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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 3 dicembre 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La III Commissione,

   premesso che:

    il conflitto in Yemen ha avuto inizio nel 2015, quando i ribelli Houthi, sostenuti dall'Iran, hanno deposto il presidente del Paese riconosciuto a livello internazionale, il quale ha successivamente fatto intervenire una coalizione multinazionale, guidata dall'Arabia Saudita, per combattere i ribelli e le truppe ad essi alleate;

    il conflitto in atto nello Yemen dura da oltre 5 anni e mezzo e ha causato ormai decine di migliaia di morti; più di 22 milioni di persone (circa l'80 per cento della popolazione yemenita) necessitano di sostegno umanitario; 20 milioni non hanno accesso ad acqua pulita e servizi igienico-sanitari, 18 milioni non ricevono cure di base, 10 milioni di yemeniti soffrono la fame. Inoltre, la pandemia del coronavirus, va ad aggiungersi alla più grave epidemia di colera di sempre in un Paese dove metà degli ospedali sono stati distrutti e i pochi in funzione non hanno mezzi e personale per rispondere ai crescenti bisogni di cure;

    ormai da anni, le Nazioni Unite definiscono la situazione in Yemen come la più grave emergenza umanitaria al mondo, ma ciononostante, purtroppo, il piano di risposta delle Nazioni Unite per il 2020, cruciale per alleviare le sofferenze di una popolazione che per l'80 per cento dipende dagli aiuti internazionali, al momento è finanziato solo al 44 per cento;

    dal mese di giugno 2018 la coalizione guidata dall'Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti è impegnata in un'offensiva per prendere la città di Hodeidah – il porto più importante dello Yemen – che compromette il transito del cibo e degli aiuti umanitari nel Paese;

    alcune organizzazioni non governative hanno iniziato a documentare violazioni del diritto internazionale avvenute nel conflitto già a partire dal 2016. Queste violazioni sono state riconosciute internazionalmente da una organizzazione sovranazionale per la prima volta il 28 agosto 2018, nelle conclusioni del gruppo di eminenti esperti indipendenti internazionali istituito dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, secondo cui detti interventi possono costituire crimini di guerra;

    a questo rapporto ha fatto seguito, nel settembre 2018, la relazione dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani che ha concluso, per la prima volta, che vi sono ragionevoli motivi per ritenere che tutte le parti implicate nel conflitto nello Yemen abbiano commesso crimini di guerra;

    il 17 settembre 2020, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione (ultima di una lunga serie con le medesime richieste) in materia di export di armamenti in attuazione della Posizione comune 2008/944/PESG che esorta gli Stati membri ad astenersi dal vendere armi e attrezzature militari «all'Arabia Saudita, agli Emirati Arabi Uniti e a qualsiasi membro della coalizione internazionale attiva nel conflitto in Yemen, nonché al governo yemenita e ad altre parti del conflitto» e «ricorda la decisione presa da alcuni Stati membri di sospendere la concessione di licenze di esportazione di armi alla Turchia» e a «sospendere le esportazioni verso l'Egitto di armi, tecnologie di sorveglianza e altre attrezzature di sicurezza»;

    tra il 25 febbraio 2016 e il 14 febbraio 2019 il Parlamento ha invitato, mediante risoluzioni in plenaria, almeno dieci volte il vicepresidente/alto rappresentante ad avviare un processo finalizzato ad un embargo dell'Unione europea sulle armi nei confronti dell'Arabia Saudita, anche per quanto riguarda, nel 2018, altri membri della coalizione a guida saudita nello Yemen;

    i più recenti dati dello Stockholm International Peace Research Institute (Sipri) mostrano che l'Unione europea a 28 è il secondo esportatore di armi sia all'Arabia Saudita che agli Emirati arabi uniti (EAU) e che in taluni casi, come riferito dalle organizzazioni non governative, le armi esportate verso tali Paesi sono state utilizzate nello Yemen;

    anche le Nazioni Unite hanno preso posizioni sulla sospensione della vendita di armi utilizzabili nel conflitto in Yemen all'Arabia Saudita, visto il riconoscimento a livello internazionale delle violazioni del diritto internazionale umanitario da parte della Arabia Saudita in Yemen a seguito del conflitto in corso;

    il Governo italiano ha adottato una sospensione di 18 mesi nell'invio di armi a Riyadh, dopo aver recepito gli indirizzi di una mozione parlamentare del 26 giugno 2019 per il blocco dell'esportazione e del transito di bombe d'aereo e missili verso l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti; così come Belgio, Danimarca, Finlandia, Germania, Grecia e Paesi Bassi. La sospensione è in scadenza a fine anno;

    il neo presidente eletto degli Stati Uniti Joe Biden si è impegnato a porre fine al sostegno del suo Paese alla guerra dell'Arabia Saudita nello Yemen, dichiarando, durante la campagna elettorale che «sotto l'amministrazione Biden-Harris, rivaluteremo le nostre relazioni con il Regno [dell'Arabia Saudita], porremo fine al sostegno degli Stati Uniti alla guerra dell'Arabia Saudita nello Yemen e ci assicureremo che l'America non controlli i suoi valori alla porta per vendere armi o comprare petrolio»;

    al momento, l'Unione europea sta attuando una serie di embarghi sulle armi, ivi compresi tutti gli embarghi delle Nazioni Unite, in linea con gli obiettivi della Pesc, nei confronti di Paesi come Bielorussia, Repubblica centrafricana, Cina, Iran, Libia, Myanmar, Corea del Nord, Federazione russa, Somalia, Sud Sudan, Sudan, Siria, Venezuela, Yemen e Zimbabwe;

    va considerato che i più recenti dati del Sipri mostrano che le esportazioni di armi dall'Unione europea a 28, nel periodo 2015-2019, ammontavano a circa il 26 per cento del totale mondiale, facendo dell'Unione europea a 28 nel suo complesso il secondo maggiore fornitore di armi del mondo dopo gli Stati Uniti (36 per cento) e prima della Russia (21 per cento); che, a norma dell'articolo 346 Tfue, la produzione o il commercio di armi restano prerogativa degli Stati membri;

    Oxfam in un recente documento sul dramma del popolo yemenita, ha ribadito che la comunità internazionale deve abbandonare del tutto una logica fondata sul «profitto di guerra», per sposare un dovere umanitario che, se non altro, questa pandemia dovrebbe aver reso più evidente in tutto il mondo,

impegna il Governo:

   ad adottare gli atti necessari per estendere la sospensione delle spedizioni di missili e di bombe aeree, concordata nel luglio 2019 e che scadrà all'inizio del 2021, utilizzabili per il conflitto in Yemen, ai Paesi coinvolti direttamente;

   a valutare la possibilità di adottare iniziative per estendere tale sospensione anche ad altre tipologie di armamenti; nella guerra in Yemen;

   ad operare uno sforzo politico e diplomatico in sede multilaterale per rilanciare il processo politico e raggiungere una risoluzione diplomatica e multilaterale del conflitto in corso in Yemen, attraverso la promozione di un nuovo ciclo di negoziati di pace sotto l'egida delle Nazioni Unite e un intervento immediato per garantire il cessate il fuoco;

   a farsi promotore in sede di Consiglio dell'Unione europea, di una forte iniziativa politica volta anche a rafforzare le capacità degli Stati membri di attuare procedure rigorose per monitorare il rispetto degli embarghi sulle armi da parte di tutti gli Stati membri e a rendere pubblici i relativi risultati;

   ad adottare iniziative per incrementare il più possibile l'impegno finanziario nel sostenere il Piano di risposta umanitario delle Nazioni Unite alla crisi dello Yemen;

   a sostenere, anche nel ruolo di membro eletto del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, la prosecuzione di indagini efficaci e indipendenti sulle violazioni e sui crimini commessi in Yemen dalle parti in conflitto e a promuovere l'istituzione di un tribunale internazionale indipendente per accertarne e condannarne le responsabilità.
(7-00589) «Quartapelle Procopio, Boldrini».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   CARETTA e CIABURRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   a causa delle misure di contenimento disposte dal Governo italiano con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 3 novembre 2020, ed in prospettiva di futuri inasprimenti nel periodo relativo alle feste natalizie, il comparto florovivaistico nazionale, ed in particolare quello versiliese, in Toscana, ha evidenziato il rischio di smaltimento riguardante almeno 5 milioni di stelle di Natale;

   la produzione delle serre versiliesi corrisponde al 30 per cento della produzione nazionale, per un valore superiore a 20 milioni di euro ed è di fondamentale importanza per il territorio, per un comparto che conta 200 aziende e circa 3000 occupati tra imprenditori, dipendenti fissi e stagionali;

   come è noto, già durante il cosiddetto «primo lockdown» della primavera 2020, milioni e milioni di euro di fiori furono mandati al macero;

   in materia di rimborsi da Covid-19, il bando di rimborsi predisposto dalla regione Toscana ha ammesso ai benefici per 838.000 euro a 163 aziende del settore, ma considerato che solo nel comprensorio della Versilia sono presenti più di 200 aziende appartenenti al comparto, è evidente come l'indennizzo stanziato dalla regione sia del tutto inadeguato a coprire le esigenze del comparto;

   oltre alla situazione domestica, preoccupa anche il quadro internazionale, in quanto le varie misure di contenimento disposte a livello europeo pregiudicano ulteriormente le quote di mercato del comparto florovivaistico in termini di esportazioni –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza, se del caso, intenda intraprendere per stanziare misure indennitarie a favore del comparto del settore florovivaistico che tengano conto di costi di produzione e smaltimento delle piante, nonché del mancato guadagno dovuto alle contingenze di cui in premessa.
(4-07682)


   CARETTA e CIABURRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   secondo i nuovi dati Istat 2020, ci sono 1,9 milioni di famiglie italiane a rischio di povertà relativa, che andrebbero ad aggiungersi ai 3 milioni di famiglie – equivalenti a circa 8,8 milioni di persone – che già versavano in queste condizioni a fine 2019, per un totale di oltre 14 milioni di persone incapaci di potersi permettere spese per poco più di 1000 euro al mese;

   il dato assume una dimensione più grave rispetto alla povertà in relazione ai minorenni; già 1 milione e 137 mila nel 2019, secondo i dati di Save The Children, il numero aumenterà di un altro milione a seguito della crisi da Covid-19; si tratterebbe di più di 2 milioni di minorenni incapaci di potersi permettere pasti, cure sanitarie ed istruzione in linea con gli standard nazionali, dato ulteriormente aggravato dalla chiusura delle scuole;

   come emerso dalle indagini e dai dati disponibili, le persone che versano in condizioni di povertà assoluta o relativa a seguito della crisi da Covid-19 sono persone che non hanno mai versato in tali condizioni precedentemente, con grande concentrazione di esponenti del ceto medio, ormai eroso ed impoverito;

   l'unica misura predisposta in modo ampio ed uniforme dal Governo per combattere la povertà è il reddito di cittadinanza, il quale, tuttavia, come dimostrato a più riprese da varie inchieste pubblicate a mezzo stampa, è da un lato incapace di arrivare a tutti i soggetti che ne hanno realmente bisogno e, dall'altro, incapace di rilanciare i percettori dello stesso sul mercato del lavoro;

   le misure di ristoro e supporto economico ipotizzate e disposte dal Governo nell'ultimo trimestre dell'anno 2020 ragionano in ottica retrospettiva, senza creare un quadro di interventi strutturato nel medio-lungo periodo, con la conseguenza che gli interventi di ristoro ed indennizzo nei confronti dei cittadini a seguito della crisi da Covid-19 sono emanati in rapida successione ad inseguimento del fenomeno della povertà e del disagio sociale dilagante, che vengono così rincorsi senza mai essere affrontati –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative, se del caso, intenda intraprendere per rielaborare il reddito di cittadinanza in una misura capace di contrastare la povertà e rilanciare il mercato del lavoro, previa riforma del sistema dei centri dell'impiego, e, in caso affermativo, in che modo, nonché per combattere la povertà minorile.
(4-07690)


   MINARDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il fatto che la Sicilia sia diventata zona gialla è sicuramente una cosa che soddisfa l'interrogante e pone le condizioni per far ripartire interi settori economici. Le indicazioni del comitato tecnico-scientifico e il numero dei contagi in aumento ancora ieri in Sicilia dicono però che bisogna impegnarsi ancora di più con responsabilità e buonsenso affinché questo colore non inganni le persone circa il modo di comportarci; meglio prevenire oggi che pagarne le conseguenze fra qualche settimana. Si è ancora in piena emergenza e per non ritrovarsi nelle stesse condizioni di qualche settimana fa, con ospedali pieni, pronti soccorso saturi, lunghe file di ambulanze, occorre un piano regionale di sicurezza rigido affidandosi a tutte le forze in campo e valutando anche la possibilità di stilare protocolli con istituti di vigilanza privati e associazioni di volontariato per vigilare sulla corretta osservanza delle prescrizioni previste e del rispetto delle regole. È necessario che anche il Governo nazionale intervenga per aiutare le regioni a rafforzare i controlli per frenare la diffusione del virus con l'intensificazione di uomini e mezzi, affinché si possano controllare in modo più rigido le vie dello shopping, i luoghi di ritrovo, i supermercati, i bar e ristoranti per dare la possibilità a questi ultimi di lavorare in tranquillità, ai cittadini di muoversi in sicurezza e scongiurare ogni tipo di assembramento –:

   se il Governo intenda intraprendere le opportune iniziative dirette ad un tempestivo rafforzamento di tutti gli organici delle forze dell'ordine affinché si possano avviare controlli anticovid mirati e più intensi.
(4-07692)


   BENVENUTO, LUCCHINI, BADOLE, D'ERAMO, PAROLO, PATASSINI, RAFFAELLI, VALBUSA e VALLOTTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nell'attuale situazione economica, in cui i mercati delle materie prime vergini sono soggetti a violente fluttuazioni che incidono pesantemente sul valore delle corrispondenti materie da recupero (si veda il prezzo del petrolio che ha un effetto diretto sulle materie plastiche), il programmato ed auspicato incremento delle percentuali di riciclo e di preparazione per il riutilizzo, in coerenza con gli obiettivi fissati a livello nazionale ed europeo è fortemente limitato dalla difficoltà di ipotizzare il ritorno economico per le imprese che acquistano ed utilizzano prodotti «circolari»;

   le prospettive aperte dai nuovi fondi europei, dal Green New Deal e dal nuovo programma di azione europeo per l'economia circolare offrono la possibilità, da tempo invocata dalle imprese del settore, di prevedere opportune leve di mercato passando dalla concezione di una fiscalità che penalizza il consumo ad una che incentiva il riciclo e la preparazione per il riutilizzo, al contempo assicurando la massima semplificazione procedurale per accedere agli incentivi;

   l'Allegato L-ter al decreto legislativo n. 116 del 2020, di attuazione della nuova direttiva quadro sui rifiuti, prevedeva sua volta, tra gli esempi di strumenti economici ed altre misure da impiegare per incentivare l'applicazione della gerarchia dei rifiuti, il ricorso a misure fiscali per promuovere la diffusione di prodotti e materiali che sono preparati per il riutilizzo o riciclati;

   si segnalano in materia le direttive europee pacchetto economia circolare, la direttiva «single use plastic» relative ad esempio ai rifiuti di imballaggio, in particolare le bottiglie in Pet, i rifiuti da costruzione e demolizione, i Raee, i Pfu, i veicoli fuori uso –:

   alla luce delle esigenze esposte in premessa, se il Governo intenda adottare iniziative normative per introdurre premialità fiscali per promuovere l'acquisto di prodotti costituiti interamente, o per una quota predeterminata, da materiali o beni certificati riciclati o preparati per il riutilizzo, ossia materiali o beni che hanno cessato di essere rifiuti, ottenuti dal trattamento dei rifiuti per i quali siano stati stabiliti obiettivi minimi di riciclaggio o preparazione per il riutilizzo a livello nazionale o europeo;

   se intenda in particolare adottare iniziative normative per applicare ai prodotti di cui in premessa una aliquota Iva ridotta e per la concessione di contributi, sotto forma di credito d'imposta, ai soggetti che acquistano per poterli utilizzare direttamente nei propri cicli di produzione o consumo semilavorati o prodotti finiti con le caratteristiche indicate.
(4-07702)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta scritta:


   DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, BILLI, COIN, COMENCINI, FORMENTINI, PICCHI, RIBOLLA e ZOFFILI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la pandemia da Covid-19 ha determinato situazioni di grave disagio che hanno interessato anche molti dei nostri connazionali residenti all'estero, raggiunti dagli effetti della crisi economica che ne è discesa, ormai diffusa con gradazioni differenti in tutto il mondo;

   il decreto-legge 17 marzo 2020 n. 18, comunemente denominato «Cura Italia», ha introdotto misure per il potenziamento dell'assistenza ai connazionali all'estero, autorizzando la spesa di 4 milioni di euro per l'anno 2020, successivamente portati a 6 milioni di euro, per integrare le misure già in essere in favore di quelli fra loro in condizioni di indigenza;

   alla rete consolare sono state pertanto assegnate risorse economiche aggiuntive da destinare all'assistenza diretta ai connazionali, tuttavia utilizzabili solo ad istanza degli interessati –:

   di quali strumenti si sia avvalso il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale per comunicare adeguatamente la notizia degli aiuti economici messi a disposizione delle comunità residenti all'estero, in modo tale da consentire ai nostri connazionali in maggiore difficoltà di accedervi;

   quali siano i dati aggiornati relativi alle risorse effettivamente erogate ai nostri connazionali in difficoltà, con particolare riferimento al numero dei residenti nella Ripartizione Sud America che hanno richiesto ed ottenuto assistenza economica da parte della rete consolare italiana.
(4-07689)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante ha ricevuto alcune doglianze in merito a disservizi legati allo svolgimento in smart working di alcune attività dei servizi consolari, in particolare in merito alle attività svolte dal Consolato di Zurigo;

   secondo quanto illustrato da cittadini italiani all'estero, i funzionari in smart working non avrebbero accesso ai server della rete consolare e, pertanto, non potrebbero operare al 100 per cento per l'erogazione e i servizi. A tal proposito, lamentano di ricevere solo informazioni generali e non risposte puntuali;

   inoltre lamentano delle lunghe attese dovute alla turnazione del personale in ufficio. In particolare di 34 addetti, si alternerebbero al lavoro due gruppi da 17;

   in una lettera indirizzata a un giornale online di lingua italiana datata 11 maggio 2020, il Console generale Giulio Alaimo informava la comunità italiana delle nuove modalità di organizzazione del lavoro e di ricezione dell'utenza che interessano il Consolato generale in Zurigo;

   nella lettera si legge: «Sull'immediato, al pari degli altri Uffici della Rete diplomatica, anche l'Ufficio di Zurigo deve continuare ad osservare le misure prudenziali introdotte all'inizio dell'emergenza sanitaria COVID-19, a tutela del pubblico che accede al Consolato e del personale in servizio; misure che consistono anche nella turnazione in Ufficio dei nostri addetti, alternando “lavoro agile” da casa e “lavoro in presenza”. Conseguentemente, in ogni Reparto del Consolato lavorano giornalmente in Ufficio non più di due funzionari, mediamente un terzo rispetto a quelli del periodo pre-crisi. È evidente che in questa situazione oggi è possibile processare un numero di pratiche giornaliere inferiore a quello del periodo pre-emergenziale»;

   continua: «Faremo infine sempre maggior ricorso alla digitalizzazione delle pratiche, sia per sollevare l'utenza dal doversi recare in Consolato (e quindi prevenire affollamenti), sia per rendere possibile al nostro personale di svolgere lavoro “da remoto” (e quindi implementare il “lavoro agile”). Questo sforzo di digitalizzazione dei servizi deve poter contare anche sulla fattiva collaborazione della stessa utenza, chiamata a trasmettere al Consolato documenti già in formato digitale (ad esempio utilizzando solo l'applicativo FAST-IT, e non di persona o per posta, per gli aggiornamenti anagrafici)»;

   poiché il Console afferma che «saranno le nostre Autorità centrali a disporre quando potrà essere ristabilito il normale assetto dell'organico», appare evidente che spetti al Ministero anche l'assicurarsi che la rete consolare mantenga gli stessi livelli di servizio, anche in presenza di turnazione e smart working-:

   se il personale in smart working disponga di tutti gli accessi informatici necessari per operare al 100 per cento della propria capacità produttiva;

   se il Governo intenda estendere gli orari di apertura dei servizi consolari e aumentare il personale in presenza, adottando gli opportuni accorgimenti per la sicurezza di utenti e lavoratori.
(4-07693)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


   BILOTTI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   la Fonderia Pisano, classificata come industria insalubre secondo il testo unico delle leggi sanitarie, regio decreto n. 1265 del 1934, produce manufatti di ghisa all'interno dell'area urbana della città di Salerno. A seguito delle decennali denunce promosse da cittadini salernitani che hanno lamentato emissioni moleste e significativi depositi di polveri nere metalliche, sono stati avviati numerosi procedimenti, anche penali, nei confronti, dell'azienda, alcuni dei quali ancora in corso con costituzione dello stesso Ministero dell'ambiente tra le parti civili. Alla luce delle problematiche ambientali sollevate anche in relazione ad un contesto territoriale non più idoneo all'ubicazione di un'industria pesante, è in corso un processo di delocalizzazione per il quale la proprietà ha individuato come nuova ubicazione l'area industriale del comune di Buccino, sempre in provincia di Salerno. L'area industriale di Buccino rientra parzialmente nel Sito d'interesse comunitario (SIC) IT8050049 «Fiumi Tanagro e Sele», inoltre è parzialmente soggetta a vincolo paesaggistico ex articolo 142, comma 1, lettera c), del decreto legislativo n. 42 del 2004) per la fascia dei 150 metri dalle sponde del fiume Bianco, censito nell'elenco delle acque pubbliche della provincia di Salerno. La stessa area industriale è parzialmente interessata dalla presenza di vincolo ex articolo 94 del decreto legislativo n. 152 del 2006 «disciplina delle aree di salvaguardia delle acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano», con la presenza di fasce di rispetto per un raggio di 200 metri dai punti di captazione e derivazione di acqua potabile. In essa sono, infatti, insediate industrie alimentari che captano l'acqua potabile in loco. È in corso di riconoscimento per il territorio in questione l'adesione alla Strategia nazionale aree interne che, come previsto dall'accordo di partenariato con l'Unione europea del 9 dicembre 2013, promuove il «capitale territoriale» inutilizzato presente in questi territori, ovvero il capitale naturale, culturale e cognitivo, l'energia sociale della popolazione locale e dei potenziali residenti e il valore dei sistemi produttivi agricoli, turistici e manifatturieri-:

   se i Ministri siano conoscenza di quanto esposto in premessa e se intendano chiarire se la realizzazione di un'industria pesante, potenzialmente in grado di condizionare il carico ambientale di un'area insediativa a forte valenza naturalistica e completamente avulsa da una qualunque filiera locale, sia coerente con i principi di tutela ambientale e con le prescrizioni di sviluppo economico endogeno e sostenibile previste dalla Strategia nazionale aree interne.
(4-07695)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   SILLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 8 – esclusione per idoneità a produrre rifiuti – del cosiddetto regolamento per la disciplina della tassa rifiuti Tari, ha istituito una lista di aree che non sono soggette al pagamento della Tari in quanto non si producono rifiuti urbani per l'uso cui sono stabilmente destinati o perché risultano in obiettive condizioni di non utilizzabilità;

   tali aree sono elencate nel medesimo articolo, per cui non sono soggette a Tari:

    le unità immobiliari prive di mobili, suppellettili, macchinari e sprovviste di contratti attivi di fornitura di servizi pubblici a rete;

    le superfici degli impianti sportivi riservata, di norma, ai soli praticanti, con l'utilizzo specifico destinato allo sport;

    le centrali termiche e di condizionamento, impianti o cisterne o linee produttive completamente automatizzate ove non si abbia di regola la presenza umana;

    le unità immobiliari per le quali sono stati rilasciati atti abilitativi per restauro, risanamento conservativo o ristrutturazione edilizia per la sola durata dei lavori se non risulti che vi sono persone residenti nell'unità stessa;

    i solai ed i sottotetti non adattabili ad altro uso se non collegati da scale fisse o trattili, da ascensori o montacarichi;

    sono inoltre esenti le soffitte, i ripostigli, gli stenditoi, le lavanderie, i soppalchi e simili, limitatamente alla parte dei locali con altezza inferiore o uguale a metri 1,80;

    gli edifici, accatastati in categoria E/7, in cui è esercitato pubblicamente il culto limitatamente alla parte ove si svolgono le funzioni;

    le superfici non chiuse con strutture fisse, quali terrazzi, balconi, porticati, verande, ad eccezione delle superfici operative delle utenze non domestiche;

    i fabbricanti danneggiati, non agibili, e le relative aree scoperte purché l'inagibilità sia confermata con documentazione;

    le aree impraticabili o intercluse da stabile recinzione;

   tale lista non inserisce specifiche esenzioni per aree riguardanti il turismo e la cultura, come musei, biblioteche e archivi che, in genere, possiedono aree che non producono rifiuti urbani ovvero gli spazi destinati ad uso espositivo e di archivio;

   è opportuno e urgente che, per i luoghi suddetti, si provveda a far pagare la Tari solo sugli ambienti destinati al commercio, alle biglietterie e ai servizi pubblici; tale previsione dovrebbe essere allargata anche alle zone espositive all'interno delle aree protette-:

   se il Governo non ritenga necessario adottare iniziative per integrare l'articolo 8 del regolamento per la disciplina della tassa rifiuti Tari, con l'aggiunta delle aree ad uso espositivo e di archivio delle strutture culturali citate in premessa e delle zone espositive delle aree protette, eliminando in tal modo una disparità che colpisce luoghi di importanza culturale, ambientale e turistica.
(3-01962)

Interrogazione a risposta scritta:


   ROTONDI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto n. 23 del 2020 (entrato in vigore il giorno 8 aprile 2020 cosiddetto decreto «Liquidità»), sono stati garantiti prestiti per 400 miliardi di euro per supportare le imprese in difficoltà a causa dell'emergenza sanitaria dovuta dalla diffusione del virus Sars-Cov-2;

   tale somma è stata distribuita in modo equo tra piccole e medie imprese (Pmi) – attraverso il Fondo centrale di garanzia – e grandi imprese – attraverso la società Sace Simest;

   le richieste di finanziamento bancario provenienti dalle micro, piccole e medie imprese presentate al 10 novembre 2020 superano la quota 101 miliardi, mentre i volumi di prestiti garantiti attraverso il Fondo di garanzia ammontano a 16,6 miliardi;

   i piani di ammortamento dei prestiti avanzati nella prima fase pandemica non erano parametrati rispetto ad una crisi così lunga e molte imprese, soprattutto le più grandi, segnalano la necessità di prolungarne la durata ad almeno 10 anni;

   inoltre, gli interventi garantiti attraverso il decreto «Liquidità» rischiano di essere insufficienti visto che l'ulteriore rallentamento dell'economia dovuto al picco di contagi della seconda ondata ha reso necessarie ulteriori misure restrittive;

   come dimostrato dal 2° Barometro Censis-Commercialisti, infatti, sono 460.000 (circa l'11,5 per cento del totale) le Pmi a rischio chiusura nel 2021: si parla della perdita di un fatturato complessivo di 80 miliardi di euro e di un milione di posti di lavoro;

   invero, la Banca centrale europea ha stimato che circa il 20 per cento delle imprese italiane sarebbe a rischio fallimento per carenza di liquidità;

   risulta urgente intervenire per garantire liquidità immediata alle imprese italiane introducendo nuove misure, estendendo quelle già esistenti, oppure permettendo di rimodularne la durata nel tempo a tassi invariati (posto che in molti casi i tassi applicati risultano superiori a quelli di mercato, oltre che gravati dalla commissione a favore di Sace Simest)-:

   se il Governo intenda adottare iniziative per ampliare la portata delle misure già adottate al fine di supportare l'accesso al credito nonché il bisogno di liquidità delle imprese italiane e se non intenda adottare iniziative per introdurre nuove misure al fine di tutelare il sistema economico, il tessuto produttivo e i posti di lavoro di milioni di lavoratori.
(4-07686)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 26 novembre 2020 il Segretario generale del sindacato OSAPP Leo Beneduci ha denunciato la drammatica condizione in cui versa il carcere di Iwea, che è completamente al gelo;

   nonostante le segnalazioni già effettuate dal sindacato agli uffici superiori, nessuno è ancora intervenuto;

   «Le condizioni del carcere di Ivrea dovrebbero essere maggiormente oggetto di verifica da parte degli organi centrali dell'Amministrazione Penitenziaria considerato che ad oggi gli organi regionali sembrano completamente disinteressarsi anche in considerazione del grave stato di abbandono e del completo “caos” organizzativo dell'istituto che, come più volte denunciato, è senza direttore e senza comandante titolare. Peraltro – sottolinea Beneduci – ancora permangono nella struttura penitenziaria dissidi per il mancato impiego delle figure che, in base alle regole e agli accordi vigenti tra le parti dovrebbero essere adibite alle funzioni di Sorveglianza Generale»;

   il sindacato chiede al Ministro interrogato di inviare gli ispettori ministeriali al carcere di Ivrea e, provocatoriamente, ne chiede la chiusura;

   secondo quanto detto dal sindacato, se l'istituto ancora, in piena emergenza Covid, riesce a garantire il servizio pubblico di sicurezza è solo per lo spirito di abnegazione e sacrificio degli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria-:

   quali iniziative il Governo intenda adottare per migliorare le condizioni della struttura e degli impianti del carcere di Ivrea.
(4-07684)


   GIGLIO VIGNA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da circa una settimana, il carcere di Ivrea è privo del servizio di riscaldamento. A darne notizia i sindacati di polizia penitenziaria Osapp e Sarap che hanno segnalato la situazione agli uffici competenti senza però ottenere l'intervento dei tecnici; inoltre il Sarap chiede di poter sospendere il pagamento degli alloggi fino a che si risolvano queste problematiche;

   le condizioni del carcere di Ivrea dovrebbero essere oggetto di verifica da parte degli organi centrali dell'amministrazione penitenziaria, considerato che, ad oggi, gli organi regionali sembrano completamente disinteressarsi del grave stato di abbandono e del completo caos organizzativo dell'istituto;

   i sindacati segnalano, ancora una volta, il mancato impiego delle figure che, in base alle regole e agli accordi vigenti, dovrebbero essere adibite alle funzioni di sorveglianza generale;

   la gravità della situazione ha indotto il sindacato Osapp a valutare l'opportunità della chiusura della struttura, poiché il carcere versa in un caos senza precedenti, ovvero è privo del direttore generale, del comandante, dei vertici naturali, senza linee guida, con gli agenti della polizia penitenziaria abbandonati a sé stessi -:|

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e se non ritenga opportuno inviare presso il carcere di Ivrea gli ispettori ministeriali per verificare lo stato dei luoghi e la mancanza di linee guida.
(4-07687)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta orale:


   SILVESTRONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il Covid 19 ha provocato una grande ferita al trasporto aereo e per naturale conseguenza alla compagnia aerea Alitalia, che, a differenza delle compagnie low cost e delle maggiori compagnie internazionali, non ha avviato una politica commerciale aggressiva puntando su una possibile ripartenza;

   dalle rotte Alitalia sono state tagliate quelle nel Nord America, Canada e Sud America a dimostrazione della incapacità aziendale di programmazione di una ripartenza del mercato e del turismo nazionale, pur detenendo un totale di 91 aerei in flotta nel 2020 e le destinazioni pari a 109 nel 2019;

   in considerazione dei tempi e degli iter da seguire, la nuova Alitalia potrebbe partire non prima di marzo-aprile del 2021, con i primi voli e la cassa integrazione guadagni straordinaria si è prorogata per i 6.828 dipendenti dei quali 6.622 sono in Alitalia Sai (3.339 personale di volo – 458 comandanti – 566 piloti – 2.315 personale navigante di cabina e 3.283 dipendenti di terra). I restanti 206 sono in Cityliner (41 comandanti, 58 piloti, 105 assistenti di volo e 2 dipendenti del personale di terra), con un evidente un aggravio per lo Stato e la conferma del lento declino di Alitalia e del lento avvio di Ita Alitalia;

   al momento, resta sconosciuta quale sia la politica commerciale di Alitalia-Ita per il lungo, medio, breve raggio e quali saranno le destinazioni per il Nord America, Sud America ed estremo Oriente e soprattutto se l'obiettivo sia quello rilanciare la compagnia di bandiera o degradarla a società regionali;

   al momento, è sconosciuto, il Load Factor per Ita-Alitalia (fattore di riempimento) del lungo, medio, corto raggio e quale sia lo yield (rendimento euro cents per chilometro offerto e trasportato) per il lungo, medio, corto raggio;

   si rileva, da una parte, la lentezza che sta contraddistinguendo la Newco ma, dall'altra il fatto che è già stato costituito il consiglio di amministrazione, che ha già assegnato le deleghe e definito i comitati, e nominato l'amministratore delegato, che è già al lavoro in attesa di approvare il primo piano industriale, nella nuova sede dell'Eur a Roma-:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto rappresentato in premessa e se ciò costituisca una rappresentazione autentica di Ita-Alitalia e quali iniziative di competenza intendano adottare per salvaguardare i livelli occupazionali di Alitalia e Ita-Alitalia.
(3-01961)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   SUTTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 8 della legge n. 121 del 1981 ha istituito il Centro elaborazione dati (CED-SDI) ai fini del coordinamento, della raccolta, della classificazione, dell'analisi e della valutazione delle informazioni in materia di tutela dell'ordine, della sicurezza pubblica e di prevenzione e repressione della criminalità e loro diramazione agli organi operativi delle forze di polizia;

   l'accesso ai dati e alle informazioni conservati negli archivi automatizzati del Centro elaborazione dati sono consentiti agli ufficiali di polizia giudiziaria appartenenti alle Forze di polizia, agli ufficiali di pubblica sicurezza e ai funzionari dei servizi di sicurezza, nonché agli agenti di polizia giudiziaria delle Forze di polizia, debitamente autorizzati ai sensi dell'articolo 11, secondo comma, della legge n. 121 del 1981;

   la polizia locale, quando svolge attività di pubblica sicurezza in servizio sul territorio, concorre all'aggiornamento ed all'implementazione proprio dei dati del Centro di Elaborazione Dati CED-SDI;

   il 6 maggio del 2019, pertanto, il Garante per la protezione dei dati personali ha dato parere favorevole ai due schemi di decreto del Presidente della Repubblica che disciplinano le modalità di accesso al CED-SDI chiedendo di autorizzare anche gli operatori della polizia municipale alla consultazione dei dati, facoltà peraltro che era già prevista dalla legge n. 125 del 2008, ancor oggi rimasta senza i relativi decreti attuativi –:

   quali siano le tempistiche per l'emanazione dei regolamenti che consentano finalmente l'accesso al Centro di elaborazione dati anche agli agenti della polizia locale presenti sul territorio per lo svolgimento delle attività di ordine pubblico e pubblica sicurezza, al fine di renderne l'operatività più sicura, anche alla luce del parere favorevole del Garante per la protezione dei dati personali.
(4-07685)


   PIERA AIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   già il 20 dicembre 2019, era stata data notizia di un'importante operazione antimafia, con ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di 14 soggetti appartenenti al Clan del quartiere Giostra di Messina, accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico di sostanze stupefacenti, estorsioni, ed altri gravi reati;

   tra gli arrestati risulta esserci Bonaffini Salvatore nato a Messina il 27 settembre 1972, ex collaboratore di giustizia, già detenuto e condannato in via definitiva per l'omicidio di Giuseppe Mastroieni, avvenuto a Messina nel 1992;

   il predetto ha un omonimo cugino minore, Bonaffini Salvatore;

   il più giovane dei cugini è stato condannato, per l'omicidio di Salvatore Pellegrino, avvenuto nel marzo del 1992,

   a Bonaffini Salvatore più giovane risulta coniugato con la figlia di Ceraolo Spurio Mario, già vicequestore aggiunto della polizia di Stato;

   Ceraolo Spurio Mario, è stato imputato per una serie di falsi da lui commessi nella sua veste di pubblico ufficiale. Per le accuse a lui mosse il signor Ceraolo Spurio Mario ha ottenuto il non doversi procedere per prescrizione dei reati contestati. Tra l'altro la sentenza n. 4285/13 del tribunale di Catania evidenzia ad avviso dell'interrogante, che a suo carico risulterebbero elementi concreti di responsabilità;

   lo stesso Ceraolo Spurio Mario risulta ancora sottoposto ad indagini penali, da parte della procura della Repubblica di Messina nell'ambito dei procedimenti penali n. 6681/19 e 4965/19, quest'ultimo inerente il grave reato di depistaggio e rilevazione segreto d'ufficio;

   Ceraolo Spurio Mario riveste un ruolo di vertice negli organismi nazionali di una nota organizzazione antiracket, avendo assunto prima il ruolo di Responsabile legale ed oggi quello di Vicepresidente vicario della Federazione Antiracket Italiana (Fai);

   Ceraolo partecipa ad incontri istituzionali organizzati dalla Federazione Antiracket Italiana, ai massimi livelli istituzionali;

   il Ceraolo Spurio Mario utilizza il sito istituzionale della Federazione Antiracket Italiana per propagandare false affermazioni, con le quali, diversamente dal vero, smentisce di essere indagato come invece, in effetti è, risultando iscritto come indagato nel procedimento penale n. 6681/19 r.g.n.r. per i reati di cui calunnia, false informazioni al pubblico ministero e diffamazione aggravata:

   la Federazione Antiracket Italiana partecipa con propri rappresentati al Comitato di Solidarietà per le vittime del racket e dell'usura, presso il Ministero dell'interno;

   la normativa vigente prevede stringenti e incrociati controlli da parte delle diverse forze dell'ordine sui requisiti soggettivi degli appartenenti alle associazioni antiracket e antiusura;

   in caso di mancanza dei requisiti soggettivi degli aderenti alle associazioni antiracket e antiusura, va negata l'iscrizione all'albo prefettizio dell'associazione che lo richieda, o se avvenuta, ne va disposta l'immediata cancellazione;

   in caso di mancanza dei requisiti soggettivi secondo l'interrogante dovrebbe essere negata la possibilità di avere una carica come quella che riveste il Ceraolo Spurio Mario;

   il Ceraolo Spurio Mario, secondo l'interrogante risulterebbe, infatti, privo dei requisiti soggettivi per essere nominato vicepresidente della Fai di cui riveste le funzioni di direzione e di rappresentanza esterna nazionale dell'intera Federazione Antiracket Italiana –:

   se non intenda chiarire se la Fai risulti tuttora iscritta nel previsto albo prefettizio e, anche considerato che la Fai è rappresentata all'interno del Comitato di solidarietà per le vittime dell'estorsione e dell'usura, di quali strumenti disponga perché siano evitate situazioni di questo genere, che indubbiamente recano danno alla stessa immagine e azione del Ministero nella delicatissima battaglia contro il racket;

   se in ogni caso non intenda assumere iniziative normative per rendere più stringente e rigorosa la disciplina dei requisiti per la nomina, e per i relativi controlli, per incarichi quali quello di cui in premessa.
(4-07696)


   LOLLOBRIGIDA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nelle ultime ore sono apparsi in tutto l'Alto Adige dei manifesti inneggianti alla memoria di alcuni terroristi secessionisti degli anni ’60 tra cui Sepp Kerschbaumer e degli affiliati alla sua organizzazione eversiva, ossia coloro che scatenarono la tempesta di fuoco e di bombe sull'Alto Adige nella cosiddetta «Notte dei fuochi» in cui morì lo stradino Anas Giovanni Postal e che aprì la strada alla ancora più cruenta stagione successiva;

   le firme in calce alla campagna di affissioni sono quelle dello Heimatbund, associazione nata secondo l'interrogante per raccogliere in modo sinistro gli ex terroristi altoatesini secessionisti, e quella degli Schuetzen, organizzazione a struttura paramilitare beneficiaria di corpose elargizioni pubbliche da parte della provincia di Bolzano e di numerosi comuni altoatesini;

   mentre in tutta Italia si è esultato in modo trasversale per la riconsegna alle patrie galere di Cesare Battisti (proletari armati per il comunismo), in Alto Adige si svolgono campagne di affissione pubbliche inneggianti a protagonisti della stagione più cruda della violenza omicida, accompagnata anche da gravissimi episodi, causa di pesanti danni materiali ed alla sicurezza delle persone;

   tali iniziative costituiscono, a parere dell'interrogante, espressioni di aperta apologia di reato –:

   quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda adottare a tutela dell'ordine pubblico e nel quadro di attività di prevenzione sul territorio, a fronte della diffusione di manifesti che inneggiano a persone condannate dallo Stato italiano per comprovati reati di terrorismo, in maniera tale da consentire di valutare con maggior rigore la posizione e l'attività di organizzazioni strutturate in forma paramilitare come gli Schuetzen, anche in connessione con le campagne di cui in premessa.
(4-07697)


   ZOFFILI, CAVANDOLI, IEZZI, MAGGIONI, BORDONALI, BILLI, COIN, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, FORMENTINI, PICCHI e RIBOLLA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 15 novembre 2020 diverse testate giornalistiche, tra le quali Il Giornale di Brescia e La Gazzetta di Parma, hanno dato notizia di lunghe file di cittadini moldavi che attendevano di poter esprimere il loro voto in occasione del secondo turno delle elezioni presidenziali in corso nel loro Paese;

   risultano in effetti essere stati costituiti vari seggi nel nostro territorio nazionale al di fuori delle sedi diplomatiche e consolari della Repubblica di Moldova;

   nei casi documentati dalla stampa locale che ne ha parlato, pubblicando anche delle foto, non pare siano state rispettate le norme di distanziamento imposte per contrastare la propagazione del Sars-Cov-2, né che autorità italiane di pubblica sicurezza ne abbiano potuto effettivamente garantire l'osservanza;

   la circostanza merita di essere valutata anche alla luce del fatto che molte cittadine moldave lavorano a contatto con anziani, ospiti di Rsa o Cra o nelle famiglie che le assumono come badanti;

   al momento dello svolgimento di queste operazioni elettorali, l'Emilia-Romagna era al primo giorno di «zona arancione», mentre la Lombardia era addirittura classificata come «zona rossa» –:

   sulla base di quali ragioni sia stato concesso ai cittadini moldavi di assembrarsi, senza effettivo rispetto delle norme di distanziamento anti-Covid-19;

   se siano intercorsi contatti bilaterali tra il Governo italiano e quello moldavo a proposito dell'esercizio del diritto di voto da parte dei cittadini della Repubblica di Moldova residenti nel nostro Paese e cosa sia stato eventualmente stabilito;

   se gli assembramenti degli elettori moldavi siano stati previsti, e conseguentemente tollerati, o se abbiano rappresentato una sorpresa;

   quali iniziative il Governo intenda assumere al fine di ridurre il rischio di contagio da SARS-CoV-2 nel caso si verifichino ulteriori elezioni che coinvolgano cittadini stranieri residenti in Italia.
(4-07700)


   UNGARO e GADDA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Campione d'Italia è un'exclave italiana completamente circondata dal territorio svizzero;

   con regio decreto del 1933, in deroga alla legge nazionale sul gioco d'azzardo, veniva autorizzata l'apertura di una casa da gioco a Campione d'Italia, per garantire il pareggio del bilancio del comune e l'occupazione;

   la gestione della casa da gioco di Campione d'Italia è per legge affidata ad una società il cui socio unico è il comune di Campione d'Italia, essa è a sua volta sottoposta al controllo del Ministero dell'interno e di quello dell'economia e delle finanze, attraverso la nomina di due rappresentanti nel collegio sindacale;

   la concorrenza, rappresentata dalla sempre maggiore offerta di altri sistemi di giochi e di lotterie istantanee, assieme ad una cattiva gestione dei casinò italiani, ha aggravato la situazione economica finanziaria degli stessi in tutta Italia;

   considerato tale quadro generale, il Casinò di Campione, pur avendo una marginalità attiva di 12.000.000 di euro, non è stato più in grado di garantire i proventi da stornare al comune, che garantiscono per oltre il 90 per cento la copertura del bilancio;

   in seguito all'aggravamento del bilancio della Casinò di Campione la procura di Como in data 9 gennaio 2018 ha chiesto il fallimento della società di gestione;

   in data 27 luglio 2018 il tribunale fallimentare ha dichiarato il fallimento della società, poiché il piano di risanamento economico, pur essendo stato accettato da tutti i creditori, risulta non essere stato sottoscritto dalla commissaria straordinaria di liquidazione del comune di Campione d'Italia, nominata a seguito della deliberazione del dissesto finanziario del comune, per la parte di sua competenza e cioè del debito del Casinò verso il comune a tutto l'anno 2017;

   tale sentenza di fallimento è stata dichiarata nulla dalla corte di appello di Milano e tutt'ora pende ricorso alla Corte di Cassazione;

   quanto sopra descritto ha determinato, su una popolazione di circa 2.000 abitanti, residenti nel comune, unitamente agli altri 2.000 residenti Aire nei vicini paesi del Canton Ticino, che da queste attività traevano i loro redditi, quanto segue:

    500 lavoratori del Casinò senza lavoro già dal luglio 2018;

    103 dipendenti comunali che non percepiscono lo stipendio da 18 mesi;

    la riduzione della pianta organica del comune da 103 dipendenti a 15;

    la sospensione di appalti vari a diverse cooperative, che hanno lasciato senza lavoro circa altri 120 lavoratori;

    la cessazione di alcuni servizi essenziali, quali la scuola materna e di altri che vengono forniti da ditte svizzere, come la raccolta dei rifiuti e la fornitura del gasolio e per i quali il comune confida nella cooperazione della vicina Confederazione Elvetica;

   dopo due anni di commissariamento, il comune dal mese di settembre 2020 ha una nuova amministrazione che purtroppo si trova a confrontarsi con questa grave situazione senza avere neanche le risorse necessarie per approvare un bilancio con il rischio che il comune possa venire ancora una volta commissariato –:

   quali iniziative intendano i Ministri interrogati intraprendere relativamente alla Casa da Gioco di Campione d'Italia, e sulla situazione finanziaria e sull'eventuale riapertura, anche in riferimento alle implicazioni occupazionali ed erariali determinate dalla interruzione dell'attività, anche considerando la situazione di unicità e lo status del comune di Campione d'Italia; se intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, per provvedere con risorse finanziarie e provvedimenti straordinari per superare la crisi determinatasi che limita anche la gestione ordinaria dell'ente, in un quadro di riequilibrio economico complessivo di tutto il territorio.
(4-07703)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta scritta:


   PALAZZOTTO e FRATOIANNI. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo pubblicato il 24 novembre 2020 su Repubblica.it, edizione di Palermo, si apprende che il personale assunto in Sicilia, per supportare la didattica nella fase di emergenza sanitaria causata dalla pandemia da Covid-19, non riceverebbe lo stipendio ormai da quasi tre mesi;

   la Flc Cgil siciliana ha infatti denunciato gli inaccettabili ritardi che si sono accumulati nei pagamenti degli stipendi di migliaia di supplenti in servizio da settembre 2020;

   secondo quanto ricostruito dalla Flc Cgil Sicilia e da Repubblica.it, i fondi necessari all'assunzione del personale scolastico aggiuntivo sarebbero previsti da due diversi decreti del Governo e ammonterebbero per la sola Sicilia ad oltre 154 milioni di euro; i suddetti fondi sarebbero stati distribuiti dapprima agli uffici scolastici regionali e poi, dopo un monitoraggio sulle esigenze dei diversi istituti, alle scuole;

   la finalità di tali fondi era quella di rendere possibile l'assunzione di collaboratori scolastici e docenti, in aggiunta al personale di ruolo e supplente già in forza alle scuole, per aiutare le stesse scuole a rendere più agevole la rimodulazione delle classi al fine di garantire il distanziamento fisico degli alunni durante la pandemia;

   secondo quanto denunciato dalla Flc Cgil nazionale, ad ottobre 2020, a causa di un errore nei conteggi da parte del Ministero, i soldi stanziati non sarebbero stati sufficienti a coprire le spese previste dalle scuole e, di conseguenza, i pagamenti sono stati bloccati in attesa di chiarimenti;

   in Sicilia sono più di 5 mila e 500 le unità di personale Covid, tra collaboratori scolastici e docenti assunti dalle scuole, ma tale ritardo nel pagamento degli stipendi è un problema di carattere nazionale, che ha riguardato pressoché tutte le regioni e ha colpito tutti quei lavoratori e quelle lavoratrici chiamati a sostenere gli istituti scolastici durante l'emergenza Covid per l'anno scolastico 2020-2021;

   secondo i Ministri interrogati il pagamento degli stipendi avverrà intorno ai primi giorni di dicembre, vista la nota ministeriale che prevede un'emissione straordinaria per il 25 novembre 2020;

   tale pagamento però rischia di non riguardare l'intera platea interessata, considerato che molte scuole non sono riuscite ad autorizzare le rate dei supplenti Covid entro il termine previsto, per colpa di un sistema burocratico e farraginoso che ha complicato il lavoro delle segreterie delle scuole;

   riusciranno infatti a percepire lo stipendio nei primi giorni del mese di dicembre 2020 solo quelli le cui segreterie sono riuscite a caricare nel sistema centralizzato del Ministero dell'istruzione le paghe di docenti e personale entro il 24 novembre 2020. Tutti gli altri slitteranno al 2021;

   secondo la Cisl scuola i ritardi nascerebbero da un problema burocratico verificatosi nel mese di ottobre 2020, quanto è emerso che l'elaborazione del cedolino prodotto da NoiPA superava di circa 150 euro gli importi indicati nella tabella allegata al decreto interministeriale. Tale errore avrebbe mandato in tilt l'intero sistema dei pagamenti e bloccato tutto in attesa di chiarimenti arrivati soltanto da pochi giorni;

   pur riconoscendo ai Ministri interrogati la volontà di compiere ogni sforzo utile ad accelerare i tempi della liquidazione degli emolumenti, a parere dell'interrogante, i ritardi del Ministero dell'istruzione e di quello dell'economia e delle finanze non possono ricadere sulle scuole e sui supplenti e collaboratori. Si è di fronte ad una situazione insostenibile per docenti e collaboratori scolastici che non possono attendere il 2021 per ottenere gli stipendi arretrati e nel frattempo si ritrovano a non percepire nulla e ad anticipare ogni spesa –:

   quali iniziative di competenza, oltre a quelle già assunte, intendano intraprendere i Ministri interrogati al fine di garantire il pagamento di tutti gli stipendi ai «supplenti Covid» in tempi rapidi e certi.
(4-07691)


   FIORAMONTI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   si apprende in seguito a una serie di atti presentati al presidente del consiglio regionale del Piemonte, della singolare vicenda riguardante l'istituto Alberghiero Maggia di Stresa, per cui la provincia del Verbano Cusio Ossola si impegnava entro e non oltre il 15 novembre 2006 a predisporre il progetto preliminare e la progettazione definitiva a fronte della cessione gratuita da parte del centro per gli studi turistico alberghieri per lo sviluppo dell'istituto Erminio Maggia, nei confronti del comune di Stresa. Impegno mai rispettato, relativo alla costruzione del plesso in aree individuate nel primo accordo di programma;

   da una più recente comunicazione, la provincia dichiara che non è più disponibile ad elaborare proposte o studi di fattibilità tecnico-economica da mettere al confronto, poiché in assenza di due elementi fondamentali — quali l'idoneità urbanistica ed edilizia dell'area proposta e la titolarità dell'area —, indispensabili per definire tempi e risorse necessarie per la realizzazione di un'opera ed il reperimento del suo finanziamento;

   l'istituto E. Maggia è una scuola storica, primo istituto alberghiero fondato in Italia nel 1938 e grazie alla sua fama detentore di un vasto bacino d'utenza, composto per la maggior parte da pendolari. Attualmente l'istituto è dislocato su 4 strutture staccate, di cui 3 sono distanti dalla sede principale e sprovviste di laboratori. Inoltre, dalla scheda tecnica redatta in precedenza dalla provincia, le strutture della scuola risultano non conformi ai vigenti parametri di sicurezza sismica, elemento, tra l'altro — come si legge nella relazione tecnica —, disincentivante per qualsiasi intervento di recupero dell'esistente;

   la provincia, pertanto, dichiara di voler indirizzare la propria azione verso il recupero del patrimonio edilizio esistente senza consumo di nuovo suolo, sebbene nella precedente relazione tecnica avesse invece dichiarato come «un eventuale investimento economico per un loro adeguamento strutturale risultasse antieconomico dato lo stato di vetustà in cui si presentano». Per tale ragione la relazione si concludeva con l'obiettivo di riorganizzare il servizio scolastico dell'istituto Maggia con finalità di risparmio della spesa pubblica e di razionalizzazione del servizio, abbandonando le 4 strutture esistenti per aggregarli in un unico grande edificio che comprendesse le aule e i laboratori necessari allo svolgimento dell'attività didattica prevista;

   il comune di Stresa individua così, nel giugno del 2013, nell'area dello stadio comunale L. Forlano, l'area più idonea per ospitare la nuova sede dell'istituto, sulla quale è stato redatto il progetto definitivo. Nonostante tali previsioni, il progetto non viene realizzato e, nel periodo che va dal dicembre 2016 e l'agosto 2017, il comune di Stresa è costretto a intraprendere diversi incontri volti alla revisione dell'accordo di programma ormai scaduto, e che pertanto non verrà successivamente mai realizzato poiché sostituito dal sopracitato progetto di riqualifica del sito esistente –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda promuovere per garantire la migliore soluzione all'utenza di riferimento, nella fornitura di servizi da parte del futuro istituto, tale da assicurare la tutela diritto alla salute e alla sicurezza degli studenti, nel rispetto dei parametri di sicurezza sismica e dell'idonea previsione di spazi nella manutenzione e ripristino dei plessi esistenti.
(4-07699)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GOLINELLI, VIVIANI, BUBISUTTI, CECCHETTI, GASTALDI, LIUNI, LOLINI, LOSS e MANZATO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il 23 novembre 2020 la Knorr, azienda di proprietà della multinazionale olandese Unilever, ha presentato il «Ricettario del Buon Cibo», realizzato in collaborazione con il Crea Alimenti e Nutrizione il cui obiettivo «è far sperimentare alle generazioni più giovani un nuovo modo di mangiare»;

   la Knorr è un'azienda che, perlopiù, produce insaporitori che contengono grasso di palma totalmente idrogenato e glutammato monosodico;

   la Knorr/Unilever afferma nelle Faq del proprio sito che l'uso generalizzato del glutammato come additivo per i cibi è innocuo per l'intera popolazione;

   Andrea Ghiselli, dirigente di Ricerca Crea Alimenti e Nutrizione ha dichiarato che il progetto «Buon Cibo» risponde alla perfezione alle raccomandazioni dell'ultima revisione delle Linee Guida per una sana alimentazione secondo le quali, per migliorare la salute dell'uomo e quella dell'ambiente in cui vive, è necessario aumentare il consumo di prodotti vegetali: cereali integrali, frutta, verdura e legumi e frutta secca in guscio il cui consumo è basso nella popolazione occidentale, Italia compresa;

   il Ricettario ha, per l'interrogante, l'arroganza di rappresentare un collettore innovativo di ricette, presentate sulla base del loro effetto sulle persone, quindi dal punto di vista nutrizionale, o sul pianeta, quindi dal punto di vista ambientale, mettendo in evidenza l'importanza di un approccio consapevole all'alimentazione; a parere degli interroganti, invece, con il pretesto di garantire la sostenibilità del pianeta e una maggiore salubrità nella dieta delle persone, la Knorr ha inteso proporre un suo ricettario favorendo esclusivamente l'uso dei propri prodotti, lontano dal modello della dieta mediterranea, e con ricadute potenzialmente devastanti per l'intera filiera agroalimentare del nostro Paese;

   il Crea che è un ente pubblico non economico nazionale di ricerca, vigilato e finanziato dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, non dovrebbe sponsorizzare iniziative private volte semplicemente a fare operazioni di maquillage e greenwashing per giunta di una multinazionale olandese;

   il Crea, che redige le Linee guida nazionali per una sana alimentazione, non dovrebbe per l'interrogante dare patenti di salubrità ad aziende private straniere;

   il Crea dovrebbe avere come obiettivo quello della tutela dei prodotti Made in Italy e della salvaguardia della Dieta Mediterranea, modello alimentare universalmente considerato tra i più sani ed equilibrati, e compito del Ministero dovrebbe essere quello di vigilare sull'azione di questo ente, visto che finanzia, con le risorse a disposizione, anche le campagne che esso promuove;

   è, invece, necessaria l'adozione di una strategia che valorizzi l'agroalimentare italiano attraverso l'adozione di un modello prestazionale che risponda a più alti livelli di qualità, anche in ragione degli effetti positivi per la salute –:

   sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare affinché il Crea sospenda la collaborazione con la multinazionale Unilever, visto che la tutela dei prodotti Made in Italy e soprattutto la salvaguardia della dieta Mediterranea deve essere il principale obiettivo dell'azione di Governo.
(5-05120)


   GOLINELLI, VIVIANI, BUBISUTTI, CECCHETTI, GASTALDI, LIUNI, LOLINI, LOSS, MANZATO e PATASSINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con la circolare del 13 novembre 2020 del Ministero dello sviluppo economico, è stato consentito alle imprese della trasformazione della carne, in riferimento ai nuovi obblighi di etichettatura alimentare scaturenti dal decreto interministeriale sull'origine delle carni suine, del 6 agosto 2020, di poter utilizzare fino alla data 31 gennaio 2021, le scorte esistenti degli imballaggi e delle etichette non conformi al suddetto decreto, che risultino nella loro disponibilità, a seguito di contratti stipulati prima della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto stesso;

   con la motivazione dell'emergenza sanitaria, di fatto viene introdotta una vera e propria deroga all'applicazione della normativa in questione che, a giudizio degli interroganti, risulta inaccettabile, in quanto rimette in discussione il percorso di trasparenza fino ad oggi compiuto in merito alla conoscenza dell'origine delle carni suine trasformate;

   l'introduzione dell'obbligo di etichettatura delle carni suine trasformate permette, infatti, ai consumatori di maturare scelte consapevoli rispetto all'origine e alla qualità degli alimenti acquistati, distinguendo le produzioni «made in Italy» e, di conseguenza, le attività di circa 5 mila allevamenti italiani di suini, oggi in crisi, non solo per le conseguenze scaturite dalla pandemia, ma anche per l'aggressiva concorrenza che dilaga nel settore;

   dall'inizio dell'emergenza sanitaria, le quotazioni dei maiali si sono quasi dimezzate, scendendo a poco più di un euro al chilo, e minando la competitività del settore della norcineria italiana che, ormai da tempo, è fortemente pressata dal dilagare di fenomeni di contraffazione che ogni anno riversano nel Paese circa 56 milioni di cosce dall'estero per le produzioni di falsi prosciutti «made in Italy»;

   si stima infatti che 3 prosciutti su 4 venduti in Italia siano in realtà ottenuti da carni straniere senza che questo sia esplicitato in etichetta;

   l'unico deterrente al perpetrarsi di questi fenomeni è evidentemente l'utilizzo di un'etichettatura di origine delle carni che imponga di indicare come carni 100 per cento italiane, esclusivamente, le carni provenienti da suini nati, allevati, macellati e trasformati in Italia, a garanzia della qualità dei prodotti e della trasparenza delle informazioni rese ai consumatori;

   si giudica pertanto assolutamente inopportuna qualsiasi azione volta ad introdurre nel settore elementi di incertezza, a scapito della trasparenza, in merito all'impiego dell'indicazione obbligatoria della provenienza delle carni suine trasformate, come disciplinata dal decreto interministeriale del 6 agosto 2020 –:

   se il Ministro interrogato intenda esprimere una posizione chiara riguardo alla necessità di dotare il Paese di strumenti atti a contrastare, attraverso l'impiego dell'etichettatura di origine delle carni suine trasformate, i fenomeni di illegalità che permeano il comparto, a tutela della sicurezza e della qualità dei prodotti made in Italy, e a garanzia delle correttezza delle informazioni fornite ai consumatori, anche sollecitando l'immediata applicazione, entro e non oltre il 31 dicembre 2020, del decreto ministeriale 6 agosto 2020;

   se non intenda immediatamente adoperarsi per convocare un tavolo di filiera con cui concordare tutte le azioni necessarie per sostenere, in questo momento di grave difficoltà, il settore della suinicoltura italiana, anche favorendo iniziative che permettano la stabilizzazione dei prezzi sul mercato intorno a valori che siano il più possibile vicini alle richieste degli allevatori italiani.
(5-05121)


   VIVIANI, BUBISUTTI, CECCHETTI, GASTALDI, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI, LOSS, MANZATO e PATASSINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   la Commissione europea ha presentato una proposta di regolamento che interviene al ribasso circa la possibilità di pesca per il Mediterraneo occidentale per il 2021 – una riduzione addirittura del 15 per cento dello sforzo di pesca;

   per la tutela della risorsa ittica, già nel 2020 i nostri pescherecci hanno ridotto lo sforzo di pesca del 10 per cento e rispettato le chiusure spazio temporali, come previsto dall'attuale piano di gestione; in mancanza dei dati relativi agli effetti sulle risorse biologiche da parte delle misure messe in atto fino ad oggi, la proposta della Commissione europea di riduzione del 15 per cento circa dello sforzo di pesca non ha motivo di essere;

   sarebbe invece necessaria un'opportuna valutazione scientifica degli impatti prodotti dalle misure già attive e senza elementi conoscitivi, non si possono imporre ulteriori diminuzioni «a scatola chiusa», pur nel rispetto dello stesso Regolamento sul Mediterraneo occidentale; questa nuova proposta rischia di produrre effetti peggiori e più a lungo termine del lockdown imposto dalla pandemia;

   per scongiurare la messa in atto di nuove limitazioni all'attività della pesca, tutti i rappresentanti di settore italiani, insieme agli omologhi enti operanti in Francia e Spagna, hanno sottoscritto un documento indirizzato alle istituzioni nazionali affinché non appoggino l'iniziativa unionale; è stato anche sottoscritto un appello, insieme al sindacato europeo Etf, al commissario europeo Virginijus Sinkevičius per esprimere contrarietà a questi nuovi provvedimenti che, nel 2021, potrebbero ridurre da un 10 per cento ad un 30 per cento l'attività per la pesca a strascico nel Mediterraneo occidentale;

   va sottolineato che esiste un controsenso nel creare ulteriori limitazioni anche laddove, come nell'Adriatico e nello Ionio, non sono presenti le limitazioni imposte da alcuna regolamentazione europea; ricordiamoci infatti che le raccomandazioni della Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (Cgpm) adottate nel 2019 ad Atene, non sono ancora state recepite nel diritto comunitario e, quindi, non rappresentano per il momento un obbligo per le nostre imprese ed i nostri pescatori;

   con questi provvedimenti si continua a prestare attenzione solo all'aspetto ambientale, tralasciando quello economico e mettendo così a rischio la sopravvivenza di alcune marinerie;

   nonostante alcuni segmenti siano già sotto i giorni sufficienti per avere un minimo di redditività di impresa, un'eventuale ulteriore riduzione delle giornate e delle zone di pesca comporterebbe un danno irrecuperabile al settore – già duramente colpito dall'emergenza Covid in corso – in termini di fatturato e occupazione, mettendo a rischio persino la sopravvivenza di tante di imprese di pesca;

   dopo un 2020 funestato dall'emergenza Covid, che sta mettendo a dura prova il comparto della pesca, anche a causa della chiusura dei canali Horeca, non si può iniziare il nuovo anno 2021 con ulteriori misure restrittive come quelle proposte dalla Commissione europea;

   il Piano di gestione del Mediterraneo Occidentale, adottato ormai un anno fa, ha già drasticamente ridotto le zone e le giornate di pesca per la flotta italiana operante nel Mar Tirreno. Nonostante le criticità, il settore della pesca ha comunque rispettato tali misure rigorose con serietà e spirito di collaborazione, non senza subire importanti conseguenze sulla redditività;

   sembra che la Commissione europea, a quanto consta agli interroganti, abbia intenzione di respingere la richiesta avanzata dall'Italia di prorogare i piani di gestione attualmente in vigore, esprimendo in questo modo la volontà di continuare con la proposta della riduzione dello sforzo di pesca nei termini sopra citati –:

   quali iniziative urgenti, nelle opportune sedi, europee, intenda mettere in atto affinché siano modificati i termini della proposta della Commissione europea al fine di proseguire con le misure in essere che già prevedono, per il 2020, un taglio delle giornate di pesca e il rispetto di chiusure spazio-temporali per tutelare le risorse ittiche.
(5-05122)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   CAPITANIO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in conseguenza all'emergenza sanitaria dichiarata il 31 gennaio 2020 su tutto il territorio nazionale, determinata dal rischio connesso all'infezione da Covid-19, sono stati emanati i primi decreti del Presidente del Consiglio dei ministri dal Governo e diverse ordinanze regionali della regione Lombardia, che prevedevano la regola iniziale basilare della misurazione della temperatura come forma di prevenzione dal contagio;

   il Ministro per la pubblica amministrazione, nel rispetto della cornice normativa sopra descritta, ha emanato la direttiva 1/2020 del 25 febbraio 2020 recante «prime indicazioni in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da Covid-19 nelle pubbliche amministrazioni», che ha previsto altresì il monitoraggio, ovvero le amministrazioni sono tenute a comunicare tempestivamente al Dipartimento della funzione pubblica, a mezzo Pec, le misure adottate in attuazione della direttiva stessa;

   la garanzia della salute del cittadino e del lavoratore della pubblica amministrazione rientra tra i doveri primari dell'azione amministrativa, come prevede espressamente la direttiva stessa;

   da notizie emerse sulla stampa locale è emerso che nel comune di Arcore (MI) non viene rilevata la temperatura ai dipendenti ma solo ai cittadini che accedono agli uffici per ottenere le prestazioni, come è emerso anche dalle dichiarazioni rilasciate dal vice sindaco –:

   se il Governo possa chiarire i dati emersi dal monitoraggio previsto con la direttiva n. 1 del 2020, con riguardo ai protocolli attivati per il contenimento e la gestione dell'emergenza epidemiologica da Covid-19 nelle pubbliche amministrazioni;

   se possa chiarire, con apposita direttiva, come debba avvenire la rilevazione della temperatura per i dipendenti della pubblica amministrazione, possibilmente prima dell'accesso agli uffici pubblici.
(4-07694)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BOND. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con l'aumento dei contagi da Sars-Cov-2 di questa seconda ondata pandemica si sta riproponendo quanto accaduto durante la prima ondata pandemica della primavera scorsa, laddove sono stati depotenziati o chiusi reparti e servizi sanitari ordinari per pazienti non Covid-19;

   i dati parlano di circa il 40 per cento di ricoveri ospedalieri in meno rispetto al 2019, una riduzione del 36 per cento di prestazioni di specialistica ambulatoriale, e 1,4 milioni di screening oncologici in meno, con evidenti impatti negativi sulla salute dei cittadini;

   il decreto-legge n. 104 del 2020, cosiddetto «decreto agosto» ha stanziato risorse per recuperare le prestazioni non erogate e abbattere così le liste di attesa. Per accedere a tali risorse però le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano dovevano presentare entro metà settembre 2020 al Ministero della salute e al Ministero dell'economia e delle finanze un Piano operativo regionale per il recupero delle liste di attesa e l'assistenza e cura per i pazienti non Covid, specificando i modelli organizzativi, i tempi di realizzazione e la destinazione delle risorse;

   risulta che ad oggi nessuna regione abbia fornito questi dati sul proprio sito istituzionale –:

   se corrisponda al vero che nessuna regione abbia presentato il previsto Piano operativo regionale per il recupero delle liste di attesa e l'assistenza e cura per i pazienti non Covid;

   quali iniziative immediate, per quanto di competenza, si intendano adottare affinché le regioni provvedano quanto prima all'emanazione dei suddetti piani operativi, e quali ulteriori iniziative si intendano avviare per garantire il diritto di cura dei pazienti non Covid.
(5-05123)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SODANO e DEL SESTO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il melanoma uveale è una forma grave e molto aggressiva di cancro dell'occhio che coinvolge l'iride, il corpo ciliare, o la coroide (nell'insieme raggruppati con termine «uvea»). I tumori nascono da cellule pigmentate (cosiddetti melanociti) che residuano nell'uvea e che sono responsabili della colorazione degli occhi;

   di rara diagnosi, con circa 8.000 nuovi casi all'anno, colpisce principalmente gli adulti con un elevato tasso di mortalità in fase metastatica il cui trattamento ottimale ad oggi non risulta ancora accertato;

   la Immunocore, azienda leader nel settore della biotecnologia, sta sperimentando un nuovo trattamento, attraverso l'utilizzo del tebentafusp, una proteina di fusione bispecifica di prima classe progettata per colpire un antigene associato al melanoma, attraverso un dominio di legame del recettore delle cellule T (TCR) ad alta affinità;

   dai primi risultati ottenuti si stima un'alta efficacia testata sia su pazienti con melanoma uveale metastatico, che su pazienti con melanoma cutaneo metastatico, a cui si aggiunge un tasso di sopravvivenza globale del 65 per cento raggiunto, già solo nel primo anno di terapia, per entrambe le tipologie;

   il reindirizzamento delle cellule T, utilizzando una proteina di fusione bispecifica TCR / anti-CD3 mirata alla gp100, apporta benefici sui pazienti con melanoma metastatico e l'attività osservata in queste due classi di melanoma molecolarmente diverse suggerisce l'ampio potenziale terapeutico di tebentafusp;

   l'approccio immunoterapico nel trattamento del melanoma uveale metastatico (MUM), rispetto ad altre terapie, sembra riscuotere un elevato successo, stante il basso carico mutazionale;

   i pazienti con Mum, peraltro, attualmente hanno poche opzioni di trattamento, con una prognosi infausta il cui tempo di sopravvivenza mediano è di circa 1 anno dopo il rilevamento delle metastasi;

   alla luce degli importanti risultati ottenuti dalla sperimentazione di tebentafusp, oramai giunto ad uno studio clinico di fase 3, appare evidente che, se autorizzato, questo potrebbe rappresentare un beneficio di speranza e di sopravvivenza per una potenziale cura volta a debellare una malattia che lascia scarso esito di sopravvivenza –:

   se il Ministro interrogato consideri l'approccio immunoterapico una valida opportunità ed alternativa per la cura non solo del melanoma uveale, ma in generale per il trattamento di tutti i tumori metastatici, e, in caso affermativo, quale sia l'effettivo stato di definizione dei protocolli nazionali per l'autorizzazione al trattamento con tebentafusp; se potrà adottare iniziative per garantire la totale o parziale gratuità della cura in tutte le sue fasi.
(4-07683)


   TIRAMANI, BOLDI, DE MARTINI, PAOLIN e SASSO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'atrofia muscolare spinale (Sma) è una patologia neuromuscolare caratterizzata dalla progressiva morte delle cellule nervose che impartiscono ai muscoli il comando di movimento (i motoneuroni) e che colpisce circa 1 neonato su 10.000, costituendo quindi la causa genetica più comune di morte infantile. Ne esistono tre forme di cui la prima (tipo 1) è la più grave e interessa circa la metà dei pazienti;

   la malattia è provocata da un difetto genetico che determina la produzione di livelli insufficienti della proteina SMN, indispensabile per la sopravvivenza dei motoneuroni. I bambini affetti dalle forme più gravi di SMA manifestano una grave compromissione della capacità di movimento e, in particolare, non riescono a sedersi, a gattonare e a camminare in modo autonomo e possono avere difficoltà anche nella respirazione e nella deglutizione;

   in data 19 maggio 2020 – a circa 12 mesi dall'analoga decisione presa dalla Food and Drug Administration (Fda) statunitense – è arrivata anche in Europa l'approvazione condizionale della terapia genica a base del medicinale Zolgensma (principio attivo onasemnogene abeparvovec), indicato per il trattamento dell'atrofia muscolare spinale;

   rispetto ai precedenti approcci terapeutici, che si basano sulla produzione della proteina SMN, il medicinale Zolgensma ha segnato una vera e propria rivoluzione, in quanto è in grado di correggere il difetto genetico alla base della malattia con un trattamento unico («one shot») e con ottime percentuali di successo, che danno la possibilità di ottenere traguardi funzionali importanti – come sedersi senza supporto – che non sarebbero mai ottenuti in neonati non trattati;

   in seguito all'approvazione europea, con determinazione in data 12 novembre 2020, l'Agenzia italiana del farmaco ha disposto l'inserimento del medicinale Zolgensma nell'elenco dei medicinali erogabili a totale carico del Servizio sanitario nazionale, ai sensi della legge 23 dicembre 1996, n. 648;

   la stessa determinazione dell'AIFA, tuttavia, ha consentito la prescrizione del medicinale in questione con costi a carico del Ssn solamente «per il trattamento entro i primi sei mesi di vita dei pazienti», mentre negli altri casi, trattandosi di prescrizione eccentrica rispetto alle indicazioni Aifa il costo del farmaco stesso, che è il più caro al mondo e, pari, segnatamente a 2,1 milioni di euro, rimane integralmente a carico dell'assistito;

   le condizioni di prescrizione imposte dall'Aifa appaiono eccessivamente stringenti e non tengono conto delle numerose variabili che, nei primi mesi di vita di un bambino, possono determinare ritardi nella diagnosi;

   peraltro, l'introduzione di uno specifico limite di età appare in contrasto con i contenuti dell'approvazione europea, giacché la stessa, a quanto consta, riguarda bambini fino a 21 chilogrammi di peso, nonché con le decisioni della Fda statunitense e del competente Ministero giapponese (MHLV, Ministry of Health, Labour and Welfare), i quali consentono entrambi l'impiego del medicinale fino ai due anni di età;

   per alcune famiglie, come per quella di M. N., 9 mesi, alla quale la SMA di tipo 1 è stata diagnosticata a 6 mesi e 28 giorni, il limite di prescrizione imposto dall'Aifa impedisce l'accesso a un farmaco essenziale, che potrebbe accendere una nuova speranza e prospettiva di vita;

   a fronte della limitazione esistente nel nostro Paese, la famiglia di M. N. ha organizzato una raccolta fondi per finanziare il viaggio e la somministrazione del farmaco negli Stati Uniti –:

   se non ritenga di dover promuovere, con la massima priorità e urgenza, una rivalutazione e, auspicabilmente, un superamento dei limiti imposti dall'Aifa alla prescrizione del medicinale Zolgensma con costi a carico del Ssn.
(4-07698)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 20 novembre 2020, i rappresentanti italiani presso l'Istituto internazionale del freddo e della refrigerazione (IIF/IIR) afferenti a 16 fra università, centri di ricerca ed aziende italiane, con il supporto del presidente del Cnr e di diversi rettori e direttori di dipartimento, nonché di numerose associazioni di categoria ed imprese hanno inviato una lettera ai Ministri competenti per richiedere il ripristino del contributo governativo annuale di circa 60.000,00 euro all'IIF/IIR;

   l'IIF/IIR è stato attivamente impegnato, sin dalla sua creazione, nelle discussioni per la regolamentazione, standardizzazione ed etichettatura volte a garantire la qualità della catena del freddo, inventata nel 1876. È inoltre partner delle Nazioni Unite dal 1970, per l'attuazione dell'accordo sul trasporto di derrate alimentari deperibili (ATP agreement), ma anche dell'Organizzazione mondiale della sanità, che sta implementando il suo programma di qualità e sicurezza per la catena del freddo dei vaccini. L'IIR sostiene anche l'International Healthcare ColDays dell'Associazione francese di refrigerazione (AFF), dal 2008, ed ha co-pubblicato la guida delle migliori pratiche sulla catena del freddo per i prodotti sanitari;

   la partecipazione italiana all'Istituto internazionale del freddo e della refrigerazione (IIF/IIR) è forzatamente limitata dalla cancellazione del sostegno economico nazionale, operato dal 2015, ma rappresenta un elemento strategico anche alla luce dell'attualità della problematica relativa alla conservazione dei vaccini contro il Covid-19;

   l'attualità ci pone di fronte ad una nuova importantissima sfida, quella per la conservazione, il trasporto ed i passaggi immediatamente precedenti l'inoculazione dei vaccini contro il Covid-19, che necessitano di essere maneggiati a temperature adatte;

   fra i vaccini più promettenti che si apprestano a essere commercializzati nel Q1 2021 per proteggere 7 miliardi di persone, vi è quello messo a punto dalla tedesca BioNTech e prodotto dall'americana Pfizer basato sulla tecnologia ad mRNA che richiede uno stoccaggio, un trasporto e una distribuzione a temperature molto basse, non superiori a -70°C, potendo resistere solo 2 ore a temperatura ambiente. Tale temperatura ha un impatto incredibilmente complesso su tutta la filiera logistica del freddo;

   l'IIR e le sue centinaia di esperti in tutto il mondo sono in prima linea su questi temi e forniscono la loro competenza scientifica e tecnica sulla catena del freddo per i prodotti sanitari agli attori pubblici e privati coinvolti in queste operazioni: governi, agenzie sanitarie, ospedali, laboratori farmaceutici e, più in generale, professionisti della salute e della logistica. Tutti questi esperti sono già al lavoro per fornire risposte concrete e affrontare la sfida della massiccia vaccinazione globale contro il Covid-19 –:

   come si stia organizzando la catena del freddo per la distribuzione dei vaccini e se si intenda ripristinare il finanziamento italiano all'Istituto internazionale del freddo e della refrigerazione.
(4-07701)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIABURRO, MANTOVANI e RUFFINO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione. — Per sapere – premesso che:

   al 7 ottobre 2020, secondo i dati di copertura delle aree bianche aggiornati da Open Fiber, su un totale di 1.284.727 unità immobiliari in 1.197 comuni, la copertura di rete raggiunta è pari soltanto al 15 per cento del totale dei comuni previsti nelle tre gare del piano Bul;

   come è noto, infatti, il piano prevede copertura di tutti i comuni italiani, a seguito di tre gare, per un impegno finanziario di circa un miliardo e mezzo di euro, per realizzare la banda ultralarga nelle abitazioni dei cittadini mediante tecnologia Ftth (cosiddetta fibra fino a casa);

   nonostante la copertura dovesse essere garantita entro 36 mesi dall'approvazione del piano nel 2016, a quattro anni di distanza, si scopre che le unità immobiliari raggiunte dalla fibra fino a casa sono solo 745.486, mentre quelle coperte da tecnologia Fwa (Fixed wireless Access, tecnologia più economica e di semplice impiego), sono 539.241;

   per quanto attiene agli eccessi in tecnologia Fwa l'impegno originale preso da Open Fiber e previsto dal piano Bul era di realizzare reti in fibra fino in casa con tecnologia Ftth (che garantiscono 1 gigabit al secondo di velocità di rete contro i 30MB/s della tecnologia Fwa;

   al netto di questi profondi ritardi ed inadempienze del piano Bul, a fine 2020, sono ancora numerosi i comuni, in particolare montani, che si trovano isolati dai lavori del piano Bul ed in termini di infrastrutture di rete anche per inadempienza degli operatori privati;

   la crisi da Covid-19 ha enfatizzato la necessità di disporre di connessioni di rete funzionanti per usufruire dei servizi delle pubbliche amministrazioni, lavorare in smart working e seguire lezioni con la didattica a distanza;

   molte aree, non coperte in alcun modo da connessione di rete a banda larga, hanno visto l'impossibilità per molti cittadini di continuare a lavorare o per numerosi bambini di proseguire le proprie attività scolastiche e d'apprendimento, creando una sostanziale e permanente discrasia e discriminazione rispetto ai cittadini di aree meno periferiche e più interconnesse –:

   se i ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative, se del caso, intendano intraprendere per garantire il termine dei lavori e la predisposizione delle infrastrutture di rete ad alta velocità a banda larga, e tecnologia FTTH, in tutta Italia entro il 2022, con particolare riguardo alle aree interne, montane e rurali.
(4-07688)


   VALLASCAS. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito del cosiddetto Recovery Fund (definito anche programma Next Generation EU, le cui priorità di utilizzo sono state approvate con una risoluzione nel mese di ottobre 2020 dalle Camere), è stato evidenziato come tale strumento sia in grado di rappresentare un punto di svolta, non solo per il rilancio dell'economia in chiave di sostenibilità ambientale, sociale, di innovazione e competitività, ma anche per lo stesso processo di integrazione europea;

   al riguardo, il programma Next Generation EU rappresenta per l'Europa e per l'Italia (come già ribadito) un'occasione irripetibile per uscire da un lungo periodo di stagnazione e da una crisi senza precedenti che il Paese sta attraversando a causa della pandemia, e per creare le basi di sviluppo e d'innovazione, offrendo, al contempo, alle giovani generazioni, nuove opportunità di lavoro in un Paese avanzato e rispettoso dell'ambiente;

   all'interno delle numerose priorità indicate nella relazione della V Commissione Bilancio della Camera dei deputati, con riferimento alle indicazioni connesse alle «attività produttive» (per quanto riguarda i grandi progetti Paese previsti per la transizione), si ribadisce la necessità d'incrementare i livelli di sviluppo e di strategia in favore dell'idrogeno, quale vettore e accumulo energetico e di ricerca (anche prototipale) per le tecnologie di produzione, stoccaggio e distribuzione in sicurezza, anche attraverso la realizzazione di progetti industriali dimostrativi;

   a tal fine, il Ministro interrogato, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle prospettive di attuazione e di adeguamento della Strategia energetica nazionale al Piano nazionale energia e clima per il 2030, ha evidenziato di recente come l'Italia abbia assunto un ruolo di co-leadership (congiuntamente a India e Cina) nello sviluppo delle smart grid per conseguire una serie di obiettivi per l'evoluzione del settore energetico, ribadendo l'intenzione da parte del Governo di svolgere un ruolo anche di promozione dell'idrogeno quale nuovo vettore energetico per il futuro;

   in tale quadro, risulta indispensabile e necessario sapere quale sia il soggetto istituzionale incaricato dal Governo per coordinare e attuare le numerose e articolate iniziative elaborate dal Ministero dello sviluppo economico per la promozione dell'idrogeno, sia all'interno del programma Next Generation EU, per il settore industriale e siderurgico in particolare (in grado di garantire sia la partecipazione dell'industria e dei centri di ricerca pubblici e privati), sia nell'ambito della politica industriale del Governo, al fine di reindirizzare il sistema produttivo industriale italiano verso processi e prodotti a basso impatto di emissione di carbonio –:

   quali orientamenti il Ministro interrogato intenda esprimere, con riferimento a quanto esposto in premessa;

   se sia stato individuato il soggetto attuatore, in grado di coordinare ogni iniziativa prevista all'interno dei progetti d'investimento indicati nelle linee guida del Piano nazionale di ripresa e resilienza, in base ai quali dovrebbero essere destinati all'Italia circa 209 miliardi di euro tra finanziamenti e contributi;

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, nell'ambito delle strategie di politica industriale, per i prossimi anni, per lo sviluppo dell'idrogeno pulito da fonti rinnovabili, quale nuovo vettore energetico per il futuro, in particolare nel settore dei trasporti, il cui potenziale ruolo è in grado di contribuire a rendere il sistema energetico sempre più sicuro, sostenibile e competitivo.
(4-07704)

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Ermellino n. 5-03780 del 30 marzo 2020;

   interrogazione a risposta scritta Giaccone n. 4-07419 del 6 novembre 2020.