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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 8 ottobre 2018

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   QUARTAPELLE PROCOPIO, ASCANI e POLLASTRINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   come riportato dai numerosi organi di stampa, il sindaco del comune di Monfalcone, in provincia di Gorizia, ha siglato un atto che riguarda i due istituti comprensivi «E. Giacich» e «G. Randaccio», per fissare un tetto massimo del 45 per cento alla presenza di alunni stranieri per ogni classe della scuola dell'infanzia;

   la ratio del provvedimento indicata nel protocollo sarebbe di «incentivare le iscrizioni a Monfalcone, in particolare da parte delle famiglie italofone residenti»;

   il protocollo produrrebbe effetto immediato su circa sessanta alunni che si vedrebbero costretti esclusi dalla possibilità di frequentare gli istituti summenzionati;

   l'iniziativa è stata lodata dal Ministro dell'interno, Matteo Salvini, e dal presidente della regione Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, mentre, secondo quanto riportato dai media, il Ministro interrogato si sarebbe attivato per «evitare episodi del genere» e per difendere il principio d'inclusione nelle scuole;

   la Costituzione della Repubblica italiana impone a tutte le istituzioni nazionali e locali di rispettare il principio di non discriminazione e nel nostro Paese la condizione giuridica dello straniero residente è protetta dalla previsione di una riserva rafforzata di legge; il trattamento giuridico a cui viene sottoposto lo straniero non può essere sottoposto all'arbitrio della pubblica amministrazione, ma deve essere stabilito dalla legge, che non può, comunque, essere meno favorevole di quanto previsto dalle norme di diritto internazionale;

   la Flc-Cgil ha presentato presso la procura di Gorizia un esposto, annunciando che lo stesso sarà trasmesso anche al Ministro interrogato e all'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza –:

   quali urgenti iniziative di competenza si intendano assumere per pervenire alla revoca del protocollo di cui in premessa;

   come si intenda assicurare che tutte le istituzioni difendano e promuovano politiche per il diritto allo studio di tutti i bambini, nel rispetto dei principi costituzionali.
(3-00220)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta orale:


   FERRI e ROTTA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 20 marzo 2016, lungo l'autostrada AP-7, nei pressi di Freginals, un autobus diretto da Valencia a Barcellona, con a bordo studenti appartenenti al progetto Erasmus, veniva coinvolto in un gravissimo incidente. Dei 57 giovani a bordo, risultavano essere 13 le studentesse decedute, tra le quali 7 italiane: Francesca Bonello, Lucrezia Borghi, Valentina Gallo, Elena Maestrini, Serena Saracino, Elisa Scarascia Mugnozza, Elisa Valent;

   nel registro degli indagati, per omicidio colposo plurimo, veniva iscritto dalla magistratura spagnola un solo nome: Santiago Rodrigues Jiménez, il conducente sessantaduenne del mezzo coinvolto;

   dal rapporto della polizia regionale dei Mossos d'Esquadra, emergeva che la causa più probabile dell'incidente fosse da ritenersi un colpo di sonno dell'autista: come scritto dalla stampa spagnola, l'uomo avrebbe ammesso ai soccorritori di essersi addormentato;

   altre indagini da parte delle forze dell'ordine evidenziavano come dalla scatola nera dell'autobus risultasse, nell'ora e mezza di viaggio, un numero eccessivo di «decelerazioni significative»: ben 77, mentre gli altri bus facenti parte della comitiva non ne effettuarono più di 12. Nelle testimonianze dei passeggeri sopravvissuti emergevano, inoltre, numerose attestazioni di un comportamento imprudente alla guida da parte dell'autista (mancato rispetto della distanza di sicurezza, frenate improvvise, uscita dai bordi della carreggiata);

   per ben due volte la magistratura spagnola ha archiviato il caso, non reputando sufficienti tutti gli elementi già citati. Il Gip ha sostenuto che l'autista non avesse «alcuna responsabilità così grave da essere punita penalmente», di fatto lasciando senza colpevoli una tragedia di portata europea;

   i genitori delle ragazze italiane, dopo la tragedia, hanno vissuto la disperazione di non avere risposte, ma non si sono mai rassegnati e hanno condotto un'estenuante battaglia legale, promuovendo un'azione congiunta nei confronti della giustizia spagnola affinché il caso venisse riaperto;

   il 15 giugno 2018 è giunta la notizia della riapertura del caso, ma ai magistrati occorreranno altri mesi, fino ad un massimo di diciotto, per capire i fatti e acquisire documenti, solo alla fine potranno decidere se dare avvio al processo o procedere nuovamente con l'archiviazione;

   occorre sostenere e dare risposte alle famiglie delle giovani vittime, impegnate da più di due anni in una logorante battaglia giudiziaria. È altresì fondamentale garantire un senso di sicurezza e tutela a tutti i giovani italiani che ogni anno decidono di studiare all'estero –:

   se il Governo ritenga di dover acquisire le necessarie informazioni e adottare le opportune iniziative al fine di vigilare sull'andamento di questa tragica vicenda legale, alla luce delle criticità emerse nelle prime fasi dell'indagine e dell'esigenza di garantire lo svolgimento di un giusto processo.
(3-00218)

Interrogazione a risposta scritta:


   ZOFFILI, ZIELLO e FORMENTINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Fulgencio Obiang Esono, ingegnere civile, cittadino italiano quarantottenne, originario della Guinea equatoriale e residente a Pisa dal 1988, dove si trasferì per l'università, è scomparso;

   non si hanno più notizie dell'uomo dal 18 settembre 2018, quando ha inviato un messaggio alla sorella dopo essere atterrato a Lomé in Togo;

   la moglie, la sorella e i figli, tutti residenti a Pisa, ne hanno denunciato la scomparsa. Secondo la testimonianza dei parenti, l'ingegnere sarebbe andato in Togo per un colloquio di lavoro –:

   se sia a conoscenza della vicenda riportata in premessa e come intenda agire, per quanto di competenza, in favore del nostro concittadino.
(4-01319)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:


   PAITA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   a seguito delle analisi condotte da Arpal è stata segnalata la presenza di alghe tossiche lungo i litorali compresi tra Arenzano e Savona;

   le analisi segnalano la presenza di 68 mila cellule per litro d'acqua con relativa assegnazione di un codice giallo rispetto alla pericolosità;

   ad essere interessati sono i comuni di Arenzano, Cogoleo, Varazze, Celle, Albissola fino a Savona;

   non è stato disposto nessun divieto di balneazione ma è stata segnalata la necessità di fare attenzione ad immergersi in acque con poco ricambio;

   è comunque del tutto evidente che si tratta di una situazione di criticità che rischia di avere ripercussioni anche sulla stagione turistica –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intenda assumere al fine di contrastare il suddetto fenomeno e di tutelare gli operatori turistici da possibili ripercussioni negative in termini di presenze lungo i litorali interessati.
(4-01312)


   BRAGA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   come si evince dal «Rapporto nazionale pesticidi nelle acque, edizione 2018» curato dall'Ispra e presentato qualche giorno fa i cosiddetti pesticidi in Italia sono presenti nel 67 per cento delle acque superficiali e nel 33 per cento delle acque sotterranee e superano i limiti rispettivamente nel 23,9 per cento e nell'8,3 per cento dei casi, con un preoccupante aumento rispetto alle precedenti indagini nazionali. Nelle falde, anche a causa del lento ciclo delle acque sotterranee, permangono anche sostanze chimiche ormai bandite da decenni;

   come descrive anche un articolo di Marco Angelillo pubblicato su La Stampa dell'11 maggio 2018, nei 35.353 campioni analizzati dalle agenzie regionali attraverso quasi 2 milioni di analisi realizzate nel biennio 2015-2016 sono state trovate 259 sostanze: prevalgono gli erbicidi perché utilizzati in grandi quantità, soprattutto in primavera, quando le piogge più frequenti facilitano la dispersione nell'ambiente;

   nelle acque superficiali il famigerato glifosato, insieme al suo metabolita Ampa, è l'erbicida che presenta il maggior numero di casi di superamento dei limiti degli standard di qualità ambientale (Sqa) nel 24,5 per cento dei siti monitorati, percentuale che sale al 47,8 per cento per il metabolita;

   in molti campioni sono stati riscontrati neonicotinoidi, erbicidi con una grandissima persistenza recentemente vietati dall'Unione europea perché letali per le api. E ancora, a 25 anni dalla revoca, è stata rilevata la presenza di atrazina e suoi metaboliti, assieme a pericolose miscele di sostanze che si formano in modo del tutto casuale nei fiumi e nelle falde e i cui effetti non sono sempre prevedibili;

   è poi da considerare il fatto che non vi è omogeneità dei campionamenti: nelle regioni del Nord sono stati realizzati più del 50 per cento dei monitoraggi, mentre dal Meridione, ad esempio dalla Calabria, non è arrivato nessun dato; pochissimi dati sono pervenuti dalla Puglia. Esiste, come detto, un problema di diffusione e standardizzazione dei monitoraggi e il Mezzogiorno risulta in forte ritardo, con alcune eccezioni, quali Ragusa e il Lazio –:

   se il Governo non intenda, per quanto di competenza, assumere iniziative urgenti per uniformare le metodiche di analisi delle acque in tutta la Penisola, stante il fatto che nelle acque nazionali, e dunque in tutto l'ambiente e nella catena alimentare, stanno aumentando i residui di sostanze tossiche anche in concentrazioni infinitesimali, e per bandire l'utilizzo di erbicidi quali il glifosato.
(4-01313)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ASCANI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   in data 8 marzo 2018 è stato adottato il decreto del segretario generale in merito al progetto «Bellezz@-Recuperiamo i luoghi culturali dimenticati», il quale ha individuato la documentazione che gli enti attuatori dei primi 271 interventi relativi al progetto dovevano presentare per poter accedere alla successiva fase di stipula della convenzione con il Ministero dei beni e delle attività culturali, concernente le modalità di erogazione del finanziamento e di verifica sull'esecuzione delle opere –:

   se il termine del 12 giugno 2018 per la presentazione della documentazione sia da considerarsi improrogabile; in tal caso, se e come gli enti vincitori ai quali non è stata data comunicazione dei termini possano rientrare negli interventi di finanziamento; quando verranno assegnati i finanziamenti stanziati.
(5-00660)

Interrogazione a risposta scritta:


   CAVANDOLI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero per i beni e le attività culturali nel 2017 ha finanziato con un contributo di 150 mila euro la realizzazione di un lungometraggio dal titolo «Gli anni amari»;

   la pellicola racconta la vita di Mario Mieli, icona della teoria gender, che praticava la coprofagia e che, come si evince dai suoi scritti, difendeva i rapporti sessuali con i bambini;

   Mieli è, infatti, considerato uno dei fondatori del movimento omosessuale italiano, nonché uno dei massimi teorici del pensiero nell'attivismo omosessuale italiano, legato al marxismo rivoluzionario;

   egli è noto soprattutto come eponimo del Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli e per i suoi scritti, tra cui il saggio «Elementi di critica omosessuale» pubblicato nel 1977;

   ciò che indigna non è tanto il fatto che si voglia raccontare la vita e le opere di tale personaggio, ma che fondi pubblici vengano spesi per un film che celebra un teorico della pedofilia e della coprofagia –:

   se fosse a conoscenza del contenuto della pellicola e se non ritenga opportuno adottare iniziative per procedere alla revoca del contributo per la produzione della stessa.
(4-01318)

DIFESA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della difesa, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   nei primi giorni di ottobre 2018 un servizio televisivo della trasmissione le Iene ha svelato un clamoroso caso di contrabbando di sigarette, del quale si è resa protagonista la nave della Marina militare «Caprera», che opera in appoggio alla Guardia costiera libica, con il compito di segnalare a quest'ultima le barche di migranti dirette verso l'Italia;

   nel luglio 2018 a Brindisi, su segnalazione dello stesso comandante della nave, di ritorno da una missione al largo della Libia, sono stati sequestrati a bordo della «Caprera» circa 700 chili di sigarette. Lo Stato maggiore della Marina ha avviato una inchiesta senza però informare la Ministra della difesa, che è venuta a conoscenza dei fatti dai giornalisti delle Iene, con due mesi di ritardo;

   la vicenda, apparentemente secondaria, desta più di una perplessità, sia per quel che riguarda i rapporti del titolare del Dicastero con lo Stato Maggiore, sia per il quadro geopolitico in cui la vicenda si viene a collocare;

   per quanto riguarda il primo aspetto, i vertici delle Forze armate non hanno ritenuto di dover informare la Ministra della difesa, nonostante le numerose occasioni d'incontro tra luglio e settembre. Si ha notizia di una lettera di contestazione inviata dalla Ministra della difesa nella quale si parla senza mezzi termini di «fatto molto grave» e di «ingiustificabile sottovalutazione» dell'evento, giudicando poi «intollerabile» di essere venuta a conoscenza della vicenda solo attraverso il comunicato della trasmissione della rete televisiva Italia 1;

   per quanto riguarda il secondo aspetto, giova osservare che sette quintali di sigarette sono circa 70 cartoni di grandi dimensioni. Le operazioni di carico sono lunghe, richiedono l'intervento di più uomini, non possono passare inosservate, specie su una imbarcazione di dimensioni abbastanza piccole, come la Caprera. Tre inchieste sono state aperte (una da parte della magistratura, una dalla procura militare e una dalla Marina) per capire chi e con quali appoggi, abbia caricato a bordo della nave le sigarette;

   per la sua situazione politica, la Libia, oltre che essere al centro del traffico di esseri umani, è anche un centro di attività di contrabbando, la principale delle quali è quella del petrolio: la Libia, ogni anno, perde 750 milioni di dollari, in quanto il 30-40 per cento del greggio colà prodotto viene contrabbandato senza un'autentica autorizzazione della compagnia petrolifera libica, la NOC. Gli acquirenti, che pagano il prodotto in media un terzo del prezzo di mercato, sono soprattutto italiani, spagnoli, tunisini, turchi e russi. Per camuffare i carichi di contrabbando, i gruppi di trafficanti falsificano i certificati d'origine del gasolio, oppure applicano finti timbri d'autorizzazione della NOC. In questo modo, i documenti sono validi per lo scarico in qualunque raffineria europea. Malta è il centro dove si svolge la maggior parte di queste contraffazioni: Daphne Caruana Galizia, giornalista maltese assassinata con un'autobomba il 16 ottobre 2017, si era resa conto del fiorire di questo contrabbando sulla sua isola;

   i fatti della Caprera si collocano quindi in un quadro di traffici illeciti rispetto al quale appaiono possibili connivenze a tutti i livelli –:

   quali orientamenti abbia la Ministra della difesa sulla questione e se intenda assumere iniziative per il rafforzamento della vigilanza interna alla sua amministrazione, al fine di impedire il ripetersi di vicende come quella esposta in premessa e se non ritenga opportuno assumere iniziative, per quanto di competenza, per ampliare il monitoraggio, in concorso con altre amministrazioni, sul complesso dei traffici illeciti che fioriscono sulle coste e nel tratto di mare tra Italia e Libia.
(2-00132) «Bond».

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il 22 ottobre 2018 inizierà, presso il Tribunale internazionale dell'Aja, il processo che deciderà sulla giurisdizione sul caso dei due Marò, Latorre e Girone, vale a dire a chi spetterà il compito di giudicare, tra la giustizia indiana e quella italiana, il loro comportamento per vicende ormai ampiamente note;

   i due Marò, rientrati in Italia, dopo anni di calvario a causa delle lungaggini della giustizia indiana, sono attualmente in servizio a Roma e alla capitaneria di porto di Bari con obbligo di non lasciare l'Italia;

   a parere dell'interrogante, occorre attivare ogni misura utile volta a far valere la giurisdizione italiana in una vicenda che potrebbe costituire un precedente non solo per i militari italiani all'estero, ma anche per tutte le nazioni europee che impegnano i propri militari nella difesa delle navi civili contro la pirateria, fenomeno contro cui l'Europa è impegnata –:

   quali iniziative il Governo abbia intrapreso o abbia intenzione di intraprendere per tutelare i Marò Latorre e Girone e fare in modo che vengano giudicati secondo la giustizia italiana, facendo dunque valere la giurisdizione italiana su quella indiana.
(4-01309)


   BIGNAMI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   con D.D. 30 ottobre 2017 è stata indetta la procedura di selezione per il passaggio del personale civile del Ministero della difesa all'interno delle aree per complessive 9.940 unità — con decorrenza dei relativi sviluppi economici dal 1o gennaio 2017 — ed, in particolare, la procedura selettiva per titoli con riferimento alla seconda area funzionale-sviluppo economico dalla fascia retributiva F2 alla fascia retributiva F3 per complessive n. 4.097 unità;

   con decreto del Ministero della difesa, direzione generale per il personale civile, del 31 maggio 2018 è stato stabilito che alle 4.097 unità rientranti nella relativa graduatoria è attribuita la fascia retributiva F3 con decorrenza 1o gennaio 2017 –:

   se ai 4097 candidati di cui in premessa sia stata effettivamente attribuita la fascia retributiva F3 e se siano stati corrisposti i relativi aumenti stipendiali;

   in caso contrario quando si intenda procedere a tale adeguamento e con quali tempistiche si intenda corrispondere gli arretrati stipendiali dovuti.
(4-01311)

GIUSTIZIA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   il Parlamento non ha mai ritenuto di legiferare in materia di esternazioni dei magistrati, perché consapevole del difficile punto di equilibrio da raggiungere tra il dovere di sobrietà e riservatezza, imposto ai magistrati, il diritto all'informazione e di cronaca ed infine la libertà di opinione ed espressione, che viene garantita dalla Costituzione anche ai magistrati;

   per evitare dannosi conflitti, finora, ci si è affidati al self restraint dei singoli magistrati, ma gli abusi non sono mancati;

   anche nella precedente veste di consigliere del Consiglio superiore della magistratura, l'interrogante ha criticato varie esternazioni sui social network o le dichiarazioni di Nino di Matteo contro Berlusconi e Matteo Renzi;

   per evitare l'ennesimo conflitto il Csm, appena scaduto, sotto la guida di Giovanni Legnini, ha tentato di fissare linee guida, cui i magistrati dovrebbero attenersi nei rapporto con i media;

   la commissione incaricata, era assai autorevole, composta tra gli altri dal presidente emerito della Corte di Cassazione Giovanni Canzio, Francesco Giorgino e Gianrico Carofiglio e le sue conclusioni erano state approvate all'unanimità dal plenum del Consiglio superiore della magistratura;

   pare tuttavia all'interrogante che gli esiti di tale attività non si rivelino in alcun modo soddisfacenti;

   come sottolinea «Il Dubbio», nella edizione del 6 ottobre 2018, il procuratore capo di Locri, D'Alessio ha emesso un comunicato stampa, insolitamente lungo, in cui, oltre ad essere riportati ampi stralci delle intercettazioni telefoniche, si critica la decisione del giudice per le indagini preliminari, che ha ridimensionato le accuse nei confronti di Mimmo Lucano, sindaco di Riace, e si anticipa la sua decisione di appellarsi al tribunale del riesame;

   di converso la ordinanza del giudice per le indagini preliminari è stata pubblicata integralmente sul sito di Magistratura Democratica, nella sezione «Questione Giustizia», con il commento di Riccardo de Vido presidente della stessa corrente, che ridimensiona le accuse al sindaco e, secondo l'interrogante, anticipa, di fatto, l'esito del giudizio;

   come sottolinea il quotidiano, al netto delle polemiche tra le opposte tifoserie, sul fascicolo di Mimmo Lucano, appare evidente la reiterazione della prassi di comunicare alla stampa le intercettazioni telefoniche, in contrasto con l'articolo 114 del codice di procedura penale e l'effetto della «delocalizzazione del dibattimento» –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere le iniziative di competenza, in particolare di carattere normativo, per contrastare la criticabile abitudine, alla quale pare non sottrarsi nessuno, magistrati compresi, di trattare mediaticamente i procedimenti giudiziari, dando vita ad una sorta di processo parallelo.
(2-00133) «Zanettin».

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   VOLPI, BOLOGNA, CASA, CHIAZZESE, D'ARRANDO, LOREFICE, MAMMÌ, RIZZONE, SARLI, TRAVERSI, TRIZZINO, VIGNAROLI, VILLANI e ZOLEZZI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da circa quindici anni si svolge con successo a favore della popolazione ligure il servizio di elisoccorso, che si avvale della struttura elicotteristica, territoriale e nautica del Ministero dell'interno – dipartimento vigili del fuoco in strettissima collaborazione con la componente sanitaria fornita dalla regione Liguria;

   il capo del dipartimento dei vigili del fuoco, Bruno Frattasi, in una nota indirizzata al presidente della regione Liguria, ha manifestato l'intenzione di non rinnovare la convenzione relativa al servizio di elisoccorso tecnico-sanitario (HEMTS) tra regione Liguria e vigili del fuoco, la cui scadenza è prevista al 31 dicembre 2018, genericamente motivando: «Le sopravvenute necessità organizzative del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco non consentono oggi, di rinnovare, negli stessi termini, la convenzione in oggetto»;

   il carattere paritetico della collaborazione attualmente in essere permette alle componenti coinvolte (sanitari del supporto vitale avanzato, vigili del fuoco SAF ovvero soccorritori speleo alpino fluviale, equipaggio di condotta vigili del fuoco) di fornire un contributo equilibrato nella valutazione sintetica e completo nella situazione «tattica» dell'evento;

   l'equipaggio è altamente formato: si compone di medico, infermiere professionale (ambedue di area critica o rianimazione), due vigili del fuoco formati nelle tecniche di soccorso speleologico, alpinistico e fluviale (SAF) nonché nelle tecniche di primo soccorso. Il personale Saf assicura la sicurezza propria e dei sanitari, supporta l'azione di medicalizzazione dei pazienti e funge da tramite operativo tra la situazione a terra e l'equipaggio di volo durante le operazioni terrestri. Negli scenari marittimi sono impiegati due vigili del fuoco sommozzatori che prestano soccorso in superficie accompagnando il paziente nel recupero al verricello e attuano manovre di supporto vitale. L'equipaggio di condotta è composto da due piloti e tecnico di bordo operatore al verricello e motorista, per non creare sovraccarico di mansioni. In funzione delle proprie qualifiche di ufficiali di polizia giudiziaria i componenti vigili del fuoco possono effettuare le operazioni di salvaguardia della scena, fermo di sospetti, raccolta delle testimonianze, valutazione dei rischi evolutivi tecnici e sanitari insisti nella situazione in loco;

   è palese che il numero di operatori vigili del fuoco a bordo e le loro peculiarità consentono l'esecuzione di manovre di soccorso altrimenti irrealizzabili in regime di convenzione con privati e riduce l'esposizione a rischi ambientali e operazionali dei sanitari;

   il Tar Liguria nelle sentenze n. 1524/2012 e 1377/2014 ha affermato che «la forma dell'accordo tra amministrazioni interessate costituisce lo strumento più appropriato per il soddisfacimento dell'interesse pubblico»;

   e ancora «Proprio perché il servizio non ha il naturale fine di lucro che è alla base dell'attività imprenditoriale, la collettività ne ha un risparmio netto a fronte comunque di un Servizio dello Stato, non eliminabile, già deputato a compiti di difesa e protezione della incolumità dei cittadini»;

   un appalto per elisoccorso porterebbe esborsi più costosi degli attuali, come avvenuto ultimamente in regione Sardegna. Ai costi economici andrebbe aggiunto il costo sociale di coloro che non saranno rapidamente o efficacemente soccorsi considerati i prevedibili standard ridotti rispetto agli attuali;

   il territorio ligure è impervio e prefigura l'eventualità di interventi su scenario sia marittimo sia di terra;

   la tragedia del «ponte Morandi» ha reso più complicati i trasporti e in ispecie quelli di emergenza;

   il presidente della Liguria si è detto pronto a rinnovare la convenzione con i vigili del fuoco in scadenza –:

   se il Ministro sia a conoscenza della situazione e quali iniziative intenda adottare per salvaguardare tale servizio «salvavita», posto che la popolazione residente e i turisti, soprattutto nell'entroterra (cacciatori, cercatori di funghi, appassionati di trekking, speleologi e altri), potrebbero non essere soccorsi in tempo utile e con le stesse professionalità in mancanza del pronto intervento Hetms coordinato dal personale dei vigili del fuoco.
(3-00223)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PAITA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 7 ottobre 2018 il Corriere della Sera ha pubblicato un articolo in cui si fa riferimento ad un riservato piano di redistribuzione del personale della polizia di Stato su tutto il territorio nazionale;

   nel leggere l'articolo suscita molta preoccupazione il riferimento ad alcune tabelle ministeriali in cui diverse sedi risultino soggette a un ridimensionamento molto significativo;

   la sede più colpita risulterebbe essere paradossalmente quella di Genova con una riduzione di ben 428 unità;

   il capo della polizia con lettera pubblicata in data 8 ottobre 2018 afferma che per Genova non vi sarebbe alcun taglio, anzi un incremento di 28 unità rispetto alle 1193 unità attualmente in servizio;

   è evidente che la delicatezza dell'argomento e la particolare condizione che sta vivendo Genova e la Liguria necessita di un indispensabile atto di chiarezza –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito a quanto riportato in premessa e gli effettivi dati in termini di organici riguardanti le forze di polizia di stanza a Genova e in Liguria, scongiurando ogni forma di penalizzazione e assicurando un'adeguata implementazione del personale in servizio.
(5-00659)


   FIANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si è appreso che il 4 ottobre 2018 sono state organizzate, da un gruppo di militanti di Forza Nuova di Bergamo con indosso delle felpe nere con scritto «Forza Nuova» per «garantire sicurezza ai pendolari», delle vere e proprie ronde, a giudizio dell'interrogante illegali, sui treni della linea Bergamo-Milano;

   il gruppo degli organizzatori ha anche pubblicato delle fotografie dei cosiddetti «controlli» sui propri profili social e distribuito un volantino con un appello per partecipare a queste «ronde», e l'invito a scendere in strada e a contattarli anche tramite l'hashtag «#diquinonsipassa»;

   diverse sono state le reazioni negative, dal Comitato pendolari Bergamo che ha parlato di «vergogna», alla sezione di Bergamo dell'Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti (Aned) che ha espresso «ferma condanna per la presenza della ronda fascista ed illegale di Forza Nuova Bergamo»;

   proprio dalla stazione di Bergamo, il 17 marzo 1944 partì dal binario 1 il «trasporto 34», destinazione Mauthausen, con a bordo 573 deportati, dei quali 92 minorenni e 10 donne; 447 di essi non fecero ritorno;

   tale tragedia si ripeté il 5 aprile 1944 quando, sempre dalla stazione di Bergamo, partì il «trasporto 38» che arrivò a Mauthausen 3 giorni dopo con a bordo 279 deportati, dei quali 21 minorenni e 38 donne; 188 di essi non fecero ritorno e in entrambi i casi furono i fascisti a caricare su quei vagoni più di 800 persone;

   appare all'interrogante pertanto non solo al di fuori di ogni legalità, ma anche assolutamente vergognoso e oltraggioso che esponenti di movimenti neofascisti, che ai valori del fascismo idealmente e palesemente si richiamano, pretendano oggi di essere portatori di legalità e sicurezza, salendo a bordo di treni che partono proprio da quella stessa stazione –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato, per quanto di competenza, per facilitare l'individuazione degli autori di fatti quali quelli riportati in premessa, nonché per contrastare tali iniziative a giudizio dell'interrogante palesemente illegali alla luce del fatto che l'unico garante della tutela e sicurezza dei cittadini, è, e non può che essere, lo Stato, che si fonda sui valori antifascisti della nostra Costituzione.
(5-00661)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GALLO, BRUNO, DE GIROLAMO, GIORDANO, DI LAURO e PROVENZA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in occasione del primo turno delle elezioni amministrative del comune di Torre del Greco, tenutesi il 10 giugno 2016, alcuni organi di informazione hanno riportato notizie di brogli elettorali, che potrebbero aver condizionato, anche in maniera significativa, il risultato elettorale;

   ciò è particolarmente evidente anche alla luce dei risultati dei diversi candidati alla carica di sindaco, e in particolare dei due candidati che hanno ottenuto i voti necessari per il seguente turno di ballottaggio: secondo i dati pubblicati sul sito del Ministero dell'interno, sul totale di 41.779 voti espressi, il candidato sindaco Palomba Giovanni avrebbe ottenuto 14.135 preferenze mentre il candidato sindaco Luigi Mele ne avrebbe ottenuto 6.163; il candidato Luigi Sanguigno invece, arrivato terzo per numero di voti, si è fermato a 5.785 preferenze, vale a dire meno di 400 voti di scarto da Mele;

   viste le numerose denunce di brogli, che sono state fatte anche a mezzo di organi di informazione, vi è dunque il fondato dubbio che il risultato elettorale possa esser stato manipolato, anche con riguardo ai soggetti che avrebbero diritto a disputare il turno di ballottaggio che si terrà il 24 giugno 2018;

   in particolare un video-denuncia di fanpage.it mostra chiaramente gravissimi casi di corruzione elettorale in cambio di denaro nei pressi delle sezioni elettorali di Torre del Greco che potrebbero anche configurarsi come casi di scambio elettorale politico-mafioso;

   inoltre, la gestione del comune di Torre del Greco è stata interessata negli ultimi 10 mesi dall'amministrazione straordinaria di un commissario prefettizio a seguito di dimissioni del sindaco Ciro Borriello, arrestato nell'ambito di un'indagine su presunti «fondi neri» in cambio di favori ad una ditta impegnata nella raccolta dei rifiuti; la relazione conclusiva del commissario ha evidenziato numerose criticità che interessano il comune, in particolar modo la gestione dei rifiuti, settore che, come è noto, risulta essere uno tra i più esposti agli interessi della criminalità organizzata;

   quanto sopra descritto non fa altro che aggiungere ulteriori elementi di criticità ad un quadro già desolante fatto di possibili brogli elettorali che puntualmente sono denunciati in tutta Italia da associazioni, cittadini e stampa ad ogni tornata elettorale, con grave pregiudizio per il buon funzionamento della democrazia e delle istituzioni repubblicane –:

   di quali elementi disponga il Governo sull'eventuale condizionamento del voto nelle elezioni amministrative del 10 giugno 2018, tenutesi a Torre del Greco e se non intenda, per quanto di competenza promuovere ogni iniziativa volta a garantire il regolare svolgimento delle elezioni comunali nella giornata del 24 giugno 2018, onde evitare eventuali manomissioni del voto;

   se non intenda, assumere iniziative, per quanto di competenza, anche normative, volte ad assicurare una maggiore presenza delle forze dell'ordine nei pressi dei seggi elettorali durante le operazioni di voto e di scrutinio, al fine di ostacolare la compravendita di voti o altre forme di condizionamento;

   se e quali iniziative intenda intraprendere, anche di tipo normativo, per modificare l'attuale sistema di voto e scrutinio, al fine di rendere le procedure elettorali più trasparenti, onde evitare pericoli di manomissioni o condizionamenti.
(4-01314)


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il quartiere G.a.d. (ex circoscrizione comunale Giardino-Arianuova-Doro) di Ferrara definisce un'area della città che presenta, da alcuni anni, numerose criticità sotto il profilo della sicurezza a causa dell'incontrollata ed esponenziale diffusione di fenomeni, quali accattonaggio, furto, risse (in particolare tra bande di nigeriani), scippi, prostituzione e spaccio;

   con frequenza giornaliera, la stampa locale, ma anche nazionale, riporta fatti legati a tali criticità. Sul territorio, tra l'altro, risultano costituite due associazioni di cittadini, «Insorgenti» e «Gad sicura» che da tempo segnalano con costanza le problematiche di tali zone;

   secondo le segnalazioni giunte all'interrogante, la progressiva svalutazione degli immobili renderebbe tra l'altro impossibile, ai proprietari, «migrare» in altre aree della città, creando di fatto, una nuova categoria di «prigionieri»: prigionieri delle loro case che, da bene primario, diventano zavorra e vincolo a nodo doppio a un'area ormai uno stile di vita insostenibile dal punto di vista della sicurezza;

   la zona Gad, purtroppo protagonista negli ultimi anni di episodi di violenza legati alla mafia nigeriana, come testimoniano numerosi articoli di stampa, è diventata un'area di degrado, dove sarebbero reperibili stupefacenti di ogni genere, dove le risse sono all'ordine del giorno e dove di notte si relegano gli anziani dentro le mura domestiche, che non sono più il rifugio sicuro di un tempo, visto che le rapine e le aggressioni sembrano in preoccupante aumento;

   tale critica situazione sembra essere confermata dai dati del Ministero dell'interno. Negli anni fra il 2013 ed il 2016 a Ferrara i sequestri di sostanze stupefacenti si attestavano fra i 10 (2015) ed i 32 (2014) chilogrammi, per schizzare ai 2.243 chilogrammi del 2017. È un triste risultato, che porta Ferrara a scalare la classifica, per posizionarsi al terzo posto in regione, secondo i dati del dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno. Allo spaccio al dettaglio, si è aggiunta inoltre la gestione all'ingrosso;

   per troppo tempo, da parte degli amministratori comunali, si è teso a minimizzare il fenomeno, invocando una non precisa «percezione» di insicurezza da parte dei cittadini, minimizzando l'arrivo dell'esercito, per poi apprezzarne la presenza;

   il decreto-legge 20 febbraio 2017, n. 14, Disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città (Gazzetta Ufficiale n. 42 del 20 febbraio 2017), consente al sindaco l'uso di «provvedimenti adottati ai sensi del comma 4, che sono diretti a prevenire e contrastare le situazioni che favoriscono l'insorgere di fenomeni criminosi o di illegalità, quali lo spaccio di stupefacenti, lo sfruttamento della prostituzione, l'accattonaggio con impiego di minori e disabili, ovvero riguardano fenomeni di abusivismo, quale l'illecita occupazione di spazi pubblici, o di violenza, anche legati all'abuso di alcool o all'uso di sostanze stupefacenti»;

   non appaiono dunque comprensibili i ritardi con cui si è cercato di tamponare una situazione che oggi appare estremamente drammatica e che, visto il radicamento del fenomeno e la conquista da parte della malavita di vaste aree, ha necessità di interventi forti e determinati per essere ricondotta a un livello accettabile sotto il profilo della qualità della vita e della civile convivenza tra le varie etnie presenti –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti;

   se intenda monitorare la situazione di cui in premessa, con particolare all'insorgere di fenomeni criminosi legati alla cosiddetta «mafia nigeriana», valutando un potenziamento del presidio delle forze dell'ordine e fornendo puntuali elementi rispetto a eventuali azioni di contrasto ai fenomeni di criminalità nella zona.
(4-01321)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta orale:


   FRATOIANNI e FORNARO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il 26 giugno 2018 il comune di Monfalcone, guidato dalla sindaca leghista Annamaria Cisint e l'istituto comprensivo «Giacich» e l'istituto «Randaccio» avrebbero firmato un accordo di programma in cui le parti hanno accettato per l'anno scolastico 2018/2019 l'applicazione della percentuale di alunni stranieri fino al 45 per cento;

   nello stesso documento si citerebbe, tra gli obiettivi, quello di «incentivare le iscrizioni a Monfalcone, in particolare da parte delle famiglie italofone residenti»;

   il risultato di questo provvedimento è che sessanta bambini di età compresa tra i tre e i cinque anni, la maggior parte figli di operai che lavorano per la Fincantieri a Monfalcone, a settembre non potranno entrare in aula insieme ai loro compagni;

   la stessa sindaca avrebbe dichiarato testualmente: «Se li prendano i sindaci dei comuni vicini e Fincantieri. Sono figli dei suoi dipendenti. L'azienda dovrebbe fare una scuola aziendale»;

   secondo la Flc Cgil regionale sia l'ufficio scolastico regionale che quello territoriale erano a conoscenza di tale accordo e il tutto sarebbe stato inserito in un regolamento modificato all'ultimo momento nella totale inconsapevolezza delle famiglie che si sono viste esclusi i propri figli;

   la Costituzione italiana recita che i minori devono essere tutelati di là della distinzione di sesso, di razza e di religione e questo accordo, a parere degli interroganti, lede palesemente i diritti dei bambini. Escludere 60 bambini dalla scuola dell'infanzia significa tra tre anni avere degli allievi alla primaria che non conosceranno l'italiano;

   uno degli obiettivi principali della scuola è l'inclusione ed episodi di questo genere andrebbero non solo evitati ma anche impediti, perché a giudizio degli interroganti in violazione palese dell'articolo 3 della Costituzione della Repubblica Italiana e del principio di uguaglianza;

   la presenza dei migranti a Monfalcone, soprattutto per la presenza di Fincantieri, non è nuova ed è sempre stata affrontata come una risorsa per l'intera città;

   a parere degli interroganti, il provvedimento della sindaca di Monfalcone crea un precedente gravissimo e una discriminante insopportabile tra bambini italofoni e non, non considerando nemmeno che, ormai, i piccoli nati nel nostro Paese, parlano la nostra stessa lingua;

   tale provvedimento, inoltre, penalizza quella che è la fascia più debole della popolazione, ovvero i bambini, a cui dovrebbe essere sempre garantito il diritto all'istruzione e cerca di dividere i figli degli operai di Monfalcone, una classe operaia che nella giungla dei subappalti rischia ogni giorno la vita, il cui vero nemico non è lo straniero ma la mancanza di un lavoro dignitoso e sicuro;

   sempre a parere degli interroganti, tale atto ha come unico scopo l'esclusione sociale di ampie fette della popolazione di Monfalcone che contribuiscono con il loro lavoro e con le loro tasse alla crescita della città. Inoltre, quando si parla di incentivare l'iscrizione dei figli delle famiglie italofone ci si dimentica che nell'isontino sono presenti minoranze linguistiche slovene –:

   se il Ministro interrogato intenda intervenire per accertare se l'ufficio scolastico regionale del Friuli Venezia Giulia e l'ufficio scolastico provinciale fossero a conoscenza dell'accordo di programma di cui in premessa siglato dal comune di Monfalcone con due istituti scolastici, che fissa nella scuola dell'infanzia un tetto massimo di presenza non italiana al 45 per cento;

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere affinché si pervenga alla revoca di tale accordo di programma che, a parere degli interroganti, si pone in palese contrasto con l'articolo 3 della Costituzione italiana e con il principio di uguaglianza e quali misure intenda promuovere per evitare che episodi come quelli di cui in premessa possano ripetersi in altre realtà del nostro Paese.
(3-00221)


   FORNARO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da organi di stampa locali (Il Piccolo) del deposito in procura a Gorizia di un esposto promosso da Flc-Cgil contro la decisione del sindaco di Monfalcone Anna Maria Cisint che fissa un tetto del 45 per cento alla presenza di bambini stranieri nelle scuole, asili compresi;

   risultano essere 79, per la maggior parte stranieri, i bambini rimasti fuori dalle scuole dell'infanzia; i sindacati hanno richiesto alla prima cittadina leghista un confronto sulla vicenda, domandando in primo luogo l'immediato ritiro dell'atto e ricevendo come risposta un fermo diniego;

   il segretario regionale Flc-Cgil, Adriano Zonta, ha anticipato che l'esposto verrà inviato anche al Garante dei minori e al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;

   il sindaco Cisint ha dichiarato che chiederà al tavolo con l'assessore regionale Alessia Rosolen e il direttore dell'ufficio scolastico regionale, Igor Giacomini, «classi più piccole e classi-ponte», ossia «spazi in cui i bimbi stranieri possano apprendere esaustivamente la lingua italiana così quando saranno pronti potranno essere inseriti in aula con gli altri»;

   a giudizio dell'interrogante, le misure adottate nei confronti degli alunni succitati sono discriminatorie, incostituzionali e contrarie ad ogni principio educativo –:

   quali iniziative, anche di natura normativa, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di garantire il rispetto dei principi costituzionali e di ovviare alla situazione che si è determinata a Monfalcone.
(3-00222)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   per mesi si è assistito ad annunci, interviste, dichiarazioni pubbliche, promesse di Ministri, Sottosegretari e autorevoli esponenti della maggioranza in merito ad un inizio assolutamente regolare dell'anno scolastico;

   i genitori sono stati più volte rassicurati che non ci sarebbero state cattedre vacanti e problemi di organico. Purtroppo, a quasi un mese dall'inizio delle lezioni, si deve constatare che, in tutto il Paese, i posti vuoti nelle cattedre scolastiche iniziano ad essere un problema serio;

   come ad esempio a Mantova, dove non solo gli organici degli insegnanti non sono al completo in molti istituti, ma a mancare sono anche i docenti di sostegno. Ciò significa che gli studenti che hanno diritto al sostegno non sono ancora affiancati da alcun insegnante a loro dedicato come prevede la normativa. In più le graduatorie definitive sono uscite solo il 22 settembre 2018 e la piattaforma SiGeCo che avrebbe dovuto velocizzare le operazioni ha fallito, creando disagi a insegnanti, scuole, e provveditorato;

   a Grosseto, gli insegnati di sostegno continuano a protestare perché sono ancora in attesa di ricevere un incarico;

   a Rieti, considerando i vari ordini di scuole, mancano oltre cento docenti di sostegno rispetto a quelli necessari. A pagare il prezzo più alto sono i bambini delle fasce di età più basse;

   in Piemonte vi è forse la penuria maggiore di insegnanti di sostegno; nel 2017 il 94,4 per cento dei contratti di supplenza non è stato coperto da docenti con la specializzazione;

   l'ufficio scolastico regionale aveva la possibilità di assumere circa 2.110 insegnanti, ma è riuscito a coprire appena un centinaio di questi posti. Quelli non assegnati sono finiti nel calderone delle supplenze, che comprende pure 5.512 posti in deroga. Solo una piccola parte, però, sarà coperta da personale specializzato;

   a Palermo, si fanno ancora i conti per capire chi dovrà occuparsi di circa 400 studenti con disabilità grave, che, nel frattempo, restano a casa anche se le lezioni sono cominciate ormai da circa venti giorni. Anche questa è una situazione paradossale per giovani, famiglie e lavoratori stritolati da un cortocircuito di norme e finanziamenti –:

   come intenda attivarsi il Ministro interrogato per rimediare al più presto alle situazioni di disagio che si sono create nelle scuole a causa delle cattedre vacanti e in particolar modo rispetto alla grave mancanza di insegnanti di sostegno;

   se intenda assumere iniziative volte a rivisitare con urgenza le modalità con cui si provvede alla formazione e al reclutamento del personale specializzato al fine di risolvere definitivamente il caos che si è generato nella maggior parte delle scuole del Paese, con l'avvio dell'anno scolastico.
(4-01315)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l'istituto comprensivo Su Planu di Selargius, paese dell’hinterland cagliaritano, ha inserito sul proprio sito un link per usare una «app» fornita dalla società «Colloqui facili». Tramite il link si entra nel sito dell'azienda, si scarica la app e si prenota il colloquio. Il sistema assegna un posto in fila e aggiorna costantemente sulla posizione che si occupa in coda;

   con lo stesso servizio è possibile anche prenotare colloqui individuali, durante le ore a disposizione di mattina indicate dai docenti. Il tutto ha un costo di tre euro all'anno, somma che in alcune scuole è a carico dell'istituto, in altre dei genitori;

   mentre nel 2017 il servizio, in via di sperimentazione, era gratuito, quest'anno i genitori di questo istituto di Selargius hanno scoperto di dover pagare;

   pur non essendo un servizio obbligatorio è palese che chi non lo utilizza si ritrovi sempre in fondo alla fila, essendo coloro che non lo utilizzano sempre preceduti da chi paga per un servizio che, secondo l'interrogante, la scuola pubblica dovrebbe garantire in modo totalmente gratuito;

   l'applicazione «Colloqui facili» è utilizzata da tante scuole cittadine e dei dintorni e sta creando numerose e giuste proteste tra i genitori per una scelta che desta sconcerto dal momento che, da informazioni assunte direttamente dall'interrogante, esistono registri di classe elettronici che prevedono già la possibilità di prenotare gratuitamente gli appuntamenti per i colloqui con i docenti;

   eventuali file e lunghe attese per poter parlare con i docenti rappresentano un disservizio per la scuola, che deve trovare modalità organizzative adeguate per eliminarlo, ma non è accettabile che ciò avvenga dietro il pagamento di un abbonamento ad una app –:

   se il Governo intenda assumere iniziative, per quanto di competenza e per il tramite di uffici scolastici provinciali e regionali, per bloccare l'utilizzo di applicazioni a pagamento che possano consentire delle vie preferenziali per i colloqui dei genitori con i docenti, ritenendo tale momento un passaggio fondamentale nel rapporto genitori, figli, docenti che la scuola pubblica dovrebbe offrire in modo totalmente gratuito.
(4-01316)


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la circolare n. 2 del 2010 del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca emanata dall'allora Ministro Gelmini ha introdotto il limite del 30 per cento relativamente alla presenza di alunni stranieri per classe intervenendo, doverosamente e con buon senso, sulla necessità di una equa distribuzione tra studenti italiani e stranieri nelle classi;

   la tabella del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca recante «Numero di sezioni e classi in deroga al 30 per cento per provincia e per grado sul totale del numero di sezioni e classi. Scuola Statale. Emilia-Romagna. A.s. 2018-2019», indica il numero di sezioni e classi in deroga al 30 per cento di cui alla circolare ministeriale dell'8 gennaio 2010, n. 2;

   gli alunni con cittadinanza non italiana iscritti nelle scuole statali dell'Emilia-Romagna nell'anno scolastico 2018-2019 sono 95.703 pari al 17,4 per cento della popolazione scolastica regionale. Le classi/sezioni in deroga al limite del 30 per cento (di alunni con cittadinanza non italiana per classe) sono 3.447, di cui 1.624 nella scuola primaria. Il numero più elevato di classi/sezioni in deroga si registra nella provincia di Modena (829);

   uno studio realizzato nel 2017 dal laboratorio di politica sociale del Politecnico di Milano dimostrerebbe, attraverso l'esame dei dati Invalsi, una diminuzione del rendimento degli alunni italiani nativi a fronte di una presenza, anche minoritaria, degli studenti immigrati nelle classi;

   nelle conclusioni dello studio il Professore Costanzo Ranci del Politecnico di Milano afferma che «la performance scolastica cala quando nelle classi si supera la quota del 30 per cento di stranieri, è una soglia cruciale che dovrebbe essere evitata»;

   inoltre, il direttore generale dell'ufficio scolastico dell'Emilia-Romagna, Stefano Versari, avrebbe portato all'attenzione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca la tematica della costante crescita di alunni stranieri e le problematiche della formazione di classi «ghetto» parlando di «formazione di gruppi monoculturali» che «non è utile per nessuno, anzi è dannosa» (fonte: https://www.sulpanaro.net);

   sarebbe opportuno che il Ministero ponesse in essere iniziative volte a porre un limite, con vincoli piuttosto rigidi, alla deroga sopracitata del 30 per cento al fine di evitare la formazione di classi «ghetto» e favorire una equa redistribuzione degli alunni stranieri, specialmente negli istituti scolastici periferici e nei quartieri con molti alloggi Erp, in notevole parte abitati da soggetti non italiani –:

   quali iniziative intenda porre in essere per limitare, mediante l'introduzione di vincoli maggiormente rigidi, la possibilità di usufruire della deroga al 30 per cento, statuendo un obbligo più stringente volto a prevedere una equa redistribuzione degli alunni stranieri nelle classi;

   se intenda attivare strumenti di monitoraggio in merito alla situazione degli istituti scolastici della provincia di Modena indagando le motivazioni per le quali si sia fatto ricorso a così tante deroghe e individuando soluzioni per superare tali criticità.
(4-01317)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   COLLETTI, BUSINAROLO, DADONE, D'ORSO e PERANTONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la gestione separata è una forma previdenziale residuale introdotta dalla legge n. 335 del 1995 di riforma del sistema pensionistico per dare copertura previdenziale ai lavoratori autonomi e alle categorie di professionisti privi di un proprio ordine/ albo professionale e di una cassa di appartenenza;

   nel 2011, al fine di recuperare oltre 6 milioni di euro di contributi sommersi, l'Inps, di concerto con l'Agenzia delle entrate, ha avviato un'operazione denominata «Poseidone», iscrivendo d'ufficio alla gestione separata oltre 800 mila professionisti prevalentemente giovani – ingegneri, architetti, dottori commercialisti, ragionieri, geometri, medici, soci amministratori di società semplici e avvocati – già iscritti nei rispettivi albi dotati di proprie casse previdenziali, inviando loro centinaia di migliaia di raccomandate con richieste di pagamento per somme non versate negli anni 2005-2006, molte delle quali già prescritte;

   a tutela dei propri diritti, i professionisti destinatari di queste intimazioni di pagamento hanno agito giudizialmente instaurando giudizi di opposizione che nella maggior parte dei casi si sono conclusi con la soccombenza dell'Inps (si pensi alla pronuncia della Corte di Cassazione che, a favore dei 22.000 soci amministratori di società semplici, ha dichiarato illegittima l'operazione «Poseidone»);

   a ciò si aggiunga che nel 2012, risultando poco chiari l'oggetto specifico del protocollo con l'Agenzia delle entrate, che, in caso di estrazione e uso della documentazione fiscale, avrebbe costituito una violazione della privacy, e considerato il grave ritardo, al limite della prescrizione, nella riscossione dei presunti crediti, anche il Governo pro tempore prendeva posizione chiedendo all'Istituto di bloccare l'operazione;

   tra giugno-luglio 2015, nonostante il consolidato orientamento giurisprudenziale sfavorevole e la richiesta governativa, l'Inps riprendeva l'operazione («Poseidone2»), inviando sempre a professionisti già iscritti ai propri albi professionali e alle rispettive casse previdenziali ulteriori avvisi di pagamento di importo variabile (da 2.500/3.000 a 30.000 euro), nonché preavvisi di fermo amministrativo sugli autoveicoli, e irrogando sanzioni pari a quasi il 100 per cento dell'importo richiesto, in tal modo garantendo una sostanziosa iniezione di liquidità ai suo bilancio ordinario;

   tra i destinatari figuravano anche quegli avvocati che, nelle more, avevano ottenuto giudizialmente la cancellazione (operata, ab origine, d'ufficio dall'Inps) dalla gestione separata, nonché quelli che avevano effettuato i versamenti contributivi all'ente previdenziale d'appartenenza. Sul punto, infatti, si rileva che, anche prima della legge di riforma professionale n. 247 del 2012 che ha previsto l'esclusività del rapporto con l'ente di previdenza ed assistenza di riferimento sicché la corresponsione all'Inps dei contributi richiesti per tutto il periodo precedente l'entrata il 2012 non consentirebbe comunque agli avvocati di continuare nell'eventuale «rapporto previdenziale» essendo questa opzione direttamente preclusa dal Legislatore – la legge imponeva l'iscrizione d'ufficio alla Cassa forense contestualmente alla notizia della iscrizione all'albo professionale e indipendentemente dal pagamento di qualsiasi contributo (cfr. decreto interministeriale 28 settembre 1995);

   questa condotta, divenuta oggetto anche di denunce-querele presso le procure territorialmente competenti ed esposti collettivi (per danno erariale) nelle Corti dei conti di Puglia, Campania, Calabria, Sicilia, Toscana, Abruzzo, Lazio, e Lombardia, parrebbe aver trasformato la natura «residuale previdenziale» della gestione separata in una gestione «sanzionatoria» nei confronti di quei professionisti che, attenendosi alle norme stabilite dai propri enti previdenziali privati di categoria, non hanno alcun obbligo di iscrizione alla gestione separata Inps;

   la relazione al disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 98 del 2011, relativamente all'articolo 18, precisa che «sono soggetti all'iscrizione presso la gestione separata INPS coloro che svolgono attività il cui esercizio non è subordinato all'iscrizione ad appositi albi o elenchi, salva diversa previsione legislativa»;

   a giudizio degli interroganti dunque, l'Inps, seguitando (sia a gennaio 2017, che a gennaio 2018) ad emettere, in violazione dell'articolo 24, comma 3, del decreto legislativo n. 46 del 1999, gli avvisi di addebito ed intimando il pagamento di somme già decretate come non dovute da sentenze, da sospensive o comunque non recuperabili per via di giudizi ancora in corso, sta agendo in modo arbitrario e illegittimo, «abusando» della sua posizione e cagionando oltre che un danno economico dovuto allo spreco di denaro pubblico impiegato per l'invio delle raccomandate e per sostenere i costi della difesa in giudizio, anche un danno all'immagine della pubblica amministrazione –:

   se il Ministro sia a conoscenza della situazione dei professionisti coinvolti nelle operazioni «Poseidone» e «Poseidone 2»;

   quali iniziative, anche di tipo normativo, intenda assumere per impedire le attuali azioni dell'Inps.
(3-00219)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'assegno al nucleo familiare (Anf) è un sostegno economico erogato dall'Inps per le famiglie dei lavoratori dipendenti, dei titolari delle pensioni e delle prestazioni economiche previdenziali da lavoro dipendente e dei lavoratori assistiti dall'assicurazione contro la tubercolosi;

   l'importo dell'assegno è calcolato in base alla tipologia del nucleo familiare, del numero dei componenti e del reddito complessivo del nucleo, quest'ultimo è assoggettato all'Irpef;

   i cittadini italiani hanno diritto per i familiari ovunque residenti e con qualunque cittadinanza;

   anche i lavoratori extracomunitari (esclusi quelli con contratto di lavoro stagionale) hanno diritto all'assegno per il nucleo familiare per i familiari residenti in Italia e per quelli residenti in Paesi convenzionati;

   da quando è stato introdotto l'assegno al nucleo familiare (circolare n. 12 Inps del 12 gennaio 1990), sarebbe notevolmente aumentato il numero degli stranieri che hanno ottenuto la cittadinanza, quindi il numero di percettori di Anf per familiari nati e residenti all'estero in Paesi anche non convenzionati;

   infatti, possono percepire l'Anf anche i familiari residenti all'estero e che in Italia non hanno mai risieduto;

   sono pervenute segnalazioni dalle quali emergerebbe la circostanza che sarebbe in corso una serie di azioni giudiziarie volte ad ottenere il diritto a percepire l'Anf per familiari residenti in Paesi non convenzionati anche per gli stranieri titolari di un permesso di soggiorno di lungo periodo;

   conseguentemente, se l'Inps dovesse risultare perdente in sede processuale in merito alle azioni giudiziarie sopracitate, il legislatore potrebbe porre in essere iniziative amministrative e normative volte a rispettare eventuali sentenze favorevoli a coloro che richiedono l'Anf per stranieri titolari di un permesso di soggiorno di lungo periodo;

   il Ministero dovrebbe effettuare controlli e monitoraggi per evitare situazioni di abuso, storture ed irregolarità nell'assegnazione dell'Anf;

   andrebbero effettuate verifiche anche sull'effettiva residenza in Italia dei figli minori naturali, i quali hanno diritto solo se conviventi, ma l'iscrizione all'anagrafe non sempre coincide con una residenza stabile effettiva;

   occorrerebbe evitare di arrivare al paradosso per cui intere famiglie, residenti all'estero da sempre, percepiscano Anf adeguati a un livello di sostentamento in quel Paese, mentre numerose giovani coppie italiane, a causa della instabilità lavorativa e degli attuali costi elevati del tenore di vita, dovrebbero disporre dello stesso valore nominale di assegno, sicuramente insufficiente al mantenimento della famiglia in Italia;

   inoltre, andrebbero poste in essere iniziative volte a evitare che si possa verificare un ampliamento della platea avente diritto all'Anf –:

   se sia a conoscenza di tali criticità in relazione all'erogazione dell'assegno al nucleo familiare e, stante quanto riportato in premessa, quali iniziative intenda porre in essere al fine di superare le criticità stesse;

   se intenda promuovere una normativa che parametri gli assegni al nucleo familiare al potere d'acquisto del Paese ove risiede il familiare;

   se intenda limitare l'erogazione degli assegni al nucleo familiare unicamente ai familiari residenti in Italia oppure a coloro che risiedono in Paesi con convenzione di reciprocità;

   se ritenga opportuno adottare iniziative normative per evitare possibili ampliamenti della platea dei beneficiari dell'assegno al nucleo familiare, anche in seguito alle azioni giudiziarie di cui in premessa;

   se disponga di dati relativi alla quantità di assegni al nucleo familiare erogati dal 2015 ad oggi, con particolare riferimento ai familiari residenti all'estero in un Paese che ha stipulato con l'Italia una convenzione in materia di trattamento di familiari ed ai familiari residenti in un Paese che non è convenzionato con l'Italia.
(4-01308)


   BIGNAMI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto semplificazioni del 2014 (decreto-legge n. 90 del 2014, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 114 del 2014) in tema di verifica della permanenza delle condizioni sanitarie ha garantito al soggetto in possesso di un verbale (invalidità civile, handicap o disabilità) con rivedibilità il diritto alla conservazione di tutti i benefici, prestazioni o agevolazioni fino al compimento dell'iter sanitario di revisione da parte dell'INPS;

   in altri termini, il verbale mantiene la sua piena efficacia giuridica oltre l'eventuale data di revisione prefissata in sede di primo o successivo accertamento e sino al momento della visita di conferma;

   è l'INPS che deve effettuare la verifica delle condizioni medico-legali. L'Ente è tenuto a chiamare a visita i soggetti titolari di prestazioni economiche di invalidità civile, cecità o sordità soggette a scadenza (come avveniva in precedenza), ma anche i soggetti titolari di benefici non economici derivanti da invalidità civile, handicap o disabilità;

   conseguentemente, la commissione dell'Inps può: non confermare il precedente verbale se riscontra un miglioramento dello stato invalidante e ciò comporterà la perdita dei benefici economici ed assistenziali, ma solo dalla data dell'accertamento; confermare il precedente verbale e, in tal caso, non ci saranno modifiche nei benefici cui il disabile ha diritto; riscontrare un aggravamento dello stato invalidante;

   in questo caso l'INPS riconoscerà d'ufficio, previa verifica dei requisiti socio-amministrativi, le nuove prestazioni derivanti dalla maggiore percentuale di invalidità, a partire dalla data di accertamento;

   tuttavia, presso l'Inps di Bologna, secondo le segnalazioni ricevute, si sarebbero verificate situazioni nelle quali l'ente medesimo avrebbe inviato la lettera di revisione della visita di invalidità ad indirizzi di domicilio errati, malgrado i soggetti interessati avessero inviato all'ente il modulo di comunicazione del cambio di indirizzo di residenza;

   conseguentemente, le famiglie interessate dal disguido burocratico, avrebbero inviato una mail all'Inps comunicando nuovamente il nuovo domicilio e chiedendo di fissare una nuova data per effettuare la visita di revisione dell'invalidità;

   stante quanto emergerebbe dalle segnalazioni, l'Inps avrebbe riferito che, non essendosi il soggetto interessato presentato alla visita in questione, la prestazione economica di invalidità era venuta a cadere;

   tale situazione paradossale avrebbe comportato ovviamente gravi disagi ai cittadini coinvolti. Oltre alla perdita del trattamento economico di invalidità e alla scadenza del certificato di invalidità, l'ufficio di collocamento mirato non può più collocare la persona affetta da disabilità in occupazioni lavorative riservate alle categorie protette –:

   se i fatti esposti trovino conferma;

   se e quali iniziative intenda porre in essere al fine di verificare le modalità procedurali che, presso l'ufficio Inps di Bologna, hanno creato i disservizi di cui in premessa;

   quali iniziative intenda assumere onde evitare che tali disguidi possano ripetersi in futuro;

   se, ed entro quali termini, si intendano apportare modifiche alle modalità di comunicazione da parte dell'Inps della visita di revisione dell'invalidità, valutando, per esempio, la possibilità di inviare una mail ai familiari oppure un messaggio tramite la telefonia mobile.
(4-01310)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI, FORESTALI E TURISMO

Interrogazioni a risposta scritta:


   RIPANI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   come tutti gli anni anche per il 2018 partirà dal 1° al 30 ottobre 2018, il fermo biologico che riguarderà l'alto Tirreno, da Civitavecchia a Imperia;

   sulla base dei dati Coldiretti Impresapesca la pratica del fermo biologico non ha risposto alle esigenze della sostenibilità delle principali specie «target» della pesca nazionale, considerato il peggioramento dello stato delle risorse dopo 35 anni di fermo pesca;

   l'istituto del fermo biologico, viceversa, ha determinato rilevanti ripercussioni sull'intero comparto ittico, sullo stato economico delle imprese e sui redditi degli lavoratori del settore, determinato dal crollo della produzione, con conseguente chiusura di molte imprese e ripercussioni su migliaia posti di lavoro; infatti, mentre i pescatori sono costretti a tenere in porto le loro imbarcazioni, il consumo del pesce non subisce riduzioni, ma si orienta verso prodotti di importazione e surgelati;

   l'istituto del fermo biologico dovrebbe rispondere all'esigenza di consentire il ripopolamento delle specie ittiche le quali, però, presentano ciascuno caratteristiche diverse per cui ogni specie ha i suoi tempi e il blocco di tutta la pesca appare di conseguenza uno strumento non coerente con le finalità;

   gli indennizzi a favore dei pescatori previsti per il periodo in cui si effettua il fermo pesca non rispondono alle esigenze dei lavoratori, arrivano in ritardo e non appaiono adeguati –:

   se non ritenga di dover intervenire, almeno dal 2019, con iniziative di natura diversa dal fermo biologico e di avviare una collaborazione con istituti di ricerca, al fine di individuare nuovi sistemi di contrasto all'impoverimento dei mari e di sostegno alla riproduzione delle specie, che tengano conto anche delle esigenze dei lavoratori e degli imprenditori del comparto ittico;

   quali iniziative intenda adottare affinché si provveda, in contemporanea con il fermo biologico, al pagamento contestuale delle indennità necessarie per il sostentamento dei pescatori nel periodo di fermo, considerati i sacrifici in termini economici che questi sopportano.
(4-01307)


   PAOLO RUSSO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 7 della legge n. 9 del 2013, al comma 2, sancisce che le confezioni di olio di oliva vergine proposti nei pubblici esercizi devono essere «presentati in contenitori etichettati conformemente alla normativa vigente, forniti di idoneo dispositivo di chiusura (cosiddetto tappo antirabbocco) in modo che il contenuto non possa essere modificato senza che la confezione sia aperta o alterata e provvisti di un sistema di protezione che non ne permetta il riutilizzo dopo l'esaurimento del contenuto originale indicato nell'etichetta»;

   il 28 giugno 2018 il direttore generale del Ministero dello sviluppo economico Stefano Firpo ha inviato al Ministero dell'agricoltura e della salute, una nota – protocollo U0266943-28-6-2018 – in cui si sostiene la pericolosità per il consumatore finale del tappo antirabboco delle bottiglie di olio e di promuovere un protocollo di intesa tra amministrazioni e associazioni di produttori e distributori per vietare la vendita al dettaglio di confezioni di olio recanti tappi antirabbocco;

   la nota pone alla base di tale divieto l'intrinseca pericolosità dei tappi derivante dalla presupposta incapacità del consumatore di utilizzarlo in maniera corretta o di un suo uso improprio volto alla manomissione del tappo finalizzata al rabbocco di tali bottiglie;

   la nota esclude tra i destinatari del divieto il circuito della ristorazione, delle mense e alberghiero;

   sono numerosi gli altri prodotti alimentari venduti direttamente al consumatore cui viene applicato il tappo antirabbocco, come alcuni superalcolici e aceti;

   risulta all'interrogante che la nota sarebbe stata sollecitata dall'Associazione italiana industrie prodotti alimentari (Aiipa), aderente a Confindustria, che ha come oggetto della sua attività prodotti alimentari di tutt'altro tipo, e non dall'Assitol, associazione anch'essa aderente a Confindustria, che riunisce i produttori del settore oleario;

   nonostante la nota non abbia trovato seguito, né risposta nei Ministeri interpellati dal direttore generale Firpo, risulta all'interrogante che alcune catene della grande distribuzione organizzata abbiano, nei giorni scorsi, informato i propri fornitori di voler sospendere gli ordini di olio di oliva vergine in confezioni con tappo antirabbocco, di accettare solo consegne di prodotti senza il tappo in discussione e di considerare quest'ultima quale condizione necessaria per poter proseguire il rapporto commerciale;

   appare evidente che le nuove condizioni imposte dalla grande distribuzione organizzata producono un danno rilevante al settore dell'industria olearia da vari punti di vista: 1) la sospensione degli ordini determina una conseguente sospensione delle vendite; 2) le scorte di magazzino dovrebbero trovare altro mercato di vendita o essere nuovamente imbottigliate nel rispetto delle nuove condizioni; 3) la previsione del mantenimento di obbligo di tappo antirabbocco per ristoranti, mense e settore alberghiero obbligherebbe i produttori a predisporre due magazzini; 4) tutto questo richiederebbe ulteriori spese e investimenti per l'adeguamento dei macchinari –:

   in considerazione del grave pregiudizio che tale vicenda sta arrecando alle aziende olivicolo-oleario e del fatto che la segnalazione delle problematiche sollevate in premessa non provengono dal settore direttamente coinvolto, se il Governo non ritenga di valutare se sussistano i presupposti per assumere iniziative ai sensi dell'articolo 12 della legge n. 287 del 1990 in relazione alle dinamiche commerciali e concorrenziali di cui in premessa, posto che la grande distribuzione organizzata sembrerebbe all'interrogante che stia surrettiziamente cercando di ottenere sconti sulle future forniture di bottiglie senza tappi;

   in considerazione del fatto che non è subentrata alcuna modifica della normativa in materia e che il codice del consumo di cui al decreto legislativo n. 206 del 2005 prevede, all'articolo 104, l'obbligo del produttore a fornire al consumatore «tutte le informazioni utili alla valutazione e alla prevenzione dei rischi derivanti dall'uso normale o ragionevolmente prevedibile del prodotto», quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per evitare che i produttori del settore olivicolo-oleario debbano subire la pressione della grande distribuzione organizzata e per salvaguardare il settore.
(4-01320)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Fratoianni n. 4-00690, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 luglio 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Fornaro.

  L'interrogazione a risposta orale Rizzo Nervo e altri n. 3-00081, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 luglio 2018, deve intendersi sottoscritta anche della deputata Quartapelle Procopio.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Nardi e Ascani n. 5-00610, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 ottobre 2018, deve intendersi sottoscritta anche della deputata Buratti.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Colletti e altri n. 5-00018 dell'11 maggio 2018 in interrogazione a risposta orale n. 3-00219;

   interrogazione a risposta in Commissione Gallo e altri n. 5-00042 del 14 giugno 2018 in interrogazione a risposta scritta n. 4-01314;

   interrogazione a risposta in Commissione Braga n. 5-00134 dell'11 luglio 2018 in interrogazione a risposta scritta n. 4-01313;

   interrogazione a risposta scritta Fratoianni e Fornaro n. 4-00690 del 12 luglio 2018 in interrogazione a risposta orale n. 3-00221;

   interrogazione a risposta in Commissione Ferri e Rotta n. 5-00201 del 19 luglio 2018 in interrogazione a risposta orale n. 3-00218;

   interrogazione a risposta scritta Quartapelle Procopio e altri n. 4-00765 del 20 luglio 2018 in interrogazione a risposta orale n. 3-00220;

   interrogazione a risposta orale Paita n. 3-00110 del 25 luglio 2018 in interrogazione a risposta scritta n. 4-01312;

   interrogazione a risposta scritta Fornaro n. 4-00806 del 25 luglio 2018 in interrogazione a risposta orale n. 3-00222.