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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 31 luglio 2018

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni VIII e XII,

   premesso che:

    dalla stampa regionale e nazionale si apprendono notizie allarmanti circa la presenza di fibre di amianto nelle reti idriche;

    diversi studi tecnico-scientifici concordano nel ritenere che la presenza di amianto nell'acqua potabile, causata dalla disgregazione delle vecchie tubazioni in cemento-amianto, sia un grave pericolo per la salute, con conseguente insorgenza di tumori gastrointestinali;

    con la risoluzione del 14 marzo 2013, il Parlamento europeo ha esortato gli Stati membri ad elaborare modelli per il monitoraggio delle fibre di amianto presenti nell'aria sui luoghi di lavoro, nei centri abitati, nelle discariche, nonché nell'acqua potabile veicolata tramite condutture in cemento-amianto;

    tuttavia, in nessuno dei Paesi europei è in vigore un «valore di parametro» che misuri la quantità di amianto nelle acque destinate al consumo umano, nè sono indicati altri valori di riferimento;

    nonostante la legge 27 marzo 1992, n. 257, abbia vietato l'uso dell'amianto ed il decreto del Ministero della sanità del 14 maggio 1996 abbia stabilito i criteri per la manutenzione e l'uso di tubazioni e cassoni in cemento amianto destinati al trasporto o al deposito di acqua potabile, a tutt'oggi, non sussiste alcuna indicazione di una soglia di esposizione al di sotto della quale si possa escludere l'insorgenza del cancro;

    nel parere espresso dall'istituto superiore di sanità il 26 maggio 2015 si afferma che non è dimostrato in maniera chiara che l'ingestione di fibre di amianto possa accrescere il rischio di neoplasie del tratto gastro-enterico;

    a livello internazionale, gli scienziati dell'Epa (Ente protezione ambientale americano) sono gli unici ad aver indicato il quantitativo di rischio di neoplasie in 7 milioni di fibre per litro di acqua;

    i livelli di contaminazione possono aumentare enormemente in conseguenza di danni alle tubature e calamità naturali;

    negli studi dell'unità ospedaliera di medicina del lavoro di Cremona e Padova è documentato che l'incidenza di patologie gastrointestinali e delle vie biliari è più alta tra i lavoratori esposti ad amianto e tra i cittadini che hanno ingerito amianto disciolto nell'acqua; è accertato, infatti, che, nel momento in cui si utilizza l'acqua contenente fibre di amianto, l'evaporazione dell'acqua libera le fibre comportandone l'inalazione;

    lo Iarc, il dipartimento dell'Organizzazione mondiale della sanità che valuta le sostanze cancerogene, ha evidenziato una positiva associazione tra l'esposizione a tutte le forme di amianto e il cancro a faringe, stomaco e colon retto;

    nonostante sia ampia la diffusione delle condotte in cemento amianto deteriorate a causa dell'alto tasso di acidità dell'acqua circolante, in Italia mancano limiti di legge e rilevazioni sistematiche sulla concentrazione di fibre di amianto in acqua,

impegnano il Governo:

  ad eseguire un monitoraggio dello stato della rete idrica nazionale, verificando i livelli di concentrazione delle fibre di amianto presenti nell'acqua potabile e la relativa inidoneità ad esporre a rischio la salute dei cittadini;

  ad assumere iniziative, anche normative, al fine di promuovere la progressiva e sistematica sostituzione delle tubature e dei cassoni in cemento-amianto;

  a promuovere lo studio scientifico sulla pericolosità degli effetti dell'ingestione delle fibre di amianto presenti nell'acqua potabile sulla salute dei cittadini;

  nell'assenza totale di parametri a livello europeo e nazionale, ad assumere iniziative normative, volte a stabilire valori tendenziali di fibre di amianto nell'acqua potabile, al di sotto delle 10 fibre per litro, in linea con l'obiettivo «amianto zero».
(7-00035) «Pezzopane, Siani, Braga, Del Basso De Caro, Morassut, Morgoni, Orlando, Pellicani, Carnevali».


   La VII Commissione,

   premesso che:

    la legge 30 dicembre 2010, n. 240, e successive modificazioni, recante «Norme in materia di organizzazione delle università, di personale accademico e reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare la qualità e l'efficienza del sistema universitario», ha riformato il sistema di reclutamento dei ricercatori eliminando la cosiddetta figura dei ricercatori a tempo indeterminato, i quali continuano a stare in ruolo fino ad esaurimento;

    l'articolo 16 della legge n. 240 del 2010 istituisce l'abilitazione scientifica nazionale che costituisce requisito necessario per l'accesso alla prima e alla seconda fascia dei professori, ma non costituisce titolo di idoneità né dà alcun diritto relativamente al reclutamento in ruolo o alla promozione presso un'università al di fuori delle procedure concorsuali stabilite agli articoli 18 e 24, commi 5 e 6, della legge n. 240 del 2010;

    la norma sancisce una differenza procedurale di accesso al ruolo di professore associato tra ricercatori a tempo determinato e ricercatori a tempo indeterminato, entrambi in possesso dell'abilitazione scientifica nazionale:

     a) ai sensi dell'articolo 24, comma 5, allo scadere del terzo anno di contratto, i ricercatori con contratti di lavoro subordinato a tempo determinato di cui allo stesso articolo 24, comma 3, lettera b), accedono al ruolo di professore associato sottoponendosi ad una procedura valutativa in ordine alle attività svolte nel triennio dal ricercatore;

     b) viceversa, le procedure valutative dei ricercatori a tempo indeterminato, possono avvenire, su decisione del singolo Ateneo, solo per ricercatori in servizio nel medesimo Ateneo e sono inoltre soggette ad un doppio limite per gli Atenei: temporale, in quanto saranno ammissibili non oltre il 31 dicembre 2019, e quantitativo, in quanto le università possono destinare a queste procedure fino al 50 per cento delle risorse disponibili destinate all'assunzione di ricercatori a tempo determinato di cui alla precedente lettera a);

     c) in ogni caso, le procedure di cui all'articolo 24, comma 6, da ultimo richiamate, non sono mai ad personam, anche nella configurazione della procedura valutativa di chiamata per uno dei settori concorsuali ricompresi nel macrosettore al quale afferisce il settore concorsuale oggetto del procedimento;

    la legge 27 dicembre 2017, n. 205 (legge di bilancio 2018), all'articolo 1, comma 633, ha disposto un fondo straordinario per l'assunzione di ricercatori a tempo determinato di cui all'articolo 24, comma 3, lettera b), della legge 30 dicembre 2010, n. 240, e per il conseguente consolidamento nella posizione di professore di seconda fascia una somma di 12 milioni di euro per l'anno 2018 e di 76,5 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2019;

    allo stato attuale, diversamente, non è previsto nessun fondo straordinario per i ricercatori a tempo indeterminato in possesso di abilitazione scientifica nazionale per l'accesso al ruolo di professore associato come sussiste per i ricercatori a tempo determinato per favorire il loro consolidamento nella posizione di professore di seconda fascia;

    è in corso una campagna di mobilitazione dei ricercatori a tempo indeterminato in possesso dell'abilitazione scientifica nazionale e condivisa da diversi e autorevoli esponenti dell'Accademia italiana, considerata la evidente differenziazione di trattamento normativo con i ricercatori a tempo determinato in possesso dell'abilitazione scientifica nazionale;

    il fulcro della protesta è rappresentato dalla richiesta di attuare interventi normativi volti:

     a stabilire una parità di trattamento fra le due categorie di ricercatori in possesso di abilitazione scientifica nazionale ai fini dell'accesso al ruolo di professore associato;

     a prevedere anche per i ricercatori a tempo indeterminato l'istituzione di un fondo straordinario, com'è attualmente previsto per i ricercatori a tempo determinato, e la rimozione del limite temporale e quantitativo delle procedure valutative a cui non sono soggetti i ricercatori a tempo determinato ex articolo 24, comma 3, lettera b) legge n. 240 del 2010;

    una misura normativa perequativa ispirata ad una logica di equità realizza anche un interesse della qualità della ricerca e della didattica in quanto:

     a) il superamento delle abilitazioni scientifiche nazionali da parte dei ricercatori a tempo indeterminato, è basato su valori soglia oggettivamente predeterminati e da giudizi formulati da commissioni nazionali nominate secondo procedure di sorteggio;

     b) quasi tutti i ricercatori a tempo indeterminato in possesso dell'abilitazione scientifica nazionale, svolgono attività didattica con conseguente attribuzione del titolo di professore aggregato, come previsto dall'articolo 6, comma 4, della richiamata legge n. 240 del 2010;

    dal punto di vista finanziario l'accesso al ruolo di professore associato da parte di un ricercatore a tempo indeterminato avviene, nella maggioranza dei casi, senza oneri aggiuntivi per l'università e per lo Stato, in quanto il passaggio di ruolo comporta un costo minimo stipendiale e, considerata l'età media degli stessi ricercatori, costituisce progressione di carriera associata ad anzianità di servizio;

    una misura normativa di tal genere dal punto di vista finanziario troverebbe un suo ulteriore supporto nella previsione di cui all'articolo 55 della legge di stabilità per l'anno 2018, con la quale si è posto fine al blocco degli scatti stipendiali per i ricercatori e docenti universitari, prevedendo un sistema di incremento «automatico» biennale, così comportando nei prossimi anni un allineamento per tutti i ricercatori a tempo indeterminato al trattamento stipendiale iniziale dei professori associati;

    predetta misura favorirebbe gli atenei italiani nella rapidità delle procedure di chiamata di professori associati e favorirebbe, anche indirettamente, il maggior impiego del fondo finanziario ordinario per le procedure di chiamata dei professori ordinari, trovando così una soluzione per tutte le categorie di abilitati, e alle maggiori problematiche attuali degli atenei italiani, così come evidenziate nelle motivazioni dei recenti scioperi dei professori e ricercatori universitari,

impegna il Governo

ad intervenire urgentemente con iniziative normative idonee a superare le numerose criticità espresse in premessa prevedendo:

   a) l'istituzione di un fondo straordinario finalizzato all'immissione in ruolo a professore associato dei ricercatori a tempo indeterminato, oggi ad esaurimento, analogamente a quanto stabilito dall'articolo 1, comma 633, della legge n. 205 del 27 dicembre 2017, per il consolidamento nella posizione di professore di seconda fascia d i ricercatori a tempo determinato;

   b) la cancellazione del limite quantitativo e temporale (2019) previsto per l'accesso alle procedure valutative per la chiamata nel ruolo di professore di prima e di seconda fascia dei ricercatori a tempo indeterminato che hanno conseguito abilitazione scientifica nazionale, di cui al comma 6, dell'articolo 24, della legge n. 240 del 2010.
(7-00036) «Aprea, Carfagna, Casciello, Marin, Marrocco, Palmieri, Saccani Jotti».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della difesa, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, per sapere – premesso che:

   nel novembre 2011 è stato bandito un concorso per il reclutamento di 400 allievi vice ispettori del Corpo forestale dello Stato, la cui graduatoria è stata approvata con decreto del capo del Corpo forestale il 24 luglio 2014;

   l’iter concorsuale si è protratto per circa tre anni: nel novembre del 2012 è stata espletata la prova preselettiva alla quale hanno partecipato più di 32.000 candidati; nell'aprile del 2013 è stata effettuata la prova scritta; da gennaio a giugno 2014 oltre 1.500 candidati hanno sostenuto la prova orale;

   dalla graduatoria finale di merito, pubblicata in data 24 dicembre 2014, sono risultati idonei 1.047 aspiranti, dei quali 829 esterni e 218 interni. È stato, inoltre, deliberato un aumento dei posti a concorso da 400 a 481;

   a seguito di alcune rinunce verificatesi prima e durante il corso di formazione, ad oggi, risultano in graduatoria un totale di 521 idonei, così ripartiti: 507 idonei esterni e 14 idonei interni;

   la graduatoria sarà valida sino al 31 dicembre 2018, ai sensi dell'articolo 35, comma 5-ter, del decreto legislativo n. 165 del 2001, in combinato disposto con l'articolo 1, comma 368, della legge n. 232 del 2016 e con l'articolo 1, comma 1148, lettera a), della legge n. 205 del 2017;

   il decreto legislativo n. 177 del 2016 ha disposto, a decorrere dal 1° gennaio 2017, l'assorbimento del Corpo forestale dello Stato nell'Arma dei carabinieri e il transito del relativo personale, per circa l'80 per cento, nella stessa Arma dei carabinieri e per la restante quota nelle varie forze di polizia statali, nonché in altre Amministrazioni individuate con appositi decreti attuativi;

   la legge n. 232 del 2016 ha prorogato, sino al 31 dicembre 2017, la validità di tutte le graduatorie dei corpi di polizia vigenti al 1° gennaio 2017. Successivamente, la legge n. 205 del 2017 ha ulteriormente prorogato tutte le graduatorie vigenti delle pubbliche amministrazioni sino al 31 dicembre 2018;

   la legge riconosce espressamente alle pubbliche amministrazioni la facoltà di utilizzare le graduatorie relative ai concorsi approvate da altre amministrazioni per profili analoghi o equivalenti. Pertanto, la suddetta graduatoria potrebbe essere utilizzata sin da subito per effettuare assunzioni presso qualsiasi pubblica amministrazione statale, regionale o locale;

   peraltro la facoltà di ricorrere all'utilizzo di graduatorie di altre amministrazioni è stata espressamente confermata anche dal Governo pro tempore, laddove, nella scorsa legislatura, in risposta all'interrogazione n. 5-06221, il Sottosegretario del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo Castiglione ha risposto che: «[...] per quanto concerne la possibilità di utilizzare le graduatorie concorsuali approvate da altri Ministeri preciso che [...] le Amministrazioni pubbliche possono effettuare assunzioni, anche utilizzando le graduatorie di pubblici concorsi approvate da altre Amministrazioni, previo accordo tra le stesse. L'utilizzo di graduatorie di altre Amministrazioni rientra sicuramente tra le facoltà, previa verifica della coerenza, anche in termini di equivalenza, tra il profilo professionale da assumere e quello oggetto della procedura selettiva espletata da altra Amministrazione».

   il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, in audizione al Senato, il 5 luglio 2018, sulle linee programmatiche del Governo, ha tra l'altro detto che è necessario: «rinforzare la pianta organica dei Carabinieri forestali con un piano di assunzioni straordinarie» –:

   quali iniziative si intendano adottare, e in quali tempi, per consentire l'assunzione nell'ambito degli idonei al concorso bandito nel 2011 di cui in premessa, nelle strutture organizzative dell'Arma dei carabinieri ove sono confluite gran parte delle strutture del Corpo forestale dello Stato;

   se, nell'ambito della suddetta procedura assunzionale, non si intenda rafforzare la pianta organica dei Carabinieri forestali con un piano di assunzioni straordinarie, come espressamente promesso dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per lo svolgimento delle attività di controllo e tutela dell'ambiente del territorio e delle acque e dell'agroalimentare;

   se non si ritenga comunque di provvedere all'assunzione di detti idonei nell'ambito della pubblica amministrazione, anche alla luce del fatto che detta pubblica amministrazione può effettuare assunzioni anche utilizzando le graduatorie di pubblici concorsi approvate da altre Amministrazioni.
(2-00064) «Gagliardi, Fascina, Nevi, Cortelazzo, Giacometto, Mazzetti, Sisto, Paolo Russo, Ruffino, Labriola, Ripani, Maria Tripodi, Casino, Perego Di Cremnago, Spena, Anna Lisa Baroni, Siracusano, Caon, Aprea, Bond, Bagnasco, Bergamini, Benigni, Biancofiore, Battilocchio, Bignami, Barelli, Cannizzaro, Carrara, Cappellacci, Cassinelli, Casciello, Fiorini, Mulè, Marrocco, Marin, Milanato, Mugnai, Pentangelo, Pittalis, Porchietto, Pettarin, Rossello, Saccani Jotti, Silli, Sorte, Sozzani, Vietina, Zanella».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   le recenti dichiarazioni del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con cui viene manifestata l'intenzione del Governo di mantenere il 51 per cento del controllo di Alitalia, offrono la possibilità di porre in evidenza l'inderogabile necessità di potenziare lo scalo della città metropolitana di Reggio Calabria che, fin dalla sua apertura, ha sempre visto operare la compagnia aerea di bandiera;

   allo stato attuale sono operativi dallo scalo reggino solamente un collegamento giornaliero con Roma ed uno con Milano, tra l'altro in orari assolutamente non confacenti alle necessità della numerosa utenza – si ricorda l'immenso bacino che comprende anche la città di Messina – e che obbligano alla permanenza di oltre 24 ore fuori sede, non essendoci alcuna possibilità di rientrare in sede nella stessa giornata;

   nonostante le continue richieste provenienti da enti locali ed associazioni di cittadini ed i numerosi contatti giunti alla Sacal, società di gestione che ha rilevato lo scalo con bando regionale e che è subentrata successivamente al fallimento della Sogas, non si riesce ad ottenere alcun incremento di voli, pur garantendo ogni possibile supporto logistico e tecnico e la massima disponibilità possibile nei confronti di Alitalia;

   è critica la condizione dei lavoratori Alitalia posti in cassa integrazione e la cui forza lavoro ha subito un taglio riduttivo di circa il 50 per cento, in tutte le categorie presenti, operai, impiegati e capiscalo, con una riduzione delle giornate lavorative di oltre la metà spettante;

   drammatica, inoltre, appare in questo contesto la situazione lavorativa delle decine di lavoratori ex-Sogas che, penalizzati dalle scelte aziendali degli anni scorsi e dalla politica di riduzione voli attuata dalla compagnia nazionale, oggi rappresentano una risorsa professionale fondamentale per la rinascita dell'aeroporto stesso, ma completamente inutilizzata, anzi, abbandonata al proprio tragico destino –:

   se si intenda intervenire con la massima urgenza, per quanto di competenza, affinché Alitalia non penalizzi ulteriormente questa parte della Calabria, già notoriamente colpita da ataviche criticità di isolamento infrastrutturale e di trasporti, adoperandosi per il ripristino dei diversi voli giornalieri di collegamento su Roma e Milano che già erano operativi in passato, per garantire il collegamento nelle diverse ore dell'intera giornata e per consentire il rientro nello stesso arco diurno;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per consentire il reinserimento professionale di tutte quelle unità lavorative che, dopo il fallimento della società di gestione Sogas ed il ridimensionamento strategico dell’«Aeroporto dello Stretto» da parte di Alitalia, sono state licenziate dalla gestione commissariale incaricata del presunto risanamento, creando una situazione di forte disagio sociale nell'intera area metropolitana;

   quali iniziative si intendano intraprendere per evitare che, in una zona della regione che storicamente ha sempre sofferto scelte deleterie in ambito di offerta lavorativa, ci sia dispersione di alte professionalità già ampiamente formate e con una consolidata esperienza nel settore aeroportuale, come sta avvenendo con i lavoratori Alitalia in cassa integrazione che, allo stato attuale, vedono la sorte propria e delle loro famiglie legata alle scelte aziendali della compagnia nazionale e per ristabilire la regolare mobilità dell'utenza dell'area metropolitana che oggi rivendica a gran voce un servizio di qualità.
(2-00065) «Cannizzaro, Occhiuto».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   RADUZZI, TRANO, APRILE, CABRAS, CANCELLERI, CASO, CURRÒ, GIULIODORI, GRIMALDI, MANIERO, MARTINCIGLIO, MIGLIORINO, RUGGIERO, ZANICHELLI e ZENNARO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   a seguito dell'audizione del Commissario della Consob Berruti presso le Commissioni giustizia e finanze, in merito alla legittimità della nomina del presidente Mario Nava – già oggetto di atti di sindacato ispettivo al Senato della Repubblica, ossia l'interrogazione n. 3-00130 e l'interrogazione del Presidente della Commissione finanze del Senato Bagnai n. 4-00077 oltre che di un'interrogazione al parlamento europea n. 003015 – sembrerebbe emerso sia stata posta in essere la verifica prevista dagli articoli 3 e 4 del regolamento di organizzazione e funzionamento;

   il presidente Nava è stato posto in posizione di comando dalla Commissione europea nell'interesse della Commissione per un periodo di 3 anni. La posizione di comando concederebbe al medesimo l'immunità dal controllo dell'autorità giudiziaria italiana e lo obbligherebbe ad Informare tempestivamente i propri superiori gerarchici europei qualora venisse a conoscenza di una possibile attività pregiudizievole per gli interessi dell'Unione europea. Tali circostanze potrebbero pregiudicare l'autonomia e l'indipendenza della Consob, non escluderebbero del tutto un potenziate conflitto di interessi di carattere istituzionale ed in particolar modo, secondo gli interroganti, violerebbe la legge istitutiva dell'autorità n. 216 del 1974 ed il segreto d'ufficio ex articolo 4, comma 10, del decreto legislativo n. 58 del 1998 e dell'articolo 16 del regolamento;

   al fine di tutelare l'integrità delle istituzioni e l'autonomia e l'indipendenza della Consob sarebbe opportuno visionare:

    1) il verbale della prima riunione nella quale il Presidente ha provveduto a rilasciare la dichiarazione di cui all'articolo del regolamento;

    2) la documentazione interna della Consob sulla incompatibilità e sulle problematiche normative e regolamentari del presidente Nava;

    3) i pareri sulla compatibilità tra comando, nomina, legge istitutiva dell'Autorità n. 216 del 1974 e regolamento emessi dalla Presidenza del Consiglio e dalla Corte dei conti –:

   tenuto conto che i documenti di cui al punto 3) sono già in possesso del Governo, se si reputi opportuno acquisire i documenti di cui al punto 1) e 2) e riscontrare le relative risultanze con i documenti di cui al punto 3) e, conseguentemente, dopo averli trasmessi al Parlamento, qualora dovessero emergere violazioni normative o regolamentari ovvero incompatibilità e/o illegittimità della nomina del presidente Mario Nava ai sensi del decreto legislativo n. 58 del 1998, del decreto-legge n. 95 del 1974 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 216 del 1974, istitutivo della Consob, e dei regolamento di organizzazione e funzionamento, ed ove non fosse possibile regolarizzare la nomina se si intendano assumere le iniziative di competenza volte alla revoca dell'incarico ricoperto dal presidente Mario Nava o verificare la sussistenza di eventuali cause di decadenza dall'incarico medesimo.
(5-00289)


   PASTORINO e FASSINA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   il 17 luglio 2018 il commissario della Consob Giuseppe Maria Berruti, audito delle Commissioni riunite Giustizia e Finanze, ha dichiarato che la Consob ha compiuto le verifiche, previste dagli articoli 3 e 4 del suo regolamento di organizzazione e funzionamento (di seguito Rof), sulla legittimità della nomina a presidente di Mario Nava;

   Nava è presidente della Consob in posizione di comando dalla Commissione europea ed in quanto funzionario comandato gli si applicherebbe la relativa disciplina ed, in particolare, l'immunità dal controllo dell'autorità giudiziaria italiana e il dovere di informare immediatamente i propri superiori gerarchici europei qualora venisse a conoscenza di una possibile attività pregiudizievole per gli interessi dell'Unione con buona pace del segreto d'ufficio disposto dall'articolo 4, comma 10, del testo unico sulla finanza e dall'articolo 16 del Rof;

   secondo quanto riferito da organi di stampa (cfr. l'articolo dell’Huffingtonpost del 18 luglio 2018, intitolato «Nessuna incompatibilità, la nomina di Nava è stata già vagliata. La Consob resiste all'attacco di M5S e Lega», di Giuseppe Colombo) ci sono i pareri di alcuni servizi giuridici di peso tra cui la Presidenza del Consiglio e la Corte dei conti, che mettono in evidenza come non ci sia alcuna incompatibilità tra il distacco e la nomina di Nava;

   sarebbe opportuno che il Parlamento venisse in possesso ed a conoscenza del contenuto:

    1) dei pareri rilasciati dalla Presidenza del Consiglio e dalla Corte dei conti, relativamente alla compatibilità tra il comando e la nomina di Nava come presidente della Consob;

    2) del fascicolo relativo agli approfondimenti interni condotti dalla Consob relativamente all'ipotesi di incompatibilità del presidente Nava e delle discussioni della Consob stessa che hanno portato a tali approfondimenti e le risultanze degli stessi;

    3) del verbale della prima riunione della Consob a cui ha partecipato il presidente Nava, nel corso della quale egli deve aver rilasciato la dichiarazione prevista dal citato articolo 3, comma 1, del regolamento di organizzazione e funzionamento della Consob –:

   se il Governo disponga o ritenga di dover acquisire ovvero, laddove sia già nelle proprie disponibilità, di trasmettere al Parlamento tutta la documentazione di cui ai numeri 1, 2 e 3 della premessa e conseguentemente quali iniziative di competenza intenda assumere.
(5-00290)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   UNGARO, BRAGA e SCHIRÒ. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo i maggiori quotidiani nazionali, i social network, le agenzie di stampa nazionali e locali, in circa un mese e mezzo, considerando la data di redazione del presente atto di sindacato ispettivo, ci sono stati 10 casi gravi di razzismo: culminati con l'omicidio di un marocchino ad Aprilia (LT) e il grave ferimento dell'atleta connazionale Daisy Osakue, primatista italiana under 23 nel lancio del disco aggredita, mentre rientrava a casa a Moncalieri (Torino);

   a questo punto sembra davvero difficile parlare di coincidenze;

   odio, spari contro gli stranieri o supposti tali, con armi a pallini o ad aria compressa, sono sempre più frequenti e tanto basta per far scattare l'allerta negli apparati di sicurezza nazionali, senza che vi sia, a giudizio degli interroganti, una netta e pubblica condanna da parte dell'Esecutivo guidato dal Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte;

   l'articolo 43 del decreto legislativo n. 268 del 1998 prevede che tutti i comportamenti che in forma diretta o indiretta, abbiano come conseguenza una distinzione, esclusione, restrizione o preferenza basata su razza, colore della pelle, ascendenza, origine o convinzioni religiose siano da reputarsi discriminatorie per la legge italiana. Discriminazioni già vietate all'articolo 3 dalla Carta costituzionale;

   l'Italia, il 5 gennaio 1976, ha peraltro aderito alla Convenzione internazionale sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale ed è opportuno ricordare che, anche in un passato non lontano, erano i nostri connazionali a subirle. Non vanno dimenticati a tal proposito episodi di discriminazione in Germania, in Belgio o a Perth in Australia –:

   quali iniziative urgenti intenda mettere in campo il Governo affinché episodi conclamati di razzismo vengano contrastati secondo la normativa vigente, oltreché condannati pubblicamente e ufficialmente attraverso ogni forma di mezzo di comunicazione. Se non si ritenga altresì necessario, visto il dilagare del fenomeno in tutte le aree del Paese, implementare una campagna di sensibilizzazione e informazione contro l'odio e contro ogni tipo di discriminazione.
(5-00270)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SILLI, ORSINI, VALENTINI, CAPPELLACCI, NAPOLI, BIANCOFIORE, FITZGERALD NISSOLI e ROTONDI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in Nicaragua sono in corso da mesi imponenti manifestazioni per chiedere un cambio di Governo e le elezioni anticipate; alle proteste, il Presidente in carica Ortega – il quale ha dichiarato di non volersi dimettere – ha risposto con mezzi violenti, portando in soli tre mesi a più di trecentocinquanta morti nel Paese, in maggioranza giovani studenti;

   nei giorni scorsi sono giunte tragiche notizie di persecuzione contro inermi cittadini e persino contro sacerdoti: le forze di polizia hanno attaccato degli studenti universitari costringendoli a rifugiarsi in una chiesa di Managua. Il cardinale nicaraguense, monsignor Leopoldo Brenes, il presidente della Conferenza episcopale del Paese e che ha guidato l'evacuazione dei ragazzi dalla Chiesa, ha confermato la morte di due giovani e il ferimento di altri due;

   risulta che dei gruppi paramilitari, le cosiddette «Turbas», abbiano sparato anche contro i sacerdoti che prestavano soccorso nelle parrocchie e che chiese ed edifici di culto abbiano subito devastazione e profanazione (sette finora quelli assediati). Tali violenze e persecuzioni sarebbero comprovate da immagini filmate e diffuse sui social da parte della parrocchia della Divina Misericordia a Managua, assaltata per circa diciassette ore, colpevole di aver aperto le porte agli studenti della vicina Universidad Nacional Autònoma de Nicaragua che manifestavano contro il Governo;

   i vescovi del Paese denunciano all'unanimità la messa in atto di una vera e propria persecuzione nei confronti della Chiesa, lanciando l'allarme alla comunità internazionale per scongiurare il rischio di una guerra civile nel Paese –:

   se il Governo sia a conoscenza della grave situazione descritta in premessa, e quali iniziative diplomatiche intenda assumere di fronte alle violenze da parte dei militari nicaraguensi che stanno colpendo indiscriminatamente la popolazione, compresi sacerdoti e rappresentanti della Chiesa cattolica locale.
(5-00274)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   circa la valutazione preliminare ai sensi dell'articolo 6, comma 9, del decreto legislativo n. 152 del 2006 relativa al progetto opere complementari ai lavori di adeguamento al tipo B (4 corsie) dell'itinerario Sassari Olbia per il lotto 8 dal chilometro 68+600 al chilometro 76+992. A quanto risulta agli interpellanti, l'Anas spa, con riferimento ai lavori di adeguamento al tipo B (4 corsie) dell'itinerario Sassari-Olbia, per i lotti 7 e 8, il cui progetto è stato approvato dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con decreto n. DVA DEC-2011-0000060 del 24 febbraio 2011, avrebbe chiesto (nella comunicazione inviata prt. CDG-0383310-P del 17 luglio 2018) la valutazione preliminare, ai sensi dell'articolo 6, comma 9, del decreto legislativo n. 152 del 2006, per l'adeguamento tecnico delle caratteristiche delle pavimentazioni della viabilità di servizio alla nuova strada statale 729 «Sassari Olbia»;

   il progetto preliminare e il successivo progetto esecutivo di adeguamento al tipo B dell'itinerario Sassari-Olbia per il lotto 8 prevedevano che, parallelamente al nuovo tracciato stradale in fase di adeguamento, si realizzasse una rete viaria secondaria, così da garantire l'accesso alle proprietà prospicienti la strada statale, per riconnettere la viabilità locale preesistente;

   la stessa Anas precisa, nella comunicazione citata, che «La viabilità secondaria di nuova realizzazione, come previsto dai progetti sopra richiamati, è priva dello strato di pavimentazione stradale in conglomerato bituminoso. La finitura del piano carrabile è stata infatti prevista con uno strato di misto granulare stabilizzato»;

   si evidenzia che la realizzazione delle opere complementari risulta fondamentale per tutti quei cittadini e per quelle imprese che si sono viste isolate dalla realizzazione della «nuova» Sassari-Olbia;

   queste ultime, a causa proprio delle difficoltà di percorribilità delle strade bianche, a volte dissestate, rischiano il collasso economico;

   su quest'ultimo punto, la stessa Anas (nella comunicazione di cui sopra) precisa che in breve tempo si sono manifestati seri problemi di deterioramento della viabilità in mistogranulare, con conseguenti situazioni di criticità, e sicurezza per il traffico locale;

   tale deperimento è principalmente imputabile al tipo di finitura prevista per le strade di servizio, senza adozione di conglomerato bituminoso;

   l'importanza della bitumazione ha anche, come già evidenziato, carattere di sicurezza per il fruimento stradale della collettività tutta;

   nella stessa comunicazione, di cui sopra, si precisa inoltre che «la regolare transitabilità delle vie complanari e di servizio, risulta di fondamentale importanza, per riconnettere l'area urbana di Olbia alla zona denominata “Su Trambuccone” (localizzata a circa metà strada tra il citato svincolo per Enas e la città di Olbia), caratterizzata altresì dalla necessità di garantire il facile e rapido intervento dei mezzi di soccorso (vigili del fuoco e soccorso sanitario), in quanto interessata dal sentiero di discesa dei velivoli in atterraggio all'aeroporto di Olbia, oltreché di consentire l'agevole intervento dei mezzi impegnati nelle attività di antincendio boschivo»;

   nel corso del tempo, come sottolineato dalla stessa Anas, numerose amministrazioni comunali, sollecitate dalla popolazione e dagli imprenditori, hanno ribadito, con forza, l'importanza, per lo sviluppo economico dell'aerea, della necessità di asfaltare le strade secondarie e di servizio, così da avere una viabilità consona –:

   se il Governo, per quanto di competenza, intenda fornire precisazioni circa lo stato attuale dell’iter procedurale di cui in premessa e circa la posizione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sul punto.
(2-00066) «Deiana, Marino, Alberto Manca».

Interrogazione a risposta immediata:


   DAGA, D'UVA, DEIANA, D'IPPOLITO, FEDERICO, ILARIA FONTANA, LICATINI, ALBERTO MANCA, NANNI, RICCIARDI, ROSPI, TERZONI, TRAVERSI, VARRICA, VIANELLO, VIGNAROLI e ZOLEZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   com'è noto, il nostro Paese ad oggi non si è ancora dotato di una specifica legislazione a livello nazionale per prevenire efficacemente i fenomeni di corruzione e conflitto di interessi, rendendo trasparente l'attività dei gruppi di interesse e delle lobby sul processo decisionale;

   il settore ambientale appare altamente permeabile agli interessi di settore delle imprese e delle relative organizzazioni di rappresentanza e, in particolare, delle multinazionali del settore energetico, la cui attività produttiva si trova spesso in conflitto rispetto alle esigenze ambientali e di tutela del territorio e del mare;

   quotidianamente sono oggetto di fatti di cronaca fenomeni degenerativi che insistono sui processi decisionali pubblici, sia a livello nazionale sia a livello locale, legati alla mancanza di qualsiasi regolamentazione che renda conoscibile l'attività di influenza, soprattutto delle grandi lobby industriali, sul decisore pubblico, in particolare nel settore ambientale, come dimostrano, ad esempio, i casi Ilva e Tap;

   l'attività di tali gruppi di pressione, come emerso in passato dalle cronache, è spesso preponderante, a causa degli evidenti squilibri economici e di capacità di accesso alle informazioni e ai decisori pubblici, rispetto alle azioni di sensibilizzazione messe in campo nell'interesse generale da società civile, movimenti, associazioni, imprese non profit e volontariato, per garantire la salvaguardia del patrimonio naturalistico e la salubrità dell'ambiente;

   il Ministro interrogato, durante la relazione sulle linee programmatiche presso le competenti Commissioni di Camera e Senato, ha indicato tra gli obiettivi del suo mandato la necessità di rendere trasparenti i processi di interlocuzione tra strutture amministrative e gruppi di pressione, annunciando una trasformazione del proprio dicastero in una casa di vetro in cui sia possibile per qualsiasi cittadino conoscere gli interessi che interloquiscono con il Ministero e capire, di conseguenza, come si formi la decisione pubblica –:

   se e quali siano le attività puntuali che il Ministro interrogato intende attuare per promuovere la trasparenza delle lobby e la conoscibilità della propria attività politica e amministrativa, favorendo forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali con l'obiettivo della buona amministrazione, aperta e al servizio del cittadino.
(3-00121)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZOLEZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nell'interrogazione Zolezzi et al numero 4-18396 della XVII legislatura è stato evidenziato come vengano smaltiti ogni anno circa 1,1 milioni di tonnellate di pannolini e altri prodotti assorbenti per la persona (PAP), in data 27 marzo 2018 è stato inviato al Consiglio di Stato per il parere il testo del decreto «end of waste» dei prodotti assorbenti per la persona;

   in data 14 maggio 2018 è stato pubblicato il parere (interlocutorio) del Consiglio di Stato in merito al decreto «End of Waste» dei prodotti assorbenti della persona (PAP), pannolini e altro;

   si attendono integrazioni e chiarimenti del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;

   il decreto 29 dicembre 2016, n. 266 costituisce il Regolamento recante i criteri operativi e le procedure autorizzative semplificate per il compostaggio di comunità di rifiuti organici ai sensi dell'articolo 180, comma 1-octies, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, così come introdotto dall'articolo 38 della legge 28 dicembre 2015, n. 221. (17G00029) (GU Serie Generale n. 45 del 23 febbraio 2017);

   all'allegato 3 si esplicitano i codici CER ammessi negli impianti di compostaggio di pertinenza del decreto stesso;

   la legge n. 221 del 2015, all'articolo 25, inserisce fra i fertilizzanti (decreto legislativo n. 2010 del 1975, allegato II) «i rifiuti in plastica compostabile certificata secondo la norma UNI EN 13432:2002, compresi i prodotti sanitari assorbenti non provenienti da ospedali e assimilati, previo idoneo processo di sanificazione, qualora necessario». Oltre all'impianto di riciclo di pannolini, sempre nello stesso distretto di Treviso, risulta attiva la produzione di pannolini compostabili secondo la norma UNI EN 13432, che, in quanto tali, hanno superato tutte le prove di biodegradabilità, disintegrazione, assenza di metalli pesanti che la norma espressamente richiede. Il poliacrilato di sodio (SAP), secondo studi di biodegradabilità presenti in letteratura, condotti secondo i metodi Oecd (il più utilizzato è Oecd 301) che prevede la determinazione della cosiddetta rapida biodegradabilità sopra il 60 per cento raggiunta in 28 giorni, con fanghi attivi, non risulta tecnicamente compostabile secondo questo metodo in un mese, ma lo risulterebbe in un tempo di 6 mesi, come previsto dalla norma EN 13432 –:

   se i Ministri interrogati intendano chiarire se i prodotti assorbenti per la persona compostabili siano conferibili agli impianti considerati nel decreto ministeriale n. 266 del 2016 o se intendano prevedere uno specifico catalogo europeo dei rifiuti dei prodotti assorbenti per la persona fra quelli ammessi negli impianti considerati nel decreto ministeriale n. 266 del 2016 o se intendano individuare un nuovo specifico catalogo europeo dei rifiuti dei prodotti assorbenti per la persona compostabili;

   se i Ministri interrogati intendano chiarire se i prodotti assorbenti per la persona compostabili siano conferibili agli impianti di compostaggio classici.
(4-00865)


   FERRO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   con determinazione del 27 giugno 2018, n. 66, la Corte dei conti ha reso pubblica la relazione con la quale riferisce il risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria degli enti parco relativi agli esercizi finanziari 2014, 2015 e 2016;

   nella suddetta relazione, la Corte dei conti ha ritenuto di stigmatizzare, per quanto attiene parchi esistenti nel territorio calabrese, la grave situazione che interessa la governance del parco nazionale della Sila;

   con decreto ministeriale n. 245 dell'8 ottobre 2014 il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha nominato per sei mesi un commissario straordinario affidando l'incarico all'ex presidente Sonia Ferrari prorogata, con successivi decreti, sino alla data odierna;

   secondo quanto stabilisce l'articolo 9, comma 11, della legge 6 dicembre 1991, n. 394, «il Direttore del parco è nominato, con decreto, dal Ministro dell'ambiente, scelto in una rosa di tre candidati proposta dal consiglio direttivo da soggetti iscritti ad un albo di idonei all'esercizio dell'attività di direttore di parco istituito presso il Ministero dell'ambiente, al quale si accede mediante procedura concorsuale per titoli. Il presidente del parco provvede a stipulare con il direttore nominato un apposito contratto di diritto privato per una durata non superiore a cinque anni»;

   con deliberazione commissariale n. 1 del 2017, l'ente parco nazionale della Sila ha conferito le funzioni di direzione, «per compiti specifici non prevalenti della qualifica di Direttore del Parco» ad un dipendente, il dottor Giuseppe Luzzi, inquadrato nell'area C, posizione economica C2, fino al 15 aprile 2017; detto incarico è stato poi reiteratamente, prorogato, da ultimo fino al 18 ottobre 2018 (deliberazione commissariale del 19 aprile 2018);

   sulla Gazzetta Ufficiale - IV Serie - concorsi ed esami - n. 23 del 20 marzo 2018 è stato pubblicato il bando di concorso per l'individuazione della terna di nominativi da proporre al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare quale direttore del parco Razionale della Sila;

   con deliberazione del 14 maggio 2018, la prorogata commissaria del parco nazionale della Sila ha proposto al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare la seguente terna di nominativi per la nomina a direttore del parco: Pelle Luca, Graziano Giuseppe e Giuseppe Luzzi –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti;

   se il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare non intenda assumere le iniziative urgenti di competenza per la nomina del presidente e degli altri organi del parco nazionale della Sila previsti dalla vigente normativa;

   se il Governo non intenda promuovere, per quanto di competenza, una immediata ispezione del competente ispettorato della ragioneria generale dello Stato nonché dell'ispettorato della funzione pubblica presso il parco nazionale della Sila, in relazione alla deliberazione commissariale n. 1 del 2017;

   in tale ultimo caso, quali iniziative di competenza intenda assumere;

   se il Governo non intenda promuovere una ispezione urgente presso il parco nazionale della Sila al fine di verificare la correttezza della procedura concorsuale posta in essere dalla commissaria per l'individuazione della terna di nominativi da proporre al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e se tale atto rientri o meno tra i compiti attribuiti alla figura commissariale.
(4-00867)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   MARTINCIGLIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il consorzio di bonifica è un ente di diritto pubblico che cura l'esercizio e la manutenzione delle opere pubbliche di bonifica e controlla l'attività dei privati, sul territorio di competenza (cosiddetto comprensorio di bonifica);

   il contributo di bonifica è quel contributo che ricade sui proprietari di beni immobili situati nel perimetro di contribuenza che, in forza del beneficio diretto e specifico che traggono dalle opere pubbliche di bonifica gestite dal Consorzio, sono obbligati al pagamento dei contributi relativi alle spese per la manutenzione, esercizio e gestione delle opere pubbliche di bonifica e delle spese di funzionamento del Consorzio;

   la suddetta attività di bonifica e di manutenzione del territorio è disciplinata dal regio decreto del 13 febbraio 1933, n. 215, il cui l'articolo 21 riconosceva ai consorzi il potere di riscossione dei detti contributi mediante ruolo;

   il decreto legislativo 1° dicembre 2009, n. 179, recante «Disposizioni legislative statali anteriori al 1° gennaio 1970, di cui si ritiene indispensabile la permanenza in vigore, a norma dell'articolo 14 della legge 28 novembre 2005, n. 246» (cosiddetto decreto «taglia-leggi»), alla voce n. 385 – quella riguardante proprio il regio decreto n. 215 del 13 febbraio 1933 – ha omesso il richiamo all'articolo 21 e, pertanto, lo ha abrogato;

   tale abrogazione ha, conseguentemente e inequivocabilmente sottratto ai consorzi di bonifica il potere di riscuotere, con ruoli esecutivi, i contributi coatti dovuti dai contribuenti;

   anche la giurisprudenza tributaria è costante e univoca nel ritenere che, per effetto del decreto legislativo n. 179 del 2009, che ha abrogato tacitamente l'articolo 21 del regio decreto n. 215 del 1933, non esista più in capo ai consorzi il potere di riscossione mediante ruolo (si veda per tutte, Commissione tributaria provinciale di Piacenza nn. 131 del 2017 e 154 del 2017);

   nonostante ciò, i consorzi, ignorando secondo l'interrogante volutamente questa soppressione normativa e il consolidato orientamento giurisprudenziale formatosi sull'argomento, continuano ancora oggi a emettere cartelle esecutive a carico dei contribuenti consorziati che si trovano costretti ad opporle convocando i consorzi medesimi davanti la commissione tributaria territorialmente competente, che nella quasi totalità dei casi riconosce fondata l'opposizione, con l'effetto di intasare inutilmente, rallentandola, l'attività delle commissioni tributarie –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dell'attività di riscossione che i consorzi di bonifica seguitano a svolgere proprio a danno dei contribuenti nonostante l'intervenuta abrogazione normativa descritta in premessa;

   quali iniziative intendano promuovere al fine di chiarire definitivamente se i consorzi di bonifica siano o meno legittimati ad avvalersi della riscossione a mezzo ruolo e, in caso di risposta negativa, quali iniziative intendano assumere al fine di evitare che una simile perpetuazione di funzioni, non più legittimamente svolte dai consorzi, continui ad arrecare grave pregiudizio ai contribuenti, tenuto conto che, nella quasi totalità dei casi, e anche per importi irrisori, questi ultimi sono costretti a convocare i consorzi davanti le commissioni tributarie, con tutto ciò che ne deriva in termini di ingolfamento e rallentamento della giustizia tributaria.
(3-00127)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   TABACCI e GEBHARD. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 16, comma 2, del decreto legislativo n. 147 del 2015, come risultante dalle modifiche introdotte dall'articolo 1, comma 150, lettera c), della legge di bilancio 2017 (legge n. 232 del 2016), ha introdotto un regime speciale di tassazione per i lavoratori rimpatriati al fine di favorire lo sviluppo economico, culturale e tecnologico del Paese, stabilendo i requisiti per poter usufruire dell'agevolazione;

   l'agevolazione fiscale spetta ai lavoratori, anche autonomi a decorrere dal 2017, che soddisfino i requisiti di cui all'articolo 2, comma 1, della legge 30 dicembre 2010, n. 238, ovvero che siano «cittadini dell'Unione europea, in possesso di un titolo di laurea, che hanno risieduto continuativamente per almeno ventiquattro mesi in Italia e che, sebbene residenti nel loro Paese d'origine, hanno svolto continuativamente un'attività di lavoro fuori di tale Paese e dell'Italia negli ultimi ventiquattro mesi o più, i quali vengono assunti o avviano un'attività di impresa o di lavoro autonomo in Italia e trasferiscono il proprio domicilio/residenza, in Italia entro tre mesi dall'assunzione o dall'avvio dell'attività» oppure siano «cittadini dell'Unione europea che hanno svolto continuativamente un'attività di studio fuori negli ultimi ventiquattro mesi o più, conseguendo un titolo di laurea o una specializzazione post lauream, i quali vengono assunti o avviano un'attività di impresa o di lavoro autonomo in Italia e trasferiscono il proprio domicilio/residenza in Italia entro tre mesi dall'assunzione o dall'avvio dell'attività»;

   l'agevolazione prevede che nel periodo d'imposta in cui avviene il trasferimento della residenza nel territorio dello Stato, e per i quattro periodi d'imposta successivi, il reddito di lavoro prodotto in Italia concorra alla formazione del reddito complessivo limitatamente al 50 per cento a decorrere dall'anno 2017;

   ai fini dell'applicazione del regime speciale dei lavoratori rimpatriati è previsto, quindi, in particolare il requisito sostanziale della continuità dell'attività di lavoro svolta fuori dall'Italia negli ultimi ventiquattro mesi –:

   se si possa ritenere soddisfatto, ai fini dell'agevolazione fiscale per i lavoratori rimpatriati, il requisito dell'esercizio dell'attività lavorativa senza alcuna interruzione nell'eventualità di un cambio del posto di lavoro che determini un'interruzione tra un contratto e l'altro dovuta al solo fatto che tra il termine del primo contratto di lavoro e l'inizio del nuovo rapporto di lavoro siano intercorsi dei giorni festivi, come ad esempio, il primo maggio.
(5-00285)


   BARATTO, GELMINI, OCCHIUTO, BENDINELLI, BOND, BRUNETTA, CORTELAZZO, MARIN, MILANATO, MARTINO, GIACOMONI, CATTANEO, ANGELUCCI, BENIGNI e BIGNAMI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la legge di bilancio 2018 (legge 27 dicembre 2017, n. 205), all'articolo 1, comma 1106, ha istituito un fondo in favore dei risparmiatori che hanno subito un danno ingiusto in ragione della violazione degli obblighi di informazione, diligenza, correttezza e trasparenza previsti dal Tuf (testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria – decreto legislativo n. 58 del 1998), nella prestazione dei servizi e delle attività di investimento, se relativi alla sottoscrizione e al collocamento di strumenti finanziari di banche sottoposte a risoluzione o comunque poste in liquidazione coatta amministrativa nel tempo intercorrente tra il 16 novembre 2015 e il 31 dicembre 2017, tra le quali si trovano Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza;

   la dotazione finanziaria del fondo è pari a 25 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2018 al 2021. Il Ministro dell'economia e delle finanze è poi tenuto a presentare una relazione alle Camere sullo stato di attuazione delle suddette disposizioni;

   la medesima legge di bilancio, all'articolo 1, comma 1107, stabilisce che con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, da adottarsi entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della legge (e quindi dal 1° gennaio 2018), sono stabiliti i requisiti, le modalità e le condizioni necessarie all'attuazione di quanto disposto in merito al fondo di ristoro dei risparmiatori;

   ad oggi, nonostante gli annunci, ad oltre sei mesi dall'entrata in vigore della legge di bilancio, e ben oltre il termine dei 90 giorni previsti per dare attuazione alle disposizioni richiamate, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri necessario per sbloccare il fondo non è stato ancora emanato. Si tratta, ad avviso degli interroganti di un ritardo inaccettabile, che pesa come un macigno sulle migliaia di famiglie e piccoli imprenditori rimasti colpiti dalla crisi bancaria degli scorsi anni –:

   quali siano i tempi previsti per l'adozione del suddetto decreto e in quali tempi il Governo intenda presentare la relazione alle Camere sullo stato di attuazione delle disposizioni relative al medesimo Fondo, come previsto dalla legge n. 205 del 2017.
(5-00286)


   DEL BARBA, SERRACCHIANI, FRAGOMELI, FREGOLENT, COLANINNO, LIBRANDI, MANCINI, TOPO e UNGARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con la legge di bilancio 2018 è stato istituito un fondo in favore dei risparmiatori delle «quattro banche» (Banca delle Marche spa, Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio Soc. Coop., Cassa di Risparmio di Ferrara Cassa di Risparmio della provincia di Chieti spa) e delle due banche venete (Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza) che dimostrino di aver subito un danno ingiusto a causa della violazione degli obblighi di informazione, diligenza, correttezza e trasparenza, relativi alla sottoscrizione e al collocamento di strumenti finanziari;

   al fine di estendere la platea degli aventi diritto al ristoro e, in particolare, con l'obiettivo di velocizzare quanto più possibile le procedure, si è previsto che il danno ingiusto subito dai risparmiatori possa essere riconosciuto non solo con sentenza passata in giudicato, ma anche con pronuncia degli arbitri presso l'Autorità nazionale anticorruzione;

   l'operatività del Fondo, la cui dotazione complessiva è pari a 100 milioni di euro, deve essere stabilita con decreto del Presidente del Consiglio del ministri, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze; da fonti stampa si è appreso che tali norme attuative, predisposte dal Governo uscente, hanno subito a marzo 2018 un arresto, per volontà di alcune forze politiche, che avrebbero chiesto di non procedere con l'emanazione dei citato decreto, per lasciare al successivo Esecutivo il compito di stabilire come risarcire i risparmiatori;

   il decreto attuativo non risulta, ad oggi, ancora emanato: nei fatti, l'attuale Governo sta rallentando un processo che aveva Invece conferito una concreta speranza ai risparmiatori colpiti, bloccando una norma che era peraltro stata oggetto di una complicata trattativa a livello comunitario, al fine di non violare le norme stringenti sulle gestione delle risoluzioni bancarie che impedirebbero qualsiasi forma di ristoro per gli investitori –:

   se le norme attuative che stabiliscano requisiti, modalità e condizioni necessarie per l'operatività del Fondo di cui ai commi da 1106 a 1109 dell'articolo 1 della legge n. 205 del 27 dicembre 2017 in favore del risparmiatori che hanno subito un danno ingiusto saranno emanate in tempi brevi al fine di avviare celermente, come previsto dalla legge, le procedure di ristoro.
(5-00287)


   COVOLO, CENTEMERO, CAVANDOLI, FERRARI, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO, PATERNOSTER e TARANTINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   le scadenze fiscali 2018 saranno tutte concentrate nella seconda metà del mese, periodo in cui i contribuenti dovranno fare i conti con la doppia scadenza delle imposte sui redditi, quella del versamento della seconda rata e quella per coloro che hanno optato per il differimento ai 30 giorni successivi, con la maggiorazione dello 0,40 per cento della prima rata in scadenza il 2 luglio 2018;

   la data «incriminata», il 20 agosto 2018, vede anche un concentrato di oltre 100 adempimenti fiscali;

   innanzitutto, il versamento della terza rata a saldo dell'addizionale Irpef comunale e regionale per il 2017 ed il versamento del primo acconto dell'Irpef 2018; i sostituti d'imposta dovranno versare le ritenute effettuate nel mese precedente, mentre i sostituti cosiddetti «minimi» sono tenuti al versamento delle ritenute sui redditi da lavoro operate nel 2017 (con una maggiorazione dello 0,4 per cento a titolo di interesse);

   in secondo luogo, ma non di meno, le scadenze fiscali relative all'Iva: le varie categorie produttive (imprese, liberi professionisti, commerciali, lavoratori autonomi e società semplici) dovranno versare l'Iva del secondo trimestre (nel caso abbiamo scelto versamenti trimestrali) oppure liquidare l'Iva del mese precedente;

   sempre al 20 luglio 2018 è fissato il termine della terza rata Irap a titolo di saldo 2017 e acconto 2018 (nel caso in cui si fosse scelto il pagamento in due soluzioni, si tratterebbe del saldo 2017 e dell'acconto 2018, con maggiorazione dello 0,4 per cento a titolo di interesse);

   ad essere i più penalizzati sono proprio i contribuenti (titolari di partita Iva) che hanno scelto di pagare a rate e, parallelamente, pagare con maggiorazione entro i 30 giorni dalla scadenza originaria, che al 20 agosto 2018 si troveranno, per l'appunto, a dover fare fronte ad una doppia scadenza fiscale –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per attenuare la sovrapposizione delle scadenze fiscali richiamata in premessa.
(5-00288)

Interrogazione a risposta scritta:


   FARO, LOVECCHIO, ADELIZZI, GABRIELE LORENZONI e SODANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi è giunta la notizia che Fabrizio Pagani, ex dirigente dell'Ocse, nonché capo della segreteria tecnica del Ministro dell'economia e delle finanze pro tempore Padoan nei Governi Renzi e Gentiloni, ha lasciato il Ministero dell'economia e delle finanze per approdare al fondo newyorchese Muzinich in qualità di Global Head of Economics and Capital Market Strategy;

   Pagani è stato per anni il vero braccio destro di Padoan, per conto del quale si è occupato di politiche macroeconomiche, fiscali, finanziarie e bancarie, come la nascita del fondo Atlante o delle garanzie statali sulle cartolarizzazioni creditizie;

   prima che al Ministero dell'economia e delle finanze, Pagani aveva operato come consigliere economico del Presidente del Consiglio dei ministri pro tempore Letta, nonché per l'Ocse a Parigi come responsabile dell'ufficio degli «sherpa» del segretario generale, a supporto dei summit G20 e G8;

   lavorando tra Parigi e a Londra per l'istituzione specializzata nei fondi di credito alle medie imprese, Pagani assisterà la società nello sviluppo di nuove strategie e programmi di investimento per espandere la rete internazionale;

   dal 2014 è anche membro del consiglio di amministrazione dell'Eni per conto dell'azionista pubblico e, dal 2014 al 2017, è stato presidente del Comitato ENI su sostenibilità e scenari. Dall'aprile 2017 è stato nominato presidente dell’Advisor Board dell'Eni. Fa parte di diverse think tanks e policy units –:

   se il Ministro interrogato non ravvisi un potenziale conflitto di interessi tra l'attuale ruolo ricoperto da Fabrizio Pagani e la carica di membro del consiglio di amministrazione dell'Eni, tale da ritenere opportune le sue dimissioni da componente del consiglio di amministrazione.
(4-00874)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   MANCINI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel 2010, il presidente della provincia di Roma, pro tempore, Nicola Zingaretti, ha avviato un progetto per reimpiegare negli uffici giudiziari di Roma circa 80 lavoratori in cassa integrazione e mobilità, attraverso il centro per l'impiego di Roma: i cosiddetti «precari della giustizia» o anche «tirocinanti della giustizia». Il modello ha trovato larga diffusione in altre province e regioni italiane presso i relativi uffici giudiziari;

   con la legge di stabilità del 2013, il Ministero della giustizia pro tempore, facendosi carico dei numerosi tirocinanti a livello nazionale, ha garantito e finanziato un periodo di formazione di 5 mesi, poi prorogato, con la legge di stabilità 2014 prima, e con il decreto cosiddetto «milleproroghe» 2015 poi, sino al 30 aprile 2015, interessando circa 2.500 persone;

   con decreto del 15 ottobre 2015, il Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, ha avviato una procedura di selezione, cosicché coloro che avessero partecipato ai diversi percorsi succedutisi nel tempo, potessero effettuare un ulteriore periodo di perfezionamento di 12 mesi nella struttura organizzativa denominata «ufficio per il processo», introdotta nel 2014. Detto decreto ha previsto però «criteri di priorità» per la formazione della graduatoria. Sono stati così impiegati presso l'ufficio per il processo 1.115 «tirocinanti», con un bando che ne prevedeva 1.502. Il percorso presso l'ufficio del processo è stato prorogato nel 2016 per l'anno 2017 e nel 2017 per l'anno 2018;

   tuttavia, circa 1.400 persone in tutt'Italia sono state escluse dai «periodi di formazione» presso l'ufficio per il processo, perciò le singole regioni hanno realizzato programmi alternativi per inserire i soggetti esclusi in altri uffici giudiziari: per il 2018 e il 2019 la regione Lazio ha infatti previsto la prosecuzione di tali «percorsi», prevedendo nel bilancio specifici capitoli;

   recentemente, l'eurodeputata Laura Ferrara ha presentato un'interrogazione in merito chiedendo alla Commissione europea di conoscere le misure «per tutelare questi lavoratori nonché per indurre il governo italiano a porre rimedio alla precarietà generata da tali tirocini». La Commissaria per l'occupazione, gli affari sociali e l'integrazione ha risposto che secondo la clausola 5 dell'accordo quadro sul lavoro a tempo determinato «gli Stati membri devono inoltre porre in atto misure di prevenzione degli abusi dei contratti a tempo determinato». «Il diritto dell'Unione non prevede tuttavia l'obbligo di trasformare i contratti di lavoro a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato», ammonendo pertanto circa la reiterata e viziosa proroga di questi «programmi»;

   nel dicembre 2017, il Ministro della giustizia pro tempore ha annunciato di aver inviato la richiesta di procedere all'assunzione nel 2018 di 300 operatori giudiziari, «mediante le liste dei centri per l'impiego, operazione che consentirà una corsia preferenziale per i tirocinanti che hanno completato il percorso presso l'ufficio per il processo negli uffici giudiziari». Questa soluzione in realtà non coprirebbe neanche il bacino dell'ufficio del processo e, già nelle more dell'approvazione di alcuni provvedimenti legislativi (il cosiddetto «decreto milleproroghe» o la legge finanziaria per il 2019) sarebbe auspicabile l'aumento del numero dei posti messi a bando. Per gli eventuali esclusi si dovrebbe prevede un progetto nazionale con i fondi europei con il coinvolgimento delle Regioni, finalizzato all'efficentamento degli uffici giudiziari di tutto il territorio nazionale, prevedendo un percorso di contrattualizzazione e progressiva stabilizzazione;

   i «tirocinanti» della giustizia sono ormai da anni inseriti nei rispettivi uffici di adibizione e la loro presenza è fondamentale per il loro funzionamento –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative urgenti intendano intraprendere considerata la fattuale non prorogabilità dei «percorsi di formazione»;

   se e quali iniziative misure e/o strumenti, anche di medio periodo, intendano adottare per rimediare alla precarietà dei cosiddetti «tirocinanti» della giustizia.
(3-00118)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata:


   EMANUELA ROSSINI e GEBHARD. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   Trenitalia, nel 2011, al fine di soddisfare le molteplici richieste degli utenti ha ideato «un'area silenzio» nelle carrozze business per quei numerosi viaggiatori che durante la permanenza in treno intendono lavorare;

   un problema sentito dalle famiglie italiane che viaggiano in treno con bambini, in particolare con un solo genitore con un bambino molto piccolo, è quello di non trovare ancora sui treni della compagnia ferroviaria italiana luoghi idonei dove affrontare in maniera confortevole il loro viaggio;

   tra gli esempi europei indicativi di un nuovo trend che vede il treno rivalutato come mezzo di trasporto pubblico, ci sono le ferrovie austriache ÖBB e DB che hanno inserito uno speciale «scompartimento famiglia» per chi viaggia con i bambini, garantendo così ai passeggeri elevati standard qualitativi per le diverse esigenze;

   anche le Ferrovie federali svizzere (Ffs) hanno trasformato una carrozza di ciascuno dei loro 40 treni intercity in dotazione in un'area giochi per bambini, denominata Tiki Park, per consentire alle famiglie che viaggiano con bambini di godere di uno spazio loro riservato –:

   se ritenga opportuno assumere iniziative, per quanto di competenza, affinché i gestori del servizio ferroviario nazionale integrino l'offerta ai viaggiatori con un apposito vagone dedicato alle famiglie che viaggiano con i bambini, conciliando in tal modo le esigenze di tutti i passeggeri durante i tempi di percorrenza dei treni.
(3-00122)


   PALAZZOTTO, FORNARO, BERSANI, BOLDRINI, CONTE, EPIFANI, FASSINA, FRATOIANNI, MURONI, OCCHIONERO, PASTORINO, ROSTAN, SPERANZA e STUMPO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   alle 7.20 del 17 luglio 2018, Open Arms e Astral hanno ritrovato i resti di un gommone alle coordinate 34°31'N 014°02'E. Il relitto galleggiava leggermente immerso. A bordo tre corpi abbandonati, due donne e un bambino, una delle donne, ancora viva, è stata recuperata dai soccorritori insieme agli altri due corpi ormai senza vita;

   terminate le operazioni di recupero il comandante della Open Arms avrebbe avvisato il Maritime rescue coordination centre (MRCC) spagnolo, in quanto Stato di bandiera della nave per chiedere istruzioni sul da farsi;

   su indicazione del Maritime rescue coordination centre (MRCC) spagnolo il comandante della Open Arms avrebbe contattato il Maritime rescue coordination centre (MRCC) italiano e maltese, chiedendo di farsi carico del coordinamento delle operazioni di salvataggio;

   su questo ritrovamento è sorta una polemica tra il Governo italiano, l’Open Arms e la Guardia costiera libica. L'organizzazione non governativa sostiene che il gommone sia stato affondato dopo un intervento dei libici che avrebbero lasciato in mare i tre corpi. Tale versione è stata contestata sia dal Governo italiano che dalla Guardia costiera libica, che ha annunciato il salvataggio di 158 persone al largo della Libia. Alla luce dei fatti probabilmente si tratta di due interventi diversi;

   il comandante della Guardia costiera libica di Misurata Tofag Scare (o Tawfik Skeeb come sembrerebbe) in un'intervista ha confermato un secondo intervento al largo di Khoms, in cui sarebbero stati lasciati a bordo del gommone i cadaveri di una donna e un bambino perché non c'era alcun motivo di recuperarli, sostenendo che nessuna altra persona era a bordo;

   questa versione darebbe ragione alla ricostruzione della Open Arms e del deputato Palazzotto, peraltro a bordo della Astral in quelle ore e che ha assistito a tutte le comunicazioni avvenute, confermando l'esistenza di un secondo intervento, nonostante il comandante affermi che l'aver abbandonato in acqua delle persone vive costituirebbe una bugia e propaganda contro la Guardia costiera libica;

   il Governo italiano non ha fornito o resi pubblici i tracciati delle imbarcazioni che sono transitate in quel tratto di mare nella notte tra il 16 ed il 17 luglio 2018 –:

   se il Governo sia in possesso dei dati relativi alle imbarcazioni transitate nella zona la notte tra il 16 ed il 17 luglio 2018 o comunque intenda reperirli tramite la Guardia costiera o la Marina militare e se non ritenga che questi dati debbano essere resi pubblici per permettere di individuare esattamente i responsabili di questa tragedia.
(3-00123)


   MONTARULI, LOLLOBRIGIDA, ACQUAROLI, BELLUCCI, BUCALO, BUTTI, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, CROSETTO, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FIDANZA, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MASCHIO, MELONI, MOLLICONE, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la linea ad alta velocità Torino-Lione è un'opera strategica per lo sviluppo della rete infrastrutturale e del territorio;

   nonostante l'impegno assunto dall'Italia per la realizzazione dell'opera, nel «contratto di governo» si legge: «con riguardo alla linea ad alta velocità Torino-Lione, ci impegniamo a ridiscuterne integralmente il progetto nell'applicazione dell'accordo tra Italia e Francia»;

   un blocco unilaterale dei lavori sulla Torino-Lione non esclude la possibilità di una messa in mora dell'Italia, che verrebbe privata per un periodo di cinque anni dei finanziamenti europei sulle altre opere transfrontaliere non ancora in fase avanzata;

   da un punto di vista occupazionale si contano circa ottomila posti di lavoro in meno a seguito di interruzione dei lavori;

   la mancata realizzazione dell'opera comporterebbe dei costi, come il pagamento delle penali alle aziende coinvolte, nonché la messa in sicurezza e il mantenimento delle opere già realizzate;

   recentemente, inoltre, presso il cantiere di Chiomonte gruppi di facinorosi richiamatisi al movimento notav hanno attaccato operai e agenti delle forze dell'ordine, rendendosi protagonisti di inaccettabili atti di violenza;

   pure i sindacati di polizia hanno chiesto chiarezza circa il futuro dell'opera ed una presa di posizione del Governo, anche al fine di non continuare a dare adito alle pretese del movimento notav e alle sue frange più estremiste, certamente rinvigorite dall'attuale situazione di incertezza;

   ormai, peraltro, si contano circa quattrocento feriti tra le forze dell'ordine per un costo di 780.000 euro in assistenza sanitaria –:

   se il Governo intenda confermare gli impegni per la realizzazione della linea ad alta velocità Torino-Lione.
(3-00124)


   MULÈ, GELMINI, OCCHIUTO, SOZZANI, COSTA, CRISTINA, GIACOMETTO, NAPOLI, PELLA, PORCHIETTO, ROSSO, RUFFINO, ZANGRILLO, BALDELLI, BERGAMINI, GERMANÀ, PENTANGELO e ZANELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   le sorti dell'alta velocità Torino-Lione cambiano di giorno in giorno. L'atteggiamento ondivago del Ministro preposto, in tale ambito, risente dell'inevitabile scarto tra la propaganda, eredità della stagione all'opposizione, e il confronto con la realtà, imposto dalla pratica di governo;

   martedì 24 luglio 2018, al mattino, il Ministro interrogato, dai microfoni di Radio 1, e quindi in versione istituzionale, ha affermato che la linea dell'alta velocità Torino-Lione si farà e che l'unico vero obiettivo è quello di «migliorarla, così come è scritto nel contratto di governo»;

   nel pomeriggio lo stesso Ministro, dal suo profilo Facebook, ha lanciato un messaggio di segno contrario: «Nessuno si azzardi a firmare nulla ai fini dell'avanzamento dell'opera, lo considereremmo come un atto ostile». E modificando la versione del mattino, ha precisato che: «rifarsi al contratto di governo significa ridiscutere integralmente l'infrastruttura in applicazione dell'accordo con la Francia»;

   Francia e Italia hanno un programma di lavori concordato con l'Unione europea e hanno ratificato nel 2017 un trattato, non unilateralmente modificabile, che impegna i due Paesi ad avviare i lavori definitivi;

   su Facebook il Ministro interrogato ha inoltre dichiarato: «Quando studio dossier come quello della Tav Torino-Lione, non posso che provare rabbia e disgusto per come sono stati sprecati i soldi dei cittadini italiani»;

   i conti della Tav sono stati validati dagli organi di controllo societari e comunitari (in primo luogo dall'Agenzia esecutiva per l'innovazione e le reti) e dai 7 controlli delle Corti dei conti italiana, francese ed europea, tutti conclusi senza rilievi. L'ultimo è del maggio 2018;

   e ancora: «non si può più fare a meno di una rigorosa analisi costi-benefici». Anche «sulla Torino-Lione, come abbiamo sempre detto, saranno gli impatti ambientali, sociali, economici a dirci se portare avanti un'opera nata male»;

   il progetto, nelle sue diverse fasi di definizione, è stato oggetto di 7 valutazioni socio-economiche realizzate da primarie società internazionali e confermate da 3 sentenze del tribunale amministrativo regionale. L'opera è stata oggetto di 8 delibere Cipe, 5 valutazioni di impatto ambientale e 10 conferenze dei servizi nazionali –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno attenersi ad un rigoroso profilo istituzionale, ponendo fine alle esternazioni sui social media in contrasto con il suddetto profilo, in considerazione del fatto che queste possono destare generale sconcerto tra i partner europei, i mercati e gli investitori, in forza del ruolo che il Ministro stesso ricopre.
(3-00125)


   GASTALDI, MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LO MONTE, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MARCHETTI, MATURI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, SALTAMARTINI, SASSO, SEGNANA, STEFANI, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, ZANOTELLI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   a seguito di gara pubblica del 2005 è stata affidata nel 2007 alla società di progetto Autostrada Asti Cuneo s.p.a. la concessione per la progettazione, realizzazione e gestione del collegamento autostradale da Asti a Cuneo, in parte già realizzato da Anas s.p.a. La concessione aveva durata di 23,5 anni decorrenti dalla fine dei lavori;

   la società Autostrada Asti Cuneo s.p.a. ha ottemperato agli obblighi di conversione realizzando (al 31 dicembre 2016) n. 7 lotti per un importo complessivo di circa 480 milioni di euro, di cui 200 milioni di contributo pubblico previsto in sede di gara e 280 milioni di finanziamento da parte del concessionario, che a tutt'oggi non è stato ammortizzato neppure in minima parte, con conseguente grave pregiudizio per il concessionario stesso;

   il contemporaneo effetto dell'incremento dei costi di investimento (non imputabile al concessionario) e della riduzione dei volumi di traffico (la sopravvenuta crisi economica del 2008, che ha avuto un impatto particolarmente negativo nell'area) ha determinato l'alterazione dell'equilibrio economico-finanziario della concessione che ha impedito al concessionario di completare l'opera almeno nella misura necessaria ad assicurare la funzionalità del collegamento autostradale tra le due città;

   in prima istanza la posizione motivatamente assunta dallo Stato italiano in merito all'operazione è che essa non configurasse alcuna situazione di aiuto di Stato. In seconda istanza e per rendere più celere la valutazione dell'operazione, essa è stata prospettata anche sotto forma di aiuto compatibile ex articolo 106 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea e notificata;

   stanti la peculiarità dell'operazione e le posizioni più volte espresse dalla Commissione europea in materia di concessioni autostradali, il Governo, tramite il Ministro concedente, ha avviato un confronto con gli uffici competenti della Commissione stessa;

   in data 27 aprile 2018 è stato emesso un comunicato con cui veniva formalizzata la decisione della Commissione europea a favore dell'operazione. A questo atto dovranno seguire le approvazioni degli atti aggiuntivi alle due convenzioni a cura degli organi istituzionali italiani preposti –:

   se il Ministro interrogato intenda attivarsi affinché vengano messe in atto tutte le procedure che permettano il completamento di un'opera viaria che risolva il problema del collegamento autostradale Asti-Cuneo in sospeso da troppi anni in attesa del riequilibrio del piano, evitando inoltre il rischio del contenzioso con la società Autostrada Asti Cuneo s.p.a. estremamente delicato e potenzialmente molto oneroso per l'erario.
(3-00126)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PAITA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la stazione centrale di La Spezia rappresenta uno snodo nevralgico per il traffico ferroviario in particolare per quel che concerne il segmento turistico considerato che la suddetta stazione è l’hub ferroviario per le Cinque Terre;

   soprattutto nel periodo estivo si registra un rilevante sovraffollamento con disagi per i viaggiatori;

   nonostante l'importanza del terminal per il turismo, le biglietterie fanno registrare lunghe code e poche sono le biglietterie automatiche;

   significative criticità si segnalano per i frequenti guasti agli ascensori, che limitano l'accessibilità alle persone con disabilità, e per i servizi igienici;

   la presenza di un così ragguardevole numero di fruitori necessiterebbe anche di un adeguato potenziamento dei servizi di vigilanza –:

   se il Governo risulti essere a conoscenza delle criticità riportate in premessa e quali iniziative intenda assumere, per quanto di propria competenza per migliorare i servizi offerti presso la stazione ferroviaria di La Spezia, con aumento del personale di sportello, delle biglietterie automatiche, con interventi infrastrutturali che ne migliorino l'accessibilità, considerato che rappresenta un biglietto da visita per i tantissimi turisti.
(5-00271)


   GALLINELLA, SCAGLIUSI e CIPRINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 12 luglio 2018 in Conferenza unificata Stato-regioni è stato confermato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti lo stanziamento di 361,78 milioni di euro per la nascita del Sistema nazionale delle ciclovie turistiche, attraverso la presentazione di uno schema di decreto interministeriale predisposto da Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, che individua i criteri di ripartizione delle risorse stanziate nel 2015 e nel 2016;

   il Sistema nazionale delle ciclovie rappresenta lo strumento indispensabile per promuovere la mobilità dolce e il cicloturismo nel nostro Paese e, allo stato attuale, prevede oltre 6 mila chilometri di percorsi ciclabili che collegheranno tutti i principali centri della Penisola;

   lo schema di decreto al momento prevede di finanziare dieci importanti opere tra le quali il GRAB (gran raccordo anulare delle biciclette) di Roma, la ciclovia VenTo, la ciclovia Adriatica e la Tirrenica, oltre alla ciclovia dell'acquedotto pugliese, la ciclovia del Sole da Verona e Firenze e la Trieste-Lignano Sabbiadoro-Venezia;

   restano tuttavia fuori da questo sistema nazionale alcuni itinerari di sicuro interesse strategico, come la ciclovia del Tevere dalla sorgente alla capitale e il tratto Firenze-Roma, della ciclovia del Sole, che determinano una vistosa cesura nel sistema delle ciclovie turistiche nazionali, come già rappresentato dalle regioni Toscana, Umbria e Lazio;

   per colmare tale lacuna, che vede l'Umbria completamente esclusa dagli interventi in programma, e recuperare questi due tratti di particolare rilievo, le tre regioni succitate hanno richiesto, in sede tecnica, al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti la loro implementazione all'interno del programma nazionale;

   questi due progetti, fortemente sostenuti dalla regione Umbria, insieme al Lazio e alla Toscana, possono sicuramente assumere un ruolo significativo in ambito cicloturistico proprio a ragione delle implicazioni di carattere storico dei luoghi attraversati (Tevere, fiume della storia) e della destinazione finale (Roma);

   inoltre, entrambi i percorsi, oltre a essere strategici su scala nazionale costituiscono Tasse principale di importanti itinerari ciclistici regionali, come per esempio la ciclovia Assisi-Spoleto-Norcia o la ciclovia del Trasimeno –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative, per quanto di competenza e compatibilmente con le risorse disponibili, anche in previsione del prossimo assestamento di bilancio del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, al fine di completare i due tratti di ciclovie in parola o comunque prevedere di inserirle sin d'ora nel Piano nazionale, prevedendo finanziamenti utili ad avviare il progetto di fattibilità tecnico-economica, al fine di portare avanti la progettazione già in vigore, in attesa di una nuova implementazione delle risorse di piano nel prossimo futuro.
(5-00284)


   GALLINELLA e CIPRINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   Anas s.p.a. è il gestore della rete stradale ed autostradale italiana di interesse nazionale ed è una società per azioni il cui socio unico è il Ministero dell'economia e delle finanze, sottoposta al controllo ed alla vigilanza tecnica ed operativa del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;

   secondo quanto riportato da diverse fonti stampa, Anas s.p.a. avrebbe provveduto – tra il 2015 ed il 2016 – ad un rinnovo delle figure apicali conseguente al cambio di direzione (da Ciucci ad Armani) ed in particolare a 13 assunzioni di dirigenti avvenute, a giudizio degli interroganti, in aperto contrasto con le vigenti norme in materia di selezione del personale dipendente delle società partecipate di cui al decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 175, nonché con quanto previsto dalla determinazione dell'Anac n. 8 del 17 giugno 2015, recante «Linee Guida per l'attuazione della normativa in materia di prevenzione della corruzione e trasparenza da parte delle società e degli enti di diritto privato controllati e partecipati dalle pubbliche amministrazioni e degli enti pubblici economici»;

   più ancora nello specifico, in data 3 ottobre 2016, Anas s.p.a. ha assunto, con la qualifica di dirigente direzione affari istituzionali distaccato presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il signor Rocco Girlanda; nella sezione «Società trasparente», presente sul sito di Anas s.p.a., è possibile consultare, alla voce «personale-dirigenti», tutte le informazioni riguardanti la formazione accademica e l'esperienza professionale e lavorativa del signor Rocco Girlanda, compreso il trattamento retributivo per lo svolgimento dell'incarico assegnatogli, pari a 180.000,00 euro;

   dall'analisi del profilo professionale del signor Girlanda si evince, tra le altre cose, che quest'ultimo non risulta essere in possesso di un titolo universitario, condizione imprescindibile ai fini dell'attribuzione di mansioni di vertice di carattere dirigenziale all'interno di società sottoposte a controllo pubblico;

   inoltre l'articolo 19, comma 2, del sopra citato decreto legislativo n. 175 del 2016, prevede in maniera espressa che «Le società a controllo pubblico stabiliscono, con propri provvedimenti, criteri e modalità per il reclutamento del personale nel rispetto dei principi, anche di derivazione europea, di trasparenza, pubblicità e imparzialità» ed il successivo comma 4 della medesima norma stabilisce che «i contratti di lavoro stipulati in assenza dei provvedimenti o delle procedure di cui al comma 2, sono nulli»;

   con riferimento all'assunzione del signor Girlanda – così come delle altre 12 assunzioni avvenute con l'inizio della presidenza Armani – si evidenzia, infatti, come Anas s.p.a. non abbia provveduto ad attivare alcun iter di selezione né, altresì, a pubblicare alcun avviso di ricerca del personale per la posizione de quo, nella sostanziale mancata osservanza delle disposizioni di legge sopra richiamate –:

   se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e come intenda procedere, nell'ambito delle proprie competenze per assicurare il rispetto delle norme relative alla gestione del personale di cui al decreto legislativo n. 175 del 2016 e alle linee guida dell'Anac;

   se abbia autorizzato la presenza del signor Girlanda all'interno degli uffici del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e quali specifiche attività egli stia svolgendo;

   quale sia stata la spesa per la riorganizzazione di cui in premessa e quali siano stati i risultati ottenuti dall'Anas durante la nuova gestione.
(5-00291)

Interrogazioni a risposta scritta:


   TOCCAFONDI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   Ferrovie dello Stato italiane può contare sulla professionalità di 550 unità, tra dirigenti ed ingegneri della direzione tecnica nazionale situata in viale Lavagnini a Firenze;

   a meno di un anno dalla scadenza della locazione del palazzo di viale Lavagnini, dove lavorano 550 persone del gruppo di Ferrovie dello Stato italiane non risultano tuttora esserci ancora certezze sulla realizzazione della nuova sede e sui tempi e i modi del trasferimento, un ritardo che preoccupa i lavoratori e rischia di trasformarsi in costi pesantissimi per le ferrovie. Durante l'incontro del 18 maggio 2018 tra sindacati e dirigenza di Trenitalia Toscana, per fare il punto della situazione, su tutta la vicenda è calato il silenzio, dopo che i progetti erano ultimati da tempo e la gara per l'affidamento dei lavori alla fase finale terminato; infatti, non ci sono stati sviluppi e tutto sembra fermo;

   in viale Lavagnini hanno sede gli uffici della direzione tecnica, del trasporto regionale, di alcune strutture a staff di Trenitalia e della società Ferservizi;

   il contratto di locazione scade a giugno 2019 e per la nuova realizzazione ci vorrà tempo, risulta quindi più che concreta la possibilità di dover rimanere ancora in un ambiente non di proprietà, pagando circa 2,6 milioni di euro all'anno, con la possibilità di una clausola obbligatoria di un contratto per non meno di ulteriori 6 anni;

   la nuova sede dovrebbe sorgere nella zona del Romito, in un'area già di proprietà di Ferrovie dello Stato. Tutti i permessi sono stati rilasciati dagli enti preposti, comune e città metropolitana di Firenze, regione, Soprintendenza e genio civile, i finanziamenti necessari, per circa 17 milioni di euro, sono già stati deliberati da Trenitalia ed è stato fatto il bando di gara e individuata la società che dovrà realizzare i lavori della nuova palazzina;

   ci si chiede se Ferrovie dello Stato abbia nel frattempo cambiato idea e deciso diversamente in merito alla nuova palazzina e agli uffici sopracitati –:

   se trovi conferma la volontà della realizzazione della nuova sede della direzione tecnica nazionale di Ferrovie dello Stato italiane a Firenze e quale sia la tempistica della realizzazione, e se verrà confermata la centralità della direzione tecnica del gruppo Ferrovie dello Stato italiane e della sua sede storica.
(4-00861)


   FOTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nella seduta del 24 gennaio 2018 la Conferenza unificata – in base a quanto disposto dall'articolo 15-quater del decreto-legge 16 ottobre 2017 n. 148, convertito dalla legge 4 dicembre 2017 n. 172, concernente gli interventi di emergenza per infrastrutture stradali insistenti sul fiume Po, per la cui realizzazione è autorizzata la spesa fino a 35 milioni di euro per l'anno 2017 – sanciva l'intesa sullo schema di decreto al riguardo trasmesso dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti;

   nella Gazzetta Ufficiale n. 98 del 28 aprile 2018 veniva pubblicato il decreto 1° febbraio 2018 del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, avente ad oggetto «Interventi di emergenza per infrastrutture stradali insistenti sul fiume Po». Le risorse, per l'importo complessivo di euro 35 milioni, venivano assegnate, in conto competenza 2017, come indicato ai commi 2 e 3 dell'articolo 1 del predetto decreto. In particolare: 1) la somma di euro 12 milioni, destinata al finanziamento del 100 per cento del fabbisogno stimato degli interventi, in quanto in presenza di condizioni emergenzali, veniva assegnata in favore della provincia di Parma, quale soggetto attuatore dell'intervento Ponte Colorno-località Casalmaggiore (6 milioni di euro) e Ponte Verdi (6 milioni di euro); 2) la residua somma pari ad euro 23 milioni, veniva ripartita, in modo proporzionale rispetto al fabbisogno stimato, come segue: a) euro 3.785.635, a fronte di un fabbisogno stimato di euro 5 milioni, in favore della provincia di Reggio Emilia, quale soggetto attuatore dell'intervento Ponte Dosolo Guastalla; b) euro 7.571.270, a fronte di un fabbisogno stimato di euro 10 milioni, in favore della provincia di Piacenza, quale soggetto attuatore dell'intervento Ponte Castelvetro; c) euro 5.586.080, a fronte di un fabbisogno stimato di euro 7.378.000, in favore provincia di Pavia, quale soggetto attuatore dell'intervento Ponte Pieve Porto Morone; d) euro 1.514.255, a fronte di un fabbisogno stimato di euro 2 milioni, in favore della provincia di Pavia, quale soggetto attuatore dell'intervento Ponte della Becca; e) euro 2.801.370, a fronte di un fabbisogno stimato di euro 3.700.000, in favore della provincia di Pavia, quale soggetto attuatore dell'intervento Ponte della Gerola; f) euro 454.280, a fronte di un fabbisogno stimato di euro 600.000, in favore della provincia di Cuneo, quale soggetto attuatore dell'intervento Ponte Cardè; g) euro 1.287.110, a fronte di un fabbisogno stimato di euro 1.700.000, in favore della provincia di Vercelli, quale soggetto attuatore dell'intervento Ponte Trino Vercellese –:

   se risulti che gli organi di controllo abbiano provveduto alla registrazione del decreto in premessa evocato e se risulti sottoscritto, ai sensi dell'articolo 2, comma 4, del decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti del 1° febbraio 2018, – entro 20 giorni dalla sua registrazione presso gli organi di controllo nel caso in cui l'infrastruttura stradale appartenga a più province – un protocollo d'intesa, da trasmettere al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con il quale viene confermata una sola provincia quale soggetto attuatore, come segnalata dall'unione delle province con la citata nota protocollo n. 22 del 2018;

   se il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti sia a conoscenza della situazione di estremo disagio derivante dal confermato divieto di transito ai mezzi di trasporto con portata superiore alle 3,5 tonnellate sul ponte Pieve Porto Morone (località Pievetta, in comune di Castel San Giovanni, in provincia di Piacenza), giusta la pronuncia in tal senso assunta il 6 luglio 2018 dall'amministrazione provinciale di Pavia (titolare del ponte) in ragione dello stato di gravissimo degrado strutturale in cui lo stesso versa.
(4-00863)


   RAMPELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   desta preoccupazione tra gli addetti al settore delle imprese portuali, l'ordinanza del presidente dell'Autorità di sistema portuale di Civitavecchia, avvocato Francesco Maria Di Majo, che dal 15 settembre 2018 vieterebbe la movimentazione dei container della frutta alla banchina 23 e 24 del porto di Civitavecchia, di fatto estromettendo completamente dal mercato la Cfft Spa, che occupa circa 65 dipendenti;

   l'applicazione dell'ordinanza avrebbe effetti devastanti sul porto di Civitavecchia, distruggendone l'economia e colpendo duramente le imprese che, fino ad oggi, hanno investito e garantito occupazione (le vertenze Royal Bus, Port Mobility e Cfft costituiscono la prova più lampante, unitamente alla gestione del contenzioso con Total Erg, relativamente alle tariffe per lo scarico e movimentazione di idrocarburi nel porto di Civitavecchia, che espone l'Adsp di Civitavecchia al rischio di dissesto finanziario);

   in tal modo si arrecherebbe un grave danno ad una attività condotta fino ad oggi con grande professionalità e con investimenti milionari, a solo beneficio della Rtc, società concessionaria della banchina 25, che fino ad oggi ha disatteso gli impegni alla base della concessione ottenuta;

   Cfft è operativa nel solo scalo civitavecchiese, mentre Msc (proprietaria di (Rtc) è operativa su tutti i principali porti, non solo come vettore marittimo, ma anche come terminalista, agenzia marittima, trasportatore, agendo con interessi ed economia che non necessariamente curano l'interesse della già sofferente economia civitavecchiese;

   nel solo anno 2017, Cfft ha movimentato oltre 2000.000 tonnellate di frutta, divenendo il primo scalo del centro Italia nel settore ed uno dei primi a livello nazionale con la massima soddisfazione dei clienti e divenendo con successo Hub indiscusso per il traffico di frutta nel centro Italia;

   Cfft opera negli interessi del porto di Civitavecchia, affinché abbia pieno sviluppo e per favorire, con le proprie attività sia l'occupazione locale, che l'intero indotto dell'economia portuale da essa attivato (agenzie marittime, compagnia portuale, agenzie doganali e relativo indotto diretto/indiretto, attività per le locali istituzioni e autorità di controllo);

   ad oggi, Cfft è la realtà aziendale con maggior sviluppo occupazionale del porto, attirando il maggior numero di traffici commerciali ed investendo negli anni il maggior numero di capitali sul territorio, risultando essere una primaria risorsa economica per la collettività –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda attuare per garantire che la Cfft, azienda leader nel settore, possa proseguire il proprio lavoro, e se non ritenga opportuno attuare ogni utile iniziativa in grado di assicurare un piano regolatore portuale adeguato e aggiornato sulla base dello sviluppo portuale attuale e delle attività in essere sul territorio portuale.
(4-00868)


   MAZZETTI e SILLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, meglio noto come decreto «Spending review», l'Ufficio motorizzazione civile di Prato veniva accorpato a quello di Firenze, pertanto con circolare 4614/UMC.PO dell'11 dicembre 2012 veniva trasmessa dallo stesso ufficio alle autorità territoriali competenti la comunicazione di cessazione dell'attività a far data dal 31 dicembre 2012;

   nel corso degli anni le problematiche relative a tale decisione sono state segnalate numerose volte all'indirizzo del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Ancora il 20 marzo 2015 il quotidiano La Nazionale pubblicava che «I problemi maggiori ci sono per le prove di guida: il personale dell'Osmannoro non è sufficiente per soddisfare un bacino di utenti che abbraccia Firenze, Prato ed Empoli e i tempi si dilatano. In particolare la motorizzazione di Firenze garantisce ad ogni scuola guida di Prato una seduta da 6 allievi al mese: calcolando che ci sono autoscuole che hanno anche una trentina di candidati in attesa il conto è presto fatto. Una situazione esplosiva tanto che fino a poche settimane fa gli addetti ai lavori hanno cercato di arginare il problema, almeno in parte, avvalendosi di esaminatori provenienti da fuori provincia con inevitabili aggravi di costi e disagi»;

   il 16 marzo 2018 il quotidiano il Tirreno riportava che l'ufficio motorizzazione civile di Prato non sarebbe stato riaperto, come confermato dal Ministero dei trasporti in una lettera inviata nei giorni scorsi al prefetto, che, su sollecitazione del comitato provinciale Area Pratese, aveva chiesto il ripristino dell'ufficio presente in città fino al 2012;

   il diniego da parte del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ha allarmato ulteriormente l'Unasca, associazione di categoria delle autoscuole, che per voce del segretario nazionale Emilio Patella ha segnalato come ciò «potrebbe bloccare definitivamente il lavoro delle autoscuole e quindi le richieste che arrivano dai cittadini. Il problema fondamentale per la Motorizzazione di Prato era la carenza di personale – prosegue –, carenza che, però, oggi si abbatte anche sulla struttura di Firenze, che riesce a soddisfare meno del 40 per cento delle richieste di esame provenienti dalle scuole guida del territorio»;

   nel mese di luglio 2018 le condizioni di disagio estremo in cui versano i cittadini della provincia di Prato e ormai quelli di Firenze hanno condotto l'Unasca di Firenze e la Cooperativa autoscuole fiorentine (Cooaf) a sollecitare un intervento del Governo al fine di fronteggiare la carenza di personale dell'ufficio fiorentino e di garantire un servizio adeguato ai cittadini e alle imprese, che rispetti standard di qualità minimi –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto illustrato in premessa e quali iniziative urgenti intenda assumere per porre fine al disagio che da anni colpisce i cittadini e le autoscuole del territorio pratese e fiorentino, garantendo agli stessi un servizio con standard di qualità minimi.
(4-00871)


   DEIANA, ALBERTO MANCA e MARINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   si rileva l’iter dell'istanza per l'avvio delle procedure di Via ai sensi dell'articolo 216, comma 27, del decreto legislativo n. 50 del 2016 e degli articoli 165, 183 del decreto legislativo n. 163 del 2006, integrata ai sensi dell'articolo 10, comma 3, del decreto legislativo n. 152 del 2006 con la procedura di valutazione di incidenza di cui all'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, di verifica preventiva dell'interesse archeologico, approvazione del PUT ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 120 del 2017 e successive modifiche ed integrazioni, nonché per l'approvazione del progetto definitivo, localizzazione urbanistica, dichiarazione di pubblica utilità ed assegnazione dei fondi necessari ai sensi del decreto legislativo n. 163 del 2006 e successive modifiche ed integrazioni e della legge n. 164 del 2014 della strada statale n. 291 «della Nurra» – Lavori di costruzione del 1° lotto da Alghero ad Olmedo, in località bivio cantoniera di Rudas (completamento collegamento Alghero-Sassari) e del 4° lotto tra bivio Olmedo e aeroporto di Alghero-Fertilia;

   il progetto, di importanza strategica nel sistema viario regionale e per lo sviluppo socio economico del Nord Sardegna, risulta bloccato, proprio quando manca da realizzare, solo il tratto relativo ai lotti 1 e 4;

   per la realizzazione del lotto 1, dopo il reperimento delle coperture finanziarie stanziate tra 2014 e 2015 da Governo, Ras e Anas, la stessa Anas ha riavviato, nel 2015, il procedimento autorizzativo e approvativo del progetto definitivo. Nell'ambito della reiterata procedura di Via per il lotto 1, avviata in data 17 luglio 2015, gli assessorati regionali competenti e le Soprintendenze regionali del Ministero dei beni e delle attività culturali diedero parere favorevole. Il Ministero per i beni e le attività culturali, e la Commissione tecnica di Via del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, espressero parere negativo, motivando l'intervento eccessivo riguaro l'impatto ambientale e paesaggistico, rilevando una variazione delle caratteristiche nell'intervento rispetto all'opera oggetto di Via nel 2003 (progetto complessivo sottoposto con esito favorevole alla procedura di Via presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (decreto n. 304 del 2003) e approvato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che dichiarò la compatibilità urbanistica (provv. nn. 8176/03 e 12655/05) e valutando il lotto 1 come «nuova» opera viaria extraurbana a quattro corsie ricompresa nella fascia costiera di 2 chilometri dal mare, in contrasto con il Piano paesaggistico regionale (Ppr) adottato nel 2006. In base a quanto emerso in sede di Via e dalla conferenza dei servizi, il Cipe, su istanza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, nella riunione del 1° maggio 2016 ha previsto una nuova istruttoria sul progetto, prescrivendo il ricorso a soluzioni progettuali meno impattanti, dal punto di vista ambientale, ma con il mantenimento, per il lotto 1, delle stesse caratteristiche geometriche dei lotti 2 e 3 già realizzati;

   su tali osservazioni, l'Anas avrebbe adeguato il progetto, presentando l'8 marzo 2018 istanza per il riavvio della procedura di Via, nell'ambito della quale gli assessorati delle Ras ai lavori pubblici, con nt. 15957/18, e enti locali, finanze e urbanistica con nt. 17768/18, hanno espresso parere favorevole, evidenziando il recepimento delle prescrizioni del Cipe, il superamento delle criticità precedentemente rilevate, dato che il lotto 1 non è «nuova» opera nella fascia costiera, risulta essere un segmento di un intervento che era stato già progettato e approvato nel 2003 quindi prima dell'entrata in vigore del piano paesaggistico regionale. Ad oggi, non risulta che il Ministero dei beni e delle attività culturali e la commissione tecnica di Valutazione di impatto ambientale, abbiano rimodulato la propria posizione assunta nel 2015 tenendo, così, di fatto, bloccato un progetto di vitale importanza –:

   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, non intendano fornire precisazioni riguardanti lo status dell’iter relativo all'istanza in questione.
(4-00872)

INTERNO

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro della difesa, per sapere – premesso che:

   il 16 luglio 2018, alle ore 12.42, le navi Open Arms e Astral, impegnate in una missione di «Save and Rescue», hanno intercettato una comunicazione tra il mercantile Triades e la Guardia costiera libica in cui quest'ultima segnala la posizione di un gommone in difficoltà con migranti a bordo non lontana dal mercantile;

   secondo il Comandante della Astral, dalle comunicazioni successive, sarebbe emerso che la posizione del gommone sia stata fornita dalla Guardia costiera italiana;

   il primo firmatario del presente atto di sindacato ispettivo, che si trovava a bordo della Astral vicino all'area di comando dell'imbarcazione, ha potuto assistere a tutte le comunicazioni avvenute in quelle ore;

   per 10 ore il mercantile Triades è rimasto in prossimità del gommone, chiedendo, istruzioni alla Guardia costiera libica;

   alle ore 20.39, la Guardia costiera libica suggerisce al comandante del Triades di contattare la motovedetta Ras-al Jadr, che non risponderà alle chiamate;

   in seguito la Guardia costiera libica autorizza il mercantile a proseguire verso Misurata in quanto di lì a poco sarebbe arrivato un loro mezzo ad effettuare il soccorso. Da quel momento non vi è stata più alcuna comunicazione;

   le navi della ong si sono dirette verso l'ultima posizione segnalata dal mercantile Triades per accertarsi che il gommone non si trovasse ancora in difficoltà;

   alle ore 7.20 del 17 luglio 2018, Open Arms e Astral ritrovano i resti di un gommone alle coordinate 34°31'N 014°02'E. Il relitto galleggiava leggermente immerso. A bordo tre corpi abbandonati, due donne e un bambino;

   una delle donne, ancora viva, è stata recuperata dai soccorritori, insieme agli altri due corpi ormai senza vita;

   terminate le operazioni di recupero, alle ore 9.18 il comandante della Open Arms ha avvisato il Maritime rescue coordination centre (Mrcc) spagnolo in quanto Stato di bandiera della nave per chiedere istruzioni sul da farsi;

   su indicazione dell'Mrcc spagnolo, il comandante della Open Arms contattava l'Mrcc italiano e quello maltese, chiedendo di farsi carico del coordinamento delle operazioni di salvataggio;

   contestualmente, la guardia costiera libica annunciava l'avvenuto soccorso di un gommone al largo delle coste libiche, con il salvataggio di 158 persone cui era stata prestata assistenza medica e umanitaria nel «campo profughi» di Khoms;

   a quel punto, Open Arms ha reso pubblica la notizia del ritrovamento del gommone affondato, della superstite e dei corpi senza vita, chiedendo al Governo italiano di farsi carico del soccorso;

   il Ministro dell'interno Salvini ha replicato che la versione dei fatti riportata dalla ong e dal deputato fosse falsa e che una testimonianza indipendente avrebbe smentito la notizia rappresentata da Open Arms e dal primo firmatario del presente atto, riferendosi probabilmente alla versione della giornalista, Nadjia Kreinwald, a bordo della motovedetta libica che avrebbe effettuato il salvataggio. La giornalista ha prima confermato che in acqua non sarebbe rimasto più nessuno, salvo poi riferire che il capitano libico dell'imbarcazione le avrebbe parlato di altra missione della guardia costiera libica, avvenuta un paio di ore prima;

   la giornalista, contattata dal primo firmatario del presente atto, ha confermato la circostanza riferitagli e che l'operazione a cui aveva partecipato era partita da Tripoli e ivi ritornata;

   il comandante della Guardia costiera libica di Misurata, Tofag Scare (o Tawfik Skeeb come sembrerebbe), in un'intervista, ha confermato un secondo intervento al largo di Khoms in cui sarebbero stati lasciati a bordo i cadaveri di una donna e un bambino perché non c'era alcun motivo di recuperarli, sostenendo che nessuna altra persona era a bordo;

   questa versione darebbe ragione alla ricostruzione della Open Arms e del primo firmatario del presente atto, confermando l'esistenza di un secondo intervento, nonostante l'affermazione del comandante della guardia costiera libica che l'aver abbandonato in acqua delle persone vive costituirebbe una bugia e una propaganda contro la Guardia costiera libica;

   il Governo italiano non risulterebbe aver fornito prove che smentirebbero tale versione, né i tracciati delle imbarcazioni che sono transitate in quel tratto di mare nella notte tra il 16 ed il 17 luglio 2018;

   siti di informazione riportano la notizia che la nave Caprera della Marina militare italiana, fornendo supporto tecnico logistico alla Marina e alla Guardia costiera libica, in realtà sia coinvolta nella gestione del JRCC libico;

   tale circostanza rappresenterebbe un coinvolgimento della Marina militare italiana nelle operazioni di soccorso libiche che si configurerebbero come respingimenti collettivi, vietati dal diritto internazionale –:

   se il Ministro dell'interno intenda chiarire sulla base di quali elementi e di quale prova ha dichiarato che la notizia diffusa dalla Open Arms fosse falsa;

   quale sarebbe la «fonte terza» a cui si riferiva il Ministro dell'interno quando sosteneva di avere delle prove per confutare la tesi della Open Arms e del primo firmatario del seguente atto;

   se il Governo abbia sentito direttamente o indirettamente le autorità libiche nelle ore successive al ritrovamento sopra richiamato;

   per quali motivi ci siano volute oltre 10 ore per individuare un porto di sbarco e sulla base di quali motivazioni sia stato individuato come porto di sbarco Catania;

   se sia stato accertato che la Guardia costiera italiana abbia ricevuto una chiamata dal gommone in difficoltà;

   se corrispondano al vero le dichiarazioni del comandante della nave Astral, il quale ha affermato di avere ascoltato, nelle comunicazioni via radio tra il mercantile Triades e la Guardia costiera libica, che la posizione del gommone fosse stata fornita dalla Guardia costiera italiana;

   se, durante le 10 ore di comunicazioni tra il Triades e la Guardia costiera libica, la Guardia costiera italiana fosse a conoscenza della situazione e perché non abbia emanato alcun avviso;

   se il Governo sia in possesso dei dati relativi alle imbarcazioni transitate nella zona, nella notte tra il 16 ed il 17 luglio 2018, o intenda reperirli tramite la Guardia costiera o la Marina militare e se non ritenga che questi dati debbano essere resi pubblici per permettere di individuare esattamente i responsabili di questa tragedia;

   quali siano nel dettaglio le attività che svolge la nave Caprera nel porto di Tripoli e se tra queste rientri il coordinamento delle attività di soccorso della Guardia costiera libica.
(2-00063) «Palazzotto, Fornaro, Bersani, Boldrini, Conte, Epifani, Fassina, Fratoianni, Muroni, Occhionero, Pastorino, Rostan, Speranza, Stumpo».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   con la legge 6 ottobre 2017, n. 158, sono state definite misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni e disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici dei medesimi comuni con l'obiettivo di favorire la qualità e l'efficienza dei servizi essenziali, con particolare riguardo agli ambiti dell'ambiente, della protezione civile, dell'istruzione, della sanità, dei servizi socio-assistenziali, dei trasporti, della viabilità e dei servizi postali, al fine di contrastarne lo spopolamento e di incentivare l'afflusso turistico e la tutela e la valorizzazione del loro patrimonio naturale, rurale, storico-culturale e architettonico;

   la legge sancisce, inoltre, che l'insediamento nei piccoli comuni costituisce una risorsa a presidio del territorio, soprattutto per le attività di contrasto del dissesto idrogeologico e per le attività di piccola e diffusa manutenzione e tutela dei beni comuni;

   a tal fine, la legge ha previsto che, entro centoventi giorni dalla sua data di entrata in vigore, ossia entro il 17 marzo 2018, con decreto interministeriale fossero indicati i parametri necessari per la determinazione delle tipologie di piccoli comuni (il cui elenco avrebbe dovuto essere poi individuato mediante decreto del Presidente del Consiglio dei ministri da adottare nei successivi sessanta giorni) che possono accedere alle risorse del fondo per lo sviluppo strutturale, economico e sociale dei piccoli comuni destinato al finanziamento di investimenti per l'ambiente e i beni culturali, la mitigazione del rischio idrogeologico, la salvaguardia e la riqualificazione urbana dei centri storici, la messa in sicurezza delle infrastrutture stradali e degli istituti scolastici, lo sviluppo economico e sociale, l'insediamento di nuove attività produttive –:

   quali siano le motivazioni che ad oggi hanno impedito l'adozione del decreto interministeriale di cui al comma 4 dell'articolo 1 della legge 6 ottobre 2017, n. 158, e se il Ministro interpellato intenda individuare con urgenza le citate tipologie di piccoli comuni per la piena applicazione di una legge attesa da molti anni.
(2-00067) «Enrico Borghi, Morani».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MAGI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'accordo che istituisce lo «European Union emergency trust fund for stability and addressing root causes of irregular migration and displaced persons in Africa» cosiddetto Trust Fund) è stato approvato nel novembre del 2015 a La Valletta;

   il 28 luglio 2017, in un comunicato stampa della Commissione europea si dichiarava che «il fondo fiduciario dell'UE per l'Africa ha adottato un Programma “Support to integrated border and migration management in Libya” (da qui in poi “Action Fiche”) del valore di 46 milioni di euro volto a consolidare le capacità delle autorità libiche di gestire in maniera integrata la migrazione e le frontiere (...) Il programma sarà attuato dal Ministero dell'interno italiano e cofinanziato dall'Italia»;

   l'allocazione delle risorse al Ministero dell'interno è prevista al paragrafo 4.3 del programma d'azione, Annex IV del Constitutive Agreement, di cui al punto 1), il quale prevede che l'azione sarà implementata tramite gestione indiretta da parte del Ministero degli interni italiano – Dipartimento di Pubblica Sicurezza, ai sensi dell'articolo 58(5) del Regolamento dell'Unione europea n. 966 del 2012;

   tale articolo prevede che «le entità e le persone delegate conformemente al paragrafo 1, lettera c), provvedono, a norma dell'articolo 35, paragrafo 2, del presente articolo, a una corretta pubblicazione annuale a posteriori delle informazioni sui destinatari» (ovvero l'Italia) e che la Commissione sia informata delle misure adottate;

   l’Action Fiche è suddiviso in quattro attività, di cui:

    a) la prima – per la quale sono stati stanziati euro 20.770.00, così come specificato al punto 4.4 dello stesso – prevede, tra le altre, attività di training sia tecnico-operativo sia nozionistico, oltre alla fornitura di gommoni e altri mezzi di trasporto, comunicazione ed equipaggiamento;

    b) la seconda – per la quale sono stati stanziati euro 5.850.00 – prevede la creazione dell’Interagency National Coordination Centre + Maritime Rescue Coordination Centre al fine di facilitare le attività di controllo oltre ad assicurare efficienza alla SAR;

    c) la terza – per la quale sono stati stanziati 708.487,28 euro oltre a 1.844.816,72 euro dall’Internal Security Fund – prevede operazioni di assistenza affinché la Libia stabilisca la propria zona SAR;

    d) la quarta – per la quale sono stati stanziati 11.590.000 euro – prevede l'avvio di un progetto per migliorare la sorveglianza dei confini sud libici da parte del Land Border Guards;

   tale programma d'azione, così come previsto dal paragrafo 4.2, non proseguirà oltre il 31 dicembre 2020 –:

   in merito all'attività n. 1, quale sia il numero dei soggetti destinatari, quali siano i tempi di avvio e i periodi della formazione svolti e da svolgere, i programmi adottati, i corpi italiani coinvolti, i mezzi messi a disposizione dal nostro Paese; e se, una volta terminata tale addestramento, seguirà un monitoraggio delle future attività delle forze libiche al fine di verificarne l'effettività; sia in riferimento al training che in relazione ai mezzi di comunicazione, trasporto o equipaggiamento, se siano già state spese o stanziate delle risorse e, in caso affermativo in che misura e con quale destinazione;

   in merito alle attività n. 2 e 3, con quali metodologie il Governo abbia intenzione di raggiungere i risultati prescritti, ovvero lo stabilimento e la conseguente messa in efficienza della zona «SAR» libica, e se le attività a tal fine previste siano già state messe in atto e a che punto siano;

   in merito all'attività n. 4, quali iniziative siano già state adottate e quali stanziamenti impegnati al fine di effettuare l’«assessment» e conseguente «progetto pilota» lungo i confini sud libici;

   per tutte le attività, quali protocolli, delibere, decreti, verbali o altri provvedimenti siano stai già emessi, e se intendano renderli disponibili.
(5-00292)

Interrogazione a risposta scritta:


   FASANO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

  in data 25 luglio 2018, nella zona industriale di Pascarola, frazione di Caivano (Napoli), si è sviluppato un incendio di enormi dimensioni nel piazzale della «Di Gennaro spa», un sito di raccolta di rifiuti da riciclare;

   secondo una prima ricostruzione, l'incendio si è sviluppato nella zona di stoccaggio che conteneva tra le seimila e le diecimila tonnellate di plastica. Le fiamme hanno generato un'altissima colonna di fumo nero, visibile anche a chilometri di distanza. Uno degli operai ha accusato un malore per un principio d'intossicazione;

   da alcuni organi d'informazione si apprende che gli inquirenti sospettano che la matrice del rogo possa essere di origine dolosa;

   lo scorso 1o luglio 2018 un altro incendio ha interessato l'azienda Ecologia Bruscino a San Vitaliano (Napoli) e analoghi episodi hanno riguardato anche la Nappi Sud (25 giugno 2018) e lo Stir (10 luglio 2018), entrambe aziende ubicate sul territorio di Battipaglia (Salerno) e attive nel settore dei rifiuti;

   in più circostanze sono state accertate le infiltrazioni della criminalità organizzata nel settore dei rifiuti;

   si segnala inoltre che, da giorni, anche a causa dei lavori di manutenzione che hanno interessato il termovalorizzatore di Acerra (Napoli), si verificano rallentamenti nel conferimento dei rifiuti all'interno dello Stir di Battipaglia (Salerno), il che comporta gravi conseguenze nella raccolta rifiuti dei 158 comuni del Salernitano, determinando il rischio di una pesante emergenza ecologica-ambientale –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare, data la grande preoccupazione che gli episodi hanno generato tra i cittadini campani;

   quali iniziative urgenti intendano assumere affinché sia incrementata la soglia di sicurezza dei cittadini campani e garantita la loro incolumità al cospetto di «bombe ecologiche» che mettono a repentaglio la loro salute;

   come il Governo intenda gestire la grave emergenza rifiuti che sta interessando l'intera regione Campania.
(4-00862)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta scritta:


   CARBONARO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per i beni e le attività culturali. — Per sapere – premesso che:

   la normativa nazionale prevede una serie di disposizioni di rango primario, al fine di favorire il superamento e l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati, pubblici e privati, aperti al pubblico. Tali disposizioni hanno demandato la disciplina di attuazione a norme di rango secondario, che attualmente regolano anche con una serie di prescrizioni tecniche la materia dell'abbattimento delle barriere architettoniche;

   relativamente alle disposizioni di rango primario, si ricordano in particolare gli articoli da 77 ad 82 del decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001 (Testo unico in materia edilizia), volti a favorire il superamento e l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati, pubblici e privati aperti al pubblico. Nei citati articoli sono confluiti, in particolare, gli articoli da 1 a 3, 6 e 8 della legge n. 13 del 1989 (che ha dettato disposizioni per favorire il superamento e l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati) e l'articolo 24 della legge n. 104 del 1992 (che ha disposto in materia di opere edilizie riguardanti edifici pubblici e privati aperti al pubblico);

   con riferimento agli edifici scolastici, specifiche previsioni vengono dettate per edifici a più piani non dotati di ascensori, che devono necessariamente disporre di aule al pianterreno raggiungibili mediante un percorso continuo orizzontale o raccordato con rampe (articolo 23 del decreto del Presidente della Repubblica n. 503 del 1996);

   tutte le opere realizzate negli edifici pubblici e privati aperti al pubblico in difformità dalle disposizioni vigenti in materia di accessibilità e di eliminazione delle barriere architettoniche, nelle quali le difformità siano tali da rendere impossibile l'utilizzazione dell'opera da parte delle persone disabili, sono dichiarate inagibili (articolo 82, comma 6, del Testo unico in materia edilizia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001);

   il Conservatorio di musica «Giovan Battista Martini» di Bologna, ad oggi, risulta sprovvisto di idonee strutture per l'accesso delle persone disabili ai locali dell'istituto;

   in data 14 giugno 2017, la direzione del Conservatorio ha provveduto a presentare un progetto di adeguamento delle strutture in conformità alle prescrizioni della Sovrintendenza competente, ottenendone l'approvazione;

   a quanto si apprende dalla stampa (Il Resto del Carlino – 27 ottobre 2017, pagina 19), il progetto risulta cantierabile, ma in attesa dell'emanazione del decreto attuativo del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per la concessione del finanziamento –:

   quale sia lo stato di avanzamento della procedura di emanazione del suddetto decreto attuativo;

   se il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca non intenda provvedere, quanto prima, all'emanazione del suddetto decreto attuativo per porre finalmente fine all'annosa vicenda riportata in premessa.
(4-00864)


   NITTI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   in merito al potenziamento dell'offerta formativa, ai sensi della legge n. 508 del 1999 e dal successivo decreto del Presidente della Repubblica n. 132 del 2003 gli istituti Afam, su indicazione del proprio consiglio accademico e mantenendo inalterata la spesa – possono ridefinire il proprio organico, ovvero, possono convertire un insegnamento in un altro. Tali variazioni sono soggette a precise regole che la direzione generale trasmette annualmente alle istituzioni, prevedendo la percentuale di cattedre convertibili, la necessità di allegare dati oggettivi a sostegno delle proposte di modificazione degli organici – per dimostrare la carenza di studenti nell'insegnamento che si intende convenire – e le debite motivazioni;

   l'articolo 7, comma 6, lettera d), del decreto del Presidente della Repubblica n. 132 del 2003 dispone che è il consiglio di amministrazione a definire «l'organico del personale docente per le attività didattiche e di ricerca, nonché del personale non docente»; il comma 7 del medesimo articolo dispone che «la definizione dell'organico del personale di cui al comma 6, lettera d), è approvata dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze e con il Ministro per la funzione pubblica», implicando che sulle delibere di conversione trasmesse dalle istituzioni per l'ottenimento di approvazione, dovrebbero essere operate valutazioni e controlli ai sensi della nota del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca n. 5015 del 16 aprile 2018;

   molte delle variazioni di organico proposte dalle istituzioni Afam per l'anno accademico 2018/2019, non rispettano i sopracitati criteri contenuti nelle note della direzione generale;

   l'operato di diverse istituzioni appare, dunque, in contrasto con il piano assunzionale previsto dagli articoli 653, 654, 655 della legge n. 205 del 2017 per il superamento del precariato in Afam, dal momento che se i posti scompaiono o vengono resi indisponibili, è evidente che non sarà possibile rispettare i tempi dettati dalla legge di bilancio con il conseguente protrarsi del contenzioso sull'abuso dei contratti a termine. Non è chiaro se l'indisponibilità di una cattedra, ovvero la disponibilità della stessa al solo tempo determinato, prevista dalla nota del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca n. 5015 del 16 aprile 2018, possa intendersi come «definizione di organico» o se tali indisponibilità divengano strumento per eludere il corretto scorrimento delle Gae per pilotare a piacimento il flusso del personale in entrata;

   il Ccnl Afam, all'articolo 97, prevede che siano oggetto di nuova discussione riforme della mobilità del personale, attualmente basate su graduatorie nazionali costituite per anzianità di servizio e titoli di studio, cui si vorrebbe inserire una discrezionalità degli istituti, basata su una valutazione artistico-professionale e sulla richiesta di formazione per ciascun insegnamento, creando una sorta di modello per «chiamata diretta», dove gli istituti possono non mettere i posti vacanti in mobilità, bloccarli o metterli a concorso, o anche prevedere la mobilità del personale solo dopo le procedure di immissione in ruolo, tenendo così bloccati i docenti distanti dalla propria residenza –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative per stabilire un corretto impiego delle variazioni di organico fino al completamento del piano assunzionale a partire dal corrente anno accademico se intenda intervenire per sbloccare i posti attualmente resi indisponibili, ovvero resi disponibili al solo tempo determinato a partire dal corrente anno accademico, nel rispetto dei tempi previsti dalla legge n. 205 del 2017;

   se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative tempestive volte ad intervenire sulle regole recanti le procedure di mobilità del personale per prevedere una fase transitoria a garanzia della possibilità dei docenti di ottenere un'assegnazione ad una ragionevole distanza dalla propria residenza d'origine, per ridurre i disagi economici e professionali reiterati da decenni di precariato.
(4-00870)


   NOVELLI, VERSACE, PETTARIN, RUFFINO, CASSINELLI, MARIN, CRISTINA, PELLA, BARTOLOZZI, SACCANI JOTTI, MUGNAI, BATTILOCCHIO, TARTAGLIONE, D'ATTIS, MARROCCO, BAGNASCO, GIACOMETTO, MULÈ, FIORINI, MARIA TRIPODI, MANDELLI, SOZZANI, FITZGERALD NISSOLI, ZANELLA, MILANATO, ZANETTIN, RIPANI e SPENA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   tra gli otto schemi di decreti legislativi approvati il 14 gennaio 2017 dal Consiglio dei ministri, vino (Atto di Governo n. 380) riguardava «l'istituzione del Sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino a sei anni»;

   lo schema di decreto nasceva dall'esigenza di garantire, sin dalla nascita, pari opportunità di educazione e di istruzione, di cura, di relazione e di gioco a tutte le bambine e a tutti i bambini;

   lo schema di decreto legislativo era finalizzato all'attuazione della delega al Governo ai sensi dell'articolo 1, commi 180, 181, lettera e), e 182 della legge n. 107 del 2015, per l'istituzione del Sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino a sei anni;

   successivamente, il decreto legislativo in questione è stato adottato: si tratta del decreto legislativo n. 65 del 2017;

   detto sistema integrato, è costituito dai servizi educativi per l'infanzia e dalle scuole dell'infanzia, al fine di garantire ai bambini e alle bambine pari opportunità di educazione, istruzione, cura, relazione e gioco, e per la conciliazione tra tempi di vita, di cura e di lavoro dei genitori, della promozione della qualità dell'offerta educativa e della continuità tra i vari servizi educativi e scolastici. Si prevede che il nuovo sistema integrato avvenga attraverso la definizione dei fabbisogni standard delle prestazioni della scuola dell'infanzia e dei servizi educativi per l'infanzia;

   l'attuale situazione del nostro Paese, mostra come sia sempre più indispensabile rafforzare il ruolo pubblico per quello che riguarda i servizi educativi e scolastici per l'infanzia, e questo è ancora di più necessario in una perdurante fase di crisi economica e sociale;

   uno dei problemi strutturali dell'Italia è, infatti, l'evidente carenza di strutture per l'infanzia e di asili nido comunali, e un quadro avvilente in fatto di welfare, con alti costi e forti disparità nell'offerta tra le diverse aree del Paese. Il dato di fondo resta sempre l'enorme scarto esistente tra le esigenze dei bambini e delle bambine, dei genitori e la reale possibilità di soddisfare tali esigenze;

   per raggiungere lo standard europeo, fissato dalla strategia di Lisbona che prevedeva una copertura pari al 33 per cento entro il 2010, il nostro Paese dovrebbe creare ulteriori 1.700 nidi e scuole dell'infanzia;

   come è stato mostrato in uno studio di recente pubblicazione sull'argomento, gli utenti dei nidi pubblici hanno raggiunto il 12-14 per cento in media negli ultimi anni, ma se nelle aree del Nord si supera anche il 25 per cento, ecco che regioni come Puglia, Calabria, Sicilia e Campania non raggiungono nemmeno l'obiettivo minimo di una copertura del 6 per cento. Questa forte disparità riflette anche le differenze di sviluppo territoriale e al contempo può esserne una causa;

   lo schema di decreto in esame, non sembra fornire risposte adeguate; le risorse finanziarie sono poche, e manca un obiettivo temporale definito entro il quale completare il Sistema integrato di educazione e di istruzione 0-6 anni, la realizzazione del Sistema integrato viene di fatto subordinato a una progressività delle risorse finanziarie e umane disponibili;

   gli studi più recenti dimostrano infatti che, in fatto di sviluppo cognitivo, ma anche di capacità relazionali e di concentrazione, gli investimenti nei primissimi anni di vita di un bambino, cioè dalla nascita fino ai tre anni di vita, hanno il rendimento più alto e costano molto meno rispetto a interventi in altre fasce di età –:

   se i Ministri interrogati non ritengano opportuno promuovere iniziative normative al fine di raggiungere lo standard europeo pari al 33 per cento di coperture dei posti negli asili nido;

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano assumere per garantire ad ogni bambino uguali possibilità di sviluppo psicofisico e sociale.
(4-00873)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI, FORESTALI E TURISMO

Interrogazione a risposta orale:


   INCERTI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   la tutela delle risorse idriche è una delle maggiori sfide dell'agricoltura per la realizzazione di uno sviluppo di aree agricole sempre più sostenibili, volte al perseguimento di un maggiore grado di efficienza nella gestione della risorsa, anche in riferimento ai mutamenti climatici in atto;

   la concentrazione delle precipitazioni, infatti, e la modifica delle temperature medie rendono ancora più centrale il ruolo dell'acqua in agricoltura, soprattutto in un territorio come quello italiano dove la pratica irrigua, dal prelievo alla distribuzione in campo, è fondamentale per le produzioni agricole italiane;

   la tutela delle risorse idriche, per queste ragioni, è indicata, nella programmazione per lo sviluppo rurale 2014-2020, come una tra le maggiori sfide da affrontare per uno sviluppo sostenibile e competitivo insieme all'introduzione di pratiche innovative ed efficienti nell'uso dell'acqua in agricoltura;

   a supporto delle innovazioni per l'agricoltura irrigua e la lotta al cambiamento climatico il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo ha intrapreso in questi anni molteplici azioni e, in particolare, significativi sono stati i finanziamenti per l'efficientamento degli investimenti irrigui:

   il Programma di sviluppo rurale nazionale (Psrn) che ha previsto una dotazione finanziaria di euro 291.000.000,00 per interventi sulle infrastrutture irrigue a carattere collettivo ed interaziendale realizzati da enti irrigui;

   il piano irriguo nazionale (Pin), finanziato dalle delibere CIPE 74/2005 (legge 350/2003) e CIPE 92/2010 (legge 244/2007), ha l'obiettivo di realizzare e modernizzare i sistemi di irrigazione esistenti in aree vaste, insieme alla creazione di grandi bacini idrici e a difendere i territori da eventi meteorologici estremi. Negli anni sono state realizzate circa l'80 per cento delle opere previste dal «Piano» (in particolare, l'86 per cento al Centro Nord e il 73 per cento al Centro Sud) per un importo complessivo erogato pari a 1.095 milioni di euro;

   il Fondo di sviluppo e coesione (Fsc), finanziato dalla delibera CIPE n. 25 del 10 agosto 2016, con una dotazione finanziaria iniziale di 295 milioni di euro per interventi nel campo delle infrastrutture irrigue, bonifica, idraulica, difesa dalle esondazioni, bacini di accumulo e programmi collegati di assistenza tecnica e consulenza; e poi dalla delibera CIPE del 28 febbraio 2018 con l'approvazione dell'addendum al Piano operativo «Agricoltura» del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo e l'assegnazione di ulteriori risorse pari a 12,6 milioni di euro. Il Fondo di sviluppo e coesione finanzia interventi per la riduzione e il contenimento della desertificazione e per la salvaguardia degli ecosistemi, l'adattamento ai cambiamenti climatici nelle aree agricole a rischio di inondazioni, il miglioramento della qualità e della quantità dei corpi idrici superficiali e sotterranei;

   la legge di bilancio per il 2018 che ha fortemente coinvolto il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali per promuovere misure normative e coordinare le azioni a sostegno delle regioni e delle altre pubbliche amministrazioni in relazione ai progetti che riguardano le grandi reti di distribuzione idrica, le dighe multiuso, gli interventi urgenti di manutenzione straordinaria, le problematiche relative agli aspetti di protezione del suolo, prevenzione da dissesto idrogeologico e sismico;

   negli anni, quindi, il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha previsto per gli interventi di ammodernamento del sistema irriguo nazionale e di tutela dell'acqua un'importante quantità di risorse, insieme agli strumenti normativi utili ad accompagnare la realizzazione degli investimenti –:

   se il Governo intenda fornire elementi sullo stato d'avanzamento del Piano operativo «Agricoltura»;

   se il Governo intenda assumere iniziative per accelerare l'attuazione del Piano irriguo nazionale (Pin) e del Piano nazionale invasi;

   se intenda assumere iniziative per rafforzare la dotazione finanziaria del Piano irriguo nazionale.
(3-00119)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIII Commissione:


   PARENTELA, CADEDDU, CASSESE, CILLIS, CIMINO, CUNIAL, DEL SESTO, GAGNARLI, GALLINELLA, L'ABBATE, LOMBARDO, MAGLIONE, ALBERTO MANCA, MARAIA, MARZANA e PIGNATONE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   con decreto 22 luglio 2015 del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali è stato istituito, presso il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, il registro unico dei controlli ispettivi sulle imprese agricole, in attuazione di quanto disposto dal decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91, convertito con modificazioni dalla legge 11 agosto 2014, n. 116;

   il suddetto registro è stato istituito al fine di evitare duplicazioni e sovrapposizioni nei procedimenti di controllo rivolti alle aziende agricole, nell'intento di recare meno intralcio possibile all'attività di impresa;

   nel registro affluiscono i dati concernenti i controlli effettuati da parte di organi di polizia e dai competenti organi di vigilanza e di controllo, nonché degli organismi pagatori e da organismi privati autorizzati;

   con l'obiettivo di razionalizzare tutta l'attività ispettiva e di controllo, i dati concernenti i controlli svolti sono trasmessi in via telematica e rendicontati annualmente anche ai fini della riprogrammazione ed eventuale aggiornamento secondo quanto disposto dal regolamento (CE) 882/2004 in materia di principi per l'elaborazione dei piani di controllo nazionali pluriennali;

   anche a fronte del generalizzato apprezzamento da parte delle imprese in merito alla istituzione e funzionamento del registro, considerata l'avvenuta razionalizzazione e semplificazione delle attività controllo, nonché il conseguente risparmio di spesa, sarebbe utile includere nel registro unico anche le imprese agroalimentari –:

   in considerazione della tipologia e della quantità dei dati inseriti nel registro, di cui in premessa, al momento in cui è diventato operativo, se il Ministro interrogato non ritenga opportuno estenderlo alle imprese agroalimentari, sul presupposto che tale sistema faciliti realmente il coordinamento tra gli organi di controllo, condizione indispensabile per evitare duplicazioni e sovrapposizioni nelle verifiche a vantaggio dell'attività di impresa.
(5-00276)


   FORNARO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto denunciato dall'associazione «Terra!», Eurospin avrebbe acquisito 20 milioni di bottiglie di passata di pomodoro a 31,5 centesimi di euro l'una, prezzo ritenuto insostenibile da molti produttori e trasformatori, tramite un'asta on line a doppio ribasso che consiste nell'assegnare il contratto di fornitura all'azienda che offre il prezzo inferiore dopo due gare, in cui la base d'asta della seconda è il prezzo minore raggiunto durante la prima,;

   secondo l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, in Italia la Grande distribuzione organizzata (Gdo) catalizza il 72 per cento degli acquisti alimentari, occupando una posizione di potere nei confronti degli altri comparti, come l'industria e l'agricoltura;

   con la campagna «#ASTEnetevi, Terra!», Flai Cgil e l'associazione «daSud» avevano ottenuto un Protocollo contro le aste al doppio ribasso e la trasparenza di filiera, sottoscritto da Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, Federdistribuzione e Conad, che impegnava i soggetti che operano nella grande distribuzione organizzata a bandire tale modalità di acquisto. Tuttavia, alcuni gruppi non hanno voluto abbandonare tale pratica sleale e dal forte impatto economico sull'intera catena produttiva –:

   se il Ministro intenda attivarsi al fine di chiedere il rispetto del protocollo di cui in premessa firmato nel 2017 e di assumere iniziative per vietare definitivamente questo metodo di acquisto dei prodotti alimentari per garantire condizioni più eque a chi produce e raccoglie il cibo per una sostenibilità economica e sociale dell'agricoltura.
(5-00277)


   INCERTI e GADDA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   la concentrazione delle precipitazioni e la modifica delle temperature medie rendono centrale il ruolo dell'acqua in agricoltura, soprattutto in un territorio come quello italiano dove la pratica irrigua, dal prelievo alla distribuzione in campo, è fondamentale per le produzioni agricole;

   la tutela delle risorse idriche, prevista nella programmazione per lo sviluppo rurale 2014-2020, è una tra le maggiori sfide da affrontare per uno sviluppo sostenibile e competitivo insieme all'introduzione di pratiche innovative ed efficienti nell'uso dell'acqua in agricoltura;

   il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo ha intrapreso in questi anni molteplici azioni tese a finanziare l'efficientamento degli investimenti irrigui:

    a) il Programma di sviluppo rurale nazionale (Psrn) che ha previsto una dotazione finanziaria di euro 291.000.000,00 per interventi sulle infrastrutture irrigue a carattere collettivo ed interaziendale realizzati da enti irrigui;

    b) il Piano irriguo nazionale (Pin), finanziato dalle delibere del Cipe n. 74 del 2005 (legge n. 350 del 2003) e Cipe n. 92 del 2010 (legge n. 244 del 2007), che ha l'obiettivo di realizzare e modernizzare i sistemi di irrigazione esistenti in aree vaste, insieme alla creazione di grandi bacini idrici e a difendere i territori da eventi meteorologici estremi;

    c) il Fondo di sviluppo e coesione (Fsc), finanziato dalla delibera del Cipe n. 25 del 10 agosto 2016, con una dotazione finanziaria iniziale di 295,00 milioni di euro per interventi nel campo delle infrastrutture irrigue, bonifica, idraulica, difesa dalle esondazioni, bacini di accumulo e programmi collegati di assistenza tecnica e consulenza; e poi dalla delibera del Cipe del 28 febbraio 2018, con l'approvazione dell’Addendum al Piano operativo «Agricoltura» del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo e l'assegnazione di ulteriori risorse pari a 12,6 milioni di euro;

    d) la legge di bilancio 2018, che ha previsto un forte coinvolgimento del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo per promuovere misure normative e coordinare le azioni a sostegno delle regioni e delle altre pubbliche amministrazioni in relazione ai progetti che riguardano le grandi reti di distribuzione idrica, le dighe multiuso, gli interventi urgenti di manutenzione straordinaria, le problematiche relative agli aspetti di protezione del suolo, prevenzione da dissesto idrogeologico e sismico –:

   quali iniziative il Ministro interrogato stia intraprendendo al fine di accelerare l'attuazione del Piano irriguo nazionale (Pin) e del Piano nazionale invasi e, in particolare, se non ritenga necessario farsi promotore di ogni iniziativa finalizzata a rafforzare la dotazione finanziaria del Piano irriguo nazionale.
(5-00278)


   NEVI, ANNA LISA BARONI, BRUNETTA, CAON, FASANO, SANDRA SAVINO e SPENA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   in attuazione dell'articolo 15 della legge 28 luglio 2016, n. 154, con decreto legislativo 21 maggio 2018, n. 74, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 144 del 23 giugno 2018, si è proceduto al riordino dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea) e alla soppressione di Agecontrol spa;

   la riorganizzazione dell'Agea comprende la revisione delle funzioni dell'attuale sistema di gestione e di sviluppo del sistema informativo agricolo nazionale (Sian), nonché del modello di coordinamento degli organismi pagatori a livello regionale, al fine di favorire l'efficienza dell'erogazione dei servizi e del sistema dei pagamenti e di ottimizzare l'accesso alle informazioni da parte degli utenti e delle pubbliche amministrazioni;

   a tal fine la riforma definiva la separazione tra le funzioni di organismo di coordinamento e le funzioni di organismo pagatore;

   l'articolo 3 del suddetto decreto legislativo (funzioni dell'organismo di controllo) non consente di realizzare un efficace ed efficiente modello di coordinamento degli organismi pagatori a livello regionale, in quanto ad Agea non vengono affidati compiti di indirizzo per assicurare una uniformità dei tempi delle procedure istruttorie e di controllo degli organismi pagatori;

   l'articolo 5 del decreto legislativo, con riferimento agli organismi pagatori riconosciuti, non chiarisce, in modo adeguato, il livello di autonomia relativo alla loro operatività, né precisa i criteri per assicurare l'uniformità dei costi di gestione del sistema tra i diversi livelli regionali, né quelli volti a favorire l'efficienza dell'erogazione dei servizi e del sistema dei pagamenti;

   le disposizioni transitorie e finali (articolo 20 del decreto legislativo) indicano tempi che, tenuto conto della complessità delle procedure conseguenti alla soppressione di Agecontrol e all'assorbimento da parte di Agea del relativo personale, non consentono di segnare l'atteso cambio di passo nella funzionalità dell'Agenzia –:

   se il Ministro interrogato non ritenga necessario valutare di assumere iniziative per la dilazione dei termini di attuazione previsti all'articolo 20 del decreto legislativo 21 maggio 2018, n. 74 per il riordino dell'Agenzia, anche avvalendosi dello strumento del Commissariamento.
(5-00279)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   INCERTI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo per raggiungere gli obiettivi di tutela delle risorse idriche ha intrapreso in questi anni molteplici azioni e stanziato ingenti risorse per finanziarie il Piano irriguo nazionale (PIN) –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative utili ad accelerare l'attuazione del Piano irriguo nazionale (Pin), rafforzandone eventualmente la dotazione finanziaria.
(5-00272)


   CENNI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la Corte di giustizia dell'Unione europea, con la sentenza nella causa C-528/16 del 25 luglio 2018, ha introdotto nuovi orientamenti giuridici comunitari sul settore della ricerca in agricoltura;

   in particolare, con questa sentenza, la Corte ha definito Ogm gli organismi ottenuti mediante mutagenesi nei limiti in cui le tecniche e i metodi di mutagenesi modificano il materiale genetico di un organismo secondo modalità che non si realizzano naturalmente. Ne consegue che tali organismi rientrano, in linea di principio, nell'ambito di applicazione della direttiva sugli Ogm e sono soggetti agli obblighi previsti da quest'ultima;

   con il decreto 6 ottobre 2017 è stato approvato, ai sensi dell'articolo 1, comma 666, della legge 28 dicembre 2015, n. 208 (legge di stabilità 2016), il «Piano triennale di ricerca straordinario per lo sviluppo di un sistema informatico integrato di trasferimento tecnologico, analisi e monitoraggio delle produzioni agricole attraverso strumenti di sensoristica, diagnostica, meccanica di precisione, biotecnologie e bioinformatica» del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria (Crea);

   il suddetto Piano triennale individua obiettivi strategici per contribuire ed aumentare la competitività internazionale e nazionale delle imprese agricole, agroalimentari e agroindustriali italiane (anche attraverso innovazioni di prodotto e di processo); migliorare la sicurezza, la qualità, la sostenibilità (economica, sociale e ambientale) dell'agricoltura italiana; diffondere un sistema della conoscenza del comparto e del made in Italy attraverso una comunicazione scientifica, tecnica e divulgativa adeguata. Il piano prevede, inoltre, strumenti per aumentare la capacità di adattamento di alcune specie e verificarne l'applicabilità in agricoltura convenzionale e biologica e ridurre l'utilizzo di agro farmaci e di antibiotici, anche attraverso l'uso di varietà resistenti, consentendo la conservazione e la gestione della biodiversità e la valorizzazione delle produzioni;

   il piano triennale si ispira al programma dell'Unione europea «Horizon 2020», al fine di competere efficacemente con i corrispondenti enti di ricerca dei Paesi europei ed intercettare le risorse adeguate alla crescita scientifica e culturale necessaria per consentire al sistema produttivo agroalimentare nazionale di trasformare le sfide in nuove opportunità;

   per il piano triennale sono stati stanziati, dalla legge di stabilità 2016, 5 milioni di euro per l'anno 2016 e 8 milioni di euro per ciascuno degli anni 2017 e 2018;

   con la legge n. 194 del 2015, sono state introdotte «Disposizioni per la tutela della biodiversità di interesse agricolo e alimentare»;

   tale provvedimento stabilisce i principi e definisce gli strumenti normativi per l'istituzione di un sistema nazionale di tutela e di valorizzazione della biodiversità agraria e alimentare, finalizzato alla tutela delle risorse genetiche locali dal rischio di estinzione e di erosione genetica;

   nello specifico, l'articolo 16 della legge sopracitata dispone che il piano triennale di attività del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria (predisposto ai sensi dell'articolo 2 del decreto legislativo n. 454 del 1999) preveda interventi per la ricerca sulla biodiversità di interesse agricolo ed alimentare, sulle tecniche necessarie per favorirla, tutelarla e svilupparla, nonché interventi finalizzati al recupero di pratiche corrette in riferimento all'alimentazione umana, all'alimentazione animale con prodotti non geneticamente modificati e al risparmio idrico –:

   come siano state e come verranno utilizzate le risorse previste dal Piano triennale di ricerca citato in premessa; se una parte di tali finanziamenti verranno utilizzati per l'agricoltura biologica e per la corretta attuazione della legge n. 194 del 2015, e come si intenda far fronte agli adempimenti previsti all'articolo 16 della richiamata legge n. 194 del 2015.
(5-00273)


   CENNI e CRITELLI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   emergerebbero pratiche sleali con cui alcuni gruppi della Grande distribuzione organizzata (Gdo) opererebbero al fine di manipolare il prezzo dei prodotti alimentari, impoverendo tutta la filiera e danneggiando il settore agricolo;

   secondo quanto denunciato dall'associazione «Terra!» e da alcuni sindacati, il gruppo Eurospin (la catena di discount maggiormente presente in Italia) avrebbe infatti acquisito 20 milioni di bottiglie di passata di pomodoro a 31,5 centesimi di euro l'una tramite un'asta online al doppio ribasso. Un prezzo considerato insostenibile da molti produttori e trasformatori del settore;

   il meccanismo delle aste, lanciate dal discount, consiste nell'assegnare il contratto di fornitura all'azienda che offre il prezzo inferiore dopo due gare, in cui la base d'asta della seconda è il prezzo minore raggiunto durante la prima;

   si tratta di un'operazione vantaggiosa solamente per la catena di supermercati, ma che costringe inevitabilmente le industrie di trasformazione del pomodoro ad una competizione spesso insostenibile al punto da spingerle a vendere sottocosto un prodotto che sovente non è ancora stato acquistato dalla parte agricola;

   tramite l'asta online al doppio ribasso, effettuata peraltro prima della stagione di raccolta, i supermercati decidono quindi il prezzo del pomodoro e di altri prodotti alimentari: tutta la contrattazione che segue tra industriali e agricoltori è destinata a muoversi entro questi parametri, spesso con possibilità di margine nulle o estremamente ridotte;

   per le associazioni sindacali e di categoria interessate l'asta online al doppio ribasso è «una pratica sleale che deve essere vietata per legge, perché impoverisce tutta la filiera agroalimentare. Sui campi di tutta Italia denunciamo da anni lo sfruttamento del lavoro e il caporalato, ma per evitarli è necessario anche intervenire a monte della filiera, dove i potenti gruppi della distribuzione determinano la sorte di chi produce il cibo»;

   nel mese di giugno del 2017, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha promosso un patto di impegno del Ministero con Federdistribuzione e Ancd Conad per promuovere, attraverso un codice etico, pratiche commerciali leali, lungo l'intera filiera agroalimentare. In particolare, le organizzazioni della grande distribuzione si sono impegnate a non fare più ricorso alle aste elettroniche inverse al doppio ribasso per l'acquisto di prodotti agricoli e agroalimentari;

   l'obiettivo del patto è quello di favorire la trasparenza, l'equità, la legalità e il rispetto dei diritti dei lavoratori, a partire dal contrasto al caporalato e allo sfruttamento in agricoltura. In particolare, vengono definite e promosse linee guida e impegni nell'acquisto dei prodotti agroalimentari da parte della Grande distribuzione organizzata, anche per favorire l'adesione volontaria delle imprese agricole alla Rete del lavoro agricolo di qualità;

   alcuni gruppi, tra cui Eurospin, non avrebbe voluto però abbandonare una pratica sleale e dal forte impatto economico sull'intera catena produttiva;

   in Francia questa problematica è stata risolta nel 2005 con una legge che ha regolamentato le aste elettroniche fissando limiti così numerosi da renderle non vantaggiose;

   a livello comunitario è attualmente in discussione una proposta di direttiva europea per riequilibrare gli standard di legge a cui tutti gli Stati membri devono adeguarsi, con la possibilità di andare oltre le legislazioni nazionali. «Se la direttiva sarà approvata, e contiamo di farlo entro la fine della legislatura, nel 2019, scatteranno dei meccanismi che vieteranno le pratiche più aggressive della Gdo mettendole al bando»: ha dichiarato il Vicepresidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro –:

   se il Governo sia a conoscenza, nonostante il codice etico promosso dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, di episodi relativi all'utilizzo di asta online al doppio ribasso da parte di alcuni gruppi della Grande distribuzione organizzata e quali iniziative urgenti, anche normative, si intendano intraprendere per vietare in Italia tale pratica almeno fino all'approvazione dell'apposita direttiva comunitaria citata in premessa.
(5-00275)

Interrogazione a risposta scritta:


   ASCANI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:

   è guida turistica chi, per professione, accompagna persone singole o gruppi di persone nella visita a opere d'arte, musei, gallerie, siti archeologici, illustrandone le attrattive storico-artistiche, monumentali, paesaggistiche e naturali;

   la figura di guida turistica, così come prevista dal testo vigente della legge regionale Veneto n. 33 del 2002, articoli 82 e seguenti, è stata innovata a seguito dell'entrata in vigore, il 4 settembre 2013, della legge 6 agosto 2013, n. 97, recante «Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea», la quale ha previsto una suddivisione dell'abilitazione in Guida turistica nazionale e Guida turistica di siti specialistici, quest'ultima con riferimento a siti di particolare interesse storico, artistico o archeologico, da individuarsi con decreto ministeriale;

   in tal senso e per ottemperare a quanto previsto nella seconda parte dell'articolo 3 della legge n. 97 del 2013, sono stati approvati nel 2015, due decreti ministeriali distinti: il decreto ministeriale 7 aprile 2015, per individuare i siti di particolare interesse storico, artistico o archeologico per i quali occorre una specifica abilitazione e il decreto ministeriale 11 dicembre 2015 n. 565 avente per oggetto l'individuazione dei requisiti necessari per l'abilitazione allo svolgimento di guida turistica specialistica;

   il Tar del Lazio, con sentenza n. 2831 del 2017, pubblicata il 24 febbraio 2017, ha annullato il decreto del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo n. 565 del 2015. Successivamente, il Consiglio di Stato con sentenza n. 3859 del 2017 pubblicata in data 1° agosto 2017 ha rigettato il ricorso del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, confermando in pieno la decisione del Tar ed anzi ampliandola in quanto ha ricompreso, nella decisione l'annullamento di entrambi i decreti, ritenuti – sotto i profili logico e giuridico – connessi;

   in seguito all'abrogazione di entrambi i decreti, nessuna regione in Italia ha potuto predisporre bandi per tale abilitazione –:

   quando e in che modo il Ministro interrogato intenda intervenire sul caso, in modo da definire le nuove procedure di esame, i requisiti e le modalità di accesso per il conseguimento dell'abilitazione alla professione di guida turistica.
(4-00869)

RAPPORTI CON IL PARLAMENTO E DEMOCRAZIA DIRETTA

Interrogazione a risposta immediata:


   DE MARIA, GRIBAUDO, VERINI, ENRICO BORGHI e FIANO. — Al Ministro per i rapporti con il Parlamento e per la democrazia diretta. — Per sapere – premesso che:

   da anni le associazioni dei familiari delle vittime del terrorismo promuovono un'iniziativa coraggiosa e di grande valore democratico, perché sia fatta piena luce su quanto accaduto nel nostro Paese negli anni delle stragi e della strategia della tensione;

   è compito delle istituzioni democratiche fare pienamente la loro parte perché non restino zone d'ombra sugli eventi che hanno profondamente colpito l'Italia e la sua stessa sovranità nazionale; si pensi, ad esempio, alla necessità che siano individuati i mandanti della strage del 2 agosto 1980 e che sia fatta chiarezza su quanto accaduto nei cieli di Ustica;

   il Governo Renzi aveva emesso un'importante direttiva sulla desecretazione di atti e documenti in materia e istituito un comitato consultivo su tali temi, coinvolgendo le associazioni dei familiari delle vittime;

   il comitato è stato rinnovato ad avvio della XVIII legislatura, ma la Presidenza del Consiglio dei ministri non ne ha ancora disposto la riconvocazione –:

   se il Governo intenda assumere iniziative in relazione a quanto esposto in premessa, proseguendo così l'impegno dei precedenti Governi, in sintonia con le associazioni dei familiari delle vittime di stragi e terrorismo, e provvedere alla convocazione del comitato consultivo sopra richiamato, volto a monitorare l'applicazione della direttiva per la declassifica e per il versamento straordinario di documenti all'Archivio centrale dello Stato del 22 aprile 2014.
(3-00120)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione:


   PIZZETTI, BRUNO BOSSIO, GARIGLIO, PAITA e NOBILI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito del servizio pubblico radiofonico, dal 1989, Isoradio riveste un importantissimo ed imprescindibile ruolo per informare chi viaggia;

   nonostante le buone performance in termini di ascolto permangono alcune carenze infrastrutturali come ad esempio la non completa copertura sulla rete autostradale e delle strade principali del Paese che ne limitano la diffusione;

   in ampi tratti autostradali, in particolare nel Mezzogiorno, ma non solo, è impossibile sintonizzarsi su Isoradio perché coperta da altre frequenze;

   in periodi di esodo e di grandi spostamenti per le vacanze, come quello attuale, questo gap penalizza fortemente la funzione di servizio pubblico di Isoradio;

   da domenica 22 luglio 2018 l'emittente radiofonica ha iniziato a trasmettere spot i cui proventi dovrebbero servire a migliorare la copertura del segnale;

   è prioritario che, in qualità di servizio pubblico, il canale 103.3 possa essere messo nelle condizioni di poter essere captato dagli automobilisti su qualsiasi tratto della rete stradale principale del Paese;

   la testata offre importanti informazioni sul traffico, sulla sicurezza stradale, sulla cultura della prevenzione –:

   quali siano le attese rispetto alla novità della introduzione della pubblicità e quali iniziative il Governo, per quanto di competenza, intenda promuovere affinché Isoradio venga potenziata per quanto riguarda la copertura del segnale, consentendole di svolgere al meglio la propria funzione di servizio pubblico in un ambito delicatissimo come quello della informazione per chi viaggia.
(5-00280)


   CAPITANIO e MACCANTI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 19-quinquiesdecies, del decreto-legge 16 ottobre 2017, n. 148, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 dicembre 2017, n. 172, ha imposto agli operatori di telecomunicazioni il ritorno alla fatturazione dei servizi di telefonia a 30 giorni;

   a seguito di tale intervento legislativo, gli operatori, riportando la fatturazione a 30 giorni, hanno aumentato le tariffe dell'8,6 per cento;

   l'Agcm (Autorità garante della concorrenza e del mercato), con proprio provvedimento del 21 marzo 2018, ha ordinato la sospensione degli aumenti tariffari;

   il 16 maggio 2018, l'AGCom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) ha quindi avviato un'istruttoria per verificare che le variazioni contrattuali unilaterali proposte da alcuni operatori, rispondessero a criteri di trasparenza. Da tale istruttoria è emerso che gli operatori richiamati non hanno fornito informazioni chiare, complete e trasparenti e che le informative non hanno rispettato il quadro regolamentare in materia di diritto. È stato quindi avviato un procedimento sanzionatorio;

   risulta che alcuni operatori non abbiano annullato l'aumento del 8,6 per cento, ma si siano limitati a comunicare ai propri clienti una diminuzione delle tariffe dello 0,4 per cento, anziché un aumento dell'8,2 per cento;

   altri, allo stesso modo, hanno rappresentato l'aumento dell'8,3 per cento come uno sconto dello 0,3 per cento senza peraltro citare il recesso gratuito, quasi i consumatori non ne avessero più diritto;

   ad oggi, alcuni aumenti tariffari risultano ancora in essere e né l'Agcm né l'AGCom risulta abbiano ancora adottato provvedimenti sanzionatori;

   si ritiene urgente intervenire e far cessare le condotte non legittime in quanto lesive dei diritti dei consumatori, nonché il pieno ristoro dei consumatori;

   se il Ministro, alla luce della situazione esposta, intenda assumere iniziative normative per garantire i diritti dei consumatori e il loro pieno ristoro.
(5-00281)


   FIDANZA e ROTELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nel corso della precedente legislatura, è stata introdotta una disposizione volta a garantire il ritorno alla fatturazione dei servizi di telefonia a 30 giorni;

   gli operatori di telecomunicazioni hanno risposto operando un aumento percentuale identico tra loro dell'8,6 per cento che l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha considerato potenzialmente configurante un'intesa restrittiva della concorrenza tra gli operatori e, con proprio provvedimento del 21 marzo 2018, ne ha conseguentemente ordinato la sospensione;

   mentre alcuni operatori si adeguavano pienamente alle prescrizioni dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato Tim e Wind Tre riformulavano le proprie offerte con modalità tali da destate la preoccupazione dell'AGCom che, in data 16 maggio 2018, ha reso noto di aver avviato un procedimento istruttorio per verificare la trasparenza delle informazioni e il rispetto del diritto di recesso da parte di Tim e Wind Tre;

   dall'istruttoria dell'AGCom è emerso che Tim e Wind Tre non hanno assicurato, con le proprie comunicazioni all'utenza finale, informazioni chiare, complete e trasparenti, tali da non garantire la comprensione delle reali condizioni economiche delle offerte e da non consentire agli utenti di scegliere se esercitare il diritto di recesso;

   l'AGCom ha quindi avviato un procedimento sanzionatolo;

   le offerte di Tim e Wind Tre risultano tuttavia ancora in essere con le modalità criticate dall'AGCom e non risulta che siano stati adottati provvedimenti sanzionatori;

   condividendo le segnalazioni delle principali associazioni consumeriste sulla questione, si ritiene di assoluta urgenza che si intervenga al fine di disporre immediatamente la cessazione delle condotte di Tim e Wind Tre, l'inflizione di un'adeguata sanzione ai due operatori e il pieno ristoro dei consumatori –:

   se il Governo intenda assumere iniziative normative per garantire la piena tutela dei consumatori, in particolare favorendo l'interruzione del comportamento narrato in premessa e il conseguente pieno ristoro dei consumatori.
(5-00282)


   SERRITELLA, SCAGLIUSI, BARBUTO, LUCIANO CANTONE, CARINELLI, DE GIROLAMO, DE LORENZIS, FICARA, GRIPPA, LIUZZI, MARINO, RAFFA, PAOLO NICOLÒ ROMANO, SPESSOTTO e TERMINI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il fenomeno della «Blockchain» introdotto nel 2009, costituisce una novità e opportunità non solo legata al mondo delle «criptovalute», bensì una tecnologia che può essere applicata a numerosi contesti;

   diverse sono le applicazioni che stanno nascendo, che consentono di dare «data certa» a documenti, certificazione di brevetti e attestati tra reti universitarie, fino alla tracciatura/affidabilità di una filiera;

   Blockchain unisce diverse tecnologie già esistenti (come internet, database distribuiti, firma digitale) per generare una cosa totalmente nuova: un registro totalmente in chiaro di transazioni, interrogabile e verificabile da chiunque e sempre, basato su codice sorgente open source. Un'infrastruttura distribuita così trasparente e affidabile che consente di scambiare valore tra utenti;

   dal punto di vista economico emerge da un'indagine di Nomura, come in Giappone l'ecosistema Blockchain costituisca già lo 0,3 per cento di Pil, crescendo a ritmi notevoli, risultando così un volano enorme per gli investimenti;

   in Italia sta nascendo qualche piccola «criptovalley» in cui questo mondo si sta legando all'economia reale, ma si è ancora agli albori di una nuova rivoluzione informativa basata sulla blockchain che introduce lo scambio di fiducia e di valore on-line;

   il nostro Paese può giocare questa partita da protagonista innovativo, affinché la prossima silicon valley nasca in Italia; la maggioranza politica, con riferimento alla tecnologia Blockchain lo ha ben presente, mettendo nero su bianco gli obiettivi di innovazione e trasparenza;

   in audizione alla Camera presso la IX Commissione, il Ministro interrogato ha affermato che, nonostante oggi manchi una strategia nazionale sulla tecnologia blockchain, si adopererà e si impegnerà a promuoverla, annunciando che verrà avviato un gruppo di lavoro sulla blockchain, coinvolgendo tutti gli attori dell'ecosistema dalle istituzioni, dai centri di ricerca, alle università, fino ad arrivare alle startup che sperimentano sul campo questa innovativa tecnologia per predisporre una strategia nazionale;

   a livello di Unione europea, il Ministro ha preannunciato l'adesione dell'Italia, (unico Paese assente) alla cooperazione europea in tema di blockchain, per consentire alle aziende di prendere parte ai progetti –:

   quali siano i prossimi passi che il Ministro interrogato intenda intraprendere nell'introduzione della blockchain, sia dal punto di vista di uno stimolo per favorire la diffusione di competenze e specializzazioni che nel mondo del lavoro saranno estremamente ricercate in questo settore, creando così un «ecosistema friendly» dove gli investitori potranno trovare «i cervelli» che cercano nel territorio nazionale, sia nella pubblica amministrazione, o in una delle sue applicazioni orientate ad esempio al controllo di filiera e la tutela del Made in Italy.
(5-00283)

Interrogazione a risposta scritta:


   FIDANZA e ROTELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 29 maggio 2018, l'operatore francese Iliad ha ufficializzato il proprio ingresso nel mercato italiano, con un'offerta di telefonia mobile che punta su tariffe omnicomprensive e molto basse;

   Iliad ha quindi presentato le modalità di attivazione dei propri servizi telefonici articolate principalmente su due canali: il sito internet dedicato e le Simbox (distributori automatici di schede Sim dislocate in numerosi punti del Paese;

   detti canali di distribuzione sono stati resi immediatamente disponibili con l'ufficializzazione dell'ingresso nel mercato nazionale e hanno, da subito, consentito la veloce attivazione di linee telefoniche Iliad;

   secondo quanto riportato dalla stampa, la procedura di attivazione delle sim Iliad sembrerebbe implicare rischi per la sicurezza, in quanto l'operatore francese sta procedendo all'attivazione di schede Sim senza che siano rispettati gli obblighi previsti dalla normativa a presidio della corretta identificazione dei clienti;

   infatti, sembrerebbe che l'attivazione di servizi associati ad una Sim Iliad avvenga prima che l'operatore effettui l'identificazione del cliente secondo quanto previsto dall'articolo 55, comma 7, del codice delle comunicazioni, come modificato dall'articolo 6, comma 2, del decreto-legge 27 luglio 2005, n. 144, del cosiddetto «decreto Pisani» in base al quale devono essere adottate modalità tali da garantire la contestualità del riconoscimento, con verifica dell'identità tramite riscontro con un documento in corso di validità;

   tale violazione del «decreto Pisanu» appare idonea a mettere a repentaglio la sicurezza nazionale, in particolare in un momento storico particolarmente sensibile a pulsioni terroristiche –:

   quali iniziative intendano assumere i Ministri interrogati, per quanto di competenza, in relazione ai fatti esposti in premessa, e quali altre urgenti iniziative intendano assumere, per quanto di competenza, per garantire il rispetto delle vigenti disposizioni a tutela della sicurezza nazionale.
(4-00866)

Apposizione di una firma
ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Vianello e altri n. 7-00029, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 luglio 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Cassese.

Apposizione di una firma
ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Ianaro n. 4-00851, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 luglio 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Maraia.

Ritiro di documenti
del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Baratto n. 4-00290 del 5 giugno 2018;

   interrogazione a risposta in Commissione Bonomo n. 5-00043 del 18 giugno 2018;

   interrogazione a risposta scritta Emanuela Rossini n. 4-00632 del 9 luglio 2018;

   interrogazione a risposta orale De Maria n. 3-00109 del 25 luglio 2018;

   interrogazione a risposta scritta Fornaro n. 4-00818 del 30 luglio 2018.