illegalmente la fama.
(3-00239)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MURA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   l'eccezionalità degli eventi atmosferici delle giornate scorse (in particolare, 10 e 11 ottobre 2018) ha determinato danni consistenti ai territori della Sardegna meridionale (Cagliari e hinterland, Costa sulcitana, Sarrabus e Ogliastra);

   come rappresentato in queste ore dalle associazioni degli imprenditori agricoli e degli allevatori, oltre che su infrastrutture viarie urbane ed extraurbane, anche a uso agricolo e case di civile abitazione, si calcolano danni consistenti (ancora in corso di quantificazione) a carico del sistema agricolo sardo (campagne e serre allagate e inaccessibili, vigneti e agrumeti prossimi al raccolto distrutti, ovili e aziende agricole isolate e inaccessibili, perdita di capi bovini e ovini) –:

   se intenda adottare le iniziative di competenza per riconoscere lo stato di calamità e definire uno specifico piano di interventi per ripristini, risarcimenti e messa in sicurezza della superficie agricola e delle relative infrastrutture al fine di ridurre il livello di vulnerabilità del territorio.
(5-00721)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazioni a risposta scritta:


   PITTALIS. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 85 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali (Tuel), al comma 1, ribadisce che le norme stabilite dal capo IV dello stesso Tuel e relative alla posizione, al trattamento e ai permessi dei lavoratori pubblici e privati, chiamati a funzioni elettive, si applicano anche per la partecipazione dei rappresentanti degli enti locali alle associazioni internazionali, nazionali e regionali tra gli enti locali;

   lo stesso articolo 85 del Tuel stabilisce, inoltre, che le spese che gli enti locali ritengono di sostenere per la partecipazione dei componenti dei propri organi alle riunioni e alle attività degli organi nazionali e regionali delle associazioni vanno in carico al bilancio degli enti stessi;

   appare dunque del tutto evidente che l'amministratore locale che rappresenti un comune all'interno di un'associazione di cui al comma 1 dell'articolo 85 deve essere designato con apposito atto di attribuzione della rappresentanza del comune da parte del proprio sindaco;

   appare inoltre del tutto pacifico che l'amministratore locale, designato con apposito atto di nomina da parte del proprio sindaco, che entrasse a far parte degli organi direttivi dell'associazione, per quanto attiene alle attività connesse ad essi, godrebbe di tutte i benefici di cui all'articolo 85 del Tuel, con oneri a carico del comune di cui è delegato;

   all'interno dell'assemblea delle associazioni possono però essere presenti amministratori locali che non sono designati con atto di nomina del sindaco del proprio comune di appartenenza;

   anche nel caso in cui l'amministratore locale componente dell'assemblea dell'associazione non agisca su indicazione diretta da parte del proprio sindaco, egli può comunque essere eletto negli organi direttivi dell'associazione medesima, con il voto degli altri sindaci (o loro delegati) comunque facenti parti dell'assemblea;

   in tal caso, l'amministratore locale eletto a far parte degli organi direttivi dell'associazione rappresenterebbe comunque i sindaci che, con l'elezione, lo delegano a svolgere attività di gestione amministrativa in tali organi direttivi;

   per l'intuitivo principio dell'eguaglianza dei diritti, per cui a pari funzione spetta pari trattamento giuridico, sembrerebbe del tutto evidente che il componente di organi direttivi delle predette associazioni, pur non delegato dal sindaco del proprio comune, debba godere dello stesso trattamento in materia di permessi lavorativi di cui gode qualsiasi altro componente degli stessi organi, che pure agisca su delega diretta del proprio sindaco;

   anche in quest'ultima fattispecie, appare intuitivo come il costo di tali permessi debba comunque ritenersi a carico dell'ente locale nel quale il lavoratore dipendente (da privati o da enti pubblici economici) esercita il proprio mandato di amministratore –:

   se il Governo intenda adottare iniziative per chiarire se l'attribuzione del potere di rappresentanza da parte del sindaco all'amministratore comunale che deve rappresentare l'ente nell'ambito di una associazione tra enti locali debba avvenire attraverso un decreto di nomina da parte del sindaco stesso o possa comunque realizzarsi attraverso un semplici atto di delega sottoscritto;

   se intendano adottare iniziative per chiarire se la qualifica di componente degli organi direttivi di una associazione riconosciuta di enti locali anche nel caso riguardi un amministratore locale sprovvisto di delega diretta da parte del proprio sindaco, ma, comunque eletto in tali organi dai sindaci componenti l'assemblea dell'associazione, possa godere delle prerogative di cui all'articolo 85 del Tuel e, quindi, fruire dei permessi lavorativi previsti dal capo IV, titolo III del Tuel, alla stessa stregua di quanto viene ammesso per gli assessori tecnici non eletti, ma nominati da un sindaco;

   se intendano assumere iniziative per chiarire se l'attribuzione della rappresentanza di un ente locale in seno ad un'associazione di enti locali possa avvenire, con apposito atto del sindaco, anche in capo a un consigliere comunale non appartenente allo stesso comune di cui il sindaco è rappresentante.
(4-01374)


   NOVELLI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 21 maggio 2018 presso la sede dell'Aran sono stati sottoscritti i contratti collettivi nazionali di lavoro «sanità pubblica» e «funzioni locali»;

   nello specifico, il contratto nazionale del comparto «salute», atteso da nove anni e che coinvolge circa 600 mila lavoratori tra infermieri, operatori sanitari e amministrativi del servizio sanitario nazionale – non è stato sottoscritto da tutti i sindacati di categoria: non ha infatti siglato l'accordo Nursind;

   le ragioni della mancata sottoscrizione da parte della sopracitata sigla sono da ricondurre a una pluralità di aspetti, di seguito sinteticamente elencati: un ridottissimo incremento salariale, peraltro compensati dalla cancellazione di fatto delle indennità di turno; l'eliminazione del diritto alla pausa mensa per il personale turnista; la precarizzazione degli incarichi di coordinamento; la deroga al riposo minimo giornaliero e il ritorno allo straordinario sostanzialmente obbligatorio;

   a seguito della mancata firma il sopracitato sindacato pare esser stato escluso dai tavoli di contrattazione integrativa e decentrata, nonostante la sentenza n. 231/2013 della Corte Costituzionale abbia sancito l'incostituzionalità di simili esclusioni;

   secondo uno studio del Censis per poter erogare un servizio in linea con i bisogni dei cittadini ci sarebbe bisogno di almeno 50 mila infermieri, di cui 20 mila necessari alla copertura dei turni secondo le regole sugli orari di lavoro negli ospedali dell'Unione europea, e almeno di altri 30 mila per soddisfare la domanda di assistenza sul territorio;

   uno studio elaborato dalla Federazione nazionale ordini delle professioni infermieristiche del settembre 2018 conferma sostanzialmente la stima indicata dal Censis, quantificata per l'esattezza in 53 mila, ricavata dal dato sul lavoro straordinario, svolto dal 40 per cento degli infermieri; inoltre, lo stesso studio evidenzia che ogni infermiere assiste in media 11 pazienti, quando secondo recenti analisi il rapporto ottimale tra staff assistenziale e pazienti ricoverati per ridurre del 20 per cento la mortalità sarebbe di 1 a 6;

   il 27 settembre 2018, durante lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata al Senato, il Ministro della salute ha risposto a un'interrogazione sull'incremento degli investimenti nel servizio sanitario nazionale affermando testualmente: «per quanto riguarda il personale della sanità, devo rammentare che la legge di stabilità per il 2017 aveva previsto, nell'ambito del Fondo sanitario nazionale (FSN) il vincolo delle risorse necessarie a garantire il rinnovo dei contratti riguardanti il personale dipendente e convenzionato col Servizio sanitario nazionale, senza tuttavia prevedere a tale scopo un incremento dello stesso Fondo. Quindi stiamo lavorando su questo. Pertanto, in sede di rinnovo dei contratti collettivi nazionali è emersa l'insufficienza delle risorse per garantire i benefici contrattuali» –:

   se risulti che Aran e aziende sanitarie od ospedaliere abbiano escluso dalla contrattazione decentrata la sigla sindacale che non ha sottoscritto il contratto collettivo nazionale di lavoro-sanità;

   se ci sia l'intenzione di ammettere alla contrattazione integrativa il sindacato sopracitato;

   se siano previste iniziative per uno specifico stanziamento di fondi da trasferire alle regioni vincolato a piani di assunzione, così da riportare l'Italia al pari della media Ocse.
(4-01380)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   BORGHESE. — Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   da quanto emerge dai dati di uno studio sulla rilevazione continua sulle forze di lavoro dell'Istat, condotto per il centro studi Fnopi, pare che gli operatori che agiscono nel settore infermieristico si vanno spostando verso le età avanzate con il disagio di turni impossibili, conseguenza diretta della carenza di organici, che aumenta e colpisce una popolazione meno in grado di sopportarla;

   infermieri e paramedici sono sempre più affaticati e stressati dall'incremento di lavoro notturno, in quanto l'accrescimento del lavoro notturno si registra sempre più sia in estensione (quota di persone coinvolte), che in intensità (due o più notti a settimana);

   i turni riguardano quasi i 3/4 degli infermieri dei servizi ospedalieri e quasi il 60 per cento di quelli degli altri comparti della sanità-assistenza;

   dal punto di vista dell'orario di lavoro, i paramedici mediamente lavorano 36,8 ore settimanali nei servizi ospedalieri e 37,2 ore negli altri comparti della sanità, rispetto alle 37,8 ore della media delle altre professioni;

   non si registrano differenze in termini di ore lavorate tra infermieri uomini e infermiere donne, ma il vero problema resta la vita disagiata tra turni e riposi sempre più ridotti, ovvero le condizioni lavorative, caratterizzate da maggior fatica e stress, soprattutto per quanto riguarda il lavoro serale e notturno;

   le carenze di organico e l'impossibilità di utilizzare un numero di personale sufficiente per una diversa turnazione danno luogo a conseguenze negative sia sui professionisti che sugli assistiti;

   si registrano le differenze di diffusione del lavoro a turni nei diversi contesti territoriali, tra le tre grandi ripartizioni del Nord, del Centro e del Mezzogiorno, escludendo per ragioni di significatività infermieri e medici dei comparti non ospedalieri: il maggior ricorso al lavoro serale e notturno si verifica negli ospedali del Mezzogiorno (dove quasi tutte le regioni sono in piano di rientro e quindi hanno il blocco totale del turn over, senza ricambio per gli organici); ivi lavora di notte almeno una volta a settimana il 63,6 per cento degli infermieri contro il 54,8 per cento del Nord;

   da quanto emerge dai dati dello studio, l'incremento del lavoro notturno tra il 2011 e il 2017 – sia in estensione sia in intensità – coinvolge tutti senza distinzione di età;

   il personale infermieristico quindi affronta un disagio che va aumentando e colpisce una popolazione meno in grado di sopportarlo;

   negli ultimi due anni si sono persi oltre 4.500 infermieri in quella che è una vera e propria emorragia per il sistema sanitario nazionale. La carenza complessiva attuale è di oltre 20 mila unità per poter fare fronte alle necessità legate al rispetto della normativa europea su turni e orari di lavoro nelle strutture del servizio sanitario nazionale e oltre 30 mila unità per rendere efficiente l'assistenza sul territorio; il suo aumento costante medio di 1.700-2000 unità di personale l'anno fa ragionevolmente ritenere, a legislazione vigente, una carenza tra cinque anni stimabile in circa 30 mila infermieri nelle strutture pubbliche e circa 40 mila sul territorio per un totale di quasi 70 mila infermieri;

   secondo le regole contrattuali gli infermieri non dovrebbero assistere più di 6 pazienti ciascuno, ma nel nostro Paese ogni infermiere ha in carico in ospedale in media 11 pazienti e si raggiungono i 17 in Campania, mentre le situazioni migliori si registrano in Veneto, Toscana, Liguria e Basilicata, dove ogni infermiere ha in media in carico 8-9 pazienti;

   per quanto riguarda l'assistenza sul territorio, per rispondere ai bisogni di salute degli oltre 16 milioni di cittadini con patologie croniche o non autosufficienti, la Federazione nazionale degli infermieri ha calcolato la necessità di almeno un infermiere ogni 500 assistiti, dato che si intende raggiungere con l'implementazione di un preciso percorso universitario, oggi attivo già in 9 atenei e che ha portato alla formazione di circa 5.400 professionisti «specializzati» (infermiere di famiglia);

   le carenze di personale non riguardano solo i paramedici ma anche medici, chirurghi e questa condizione si avverte negli ospedali di tutto il territorio nazionale –:

   quali iniziative di competenza intendano adottare i Ministri interrogati per colmare la carenza di personale (medico, infermieristico e operatori socio-sanitari), presso i vari ospedali italiani, considerando anche che la pronta disponibilità infermieristica viene utilizzata per colmare le carenze, invece che nelle situazioni di emergenza, come da contratto nazionale.
(4-01381)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il contratto d'affitto con obbligo d'acquisto sottoscritto a giugno 2017 fra AM Invest Co, la cordata formata da ArcelorMittal e Marcegaglia, e i commissari straordinari di Ilva rappresentava il documento cruciale per la cessione dello stabilimento Ilva;

   la clausola 19.7 del contratto menzionato prevedeva che «nel caso in cui i commissari rilevino una non corretta esecuzione del piano ambientale» da parte di ArcelorMittal e qualora non ci fosse accordo fra le parti «si potrà rimettere la questione controversa alla determinazione di un arbitro unico, individuato fin da ora dalle parti nel professor Maurizio Onofrio»;

   dal contratto si deduce, altresì, la facoltà in capo ai commissari e all'arbitro unico di addivenire a un'intesa di compromesso di fatto modificando il piano ambientale;

   il professor Onofrio ha condotto nel periodo compreso tra l'agosto 2013 e il febbraio 2015 un'analisi al fine di valutare se ci fossero elementi utili per individuare correlazioni tra i picchi di diossine rilevati in alcune postazioni di monitoraggio presenti nel territorio di Taranto e l'attività dell'Ilva;

   la perizia di cui sopra scagionava l'Ilva, dichiarando che i valori anomali di diossina riscontrati non erano stati determinati dalle attività del siderurgico;

   la stessa perizia invitava a cercare altre possibili fonti di inquinamento;

   la tesi contenuta nella medesima perizia è stata successivamente smentita dall'allora direttore generale dell'Arpa Puglia, Giorgio Assennato, il quale dichiarò un eccezionale aumento dei livelli di diossine rilevato in un impianto di monitoraggio delle polveri del quartiere Tamburi, «paragonabile ai livelli di inquinamento riscontrati nel centro della discarica di Giugliano in Campania», confermando di fatto che quei valori di diossina erano compatibili con un'unica sorgente presente in città, ossia l'Ilva;

   anche successivamente all'insediamento del Governo Conte, il professor Onofrio veniva confermato arbitro unico di un eventuale contenzioso;

   contattati da organi di stampa, l'ufficio stampa del Ministero dello sviluppo economico ha dichiarato che «visto che il professor Onofrio aveva già prestato consulenze per Ilva, per ragioni di indipendenza» sono stati individuati due nuovi arbitri nei professori Gaspare Viviani e Michele Giugliano;

   contattato dagli stessi organi di stampa, il professor Giugliano dichiarava di non essere in alcun modo a conoscenza della nomina-:

   se trovino conferma le dichiarazioni rilasciate dall'ufficio stampa del Ministero dello sviluppo economico riguardanti le nomine dei professori Viviani e Giugliano;

   nel caso trovassero conferma le dichiarazioni dello stesso ufficio stampa, se sia ufficialmente avvenuta la nomina dei due nuovi arbitri;

   se trovino conferma le determinazioni del contratto del giugno 2017, in particolare per ciò che concerne la facoltà di modifica del piano ambientale in capo all'arbitro/i individuato e al commissario dell'Ilva.
(5-00728)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Fratoianni n. 4-01365, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 ottobre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Stumpo.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore:

   interrogazione a risposta scritta Silli n. 4-00568 del 27 giugno 2018.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Rizzetto n. 5-00124 del 10 luglio 2018 in interrogazione a risposta orale n. 3-00239;

   interrogazione a risposta in Commissione Incerti n. 5-00272 del 31 luglio 2018 in interrogazione a risposta orale n. 3-00238;

   interrogazione a risposta orale Benigni e Sorte n. 3-00176 del 18 settembre 2018 in interrogazione a risposta scritta n. 4-01384;

   interrogazione a risposta in Commissione Fragomeli e Carnevali n. 5-00562 del 28 settembre 2018 in interrogazione a risposta orale n. 3-00240.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   BIGNAMI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Alto Reno Terme (Bologna) è nato dalla fusione dei comuni di Porretta Terme e Granaglione a seguito della vittoria del «sì» al referendum svoltosi l'11 ottobre 2015; il comune di Alto Reno Terme è stato formalmente istituito il 1° gennaio 2016;

   nella relazione di assestamento al bilancio del comune di Alto Reno Terme datata 18 luglio 2017, il responsabile del servizio finanziario, nella parte relativa all'equilibro della gestione di competenza evidenziava quanto segue: «Il sottoscritto segnala che a fronte di una previsione inserita in bilancio di 900 mila euro quale contributo da parte del Ministero dell'interno per la fusione, la somma attribuita ammonta a 851.621 euro; al mancato introito di 48.379 euro si può fare fronte con maggiori entrate derivanti dal recupero elusione/evasione tributaria»;

   tale circostanza farebbe dunque evincere che non vi è certezza assoluta rispetto all'entità dei finanziamenti erogati per sostenere il processo di fusione dei comuni, ma che tali finanziamenti sono vincolati alle effettive disponibilità statali;

   vale la pena evidenziare, in questa sede, che i trasferimenti complessivi statali a favore del comune di Alto Reno Terme sono passati da 1.584.064 euro del 2016 a 1.513.064 del 2017, con una differenza di 71 mila euro in meno tra un anno e l'altro come si può rilevare dal sito www.finanzalocale.interno.it;

   all'articolo 20 del decreto-legge n. 95 del 2012 convertito con la legge n. 135 del 7 agosto 2012 «Disposizioni per favorire la fusione di comuni e razionalizzazione dell'esercizio delle funzioni comunali» si legge: «1. A decorrere dall'anno 2013, il contributo straordinario ai comuni che danno luogo alla fusione, di cui all'articolo 15, comma 3, del testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e successive modificazioni, o alla fusione per incorporazione di cui all'articolo 1, comma 130, della legge 7 aprile 2014, n. 56, è commisurato al 20 per cento dei trasferimenti erariali attribuiti per l'anno 2010, nel limite degli stanziamenti finanziari previsti in misura comunque non superiore a 1,5 milioni di euro.

   1-bis. A decorrere dall'anno 2016, il contributo straordinario a favore degli enti di cui al comma 1 è commisurato al 40 per cento dei trasferimenti erariali attribuiti per l'anno 2010, nel limite degli stanziamenti finanziari previsti e comunque in misura non superiore a 2 milioni di euro per ciascun beneficiario. Con decreto di natura non regolamentare del Ministro dell'interno, sentita la Conferenza Stato-Città ed autonomie locali, sono disciplinate le modalità di riparto del contributo, prevedendo che in caso di fabbisogno eccedente le disponibilità sia data priorità alle fusioni o incorporazioni aventi maggiori anzianità è che le eventuali disponibilità eccedenti rispetto al fabbisogno determinato ai sensi del primo periodo siano ripartite a favore dei medesimi enti in base alla popolazione e al numero dei comuni originari» –:

   quali siano le motivazioni alla base della riduzione del contributo a favore del comune di Alto Reno Terme;

   quali iniziative siano state eventualmente intraprese per riequilibrare il contributo a favore del comune di Alto Reno Terme.
(4-00075)

  Risposta. — Con l'interrogazione in esame vengono chiesti chiarimenti in merito ai trasferimenti assegnati per l'anno 2017 a favore del comune di Alto Reno Terme, in provincia di Bologna, nato dalla fusione dei comuni di Porretta Terme e Granaglione.
  In particolare si chiede quali siano le motivazioni alla base della riduzione del contributo a favore del citato comune, passato dai 1.584.064 euro del 2016 ai 1.513.064 euro del 2017 (con un saldo negativo pari a 71 mila euro) e quali iniziative siano state eventualmente intraprese per riequilibrare il contributo.
  A tale proposito si ricorda che le modalità di riparto dei contributi straordinari, relativi alle fusioni di comuni per gli anni 2016 e 2017, sono state rispettivamente previste dai decreti del Ministro dell'interno del 26 aprile 2016 e del 27 giugno 2017.
  Il primo provvedimento, per l'anno 2016, all'articolo 2, stabilisce che gli importi dei contributi annuali in argomento siano commisurati al 400 dei trasferimenti erariali attribuiti agli enti originari per l'anno 2010, nel limite degli stanziamenti previsti ed in misura non superiore, per ciascuna fusione, a due milioni di euro.
  Il secondo provvedimento, relativo all'anno 2017, sempre all'articolo 2, stabilisce, invece, che gli importi dei contributi annuali in argomento siano, commisurati al 50 per cento dei trasferimenti erariali attribuiti agli enti originari per l'anno 2010, nel limite degli stanziamenti previsti ed in misura non superiore, per ciascuna fusione, a due milioni di euro.
  In applicazione dei criteri individuati con la richiamata normativa secondaria, al comune di Alto di Reno sono stati attribuiti contributi straordinari pari a 886.483,72 euro per il 2016 e 851.620,99 per il 2017.
  La diversa misura dei contributi non costituisce anomalia bensì la conseguenza del fatto che le risorse disponibili sono stanziate per legge in misura predeterminata, mentre il numero dei nuovi comuni istituiti a seguito di fusioni cresce gradualmente.
  Gli enti interessati, infatti, sono passati da 37 nel 2016 a 51 nel 2017 e sono previsti in ulteriore aumento per il 2018.
  Si informa infine che con decreto ministeriale del 27 aprile 2018 sono state stabilite le modalità di riparto dei contributi straordinari per l'anno 2018, il 21 giugno è stato disposto il riparto del contributo in questione dal quale risulta che al comune di Alto di Reno, per il 2018, spetta un contributo di 903.234,44 euro.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Carlo Sibilia.


   BIGNAMI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la linea ferroviaria Bologna-Porretta, denominata Porrettana, è una infrastruttura di importanza strategica e primaria per l'area montana dell'intero Appennino bolognese. Di tale tratta si servono quotidianamente centinaia di pendolari che si recano al lavoro nelle zone centrali della città metropolitana di Bologna;

   tale linea, purtroppo, appare sistematicamente oggetto di disservizi, guasti e disfunzioni, quali soppressione frequente di corse senza alcun preavviso, con notevoli ritardi accumulati specialmente in orari di lavoro;

   con l'ultima ondata di maltempo del marzo 2018, tra l'altro, si sono verificati notevoli disagi a causa di una frana verificatasi nella zona di Marano, situazione che ha costretto Rete ferroviaria italiana (Rfi) a intervenire in situazione di emergenza con un servizio sostitutivo di pullman che, tuttavia, è risultato solo parziale;

   risale al maggio 2016 l'annuncio relativo all'accordo siglato tra regione Emilia-Romagna, Rfi, Trenitalia Spa e Tper Spa per un programma di interventi volti a migliorare e potenziare il servizio su questa tratta con investimenti pari a circa 9 milioni di euro da realizzarsi in un paio di anni. Alcune azioni sarebbero già in fase avanzata, come quelle relative al miglioramento dei servizi e della loro accessibilità, al pre-riscaldamento dei treni, agli interventi sulle centraline di riscaldamento oltre all'attivazione (già avvenuta) di due nuovi treni, il tutto per un totale di 5 milioni di euro. Gli altri 4 milioni di euro dovrebbero essere destinati a interventi presso le principali stazioni della linea dove sono previsti nuovi marciapiedi, arredi, ascensori e una nuova illuminazione –:

   a che punto siano i lavori di riqualificazione e se siano previsti ulteriori interventi e investimenti lungo la Porrettana rispetto a quelli citati in premessa;

   se il Governo intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, per promuovere il rinnovo completo dell'intero parco mezzi e con quali tempistiche;

   quali iniziative di competenza si intendano assumere per arginare i fenomeni di dissesto idrogeologico che spesso compromettono la funzionalità e l'efficienza della tratta stessa.
(4-00287)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, riguardante la situazione del servizio ferroviario regionale sulla linea Porrettana, il gruppo Ferrovie dello Stato Italiane ha riferito quanto segue.
  In merito al rinnovo del parco mezzi, si fa presente che dallo scorso giugno, con l'entrata in esercizio dell'ottavo convoglio ETR 350, tutta l'offerta di servizi regionali sulla linea ferroviaria Porrettana prevede materiale rotabile di nuova generazione; infatti, dei 58 collegamenti in orario nei giorni feriali, 48 vengono effettuati con ETR 350 e 10 con convogli composti da carrozze a doppio piano Vivalto (destinate ai servizi a domanda più sostenuta).
  Quanto ai disservizi segnalati, si evidenzia che le soppressioni di corse per cause dipendenti da Trenitalia sulla Porrettana nei primi cinque mesi del 2018 sono state pari allo 0,5 per cento del totale delle 5800 corse programmate.
  La possibile percezione di un andamento non soddisfacente del servizio nella prima parte dell'anno in corso, potrebbe essere stata determinata dalle conseguenze portate dal maltempo nel periodo metà febbraio/metà marzo, oltre che dalla successiva interruzione della linea per la frana verificatasi nella zona di Marano.
  Infatti, sebbene il tratto di linea Bologna-Porretta registri i più alti livelli di puntualità rilevati su linee di pari caratteristiche, fino a raggiungere valori del 98,7 per cento, la suddetta frana di vaste proporzioni ha determinato picchi di disagi sul traffico ferroviario durante i mesi marzo/aprile/maggio.
  Pur non avendo interessato direttamente la sede ferroviaria, a causa del restringimento della sede dell'alveo del fiume Reno, in corrispondenza della zona franata è stato necessario interrompere la circolazione ferroviaria dal 10 marzo al 21 maggio 2018.
  Durante il periodo di interruzione sono stati eseguiti i primi interventi di messa in sicurezza della sede ferroviaria, mentre per il mese di agosto 2018, durante una interruzione programmata della linea, sono stati pianificati i lavori di sistemazione definitiva della sede. L'importo totale delle opere provvisorie e definitive che verranno realizzate ammonta a circa 2 milioni di euro.
  Per quanto riguarda invece il programma di interventi di manutenzione straordinaria e riqualificazione dei fabbricati di stazione, dal 2016 ad oggi le stazioni della Porrettana sono state interessate da un rilevante numero di interventi.
  In particolare, nell'anno 2017, con un investimento complessivo che ha superato i 6 milioni di euro, sono stati realizzati i seguenti interventi:

   miglioramento della accessibilità (innalzamento marciapiedi all'altezza di 55 centimetri, realizzazione percorsi tattili, abbattimento barriere con installazione di ascensori), miglioramento del decoro (ristrutturazione del fabbricato viaggiatori, dei sottopassi e delle pensiline), miglioramento della sicurezza e dei servizi (illuminazione, impianti di informazione al pubblico, installazione wi-fi) nelle stazioni di Torretta e Casalecchio di Reno;

   ristrutturazione dei fabbricati viaggiatori di Marzabotto, Pioppe, Corbezzi e installazione degli ascensori a Riola di Vergato.

  Nel corrente mese è previsto il completamento del rifacimento del Piano regolatore di stazione a Vergato che interessa i binari, gli impianti di trazione elettrica e di sicurezza, con il ripristino del 2° binario e relativo marciapiede (entrambi i marciapiedi saranno innalzati all'altezza di 55 centimetri), e l'installazione di un ascensore per il completo abbattimento delle barriere architettoniche. L'intervento verrà completato nel 2019 con la ristrutturazione del fabbricato viaggiatori, con un investimento complessivo di circa 6 milioni di euro.
  Per quanto riguarda, poi, i lavori all'infrastruttura ferroviaria, nel corso degli anni 2016 e 2017 sono stati realizzati:

   lavori di ripristino della briglia sul fiume Reno situata al chilometro 67+660 della linea Pistoia-Bologna;

   lavori di manutenzione straordinaria per la realizzazione di interventi di rinforzo strutturale alla volta della galleria Pian di Casale della linea Bologna-Pistoia;

   lavori alle gallerie della linea Bologna-Pistoia nella tratta Porretta-Pistoia, consistenti in interventi propedeutici al ripristino della funzionalità della Canaletto centrale di drenaggio agli imbocchi della galleria Vaioni ed esecuzione di sondaggi geognostici agli imbocchi delle gallerie Cicerbaia e Pisanecco.

  L'importo totale di tali lavori ammonta a circa 1,2 milioni di euro.
  Inoltre, nel corrente mese verranno realizzati:

   prima fase di impermeabilizzazione del ponte ferroviario sito in corrispondenza del sottopasso di Via Zanardi nel comune di Bologna (binari di partenza per Porretta);

   realizzazione di un sottopasso ciclo-pedonale con relative rampe di accesso per la soppressione del passaggio a livello al chilometro 118+628;

   manutenzione straordinaria al ponte ferroviario sito al chilometro 117+252, comune di Sasso Marconi;

   rinnovo dell'armamento ferroviario in corrispondenza delle gallerie di Riola (chilometro 86+600) e Pian di Casale (chilometro 81+100). Durante tale attività si provvederà anche al rifacimento del manto stradale in corrispondenza del passaggio a livello sito al chilometro 85+217 della linea ferroviaria.
   L'importo totale dei lavori sopracitati ammonta a circa 4 milioni di euro.
   Sempre nel corrente mese verranno completati i seguenti interventi tecnologici:

   potenziamento del sistema di distanziamento treni nella tratta PM Santa Viola - Casalecchio Garibaldi a beneficio della capacità e regolarità del servizio;

   attivazione del nuovo apparato di stazione a Casalecchio Garibaldi.

  L'importo totale dei lavori sopracitati ammonta a circa 4 milioni di euro.
  Infine, in merito al rischio idrogeologico, le richieste di finanziamento degli interventi di mitigazione sono acquisite e valutate dagli uffici competenti del Ministero dell'ambiente della tutela del territorio e del mare, se inserite, a cura della Amministrazione regionale proponente, nella banca dati Rendis (Repertorio nazionale difesa suolo) dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra).
  Come precisato dal Ministero dell'ambiente, le suddette richieste sono valutate secondo le procedure, le modalità ed i criteri fissati dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 28 maggio 2015; l'assegnazione delle risorse agli interventi inseriti nelle programmazioni, effettuata nei limiti delle risorse a disposizione, è disposto tramite Accordo di programma sottoscritto dalla regione interessata e dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (articolo 7, comma 2 del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133, convertito dalla legge 11 novembre 2014, n. 164).
  All'attuazione degli interventi provvedono i Presidenti delle regioni nella qualità di commissari di governo contro il dissesto idrogeologico con i compiti, le modalità, la contabilità speciale ed i poteri di cui al decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91, convertito dalla legge 11 agosto 2014, n. 116.
  In tale quadro, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha riferito che la verifica effettuata nella banca dati ReNDis, riguardante la tratta ferroviaria indicata dall'interrogante, ha evidenziato la mancata presenza di richieste di interventi di rimozione del rischio idrogeologico a cura della regione Emilia-Romagna.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.


   ENRICO BORGHI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   con determina n. 67 del 30 aprile 2018 l'amministrazione comunale di Belgirate ha dettato le condizioni per l'affidamento dell'incarico professionale di addetto alla comunicazione per il comune di Belgirate per l'anno 2018;

   il bando di selezione è stato pubblicato all'albo pretorio comunale e sul sito del comune di Belgirate dal 30 aprile al 21 maggio 2018;

   a seguito dell'esperimento della gara di appalto, l'offerta economicamente più vantaggiosa è risultata essere quella della signora Galluzzo Veronica, con un punteggio ottenuto di 63,875 e con un'offerta economica di euro 4.200,00;

   la commissione di gara ha quindi provveduto ad affidare l'incarico professionale di addetto alla comunicazione per il comune di Belgirate per l'anno 2018 alla signora Galluzzo Veronica;

   sul profilo personale di Facebook della signora Galluzzo Veronica risultano essere state pubblicate diverse foto inneggianti al nazi-fascismo;

   i richiamati post pubblicati dalla signora Galluzzo Veronica, ad avviso dell'interrogante risulterebbero essere in contrasto con le disposizioni di legge vigenti nel nostro Paese che disciplinano il reato di apologia di fascismo;

   la posizione di addetto alla comunicazione di un'amministrazione locale richiede il possesso, oltre che dei requisiti professionali, anche di deontologia professionale e di immagine che non possano arrecare danno all'amministrazione comunale servita;

   la comunità Belgiratese ha avuto un ruolo fondamentale nella lotta di Liberazione che ha portato il comune ad essere insignito di due Medaglie d'oro al valor militare;

   sui fatti sopracitati, a quanto consta all'interrogante, risulta essere stata già informata la prefettura del Verbano Cusio Ossola –:

   quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato, per quanto di competenza, in relazione a quanto riportato in premessa, ed in particolare al fine di tutelare l'immagine della comunità Belgiratese.
(4-00470)

  Risposta. — I fatti richiamati nell'interrogazione riguardano la vicenda, avvenuta nel comune di Belgirate in provincia di Verbano Cusio Ossola, relativa alla procedura per il conferimento dell'incarico professionale di addetto alla comunicazione del Comune stesso.
  Il bando relativo alla predetta procedura è stato pubblicato, da parte del comune, il 30 aprile scorso e, il successivo 5 giugno, è stata pubblicata l'approvazione del verbale contenente l'avvenuta aggiudicazione definitiva dell'incarico, per l'anno 2018, alla signora Galluzzo Veronica.
  Al riguardo, come si evince dalla delibera di Giunta del 14 giugno scorso, «successivamente all'aggiudicazione dell'incarico, su alcuni profili Facebook sono state pubblicate foto e commenti in cui potrebbe essere interpretata una correlazione della Galluzzo con le ideologie fascista e nazista. La giunta comunale, venuta a conoscenza di quanto sopra, ha immediatamente convocato la signora Galluzzo la quale ha presentato le proprie giustificazioni al fatto che sul proprio profilo personale facebook erano postate determinate foto che fanno riferimento al nazismo e che il motivo per cui erano state inserite tali foto non era assolutamente quello di promuovere o assecondare l'ideologia nazista ma, bensì, per motivi esattamente contrari all'interpretazione data; ciò nonostante prendeva atto che, comunque, quanto accaduto creava sicuramente una situazione di disagio per quanto concerne l'immagine del comune e per l'espletamento dell'incarico conferitole».
  Prosegue ancora l'atto di giunta «a seguito dell'incontro di cui sopra da cui è emersa l'opportunità di non dar corso all'incarico e soprattutto per il fatto della particolare sensibilità dell'Amministrazione sull'argomento, la Sig.ra Galluzzo, per il tramite del proprio legale, confermando “condanna senza se e senza ma dell'ideologia fascista e nazista e di tutti i crimini d'odio perpetuati dai partiti fascisti e nazisti” comunicava, con lettera datata 13 giugno 2018 ns. prot. 1775 depositata agli atti, l'intenzione di rinuncia irrevocabile all'incarico assegnatole».

  Il comune, come risulta dalla medesima delibera, – pur prendendo atto delle giustificazioni dell'interessata – ha accettato la rinuncia all'incarico; peraltro ancora non iniziato, presentata dall'interessata ritenendo, tra l'altro, di aver «subito un danno di immagine tale da non consentire l'attivazione del rapporto contrattuale».
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Carlo Sibilia.


   ENRICO BORGHI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il gruppo svedese Perstorp, con sede italiana a Castellanza, in provincia di Varese, ha rilevato la società Polioli Spa impegnandosi in tale occasione a garantire i livelli occupazionali della società, già gravata a partire dall'anno 2014 di rilevanti problematicità che hanno portato al licenziamento, nel corso degli anni passati, di diverse unità di personale;

   a circa un anno di distanza da tale acquisizione, la società svedese ha reso noto la sua volontà di procedere, entro il termine del 31 luglio 2018, con la chiusura degli impianti con sede a Vercelli e il conseguente licenziamento di 72 lavoratori;

   tali licenziamenti comporterebbero un notevole disagio per il tessuto sociale ed economico del territorio, oltre che interessare più di 100 famiglie di lavoratori;

   l'amministrazione comunale di Vercelli si è attivata, in sinergia con l'assessorato al lavoro della regione Piemonte e con le rappresentanze sindacali dei lavoratori, per costituire un tavolo regionale di operatività volto a trovare urgentemente una soluzione alternativa alla chiusura dello stabilimento e che non pregiudichi quindi il mantenimento dei posti di lavoro;

   le rappresentanze sindacali dei lavoratori hanno manifestato la loro preoccupazione rispetto alla presunta volontà della proprietà svedese di rilocalizzare all'estero l'impianto produttivo, dopo averne acquisito il portafoglio clienti;

   la società Polioli ha come attività d'impresa il trattamento di prodotti chimici, circostanza questa che rende particolarmente delicata e importante la gestione dell'impianto produttivo di Vercelli anche dal punto di vista ambientale;

   il terreno circostante lo stabilimento risulta ospitare vasche di stoccaggio che necessitano di manutenzione e controllo estremamente accurati, attività che, a parere dell'interrogante, non possono essere garantite con l'adozione del piano di dismissione dell'azienda come ad oggi prospettato –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto e se non ritenga a tal riguardo di adottare ogni iniziativa di competenza al fine di tutelare i lavoratori della società Polioli Spa.
(4-00608)

  Risposta. — In riferimento all'atto parlamentare in esame, concernente le vicende produttive ed occupazionali della società Perstorp Polialcoli s.r.l. di Vercelli, sulla base delle informazioni fornite anche dal Ministero dello sviluppo economico, si rappresenta quanto segue.
  La società Perstorp Polialcoli s.r.l. ha acquisito un ramo di azienda da Polioli s.p.a., una società attiva nella produzione e vendita di polioli nello stabilimento di Vercelli, dopo che quest'ultima ha terminato la procedura di concordato preventivo. Successivamente a questa acquisizione, le quote della società sono state interamente acquistate dalla svedese Perstorp.
  Anche dopo il trasferimento del ramo di azienda da Polioli a Perstorp Polialcoli, l'andamento delle attività è peggiorato continuando a minare la competitività dell'azienda. In particolare, la società Perstorp Polialcoli s.r.l. ha evidenziato d'aver avuto l'ambizione e la speranza che sia il trimetilolpropano (TMP) sia il glicole Neopenyl (NEO) avrebbero avuto risultati migliori una volta inseriti nel contesto del gruppo e che l'esperienza dello stesso nell'ambito produttivo avrebbe potuto ridurre il costo di produzione dei citati prodotti. Tuttavia, nonostante i tentativi di migliorare l'efficienza complessiva del sito, la società ha dovuto prendere atto che lo stabilimento di Vercelli necessitava di investimenti troppo elevati per poter raggiungere un'operatività redditizia a lungo termine.
  Sulla base di siffatta situazione, lo scorso 11 giugno 2018, Perstorp Polialcoli s.r.l. ha avviato la procedura di licenziamento collettivo, per cessazione dell'attività, nei confronti di tutti i lavoratori – pari a 72 unità – operanti presso lo stabilimento di Vercelli.
  Successivamente, al fine di addivenire a una definizione positiva della vicenda in parola, si sono svolti presso la regione Piemonte diversi incontri a cui hanno partecipato le istituzioni locali, la società e le organizzazioni sindacali.
  Nell'ultimo incontro, tenutosi lo scorso 6 agosto, la società e le parti sociali hanno sottoscritto un accordo che ha concluso la cosiddetta fase amministrativa della procedura di licenziamento. Questo accordo prevede il licenziamento di tutti i lavoratori, entro 120 giorni, e la corresponsione agli stessi di una somma aggiuntiva alle competenze di fine rapporto secondo le intese intervenute tra le parti.
  Il medesimo accordo prevede, inoltre, che presso lo stabilimento di Vercelli si insedierà la società Alcoplast s.r.l. che avvierà, con tempistiche in via di definizione, una nuova attività produttiva che consentirà ad almeno 45 lavoratori di essere riassunti. Perstorp Polialcoli, inoltre, si è impegnata a richiedere a Fondimpresa l'attivazione di un percorso di formazione nei confronti dei lavoratori che non riceveranno un'offerta di lavoro da Alcoplast.
  In conclusione, nel rilevare che non è stato richiesto dalle parti interessate alcun incontro per l'esame della situazione occupazionale, trattandosi tra l'altro di una vicenda di rilevanza locale, il Governo assicura la massima attenzione in ordine alla vicenda posta nell'atto parlamentare in esame. Il Ministero dello sviluppo economico – interessato della questione – ha reso noto che, qualora richiesto, valuterà la possibilità di aprire un tavolo di confronto nella sede istituzionale più idonea.
  

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali: Claudio Durigon.


   CARDINALE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   le condizioni meteorologiche dell'ultima decade di giugno 2018 con piogge eccezionali e grandinate devastanti hanno determinato gravissimi danni all'intero comparto agricolo delle province di Caltanissetta ed Enna;

   particolarmente colpita è la cerealicoltura con raccolti infestati di muffe e bianconature ed una conseguente speculazione al ribasso del prezzo del grano che penalizza l'intera filiera;

   sono stati colpiti anche i frutteti e le colture stagionali e vi sono ingentissimi danni a tutto il sistema di viabilità interpoderale e secondario;

   nei comprensori di Mussomeli, Milena, Vallelunga, Villalba, nonché di San Cataldo e di Caltanissetta si sta procedendo ad una rapida conta dei danni;

   le organizzazioni di categoria del comprensorio hanno avanzato la richiesta alle istituzioni di riconoscimento dello stato di calamità naturale;

   si sa che deve essere la regione a comunicare la richiesta corredata dalla stima dei danni;

   molte imprese rischiano il collasso poiché con i raccolti contavano di poter rientrare dalle esposizioni con le banche e questo potrebbe comportare il loro fallimento;

   occorre accelerare i tempi al fine di evitare che le conseguenze siano irreversibili per il comparto agricolo delle aree interne delle due province siciliane –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intenda assumere non appena riceverà la richiesta della regione del riconoscimento in tempi rapidi dello stato di calamità per i territori colpiti dalla anomala e persistente ondata di maltempo che sta flagellando i territori in questione.
(4-01243)

  Risposta. — Rilevo in premessa che, per attivare gli interventi compensativi ex post del fondo di solidarietà nazionale a sostegno delle imprese agricole colpite da avversità atmosferiche eccezionali, è necessario che le calamità, le colture e le strutture agricole colpite non siano comprese nel piano assicurativo annuale per la copertura dei rischi con polizze assicurative agevolate.
  Infatti il decreto legislativo n. 102 del 2004 e successive modificazioni, stabilisce che per i danni assicurabili con polizze agevolate non sono attivabili gli interventi compensativi del Fondo; pertanto gli agricoltori, ai fini di una copertura dai rischi climatici, avrebbero dovuto provvedere alla stipula di polizze assicurative agevolate, tra l'altro, da contributo statale fino all'65 per cento della spesa premi sostenuta.
  Altra condizione per l'attivazione degli interventi compensativi
ex post, è la presenza di una incidenza di danno sulla produzione lorda vendibile superiore al 30 per cento.
  Premesso quanto detto, in data 24 settembre è pervenuta la richiesta per la provincia di Caltanissetta, tuttora in fase di istruttoria.
  Qualora saranno riscontrati i requisiti di legge il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e del turismo provvederà ad emettere il decreto di declaratoria, con il quale potranno essere attivate le misure compensative a favore delle imprese tra cui: contributi in conto capitale fino all'80 per cento del danno sulla produzione lorda vendibile ordinaria; prestiti ad ammortamento quinquennale per le maggiori esigenze di conduzione aziendale nell'anno in cui si è verificato l'evento ed in quello successivo; proroga delle rate delle dipendenti; contributi in conto capitale per il ripristino delle strutture aziendali danneggiate e per la ricostituzione delle scorte eventualmente compromesse o distrutte.
  Infine, compatibilmente con le esigenze primarie delle imprese agricole, potranno essere adottate anche misure volte al ripristino delle infrastrutture connesse all'attività agricola, tra cui quelle irrigue e di bonifica, con onere della spesa a carico del Fondo di solidarietà nazionale.

Il Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo: Gian Marco Centinaio.


   CIPRINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la regione Umbria e il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale hanno realizzato un progetto di cooperazione internazionale decentrata denominato «Territori Autonomi Palestinesi – Camera Arbitrale Palestinese – PIAC» con sede a Ramallah, così come approvato con delibera n. 107 del 19 luglio 2010 del Ministero e secondo i criteri di cui alla Convenzione tra il Ministero medesimo – direzione generale per la cooperazione e lo sviluppo e la regione Umbria (Rep. 1443 del 14 settembre 2010);

   come risulta dalla delibera della giunta regionale n. 239 del 5 marzo 2012, in data 17 novembre 2011 veniva firmato un accordo tecnico tra regione Umbria e Sviluppumbria per l'attuazione del progetto suddetto che si sarebbe dovuto concludere nel 2016;

   in base all'articolo 3 del citato accordo tecnico, Sviluppumbria provvedeva ad individuare il capo progetto mediante «idonea e specifica selezione da effettuarsi tra le figure in possesso dei requisiti ivi prefissati, da sottoporre all'assenso della DGCS MAE»;

   all'esito di tale procedura è risultato affidatario dell'incarico di capo progetto il signor Moreno Caporalini;

   in data 28 febbraio 2012 la direzione generale per la cooperazione e lo sviluppo – ufficio III del Ministero degli affari esteri comunicava, con una nota (prot. 4013/III/0052762), il nulla osta della direzione generale per la cooperazione allo sviluppo alla nomina di Moreno Caporalini a capo del progetto «Camera Arbitrale palestinese»;

   con deliberazione 3 novembre 2016 n. 1228, la giunta regionale dell'Umbria deliberava di «approvare il progetto di cooperazione allo sviluppo denominato “PIAC.2/e.PIAC – Realizzazione del sistema per la gestione elettronica delle attività di arbitrato (e.PIAC) e di uno sportello multi servizi per l'assistenza tecnica agli operatori del sistema economico locale in Palestina” sviluppo e prosecuzione del progetto PIAC-Camera Arbitrale Internazionale Palestinese», di «presentare il progetto così approvato all'A.I.C.S. (...) ai fini della concessione di un cofinanziamento di euro 450.000,00 corrispondente al 51 per cento del budget complessivo pari a 884.000 euro» e di «impegnarsi, in caso di approvazione del progetto da parte dell'A.I.C.S., a garantire il cofinanziamento regionale previsto in complessivi 100.000 euro in 1 anno» –:

   se risulti ancora in corso il progetto di cui in premessa e, in caso affermativo, quanto e quale personale stia ancora operando in tale contesto.
(4-00362)

  Risposta. — L'iniziativa territori autonomi palestinesi – camera arbitrale palestinese – Piac, affidata alla regione Umbria tramite la società Sviluppumbria spa, è stata approvata del Maeci con atto della direzione generale per la cooperazione allo sviluppo (Dgcs) del 22 luglio 2008.
  Il progetto, del valore totale di circa 1.2 milioni di euro (di cui 920 mila euro sotto forma di finanziamento a dono a favore della regione Umbria da parte della Dgcs del Maeci e una durata di 30 mesi, è nato dalla comune valutazione da parte di regione Umbria, università degli Studi di Perugia, Dgcs del Maeci e le principali organizzazioni del mondo dell'impresa e delle professioni palestinesi (ingegneri, costruttori, avvocati, le camere di commercio e degli industriali) circa l'utilità di dare vita in Palestina ad una camera arbitrale internazionale e di rendere disponibili risorse umane e strutture adeguate alla fornitura di servizi della qualità più elevata possibile, in particolare attraverso la formazione di professionisti qualificati. Tenuto conto del fatto che l'arbitrato è ormai riconosciuto in campo internazionale come un efficiente ed efficace mezzo di risoluzione delle controversie economiche e commerciali, l'obiettivo generale del progetto è stato quello di concorrere al sostegno del processo di
institutional building in Palestina e dello sviluppo economico e occupazionale palestinese, nella consapevolezza che la disponibilità di tutela giuridica, certa ed internazionalmente riconosciuta, sia in grado di favorire un migliore contesto ambientale (cosiddetto «business environment») per le imprese locali ed estere che intendano investire ed operare in Palestina. Al 30 giugno 2016, data di conclusione del progetto, tutti gli obiettivi fissati per l'istituzione della «camera arbitrale palestinese» sono stati conseguiti.
  Il successivo 7 novembre 2016 la regione Umbria ha inviato all'agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics), subentrata alla Dgcs del Maeci nell'istruttoria e nell'attuazione dei progetti di cooperazione, la richiesta di cofinanziamento per la realizzazione di un nuovo progetto denominato «Piac.2/e.Piac – realizzazione del sistema per la gestione elettronica delle attività di arbitrato (e.PIAC) e di uno sportello multi servizi per l'assistenza tecnica agli operatori del sistema economico locale in Palestina».
  L'agenzia non ha dato seguito alla richiesta, essendo allora in corso di introduzione la nuova normativa che non prevede più l'affidamento diretto ma un sistema di bandi con procedura comparativa.
  L'avviso di procedura comparativa per gli enti territoriali è stato poi lanciato da Aics nel 2017. La regione Umbria vi ha partecipato con programma di diverso contenuto, sempre in Palestina (iniziativa nel settore dell'apicoltura «
BEE the change. Reinforcement of the honey and officinal plants value chains for the socio-economic development of Palestine»), risultando idonea e vincitrice.
La Viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale: Emanuela Claudia Del Re.


   CIRIELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in quest'ultimo periodo, all'altezza del viadotto Irno chilometro 54,800, in carreggiata sud lungo la tangenziale di Salerno, vi sono dei lavori di manutenzione straordinaria che riguardano la demolizione e la ricostruzione dei cordoli, la rimozione delle vecchie barriere e l'installazione delle nuove «tipo Anas», il rifacimento dei giunti, l'impermeabilizzazione del viadotto e della pavimentazione stradale;

   da organi di stampa si apprende che questi lavori sulla tangenziale, che si protraggono da circa due mesi, stanno fortemente rallentando la circolazione degli automobilisti di Salerno: ogni mattina si registrano lunghe code che iniziano nei pressi dell'università di Fisciano;

   gli automobilisti sono costretti a percorrere un tratto di strada in cui può transitare un solo veicolo alla volta, a causa del restringimento della carreggiata che provoca forti rallentamenti e code, accentuati nelle ore mattutine e nelle ore di punta in generale;

   nonostante l'Anas si sia adoperata per consigliare agli automobilisti la percorrenza di strade alternative, la situazione non sembra essere affatto migliorata –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e, considerata la gravità degli stessi, quali iniziative urgenti intenda assumere, per quanto di competenza, per fronteggiare questa situazione che sta arrecando notevoli disagi ai cittadini.
(4-00633)

  Risposta. — In merito alle criticità segnalate, sono state chieste dettagliate informazioni alla società Anas che ha riferito quanto segue.
  La società ha avviato interventi di manutenzione straordinaria sui viadotti Irno e Cristoforo, lungo la strada statale 18 Tirrena inferiore – tratto tangenziale di Salerno.
  In occasione dell'evento denominato
Luci d'artista 2017-2018 – su richiesta del comune di Salerno e d'intesa con gli enti preposti – al fine di garantire la sicurezza dei numerosi visitatori della manifestazione, detti interventi sono stati sospesi.
  Sul viadotto Irno, data la contestuale attività di manutenzione sull'adiacente viadotto Cristoforo, i lavori sono stati avviati nel mese di aprile 2018 per evitare disagi all'utenza, così come richiesto dall'Amministrazione comunale salernitana.
  Inoltre, Anas segnala che per agevolare il flusso veicolare connesso all'esodo estivo di agosto ha sospeso le lavorazioni fino al 3 settembre 2018, così da garantire la piena fruibilità della tangenziale in argomento; nello stesso periodo ha provveduto all'esecuzione di lavori su parti sottostanti il viadotto Irno, che non interessano quindi il piano viabile dello stesso.
  Inoltre, Anas ha comunicato che i lavori di manutenzione straordinaria, per il miglioramento delle condizioni statiche di sicurezza del viadotto Irno al chilometro 54,800 in carreggiata sud, sono ripartiti nel mese di settembre.
  Le attività di cantiere verranno nuovamente sospese dal mese di novembre 2018, come da accordi con il comune e la prefettura di Salerno, per l'annuale manifestazione delle luminarie denominata «
luci d'artista» e riprenderanno al termine della manifestazione, compatibilmente con le condizioni meteo e i tempi tecnici per ripristinare il cantiere. La conclusione delle attività è prevista per la prossima stagione primaverile 2018.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.


   COMAROLI, BIANCHI, BOLDI, CAVANDOLI, COLMELLERE, ANDREA CRIPPA, DI MURO, DONINA, FERRARI, GIACCONE, GOBBATO, GOLINELLI, FURGIUELE, LOCATELLI, EVA LORENZONI, LUCCHINI, MURELLI, PANIZZUT, RIBOLLA, TIRAMANI, VINCI, ZOFFILI e LO MONTE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la risoluzione n. 25.1 del 1972 dell'Assemblea mondiale della sanità (Asm/Wha) ha risolto il problema della partecipazione in seno ad essa della Repubblica popolare cinese, lasciando insoluto il tema della partecipazione di Taiwan;

   soltanto il Governo democraticamente eletto di Taiwan può rappresentare i suoi 23,5 milioni di cittadini e assumersi la responsabilità della loro salute;

   se Taiwan non può partecipare all'organizzazione mondiale della sanità (Oms/Who), e se non è inserita nel sistema globale di prevenzione delle malattie, il diritto alla salute di cui 23,5 milioni di abitanti di Taiwan dovrebbero beneficiare, come tutte le persone e i popoli del mondo, non può essere pienamente garantito e, inoltre, non può essere conseguito l'obiettivo, stabilito nella stessa Costituzione dell'Organizzazione mondiale della salute, di ottenere il più alto standard di salute possibile per tutto il genere umano;

   proteggere la salute e l'igiene delle persone, e promuovere interazioni costruttive, è una responsabilità condivisa, sia dalla Cina, sia da Taiwan. Da maggio 2016, il Governo di Taiwan ha dimostrato più volte la sua disponibilità alla collaborazione, riconoscendo i fatti storici dei colloqui del 1992 avvenuti tra gli organismi rappresentativi dei due Paesi (la Fondazione per gli scambi nello stretto (SEF, Straits Exchange Foundation) e l'Associazione per le relazioni nello stretto di Taiwan (ARATS, Association for Relation Across Taiwan Straits)) e ha ripetutamente chiesto la ripresa di un dialogo pragmatico tra le due parti dello stretto. Le attuali differenze politiche tra Cina e Taiwan non dovrebbero, comunque, avere la precedenza sugli sforzi globali per il raggiungimento della buona salute e del benessere di tutti e per tutti;

   la Costituzione dell'Oms stabilisce chiaramente che il godimento dei più alti standard sanitari è uno dei diritti fondamentali di ogni essere umano, senza distinzioni di razza, religione, credo politico e condizione economica e sociale. In considerazione della salute e del benessere di tutta la popolazione del pianeta, l'Oms dovrebbe escludere ogni interferenza politica e accogliere la partecipazione di Taiwan, già fruttuosamente avvenuta come «Osservatore» dal 2009 al 2016, con pari status nei suoi incontri, nei suoi meccanismi e nelle sue attività, incluse quelle dell'Ams;

   durante la 70a Ams nel 2017 diversi Paesi, tra i quali l'Australia, la Germania, il Giappone e gli Stati Uniti, hanno parlato in favore di Taiwan, sollecitando l'Oms ad accettare la sua partecipazione nell'Ams. Alla 142a sessione dell'Oms executive board, nel gennaio 2018, gli stessi Paesi, e molti altri con loro, hanno enfatizzato l'importanza della partecipazione di Taiwan nell'Ams, evidenziando la preoccupazione che l'assenza di Taiwan dall'Ams crei, come di fatto avviene, un vuoto, grave e insensato, nella cooperazione globale per la prevenzione e il contrasto delle malattie e per la tutela e la promozione della salute pubblica;

   nel corso della citata sessione dell'Oms executive board, le affermazioni della Cina su questi argomenti sono state esclusivamente di natura politica e hanno completamente ignorato la natura, gli obblighi e le finalità stesse dell'Oms verso la salute di ogni essere umano, inclusi i diritti alla salute dei 23,5 milioni di abitanti di Taiwan –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere, sia di concerto con gli altri partner dell'Unione europea, sia in via autonoma affinché nell'ambito dell'Ams e dell'Oms, nel rispetto e nell'applicazione dei propri principi, vincoli e finalità statutarie, si cessi l'ostracismo nei confronti di Taiwan e se ne accolga la partecipazione, garantendo così ai suoi 23,5 milioni di cittadini diritti sanitari uguali a quelli di tutto il resto della popolazione del pianeta.
(4-00318)

  Risposta. — L'Italia e l'Unione europea sono consce dell'utilità della partecipazione di Taiwan all'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e all'Assemblea mondiale della sanità (Ams) per il rafforzamento del sistema sanitario globale. Allo stesso tempo vi è la consapevolezza che il Segretariato dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) non sia in condizione di procedere autonomamente ad un invito nei confronti di Taiwan all'assemblea. La partecipazione di Taiwan dal 2009 al 2016 è stata resa possibile da un meccanismo di intesa con la Repubblica popolare cinese. Tale meccanismo poggiava sul principio della cosiddetta politica «una sola Cina» e sulle risoluzioni n. 2758 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite e n. 25.1 dell'Assemblea mondiale della sanità.
  Purtroppo, la situazione tra le due sponde dello stretto ha fatto sì che a partire dal 2017, il meccanismo non sia stato più messo in opera da parte della Repubblica popolare cinese. Di fatto, in assenza dell'attivazione del meccanismo d'intesa sopra menzionato, né il Segretariato dell'organizzazione né gli Stati membri dispongono di margini per assicurare la partecipazione di Taiwan all'Ams.
  L'Italia attribuisce la massima importanza alla protezione della salute sul piano globale. In diverse occasioni di contatto con rappresentanti della Repubblica popolare cinese, non si è mancato di segnalare l'esigenza di proteggere la salute e l'igiene delle persone attraverso la collaborazione internazionale. L'Italia continuerà a considerare attivamente insieme ai
partner Unione europea il perseguimento di soluzioni pragmatiche e compatibili con la politica «una sola Cina» che possano consentire la partecipazione taiwanese all'Oms e all'Ams.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Manlio Di Stefano.


   GIGLIO VIGNA, ZOFFILI, MOLINARI, GIACCONE, CAFFARATTO, BENVENUTO, PETTAZZI, MACCANTI, LIUNI, TIRAMANI, GASTALDI, BOLDI, MORELLI, ANDREA CRIPPA, RIXI, GUSMEROLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel marzo 2018 sono stati avviati i lavori di rinnovamento del tunnel del monte Bianco, su una porzione di 555 metri di galleria, tra il sesto e il settimo chilometro; i lavori prevedono un importante intervento di risanamento della soletta dell'impalcato che sorregge la carreggiata e divide la parte utilizzata dai veicoli dal condotto di aerazione e dai vani tecnici sottostanti;

   dai media si apprende che i cantieri sono stati organizzati in maniera tale da operare principalmente in orario notturno e di riaprire l'infrastruttura ogni mattina, «garantendo la sicurezza del personale di cantiere e degli utenti del traforo», con 27 notti di interruzione della circolazione e cinque mattine di domeniche, nonché 2 interruzioni prolungate da 30 ore e mezza ciascuna, a cavallo tra domenica e martedì, per un totale di 385 ore di traffico interrotto, tra marzo e giugno;

   la società di gestione del tunnel raccomanda agli utenti di informarsi preventivamente sulle condizioni di agibilità del traforo;

   tuttavia, le chiusure continue e improvvise del traforo creano disagi alla popolazione locale, ai pendolari e ai turisti. Inoltre, sulla «Stampa d'Aosta» del 21 aprile 2018, il presidente della regione Valle d'Aosta ha lanciato l'allarme di una possibile chiusura del traforo del monte Bianco per almeno 2 anni, per lavori di rifacimento della volta, al di là del rifacimento della soletta, prefigurando il rischio di un lungo stop alla circolazione tra Italia e Francia;

   infatti, sembra che, per rispettare i sempre più stringenti standard di sicurezza, si renda necessario, a medio termine, intervenire anche sulla volta della galleria lunga oltre 11 chilometri. La questione è da tempo sul tavolo del Geie-Tmb, l'organismo italo-francese che gestisce il traforo; riportano i media che, nella discussione, qualcuno è andato anche oltre, manifestando il timore che la lunga chiusura del tunnel del monte Bianco possa diventare definitiva, magari su pressione di amministratori locali francesi o degli ambientalisti transalpini;

   la necessità dei lavori sulla volta viene confermata anche da fonti riconducibili alla Società italiana traforo del monte Bianco (Sitmb), che, tuttavia, precisa l'improbabilità dell'ipotesi della chiusura biennale del tunnel, considerando anche il danno economico che ne conseguirebbe;

   il problema si sovrappone all'annosa questione della «seconda canna», ovvero dei lavori di raddoppio del traforo, lavori per i quali la Sitmb prevede un orizzonte temporale di almeno tre anni; l'esecuzione dei lavori di rifacimento della volta in successione ai lavori del raddoppio della galleria eviterebbe l'interruzione della circolazione;

   sull'ipotesi del raddoppio della galleria si è espresso per l'ennesima volta anche il consiglio comunale di Chamonix, con un giudizio negativo definendo il progetto come «inaccettabile, in quanto in netta contraddizione con tutti gli sforzi fatti da numerosi anni dal territorio per limitare l'impatto delle attività umane sulla salute e l'ambiente e costruire uno sviluppo sostenibile locale» –:

   se il Ministro sia al corrente delle continue chiusure del traforo del monte Bianco che comportano ingenti disagi a cittadini locali, pendolari e turisti e come il Governo intenda risolvere la prospettata chiusura del traforo per un periodo lunghissimo di due anni, anche in considerazione della contrarietà del consiglio comunale di Chamonix al raddoppio della galleria.
(4-00259)

  Risposta. — In risposta al quesito sulla chiusura del traforo del Monte Bianco, si comunica che i lavori di ripristino su una porzione di 550 metri della soletta danneggiata mediante sostituzione con elementi prefabbricati sono stati ultimati il 3 luglio 2018, in coerenza con il programma dei lavori.
  L'importo complessivo dell'investimento è di circa 10 milioni di euro, finanziati al 50 per cento da ciascuna delle due società concessionarie della costruzione e della gestione del traforo: SITMB (Società italiana per il traforo del Monte Bianco) e la sua omologa francese ATMB (
Autoroutes et tunnel du Mont Blanc).
  La chiusura totale del traforo dalle ore 22,00 del 2 luglio alle ore 6,00 del 3 luglio 2018 è da considerarsi l'ultima interruzione totale del traffico per la realizzazione dei lavori. Infatti, per eseguire lavorazioni complementari, sono previste chiusure, parziali notturne che consentiranno comunque la circolazione a senso alternato di marcia e che saranno comunicate con notevole preavviso all'utenza autostradale.
  Per quanto attiene agli interventi su tutta l'estensione della volta della galleria, sono state eseguite approfondite indagini relative sia alle condizioni geomorfologiche dell'ammasso roccioso che allo stato di consistenza delle strutture in calcestruzzo del rivestimento della galleria stessa. Tali elementi, ora in fase di valutazione, consentiranno la redazione di uno studio di fattibilità per un intervento di miglioramento delle condizioni statiche e, successivamente, sarà possibile definire la tipologia dei lavori da eseguire e le conseguenti limitazioni di uso dell'infrastruttura.
  Infine, l'eventuale realizzazione della seconda canna – problematica da tempo all'attenzione della commissione intergovernativa per il traforo stradale del Monte Bianco – potrà avvenire solo a seguito dell'individuazione della migliore soluzione tecnica per il risanamento della canna esistente, ferma restando la volontà dei due paesi coinvolti.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.


   GOLINELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la procedura di conversione della patente è destinata ai conducenti in possesso di patente rilasciata da uno Stato dell'Unione europea o dello Spazio economico europeo che ottengono una residenza anagrafica o una residenza normale in Italia;

   le patenti di guida rilasciate da Stati appartenenti all'Unione europea o allo Spazio economico europeo sono equiparate alle patenti italiane e hanno validità fino alla scadenza del documento. Terminato il periodo di validità ci si deve rivolgere all'ufficio della Motorizzazione civile e richiedere la conversione della patente estera, che sarà ritirata e restituita allo Stato emittente;

   per i titolari di una patente di guida non comunitaria è possibile guidare veicoli cui la patente abilita fino ad un anno dall'acquisizione della residenza. Dopo un anno è necessario, per poter condurre veicoli sul territorio italiano, convertire la patente. Ciò è possibile se lo Stato che ha rilasciato l'abilitazione alla guida ha sottoscritto accordi di reciprocità con l'Italia;

   ad oggi, gli Stati non appartenenti all'Unione europea o allo Spazio economico europeo che rilasciano patenti convertibili in Italia sono circa 25, ma fra questi non è compresa la Russia –:

   se siano in corso trattative preliminari con la Russia per sottoscrivere accordi di reciprocità volti a prevedere la possibilità di convertire la patente russa sul territorio italiano.
(4-00664)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  Al momento non sono in corso procedure per la definizione di un accordo bilaterale tra l'Italia e la Federazione russa in materia di conversione delle patenti di guida.
  Si rappresenta, altresì, che nessuna richiesta in tal senso risulta pervenuta a questo Ministero dalle rappresentanze diplomatiche russe direttamente o tramite il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.
  Tuttavia, si esprime la massima disponibilità di questa Amministrazione alla cooperazione e al dialogo futuro sulla materia con le autorità russe.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.


   GRIBAUDO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il tunnel del Colle di Tenda in Piemonte, ultimato nel 1898 è uno dei più vecchi in esercizio; l'accordo di Parigi del 12 marzo 2007 ha previsto la realizzazione di un nuovo tunnel, i cui lavori sono stati aggiudicati nel 2012 da Grandi Lavori Fincosit e sono iniziati il 21 novembre 2013, con previsione di ultimazione entro febbraio 2020; il cantiere è uno dei più importanti del nord Italia, comportando un investimento di 176 milioni di euro (al 58 per cento pagati dall'Italia, al 42 per cento dalla Francia);

   dal 2011, il tunnel si può attraversare solo a senso unico alternato, con attese di 27 minuti ai semafori;

   nel mese di maggio 2017, la magistratura di Cuneo disponeva il sequestro del cantiere a seguito di intercettazioni che hanno comportato l'apertura di un'inchiesta per furto aggravato e frode in pubbliche forniture, iscrivendo 17 dipendenti di Anas e Fincosit nel registro degli indagati;

   nell'estate del 2017 i sindaci francesi della val Roya hanno vietato, con propria ordinanza, il transito dei mezzi pesanti oltre le 19 tonnellate sulla Rd6042; tale divieto persiste causando notevoli danni alle potenzialità turistiche delle valli cuneesi, ai lavoratori transfrontalieri italiani e alle numerose aziende italiane con rapporti commerciali sul versante francese; danni rilevanti si registrano anche sul fronte ambientale;

   il cantiere è stato dissequestrato ad agosto 2017; si apprende a mezzo stampa che sarebbe intercorso fra Anas e Fincosit uno scambio di lettere, nei primi mesi del 2018, tramite il quale l'impresa appaltatrice trasmetteva un programma di recupero del ritardo accumulato dal cantiere; ciò nonostante, il 5 aprile 2018 Anas ha scelto di rescindere «in danno» il contratto a causa di gravi inadempienze; il 6 aprile è stato emesso l'ordine di servizio per richiedere a Fincosit di mettere in sicurezza il cantiere, da liberare entro il 30 maggio 2018; in caso di ricorso da parte di Fincosit o di non accettazione dell'appalto da parte delle altre ditte partecipanti alla gara, le tempistiche per la costruzione dell'opera si allungherebbero al punto da decretarne l'interruzione;

   i 25 gli operai del cantiere che per questo motivo rischiano di perdere il lavoro hanno manifestato per protesta nei pressi dell'imbocco italiano del tunnel di Tenda per vari giorni durante il mese di aprile 2018;

   il 4 maggio 2018 in virtù del maltempo che ha colpito la provincia di Cuneo è avvenuto l'allagamento di entrambe le gallerie; il quotidiano La Stampa Cuneo in data 9 maggio riporta che nel soffitto in cemento del Tenda-bis si sarebbe aperta una voragine, dalla quale proviene una cascata d'acqua che allaga la carreggiata sottostante e coinvolge anche il traforo storico, attraverso i by-pass di collegamento, creando anche alcune «fontane» nelle pareti in mattoni;

   appare sempre più forte il rischio non solo che l'opera di costruzione del nuovo tunnel venga interrotta, ma che sia stato danneggiato anche il tunnel originale, con gravissime conseguenze per i cittadini, le imprese e gli enti locali –:

   quali siano le motivazioni e le gravi inadempienze che hanno condotto Anas a rescindere il contratto per la costruzione del tunnel Tenda-bis con Grandi Lavori Fincosit;

   quali iniziative intenda adottare per garantire la ripresa dei lavori in tempi brevi e certi per la costruzione del tunnel Tenda-bis, collegamento infrastrutturale indispensabile per i lavoratori e le imprese della provincia di Cuneo verso le valli Roya e Vermenagna, anche tutelando i lavoratori finora occupati all'interno del cantiere e assicurando la salvaguardia del traforo originale.
(4-00247)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, si comunica quanto segue.
  A seguito della stipula del contratto di appalto, Anas ha incaricato la società Ati grandi lavori fincosit (Glf) – Toto costruzioni generali dell'attività di progettazione esecutiva, conclusa la quale si è provveduto a due prime consegne parziali: l'una in data 22 ottobre 2012 relativa alle sole opere di realizzazione in territorio francese della parete chiodata 0A10, e l'altra in data 20 dicembre 2012 relativa all'opera di presa della sorgente di San Macario.
  Tutti i restanti lavori sono stati consegnati dalla società Anas a Glf con verbale del 21 novembre 2013, pur nelle more della stipula dell'atto aggiuntivo. In base al contratto, i lavori avrebbero dovuto essere completati in 2.280 giorni, perciò entro il termine del 17 febbraio 2020.
  Anas evidenzia che, a causa di ritardi nelle lavorazioni, sono stati emessi e notificati all'impresa oltre 70 ordini di servizio, 10 dei quali di contestazione per la non conformità delle opere realizzate e altri 12 per contestare il ritardo accumulato.
  Si riportano di seguito i passaggi significativi dell'andamento dei lavori.
  Il 12 dicembre 2013, l'impresa ha trasmesso il programma dei lavori, che Anas ha respinto perché non conforme alle disposizioni contrattuali. Il 17 gennaio 2014 l'Ati ha inviato un nuovo cronoprogramma, nuovamente respinto da Anas con nota del successivo 13 febbraio.
  Il 13 marzo 2014 Anas ha poi sollecitato l'impresa a trasmettere un cronoprogramma esecutivo dei lavori che prevedesse il recupero dei ritardi accumulati nella realizzazione dell'opera di presa della sorgente di San Macario; tale nuovo cronoprogramma è stato trasmesso da Glf il successivo 17 luglio e approvato da Anas il giorno 25.
  Con ordine di servizio del 17 settembre 2014, Anas ha ordinato all'impresa di dare il massimo impulso alle attività mettendo in campo i mezzi e le maestranze necessarie a recuperare i ritardi accumulati, e ha chiesto un nuovo cronoprogramma esecutivo che prevedesse la riprogrammazione delle lavorazioni, nel tentativo di scongiurare uno slittamento dei tempi previsti per la realizzazione del nuovo tunnel
.
  Detto ordine di servizio non è stato ottemperato; pertanto, perdurando la situazione di grave ritardo, Anas ha nuovamente sollecitato ad accelerare le attività incrementando mezzi e uomini in cantiere.
  A riscontro di tale ulteriore sollecito, l'11 novembre 2014 Glf ha trasmesso un nuovo cronoprogramma dei lavori, respinto da Anas con nota del 5 dicembre 2014 in quanto palesemente inidoneo a risolvere le segnalate criticità. Solo il 24 febbraio 2015, a distanza di oltre un anno dalla consegna e inizio dei lavori, l'Ati ha finalmente inviato un cronoprogramma che prevedeva il recupero dei ritardi accumulati, approvato da Anas con nota del 20 marzo 2015.
  Il successivo 2 aprile Anas ha certificato l'avvenuta ultimazione dei lavori relativi all'opera di presa della sorgente di San Macario, avvenuta il 31 marzo 2015, ad eccezione del completamento di lavorazioni di piccola entità non incidenti sull'uso e sulla funzionalità dell'opera stessa, per l'esecuzione delle quali venivano concessi ulteriori sessanta giorni.
  Tuttavia, tale parziale conclusione dell'opera non ha sanato i ritardi maturati nell'avanzamento complessivo dei lavori, tanto che, con ordine di servizio n. 27 del 14 settembre 2015, Anas ha nuovamente contestato i ritardi e ha richiamato l'impresa al rispetto delle tempistiche pattuite.
  Con nota 29 settembre 2015, l'impresa ha presentato un'ultima versione del programma esecutivo dei lavori volta al recupero dei ritardi maturati, programma poi approvato dalla direzione lavori di Anas con nota dell'11 novembre 2015.
  Con verbale del 30 settembre 2016 è stata poi disposta da Anas la sospensione parziale dei lavori di scavo della nuova galleria direzione Francia, in conseguenza della diffida inviata dalla regione Piemonte a motivo del mancato rispetto della prescrizione n. 1 prevista dalla delibera della giunta regionale 20 novembre 2007, n. 3-7521.
  Risolta tale problematica, i lavori sono ripresi il 19 ottobre 2016 e il termine per l'ultimazione dell'opera è stato prorogato al 20 febbraio 2020.
  Ciò nonostante, essendosi verificati ulteriori ritardi, con nota del 19 novembre 2017 Anas ha chiesto a Glf di redigere un ulteriore cronoprogramma con contestuale riprogrammazione compatibile con il nuovo termine contrattuale; a tale richiesta l'impresa ha risposto inviando programmi recanti una data di ultimazione successiva a quella già prorogata, che quindi Anas non ha approvato.
  Nel corso di numerosi incontri, i vertici della società appaltatrice hanno sempre assicurato un pronto recupero della produzione, non appena fossero stati superati alcuni contingenti contesti economici aziendali, che impedivano il pieno sviluppo del confermato intendimento dell'impresa al rispetto del contratto. Purtroppo, a tali promesse non seguiva adeguata risposta.
  Alle descritte difficoltà si sommavano gli eventi giudiziari che tanta rilevanza, anche mediatica, hanno avuto, riguardanti anche contestazioni sui lavori eseguiti, che non hanno sortito effetti positivi né sulla reputazione tecnica né sulla capacità finanziaria dell'appaltatore.
  A seguito del dissequestro del cantiere da parte della magistratura, Anas ha impartito formalmente puntuali disposizioni su quanto l'appaltatore avrebbe dovuto, con tempestività, porre in essere per superare le contestazioni conseguenti alle vicende occorse e per imprimere una apprezzabile accelerazione nello sviluppo di attività che coinvolgono anche interessi di paesi d'oltralpe.
  Nonostante la condivisione e le assicurazioni ricevute, non è intervenuto alcun miglioramento del processo gestionale e dell'avanzamento delle opere affidate.
  Il 23 gennaio 2018 Anas ha quindi avviato la procedura di risoluzione contrattuale, assegnando all'impresa il termine perentorio di 15 giorni per attivarsi immediatamente per integrare tutto il personale necessario a riprendere le lavorazioni su tutti i fronti al fine di recuperare il ritardo, rimuovendo urgentemente tutti i cumuli di materiale di scavo presenti sul versante francese, e presentando urgentemente la proposta di risoluzione della non conformità relativa al muro realizzato presso l'imbocco francese del tunnel, oltre ad altre non conformità rilevate nella galleria in costruzione.
  Le controdeduzioni prodotte non hanno fornito elementi nuovi né risolutivi della situazione sopra delineata; il 5 aprile 2018 il contratto è stato quindi risolto.
  Per quanto riguarda la situazione del cantiere, Anas ha fatto presente che il 30 aprile 2018 ha iniziato le operazioni per la definizione dello stato di consistenza, che sono terminate il 3 luglio 2018 e necessarie per procedere allo sgombero delle aree di lavoro.
  Non appena concluso lo stato di consistenza, Anas provvederà alla redazione dello stato finale e del collaudo, atti necessari per il riaffidamento dei lavori. A tal fine è in corso la verifica dei requisiti e della documentazione del raggruppamento di imprese classificatosi al secondo posto nella graduatoria della gara originaria, per accertare se esiste la possibilità di affidargli l'incarico, con l'obiettivo di poter riavviare i lavori per il prossimo autunno.
  In merito al fenomeno di allagamento verificatosi ad inizio maggio 2018, l'evento ha avuto carattere di eccezionalità per il cospicuo apporto d'acqua dovuto alle piogge intense e allo scioglimento delle nevi, molto abbondanti nei mesi precedenti. Anas sottolinea che in quel tratto di galleria, per entrambe le canne, sono stati adottati provvedimenti atti a mitigare fenomeni di questo tipo quali l'impermeabilizzazione
full round della nuova galleria, ovvero impermeabilizzazione chiusa su tutta la sezione del cavo, dreni eseguiti dalla galleria esistente per abbassare la falda.
  Infine, circa la tutela delle maestranze, Anas riferisce che il contratto con l'impresa Glf non prevedeva alcuna clausola sociale, pertanto, non si può imporre all'impresa subentrante l'impiego del personale precedentemente impegnato nel cantiere Ati. Tuttavia Anas assicura che si farà parte diligente con l'impresa subentrante affinché si concretizzi l'assorbimento del personale tra le maestranze dedicate al completamento dell'intervento.
  Evidenziate le problematiche emerse e l'impegno nella ricerca delle soluzioni possibili, come illustrate, si assicura che il Ministero vigilerà sul corretto prosieguo dell’
iter a tutela degli interessi del territorio, dei lavoratori coinvolti e, soprattutto, a garanzia di un utilizzo trasparente delle risorse pubbliche.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.


   GRIMOLDI e RIBOLLA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   già nella XVII legislatura, con l'atto di sindacato ispettivo n. 5-06206 del 259 luglio 2015, rimasto privo di risposta, si richiamava l'attenzione del Governo pro tempore sulla grave situazione di dissesto economico dell'Enpapi, l'ente di previdenza di infermieri professionali, assistenti sanitari, vigilatrici d'infanzia, che esercitano la professione in forma autonoma, associata o in cooperativa;

   in particolare, più volte, sin dalla XVI legislatura, si chiedeva di fare piena luce sulle scelte strategiche, sugli investimenti e sulle spese per gli organi statutari effettuate dall'Enpapi;

   sempre nella XVII legislatura, con altro atto di sindacato ispettivo, anch'esso rimasto privo di risposta, l'interrogazione n. 4-18950 del 22 dicembre 2017, si rimarcava l'opacità gestionale dell'ente, emersa anche nell'audizione in Commissione parlamentare di controllo sulle attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale del 16 novembre 2017;

   in quella sede, infatti, la commissione parlamentare di controllo sulle attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale ha audito il presidente dell'Enpapi, Mario Schiavon, ed è stata data pubblicità all'audizione mediante video; durante l'audizione, con riferimento all'affidamento di un incarico di lobbying, veniva chiesto espressamente al presidente Schiavon se tale incarico fosse retribuito;

   a tale domanda il presidente Schiavon rispondeva: «È probabile», nonostante risultasse in realtà affidato a mezzo determina del presidente Schiavon, in data 9 novembre 2017, un incarico di lobbying, con un costo di 16.000 euro più Iva –:

   se il Governo non intenda assumere ogni iniziativa di competenza per procedere al commissariamento dell'Enpapi.
(4-00350)

  Risposta. — In riferimento all'interrogazione in esame, concernente la richiesta di commissariamento dell'Ente nazionale di previdenza degli infermieri professionali (Enpapi), sulla base delle informazioni acquisiste, si rappresenta quanto segue.
  I fatti richiamati nell'interrogazione in esame a supporto della richiesta di commissariamento dell'ente, vanno valutati alla luce della normativa vigente.
  Ciò premesso, per poter assumere da parte della vigilanza statale iniziative in merito all'ipotesi di commissariamento di enti privati di previdenza obbligatoria, occorre che sussistano determinati presupposti.
  Al riguardo l'articolo 2 del decreto legislativo n. 509 del 1994 specifica in modo dettagliato quali siano le condizioni che consentono ed impongono il commissariamento in seno agli enti previdenziali privati.
  In particolare:

   al comma 4 si prevede la nomina di un commissario straordinario per il riequilibrio della gestione in presenza di un disavanzo economico-finanziario, rilevato dai rendiconti annuali e confermato anche dal bilancio tecnico;

   al comma 6 si prevede la nomina di un commissario straordinario, al verificarsi di gravi violazioni di legge afferenti la corretta gestione dell'ente da parte degli organi di amministrazione e di rappresentanza, con il compito di salvaguardare la gestione ed avviare e concludere la procedura per rieleggere gli amministratori.

  Al momento non risulta che ricorrano le condizioni dettate dalla normativa vigente per procedere all'istruttoria per un eventuale commissariamento.
  Si assicura, comunque, che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, amministrazione prioritariamente vigilante sugli enti privati di previdenza obbligatoria, continuerà a verificare la correttezza dell'operato dell'ente e dei suoi amministratori.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali: Claudio Durigon.


   GRIMOLDI, BIANCHI, FORMENTINI, RIBOLLA, ZOFFILI, BILLI, CAFFARATTO, COIN, COMENCINI e DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nei primi giorni successivi al Ferragosto 2018, sul profilo Twitter dell'Ambasciatore italiano a Berna, Marco Del Panta, è comparso un «mi piace» a sostegno delle dichiarazioni contro il Governo in carica, espresse da Carlo Calenda, ex ministro del Governo Renzi e iscritto al Partito Democratico;

   tale commento è stato immediatamente stigmatizzato da parlamentari e rappresentanti del Governo in carica, in quanto è parso «estremamente inopportuno che un ambasciatore dello Stato italiano possa prendere posizioni politiche così chiare contro l'attuale Governo», come si legge nella lettera aperta all'ambasciatore pubblicata dall'onorevole Simone Billi sul suo sito internet e come sottolineato anche dall'onorevole Matteo Bianchi su «La Prealpina»; sulla questione è intervenuto anche il Ministro Gian Marco Centinaio, che ha invitato il diplomatico a dimettersi qualora si senta a disagio;

   il commento dell'Ambasciatore è stato ripreso e rilanciato da testate giornalistiche come «La Verità» e «Ticinonews»;

   successivamente, come riportato da «La Repubblica.it» del 20 agosto 2018, l'Ambasciatore Del Panta ha presentato una denuncia ai Carabinieri contro ignoti perché trovino chi ha violato il suo profilo Twitter. Il diplomatico di lungo corso assicura di non aver mai condiviso sulla sua pagina istituzionale post e commenti di esponenti politici di opposizione come di maggioranza. E ha inviato una lettera proprio alla «Verità» che, per prima, ha diffuso la notizia, poi ripresa anche da «Ticinonews». L'ambasciatore ha ben presente regole e deontologia del suo mestiere che consiste nel rappresentare il Paese all'estero. A prescindere dal Governo che in quel momento siede a palazzo Chigi. Gli piaccia o meno. Per questo, come si può vedere dal suo profilo, non è solito condividere post di chicchessia;

   appare quasi superfluo ricordare quanto siano importanti i rapporti tra Italia e Svizzera, con particolare riguardo alle aree di confine delle province di Varese, Como e Sondrio, con tutte le questioni che toccano i territori di confine, tra le quali la delicata trattativa dell'accordo fiscale sui frontalieri attualmente congelata –:

   se il Ministro interrogato sia al corrente della vicenda esposta in premessa e quali iniziative intenda assumere al riguardo, anche tenendo conto delle risultanze dell'attività dell'autorità giudiziaria.
(4-01075)

  Risposta. — In seguito alla diffusione il 19 agosto 2018 sul quotidiano La Verità della notizia relativa al like dell'Ambasciatore d'Italia a Berna, Marco Del Panta Ridolfi ad un tweet dell'ex Ministro Calenda, l'Ambasciatore ha immediatamente escluso il suo coinvolgimento nella vicenda.
  Il giorno successivo, appariva infatti sulle pagine del citato quotidiano la smentita da parte del diplomatico che dichiarava: «Desidero precisare di non aver mai messo il mi piace sul
tweet dell'ex Ministro. Uso il mio profilo twitter esclusivamente per fini professionali, come chiunque può constatare e conosco bene il codice deontologico di un funzionario pubblico». L'Ambasciatore proseguiva sostenendo: «In data odierna ho sporto denuncia ai Carabinieri contro ignoti per accesso al mio profilo twitter, al fine di consentire alle Autorità preposte di effettuare le opportune indagini sull'accaduto».
  Nel rispondere ad una richiesta di circostanziati elementi sulla vicenda da parte dell'Amministrazione, l'Ambasciatore ha riferito di aver appreso solo in data 18 agosto 2018 dell'esistenza del suo presunto
like di commento al tweet dell'ex Ministro Calenda. E dato che non aveva mai visto tale tweet, escludeva un suo commento in tal senso. L'Ambasciatore ha confermato di essersi quindi recato il giorno successivo, 19 agosto 2018 a sporgere denuncia contro ignoti per accesso al suo profilo twitter, in modo da consentire le indagini da parte delle Autorità competenti.
  Tenuto conto di quanto sopra, l'Amministrazione rimane in attesa di ricevere e valutare gli esiti della denuncia formulata dall'Ambasciatore Del Panta.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Manlio Di Stefano.


   LABRIOLA. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa nei giorni scorsi si è appreso che i corsi per nocchiero di porto e tecnico della Marina militare e della capitaneria di porto, a partire da settembre 2018, sarebbero trasferiti da Taranto a La Maddalena in Sardegna;

   sembrerebbe che sia già stato sottoscritto un accordo secondo il quale subito dopo l'estate circa 700 giovani dovrebbero cominciare a frequentare le scuole isolane con incorporamenti annuali di 160/180 giovani;

   tale accordo sarebbe il risultato di una lunga trattativa tra l'amministrazione della città sarda e la capitaneria di porto, iniziata sotto il comando del capitano di vascello Roberto Fazio e conclusasi durante l'attuale comando del capitano di vascello Domenico Usai, e sostenuta anche dall'ammiraglio Alberto Bianche;

   tale notizia ha colto di sorpresa l'intera città di Taranto, in quanto per la città esiste da sempre un legame indissolubile con la forza armata, che trova la sua massima espressione proprio nel monumento simbolo della Marina, il Castello Aragonese, custode della storia millenaria ed emblema del rapporto inscindibile tra l'istituzione militare e quella civile;

   inoltre, solo pochi giorni or sono si è svolto il giuramento solenne degli allievi della Marina militare, cerimonia che dopo 17 anni è tornata a rivivere sulla rotonda del lungomare di Taranto. Un evento questo che ha consacrato, ancora una volta, il legame imprescindibile tra Taranto e la forza armata;

   pertanto, perdere i corsi rappresenterebbe per la città di Taranto un'ulteriore penalizzazione sia dal punto di vista turistico che economico –:

   se le notizie riportate dalla stampa corrispondano al vero e quali siano gli accordi sottoscritti;

   quali siano le ragioni per cui si intendano spostare i corsi da Taranto a Marinella e quale sia la tempistica;

   se si intenda prendere in considerazione di non trasferire i corsi lasciandoli a Taranto, città già provata per le condizioni economiche, sanitarie e soprattutto economiche, e valutare anche i carichi di spesa che sia il Ministero che i militari interessati dovrebbero affrontare in tale eventualità.
(4-00595)

  Risposta. — Il trasferimento dei corsi per volontari in ferma prefissata annuale – tecnicamente definiti «VFP 1» – dalla sede di Taranto a quella della Maddalena è un provvedimento programmato dalla Marina militare, di concerto con il Comando generale delle Capitanerie di porto – Guardia costiera, allo scopo di riequilibrare le attività dei due istituti di formazione in modo da sfruttarne appieno le capacità in termini di personale, infrastrutture ed apparecchiature didattiche.
  Il provvedimento, infatti, procede nella duplice direzione di rilanciare, valorizzandola, la struttura sarda – anche in attuazione del protocollo d'Intesa stipulato tra l'amministrazione della difesa e la regione Sardegna il 18 dicembre 2017 – e di decongestionare, nell'immediato, l'istituto tarantino, in previsione di un incremento significativo e permanente in termini di presenza militare.
  Il ribilanciamento ha avuto inizio dallo scorso mese di settembre 2018, con l'incorporamento presso la scuola de La Maddalena delle prime aliquote di VFP 1, e sarà limitato alla sola categoria «nocchiere di porto»: per i volontari a ferma prefissata annuale non è, infatti, prevista la categoria «tecnico di macchine» e, quanto alle altre categorie e specialità, noti vi sarà trasferimento di alcun corso.
  Si tratta, in buona sostanza, di 4 corsi annuali di 4 settimane per 160 allievi ciascuno, per un totale di circa 700 militari il cui ricollocamento sarà, come poc'anzi accennavo, ampiamente compensato da futuri afflussi che incrementeranno la presenza del personale militare nella città pugliese, sia in termini quantitativi che temporali.
  In particolare, a Mariscuola Taranto a partire dal 2019 si avrà un incremento in termini di personale VFP 1 (appartenente al corpo equipaggi militari) e di corsi per sottufficiali.
  Inoltre, saranno organizzati corsi di qualificazione per circa 100 militari appartenenti a equipaggi delle unità navali di marine militari di paesi amici da costruire presso i cantieri italiani, tanto da rendere, per numerosi anni a venire, la scuola sottufficiali e il centro addestramento aeronavale i futuri poli formativi per il personale estero in tutte le attività che vedranno impegnata la forza armata.
  In cifre, a Taranto affluiranno annualmente circa 2500 corsisti a fronte di una media di circa 2300 dei precedenti quattro anni; in termini temporali, a fronte di un decremento di 3990 giorni di corsi – determinato dal trasferimento a La Maddalena – si avrà un incremento di 7170 giorni.
  Non ultimo, va ricordato che Taranto, in virtù della propria rilevanza strategica, è stata individuata quale sede di assegnazione di nave Cavour, e vi saranno assegnate 6 delle 10 fregate multiruolo (FREMM) una volta completato il programma.
  Quanto alla questione relativa ai carichi di spesa, non sono previsti oneri aggiuntivi a carico del ministero, tatuandosi di ribilanciamento che non comporta modifiche agli organici del quadro permanente delle scuole.
  In conclusione, si può senz'altro ritenere che il complesso dei provvedimenti
in itinere, così come quelli pianificati nel breve e medio periodo, rendano assolutamente infondato ogni timore di una ridotta presenza militare nell'area tarantina e del conseguente impatto sull'indotto economico locale; al contrario, essi andranno senz'altro a consolidare il ruolo di Taranto quale realtà fondamentale per la nostra Marina militare.
  Si evidenzia che comunque, all'atto del reimpiego, si farà anche attenzione alla provenienza geografica dei VFP 1.

Il Ministro della difesa: Elisabetta Trenta.


   LOREFICE, PAXIA, SURIANO, SAITTA, TRIZZINO, CHIAZZESE, RIZZO, NESCI, SAPIA, D'ARRANDO, SPORTIELLO, MAMMÌ e SARLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 6 giugno 2018 il presidente dell'Ordine dei medici di Catania, Massimo Buscema, sarebbe stato denunciato per lesioni gravi, perché, dopo aver quasi investito con la sua auto, distratto dal cellulare, un giovane commercialista che attraversava la strada, avrebbe iniziato una colluttazione con il pedone che sarebbe terminata con il ricovero di quest'ultimo in ospedale per rottura del setto nasale, forte trauma e 30 giorni di prognosi;

   da notizie di stampa si apprende che la procura della Repubblica avrebbe formalmente informato il consiglio direttivo dell'Ordine dei medici di Catania che il presidente Massimo Buscema sarebbe sottoposto ad indagine penale;

   dopo aver provato (ma senza raggiungere il numero legale) il vice presidente Biondi a convocare una riunione del consiglio direttivo per assumere le decisioni conseguenti, e dopo aver aspettato, invano, le dimissioni del presidente Buscema al fine di sollevare l'Ordine dall'imbarazzo, cinque consiglieri medici, Emanuele Cosentino, Lucio Di Mauro, Rosalia Lo Certo, Alfio Pennisi e Antonio Rizzo, avrebbero attivato quanto previsto dall'articolo 19 del regolamento interno che prevede la possibilità di autoconvocare il consiglio direttivo quando viene richiesto da un quinto dei componenti. Il consiglio è convocato per il 28 giugno e l'ordine del giorno prevederebbe: la «verifica degli adempimenti» a seguito del procedimento penale a carico di Buscema, la «verifica della legittimità degli atti amministrativi», nonché una «verifica ispettiva da parte del Ministero della Sanità»;

   già negli anni scorsi la stampa aveva posto in luce una vicenda legata al dottor Buscema e ad una villa con parco al centro di Catania, accatastata come alloggio popolare, nella quale pare avrebbe tentato di costruire una piscina abusiva. Tale villa sarebbe in comproprietà con la moglie Ersilia Severino, attrice-dipendente statale, che sino a qualche giorno fa è stata consigliera comunale a Catania e designata assessore dal sindaco perdente Enzo Bianco;

   precedentemente altra vicenda aveva coinvolto il dottor Buscema, quella della «fondazione» che alcuni presidenti dei vari ordini provinciali avrebbero tentato di costituire con la contestatissima previsione di «incarichi a vita» per i presidenti in carica al momento della costituzione;

   altra storia complicata che riguarderebbe il dottore è quella legata all'acquisto milionario delle mega ville di via Galermo a Catania da adibire a sede dell'Ordine dei medici di Catania (per la quale i professionisti stanno già pagando da 18 mesi) che doveva essere già pronta da tempo e di cui non si ha alcuna notizia; su questo affare pare siano aperti almeno un paio di fascicoli presso la procura della Repubblica di Catania. Inoltre, dal sito dell'Ordine di Catania dedicato all'amministrazione trasparente, risultano pubblicate le «determine presidenziali» relative agli anni 2017 e 2018, mentre sono omesse quelle relative all'anno 2016, anno dei fatti in questione;

   da ultimo in relazione al grave caso della dottoressa aggredita e violentata in guardia medica a Trecastagni, durante la trasmissione de La7 «Non è l'Arena», in diretta nazionale, il presidente Buscema è stato accusato di assoluta inerzia nei confronti delle istituzioni, soprattutto in relazione all'incresciosa decisione di non costituire l'Ordine dei medici parte civile nel processo al violentatore della dottoressa Serafina Strano –:

   se sia a conoscenza dei gravi fatti esposti in premessa e se non ritenga di dover intervenire presso l'Ordine dei medici di Catania, nell'ambito delle funzioni di vigilanza che l'articolo 1 del decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato 13 settembre 1946, n. 233, attribuisce al Ministero della salute;

   se, nell'ambito della suddetta vigilanza, non ritenga opportuno assumere le iniziative di competenza affinché da parte della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri sia tutelato il decoro della professione medica che, dai fatti esposti, risulterebbe fortemente compromesso.
(4-00581)

  Risposta. — Con riferimento all'atto parlamentare in esame, acquisite le valutazioni della competente direzione di questo Ministero, si comunica quanto segue.
  Il Ministero si è attivato con nota del 6 luglio 2018 presso la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, chiedendo di fornire ogni notizia in merito ai fatti esposti nel summenzionato atto parlamentare e in merito ad ogni iniziativa eventualmente già intrapresa.
  Con lettera del 16 luglio 2018, la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri ha comunicato allo scrivente Ministero che, a seguito di recenti notizie di stampa riguardanti il professor Massimo Buscema, con nota del 28 giugno 2018 ha chiesto alla procura della Repubblica di Catania, notizie «riguardo alla eventuale sussistenza di procedimenti penali a carico dello stesso, onde consentire alla Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, ente pubblico esponenziale della categoria, le eventuali iniziative di competenza».

  La Federazione con la medesima lettera del 16 luglio 2018 ha altresì comunicato di essere in contatto con l'ordine dei medici di Catania, «per avere conferma ufficiale della situazione in cui versa il medesimo Ordine». Ha quindi allegato la nota del 9 luglio 2018 con la quale l'ordine medesimo ha fatto presente alla Federazione di aver ricevuto «formale lettera di dimissioni dalla carica di vicepresidente del professor Antonio Biondi» il quale ha «tuttavia precisato che intende mantenere la carica di Consigliere in seno all'Ordine». L'ordine ha fatto altresì presente che nel corso della riunione del consiglio direttivo del 3 luglio 2018, sono state presentate formali dimissioni dalla carica di consigliere dei componenti di seguito elencati: dottor Emanuele Cosentino, dottor Lucio Di Mauro, dottoressa Rosalia Lo Gerfo, dottor Alfio Pennisi, dottor Antonino Rizzo, dottor Pasquale Albanese.
  La Federazione ha concluso la citata lettera del 16 luglio 2018, informando lo scrivente che «non appena, il quadro della situazione sarà chiarito, sarà cura di questa Federazione, svolgere gli eventuali adempimenti di competenza ad essa attribuiti dalla vigente normativa». Tra gli adempimenti previsti dalla medesima normativa rientra senza alcun dubbio ed in maniera congiunta tra Federazione e Ministero, l'attivazione delle procedure di commissariamento dell'ordine.
  Successivamente, in data 20 luglio 2018 la Federazione, con nota pervenuta al Ministero solo per conoscenza, ha scritto all'ordine dei medici di Catania per informarlo di aver ricevuto da questo Ministero richiesta di notizie in merito ai fatti esposti nell'interrogazione parlamentare di cui all'oggetto. A tale scopo ha chiesto all'ordine di Catania di trasmettere, in tempi ragionevolmente brevi, la documentazione in suo possesso al fine di dare la più idonea ed informata risposta all'interrogazione parlamentare in esame.
  In data 23 luglio 2018, è pervenuta a questo ministero la nota del dottor Lucio Di Mauro con cui è stato trasmesso un esposto, indirizzato al Ministro, sottoscritto da cinque consiglieri dimissionari (dottori Emanuele Cosentino, Lucio Di Mauro, Rosalia Lo Gerfo, Alfio Pennisi e Antonio Rizzo) che descrive tutte le criticità che hanno determinato le loro dimissioni, chiedendo contestualmente l'intervento degli organi di vigilanza.
  Il 23 luglio 2018 il Ministero ha quindi provveduto a trasmettere l'esposto in questione alla procura della Repubblica di Catania, alla procura della Corte dei conti di Palermo e all'Anac per le verifiche di competenza.
  Successivamente la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri in data 27 luglio 2018 – riferendosi ad una precedente nota del 24 luglio 2018 ricevuta dall'ordine – non in possesso di questo Ministero – ha inviato all'ordine di Catania e per conoscenza allo scrivente Ministero una lettera concernente le elezioni suppletive di tutti i consiglieri dimissionari, diventati nel frattempo undici.
  Con tale nota la federazione ha avallato le elezioni suppletive indette dall'ordine di Catania previste per il mese di settembre.
  A seguito dei fatti esposti nella nota dello studio legale Riccioli pervenuta in data 2 agosto 2018, il Ministero tempestivamente con lettera del 2 agosto 2018, a firma del capo di gabinetto, ha chiesto al presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri di valutare la sussistenza dei presupposti per l'attivazione della procedura di commissariamento dell'ente, ai sensi dell'articolo 4 del decreto legislativo n. 233 del 1946, come sostituito dalla legge n. 3 del 2018, che dispone: «Lo scioglimento è disposto con decreto del Ministro della salute, sentite le rispettive Federazioni nazionali. Con lo stesso decreto è nominata una commissione straordinaria di tre componenti, di cui non più di due iscritti agli albi professionali della categoria e uno individuato dal Ministro della salute. Alla commissione competono tutte le attribuzioni del Consiglio o della commissione disciolti».
  Nel merito, è stato segnalato che dalla nota dello studio legale indicato «sembra emergere che, nonostante l'indizione delle elezioni suppletive a seguito delle dimissioni di oltre la metà (11 consiglieri su 17) dei componenti del consiglio direttivo dell'ordine dei medici chirurghi e odontoiatri di Catania, l'ordine medesimo continui a versare in una situazione di incertezza che potrebbe non garantire il regolare funzionamento amministrativo».
  A seguito di ciò la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri con lettera del 3 agosto 2018 indirizzata al Ministero e per conoscenza all'ordine dei medici di Catania, ha confermato da un lato che «in ossequio alla normativa vigente, sono state già indette le elezioni suppletive allo scopo di ripristinare l'integrità del consiglio direttivo dell'ordine dei medici di Catania» e, dall'altro, ha fatto presente che «non sono noti alla Federazione elementi valutabili ai fini dell'espressione del parere di cui all'articolo 4 del decreto legislativo. C.P.S. n. 233 del 1946, come modificato dalla legge n. 3 del 2018».
  In data 29 agosto 2018 la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri con lettera indirizzata a questo Ministero ha fornito «le risposte puntuali a quanto contenuto nella interrogazione parlamentare».
  Il Ministero, – dopo aver appreso dagli organi di stampa del rinvio a giudizio del dottor Massimo Buscema per avere nella sua qualità di direttore del reparto di diabetologia e malattie endocrino-metaboliche del Cannizzaro, offeso ed insultato un paziente affetto da una grave patologia che attendeva il suo turno nel predetto reparto, arrivando persino ad impedirgli la necessaria visita, – in data 4 settembre 2018, con nota a firma del capo di gabinetto ha comunicato alla Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri e per conoscenza all'ordine di Catania, di ritenere sussistenti i presupposti per l'attivazione della procedura di commissariamento dell'ente, nel rispetto delle vigenti norme, e ha invitato la federazione medesima a dar corso agli adempimenti di competenza.
  In data 6 settembre 2018 sono pervenute alla segreteria del capo di gabinetto del Ministero, le dimissioni del dottor Buscema dalla carica di presidente del consiglio dell'ordine dei medici di Catania, formalizzate, peraltro, anche alla competente Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri.
  Nel contempo, in data 7 settembre 2018 la Federazione ha informato il Ministero, in risposta alla nota del capo di gabinetto sopra citata, che la procura di Catania ha comunicato la sussistenza di una richiesta di rinvio a giudizio nei confronti del dottor Massimo Buscema e che il presidente della medesima Federazione ha proceduto a convocare lo stesso Buscema ai fini dell'avvio del procedimento disciplinare. Ha comunicato, altresì, di aver convocato per la data del 15 settembre 2018 il comitato centrale della federazione ai fini della valutazione dell'eventuale presenza dei presupposti necessari per l'attivazione della procedura di scioglimento del consiglio direttivo dell'ordine di Catania.
  A conclusione di quanto sopra comunicato è bene sottolineare che, nel rispetto della vigente normativa, lo scioglimento di un ordine professionale non può mai essere disposto in via esclusiva dal Ministero della salute, attesa la necessità di acquisire il parere della competente Federazione; inoltre è necessario rimarcare che in nessuna occasione, per il passato, si rinvengono casi di scioglimento degli ordini professionali su esclusiva iniziativa del Ministero della salute, senza il prescritto parere della competente Federazione nazionale. Ecco perché, ai fini delle ulteriori decisioni del Ministero, è necessario attendere le valutazioni del comitato centrale della Federazione che, come sopra riportato, si riunirà il 15 settembre.
  Si trasmette a completamento delle informazioni la documentazione allegata.

Il Ministro della salute: Giulia Grillo.


   MELONI, LOLLOBRIGIDA, FOTI, RAMPELLI, ACQUAROLI, BELLUCCI, BUCALO, BUTTI, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, CROSETTO, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FIDANZA, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il calvario dei fucilieri del Reggimento «San Marco» della Marina militare italiana, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, è iniziato ben sei anni fa quando furono arrestati in India perché accusati di aver ucciso due pescatori locali;

   da allora c'è stato un duro braccio di ferro tra l'India e il nostro Paese, che in tale vicenda, e nonostante quattro Governi succedutisi, ha drammaticamente mostrato tutto il proprio scarso peso nello scacchiere internazionale;

   sin da subito il processo messo in campo dall'India nei confronti dei due fucilieri di marina ha fatto emergere dettagli sconcertanti, al limite del ridicolo, dalle testimonianze fotocopia rilasciate da alcuni pescatori sopravvissuti, all'allegato n. 46 che riporta l'autopsia svolta sul corpo dei due pescatori uccisi, che sembrava essersi perso nei cassetti dei tribunali indiani per rispuntare poi ad Amburgo, e che prova che i proiettili che hanno colpito a morte i due indiani non sono quelli in 3 dotazione ai marò;

   come riporta Il Quotidiano Nazionale, in un articolo a firma di Lorenzo Bianchi, infatti, le testimonianze di chi avrebbe assistito alla morte dei due pescatori si assomigliano eccessivamente, come se fossero state scritte dalla stessa persona e opportunamente falsificate in modo da dimostrare la colpevolezza di Latorre e Girone;

   nonostante le prove emerse, il Governo indiano continua a dimostrarsi aggressivo nel contenzioso dell'arbitrato, mentre l'Italia ha risposto il 9 marzo 2018 con l'ennesima memoria, che si basa sulla giurisdizione italiana, oltre all'immunità funzionale dei fucilieri di Marina;

   a tutt'oggi si attende ancora di conoscere gli esiti della procedura di arbitrato internazionale: l'udienza finale, che stabilirà quale dei due Stati ha la giurisdizione sul caso e che si sperava potesse tenersi a marzo, secondo la Farnesina è prevista nel prossimo autunno;

   per una strana coincidenza proprio in marzo cadeva il settantesimo anniversario dei rapporti diplomatici fra Italia e India con tanto di logo celebrativo presentato a Delhi, nel mese di ottobre 2017, in occasione della visita del Presidente del Consiglio pro tempore, Paolo Gentiloni; una visita che avrebbe sancito il disgelo nelle relazioni bilaterali dopo la crisi innescata dal caso marò e che ha portato alla firma di sei accordi in vari campi con il Premier indiano nazionalista Narendra Modi;

   l'allora Presidente Gentiloni nell'occasione aveva sostenuto: «Penso che il problema, che creava difficoltà tra i due Paesi, sia superato»: nulla di più lontano dalla realtà se si pensa all'atteggiamento aggressivo dell'India alla Corte arbitrale;

   i fucilieri italiani, rientrati in momenti diversi in Italia dall'India dove erano trattenuti, hanno sempre affrontato le alterne fasi di questa assurda vicenda e il processo con dignità e rispetto delle istituzioni, ma il calvario non sembra avere fine;

   dall'ultima ordinanza, la numero 4 del 12 febbraio 2018, firmata dal presidente, il giudice russo Vladimir Golitsyn, si scopre che gli indiani hanno presentato ulteriori «66 testimonianze e 133 documenti aggiuntivi» per sostenere la richiesta di processare i marò a Delhi;

   si è al quinto Governo che segue la causa e si spera che finalmente venga inserita tra le priorità anche il caso dei marò, ancora intrappolati nell'odissea giudiziaria indiana, dimenticati dalla politica e dalle istituzioni –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali iniziative stiano portando avanti per una positiva conclusione della vicenda dei due fucilieri della Marina militare italiana, facendo valere la giurisdizione italiana ed impedendo il sorgere di una crisi internazionale tra Italia ed India.
(4-00703)

  Risposta. — Come noto, il Governo italiano ha nominato un collegio della difesa composto da primari avvocati internazionali, esperti di ministeri e dell'avvocatura dello Stato. Le richieste italiane al tribunale arbitrale sono state elaborate sulla base del diritto del mare e del diritto internazionale. Esse sono focalizzate sulla convinzione giuridica che all'Italia spetti l'esercizio della giurisdizione sull'incidente che ha coinvolto la nave Enrica Lexie, battente bandiera italiana e su cui si trovavano alcuni fucilieri della Marina, fra cui Latorre e Girone, nell'esercizio di funzioni anti-pirateria, per conto dello Stato italiano. Ogni ulteriore anticipazione sulla posizione italiana potrebbe avvantaggiare la controparte indiana.
  Il procedimento davanti al tribunale arbitrale de L'Aja servirà a decidere chi fra Italia ed India abbia la giurisdizione a celebrare un successivo accertamento giudiziario sulle eventuali responsabilità per i fatti che hanno coinvolto la nave «Enrica Lexie» nell'incidente del 15 febbraio 2012. A causa di un inatteso problema di salute di uno dei giudici, il tribunale ha disposto il rinvio dell'avvio delle udienze, previsto per il 22 ottobre 2018, a data futura, da concordarsi tra le parti. L'agente del Governo ha presentato le memorie e contro-memorie italiane, predisposte dal collegio della difesa, nel periodo tra il 30 settembre 2016 e il 9 marzo 2018. L'India ha fatto altrettanto.
  L'articolato periodo preparatorio si è svolto secondo un calendario stabilito dal tribunale arbitrale con cadenze fissate in base alla prassi internazionale volte a garantire anche, e soprattutto, il diritto di una difesa piena e compiuta da parte dell'Italia. In particolare, con riferimento all'ordinanza del presidente della corte arbitrale Golitsyn citata nell'interrogazione, è stata l'Italia a domandare all'India il deposito di ulteriori documenti, proprio al fine di acquisire elementi aggiuntivi per una puntuale difesa delle argomentazioni a sostegno della tesi della titolarità italiana della giurisdizione sul caso.
  La sentenza del tribunale arbitrale è prevista, in base alle regole di procedura stabilite dallo stesso tribunale, entro sei mesi dalla chiusura delle udienze.
  In questa fase dunque non si dibatte della responsabilità penale dei due fucilieri, ma esclusivamente della titolarità giurisdizionale: solo nel successivo accertamento giudiziario potrebbero assumere rilievo prove di natura penalistica. Ciò premesso, con riferimento ai diversi elementi e documenti di dubbio valore probatorio citati nell'interrogazione, posso in ogni in caso assicurare che il nostro
team legale è ben consapevole dell'impianto probatorio indiano ed ha già sottolineato con forza davanti al tribunale internazionale l'inaccettabilità delle posizioni dell'India.
  Il Governo, tramite il collegio della difesa, continua dunque ad essere fortemente impegnato, ed estremamente determinato, nel promuovere e cercare di far valere con la massima determinazione le proprie tesi giuridiche nel corso delle prossime udienze, con l'obiettivo di ottenere il pieno riconoscimento della giurisdizione italiana.
  Quanto all'auspicio dell'interrogante relativo ai rapporti tra Italia ed India, la
ratio del ricorso a procedure di arbitrato internazionale è quella di incanalare le controversie tra Stati su un binario tecnico-giuridico – ove peraltro l'Italia continuerà a difendere con determinazione assoluta le proprie tesi – a prescindere delle più ampie relazioni fra le due parti.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Manlio Di Stefano.


   OSNATO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nell'anno 2009 in Milano, via Ulisse Salis, cuore della zona Affori, avevano inizio, all'interno di un'area di circa tremila metri quadrati, i lavori di edificazione di una palazzina destinata a diventare, tra le altre, la nuova sede del comando regionale del Corpo forestale dello Stato;

   oltre agli uffici del Corpo forestale, detto progetto prevedeva anche un auditorium ed un orto botanico che, nelle intenzioni, sarebbero stati destinati all'uso e alla fruizione da parte dei cittadini;

   i lavori per la realizzazione della palazzina si sono interrotti nel corso del 2012 per mancanza di fondi, e nell'area è rimasta solo la struttura muraria, nulla più dello «scheletro» del progetto;

   oggi l'edificio, composto di 4 piani, è in completo stato di abbandono, circondato da sporcizia e degrado e, fatto questo ancor più grave, occupato, se non abitato, da soggetti senza fissa dimora, per lo più extracomunitari;

   gli abitanti della zona hanno denunciato negli anni l'aumento dei fatti di criminalità nella zona, quali furti e atti vandalici, chiedendo a gran voce un intervento pubblico per riqualificare l'area nonché adeguate misure per garantire maggiore sicurezza e tutela nella zona –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di mettere in sicurezza l'edificio e promuovere la predisposizione di un piano d'intervento volto a completare la struttura al fine di rendere funzionante gli uffici, come era stato previsto nel progetto originario.
(4-00555)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, cui si risponde per delega della Presidenza del Consiglio dei ministri, si evidenzia quanto segue.
  L'area demaniale individuata per la realizzazione del complesso citato dall'interrogazione parlamentare in esame, della superficie pari a circa mq 3.000, è ubicata in via Ulisse Salis n. 4, nella zona nord del comune di Milano. Inizialmente fu redatto un progetto preliminare dell'intero intervento comprendente la costruzione della nuova sede del comando regionale, del coordinamento provinciale ed alloggi di servizio del Corpo forestale dello Stato.
  Con i primi finanziamenti, inferiori alle necessità, è stato possibile realizzare solo un 1° lotto funzionale consistente nella sola struttura in cemento armato dell'edificio del comando regionale e coordinamento provinciale.
  Questo Ministero ha successivamente assentito nuovi finanziamenti per l'intervento in argomento. Nel frattempo, il Corpo forestale dello Stato è stato inglobato nell'Arma dei carabinieri, mantenendo per quanto possibile una sua individualità come Corpo forestale dei carabinieri. Il provveditorato interregionale alle opere pubbliche per la Lombardia e l'Emilia Romagna di questo Ministero ha quindi avviato le procedure di affidamento del progetto esecutivo di completamento, da aggiornare secondo le ultime normative, mediante procedura aperta.
  È stato pubblicato il bando inerente la suddetta procedura per i servizi di ingegneria, che purtroppo deve essere ribadita in quanto nessuna offerta ha superato l'esame della commissione di gara.
  Non appena saranno noti gli esiti della gara, sarà affidata la progettazione per i lavori di completamento. L'appalto dei lavori, una volta approvato il progetto principale, dovrebbe essere quindi pubblicato tra circa sei mesi.
  Riguardo ai profili sulla sicurezza per gli abitanti della zona, il Ministero dell'interno ha comunicato che un recente sopralluogo del 12 luglio 2018 da parte di agenti della Polizia locale di Milano, ha accertato la presenza di un varco nella recinzione, con tracce evidenti di transito attraverso la vegetazione incolta, in corrispondenza dello stesso. All'interno della struttura, dove non è stata rilevata la presenza di persone, sono stati rinvenuti un giaciglio ed alcuni indumenti. Di tale accertamento è stato formalmente informato il competente ufficio del demanio dello Stato, proprietario dell'edificio in parola.
  Agli atti della citata questura non risultano esposti in merito all'occupazione abusiva, da parte di cittadini extracomunitari, né si registrano incrementi di furti o atti vandalici in zona.
  Il Ministero dell'interno ha da ultimo assicurato che la situazione resta attentamente monitorata dalle Forze di polizia.
  Infine, con specifico riferimento alla messa in sicurezza del sito, essendo stati interrotti i lavori di costruzione del compendio in argomento e constatato che la recinzione provvisoria ha subito oltre al deterioramento dovuto al tempo anche una serie di danneggiamenti che sono stati effettuati da intrusi, il competente ufficio di questo Ministero – dopo aver più volte provveduto al suo ripristino, trattandosi di un manufatto provvisorio non più in grado di garantire la sua funzione, anche ai fini della sicurezza della viabilità e per la incolumità delle persone – il 5 luglio 2018, ha consegnato in via d'urgenza i lavori di realizzazione della recinzione definitiva, lavori affidati con apposita gara, che presumibilmente saranno conclusi entro l'autunno prossimo.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.


   PALAZZOTTO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   un articolo pubblicato sul sito on-line di Panorama il 1o giugno 2018 racconta la storia di Marta (il nome è di fantasia per ragioni di sicurezza), una cooperante italiana che nel luglio 2016 si è trovata al centro della guerra civile in Sud Sudan, dove insieme ad altri cooperanti ha subito violenze, rischiando di morire e oggi si trova ad essere il testimone chiave di un processo che vede imputati 12 soldati sudanesi;

   la cooperante racconta di come il Sud Sudan sia un paese sul lastrico, dove la fame è una delle principali cause di morte e per i militari l'abuso, la razzia, le violenze sessuali su donne e bambine sono all'ordine del giorno;

   il Sud Sudan vede contrapposte in un conflitto civile che periodicamente riesplode le forze governative di Salva Kiir e quelle di opposizione di Riek Machar, i due leader che si contendono il comando di un Paese poverissimo dove il prodotto interno lordo pro capite non supera i 657 dollari;

   Marta, nel luglio 2016, si trovava nel Paese come consulente per una organizzazione americana che l'aveva ingaggiata per cinque mesi per partecipare ai progetti USAID, l'agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale. In quei giorni però a Juba era scoppiata la guerra civile e i cooperanti, invitati dall'ambasciata americana a far ritorno nel compound e non uscire, hanno subito l'incursione nelle loro strutture da parte dei soldati che, sfondate finestre e porte, hanno eseguito la condanna di un giornalista sudanese appartenente alla tribù opposta, sparato alla cieca colpendo un cooperante alle gambe, picchiato e minacciato di morte i cooperanti e violentato sessualmente le donne presenti;

   con la sua testimonianza, Marta, oltre a denunciare i propri aggressori, racconta di come il compound fosse insicuro e vulnerabile e di come, per cinque giorni, avrebbero chiesto aiuto all'ambasciata americana e alle loro compagnie di appartenenza, senza ricevere risposte se non vane rassicurazioni. Inoltre, non sarebbero stati attivati i protocolli di sicurezza dovuti, così come non sarebbero stati attivati i normali corridoi di sicurezza per lo spostamento verso strutture più protette, dove nel frattempo avevano trovato riparo gli altri operatori che erano stati evacuati in tempo;

   a documentare i fatti di quel luglio, oltre alla testimonianza diretta di Marta c'è il report di Civilians in Conflict sulle violenze in Sudan del Sud contro civili e sulla risposta delle Nazioni Unite che descrive come le parti del conflitto abbiano ucciso e ferito i civili nei campi profughi con fuoco indiscriminato, commesso violenza sessuale diffusa contro le donne che hanno lasciato quei campi in cerca di cibo e attaccato gli operatori umanitari internazionali e nazionali;

   per i fatti di quel luglio di violenza, è in corso un processo della corte marziale contro 12 soldati di Salva Kiir. Marta è una testimone chiave in questo primo processo per massacro civile che può diventare un esempio e un precedente importante per tutte quelle persone che ogni giorno in Sud Sudan subiscono violenze atroci per mano dei soldati –:

   se e come il Governo intenda fornire massima assistenza alla connazionale, vittima delle violenze ad opera delle milizie governative nel Sud Sudan durante l'assalto al compound dove risiedeva nel luglio 2016, testimone chiave nel processo e unica vittima di quelle terribili violenze che ha avuto il coraggio di tornare nel Sud Sudan per testimoniare.
(4-00597)

  Risposta. — L'11 luglio 2016 a Juba, in Sud Sudan, la cooperante di nazionalità italiana «Marta» è rimasta vittima di violenza sessuale, insieme a sue colleghe di altra nazionalità, nel corso di un attacco sferrato da uomini appartenenti alle forze armate governative contro il compound dove le cooperanti erano ospitate.
  Per i fatti accaduti l'11 luglio 2016 la giustizia militare sud-sudanese ha aperto un procedimento penale contro i presunti responsabili.
  L'ambasciata italiana ad Addis Abeba, competente anche per il Sud Sudan, ha seguito con la massima attenzione tutte le fasi del giudizio, inviando propri rappresentanti in qualità di osservatori a tutte le udienze. La stessa rappresentanza diplomatica ha inoltre fornito ogni possibile assistenza alla connazionale «Marta», soprattutto nella fase che ha riguardato la testimonianza resa dalla predetta innanzi al tribunale militare.
  «Marta» è stata infatti sentita di persona dalla competente autorità giudiziaria il 23 agosto 2017. L'interessata è stata accompagnata da personale diplomatico italiano nel viaggio da Addis Abeba a Juba e assistita per tutta la permanenza nella capitale sud-sudanese, anche per garantirle vicinanza e supporto morale in una circostanza per lei di certo non facile da gestire. L'allora ambasciatore ad Addis Abeba si è recato a Juba il giorno precedente la testimonianza e ha partecipato a una riunione preparatoria con il procuratore generale sud-sudanese.
  L'autorità diplomatico-consolare statunitense
in loco – al momento dei fatti la connazionale lavorava per l'agenzia americana di cooperazione allo sviluppo Usaid - ha offerto il sostegno logistico a «Marta» e al suo accompagnatore, fornendo loro un veicolo blindato per gli spostamenti, ospitalità nel compound dell'ambasciata e protezione armata.
  Il processo si è concluso il 6 settembre 2018 con una sentenza definitiva, che ha coinvolto undici militari appartenenti alla guardia presidenziale: dieci sono stati condannati in quanto riconosciuti rei di stupro, violenze sessuali, furto, insubordinazione e omicidio; un militare è stato invece assolto per mancanza di prove.
  Tempestivamente informata dell'esito del giudizio dalla nostra ambasciata ad Addis Abeba, la connazionale ha espresso viva soddisfazione.

La Viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale: Emanuela Claudia Del Re.


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 12 giugno 2018, sull'isola di Sentosa a Singapore, il Presidente degli Stati Uniti d'America, Donald Trump, e il leader supremo della Repubblica popolare democratica di Corea, Kim Jong-un, si sono resi protagonisti di uno storico incontro, il primo tra i capi di Stato americano e nordcoreano, e hanno siglato una dichiarazione di intenti dal valore meramente simbolico, che indica però un importante segnale di distensione e consente l'avvio di negoziati ambiziosi anche per la denuclearizzazione della penisola coreana;

   l'impegno di Trump per impedire la proliferazione nucleare da parte della Corea del Nord ad avviso dell'interrogante non rende più intelligibile la decisione del ritiro statunitense dall'accordo vincolante che si era concluso nel 2015 per impedire alla Repubblica islamica dell'Iran lo sviluppo dell'arma atomica; tale impegno, tuttavia, è da salutare con favore se potesse scongiurare il ripetersi delle provocazioni e dei test missilistici nordcoreani che, anche nell'autunno 2017, hanno pericolosamente messo a rischio la pace in estremo oriente e nel mondo;

   proprio in risposta ai test missilistici ordinati da Kim Jong-un, nell'estate e nell'autunno del 2017, il Ministro degli affari esteri italiano pro tempore, Angelino Alfano, aveva preso la decisione di interrompere la procedura di accreditamento dell'ambasciatore della Repubblica Popolare Democratica di Corea;

   la politica estera dell'Italia riconosce il quadro multilaterale come il primo e più stabile punto di riferimento, nonché come strumento per rispondere alle sfide globali, da accompagnare attraverso lo sviluppo dei rapporti bilaterali, lungo le direttrici di interesse prioritario; è da segnalare anche l'apprezzamento della Corea del Sud per la sensibilità ed attenzione dimostrate dall'Italia per la situazione nella penisola coreana; è stato inoltre molto apprezzato da parte coreana il fatto che l'Italia sia stato il primo paese in ambito G7 nel 2000 ad allacciare relazioni diplomatiche con la Corea del Nord –:

   come intenda operare il Governo nel mutato contesto, per favorire il raggiungimento di un accordo per lo smantellamento del programma nucleare nordcoreano che sia completo, verificabile e irreversibile, e se non intenda a tal fine intensificare i canali diplomatici con la Repubblica popolare democratica di Corea, anche assumendo iniziative per il riavvio della procedura di accreditamento del nuovo ambasciatore nordcoreano.
(4-00454)

  Risposta. — Nel 2018 con i Giochi Olimpici Invernali di Pyeongchang, cui ha preso parte anche una delegazione nordcoreana si è registrato una ripresa del dialogo inter-coreano. Successivamente, i Vertici del 27 aprile e del 26 maggio 2018 a Panmunjeom tra il presidente sudcoreano Moon Jae-in ed il leader nordcoreano Kim Jong-un hanno segnato una tappa importante verso l'allentamento della tensione. Un momento chiave nella dinamica negoziale è stato il vertice di Singapore del 12 giugno 2018 tra Trump e Kim Jong-un, il primo incontro di un capo di Stato nordcoreano con un presidente statunitense. Al termine del summit di Singapore, i due leader hanno firmato una dichiarazione congiunta che tocca quattro punti salienti:

   impegno reciproco allo stabilimento di nuove relazioni US-DPRK;

   impegno reciproco all'istituzione di un regime di pace;

   impegno da parte di Pyongyang alla completa denuclearizzazione della penisola coreana;

   impegno a rinvenire e restituire le spoglie dei caduti della guerra di Corea.

  L'elemento più significativo riguarda la conferma implicita di uno scambio fra garanzie di sicurezza da parte americana e denuclearizzazione della penisola coreana.
  Tuttavia permangono numerose incognite e per questo un forte impegno da parte della comunità internazionale continua ad essere necessario, soprattutto per le ambiguità del regime nordcoreano sulla definizione di denuclearizzazione; ma anche per le passate negative esperienze negoziali, caratterizzate negli scorsi decenni da promesse disattese da parte del regime nordcoreano.
  L'Italia ha accolto con favore gli esiti dello storico incontro a Singapore tra i due leader di USA e Corea del Nord, nella speranza che possa rappresentare una tappa importante verso il raggiungimento di soluzioni condivise in favore della pace e della prosperità nella penisola coreana e, pertanto, il Governo sostiene gli sforzi dell'Amministrazione USA finalizzati a promuovere un dialogo aperto, franco e costruttivo con la Corea del Nord allo scopo di raggiungere una denuclearizzazione completa, verificabile ed irreversibile della penisola coreana.
  In parallelo, però le misure sanzionatorie devono rimanere in vigore allo scopo di mantenere la massima pressione sul regime nordcoreano inducendolo ad avanzare seriamente nel processo negoziale. Occorre continuare altresì a tenere elevata l'attenzione di tutta la comunità internazionale per contrastare i casi, ancora numerosi, di elusione sistematica del regime sanzionatorio esistente oltre che di inadeguata applicazione delle normative vigenti da parte di vari paesi. A tale riguardo è opportuno ricordare il ruolo particolarmente attivo svolto dall'Italia, riconosciuto e apprezzato da tutti i
partner, quale presidente del comitato sanzioni alla Corea del Nord (Comitato 1718) in seno al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite lo scorso anno.
  Riteniamo le sanzioni uno strumento, non un fine in sé. Gli sviluppi recenti sembrano rivendicare la loro efficacia. Dobbiamo restare concentrati sulla loro applicazione. L'Unione europea ha un ruolo importante in tal senso. Per tale motivo l'Italia si è associata con convinzione ed ha accolto favorevolmente l'iniziativa del Seae di condurre passi diplomatici verso paesi terzi con l'obiettivo di favorire una migliore applicazione del sistema sanzionatorio in vigore. Oltre all’«
outreach», nuove iniziative sono in corso di definizione con i partner europei proprio in relazione al «capacity building» verso i paesi meno dotati di risorse e competenze.
  In questo contesto il nostro Paese, insieme agli Stati Uniti, all'Unione europea e al resto della comunità internazionale, attende quindi segnali tangibili e significativi da parte della Corea del Nord verso l'obiettivo finale che resta la denuclearizzazione completa, verificabile ed irreversibile della penisola coreana.
  Per questo, in attesa di azioni concrete da parte della Corea del Nord, rimangono tuttora valide le motivazioni che hanno condotto il nostro Paese ad interrompere nell'ottobre del 2017 la procedura di accreditamento del nuovo ambasciatore nordcoreano a Roma. Quando le condizioni politiche lo consentiranno, l'Italia potrà valutare l'opportunità di procedere all'accreditamento di un nuovo capo missione presso l'ambasciata nordcoreana a Roma.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Manlio Di Stefano.


   ELVIRA SAVINO e GELMINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

   l'immigrazione è tema al centro del dibattito politico-sociale e prioritario nell'agenda di Governo; tuttavia, è fenomeno complesso che non si presta a risposte riduttive; i migranti sono persone che spesso cercano di fuggire da paesi con problemi drammatici come fame, conflitti, violenze e torture, su cui la comunità europea non può far finta di nulla;

   la Nigeria, dove vive la più grande comunità cristiana dell'Africa, è un Paese da anni colpito dal radicalismo islamico, responsabile ogni anno di centinaia di vittime per mano dell'organizzazione terroristica Boko Haram;

   negli anni passati gli scontri tra etnie musulmane e agricoltori cristiani riguardavano solo contese per i pascoli, ora i conflitti assumono la matrice dell'odio etnico e religioso. La comunità cristiana del Paese lancia l'allarme sul rischio di genocidio, a causa di attacchi violenti dell'etnia musulmana dei Fulani, armati di kalašnikov, dagli effetti devastanti per le vittime;

   come riporta Il Foglio, nell'articolo del 6 luglio 2018, dando voce alla richiesta di aiuto da parte dei vescovi nigeriani contro la pulizia etnica in corso, in Nigeria in tre anni sono stati assassinati 16 mila cristiani e nel solo Stato di Benue circa 500 nel 2018; le vittime sono per lo più bambini, donne e anziani;

   l'ultimo episodio del 23 giugno 2018; che ha spinto i vescovi nigeriani a chiedere aiuto all'Unione europea, è stato l'assassinio di più di cento contadini cristiani, nello stato di Plateau nella Nigeria centrale, sempre per mano dei Fulani;

   molti vescovi, tra cui William Amove Avenya, attraverso la «Fondazione di diritto pontificio Aiuto alla Chiesa che soffre» in Italia, avvertendo di non commettere gli stessi errori fatti con il genocidio in Ruanda dove nel 1994 furono uccisi 1 milione di ruandesi dell'etnia Tutsi dai membri Hutu al governo, e segnalano la pericolosa strategia per islamizzare la Middle Belt nigeriana attraverso i pastori Fulani; tale violenza programmata si presenta come un altro Boko Haram travestito;

   l'Associazione cristiana della Nigeria invoca da anni una richiesta di intervento da parte della comunità internazionale, purtroppo inascoltata da un Occidente spesso dimentico delle sue radici cristiane e distaccato verso la tragedia in atto;

   è necessario un intervento della comunità internazionale per fermare lo spargimento di sangue in atto e scongiurare il diffondersi delle persecuzioni contro i cristiani in altri Paesi africani;

   sono numerose le dichiarazioni da parte dei principali gruppi di monitoraggio e contrasto delle persecuzioni contro i cristiani, che denunciano il genocidio e avvertono come l'equilibrio tra islam e cristianesimo in Africa sarà deciso proprio in Nigeria;

   l'Unione europea è chiamata a intervenire, anche sulla base del cosiddetto Accordo di Cotonou (un partenariato vigente dal 2000 tra Unione europea e i membri del gruppo degli Stati di Africa, Caraibi e Pacifico); l'unione cui intrattiene un costante dialogo politico con la Nigeria sui diritti umani e i principi democratici, sulla discriminazione etnica, razziale e religiosa –:

   quali iniziative intendano assumere i Ministri interrogati, nell'ambito delle rispettive competenze, a livello bilaterale e multilaterale, per favorire dialogo, pace, sicurezza, rispetto dei diritti umani e protezione dei civili;

   se non ritengano di promuovere un'iniziativa internazionale, per scongiurare il pericolo di genocidio su base religiosa in Nigeria e fermare il terrorismo contro i cristiani, affinché non dilaghi in altri Paesi;

   se non ritengano di attivarsi nelle sedi europee affinché l'Unione predisponga azioni mirate, sulla base dell'accordo di Cotonou, atte a favorire coesione nazionale, risoluzione dei conflitti interetnici e religiosi, in difesa dei cristiani e dei diritti umani in Nigeria.
(4-00838)

  Risposta. — La tutela e la promozione della libertà di religione o credo, nonché dei diritti degli appartenenti alle minoranze etniche e religiose rappresentano temi prioritari per questo Governo.
  L'Italia, anche in coordinamento con i partner dell'Unione europea e in ambito Nazioni Unite, porta avanti numerose iniziative sul tema, al fine di mantenere alta l'attenzione della Comunità internazionale sulla situazione delle minoranze religiose nel mondo, inclusi i cristiani, che costituiscono minoranza in molte delle attuali aree di crisi.
  In ambito ONU, anche su impulso italiano, il tema della tutela della libertà di religione o credo è oggetto di risoluzioni tematiche dell'Assemblea Generale (UNGA) e del Consiglio diritti umani (CDU), promosse annualmente dall'Unione europea. L'Italia sostiene le iniziative in tema di promozione del dialogo interreligioso, promosse dall'ufficio del Consigliere speciale del Segretario generale dell'ONU per la prevenzione del genocidio, Adama Dieng.
  In ambito UE, l'Italia ha promosso l'inserimento della dimensione collettiva della libertà di religione nelle «Linee Guida UE sulla Libertà di Religione e Credo», adottate nel 2013, che indirizzano la politica europea nei Paesi terzi in tale materia.
  In Nigeria da anni si assiste a conflitti etnico-religiosi, che su un substrato di tensioni e conflitti endemici interni e regionali, presenza di gruppi terroristici e criminali, vede le comunità cristiane fra le principali vittime di episodi di estremismo violento.
  Spesso non si tratta di una discriminazione nei confronti dei cristiani in quanto tali, quanto piuttosto di violenze da inquadrare nell'ambito dei conflitti ancestrali per il controllo delle risorse. All'acuirsi delle violenze ha inoltre contribuito il diffondersi del terrorismo estremista di matrice islamica riconducibile a Boko Haram, che dal 2009 affligge il nord-est della Nigeria.
  La situazione della libertà di religione nel Paese e delle minoranze religiose, in particolare i cristiani, è pertanto costantemente monitorata da parte dell'Italia e dell'Unione europea che sostengono il Governo e le popolazioni locali nella lotta all'estremismo violento. Innanzitutto con forti prese di posizione politiche: a seguito di episodi di particolare violenza registrati lo scorso marzo, la nostra ambasciata, assieme alle altre ambasciate dell'Unione europea ad Abuja, ha svolto un'azione coordinata per manifestare allarme per la recrudescenza degli scontri fra pastori e agricoltori, in cui rilevava altresì il fattore religioso, spronando il Governo del presidente Buhari ad agire con maggior determinazione per promuovere un dialogo costruttivo e perseguire i responsabili.
  Dal momento che tali episodi di violenza nei confronti delle comunità cristiane sono dovuti principalmente alla precarietà della situazione di sicurezza in alcune aree del Paese, l'Italia svolge da anni attività di formazione a favore di funzionari di sicurezza nigeriani. Si tratta di iniziative a cura dell'Arma dei carabinieri, della Polizia di Stato e del Ministero della difesa, alcune delle quali finanziate dalla Farnesina, destinate a rafforzare le capacità della Polizia, delle Forze armate e di altri corpi dello Stato nigeriano in materia di contrasto al terrorismo e rafforzamento dell'ordine pubblico.
  Anche con il sostegno dell'Italia, l'Unione europea ha inoltre disposto un finanziamento di 50 milioni di euro a favore della Multi National Joint Task Force, costituita da Benin, Camerun, Ciad, Niger e Nigeria per contrastare l'azione estremista di Boko Haram.
  In occasione dell'ultima sessione del dialogo politico
ex articolo 8 dell'accordo di Cotonou, tenutasi il 10 luglio 2017, sono stati toccati i temi dell'azione estremista di Boko Haram nel Nord est del Paese e del conflitto fra allevatori (in prevalenza cristiani) e popolazioni pastorali (in prevalenza musulmane). Il Ministro degli esteri nigeriano ha espresso apprezzamento per l'azione dell'Unione europea nel campo dell'equipaggiamento militare e dell'addestramento a favore delle forze di sicurezza nigeriane. In quest'occasione è stato, inoltre, presentato il piano d'azione, elaborato dal Consigliere per la sicurezza nazionale nigeriano per prevenire la radicalizzazione giovanile e de-radicalizzare gli ex combattenti.
  Infine, l'Italia è attiva sul fronte della risposta all'emergenza umanitaria. Oltre che alleviare le sofferenze della popolazione, tali iniziative hanno per effetto anche di attenuare le tensioni tra gruppi etnici e religiosi nel Paese per il controllo delle risorse. L'Italia ha partecipato nel febbraio 2017 alla conferenza di Oslo e il 3 e 4 settembre 2018 alla conferenza di Berlino, entrambe sulla crisi della regione del Lago Ciad, area che patisce un inaridimento progressivo particolarmente grave e su cui si innestano le azioni violente di Boko Haram. A Berlino, il nostro Paese, innalzando il livello del suo impegno (10 milioni nel 2018), ha stanziato 15 milioni di euro da utilizzarsi nel 2019 per iniziative di emergenza e programmi di sviluppo in favore delle popolazioni che vivono nei paesi che circondano il bacino del lago. In aggiunta, una quota pari a 1 milione di euro dell'intervento di emergenza sul canale bilaterale a favore di rifugiati, sfollati interni, popolazioni di ritorno e comunità ospitanti del Lago Ciad, è stata destinata alla Nigeria.
  Desidero, in conclusione, rassicurare l'interrogante che l'Italia, anche in coordinamento con i partner UE, continuerà a promuovere sia in ambito bilaterale che multilaterale la libertà di religione o credo, opponendosi fortemente ad ogni forma di intolleranza, violenza e persecuzione religiosa.

La Viceministra per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Emanuela Claudia Del Re.


   SERRACCHIANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in data 8 maggio 2018 le organizzazioni sindacali dei lavoratori dell'Ente nazionale di assistenza al volo hanno indetto uno sciopero contro il piano industriale 2018-2022 che prevede l'introduzione di nuove tecnologie per il controllo del traffico aereo ed una conseguente riduzione del personale in servizio;

   attualmente l'Ente nazionale di assistenza al volo gestisce il traffico aereo nazionale da 4 centri di controllo, che sono quelli di Roma, Milano, Padova e Brindisi, i quali assistono gli aerei in fase di rotta, e da 45 torri di controllo in altrettanti aeroporti, dalle quali vengono gestiti decolli, atterraggi e movimentazione al suolo degli aeromobili;

   il nuovo modello operativo prevede il consolidamento, a regime, dei 4 centri di controllo sulle due sedi di Roma e Milano ed entro il 2022 i centri di controllo di Roma e Milano, che già gestiscono l'avvicinamento sui maggiori aeroporti nazionali, assorbiranno anche le attività di quasi tutti i centri di avvicinamento dislocati sulle torri di controllo;

   tale nuovo piano industriale preoccupa, in particolare, il futuro del centro aeroportuale di Ronchi dei Legionari, in quanto se ne prevede la chiusura della postazione del radar di avvicinamento, installato nel 2008, che controlla e prende in carico tutti i sorvoli che interessano il Friuli Venezia Giulia e quindi non solo degli aeromobili che atterrano o decollano a Ronchi dei Legionari;

   l'aeroporto di Ronchi dei Legionari si trova peraltro in una fase espansiva della propria attività, conseguente alla realizzazione del polo intermodale che congiunge lo scalo dell'alta velocità ferroviaria;

   inoltre, sono tuttora in corso trattative per individuare un socio industriale che potrebbe dare ulteriore impulso al traffico aereo dell'intera regione e lo stesso scalo regionale è l'unico al servizio dei viaggiatori sloveni e dell'Istria croata;

   entro il 2019, ove fosse confermato, tale piano comporterebbe il trasferimento in altre sedi di un terzo del personale in servizio presso la struttura aeroportuale triestina, con circa 20 controllori e 6 osservatori meteorologici in meno;

   le organizzazioni sindacali hanno manifestato la loro preoccupazione e chiedono chiarimenti sul futuro della stessa struttura aeroportuale –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere valutando l'opportunità di convocare un tavolo di confronto, coinvolgendo anche la regione Friuli Venezia Giulia, al fine di scongiurare un ridimensionamento che risulterebbe estremamente penalizzante nei confronti di un aeroporto, quale quello di Ronchi dei Legionari, strategico per l'intero sistema di comunicazioni del nord est.
(4-00194)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, l'Ente nazionale per l'assistenza al volo (ENAV) riferisce quanto segue.
  Il piano industriale approvato il 12 marzo 2018 dal Consiglio di amministrazione delinea le priorità strategiche in termini di progetti e investimenti, e rappresenta un'importante evoluzione tecnologica e operativa che consentirà alla società di gestire il traffico aereo con un nuovo modello organizzativo, migliorando
performance, produttività e competitività e continuando, al contempo, a garantire i massimi livelli di sicurezza.
  Gli investimenti in tecnologia e formazione sono molto significativi: infatti il piano approvato include investimenti complessivi per circa 650 milioni di euro nei primi cinque anni. La realizzazione completa del piano avverrà in un arco temporale di 10 anni, tenendo conto di numerose variabili, tra cui la disponibilità delle strutture strumentali alla sua implementazione. In realtà, il piano non prevede ridimensionamenti ma una diversa articolazione delle strutture operative a livello nazionale.
  Infatti, il piano non produrrà esuberi né a livello locale né a livello nazionale; ma si procederà a una diversa distribuzione delle risorse sul territorio, in linea con quanto accade già oggi per far fronte alle necessità di formazione, sviluppo professionale e diversa distribuzione dei carichi di lavoro.
  Le trasformazioni operative appena descritte avranno positive ricadute: per gli aeroporti, fra i quali anche Ronchi dei Legionari.
  In particolare, questo nuovo assetto operativo è un elemento fondamentale per sviluppare maggiore efficienza nella gestione del traffico aereo e per consentire nell'immediato futuro una riduzione dei costi delle tariffe, creando maggiore attrazione per le compagnie aeree, a beneficio sia del singolo scalo che del sistema complessivo e del territorio.
  Per quanto concerne il territorio del nord-est, la nuova organizzazione prevede che la gestione degli aeromobili operanti nello spazio aereo di Ronchi dei Legionari sia affidata al centro di controllo d'area di Padova (ACC di Abano Terme); ciò permetterà di fornire il servizio di avvicinamento integrato con il servizio di sorvolo in rotta, garantendo l'utilizzo della sorveglianza radar per tutto l'orario di apertura dell'aeroporto friulano.
  Pertanto, l'intera operazione avverrà senza pregiudizio alcuno della sicurezza e con incremento dei livelli di qualità ed efficienza del servizio reso all'utenza.
  Infatti, il centro di controllo d'area di Padova dispone di tecnologia ATM (
Air Traffic Management) all'avanguardia a livello europeo, già proficuamente utilizzata nella gestione del servizio di avvicinamento nei maggiori scali nazionali.
  Inoltre, la nuova organizzazione consentirà un incremento della capacità di gestione di traffico nello spazio aereo interessato predisponendo i servizi resi da ENAV in maniera tale da garantire le aspettative di crescita dell'aeroporto di Ronchi dei Legionari.
  In ogni caso, per quanto riferisce l'Ente nazionale per l'aviazione civile (ENAC), il progetto di ENAV, configurandosi come una variazione al sistema funzionale, sarà oggetto di apposita preventiva valutazione dei rischi da parte dello stesso ENAC, in ottemperanza alla normativa europea.

Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.


   TIRAMANI, BAZZARO, DARA, PETTAZZI, COLLA e MURELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il gruppo svedese Perstorp - con sede in Italia a Castellanza (VA) - dopo aver rilevato dalla Polioli spa la consociata Polialcoli srl, insieme con know-how, impianti produttivi a Vercelli e 74 addetti nell'estate 2017, avrebbe annunciato in questi giorni la chiusura dell'impianto e il termine dell'attività al 31 luglio 2018, con il licenziamento degli oltre 70 dipendenti rimasti dopo una prima tornata di decine di licenziamenti avvenuta nel 2014;

   l'attività di produzione verte su Tmp (trimetilolpropano), Tmpde (trimetilolpropano dialliletere) e neopentiglicole;

   vi sono addetti con profili di alta specializzazione, ai quali si devono aggiungere i lavoratori esterni dell'indotto, per un totale di più di 90 famiglie messe a repentaglio dalla perdita del lavoro;

   il terreno circostante l'apparato industriale produttivo è sede di vasche di stoccaggio che necessitano di manutenzione e controllo e lo stesso terreno deve essere ben monitorato dal punto di vista del potenziale rischio ambientale, tenendo conto che potrebbero esservi ingenti costi di bonifica nel prossimo futuro –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di salvaguardare gli oltre 70 lavoratori dipendenti e, di conseguenza, i lavoratori esterni, per i quali il gruppo svedese Perstorp ha previsto il termine dell'attività al 31 luglio 2018;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per difendere le imprese italiane che spesso, dopo l'acquisizione da parte delle multinazionali straniere, vengono abbandonate e in molti casi addirittura chiuse.
(4-00609)

  Risposta. — In riferimento all'atto parlamentare in esame, concernente le vicende produttive ed occupazionali della società Perstorp Polialcoli s.r.l. di Vercelli, sulla base delle informazioni fornite anche dal Ministero dello sviluppo economico, si rappresenta quanto segue.
  La società Perstorp Polialcoli s.r.l. ha acquisito un ramo di azienda da Polioli s.p.a. una società attiva nella produzione e vendita di polioli nello stabilimento di Vercelli, dopo che quest'ultima ha terminato la procedura di concordato preventivo. Successivamente a questa acquisizione, le quote della società sono state interamente acquistate dalla svedese Perstorp.
  Anche dopo il trasferimento del ramo di azienda da Polioli a Perstorp Polialcoli, l'andamento delle attività è peggiorato continuando a minare la competitività dell'azienda. In particolare, la società Perstorp Polialcoli s.r.l. ha evidenziato d'aver avuto l'ambizione e la speranza che sia il trimetilolpropano (TMP) sia il glicole Neopenyl (NEO) avrebbero avuto risultati migliori una volta inseriti nel contesto del gruppo e che l'esperienza dello stesso nell'ambito produttivo avrebbe potuto ridurre il costo di produzione dei citati prodotti. Tuttavia, nonostante i tentativi di migliorare l'efficienza complessiva del sito, la società ha dovuto prendere atto che lo stabilimento di Vercelli necessitava di investimenti troppo elevati per poter raggiungere un'operatività redditizia a lungo termine.
  Sulla base di siffatta situazione, l'11 giugno 2018, Perstorp Polialcoli s.r.l. ha avviato la procedura di licenziamento collettivo, per cessazione dell'attività, nei confronti di tutti i lavoratori – pari a 72 unità – operanti presso lo stabilimento di Vercelli.
  Successivamente, al fine di addivenire a una definizione positiva della vicenda in parola, si sono svolti presso la regione Piemonte diversi incontri a cui hanno partecipato le istituzioni locali, la società e le organizzazioni sindacali.
  Nell'ultimo incontro, tenutosi il 6 agosto 2018, la società e le parti sociali hanno sottoscritto un accordo che ha concluso la cosiddetta fase amministrativa della procedura di licenziamento. Questo accordo prevede il licenziamento di tutti i lavoratori, entro 120 giorni, e la corresponsione agli stessi di una somma aggiuntiva alle competenze di fine rapporto secondo le intese intervenute tra le parti.
  Il medesimo accordo prevede, inoltre, che presso lo stabilimento di Vercelli si insedierà la società Alcoplast s.r.l. che avvierà, con tempistiche in via di definizione, una nuova attività produttiva che consentirà ad almeno 45 lavoratori di essere riassunti. Perstorp Polialcoli. Inoltre, si è impegnata a richiedere a Fondimpresa l'attivazione di un percorso di formazione nei confronti dei lavoratori che non riceveranno un'offerta di lavoro da Alcoplast.
  In conclusione, nel rilevare che non è stato richiesto dalle parti interessate alcun incontro per l'esame della situazione occupazionale, trattandosi tra l'altro di una vicenda di rilevanza, locale, il Governo assicura la massima attenzione in ordine alla vicenda posta nell'atto parlamentare in esame. Il Ministero dello sviluppo economico – interessato della questione – ha reso noto che, qualora richiesto, valuterà la possibilità di aprire un tavolo di confronto nella sede istituzionale più idonea.

Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali: Claudio Durigon.


   ZANOTELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'incremento degli scambi commerciali con i Paesi comunitari ed extracomunitari ha determinato l'aumento del numero di imprese e dei relativi veicoli che esercitano l'attività di trasporto di merci su strada in territorio italiano;

   in conseguenza della particolare congiuntura economica, l'autotrasporto italiano ha denunciato uno stato di crisi anche cagionato da un aumento della concorrenza estera, che opera a costi ridotti, pur in presenza di una rilevante quantità di trasporto stradale nazionale;

   si rende necessario intensificare l'attività di controllo sulle imprese estere, affinché sia garantita la legittimità delle operazioni di trasporto internazionale e la correttezza dei rapporti di concorrenza;

   la prevenzione e l'accertamento degli illeciti previsti dalla legge 6 giugno 1974, n. 298, in riferimento all'esercizio abusivo dell'autotrasporto e ai trasporti effettuati senza licenza o autorizzazione (articoli 26 e 46), spettano agli ufficiali e agenti di polizia e ai funzionari incaricati del servizio di polizia stradale, reparto della polizia di Stato;

   accade sempre più frequentemente che le forze di polizia in carico agli enti locali, impegnate sul territorio extra autostradale nell'accertamento delle violazioni delle norme di circolazione stradale, si trovino a svolgere attività di controllo sulla legittimità dei trasporti di merci su strada, sulle attività di autotrasporto internazionale o di cabotaggio senza per questo trarre alcun provento dalla sanzione contestata;

   l'articolo 208 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, al comma 1, prevede che i proventi delle sanzioni amministrative pecuniarie per violazioni delle norme di circolazione richiamate nel medesimo codice della strada siano devoluti allo Stato quando le violazioni siano accertate da agenti dello Stato, ovvero alle regioni, alle province e ai comuni quando gli accertamenti avvengano da parte di agenti dei rispettivi enti locali –:

   se il Governo non ritenga opportuno assumere le iniziative necessarie affinché i proventi delle sanzioni amministrative pecuniarie per violazioni degli articoli 26 e 46 della legge 6 giugno 1974, n. 298, siano devoluti alle regioni, alle province e ai comuni qualora le violazioni siano accertate da funzionari, ufficiali ed agenti, rispettivamente, delle regioni, delle province e dei comuni medesimi.
(4-00336)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, preme sottolineare che, come già riferito in occasione della risposta all'interrogazione n. 4-00036, il controllo e la vigilanza sul corretto svolgimento dell'attività di autotrasporto rappresentano questioni di massima attenzione per questo Ministero ed è vivo l'impegno a promuovere tutte le azioni necessarie a contrastare l'illegalità, anche attraverso un'attività di formazione continua degli operatori, ivi comprese le polizie locali.
  Proprio queste ultime sono state impegnate, spesso con ottimi risultati, nell'attività di prevenzione e repressione dell'illegalità nell'autotrasporto nazionale ed internazionale.
  Come è peraltro noto all'interrogante, le sanzioni contro l'abusivismo nell'autotrasporto sono sostanzialmente contenute nella legge 6 giugno 1974 n. 298.
  Per tali sanzioni amministrative pecuniarie si applica la disciplina generale di cui alla legge 24 novembre 1981 n. 689 che nello specifico caso non prevede, analogamente a quanto prescritto dall'articolo 208 del codice della strada, una ripartizione dei proventi in base all'Amministrazione o ente di appartenenza dell'agente accertatore.
  Infatti, il Ministero dell'interno, cui appartiene la competenza in materia di contestazione ed applicazione delle sanzioni, ha evidenziato che l'articolo 208, comma 1, del Codice della strada, nella sua attuale formulazione rende possibile la devoluzione dei proventi contravvenzionali a favore degli enti locali solo per le violazioni previste dal medesimo Codice.
  Inoltre, il predetto Ministero ha specificato che per effetto della sostituzione integrale del comma 4, dell'articolo 60 della legge n. 298 del 1974, introdotta dall'articolo 52, comma 1, lettera
b) della legge n. 120 del 2010 è venuto meno il divieto di pagamento in misura ridotta delle violazioni previste dall'articolo 26 e dall'articolo 46 della medesima legge n. 298 del 1974.
  Pertanto, a seguito di tale modifica, per le citate violazioni è ora ammesso il pagamento in misura ridotta entro 60 giorni, a norma dell'articolo 16 della legge n. 689 del 1981, di una somma pari al doppio del minimo edittale (misura più favorevole rispetto al terzo del massimo edittale).

  In tali casi, è prevista la devoluzione dei proventi contravvenzionali all'erario ed il pagamento dovrà essere effettuato mediante modello F23, completo dei codici dell'atto di accertamento, del soggetto impostore, di quello destinatario del pagamento, nonché del codice tributo (ovvero 741T: sanzioni amministrative – multe inflitte dalle autorità giudiziarie e amministrative) e della relativa somma da corrispondere per la definizione del procedimento sanzionatorio a titolo di pagamento in misura ridotta.
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti: Danilo Toninelli.