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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 5 maggio 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    l'emergenza sanitaria conseguente alla diffusione del Covid-19 e le misure di distanziamento fisico e sociale che sono state adottate richiedono un approccio alla risoluzione dei problemi più che mai multidisciplinare, capace di coniugare l'aspetto della tutela della salute pubblica con lo svolgimento delle normali attività produttive, scolastiche e culturali dei cittadini e delle imprese;

    le informazioni di cui si dispone al momento indicano che i bambini e i giovani sono meno esposti al contagio da Covid-19 e di conseguenza meno esposti ai rischi che la riapertura delle scuole potrebbe comportare per la loro salute fisica;

    viceversa, la sospensione delle attività scolastiche e le misure restrittive stanno certamente dispiegando soprattutto sui bambini i loro effetti negativi per quanto riguarda i danni educativi, psicologici e culturali di lungo periodo;

    contemporaneamente, non è possibile ignorare che intervenire con la mera riapertura delle scuole, senza intervenire su altri fattori, metterebbe a rischio la salute degli adulti che operano nelle istituzioni scolastiche – educatori, insegnanti, personale ausiliario – e dei familiari degli studenti, soprattutto i nonni che sono i soggetti più esposti al contagio;

    numerose associazioni che si occupano di infanzia, studiosi e professionisti dell'età evolutiva richiamano l'attenzione sulle ripercussioni che le misure restrittive stanno determinando sull'equilibrio psicofisico dei bambini e dei ragazzi sui quali, non solo ricadono le conseguenze del divieto di socialità (sia dentro che fuori le istituzioni scolastiche), ma anche le difficoltà economiche e comportamentali che le famiglie hanno dovuto affrontare da un giorno all'altro: spazi compressi, clausura forzata, difficoltà economiche cui si sono affiancate problemi di natura organizzativa che hanno, sicuramente, esacerbato le convivenze soprattutto nelle famiglie numerose;

    la didattica a distanza, adottata nell'immediato in un'ottica meramente emergenziale, come risposta e come strumento per tentare di dare una sorta di continuità all'anno scolastico e all'insegnamento, ha sopperito parzialmente all'interruzione delle attività didattiche ma non ha tenuto, e ancora non tiene, conto, delle difficoltà di natura economica e sociale con le quali si sono confrontati genitori e alunni, con particolare attenzione alla disponibilità di dispositivi, alla difficoltà di connessione, alla mancanza di spazi sufficienti per lo svolgimento in contemporanea di attività di lavoro in modalità agile e di didattica in modalità digitale, così da ampliare il gradiente di disuguaglianza tra studenti, da rendere per alcuni poco efficace tali attività e da chiedere un ulteriore sforzo di adattamento ai ragazzi e ai bambini costretti a non uscire di casa;

    la didattica digitale non può essere pensata come un mero spostamento delle routine didattiche in presenza nella scuola tradizionale;

    la scuola sembra la vittima prescelta che il Governo ha deciso di sacrificare in questo difficile momento di emergenza, l'unica per la quale sembra si possa derogare il ritorno alla funzionalità fino a settembre, in virtù del fatto che si riesce ad immaginare esclusivamente un modello di didattica in presenza tradizionalmente svolta nelle classi;

    il sistema scuola costituisce un organismo estremamente complesso e articolato in maniera capillare sul territorio, il che non rende certamente semplice intervenire a modificare e ripensare sia le strutture materiali che il paradigma organizzativo ed educativo;

    è questo il momento di piegare l'avversità dell'emergenza e tramutarla in occasione da cogliere per introdurre nel sistema formativo un'autentica rivoluzione organizzativa culturale e didattica: per i docenti, per le famiglie, per gli studenti;

    innovare non vuol dire rinnegare le tradizioni ma da queste partire per pensare nuovi paradigmi, nella stratificazione e nel superamento di quello che è stato e che altro non è che la base per ciò che dovrà essere: le premesse normative sono già disponibili e, se il sistema non avesse forzato fino allo stremo l'autoriproduzione di sé stesso, l'emergenza del lockdown scolastico non ci avrebbe trovato impreparati;

    in tal senso i prossimi mesi sono strategici per poter costruire un nuovo modo di fare scuola, per operare un salto di mentalità e non, giungere impreparati al prossimo anno scolastico;

    il nuovo modello didattico non potrà prescindere da attività svolte in presenza, in quanto rimane fondamentale la relazione interpersonale tra il docente e il discente, ma sarà necessario organizzarsi utilizzando ambienti interni ed esterni agli edifici, mettere a sistema un'offerta formativa ordinata per piccoli gruppi diacronici e sincronici di insegnamento e/o di apprendimento, che siano a volta a volta di compito, di progetto, di competenza e/o elettivi, organizzare il lavoro per piccoli gruppi di livello e/o di riequilibrio degli apprendimenti;

    tutto ciò avrà ancor più senso se saranno garantiti a ciascuno studente i piani di studio personalizzati proposti nella legge n. 53 del 2003 ma successivamente accantonati e dimenticati dalle politiche scolastiche;

    le attività didattiche in presenza dovranno quindi sviluppare il focus sui singoli studenti, affiancate da attività a distanza che porranno maggiormente l'accento sulla modalità di lavoro collaborativa; l'uso del digitale dovrà diventare strumento prezioso per qualificare l'insegnamento e per l'apprendimento, in un'ottica di integrazione delle modalità tradizionali con tutte le potenzialità offerte dalla tecnologia digitale; la rete, infatti, per definizione, richiede un'attività di relazione, di sviluppo della collaborazione, di lavoro di gruppo;

    sarebbe necessario organizzare laboratori di approfondimento, recupero e sviluppo degli apprendimenti al fine di permettere alle famiglie e agli studenti di affrontare eventuali ritardi e carenze al di fuori della soluzione individuale delle lezioni private e di proposte di meri corsi di recupero in ambito scolastico spesso non efficaci;

    il problema che si pone al Governo e al legislatore è connesso anche con quell'aspetto attinente all'organizzazione familiare conseguente alla ripresa delle attività produttive che appare un discorso di giusta sensibilità sociale, che si aggiunge a quella educativa e che non può essere ignorato;

    il 4 maggio 2020 è prevista la riapertura di parte delle attività produttive il che, per i genitori con figli in età di non autosufficienza, aggiunge a questa situazione di disagio generale anche quello specifico dell'affidamento dei figli, in quanto non sarà possibile lasciarli ai nonni, per i quali rimangono vigenti le indicazioni in merito al distanziamento, le scuole sono chiuse, i luoghi solitamente dedicati ad accogliere bambini e ragazzi nel periodo di inattività scolastica, al momento, non sono operativi e l'utilizzo di baby sitter, oltre a presentare problemi organizzativi, richiederebbe anche un impegno economico difficile da sostenere in un periodo di diffusa e crescente crisi economica e senso di insicurezza per il futuro;

    questo scenario complesso non può essere ignorato dal Governo che deve prevedere che tutti i locali e gli spazi con vocazione educativa disponibili nei territori, a cominciare dai locali delle istituzioni scolastiche pubbliche (statali e paritarie), siano messi a disposizione coinvolgendo attori pubblici e del privato sociale, affinché si possa dar vita a un servizio educativo e didattico qualificato, attivo dalla mattina alla sera, offerto agli studenti e alle famiglie, su base volontaria;

    la socializzazione dei soggetti in età evolutiva è stata fin troppo costretta e negata in questi mesi e non è pensabile che possa essere sacrificata anche nei prossimi mesi;

    in tal senso, particolare attenzione va prestata alla fascia di età 0-6 anni per la quale vanno individuati spazi specifici sicuri sia dal punto di vista educativo che della sicurezza dei luoghi;

    non si può inoltre ignorare che da tempo ormai la comunità scientifica richiama l'attenzione dei Governi e dei cittadini sulla probabilità che ci si troverà a confrontarsi con sempre maggiore frequenza con nuove epidemie, anche in forma pandemica, derivanti dal modello di sviluppo e dagli effetti della globalizzazione selvaggia di questi ultimi vent'anni che è causa di una eccessiva vicinanza tra animali finora selvatici e l'uomo, aumentando in tal modo i rischi significativi di spillover zoonotici;

    tale premessa rende evidente che alcune delle misure sanitarie assunte in questo periodo diventeranno elementi strutturali delle politiche sanitarie ed entreranno a far parte del vissuto quotidiano dei cittadini,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per sviluppare, dal mese di giugno al mese di agosto, il format di una scholé estiva con interventi volti a:

   a) sviluppare azioni di welfare in coordinamento con i comuni e con il privato sociale, prevedendo l'apertura immediata della scholé estiva, che accolga i bambini e i ragazzi interessati per l'intera giornata, rispettando tutti i presidi sanitari necessari per offrire alle famiglie e agli studenti, se lo vogliono e ne hanno bisogno, l'opportunità di un servizio qualificato sul piano educativo e didattico;

   b) organizzare i Larsa (laboratori di approfondimento, recupero e sviluppo degli apprendimenti) per permettere ai bambini e ai ragazzi che ne facciano richiesta di recuperare eventuali lacune negli apprendimenti accumulate nel periodo di chiusura delle scuole da febbraio a giugno;

   c) organizzare un'attività formativa in E-learning, garantendo a tutti la possibilità di accesso, anche utilizzando le misure e le risorse previste dal Ministero dell'istruzione con i provvedimenti emanati durante lo stato di emergenza;

   d) organizzare attività libere, anche all'aperto, che possono andare da corsi personalizzati di nuoto a giochi di squadra, da attività motorie a corsi per suonare strumenti musicali o ascoltare musica, da esperienze laboratoriali di pittura, di teatro, di campeggio, di libere esplorazioni botaniche e biologiche di campi, boschi, parchi, fiumi e altro ad esperienze di service learning ad alta sensibilità civica e sociale;

   e) prevedere tempestivamente interventi di edilizia scolastica per le scuole statali e paritarie del sistema pubblico nazionale volti a rivedere l'organizzazione degli spazi scolastici per la predisposizione di spazi ampi e modulari e di laboratori per rispettare le disposizioni di sicurezza dopo Covid-19 e per l'introduzione di nuove metodologie didattiche fondate non più sull'organizzazione per classi, ma per piccoli gruppi di compito, di progetto, di competenza e/o elettivi con docenti che non siano solo insegnanti, ma anche tutor di 10-12 studenti fissi, per l'intera durata del percorso formativo;

   f) avviare nel più breve tempo possibile, trattative per la modifica temporanea del contratto di lavoro (Ccnl) dei docenti, in modo da: rendere obbligatoria l'erogazione della Scholé estiva; garantire subito il riconoscimento delle coperture assicurative per attività extracurriculari; rendere obbligatoria la co-progettazione della Scholé estiva con le aziende sanitarie, con le regioni, con i comuni e il privato sociale, a partire dalle scuole paritarie; definire una nuova articolazione dei quadri orari e dell'organizzazione del lavoro scolastico;

   g) avviare un piano straordinario di formazione dei docenti delle scuole dell'infanzia, primarie e secondarie sulle competenze di didattica innovativa personalizzata e digitale, nella logica dell'innovazione educativa e didattica anche in regime di sicurezza dopo Covid-19;

   h) monitorare le buone pratiche già in atto nel Paese attivate grazie anche a politiche regionali e all'autonomia scolastica e, sulla base di queste, sviluppare protocolli e consolidare modelli di didattica innovativa che utilizzino sia la didattica digitale che la didattica in presenza da implementare a partire dall'inizio del prossimo anno scolastico nel mese di settembre 2020.
(1-00347) «Gelmini, Palmieri, Aprea, Spena, Casciello, Marin, Saccani Jotti, Vietina».

Risoluzioni in Commissione:


   La III Commissione,

   premesso che:

    il rapido dilagare della pandemia da Covid-19 ha causato nelle ultime settimane uno straordinario afflusso di richieste di rimpatrio da parte di connazionali all'estero, pervenute alla rete diplomatico-consolare e gestite con il coordinamento dell'Unità di crisi;

    come emerso in occasione dell'audizione del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, svolta il 16 aprile 2020 presso le Commissioni affari esteri del Senato e della Camera, si è trattato della più grande operazione di rimpatrio mai realizzata, che ha coinvolto oltre 60 mila italiani, i quali hanno potuto trovare anche nel Parlamento un punto di riferimento prezioso nella sensibilizzazione dell'opinione pubblica sui risvolti di politica estera, connessi alla pandemia;

    in questa specifica circostanza il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con tutte le ambasciate, i consolati e gli ulteriori uffici all'estero, ha compiuto uno sforzo straordinario per diffondere un'informazione puntuale e capillare ai connazionali su regole e modalità dei rientri, utilizzando tutti i canali a disposizione;

    alla luce del probabile perdurare dell'emergenza epidemiologica nel breve e nel medio termine, diventa essenziale provvedere senza ritardo all'adozione di misure strutturali a tutela del personale del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale dai rischi di contagio, contemperando lo strumento del lavoro «agile» con la garanzia di continuità nei servizi di assistenza ai connazionali;

    appare prioritario nei prossimi mesi provvedere, in particolare, al rafforzamento degli strumenti di comunicazione online che permettano al cittadino di interagire con l'amministrazione dello Stato con modalità omogenee ed esaustive, a partire dai siti di tutti gli uffici all'estero;

    come noto, il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha conformato in modo capillare la propria azione amministrativa a criteri di massima trasparenza e accessibilità per il cittadino, a partire dalla predisposizione di un articolato sito internet assai informativo e conforme ai più moderni standard della comunicazione in rete;

    lo sforzo fin qui profuso facilita l'individuazione delle diverse tipologie di procedimento amministrativo di competenza del Ministero, per il quale è immediatamente conoscibile il responsabile, nonché dei procedimenti a istanza di parte, da avviare presso gli uffici della rete all'estero o presso l'ufficio per i rapporti con il pubblico, che possono riguardare questioni assai delicate: dal rilascio di passaporti alle pratiche di stato civile, dalle pensioni alle adozioni, dalla concessione di visti Schengen fino alla promozione all'estero di prodotti editoriali e alla assegnazione di borse di studio offerte dal Governo italiano a cittadini italiani residenti all'estero; il «Portale dei servizi consolari», istituito dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale già provvede a fornire al connazionale all'estero servizi e informazioni in base a diversi profili di utenza, al fine di individuare, il consolato competente all'assistenza in ambito sanitario, legale, economico o per esigenze di rimpatrio o per accedere a tutti i servizi cui hanno diritto i connazionali iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (Aire), anche per conoscere lo stato di avanzamento delle pratiche; l'amministrazione degli affari esteri e della cooperazione internazionale provvede alla tutela dei nostri connazionali anche attraverso l'azione dell'Unità di crisi che, con ininterrotta operatività, agisce coordinando l'intera rete estera in costante collegamento con gli altri organi dello Stato, nonché con le omologhe strutture di altri Paesi partner, in particolare europei, sulla base di protocolli operativi e piani preventivamente definiti e costantemente aggiornati, tenendo conto della presenza italiana – turisti, residenti, imprese, ed altre organizzazioni stabilmente operanti – in tutti i Paesi del mondo;

    in caso di coinvolgimento di connazionali in atti di terrorismo internazionale è l'Unità di crisi a prestare assistenza alle vittime e a mantenere i contatti con i familiari, assicurando il necessario riserbo su dati e informazioni sensibili, nel superiore interesse dei connazionali direttamente coinvolti. Analogo lavoro è svolto dall'Unità di crisi nel caso di potenziale esposizione a rischio per connazionali in caso di situazioni di instabilità politica, calamità naturali o emergenze sanitarie, come in occasione della pandemia da Covid-19, anche grazie all'utilizzo di applicazioni finalizzate alla geolocalizzazione dei connazionali e all'invio tempestivo di informazioni sulla propria incolumità;

    tutto ciò premesso, i siti internet dell'intera rete all'estero restano il primo punto di riferimento per i connazionali in difficoltà che necessitino di interagire, a volte con connotati di urgenza, con le istituzioni dello Stato per il tramite dell'Amministrazione degli affari esteri e della cooperazione internazionale;

    a tal fine, è essenziale provvedere a una standardizzazione e al rafforzamento dell'apparato informativo disponibile sui siti online della rete estera, scongiurando difformità tra sedi diverse e valutando un'opportuna centralizzazione mediante un sistema di link al sito del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale;

    eventuali disomogeneità informative, che si riflettono ad esempio sulla reperibilità di normativa di base e di modulistica corretta e aggiornata o sul rinvio al portale unico dei servizi telematici per i connazionali all'estero, contribuiscono a innalzare il numero di richieste telefoniche e, in generale, incidono negativamente sulla coesione dell'azione amministrativa nel rapporto con i cittadini, essendo potenzialmente in grado di pregiudicare il raggiungimento degli obiettivi di effettiva trasparenza e accessibilità cui il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale tende nel suo impegno quotidiano;

    di contro, parametri comunicativi uniformi per tutta la rete all'estero sarebbero di vantaggio per i connazionali e porterebbero a una auspicata riduzione del carico di lavoro per le sedi estere italiane impegnate nel rapporto con l'utenza in una fase a lungo segnata dal rischio di contagio da Covid-19,

impegna il Governo

a istituire una piattaforma virtuale unificata e comune a tutta la rete all'estero, concernente i servizi consolari resi ai connazionali all'estero.
(7-00461) «Grande».


   La III Commissione,

   premesso che:

    la salute è un prerequisito per una crescita sostenibile ed inclusiva;

    nell'ambito dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile, l'Obiettivo n. 3 mira a raggiungere una copertura sanitaria universale che includa l'accesso ai medicinali di base e ai vaccini;

    la crisi pandemica da Covid-19 ha richiamato in modo inedito l'attenzione dell'opinione pubblica mondiale sul tema della cooperazione multilaterale in ambito sanitario, a partire dal ruolo dell'Organizzazione mondiale della sanità ma anche di fondamentali agenzie internazionali più specialistiche e meno note al grande pubblico come la Gavi Alliance – l'Alleanza mondiale per la vaccinazione e l'immunizzazione che supporta la vaccinazione di quasi la metà dei bambini del mondo e che ha contribuito a rafforzare i sistemi sanitari e i servizi di immunizzazione in 69 Paesi –, la Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (Cepi) oppure l'Ema, l'Agenzia europea per i medicinali, che ha il compito di valutare e verificare i vaccini prima della commercializzazione;

    l'esperienza maturata nella lotta al diffondersi del contagio ha fatto emergere come mai fino ad oggi la stretta interconnessione che sussiste in campo sanitario tra risposta locale e risposta globale, tra strategie microregionali e dinamiche sovranazionali;

    il ruolo degli Stati nazionali e delle loro leadership si è dimostrato, nel bene e nel male, cruciale in questo difficile passaggio storico. Per l'Italia e per gli altri Stati membri è, in particolare, decisivo il ruolo di indirizzo e di sostegno che potrà essere esercitato dall'Unione europea, impegnata nella elaborazione di una risposta comune alla pandemia a partire dal rafforzamento della sanità pubblica e dall'attenuazione dell'impatto socioeconomico. Lo stesso impegno europeo non potrà, tuttavia, essere risolutivo senza un efficace coordinamento a livello globale con gli altri organismi multilaterali;

    la pandemia da Covid-19 dimostra l'urgenza di incrementare gli investimenti nella costruzione di sistemi sanitari forti, affinché la copertura sanitaria universale comprenda la protezione da rischi finanziari, l'accesso ai servizi essenziali di assistenza sanitaria di qualità e l'accesso sicuro, efficace, di qualità e a prezzi accessibili a medicinali di base e vaccini per tutti e per tutte, come stabilito dall'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. È necessaria, inoltre, una collaborazione multisettoriale nella definizione delle politiche sanitarie, che coinvolga le comunità e la società civile e che metta al centro il rispetto della persona umana, dei suoi diritti e libertà fondamentali;

    inoltre, la lotta contro le pandemie non può che fondarsi sulla partnership pubblico-privato: il settore privato condivide con le istituzioni una responsabilità storica rispetto alle dinamiche del mercato e all'andamento dei prezzi al consumo di beni essenziali per la vita nel contrasto al virus. Un modello in tal senso è rappresentato dalla Access To Covid-19 Tools (Act) Accelerator, partnership tra la Fondazione Bill e Melinda Gates, Cepi, Gavi, Global Fund, Unitaid, Wellcome Trust, Banca Mondiale ed OMS, che ha come obbiettivo di accelerare lo sviluppo, la produzione di test diagnostici, farmaci e i vaccini Covid-19 e favorirne l'accesso quando saranno pronti;

    il taglio della spesa sanitaria nel nome dell'austerità e degli aggiustamenti strutturali ha impedito la creazione di sistemi sanitari forti e resilienti. Il G20 ha, come primo passo, deliberato recentemente di sospendere il pagamento del debito dei Paesi più poveri fino alla fine del 2020, con l'obiettivo di sostenerli ad affrontare la crisi sanitaria ed economica causata dalla pandemia di Covid-19;

    l'Italia, uno dei Paesi al mondo maggiormente colpiti dal Covid-19, eserciterà nel 2021 la presidenza di turno del G20 nel 2021, che sarà un anno di ripensamento e di ricostruzione sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista dell'architettura e del coordinamento della salute pubblica mondiale;

    la leadership italiana nella lotta contro le pandemie e per la salute globale potrà esprimersi in quella sede nella consapevolezza dell'importanza di sconfiggere il virus soprattutto in Africa e nel sud dell'Asia per cui, insieme ai partner G7 e G20, occorrerà mobilitare nuove risorse ed attivare un coordinamento internazionale a tutto campo. In particolare, l'Italia potrà assumere un ruolo guida affinché il G20 sostenga un processo condotto dalle Nazioni Unite per cancellare il debito estero dei Paesi più fragili, dovuto a tutti i creditori;

    in questa direzione merita tutto il possibile sostegno pluripartisan la proposta dell'Italia, di cui ha dato conto il Ministro Di Maio in occasione dell'audizione svolta il 16 aprile 2020 davanti alle Commissioni affari esteri di Camera e Senato, al segretario generale dell'ONU di creare una grande alleanza internazionale per il vaccino contro il coronavirus, affinché esso sia immediatamente disponibile a livello globale;

    la collaborazione internazionale è cruciale anche per fronteggiare le conseguenze socio-economiche della pandemia. La cooperazione tra tutti gli attori globali, a partire dai maggiori organismi internazionali competenti in materia sanitaria, dovrà contemplare la condivisione libera e aperta dei dati ed investimenti per il monitoraggio delle malattie attraverso banche dati accessibili e gestite in base a regole certe e condivise;

    a livello europeo, nell'ambito dell'elaborazione di una risposta globale alla pandemia, la Commissione europea ha promosso – insieme a Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno dell'Arabia Saudita, che detiene la presidenza del G20, Norvegia, Spagna e Regno Unito – un'iniziativa mondiale di raccolta fondi – la risposta globale al coronavirus – a partire dal 4 maggio 2020. La presidente Von Der Leyen invita i capi di Stato e di Governo e altri partner da tutto il mondo a impegnarsi a contribuire per raggiungere l'obiettivo iniziale di 7,4 miliardi di euro di fondi, i quali saranno stanziati per sviluppare e applicare strumenti diagnostici, un vaccino e trattamenti efficaci che siano accessibili a tutti e a prezzi abbordabili;

    il 3-4 giugno 2020 il Governo britannico ospiterà la terza conferenza di donatori che permette a Gavi – che sta aumentando la copertura immunitaria arrivando a vaccinare il 49,2 per cento dei bambini a livello globale, pari a circa 760 milioni di bambini – di mobilitare almeno 7,4 miliardi di dollari in risorse aggiuntive per proteggere la prossima generazione con vaccini, ridurre le disuguaglianze sanitarie e creare un mondo più sano, più sicuro e più prospero;

    l'Italia, che ha contribuito alla Vaccine Alliance dal 2006, è membro del suo consiglio di amministrazione ed è sesto donatore assoluto di Gavi. L'Italia ha avuto un ruolo chiave nella creazione di due finanziamenti innovativi: International Finance Facility for Immunization (IFFIm), di cui è il suo terzo maggior finanziatore con un impegno totale di 499 milioni, di dollari per il periodo 2005-2025, e l'Advanced Market Commitment (Amc) per accelerare lo sviluppo e la disponibilità di vaccini pneumococcici. L'Italia è il maggior donatore dell'Amc con un impegno di 635 milioni di dollari per il periodo 2008-2019. Inoltre, alla conferenza di ricostituzione del 2015 di Gavi, l'Italia ha devoluto un finanziamento di 100 milioni di euro in contributi diretti per il periodo 2016-2020,

impegna il Governo:

   a promuovere l'assunzione da parte dell'Italia di un ruolo guida nella comunità internazionale nella tutela della salute globale come perno delle politiche per uno sviluppo sostenibile;

   a rafforzare in tutte le opportune sedi internazionali, a livello sia multilaterale sia bilaterale, la cooperazione globale in materia sanitaria, promuovendo una sessione ad hoc nell'ambito della prossima Assemblea generale delle Nazioni Unite, al fine di definire regole e impegni per una efficace risposta globale alle pandemie;

   ad esplorare tutte le iniziative diplomatiche a sostegno di una proposta italiana in sede Onu per il lancio di una grande alleanza internazionale per il vaccino contro il coronavirus;

   ad assumere, pertanto, un ruolo attivo, in particolare nella sede dell'Organizzazione mondiale della sanità, a presidio della trasparenza decisionale nell'adozione di misure di contrasto alle emergenze sanitarie, della accessibilità per l'intera comunità internazionale di banche dati, piattaforme ed infrastrutture nel pieno rispetto del diritto umano alla diffusione del sapere scientifico;

   a sostenere con convinzione, anche in vista della presidenza italiana nel 2021, un impegno dei Paesi G20 a proteggere la spesa sanitaria per la prevenzione delle pandemie, senza trascurare le altre criticità sanitarie, come l'Aids, la tubercolosi e la malaria;

   a tal proposito, considerato l'impegno dell'Italia per il sostegno al Fondo globale contro l'Aids, la tubercolosi e la malaria (Gfatm), che vide la sua nascita in occasione del G8 di Genova nel 2001, a continuare nell'azione di sostegno al Fondo, peraltro fortemente richiesta dal mondo delle Ong internazionali;

   a valutare un incremento del livello di contribuzione agli strumenti finanziari che sostengono l'Alleanza globale per i vaccini e l'immunizzazione (Gavi), che rappresenta un indiscussa best practice nonché un attore chiave contro la pandemia da Covid-19 soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, in occasione dell'imminente round di rifinanziamento per il periodo 2021-2025, provvedendo ad annunciare in particolare un nuovo impegno in favore della Coalition for Epidemic Preparedness Initiative (Cepi) e il convinto proseguimento del programma IFFIm, anche al fine di promuovere una opportuna e urgente campagna internazionale di sensibilizzazione;

   a prevedere modalità congrue di coinvolgimento a livello internazionale della società civile e del settore privato nell'elaborazione degli obiettivi e nelle maggiori scelte di carattere strategico in risposta alla pandemia, assicurando in particolare il rispetto del principio della parità di genere e delle pari opportunità.
(7-00463) «Grande, Quartapelle Procopio, Cabras, Migliore, Palazzotto».


   La VII Commissione,

   premesso che:

    l'emergenza coronavirus ha determinato la sospensione delle lezioni universitarie in presenza e ha obbligato studenti e professori a spostare sulle piattaforme digitali lo svolgimento della didattica universitaria;

    le università hanno saputo rispondere nella maggior parte dei casi in maniera adeguata in relazione alla didattica a distanza;

    gli studenti fuori sede hanno dovuto far fronte a un aggravio di spese non previste durante il periodo di sospensione delle attività in presenza;

    nella cosiddetta Fase 2, con riferimento allo stato di emergenza dovuto alla pandemia del coronavirus, le università stanno prolungando la didattica a distanza dei corsi universitari;

    occorre, una vera e propria discontinuità con il passato più remoto e più recente con riferimento ai settori scientifico-disciplinari che sono stati ereditati dal '900 e che sono tuttora in vigore;

    nella Fase 2 dello stato di emergenza per l'università si dovranno rivedere le selezioni per l'accesso ai corsi di medicina e soprattutto ai corsi di specializzazione per superare gli insopportabili imbuti formativi che si verificano da troppi anni nell'uno e nell'altro caso e per dare immediate risposte al sistema sanitario provato dalla pandemia in corso;

    con riferimento alla ricerca, l'Italia si colloca in fondo alla lista dei Paesi europei se si considerano le risorse destinate alla ricerca (1,4 per cento del prodotto interno lordo), fondi scarsi e distribuiti senza un piano di sviluppo organico;

    i dati a disposizione relativi al Pnr 2015-2020 mostrano una situazione in cui l'Italia ha speso 1,7 miliardi di euro in 3 anni sui 2,4 a disposizione e in Horizon 2020 ne sono stati intercettati appena l'8 per cento;

    questi dati assumono maggiore rilevanza se si considera che si è alla vigilia della predisposizione del nuovo Pnr 2021-2027;

    per quanto riguarda ricerca e sviluppo, l'orizzonte mostra le imprese impegnate nel ruolo di maggiori investitori e una scarsa collaborazione tra mondo accademico e imprese e appare evidente la necessità di un più efficace coordinamento tra politiche di ricerca, sviluppo e formazione e politiche industriali per potenziare la ricerca, con particolare attenzione per i settori più innovativi;

    la ricerca pubblica deve uscire dall'isolamento in cui si muove da anni, interloquire con il sistema produttivo, mettersi al servizio del Paese, tanto più in un periodo di crisi; la ricerca pubblica italiana è ricerca di eccellenza, al punto che si formano ricercatori di elevata qualità, che si esportano all'estero,

impegna il Governo:

   a valutare l'eredità dell'esperienza prolungata per tutto il tempo dello stato d'emergenza della didattica a distanza dei corsi universitari, anche in relazione al sistema di finanziamento pubblico finora vocato a rendere possibile le attività universitarie prevalentemente in presenza;

   ad adottare iniziative a favore degli studenti universitari fuori sede per la sostenibilità della prosecuzione dei loro studi, come la dilazione delle tasse universitarie, la previsione della possibilità che il numero di rate per il pagamento delle stesse tasse sia aumentato e interventi di rilievo sui canoni di locazione pagati dagli studenti fuori sede nel periodo di sospensione delle attività in presenza;

   ad adottare iniziative per favorire una vera e propria discontinuità nei corsi universitari, intervenendo sulla revisione dei settori scientifico-disciplinari che continuano a mostrare, anche con riferimento alla pandemia in atto del coronavirus, limiti e in qualche caso inadeguatezza rispetto alla complessità del nostro tempo, che, al contrario richiede paradigmi formativi molto più innovativi nella metodologia e nella didattica per far fronte alle sfide inattese e non facilmente decifrabili rispetto alle categorie del passato;

   a proporre nuove modalità di selezione per l'accesso ai corsi di medicina e, soprattutto, un aumento significativo del numero dei posti riservati per l'accesso alle scuole di specializzazioni;

   a considerare l'urgenza di adottare iniziative per implementare il contributo del Cnr e di altri enti del comparto della ricerca che operano sotto la vigilanza del Ministero dell'università e della ricerca per accrescere la competitività del nostro Paese in aree strategiche, come sanità, ambiente, agricoltura, informatica, energetica;

   ad adottare iniziative per reindirizzare almeno una parte delle attività del Cnr e di altri enti di ricerca verso obiettivi con prospettive di realizzazione a medio termine (3-5 anni) cruciali per le suddette aree strategiche, come è già avvenuto in anni passati con il varo di numerosi progetti finalizzati che prevedevano una forte collaborazione tra ricerca accademica e industria e tempi precisi di esecuzione;

   ad adottare iniziative per accelerare il timing della formulazione, pianificazione e realizzazione degli interventi nel campo della ricerca, a partire da quella di base fino alla ricerca applicata;

   a dare più fiducia e credito ai nostri ricercatori, dando loro più sostegno e permettendo di realizzare l'attività di ricerca mediante un'attenta pianificazione degli investimenti che consenta di far crescere il sistema della ricerca in un'ottica di medio-lungo periodo.
(7-00460) «Saccani Jotti, Aprea, Casciello, Marin, Palmieri, Vietina».


   La VII Commissione,

   premesso che:

    l'emergenza sanitaria ha intaccato anche il mondo dell'università creando molti problemi legati soprattutto alla difficoltà delle lezioni «da remoto» e alla garanzia del diritto allo studio;

    le lezioni on line purtroppo hanno dimostrato che non possono essere garantiti i collegamenti in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale e questo ha creato inevitabilmente delle discriminazioni;

    il diritto allo studio deve essere garantito e gli studenti devono essere supportati soprattutto per ciò che riguarda le difficoltà a far fronte al pagamento delle tasse universitarie e per quanto riguarda i «fuori sede» degli affitti delle case; se ciò non avverrà ci sarà il concreto rischio di un crollo delle immatricolazioni per il prossimo anno accademico;

    in questa emergenza si è resa ancor più evidente la cronica carenza di risorse destinate all'università e alla ricerca; i finanziamenti a questi settori vanno incrementati e i 50 milioni stanziati dal Governo da destinare al Fondo per il finanziamento ordinario (Ffo) sono insufficienti per fronteggiare lo stato emergenziale;

    nella cosiddetta «fase2» con la riapertura di molte attività non ha senso che le università restino chiuse;

    vanno messe in atto le misure di sicurezza, ma va scongiurata una riapertura troppo lontana nel tempo che potrebbe addirittura protrarsi a primavera 2021;

    ci sono attività laboratoriali, di ricerca e alcune discipline dove è impossibile attuare la didattica a distanza;

    si auspica quindi il ritorno, nel più breve tempo possibile, alla didattica erogata «in presenza». Solo riprendendo le attività nelle aule, nei laboratori e nelle biblioteche si potrà ricreare quel clima di scambio reciproco tra professori e allievi che rappresenta il senso più autentico della ricerca e delle cultura più viva;

    l'Italia è ancora in ritardo in materia di istruzione. In particolare, il sistema di istruzione italiano non riesce a tenere il ritmo dei sistemi scolastici e universitari dei Paesi più industrializzati del globo e di quelli in via di sviluppo;

    l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, attraverso il rapporto annuale «Education at a glance», certifica l'arretratezza del nostro sistema di istruzione superiore: solo il 4 per cento dei cittadini ha conseguito la laurea triennale, contro una media del 17 per cento; nel 2017, l'Italia ha solo il 27 per cento di giovani di 25/34 anni in possesso di laurea, contro una media Ocse del 44 per cento, superando soltanto il Messico;

    a fronte dell'emergenza sanitaria in corso e delle inevitabili ricadute sul sistema economico, è necessario ripensare gli incentivi al diritto allo studio, così da evitare la crescita della disuguaglianza sociale e incrementare la qualità del sistema economico italiano;

    l'emergenza sanitaria sta determinando la diminuzione delle risorse economico-finanziarie che afferiscono alle università dal pagamento delle tasse di iscrizione con gravi ripercussioni sui bilanci, soprattutto per le università non statali, che usufruiscono di limitati contributi finanziari del Ministero dell'università e della ricerca e che possono assicurare la propria sostenibilità economica attraverso le tasse di iscrizione,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative per estendere la «No-Tax Area» sino a 25.000 euro e prevedere: un ulteriore incremento del Fondo per il finanziamento ordinario ben oltre i 50 milioni preannunciati nel decreto-legge «Cura Italia», insufficienti per fronteggiare lo stato emergenziale; la riduzione del 30 per cento per il prossimo anno accademico delle contribuzioni studentesche rispetto all'anno accademico 2019/2020 senza inficiare il Fondo per il finanziamento ordinario, con supporto dello Stato; l'innalzamento della «No-Tax Area» ad oggi prevista a 13.000 euro di ISEE, fino a 25.000 euro, per fronteggiare il calo di iscritti previsto per il prossimo anno accademico;

   ad adottare iniziative per incrementare il Fis e modificare i parametri Isee, alzando il limite minimo a 28.000 euro per l'idoneità per le borse di studio e procedere alla modifica/sospensione solo per il prossimo anno accademico dei criteri di CFU per ottenimento/mantenimento delle borse di studio;

   ad adottare iniziative per sospendere/ridurre la retta a residenze/studentati per i fuori sede per il primo trimestre del prossimo anno accademico o, in alternativa, istituire un fondo affitti straordinario per tutti gli studenti universitari che consenta loro di poter far richiesta di rimborso parziale del contratto di locazione stipulato per il prossimo anno accademico;

   ad adottare iniziative per prevedere presidi sanitari per studenti universitari così da garantire loro continuità assistenziale anche se lontani da casa o impossibilitati ad usufruire del servizio di guardia medica;

   ad adottare iniziative per prevedere che ai tirocinanti in aziende sanitarie, ma anche ai tirocinanti che svolgono attività pratiche in itinere (ad esempio tirocinanti di medicina presso medico generale, tirocinanti di servizio sociale presso carceri e altro) vengano garantiti i DPI;

   ad adottare iniziative per garantire una copertura assicurativa per tirocinanti impegnati in ambienti a rischio di contagio, prevedendo che in caso di contagio da COVID-19, essendo quello un rischio non preventivabile all'atto della stipula della polizza, gli atenei integrino la stessa;

   ad adottare iniziative per prevedere che tutti i percorsi di lauree abilitanti possano essere immediatamente convertibili e per pervenire alla modifica dei piani didattici per l'abilitazione dei percorsi di odontoiatria, farmacia, chimica farmaceutica nonché all'assorbimento in itinere dei tirocini e delle modalità di abilitazione per tutte le magistrali;

   ad adottare iniziative per incrementare le borse di specializzazione medica, come unico modo per porre rimedio alla carenza di medici, tenendo conto che, nello stesso tempo, vanno valorizzati gli specializzandi dando agli stessi la possibilità di essere impiegati in corsia svolgendo tutte le attività delle proprie specialità, sotto la supervisione del proprio tutor, che non dovrà necessariamente affiancare fisicamente lo specializzando, e facendo sì che essi abbiano la possibilità di essere impiegati in corsia in autonomia «protetta», cioè svolgendo tutte le attività della propria specialità, compresa l'attività di guardia, sotto la supervisione del proprio tutor;

   al fine di una completa attuazione degli articoli 3 e 34 della Costituzione, in applicazione degli articoli 42 e 44 del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616, del decreto-legge 31 ottobre 1979, n. 536, convertito dalla legge 22 dicembre 1979, n. 642, della legge 2 dicembre 1991, n. 390, per favorire l'accesso agli studi universitari, facilitare la frequenza degli studenti ai corsi di livello universitario e post universitario e consentire la prosecuzione degli studi ai cittadini italiani in un'ottica di colmare il divario con gli altri Paesi europei e per favorire la riqualificazione delle persone in attività lavorativa, ad adottare iniziative per istituire, complementariamente ai servizi già erogati dalle agenzie regionali del diritto allo studio, una borsa di studio annuale con congrua dotazione fino a euro 3.000, erogata secondo criteri legati all'Isee per il pagamento delle tasse universitarie, dei libri di testo e delle spese connesse per tutti coloro che frequentano un ciclo universitario di laurea o laurea magistrale, con l'obbligo di completamento con profitto del corso di studi;

   ad adottare iniziative per evitare di aggravare la situazione economico-finanziaria delle università, che seguirebbe dall'assunzione di nuovi docenti – professori ordinari e associati – necessari per il soddisfacimento dei requisiti minimi di docenza, attraverso il prolungamento di tre anni del contratto dei professori straordinari per soddisfare i requisiti minimi di docenza;

   ad adottare iniziative per promuovere la conoscenza e incentivare la diffusione delle attività e dei risultati della ricerca; ad adottare iniziative per: l'incentivazione della ricerca pubblica e la valorizzazione dei ricercatori nell'ambito dello spazio europeo della ricerca; il sostegno delle attività di ricerca pubblica di base; il supporto dell'anagrafe nazionale delle ricerche, con particolare riferimento alla raccolta, valorizzazione e diffusione dei risultati e degli effetti degli interventi e nelle ricerche finanziate; la riforma del sistema di reclutamento nel campo della ricerca;

   ad adottare iniziative per supportare i dottorandi di ricerca nel corso dell'emergenza epidemiologica e valorizzare il titolo di dottore di ricerca nell'accesso alla pubblica amministrazione.
(7-00462) «Frassinetti, Mollicone».


   La VII Commissione,

   premesso che:

    la crisi del Covid-19, una delle più grandi crisi sanitarie che la Nazione abbia dovuto affrontare, sta mettendo in seria difficoltà non solo il sistema sanitario, ma anche la coesione sociale e soprattutto il sistema economico;

    tra le misure adottate dalla Presidenza del Consiglio dei ministri al fine di contrastare il diffondersi sul territorio nazionale del virus, c'è stata la sospensione delle manifestazioni e degli spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato, che comportano affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro; l'impatto economico è molto pesante: vengono meno gli incassi delle biglietterie, le promozioni si sono fermate, i libri restano sugli scaffali; tutta la macchina che gira intorno al settore, che, secondo le stime, coinvolge almeno un milione di persone, è ferma da ormai due mesi e, laddove è possibile, si cerca di andare avanti sui canali on line, ma la situazione resta molto difficile;

    non è facile quantificare le ricadute della pandemia sull'economia della cultura; bastano, però alcune cifre: almeno 30 mila di lavoratori che ruotano intorno al sistema di gestione e visita del patrimonio museale che usufruiranno degli ammortizzatori sociali, 18.600 titoli di libri che nel 2020 non saranno pubblicati e quasi 40 milioni di copie che non saranno stampate; mercato discografico in calo del 60 per cento, circa 110 milioni di euro di incassi al botteghino delle sale cinematografiche che verranno meno solo per i mesi di marzo e aprile 2020 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno; la chiusura degli spettacoli per il lockdown causato dal coronavirus ha messo in ginocchio anche il mondo circense e quello dello spettacolo viaggiante, tanto che per cercare di pesare meno diversi artisti sono tornati nelle loro case di origine a fare la quarantena; il bonus cultura 2020, a causa delle limitazioni delle attività culturali e dello spettacolo, non può essere utilizzato appieno per le destinazioni previste (spettacoli dal vivo, mostre, fiere, musei, cinema); anche il mondo dello sport ha avuto gravi ricadute a seguito dell'emergenza sanitaria; con le misure prese dal Governo sono stati sospesi gli eventi e le competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, in luoghi pubblici o privati, e sono state altresì interrotte le attività di palestre, centri sportivi, piscine, centri sociali e ricreativi, azzerando in tal modo gli incassi del settore sportivo; gli impianti sportivi sono stati tra i primi settori produttivi ad essere vittime dello stato di crisi innescato dall'epidemia da Covid-19; la chiusura delle librerie fisiche ha significato un ulteriore colpo inferto al settore già duramente provato dalla profonda crisi legata ai cambiamenti nella struttura distributiva; inoltre, ha privato gli editori del canale principale di vendita. La loro parziale riapertura, molte regioni hanno preferito lasciarle chiuse, dovrà tener conto delle molteplici misure di distanziamento e contingentamento degli ingressi, snaturando la loro funzione di luogo di socializzazione, di confronto e riflessione;

    gli editori hanno pesantemente rivisto i piani editoriali per il 2020, riducendo del 42 per cento le novità in uscita, il che significa la pubblicazione di oltre 20 mila titoli in meno, con una stima di una perdita di 49 milioni di copie stampate, con le conseguenze immaginabili in termini occupazionali lungo tutta la filiera, dalla carta alla distribuzione, senza dimenticare il venir meno di redditi per autori e traduttori (si prevedono 3.000 traduzioni in meno);

    in questa fase di emergenza globale causata dal Covid-19, l'intera filiera produttiva della stampa è impegnata a garantire la continuità di un bene primario, quale quello dell'informazione, che, mai come in questo momento, è chiamato ad assolvere la sua più alta funzione di diritto costituzionalmente garantito;

    tale impegno ha comportato significativi oneri a carico di un settore già duramente colpito da una crisi strutturale: nuove modalità di organizzazione del lavoro; nuovi investimenti per la sicurezza dei dipendenti, dei luoghi di lavoro, delle reti di comunicazione; nuovi servizi resi ai lettori e agli abbonati per garantire la consegna dei giornali; contestualmente, la quasi totalità dei quotidiani e dei periodici italiani ha ampliato la propria offerta editoriale, favorendo la diffusione capillare delle notizie, e ha promosso offerte commerciali su taluni specifici prodotti premium a prezzi simbolici; l'essere costretti a restare in casa sta spingendo la popolazione a privilegiare sempre di più l'utilizzo di formati digitali; inoltre, questi dati confermano il bisogno degli utenti italiani di accedere ad una informazione corretta, affidabile e verificata, avvertita come unico presidio contro le fake news;

    attualmente, il fenomeno che desta maggiori preoccupazioni – anche per la inefficacia degli strumenti di enforcement a disposizione – è legato alla diffusione illecita di contenuti attraverso le piattaforme social e le piattaforme telefoniche o di messaggistica istantanea: su tutte spicca Telegram, che si distingue per la particolare pervasività e capacità di propagazione;

    le emittenti radiotelevisive locali, a seguito dell'emergenza coronavirus, stanno registrando un tracollo degli investimenti pubblicitari, che sono sempre le prime voci di spesa soggette a taglio, da parte delle aziende durante le situazioni di crisi. Tali disdette risultano ancora più motivate dal fatto che gli esercizi commerciali e la quasi totalità delle piccole aziende sono chiusi. L'utilità di tale servizio, mai come in questo momento, è riconosciuta dagli stessi cittadini nonché dalle autorità locali, come comprovato dalla sorprendente impennata degli indici di ascolto del comparto, anche dovuta all'eccezionale incremento del livello produttivo dei programmi informativi territoriali;

    il Governo, durante la fase 2 dell'emergenza sanitaria e alla luce di quanto sopra riportato, deve prendere iniziative a medio e lungo termine, al fine di sostenere settori, come quello culturale, editoriale e sportivo fondamentali per l'economia del Paese,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative per mettere a disposizione un fondo statale per le regioni al fine di poter sostenere economicamente l'accesso al comparto culturale da un maggior numero di spettatori e ad adottare iniziative per la riprogettazione di una metodologia di offerta culturale, da svilupparsi nel medio e lungo termine, a favore di un coinvolgimento maggiore di pubblico;

   ad adottare ogni iniziativa di sostegno economico a favore dei lavoratori autonomi del comparto dello spettacolo, quali operatori della lirica, della prosa, delle orchestre, della danza, dei circhi, dello spettacolo viaggiante, fortemente penalizzati dalle misure di contenimento del Covid-19 adottate dalla Presidenza del Consiglio dei ministri;

   ad adottare iniziative per prolungare al 31 dicembre 2020 i termini di sospensione degli adempimenti tributari e contributivi per tutti gli operatori del settore cinematografico, audiovisivo, musicale e fonografico e prevedere una riduzione delle imposte sugli immobili accatastati nella categoria D3, ovvero sale da spettacolo, cinema e teatri;

   a prevedere, non appena le condizioni sanitarie lo consentissero e comunque entro l'estate, una fase sperimentale di verifica dei protocolli di sicurezza, al fine di riavviare le attività di spettacolo dal vivo aperte al pubblico;

   ad adottare ogni iniziativa necessaria per lo sblocco delle risorse previste dalla legge sul cinema e l'audiovisivo (legge n. 220 del 2016) ed estendere le tutele del Fondo di emergenza di cui all'articolo 89 del decreto-legge «Cura Italia» ai settori dei promoter musicali e dell'industria fonografica;

   ad adottare iniziative per l'estensione dell'iva al 4 per cento per la musica e lo spettacolo come avviene già per l'editoria;

   ad adottare iniziative per la reintroduzione dei voucher per i lavoratori dello spettacolo;

   ad adottare iniziative di sostegno specifiche, per le librerie e per i piccoli editori, prevedendo incentivi alle librerie a fondo perduto, facilitazioni per l'accesso al credito, e l'ampliamento della tax credit;

   ad adottare iniziative straordinarie volte all'istituzione di un fondo dedicato alla filiera editoriale della stampa con congrua dotazione e alla previsione di un contributo straordinario destinato a tutte le 137 televisioni locali, come da graduatoria 2019 senza lo sbarramento a 100;

   ad adottare iniziative per l'estensione del bonus cultura 2020 all'acquisto di attrezzature informatiche finalizzate a seguire eventi culturali on line e la didattica a distanza (computer, tablet e altro);

   a prevedere una seria pianificazione per la ripartenza delle produzioni teatrali, cinematografiche e audiovisive, mettendo a disposizione le necessarie risorse per la messa a norma dei protocolli sanitari;

   a considerare, tra i vari interventi di sostegno, la particolare specificità delle scuole e delle accademie di teatro, ipotizzando una ripresa quanto prima delle lezioni didattiche;

   ad adottare iniziative per prevedere un contributo nazionale a fondo perduto per coprire i costi dei canoni di locazione a partire dal mese di febbraio fino alla ripresa delle attività sportive, per le varie organizzazioni, associazioni e società sportive, indipendentemente dalla loro natura giuridica;

   ad adottare iniziative per estendere la durata dei voucher da 12 a 18/24 mesi per i concerti annullati (articolo 88 del decreto-legge «Cura Italia»), riconoscendo la validità dei biglietti relativi a concerti rinviati;

   a favorire l'apertura di un tavolo tecnico di confronto con il Comitato tecnico-scientifico e il Comitato di esperti in materia economica e sociale con la presenza di una rappresentanza delle associazioni di categoria in grado di fornire indicazioni sugli strumenti di controllo e prevenzione da adottare in futuro alla ripresa delle attività «live», studiando anche un programma di «formazione» del personale di sicurezza per la ripresa dell'attività dei concerti live;

   a contrastare il fenomeno della pirateria sulla rete, adottando iniziative per aumentare i poteri dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, come annunciato dal sottosegretario con delega all'editoria in una recente audizione presso la Commissione cultura della Camera dei deputati.
(7-00464) «Belotti, Basini, Colmellere, Fogliani, Furgiuele, Latini, Racchella, Sasso».


   La VII Commissione,

   premesso che:

    la crisi del Covid-19 o Coronavirus è una delle più grandi crisi sanitarie che la Nazione abbia dovuto affrontare, crisi che sta mettendo in grande difficoltà il sistema sanitario, la coesione sociale e l'economia;

    l'emergenza sanitaria sta determinando, per effetto del crollo degli investimenti pubblicitari delle imprese, un pesante aggravamento delle condizioni di sostenibilità economica per numerose realtà editoriali – giornali quotidiani e periodici ed emittenti radiotelevisive locali – che pure stanno svolgendo un indispensabile funzione informativa di pubblico servizio nell'ambito dell'emergenza in atto;

    la Federazione concessionarie pubblicità (FCP) stima per il mercato pubblicitario una perdita per il primo semestre del 2020 di circa 450 milioni di euro, pari al 15 per cento degli investimenti complessivi. Specificatamente, le stime sul mezzo stampa sono di una perdita del 25 per cento sui quotidiani e del 25 per cento sui periodici mentre per il settore radiofonico la perdita è pari al 18 per cento;

   secondo Confindustria radio-televisioni, la caduta degli investimenti pubblicitari per il sistema radiotelevisivo locale è pari al 90 per cento, mentre per i giornali almeno al 50 per cento, secondo dati della Federazione italiana editori giornali;

   l'Osservatorio dell'Associazione italiana editori (Aie), principale associazione di categoria dell'editoria libraria, rileva che già al 20 marzo 2020 gli editori hanno pesantemente rivisto i piani editoriali per il 2020 e hanno ridotto del 25 per cento le novità in uscita, con un calo di 18.600 titoli pubblicati in un anno, di 39,3 milioni di copie che non verranno stampate e di 2.500 titoli che non saranno tradotti. Attualmente la vendita di libri fa segnare già un -75 per cento di vendite rispetto al 2019;

   il fenomeno della pirateria sta avendo un incremento di diffusione a causa della crisi sanitaria,

impegna il Governo:

   a valutare, fin dal prossimo provvedimento utile, l'opportunità di adottare iniziative per un potenziamento delle misure volte ad assicurare la tenuta, occupazionale e finanziaria, del settore editoriale;

   ad adottare iniziative per introdurre misure specifiche a sostegno della domanda di prodotti culturali per scongiurare il rischio che i cambiamenti di comportamento di consumo contingenti diventino strutturali al termine dell'emergenza, come la detrazione a fini fiscali dei consumi di cultura (libri, dvd, biglietti, giornali e altro) e la riduzione dell'imposta sul valore aggiunto su tutti i prodotti culturali al 4 per cento;

   al fine di rendere organiche ed omogenee le politiche pubbliche di contrasto agli effetti economici negativi delle misure di contenimento del Covid-19 sul settore editoriale, ad assumere iniziative di consultazione ed operative, coinvolgendo gli attori dell'intera filiera ed esperti di analisi di scenario in una sede istituzionalizzata, così come avvenuto con altri settori strategici, come il digitale;

   ad adottare iniziative per il prolungamento dei termini di sospensione degli adempimenti tributari e contributivi almeno fino a dicembre 2020;

   ad adottare iniziative per il prolungamento dei termini della cassa integrazione e degli strumenti di ammortizzatori sociali almeno fino a dicembre 2020;

   ad adottare iniziative per la valorizzazione del ruolo dell'informazione giornalistica nell'ambito dell'emergenza sanitaria;

   ad adottare iniziative normative, con urgenza, per il recepimento della direttiva europea 2019/790 sul diritto d'autore e sui diritti connessi nel mercato unico digitale, in particolare le normative riguardanti i diritti connessi di editori, giornalisti e autori, nonché la conseguente remunerazione e la responsabilità dei prestatori di servizi della società dell'informazione per violazioni del diritto d'autore relative a materiali postati dagli utilizzatori;

   ad adottare iniziative per la definizione di normative volte a contrastare il fenomeno della precarietà fra gli operatori dell'informazione, in particolare nelle fasce più giovani;

   ad adottare tutte le iniziative di competenza per garantire la tutela del diritto d'autore sul web, valutando anche l'ampliamento dei poteri in materia di contrasto alla pirateria dell'Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni;

   a mettere in campo iniziative per una campagna di sensibilizzazione sui rischi della pirateria sul web;

   ad adottare ogni iniziativa di competenza volta al sostegno delle edicole;

   in relazione all'editoria giornalistica, ad adottare iniziative per prevedere, nel prossimo provvedimento utile:

    a) per l'anno 2020, per le imprese editrici di quotidiani e di periodici, un credito d'imposta pari al 10 per cento della spesa sostenuta per l'acquisto della carta utilizzata per la stampa;

    b) per l'anno 2020, un regime fiscale straordinario per il commercio di quotidiani e di periodici, in deroga al regime vigente, con l'applicazione, ai fini dell'imposta sul valore aggiunto, di una forfettizzazione della resa del 100 per cento delle copie consegnate o spedite, in luogo dell'80 per cento oggi previsto;

    c) una modifica della disciplina della pubblicità delle aste giudiziarie con l'obbligo – in luogo della mera facoltà – di pubblicazione degli avvisi d'asta, anche sui quotidiani nazionali e locali;

    d) per l'anno 2020 un credito d'imposta del 50 per cento per le spese sostenute dalle imprese radiofoniche per l'utilizzo di energia elettrica;

   specificatamente per l'editoria libraria:

    a) ad adottare, nel primo provvedimento utile, misure straordinarie volte all'istituzione di un fondo dedicato alla filiera editoriale libraria con congrua dotazione;

    b) ad adottare normative volte all'estensione per l'anno 2020 delle misure contenute nella legge 350 del 24 dicembre 2003 per le imprese editrici di libri e alla stampa utilizzata per la stampa di libri.
(7-00465) «Mollicone, Frassinetti».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta orale:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le politiche giovanili e lo sport. — Per sapere – premesso che:

   il Governo è attualmente impegnato nella predisposizione della «fase 2» della gestione dell'emergenza;

   a giudizio dell'interrogante, la pratica dell'equitazione e l'attività dei maneggi presentano profili compatibili con la riapertura graduale;

   le scuole di equitazione possono facilmente prevedere turnazioni e distanze di sicurezza minime che rendano possibile l'apertura delle strutture dedicate alla cura dei cavalli, animali che rischiano di essere irrimediabilmente danneggiati se non curati a dovere;

   inoltre, l'uso del cavallo ha evidenti benefici scientificamente provati sulla salute mentale e potrebbe portare a un alleggerimento delle condizioni di stress a cui sono sottoposti gli italiani in quarantena, soprattutto i bambini, che potrebbero ritornare all'aria aperta in sicurezza –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito alla possibilità di riaprire i maneggi e consentire a tutti la pratica dell'equitazione in sicurezza.
(3-01505)


   MOLLICONE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   secondo il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 aprile 2020, la riapertura di studi estetici, parrucchieri e barbieri è prevista, salvo modifiche, al 1° giugno 2020;

   in Italia sono 160.000 gli estetisti, parrucchieri e barbieri, con un giro d'affari di circa 6 miliardi di euro e l'emergenza sanitaria ha messo in ginocchio la categoria; i tatuatori, categoria non ufficialmente accorpata ai servizi alla persona, sono anch'essi un numero considerevole superiore alle 7.000 aziende sul suolo nazionale con un mercato che vale circa 300 milioni di euro; un tatuatore, per essere riconosciuto come tale, deve seguire un corso abilitativo regionale con nozioni che prevedono, tra le altre, il corretto uso dei dispositivi di protezione individuale, la sicurezza sul lavoro e il primo soccorso e, di conseguenza, i tatuatori, da ben prima dell'emergenza sanitaria, lavorano da sempre rispettando le principali norme sanitarie e di distanziamento; i tatuatori, in particolare, hanno la possibilità di lavorare con un singolo cliente, senza alcuna possibilità di assembramento; i tatuatori sono l'unica categoria soggetta ad obbligo dell'utilizzo di gel, guanti e mascherine disinfettanti e sono, per obbligo di legge, tutti possessori di contratto per lo smaltimento di rifiuti contaminati –:

   se il Governo non ritenga necessario, viste le assolute esigenze lavorative dei lavoratori dei servizi alla persona e la loro aderenza, già prima della crisi sanitaria, a stringenti norme d'igiene, adottare iniziative per anticipare l'apertura degli esercizi commerciali quali estetiste, parrucchieri, barbieri e studi di tatuaggi già al 4 maggio 2020 e quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda portare avanti per riconoscere la categoria dei tatuatori.
(3-01508)


   ASCARI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza epidemiologica dovuta al diffondersi del Covid-19 ha portato il Governo all'adozione di necessarie e tempestive misure restrittive volte a tutelare la salute pubblica e l'economia nazionale; queste misure hanno portato anche alla temporanea sospensione di alcune attività economiche e limitato fortemente gli spostamenti e le relazioni sociali;

   ogni anno centinaia di migliaia di stranieri sono impiegati nella nostra economia tramite lavoro irregolare, tramite lavori ampiamente sottopagati o comunque costretti ad accettare condizioni lavorative indegne;

   questa situazione, combinata con l'assenza di permesso di soggiorno o altri documenti idonei alla permanenza sui territorio italiano, sta producendo una gravissima bomba sociale pronta ad esplodere in alcuni ghetti in tutta Italia dove migliaia di stranieri vivono senza cibo, senza lavoro e senza possibilità di spostamenti;

   a causa della crisi economica conseguita alla crisi sanitaria, chi viveva solo grazie a lavori non regolari o contratti precari ha perso ogni forma di sostentamento, trovandosi adesso ad affrontare queste settimane e i prossimi mesi in condizione precarie e incerte;

   l'attuale normativa prevede, tra i requisiti necessari per chiedere la concessione della cittadinanza italiana, nel caso di residenza di durata almeno decennale sul territorio italiano, la produzione di idonea documentazione volta a comprovare di possedere sufficienti fonti da reddito da lavoro regolare nel triennio precedente alla richiesta stessa;

   la congruità dei redditi del richiedente deve essere tale da garantirne in ogni caso l'autosufficienza economica e tale valutazione, nel silenzio della legge che disciplina le modalità di rilascio della cittadinanza italiana, viene effettuata avendo come riferimento l'ammontare prescritto per l'esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria di cui all'articolo 3 del decreto-legge n. 382 del 25 novembre 1989, fissato in euro 8.263,31 annui, incrementato a euro 11.362,05 in presenza di coniuge a carico e di ulteriori euro 516,00 annui per ciascun figlio a carico, salvo la possibilità di considerare in aggiunta anche i redditi dei familiari presenti nello stesso stato di famiglia del richiedente, limitatamente ai soggetti previsti dall'articolo 433 del codice civile;

   dunque, per il triennio a partire dalle dichiarazione dei redditi del 2021, molti stranieri si troveranno nella situazione oggettiva di non poter dimostrare, con riferimento all'anno 2020, di possedere il minimo reddituale imposto dalla legge per richiedere la concessione della cittadinanza per residenza in relazione ai mesi dell'attuale crisi sanitaria e della conseguente crisi economica –:

   se il Governo sia a conoscenza della situazione descritta in premessa e se intenda adottare iniziative, anche normative, volte a tenere conto, nelle procedure di concessione della cittadinanza del prossimo triennio, delle difficoltà nel reperire fonti reddituali da lavoro durante il periodo della crisi sanitaria e della conseguente crisi economica, causata dall'emergenza epidemiologica dovuta al diffondersi del Covid-19.
(3-01510)


   BALDINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'utilizzo della mascherina, quale indispensabile strumento di protezione respiratoria, rappresenta uno dei simboli indiscussi della gestione emergenziale dell'epidemia da Covid-19 degli ultimi due mesi e l'ondivagismo legato al suo utilizzo e alla consapevolezza circa la sua reale utilità rappresenta uno degli aspetti più discussi e complessi del medesimo periodo;

   negli ultimi 2 mesi si è assistito dapprima ad una totale svalutazione della validità del dispositivo di protezione e successivamente alla sua elevazione quale strumento attraverso cui attuare la cosiddetta fase 2 della gestione emergenziale;

   soltanto il 26 aprile 2020 con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri noto come «fase 2» sono state ufficialmente riabilitate le finalità socio-sanitari della mascherina respiratoria attraverso il suo obbligo sull'intero territorio nazionale limitato ai luoghi chiusi, accessibili al pubblico;

   l'obbligo si attuerebbe attraverso l'utilizzo delle cosiddette mascherine di comunità, che non corrispondono necessariamente a quelle di valenza medica: infatti, il comma 3 dell'articolo 3 del suddetto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dispone che «possono essere utilizzate mascherine di comunità, ovvero mascherine monouso o mascherine lavabili, anche auto-prodotte, in materiali multistrato idonei a fornire una adeguata barriera e, al contempo, che garantiscano comfort e respirabilità, forma e aderenza adeguate che permettano di coprire dal mento al di sopra del naso»;

   la discrezionalità che sottende il suddetto obbligo ha legittimato il proliferare di un mercato, al momento incontrollato, di mascherine che non rispondono a specifici standard e che rischiano di collocarsi ben oltre gli obiettivi di protezione di cui alla ratio dell'articolo, rischiando di compromettere la riconoscibilità dei cittadini con inevitabili compromissioni dei dettami di sicurezza sociale di cui alla normativa vigente;

   a tal riguardo, si evidenzia che il Testo unico sulle leggi di pubblica sicurezza (regio decreto 18 giugno 1931, n. 773) dispone, all'articolo 85, il divieto di comparire mascherato in luogo pubblico;

   inoltre, l'articolo 5, primo comma, della legge 22 maggio 1975, n. 152, dispone che: «È vietato l'uso di caschi protettivi, o di qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, in luogo pubblico o aperto al pubblico, senza giustificato motivo»;

   si ritiene ulteriormente opportuno evidenziare che il codice penale interpreta la circostanza del «volto travisato» come un'aggravante del reato; infatti, l'articolo 339 del codice penale prevede l'aggravante qualora il reato sia commesso «da persona travisata»;

   sebbene sussiste la conditio di «motivo giustificato», l'utilizzo delle mascherine nelle sue molteplici e variegate forme può rappresentare il presupposto per legittimare una esasperazione dell'istanza di protezione del volto, agevolando una promiscuità tra di diritto di protezione respiratoria e la compromissione delle norme di pubblica sicurezza;

   in questa prospettiva si rende inderogabile definire delle condizioni tecniche a cui devono rispondere le mascherine autoprodotte, non solo nella prospettiva di essere pienamente sicure sotto il profilo sanitario ma anche nella prospettiva di agevolare quanto più possibile il riconoscimento facciale ed esorcizzare degenerazioni tali da legittimare il travisamento facciale –:

   se non si ritenga opportuno adottare iniziative, per quanto di competenza, per regolamentare il mercato delle mascherine di protezione respiratoria, definendo dei limiti di costo, oltre che delle condizioni tecnico-funzionali a cui le stesse devono sottostare, nella prospettiva di garantirne l'efficacia e, nel contempo, la sicurezza sociale del loro utilizzo, onde evitare la legittimazione, in caso di coperture del volto inappropriate, del travisamento facciale con le inevitabili conseguenze in termini di gestione dell'ordine pubblico e di sicurezza pubblica.
(3-01512)


   MURELLI, BITONCI, CAVANDOLI, CENTEMERO, COVOLO, GUSMEROLI, LEGNAIOLI, ALESSANDRO PAGANO, PATERNOSTER, TARANTINO, CAFFARATTO, EVA LORENZONI, MOSCHIONI, MACCANTI e MORELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   come diffusamente riportato dalla stampa nazionale è emerso che il presidente del Comitato di esperti della Presidenza del Consiglio per la cosiddetta fase 2 – dottor Vittorio Colao – gestisce le proprie funzioni dall'estero precisamente da Londra;

   le medesime fonti di stampa informano che non sarebbe intenzione del dottor Colao quella di rientrare per coordinare dall'Italia il lavoro della task-force che presiede in quanto, altrimenti, sarebbe sottoposto a quarantena presso il proprio domicilio italiano e questa eventualità comporterebbe uno spreco temporale;

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 aprile 2020 presso la Presidenza del Consiglio dei ministri è stato istituito un Comitato di esperti in materia economica e sociale con il compito di elaborare e proporre al Presidente del Consiglio misure necessarie per fronteggiare l'emergenza epidemiologica Covid-19, nonché per la ripresa graduale nei diversi settori delle attività sociali, economiche e produttive, anche attraverso l'individuazione di nuovi modelli organizzativi e relazionali, che tengano conto delle esigenze di contenimento e prevenzione dell'emergenza;

   il Comitato è presieduto dal dottor Vittorio Colao, dirigente d'azienda, ed è composto dai seguenti membri: Elisabetta Camussi, Roberto Cingolani, Riccardo Cristadoro, Giuseppe Falco, Franco Focareta, Enrico Giovannini, Giovanni Gorno Tempini, Giampiero Griffo, Filomena Maggino, Mariana Mazzucato, Enrico Moretti, Riccardo Ranalli, Marino Regini, Raffaella Sadun, Stefano Simontacchi, Fabrizio Starace Domenico Arcuri, Angelo Borrelli;

   il Comitato, come noto, ha il compito di elaborare e proporre misure necessarie a fronteggiare l'emergenza per una ripresa graduale nei diversi settori delle attività sociali, economiche e produttive;

   a parere degli interroganti la presenza personale del Presidente del Comitato di esperti per la cosiddetta fase 2 è – e dovrebbe essere – doverosa e certamente preziosa. Il compito della task force è infatti quello di elaborare una strategia per la ripresa delle attività economiche e sociali confrontandosi con tutte le categorie. Il dottor Colao da Londra si collega per le riunioni con il Governo e con la sua squadra di esperti. Non pochi dubbi sorgono quindi sulla reale capacità di giudizio di una persona che risiede all'estero in merito a una delicatissima fase dell'Italia. Per superare la fase due serve infatti una persona con una straordinaria conoscenza del territorio italiano e, in particolare, della situazione reale delle piccole e medie imprese, che compongono la maggioranza del tessuto economico italiano;

   il dottor Colao inoltre è stato nominato un anno fa senior advisor per l'area Emea di General Atlantic, carica che mantiene tuttora;

   la Fase 2, quella nella quale bisognerà predisporre il ritorno in sicurezza dei lavoratori a processi produttivi e attività economiche, non è ancora iniziata in Italia. Ma all'estero ci sono già grandi investitori che guardano alla fase della ricostruzione del tessuto economico e produttivo. Molte aziende, in tutto il mondo, andranno infatti in affanno e avranno bisogno di risorse in aggiunta a quelle che potranno fornire i Governi. Si stima che in Italia un 20 per cento di piccole e medie imprese potrebbe avere problemi di default sui propri debiti;

   il Wall Street Journal del 14 aprile 2020, riportava la notizia che il gruppo finanziario statunitense General Atlantic, starebbe costituendo un'alleanza con il gestore del credito Tripp Smith un fondo per investimenti in «distressed asset» di 5 miliardi di dollari. Il fondo fornirà finanziamenti alle aziende colpite dalla nuova pandemia di coronavirus –:

   in che termini il Governo motivi la scelta di far guidare il Comitato per la ripresa del Paese a una persona fisicamente non presente;

   se non ritenga doveroso adottare opportune iniziative per superare tale criticità;

   se non ritenga l'incarico di Colao confliggente con la carica di consulente del gruppo General Atlantic.
(3-01521)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CIABURRO, MANTOVANI, ROTELLI, DEIDDA, GALANTINO e LUCA DE CARLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 marzo 2020, e successive modificazioni e integrazioni, nonché con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 marzo 2020, integrato in data 25 marzo 2020, è stata disposta la chiusura dei mercati e la cessazione di attività produttive ritenute come «non essenziali»;

   in tal senso, sono varie le segnalazioni di operatori del settore della zootecnia e veterinaria, i quali, a fronte di numerose offerte di acquisto dei loro prodotti ricevute e nonostante la richiesta dei clienti stessi di ricevere il prodotto direttamente in azienda, si trovano impossibilitati dal procedere con la consegna dei prodotti, in quanto il codice Ateco del settore, 47.89.09, non rientra tra quello delle attività produttive consentite ai sensi delle disposizioni attualmente in vigore;

   in tal senso, non sono neanche stati forniti chiarimenti in merito alla riapertura dei mercati di bestiame, causando numerose perplessità tra tutti gli operatori del settore e del relativo indotto –:

   se il Governo ritenga opportuno sostenere un'integrazione delle attività produttive consentite, andando anche a prevedere l'attività di cui in premessa;

   se il Governo intenda fornire elementi circa le tempistiche necessarie per la riapertura dei mercati di bestiame.
(5-03884)


   PRISCO, DONZELLI, CIABURRO, GALANTINO, ROTELLI, DEIDDA, BUTTI, VARCHI e MASCHIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 aprile 2020, concernente «Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull'intero territorio nazionale», all'articolo 1 «Misure urgenti di contenimento del contagio sull'intero territorio nazionale», comma 1, lettera p), dispone che «le amministrazioni di appartenenza possono, con decreto direttoriale generale o analogo provvedimento in relazione ai rispettivi ordinamenti, rideterminare le modalità didattiche ed organizzative dei corsi di formazione e di quelli a carattere universitario del personale delle forze di polizia e delle forze armate, in fase di espletamento alla data del 9 marzo 2020, ai quali siano state applicate le previsioni di cui all'articolo 2, comma 1, lettera h) decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 marzo 2020, prevedendo anche il ricorso ad attività didattiche ed esami a distanza e l'eventuale soppressione di prove non ancora svoltesi, ferma restando la validità delle prove di esame già sostenute ai fini della formazione della graduatoria finale del corso. I periodi di assenza da detti corsi di formazione, comunque connessi al fenomeno epidemiologico da COVID-19, non concorrono al raggiungimento del limite di assenze il cui superamento comporta il rinvio, l'ammissione al recupero dell'anno o la dimissione dai medesimi corsi»;

   la suddetta previsione, che mira a garantire il regolare svolgimento dei corsi di formazione e di quelli a carattere universitario del personale delle forze di polizia e delle forze armate attraverso la possibilità di ricorrere a modalità didattiche compatibili con lo stato d'emergenza sanitaria, risulta chiaramente circoscritta al solo personale delle forze di polizia e delle Forze armate e non tiene in alcun conto il personale appartenente al Corpo nazionale dei vigili del fuoco per il quale sussistono le medesime esigenze di completamento dei percorsi di formazione avviati, dal momento che a partire dal 9 marzo 2020 i corsi che erano stati già programmati attraverso le facoltà assunzionali o di progressione di carriera, riferite all'anno 2020, sono stati sospesi, esattamente come avvenuto per tutti gli altri Corpi dello Stato;

   appare oltremodo urgente garantire la regolare formazione dell'organico del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, anche alla luce dei contestuali concorsi interni del personale qualificato, oltre al turnover previsto, al fine di scongiurare il determinarsi di gravi carenze di organico in un Corpo che risulta, in questa fase, particolarmente necessario per l'espletamento delle competenze istituzionali ordinarie, ivi comprese quelle di protezione civile che con sempre maggiore frequenza è chiamato ad assolvere –:

   se non si intendano adottare iniziative per sanare la disparità di garanzie fornite ai Corpi dello Stato rispetto alla possibilità di ultimare i percorsi di formazione avviati, estendendo al Corpo nazionale dei vigili del fuoco le previsioni di cui all'articolo 1, comma 1, lettera p), del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 aprile 2020;

   se si intenda derogare anche alla durata dei corsi di formazione di primo ingresso, anche per quelli di progressione di carriera, in particolare quello da capo squadra.
(5-03885)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge «Cura Italia» è stato introdotto l'istituto della requisitoria in uso o in proprietà per fare fronte all'emergenza sotto il punto di vista della logistica e degli approvvigionamenti; secondo la normativa introdotta, il capo del dipartimento della protezione civile può disporre la requisizione in uso o in proprietà, da ogni soggetto pubblico o privato, di presidi sanitari e medico-chirurgici, nonché di beni mobili di qualsiasi genere, occorrenti per fronteggiare la predetta emergenza sanitaria, anche per assicurare la fornitura delle strutture e degli equipaggiamenti alle aziende sanitarie o ospedaliere ubicate sul territorio nazionale, nonché per implementare il numero di posti letto specializzati nei reparti di ricovero dei pazienti affetti da detta patologia; i beni mobili che con l'uso vengono consumati o alterati nella sostanza sono requisibili solo in proprietà;

   contestualmente all'apprensione dei beni requisiti, l'amministrazione corrisponde al proprietario di detti beni una somma di denaro a titolo di indennità di requisizione; tale somma è liquidata, alla stregua dei valori correnti di mercato che i beni requisiti avevano alla data del 31 dicembre 2019 e senza tenere conto delle variazioni dei prezzi conseguenti a successive alterazioni della domanda o dell'offerta;

   il Governo ha fatto largo uso della requisizione in proprietà delle mascherine e degli altri dispositivi di protezione individuale che le aziende hanno acquistato, anche dall'estero, a prezzi correnti di mercato e che sono state prontamente bloccate alla dogana dalle autorità italiane; il differenziale tra il valore al 31 dicembre 2019 e il prezzo effettivo di acquisto all'ingrosso rappresenta, per un'azienda italiana costretta a chiudere, una perdita secca, mentre rappresenta, per lo Stato, un guadagno netto;

   non è tollerabile, a parere dell'interrogante, in uno Stato di diritto, imporre perdite secche agli operatori economici non adeguatamente indennizzati –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito alla possibilità di liquidare alle aziende italiane il differenziale tra il prezzo d'acquisto a prezzi di mercato e il valore di indennizzo fissato ai prezzi praticati al 31 dicembre 2019.
(4-05456)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante è venuto a conoscenza di una problematica relativa alle toelettature per cani che potrebbe essere risolta, in tempi brevi, dal Governo in attesa di un approfondimento in merito all'effettiva utilità di mantenere lo status quo;

   le toelettature per cani sono attualmente ricomprese nello stesso codice Ateco attribuito a parrucchieri e centri estetici, parificandoli a questi in quanto attività a rischio;

   a giudizio dell'interrogante appare evidentemente irragionevole non consentire di operare a queste tipologie di attività. Si potrebbero prendere accorgimenti in merito all'affluenza e alle modalità di presa in carico e consegna dell'animale domestico;

   inoltre, ad oggi, non vi sono correlazioni tra la vicinanza ad animali domestici e diffusione del contagio che determinino la necessità di chiudere gli esercizi commerciali dedicati alla cura degli animali, al pari di quelli dedicati all'estetica umana –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito alla riapertura delle toelettature per animali in deroga al codice Ateco nel quale sono inquadrate.
(4-05457)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con ordinanza n. 11 del 2020, il commissario straordinario per l'emergenza coronavirus ha fissato il prezzo massimo di vendita al pubblico per alcune categorie di mascherine; dal 27 aprile 2020 le mascherine classificate come dispositivi medici conformi allo standard Uni En 14683 (tipo I, II e IIR) sono soggette al prezzo imposto di 50 centesimi di euro più iva l'una;

   l'iniziativa è da ritenersi utile ai fini del contenimento dei prezzi al consumo per beni materiali che risultano essere fondamentali, tanto nell'ottica della prevenzione della diffusione del contagio quanto nell'ottica del contenimento della spesa pubblica correlata alle eventuali cure sanitarie e ai ricoveri in terapia intensiva dei nuovi contagiati;

   come il commissario ha avuto modo di sottolineare, l'ordinanza parla di prezzo alla vendita per il consumatore finale, lasciando libero il prezzo alla vendita all'ingrosso o alla produzione; l'interrogante ha avuto modo di raccogliere alcune doglianze provenienti dalla categoria dei farmacisti, che hanno rilevato alcune criticità che dovrebbero essere risolte, al fine di garantire una migliore comunicazione con il cittadino-utente finale;

   nelle more della disciplina sopravvenuta, le farmacie si sono dotate di differenti tipi di mascherine, ivi comprese quelle delle tre tipologie indicate nell'ordinanza commissariale; in secondo luogo, vi è un differenziale tra il prezzo pagato dalle farmacie ai rifornitori e quello che le farmacie dovranno chiedere agli utenti finali;

   dal testo del comunicato stampa di accompagnamento all'emanazione della summenzionata ordinanza si rileva che la Protezione civile acquisterà mascherine dai produttori e le distribuirà ai beneficiari a partire dal 4 maggio 2020;

   ciò comporterà nella quasi totalità dei casi una vendita sottocosto fino alla definizione di un circuito calmierato per l'intera filiera dell'approvvigionamento;

   ciò premesso, appare necessario fornire ulteriori chiarimenti in merito alle differenti casistiche che coinvolgono i farmacisti italiani –:

   se le mascherine che dovranno essere vendute al prezzo calmierato di euro 0,50 saranno quelle che la Protezione civile comprerà dai fornitori e darà in dotazione alle farmacie per la vendita al dettaglio;

   se le mascherine che dovranno essere vendute al prezzo calmierato di euro 0,50 ricomprendano anche quelle delle tre tipologie individuate dall'ordinanza che sono state acquistate in autonomia dalle farmacie nei mesi precedenti a prezzo di mercato e, in questo caso, se il commissario preveda un rimborso per il differenziale tra il prezzo praticato alla vendita e quello di acquisto all'ingrosso;

   se le farmacie possano vendere liberamente e a prezzi di mercato le mascherine delle tipologie non indicate nell'ordinanza oppure se si intenda vietarne la vendita per evitare fraintendimenti con l'utenza finale.
(4-05459)


   CIABURRO, CARETTA, MANTOVANI e LUCA DE CARLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   per effetto del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 aprile 2020, a partire dal 4 maggio 2020 avrà inizio una progressiva ripartenza del Paese a seguito delle misure straordinarie di contenimento dell'emergenza epidemiologica da Covid-19 disposte con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 marzo 2020 e successive modificazioni e integrazioni;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 aprile 2020, tra l'altro, consente, a partire dal 4 maggio 2020, di visitare i propri «congiunti» o «affetti stabili» entro il territorio regionale;

   la predetta disposizione lascia intendere che il ricongiungimento di congiunti situati in due regioni diverse non sia ancora possibile, senza tuttavia specificare le modalità operative per i comuni confinanti con altre regioni, ai quali si applica lo stesso regime di tutti gli altri comuni; secondariamente, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 aprile 2020 consente, a partire dal 4 maggio 2020, lo spostamento da una regione all'altra per spostamenti comprovati da situazioni di necessità o motivi di salute; in tal modo, eventi naturali come una nascita non trovano disciplina nella normativa in questione –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, se del caso, intenda predisporre per:

    a) permettere, già dal 4 maggio 2020 e in deroga alle norme vigenti, il ricongiungimento tra congiunti e affetti stabili qualora situati in aree confinanti tra una regione e l'altra;

    b) annoverare, tra le situazioni di necessità tali da giustificare lo spostamento da una regione all'altra, anche eventi di grande rilevanza familiare, come le nascite di figli o nipoti.
(4-05466)


   CIABURRO, ROTELLI, DEIDDA, GALANTINO, MONTARULI e LUCA DE CARLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   per effetto del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 aprile 2020, a partire dal 4 maggio 2020 avrà inizio una progressiva ripartenza del Paese a seguito delle misure straordinarie di contenimento dell'emergenza epidemiologica da Covid-19 disposte con decreto del Presidente del consiglio dei ministri 8 marzo 2020 e successive modifiche ed integrazioni;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 aprile 2020, tra l'altro, consente a partire dal 4 maggio di visitare i propri «congiunti» o «affetti stabili», entro il territorio regionale;

   si apprende che, per ragioni legate alla tutela della privacy, nelle autocertificazioni richieste dalle forze dell'ordine la motivazione legata alla visita di congiunti o affetti stabili non richieda di specificare le generalità dell'individuo visitato;

   in tal senso, le possibilità di abuso della predetta facoltà di ricongiungimento sono numerose, poiché non esiste un metodo effettivo da parte delle forze dell'ordine per verificare che il cittadino stia effettivamente incontrando un proprio congiunto, anziché un amico;

   le conseguenze di tale configurazione andrebbero in senso contrario alla ratio del decreto, che qualifica l'incontro con i propri congiunti come un'eccezione, e non come la regola, prevedendo infatti il rigido rispetto delle normative sanitarie in vigore –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza, se del caso, intenda predisporre per garantire, anche con apposite circolari interpretative, modalità di controllo e supervisione degli incontri con congiunti per evitare gli abusi di cui in premessa.
(4-05467)


   MURELLI, CAFFARATTO, CAPARVI, DURIGON, LEGNAIOLI, EVA LORENZONI, MINARDO e MOSCHIONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   i recenti decreti del Presidente del Consiglio dei ministri emanati per contrastare la diffusione del contagio da Covid-19, hanno inteso incoraggiare l'esecuzione della prestazione lavorativa mediante il «lavoro agile» regolato dalla legge 22 maggio 2017, n. 81 (articoli 18-23);

   secondo le previsioni dei citati decreti del Presidente del Consiglio dei ministri tale modalità di esecuzione del rapporto di lavoro è stata semplificata nella gestione ed attivazione prevedendo che possa essere applicata, per la durata dello stato di emergenza di cui alla deliberazione del Consiglio dei ministri 31 gennaio 2020, dai datori di lavoro a ogni rapporto di lavoro subordinato, nel rispetto dei principi dettati dalle menzionate disposizioni, anche in assenza degli accordi individuali ivi previsti;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 marzo 2020 ha disposto chiaramente che «sia attuato il massimo utilizzo da parte delle imprese di modalità di lavoro agile per le attività che possono essere svolte al proprio domicilio o in modalità a distanza» (articolo 1, comma 7, lettera a)) e che «per tutte le attività non sospese si invita al massimo utilizzo delle modalità di lavoro agile» (articolo 1, comma 10);

   il lavoro agile altro non è che una diversa «modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato» (articolo 18, comma 1, della legge n. 81 del 2017), tanto che è previsto esplicitamente che «gli incentivi di carattere fiscale e contributivo eventualmente riconosciuti in relazione agli incrementi di produttività ed efficienza del lavoro subordinato sono applicabili anche quando l'attività lavorativa sia prestata in modalità di lavoro agile» (articolo 18, comma 4). Ancor più chiaramente, l'articolo 20, comma 1, precisa che «il lavoratore che svolge la prestazione in modalità di lavoro agile ha diritto ad un trattamento economico e normativo non inferiore a quello complessivamente applicato, in attuazione dei contratti collettivi di cui all'articolo 51 del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81, nei confronti dei lavoratori che svolgono le medesime mansioni esclusivamente all'interno dell'azienda»;

   il Ministro per la pubblica amministrazione, Fabiana Dadone, nel corso di un'audizione in Commissione affari costituzionali alla Camera, ha espresso dubbi riguardo all'utilizzo dei buoni pasti nel caso il lavoro a casa continuasse a essere esercitato dai dipendenti pubblici;

   in un momento di difficoltà come quello attuale, che interessa tanto i datori di lavoro che i lavoratori, è importante che le aziende e anche le pubbliche amministrazioni che hanno la possibilità di continuare le attività mediante il lavoro agile continuino a riconoscere ai propri dipendenti le misure di welfare già pattuite, in particolare il buono pasto che rappresenta un importante aiuto economico per le tante famiglie provate da una crisi economica inaspettata e che è in grado di drenare risorse sui consumi in questa fase di inevitabile contrazione –:

   se non si ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza per chiarire definitivamente che debba continuare a essere riconosciuto il buono pasto anche al lavoratore agile, pubblico e privato, ove previsto nei contratti di lavoro in vigore al momento della dichiarazione dell'emergenza sanitaria.
(4-05472)


   DEIDDA, FERRO e GALANTINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari europei, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'11 dicembre 2017, 25 Stati membri dell'Unione europea hanno formalizzato il loro impegno all'integrazione della difesa europea, con la creazione del programma denominato «cooperazione strutturata permanente» (Pesco), al fine di assicurare una gestione unitaria in ambito comunitario delle iniziative isolate di cooperazione militare;

   la partecipazione al suddetto programma pur se volontaria, successivamente all'adesione, obbliga gli Stati aderenti al rispetto degli impegni, con la conseguenza che, il loro mancato rispetto, dovrebbe determinare la sospensione dal programma in questione del Paese inadempiente;

   l'obiettivo principale del programma suindicato dovrebbe essere quello di rafforzare la capacità di difesa dell'Unione europea, mettendo in comune risorse per lo sviluppo degli armamenti – come droni e carri armati – in maniera cooperativa, riducendo, conseguentemente, le incompatibilità esistenti tra i vari sistemi di difesa;

   la Francia e la Germania – pur avendo aderito al citato programma di cooperazione – hanno autonomamente avviato il progetto denominato «Main Ground Combat System», per lo sviluppo di un nuovo carro armato da combattimento – o, forse, di una nuova famiglia di veicoli e sistemi di combattimento terrestri – al fine di sostituire, entro il 2035, i Leopard 2 e i Leclerc: e ciò, con la condivisione al 50 per cento dei costi del progetto e la conseguente ripartizione dei diritti di proprietà intellettuale per l'uso futuro delle tecnologie sviluppate;

   da quel che risulta, altri Paesi europei – tra cui Italia e Polonia – avrebbero richiesto più volte di partecipare al progetto in questione e, in particolare, alla prima fase iniziale del medesimo, mentre i due Stati promotori avrebbero negato ripetutamente la partecipazione, manifestando la volontà di consentire l'ingresso di Paesi terzi esclusivamente al termine della prima fase di sviluppo, vale a dire dopo la realizzazione di un dimostratore tecnologico;

   allo stato, l'Italia sta sviluppando – per mezzo del Consorzio Iveco Dvd – Leonardo – il programma di «Ammodernamento di mezza vita» dell'attuale carro armato Ariete, allestito dal Consorzio Iveco-Oto Melara a partire dalla seconda metà degli anni '90: programma che appare non più procrastinabile – in quanto finalizzato a sanare il divario creatosi con le piattaforme dei Paesi alleati, al punto da limitarne l'interoperabilità, anche al fine di rispettare gli impegni italiani assunti nell'ambito della Nato – e che, per il valore dell'investimento, può essere qualificato quale vero e proprio programma di sviluppo, tale da essere incluso nell'ambito della Pesco;

   appare necessario, conseguentemente, contrastare l'atteggiamento, a giudizio degli interroganti inaccettabile, dell'asse franco-tedesco – contrario allo spirito del programma di cooperazione europea e finalizzato unicamente ad escludere dalla produzione delle tecnologie in via di sviluppo le industrie degli altri Paesi – promuovendo lo sviluppo di un altro programma di cooperazione in ambito europeo, con l'adesione di altri Stati pure partecipanti alla Pesco anche al fine di ottenere dalla stessa Unione europea le risorse necessarie per la copertura di parte delle spese di sviluppo e progettazione –:

   se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intendano adottare al fine di contrastare l'atteggiamento assunto dall'asse franco-tedesco, se del caso, con l'avvio di altre iniziative di cooperazione in ambito europeo, anche al fine di tutelare la posizione dell'industria nazionale del settore.
(4-05479)


   DEIDDA, VARCHI, DONZELLI, MASCHIO, MANTOVANI, ROTELLI, GALANTINO, MONTARULI, CIABURRO, BUTTI, BIGNAMI, OSNATO e PRISCO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri dell'8 e 9 marzo 2020 è stata prevista l'estensione, all'intero territorio nazionale, del divieto di spostamento dei cittadini dal proprio domicilio, salvo che per comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità, ovvero spostamenti per motivi di salute: limitazione da ultimo prorogata fino al 18 maggio 2020;

   com'è noto, buona parte dei cittadini italiani possiede una seconda casa, la quale, lungi dal poter essere classificata come elemento di ricchezza, rappresenta, piuttosto, un legame affettivo con i luoghi di origine della propria famiglia e, comunque, costituisce una importante fonte di tassazione per lo Stato e per gli enti locali;

   le limitazioni imposte con i suindicati decreti del Presidente del Consiglio dei ministri parrebbero impedire ai proprietari delle citate seconde case di recarsi presso le medesime e ciò nonostante il fatto che durante tale periodo, tra le altre cose, le stesse appaiono maggiormente esposte all'azione dei malintenzionati, i quali, consapevoli del divieto imposto ai legittimi proprietari di recarsi nelle medesime, potrebbero agire indisturbati;

   appare necessario prevedere espressamente, pure nella presente fase emergenziale, che i citati proprietari, con cadenza almeno settimanale, possano recarsi presso gli immobili in questione, al fine di porre in essere tutte le necessarie attività di manutenzione e controllo, garantendo, così, la tutela del bene anche da eventuali, possibili, azioni criminose –:

   se siano a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative intendano assumere al fine di consentire ai proprietari di seconde case di recarsi, con cadenza almeno settimanale, presso le medesime, al fine di porre in essere tutte le necessarie attività di manutenzione e controllo, garantendo, così, la tutela del bene anche da eventuali, possibili, azioni criminose.
(4-05481)


   DEIDDA e BUTTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri dell'8 e del 9 marzo 2020 è stata prevista l'estensione, all'intero territorio nazionale, del divieto di spostamento dei cittadini dal proprio domicilio, salvo che per comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità, ovvero spostamenti per motivi di salute: limitazione da ultimo prorogata fino al 18 maggio 2020;

   com'è noto, le imbarcazioni da diporto necessitano di costante cura e manutenzione, pure prescritte dalla normativa tecnica vigente, anche al fine di evitare qualsiasi danno irreparabile, e, in particolare, il regolamento di attuazione del codice della nautica da diporto impone al proprietario/armatore, l'obbligo di mantenere «l'unità in buone condizioni di uso», nonché di provvedere alla «sua manutenzione per quanto attiene allo scafo, all'apparato motore, all'impianto elettrico e alla protezione contro gli incendi»;

   le limitazioni imposte con i suindicati decreti del Presidente del Consiglio dei ministri parrebbero impedire ai proprietari delle imbarcazioni da diporto, la possibilità di recarsi presso le medesime al fine di svolgere le necessarie ispezioni, nonché le manutenzioni periodiche, assolutamente necessarie al fine di salvaguardare l'integrità del bene medesimo;

   appare necessario prevedere espressamente, pure nella presente fase emergenziale, che i citati proprietari, con cadenza settimanale, possano recarsi presso le imbarcazioni in questione, al fine di porre in essere tutte le necessarie operazioni di manutenzione previste dalla normativa vigente al riguardo, garantendo, altresì, la tutela del bene da eventuali, possibili, irreparabili danni –:

   se siano a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative intendano assumere al fine di consentire ai proprietari delle imbarcazioni da diporto, con cadenza almeno settimanale, di recarsi presso le imbarcazioni in questione, al fine di porre in essere tutte le necessarie operazioni di manutenzione, come previste dalle vigenti disposizioni di legge.
(4-05482)


   MURELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   la provincia di Piacenza, confinante con la provincia di Lodi, e la città di Piacenza in particolare, che è la più prossima a Codogno, il primo focolaio italiano di COVID-19, non è mai stata inserita nella zona rossa e, ad oggi, ha avuto il livello di morti più alto d'Italia rispetto alla popolazione;

   i territori di Piacenza e di Codogno sono divisi solo da un ponte e, nonostante le autorità locali abbiano chiesto al Governo la zona rossa fin da subito, in una riunione che si è tenuta il 24 febbraio 2020 presso la prefettura di Piacenza alla presenza del Ministro De Micheli, in quanto piacentina, la proposta è stata negata sulla base degli studi scientifici che, in quel momento, davano zero contagiati autoctoni e contagi provenienti tutti dal lodigiano;

   a quel punto è stato il sindaco di Piacenza, Patrizia Barbieri, a firmare l'ordinanza il 25 febbraio e ad assumersi la responsabilità di chiudere scuole, centri sportivi e di sospendere gli eventi pubblici fino a quando tutta Italia, ad eccezione della Lombardia che era tutta zona rossa, è diventata zona arancione ed era ormai evidente che, il 9 marzo 2020, la misura fosse tardiva per la provincia di Piacenza, dal momento che è da sempre, fin da quando è stata fondata, uno snodo logistico tra il Nord e il Sud d'Italia, dal quale passano elevati flussi di merci e di persone;

   probabilmente proprio il fatto che Piacenza sia un polo logistico rilevante economicamente ha spinto il Governo, inizialmente, a non farne una zona rossa con il risultato che la provincia ha pagato il prezzo più alto in termini di vite umane e ha contribuito anche a veicolare il contagio anche in Emilia-Romagna;

   da quanto è poi emerso anche dalla trasmissione Report di Rai Tre, anche a Piacenza sono stati commessi errori sanitari nella gestione dell'emergenza nelle cliniche private e nelle Rsa, al pari della Lombardia, con uno scarso controllo dell'Ausl che ha determinato la nascita dei focolai ospedalieri e che, come ha affermato il presidente della regione Emilia-Romagna in una videoconferenza con tutti i sindaci piacentini, ha fornito al Ministero della salute dati non corretti sui contagiati;

   l'attenzione mediatica, però, si è concentrata solo sulla Lombardia e i cittadini di Piacenza sono venuti a conoscenza di quello che stava accadendo nelle cliniche private e nelle Rsa delle loro zone solo da Report, pur avendo dei sospetti più che fondati, dal momento che, ad avviso dell'interrogante, il Governo non ha acceso i riflettori su questa provincia;

   anche successivamente il sindaco di Piacenza e il presidente della provincia hanno continuato a scrivere al Presidente del Consiglio dei ministri chiedendo la zona rossa, ma la risposta è stata sempre la stessa, ribadita da Conte anche il 28 aprile 2020, quando si è recato a Piacenza per un saluto a una delle città più colpite dal virus, motivando la decisione sulla base di quanto gli veniva detto dal comitato tecnico-scientifico che ha ritenuto una misura sufficiente la cintura rossa del lodigiano che, purtroppo, i fatti hanno poi dimostrato di non esserlo stata –:

   se intenda fare chiarezza sui motivi che hanno portato il Governo a non dichiarare subito la provincia di Piacenza una zona rossa, alla luce della vicinanza geografica illustrata in premessa, e sugli eventuali errori sanitari compiuti nella gestione dell'emergenza sanitaria sul territorio e se intenda prevedere, infine, aiuti economici specifici per la ripartenza della provincia piacentina, in virtù della sua peculiarità di snodo logistico delle merci tra il Nord e il Sud d'Italia.
(4-05490)


   ZOFFILI, BILLI, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, FORMENTINI, GIORGETTI, GRIMOLDI, PICCHI e RIBOLLA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   stando ad un reportage di Rai Tg2 ripreso dall'agenzia Italpress, un'azienda cinese produttrice di materiale sanitario, la Aeonmed avente sede a Pechino, avrebbe fatto partire verso l'Italia il 15 marzo 2020 scarso un container contenente un certo numero di ventilatori polmonari VG70 destinati all'uso nei reparti di terapia intensiva;

   secondo l'azienda cinese, il Governo italiano avrebbe ringraziato la Aeonmed facendo suonare l'inno della Repubblica Popolare Cinese all'arrivo nel nostro Paese dei materiali e degli uomini che li consegnavano;

   stando a quanto si legge in un documento pubblicato dal dipartimento della protezione civile, i ventilatori acquistati – con atto protocollato risalente al 15 marzo ed identificato dal numero 13734 – sarebbero stati 140 al prezzo unitario di 19 mila euro, per un importo complessivo di 2,660 milioni di euro;

   circa tre settimane dopo, il 4 aprile 2020, il Ministro britannico Michael Gove annunciava a sua volta l'arrivo di 250 ventilatori polmonari nel Regno Unito, acquistati anch'essi in Cina dalla medesima azienda, Aeonmed, ma di un modello diverso, gli Shangrila 510 S;

   stando a quanto documentato dal quotidiano britannico The Guardian, gli apparecchi giunti nel Regno Unito avrebbero presentato numerosi problemi, in quanto pensati per un impiego su ambulanze piuttosto che ospedaliero; sarebbero inoltre risultati incostanti nella fornitura di ossigeno, dotati di tubi non corrispondenti agli standard richiesti dall'Unione europea e con filtri difficili da pulire;

   un gruppo di medici specialisti del Regno Unito avrebbe altresì denunciato la pericolosità di queste macchine, definendole potenzialmente letali –:

   se trovi conferma quanto riportato dai servizi giornalistici richiamati in premessa, se i ventilatori cinesi VG70 acquistati abbiano mostrato gli stessi problemi emersi nel Regno Unito con gli Shangrila 510 S e, in caso affermativo, quali iniziative si ritenga opportuno intraprendere nei confronti dei fornitori della Aeonmed per ottenere un eventuale ristoro.
(4-05493)


   MORELLI, CAPITANIO, CECCHETTI, DONINA, GIACOMETTI, MACCANTI, RIXI, TOMBOLATO e ZORDAN. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la grave emergenza sanitaria in corso, e le conseguenti misure restrittive di contrasto e contenimento disposte dal Governo hanno determinato e stanno tuttora determinando effetti economici devastanti, come attestano i dati contenuti nel documento di economia e finanza recentemente approvato dal Parlamento;

   il crollo del prodotto interno lordo atteso all'8 per cento per il 2020 conferma che l'intero tessuto economico, produttivo e sociale è a serio rischio sopravvivenza;

   in questo drammatico contesto, in data 22 aprile 2020, il direttore dell'Agenzia delle entrate e presidente dell'Agenzia delle entrate – riscossione ha dichiarato, in sede di audizione alla Camera, con riferimento all'aspetto tributario e della riscossione in merito alle misure di sostegno del sistema finanziario connesse all'epidemia da COVID-19, che «l'Agenzia delle Entrate si prepara ad emettere entro il 31 dicembre 2020, circa 8,5 milioni di atti e comunicazioni»;

   fortissime preoccupazioni sono state manifestate da più parti e in particolar modo dal comparto dello spettacolo, dal quale si stimano circa 30.000 cartelle esattoriali esecutive relative ai proventi legati al diritto d'autore;

   con particolare riferimento al settore dello spettacolo, i numeri sopra riportati corrispondono con buona approssimazione a circa il 30 per cento degli iscritti alla Società italiana degli autori ed editori (S.i.a.e.), molti dei quali con redditi annuali che non superano i 10.000 euro e che fanno dei proventi dell'utilizzazione delle proprie opere il loro unico mezzo di sostentamento;

   tali proventi, in quanto crediti pecuniari non configurabili come stipendi, salari o altre indennità da rapporto di lavoro o di impiego, non soggiacciono alle limitazioni di pignorabilità previste per questi ultimi, essendo dunque perfettamente e interamente pignorabili presso terzi, ai sensi dell'articolo 111, comma 2, della legge 22 aprile 1941, n. 633, in materia di diritto d'autore, secondo le disposizioni del codice di procedura civile;

   vi è il serio e concreto rischio che l'attivazione delle procedure esecutive premesse nei confronti di questi soggetti ne renda di fatto impossibile anche il solo mantenimento –:

   se il Governo non ritenga opportuno strutturare una tempestiva iniziativa, già dal prossimo provvedimento utile, che possa disporre l'impignorabilità transitoria dei suddetti crediti pecuniari, quantomeno con riferimento alle posizioni debitorie che i soggetti in questione assumono nei confronti della pubblica amministrazione e affidate all'Agenzia delle entrate – riscossione, ovvero prevedere che tali crediti vengano temporaneamente assimilati ai crediti da lavoro, sì da poter limitare gli eventuali pignoramenti e consentire la sopravvivenza di una categoria troppo spesso dimenticata dalle strategie di intervento pubblico.
(4-05495)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE e DONZELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 4 aprile 2020 l'edizione americana del giornale The Spectator aveva reso noto che la Cina sembrerebbe aver costretto l'Italia a ricomprare le stesse mascherine che l'Italia stessa le aveva donato a metà febbraio, prima che scoppiasse l'emergenza anche sul nostro territorio nazionale; con una pandemia alle porte, il Governo ha regalato alla Cina 2 tonnellate di protezioni individuali, comprese le mascherine già allora difficili da reperire sul mercato, acuendo la carenza di Dpi sul territorio nazionale e contribuendo indirettamente alla propagazione del virus;

   una scelta del genere appare ancora più irragionevole a seguito delle note vicende per cui, mentre il Ministro Di Maio annunciava «doni» dalla Cina, emergeva che le forniture cinesi sono state acquistate e pagate a prezzi superiori rispetto a quelli di mercato praticati prima della pandemia; le informazioni divulgate da The Spectator venivano inoltre ricondotte a una fonte anonima dell'amministrazione Trump e sono state anche riprese dalla rete televisiva Fox News;

   a seguito di diverse richieste di chiarimento, il Governo ha bollato come «bufala» la notizia mediante dichiarazioni rese da non precisate fonti ai mezzi di stampa, ma non ha mai risposto alle Camere sulla fondatezza o meno della notizia medesima –:

   se il Governo abbia venduto o regalato i dispositivi di protezione individuale inviati alla Cina da Brindisi a metà febbraio 2020;

   se il Governo sia stato sostanzialmente costretto dalla Cina a riacquistare lo stesso materiale inviato in precedenza dall'Italia;

   se il Governo intenda aprire un'indagine interna per fare chiarezza, per quanto di competenza, sull'accaduto e sui comportamenti speculativi dei fornitori cinesi.
(4-05501)


   NARDI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   organi di stampa hanno riportato che il 20 aprile 2020 una cronista della redazione del giornale Il Tirreno di Massa è stata fermata da un agente della polizia municipale della città. «Subito dopo – riportano i media – aver scattato due foto a lui e a un collega per un articolo richiesto dalla redazione, la cronista si è identificata spiegando cosa stesse facendo e perché si trovasse lì. Ma è stata fermata e fatta entrare nel comando: le sono stati chiesti i documenti (senza chiederle il tesserino dell'Ordine dei giornalisti) e le sue generalità sono state registrate nonostante avesse chiarito il suo ruolo e il motivo della sua presenza in giro. Circostanza ancora più grave, uno degli agenti l'ha minacciata ripetendole più volte: “provi a divulgare la fotografia e le faccio vedere”. La cronista, peraltro, si era avvicinata agli agenti proprio per spiegare perché stesse facendo quelle foto»;

   il Comitato di redazione del quotidiano ha fortemente stigmatizzato l'accaduto, mentre il presidente Sandro Bennucci e tutti gli organismi dirigenti dell'Associazione stampa toscana hanno manifestato «irritazione di fronte all'ennesimo episodio che vede coinvolto Il Tirreno, questa volta ai danni di una cronista della redazione di Massa, minacciata addirittura dalla Polizia municipale della sua città»;

   si apprende sempre dalla stampa che, nonostante tale notizia sia «stata subito portata dalla redazione all'attenzione del comandante della polizia municipale e del sindaco, dopo una settimana non sono ancora arrivate le scuse, ma solamente un incontro chiarificatore in videoconferenza»;

   secondo le statistiche sono moltissimi i giornalisti minacciati ogni anno nello svolgimento del proprio lavoro: l'osservatorio di Ossigeno per l'informazione ne ha elencato 523 negli ultimi due anni;

   l'Italia è al 46esimo al mondo per libertà di stampa: è quanto emerge dal World Press Freedom Index 2019, il rapporto stilato annualmente da Reporters sans frontieres (Rsf);

   la libertà di stampa è tutelata dall'articolo 21 della Costituzione;

   il Governo ha più volte preso posizione su questa grave problematica; il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all'editoria, Andrea Martella, ha recentemente dichiarato: «Deve passare il principio che chi minaccia un giornalista sta minacciando tutti noi, perché impedisce la libertà d'informazione»;

   è attivo presso il Ministero dell'interno il Centro di coordinamento per le attività di monitoraggio, analisi e scambio di informazione sugli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti. Questo strumento, ha dichiarato il Ministro Lamorgese, «vuole dare un segnale di attenzione per tutto il mondo dell'informazione. La prevenzione e il contrasto delle forme di violenza ed intimidazione di cui sono vittime i giornalisti sono fondamentali per la libertà di stampa e il diritto dei cittadini ad essere informati»;

   appare evidente come le minacce ai giornalisti risultino, se possibile, maggiormente gravi ed inaccettabili quando vengono da persone che in sostanza rappresentano le istituzioni pubbliche –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti citati in premessa e se non ritenga necessario assumere iniziative urgenti, per quanto di competenza, per garantire la libertà di stampa tutelata dalla Costituzione e prevenire il ripetersi di tali atti, soprattutto se commessi da coloro che in vario modo rappresentano le istituzioni pubbliche.
(4-05502)


   PETTARIN. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   si è da pochi giorni conclusa la gara procedura semplificata massima urgenza per l'acquisizione di kit, reagenti e materiali necessari per l'effettuazione di 150.000 test sierologici finalizzati a un'indagine a campione sulla diffusione del Covid-19;

   si ritiene doveroso verificare che tale gara si sia svolta nel pieno rispetto dei principi di economicità, efficacia, imparzialità, parità di trattamento, trasparenza, proporzionalità e pubblicità, richiesti dalla normativa vigente;

   in una procedura con criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa, si ritiene sia indispensabile che il bando indichi il punteggio massimo da attribuire alle offerte con riferimento tanto al profilo della qualità che al profilo del prezzo;

   nel bando della gara in questione non vi sarebbe stata indicazione di alcun punteggio massimo da attribuire né al fattore qualità, né al prezzo;

   la procedura sarebbe risultata carente degli elementi qualitativi necessari a garantire un confronto concorrenziale effettivo sui profili tecnici, visto che non avrebbe specificato il punteggio che si sarebbe dovuto attribuire relativamente ad ogni singolo aspetto delle offerte gara;

   si sarebbe registrata l'assenza dei criteri matematici di valutazione delle offerte previsti dalla normativa vigente;

   una tale situazione, ad avviso dell'interrogante, potrebbe configurare un impianto valutativo astrattamente in grado di favorire o eliminare talune imprese/prodotti dal confronto concorrenziale, senza possibilità di ricostruire in maniera oggettiva e univoca percorso logico-valutativo perseguito dalla commissione gara;

   i citati criteri valutativi sarebbero talmente generici da consentire alla commissione di gara una potestà discrezionale, ad avviso dell'interrogante sproporzionata e confliggente con le prerogative della stessa;

   l'articolo 3 del bando di gara prevederebbe l'avvenuta validazione dei test da parte di laboratori qualificati o agenzie regolatorie operanti a livello nazionale o internazionale e tale idoneità dei test sarebbe finalizzata a un'applicazione su larga scala (con affidamento delle analisi a una platea ampia di laboratori accreditati presenti nel territorio, senza necessità di ulteriore formazione);

   l'articolo 7 disporrebbe che il punteggio ottenuto da ogni singola offerta ammessa alla fase di valutazione sia determinato sulla base di un algoritmo, ma con precisazione che, a parità di punteggio ottenuto, sarebbe preferita l'offerta recante le migliori condizioni economiche e, comunque, quella che dovesse prevedere fornitura kit e reagenti a titolo gratuito;

   l'articolo 8 del bando disporrebbe, nel caso in cui alcune offerte inserite nella graduatoria conseguissero una valutazione particolarmente elevata, che le stesse potrebbero essere menzionate dalla commissione e considerate comunque compatibili con il soddisfacimento dei requisiti di cui alla stessa procedura –:

   se quanto riportato in premessa trovi conferma;

   rispetto all'articolo 3) del bando di gara, quale ulteriore necessità di validazione renderebbe eventualmente insufficiente la marcatura CE; quali soggetti rientrerebbero nella definizione di «laboratori qualificati o agenzie regolatorie»; quale sarebbe il significato dell'espressione «senza necessità di ulteriore formazione»; quali sarebbero i laboratori accreditati e quali dovrebbero essere i criteri necessari per configurare la cosiddetta «larga scala» e «platea ampia» dei laboratori medesimi;

   rispetto all'articolo 7) del bando come sarebbe stata effettuata la valutazione della migliore offerta in assenza di qualunque indicazione circa il punteggio massimo da attribuire al fattore qualità e al fattore prezzo;

   rispetto all'articolo 8) del bando, quale graduatoria possa essere stata stilata in assenza della fissazione di punteggio massimo da attribuire al fattore qualità; quali siano stati i punteggi attribuiti ai singoli criteri valutativi, quali siano stati i cosiddetti sottocriteri valutativi e il loro peso in termini di punteggio massimo attribuibile, con quali modalità il bando di gara, in caso di nuovi appalti, verrebbe modificato onde tutelare al meglio la partecipazione del più ampio numero di concorrenti, garantendo che l'aggiudicazione sia effettuata sulla base di valutazioni basate su criteri oggettivamente verificabili, così da assicurare un confronto trasparente tra le offerte.
(4-05506)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:

   l'emergenza epidemiologica da COVID-19 ha prodotto pesantissimi effetti sul tessuto socio-economico, tanto da generare una crisi non solo sanitaria ma economica;

   tra i settori più colpiti a seguito di questa pandemia vi è sicuramente quello dell'export;

   secondo concordanti stime, nel 2020 l'export di prodotti agroalimentari made in Italy potrebbe subire perdite per 4 miliardi di euro;

   in particolare, nel 2019, le vendite di made in Italy agroalimentare all'estero avevano raggiunto la quota record di 44,6 miliardi di euro;

   secondo quanto riportato da diversi organi di stampa è emerso che, a seguito della chiusura del canale della ristorazione, le esportazioni si sono dimezzate; inoltre, i consumi si spostano sempre più verso prodotti preconfezionati, con conseguenti gravi danni per i prodotti Dop italiani;

   profonde preoccupazioni sono state espresse anche dal presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, il quale ha esposto delle ipotesi sulla base delle previsioni della Wto (World Trade Organization) sull'andamento del commercio estero mondiale. Come conseguenza della pandemia gli scambi internazionali subirebbero quest'anno un taglio compreso tra il 13 e il 32 per cento rispetto al 2019;

   le stime della Commissione europea sono altrettanto preoccupanti. Secondo quanto riportato, le esportazioni europee di vini, ad esempio, potrebbero far registrare un calo del 14 per cento;

   sulle prospettive del commercio internazionale pesa anche la questione dei dazi aggiuntivi degli Stati Uniti sulle importazioni agroalimentari dell'Unione europea, nel quadro del contenzioso sugli aiuti pubblici al consorzio Airbus;

   gli Stati Uniti d'America restano il terzo mercato di sbocco in assoluto dei prodotti agroalimentari italiani, con oltre 4,6 miliardi di euro di esportazioni;

   in aggiunta, l'amministrazione statunitense avrebbe in programma la revisione delle tariffe doganali attualmente in vigore, con ulteriore aggravio sui prodotti agroalimentari in arrivo dall'Italia;

   in questa fase drammatica, ad opinione degli interpellanti, dovrebbe essere assolutamente evitato l'inasprimento del contenzioso commerciale tra Unione europea e Stati Uniti d'America: i dazi aggiuntivi Usa, pari al 25 per cento del valore dei prodotti, si applicano sulle importazioni dall'Italia di formaggi, salumi, agrumi e liquori per un controvalore di circa 500 milioni di euro;

   nonostante gli opportuni e indispensabili interventi di tipo economico/finanziario che il Governo sta predisponendo, soprattutto a sostegno del mondo imprenditoriale, gli interpellanti ritengono che l'attenzione debba passare anche attraverso nuove e più penetranti misure di tipo preventivo, in tema di barriere tariffarie, e misure di incentivo e promozione alle esportazioni –:

   con quali modalità e quali strumenti il Ministro interrogato intenda salvaguardare l'economia e l'export italiano, in particolare con riguardo alle clausole tariffarie nei confronti delle aziende italiane;

   quali siano le strategie previste dal Governo per stimolare la crescita della bilancia commerciale nazionale, per la promozione delle esportazioni di prodotti italiani e per l'incentivazione dei consumi.
(2-00769) «Di Stasio, Cabras, Carelli, Colletti, Sabrina De Carlo, Del Grosso, Ehm, Emiliozzi, Olgiati, Perconti, Romaniello, Siragusa, Suriano, Sut, Alemanno, Berardini, Carabetta, Fantinati, Giarrizzo, Masi, Papiro, Paxia, Vallascas, Marino, Adelizzi, Torto, Buompane, Raduzzi, Misiti, Gabriele Lorenzoni».

Interrogazioni a risposta orale:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante ha avuto modo di raccogliere le doglianze di nutriti gruppi di italiani bloccati in Messico e a Santo Domingo;

   gli italiani in Messico che vorrebbero ritornare in Italia si sono organizzati in un gruppo Facebook per lo scambio di informazioni utili e si contano in circa 350 persone;

   stando a quanto lamentano i nostri concittadini, i voli commerciali di ritorno in Italia sono stati cancellati e i prezzi sono diventati esorbitanti. Le prime date disponibili sono state individuate a partire dalla seconda metà di maggio 2020 e continuano a subire cancellazioni e slittamenti, rendendo verosimile l'ipotesi di un rientro in patria non prima di giugno/luglio 2020;

   secondo quanto raccontato, mentre gli stessi hanno difficoltà a tornare a casa e sono costretti a pagare cifre fuori da ogni logica commerciale, cittadini di altre nazionalità riescono a rimpatriare attraverso l'uso dei fondi del Meccanismo europeo di protezione civile che potrebbe coprire fino al 75 per cento dei costi del biglietto;

   in un contesto di crisi globale, con l'Italia contributore netto delle spese dell'Unione europea, appare all'interrogante senza dubbio scioccante che il Governo abbia utilizzato una sola volta i fondi a disposizione del Meccanismo europeo di protezione civile, mentre altre nazioni vi ricorrono sistematicamente; appare evidente, secondo l'interrogante, che il Governo intenda far ricadere sulle spalle e nelle tasche dei nostri connazionali l'inerzia del proprio apparato amministrativo che non usa tutti gli strumenti a propria disposizione. Lasciare che i nostri cittadini in difficoltà sostengano costi esorbitanti, quando si potrebbe alleviare le loro sofferenze economiche tramite il ricorso a sussidi comunitari o organizzando direttamente voli militari per il rimpatrio di chi ne faccia richiesta, è una scelta a giudizio dell'interrogante scellerata, che denota la mancanza di soluzioni politiche da parte delle autorità competenti, troppo impegnate a fare finti proclami sui social network, invece di studiare le migliori soluzioni immediatamente attivabili per il bene dei nostri concittadini –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito al rimpatrio con urgenza dei nostri concittadini bloccati in Messico e a Santo Domingo, anche attraverso l'uso di voli militari;

   quali siano i motivi per cui il Governo non attinge alle risorse disponibili nell'ambito del Meccanismo europeo di protezione civile che potrebbe coprire fino al 75 per cento dei costi da sostenere per il rimpatrio;

   quali siano gli intendimenti del Governo per arginare i prezzi dei biglietti aerei ed evitare fenomeni speculativi delle compagnie nell'ambito dell'emergenza.
(3-01504)


   CABRAS, BOLDRINI, PALAZZOTTO, EHM, BRUNO BOSSIO, FASSINA, SABRINA DE CARLO, EMILIOZZI, GRIBAUDO, OLGIATI, RACITI e SURIANO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 6 aprile 2020 il Primo Ministro israeliano Netanyahu e il leader del partito «Blu e Bianco» Gantz hanno raggiunto un accordo sui piani di annessione della Cisgiordania, in vista della formazione del nuovo Governo sostenuto dalle due parti;

   secondo quanto riportato da Haaretz, l'annessione formale sarà concordata entro il 10 luglio da un comitato congiunto Usa-Israele. La proposta richiede ancora l'approvazione formale da parte del Comitato per gli affari esteri e la difesa del Parlamento israeliano e poi dall'intera Knesset;

   la popolazione di coloni nei Territori Palestinesi Occupati (Tpo), compresa Gerusalemme est, è aumentata dai 125.600 del 1993 (anno degli Accordi di Oslo) agli oltre 630.000 di oggi, con 143 insediamenti e 113 avamposti;

   secondo dati delle Nazioni Unite, nel 2019 le autorità israeliane hanno aumentato del 45 per cento le confische di terre e beni e le demolizioni di case rispetto al 2018;

   secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha), dal 5 marzo (giorno della dichiarazione dello stato di emergenza Covid-19 nei Tpo) al 30 marzo sono state demolite o sequestrate 40 strutture, sfollati 26 palestinesi e colpite in altro modo circa 260 persone. La maggior parte delle demolizioni sono avvenute a Gerusalemme, Ramallah e Betlemme, governatorati con la più alta prevalenza di casi COVID-19;

   stando ai dati riportati dalla Ong israeliana B'Tselem, dal 2017 al 31 marzo 2020, in Cisgiordania sono state distrutte 313 unità abitative, lasciando senza dimora 1.080 persone, di cui 547 bambini;

   nello stesso periodo, sono stati 2.241 gli attacchi di coloni israeliani contro cittadini palestinesi e loro proprietà. Tali episodi sono aumentati del 22 per cento rispetto al 2018 e sono più che raddoppiati rispetto al 2017. L'Ocha ne ha registrato 167 solo nel 2020, di cui 62 dal 5 al 31 marzo;

   va anche notato che quest'anno sono stati 60 gli attacchi da parte di palestinesi contro coloni israeliani;

   l'organizzazione israeliana per i diritti umani Yesh Din ha rivelato che il 91 per cento dei casi di violenza dei coloni sono stati archiviati senza accusa. Peraltro, questi dati riguardano le sole denunce presentate alla polizia israeliana che, secondo alcune stime, costituiscono solo il 5 per cento del totale degli incidenti avvenuti;

   buona parte di tali incidenti è legata alle intimidazioni, alle minacce e alla violenza fisica che gli agricoltori palestinesi subiscono quando accedono agli oliveti ricompresi o recintati all'interno degli avamposti dei coloni. Questo fenomeno contribuisce a creare un ambiente ostile per la popolazione locale, conducendo così allo sfollamento delle famiglie palestinesi e all'annessione di fatto delle terre;

   nel 2019 sono stati costruiti 11 nuovi avamposti e l'Onu riferisce che, dall'inizio del 2020, quasi 1800 alberi di ulivo sono stati vandalizzati dai coloni israeliani;

   in base al diritto internazionale, il Governo israeliano ha la responsabilità di proteggere i palestinesi dalla violenza dei coloni e di garantire che vengano indagati gli attacchi violenti e che gli autori ne siano ritenuti responsabili;

   il 22 aprile 2020 la Sottosegretaria per gli affari esteri e la cooperazione internazionale Marina Sereni ha dichiarato che l'annessione della Cisgiordania e della Valle del Giordano sarebbe «un fatto grave» –:

   se il Governo non intenda intraprendere opportune iniziative di carattere diplomatico al fine di prevenire un'annessione formale della Cisgiordania e della Valle del Giordano, o parti di esse, e di garantire il pieno rispetto del diritto internazionale generale nonché delle specifiche risoluzioni del Consiglio di sicurezza;

   quali iniziative saranno messe in atto dall'Italia per aiutare le autorità palestinesi nel fronteggiare l'emergenza sanitaria Covid-19;

   quali altre iniziative ritenga opportuno intraprendere al fine di garantire il generale rispetto dei diritti umani fondamentali nei Territori palestinesi occupati.
(3-01506)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

III Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO, FASSINO, ENRICO BORGHI e SCHIRÒ. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   a causa dell'emergenza Covid-19 e in vista della ripresa, la situazione di diverse categorie di lavoratori italiani frontalieri continua ad essere molto delicata, anche in relazione alla solo parziale riapertura di taluni valichi di frontiera;

   inoltre, moltissimi lavoratori italiani che svolgono la propria attività in Svizzera — circa 80 mila lavoratori — sono stati lasciati a casa dalle imprese ticinesi in modo temporaneo o anche definitivamente. Si stima che attualmente siano già circa 6 mila gli italiani che abbiano perso il proprio lavoro in Svizzera;

   l'auspicio è di sostenere e aiutare anche questa categoria di connazionali e, nello specifico, sarebbe opportuno tutelare la loro possibilità di ripresa al pari degli altri lavoratori;

   ove la legislazione svizzera non lo preveda sarebbe opportuno riconoscere anche ai lavoratori italiani oltre confine tre misure previste per chi lavora in Italia: un'indennità per i periodi di assenza dovuti al contagio del virus o, in alternativa, l'equiparazione dell'assenza dovuta alla quarantena domiciliare all'assenza per malattia, nei casi in cui la stessa non sia già prevista dalla legge, ovvero dai contratti di lavoro individuali o collettivi applicati dal Paese estero, in misura non superiore a quanto previsto per analoghi trattamenti applicati ai lavoratori che prestano la propria attività in Italia; la garanzia degli ammortizzatori sociali, quali a titolo esemplificativo la Naspi, per l'intero periodo dell'emergenza epidemiologica; l'estensione delle misure relative ai congedi parentali riconosciute ai lavoratori impiegati nel territorio nazionale –:

   quali siano i passi politici nei confronti della Svizzera che il Governo ha adottato per agevolare la continuità lavorativa dei frontalieri e quali intenda mettere in atto per sostenere e tutelare tutti i nostri connazionali frontalieri e le loro famiglie.
(5-03911)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nel pieno dell'emergenza da Covid-19 l'Italia ha prestato 50 milioni di euro alla Tunisia, 21,5 milioni di euro alla Bolivia e 200.000 euro alla Somalia;

   l'erogazione di queste somme, presentate in un primo momento all'opinione pubblica come un aiuto agli stati beneficiari nella lotta al Covid-19, è stata bollata come fake news da parte del Ministro interrogato fino al momento in cui è stato acclarato che, in realtà, rientrano nell'ambito di memorandum of understanding risalenti nel tempo e che, improvvidamente, il Governo ha deciso di portare a definizione in una delle fasi economicamente più sciagurate della storia;

   tutto questo avveniva mentre agli italiani venivano imposti due mesi di quarantena, il blocco quasi totale del lavoro e della produzione, l'acquisto di mascherine dalla Cina a prezzi tre volte al di sopra di quelli di mercato;

   il 3 aprile 2020 l'interrogante proponeva al Ministro di destinare le risorse di prossima allocazione, la cui consistenza andrebbe esplicitata a partire dai fondi erogati dal 27 marzo 2020, nell'ambito della cooperazione internazionale non alle imprese straniere ma alle imprese italiane, alle medesime condizioni, al fine di sostenerne la capacità produttiva e la ripresa economica del sistema nazionale;

   i memorandum of understanding non sono accordi giuridicamente vincolanti ma esplicitano comune intenzioni, per le quali, in ogni modo, sono previste anche clausole di forza maggiore che consentono ai rispettivi firmatari di rescindere dagli impegni in casi eccezionali, come nel caso della pandemia da Covid-19;

   l'aggiornamento della sezione dedicata agli atti del Comitato congiunto sul sito dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (AICS) è ferma al 18 dicembre 2019;

   a giudizio dell'interrogante appare irragionevole indebitare la nazione per circa 70 miliardi di euro ed elargire 500 milioni di liquidità immediata a sostegno delle imprese di Paesi terzi che in alcuni casi, come in Tunisia, potrebbero essere il frutto di quelle delocalizzazioni che hanno impoverito e reso fragile il tessuto produttivo, come l'emergenza mascherine ha drammaticamente dimostrato;

   qualora il Ministro non fosse ancora convinto della bontà della proposta di trattenere in patria i 500 milioni della cooperazione allo sviluppo, è stato reso noto da fonti governative che mancano circa 7 miliardi per la cassa integrazione guadagni a seguito di un errore nel calcolo del fabbisogno –:

   se non intenda adottare iniziative per azzerare gli stanziamenti di cooperazione allo sviluppo – inclusi i prestiti d'aiuto, fondi perduti e contribuzione di qualsivoglia natura e a qualsivoglia titolo – già stanziati nel bilancio, al fine di destinarli alle imprese italiane.
(5-03912)


   PALAZZOTTO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo pubblicato su Repubblica.it il 30 aprile si apprende che sarebbero ancora almeno settemila gli italiani bloccati dalla pandemia in giro per il mondo;

   i loro voli acquistati da varie compagnie sono stati riprogrammati e cancellati a ripetizione;

   solo mille passeggeri sarebbero riusciti a rientrare gratuitamente mentre tutti gli altri, per rientrare con velivoli di linea o commerciali, hanno pagato o dovrebbero pagare tariffe anche quadruple rispetto al solito;

   i posti disponibili sono pochi è molti di loro hanno grosse difficoltà economiche, trovandosi in un Paese straniero da molto tempo e in condizioni di emergenza;

   tra gli italiani rimasti bloccati all'estero tra marzo e aprile 2020 risultano all'interrogante: 7 in Cambogia, 5 tecnici in Nigeria, una sessantina di persone in Bolivia, altri in Kenya (40 a Nairobi e più di 500 nella zona di Mombasa), duecento lavoratori a DisneyWorld rimasti bloccati a Orlando; circa 400 in Argentina; molti vorrebbero rientrare dal Messico, dall'Australia, dall'india, alcuni dal Sudafrica, e così via;

   sulla piattaforma change.org è reperibile l'«appello internazionale per poter tornare in Italia — bloccati/e nel mondo — #sos Italia» in cui figurano le firme di alcuni degli italiani rimasti bloccati all'estero e i Paesi in cui si trovano;

   tra i bloccati all'estero vi sono anche i cooperanti a cui vanno forniti canali di rimpatrio volontario sicuri ed economici trovandosi in zone di guerra o comunque pericolose;

   l'emergenza legata ai rientri è stata gestita in modo difforme, in alcuni casi le ambasciate si sono attivate per organizzare voli di rientro anche se costosi e a carico degli interessati, in altre situazioni le risposte sono state vaghe o si invitava ad usufruire di voli messi a disposizione da altri Paesi europei;

   le situazioni più critiche sembrano registrarsi in Angola, Guinea Bissau, Madagascar e Mauritania con vani tentativi di ricevere assistenza da ambasciate o consolati italiani;

   sembrerebbe che l'Italia, a differenza di altri Paesi, non stia usufruendo dei fondi europei del meccanismo di protezione civile (EU Civil Protection Mechanism), che coprirebbero fino al 75 per cento dei costi di un volo di rimpatrio e che abbia utilizzato tale strumento un'unica volta –:

   quali ulteriori iniziative intenda assumere il Ministro interrogato al fine di assicurare il rientro in Italia ai connazionali ancora bloccati all'estero con soluzioni di viaggio economiche e in tempi rapidi.
(5-03913)


   ZOFFILI, FORMENTINI, BILLI, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, GIORGETTI, GRIMOLDI, PICCHI e RIBOLLA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   autorevoli esponenti del Governo degli Stati Uniti d'America, inclusi il Presidente Donald Trump e il Segretario di Stato Mike Pompeo, affermano ormai che l'origine della pandemia da Covid-19 abbattutasi con violenza anche sul nostro Paese, non sarebbe naturale, ma sarebbe invece da collegarsi ad attività di dubbia liceità e certamente pericolose condotte nel laboratorio di Wuhan;

   a responsabilità cinesi rilevanti hanno fatto cenno anche le intelligence dei Paesi anglosassoni che si coordinano nel cosiddetto club dei «Five Eyes», comprendente le agenzie informative e di sicurezza degli Stati Uniti, del Regno Unito, del Canada, dell'Australia e della Nuova Zelanda, in particolare sottolineando il difetto di trasparenza e tempestività delle comunicazioni rese dal Governo della Repubblica popolare alla comunità internazionale;

   dalla Cina sono giunte smentite ed inviti, rivolti alle autorità americane, affinché mostrino al più presto le prove su cui sono basate le loro accuse alla Repubblica Popolare;

   l'azione intrapresa dal Governo degli Stati Uniti, fiancheggiata dalle intelligence dei Five Eyes, sembra rafforzare i presupposti per un'azione legale tendente all'ottenimento di un risarcimento del danno da parte della Repubblica Popolare Cinese;

   non è chiara la posizione del Governo italiano rispetto agli sviluppi che si profilano su questo specifico problema che ormai oppone frontalmente gli Stati Uniti alla Cina, a dispetto della sua rilevanza oggettiva ai fini della definizione dell'allineamento geopolitico del nostro Paese, che di fatto è apparsa problematica anche al Segretario alla difesa statunitense Esper, stando almeno ai contenuti dell'intervista fattagli da La Stampa e pubblicata il 4 maggio 2020 –:

   quale posizione il Governo intenda assumere in merito ai fatti generalizzati in premessa.
(5-03914)


   SURIANO, CABRAS, CARELLI, COLLETTI, SABRINA DE CARLO, DEL GROSSO, DI STASIO, EHM, EMILIOZZI, OLGIATI, PERCONTI, ROMANIELLO e SIRAGUSA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   a seguito delle iniziative intraprese da vari Paesi in seguito alle dichiarazioni di lockdown le compagnie di trasporti e, in particolare, i vettori aerei hanno cancellato la quasi totalità dei collegamenti in entrata e in uscita dal territorio nazionale;

   in pochi giorni l'Unità di crisi della Farnesina ha avuto un numero sempre crescente di contatti da parte di cittadini italiani all'estero, motivo per cui è stata creata una task force apposita per la gestione delle emergenze rimpatri per migliaia di italiani nel mondo;

   il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale si è da subito attivato per garantire il rientro dei connazionali all'estero per motivi di lavoro e/o vacanza o studio e che per gravi e comprovati motivi necessitassero di dover rientrare in Italia;

   il Ministero ha quindi avviato delle interlocuzioni ed infine ha stipulato un accordo con la compagnia di bandiera Alitalia per includere rotte aeree per far tornare quanti più italiani dalle varie parti del mondo;

   nonostante gli impegni profusi e il rientro di ben 72.000 cittadini italiani, secondo quanto si apprende da fonti di stampa ci sarebbero ancora circa 7.000 cittadini in attesa di essere rimpatriati e, in alcuni casi, i biglietti parrebbe per i voli sarebbero venduti a prezzi esorbitanti –:

   quali iniziative siano state assunte con altri Stati europei per facilitare il completo rientro dei cittadini italiani ancora all'estero attraverso la predisposizione di voli, anche utilizzando l'apposito Meccanismo dell'Unione europea di protezione civile.
(5-03915)


   LUPI, TONDO, COLUCCI e SANGREGORIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Il Mattino di Napoli del 2 maggio 2020 riporta che «250 ventilatori acquistati in Cina possono causare gravi danni ai pazienti, compresa la morte». La dichiarazione è stata raccolta dalla NBC che ha pubblicato un articolo in merito ai macchinari difettosi giunti qualche tempo fa nel Regno Unito;

   i medici avevano individuato una problematica nella struttura dei pezzi, difficoltà nella pulizia, manuali di istruzione confusi e la natura dei prodotti era pensata per le ambulanze e non per le strutture ospedaliere;

   anche in India si sono verificati casi di prodotti provenienti dalla Cina difettosi per il contrasto al COVID-19, come riportato dall'agenzia Asia News;

   i Governi di alcune grandi democrazie occidentali – come l'Australia, la Francia, la Germania, il Regno Unito e gli Stati Uniti – hanno chiesto alle autorità della Cina popolare di fare chiarezza su quanto accaduto attorno all'origine del virus COVID-19. Pechino fino ad oggi ha respinto la richiesta australiana di svolgere un'indagine internazionale sulle cause della diffusione della pandemia: il capo della diplomazia australiana, Marise Payne, ha affermato che «dev'essere attuato un tavolo i cui Paesi partecipanti dovranno essere trasparenti ed impegnarsi in un procedimento che garantisca un meccanismo di revisione in cui la comunità internazionale potrà avere fiducia. Confidiamo che la Cina coopererà. L'Australia insisterà assolutamente su questo»;

   il 4 maggio 2020 su La Stampa il Segretario alla difesa americano, Mark Esper, ha dichiarato che «Russia e Cina stanno approfittando di una situazione unica per far avanzare i loro interessi (...) e seminare divisioni nell'Alleanza e in Europa» e che «possono cercare di usare la pandemia e le sfide economiche derivanti che tutti fronteggiamo come un'apertura per investire in industrie e infrastrutture critiche che possono avere effetti sulla sicurezza di lungo termine» e che inoltre «tutti gli aiuti offerti da ogni Paese devono essere materiali di qualità, e liberi da condizioni e interferenze» –:

   se il Governo ritenga necessario associarsi alla richiesta fortemente sostenuta da altri Governi occidentali per l'istituzione di una commissione internazionale d'inchiesta che accerti il ruolo delle autorità della Cina popolare in merito all'origine del virus, alla propagazione mondiale della pandemia, agli eventuali difetti di qualità dei prodotti provenienti dalla Cina e alla corretta modalità con cui questi vengono immessi sul mercato.
(5-03916)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 17 marzo 2020 il Presidente ad interim della Bolivia Jeanin Anez ha annunciato il blocco delle frontiere a causa della pandemia da coronavirus e ha sospeso tutti i voli in entrata e in uscita dal Paese; al momento, risultano bloccati in Bolivia circa 80 italiani;

   gli italiani dichiarano di essersi messi in contatto con l'ambasciata d'Italia a La Paz, fin da subito, chiedendo informazioni ed, eventualmente, la possibilità di rientrare in Italia; le prime risposte dell'ambasciata, telefoniche e via mail, sono state che, per il momento, voli di rimpatrio non erano stati previsti dalla Farnesina, invitando a rimanere chiusi in attesa di nuove comunicazioni;

   in un secondo momento, l'ambasciata ha comunicato agli italiani che erano troppo pochi per organizzare un volo di rientro;

   inoltre, gli italiani sono bloccati in diverse zone della Bolivia, da La Paz a Sucre, da Cochabamba a Trinidad, da Copacabana a Santa Cruz, da Vallegrande alla Isla del Sol. I trasporti in Bolivia sono aboliti e non possono muoversi da città a città;

   a giudizio dell'interrogante, data la solerzia con cui il Governo si è affrettato a garantire alla Bolivia i fondi di Cassa depositi e prestiti destinati al sostegno delle imprese boliviane, avrebbe 20 milioni di buoni motivi per chiedere alle istituzioni locali una deroga per consentire di raggruppare gli italiani sparsi sul loro territorio nazionale, al fine di consentirne un celere rimpatrio; nel frattempo, le ambasciate di Francia e Germania sono riuscite a organizzare voli di rimpatrio che partivano da Santa Cruz e una trentina di nostri concittadini sono riusciti a prenderli, seppure con grandi difficoltà;

   l'ambasciata d'Italia ha suggerito una soluzione di rimpatrio attraverso un volo organizzato dall'ambasciata della Malesia in Perù al costo di circa 1.500/2.000 euro;

   infine, a quanto consta all'interrogante, ha informato, sempre tramite mail, di un volo organizzato dall'ambasciata di Spagna per il 4 maggio 2020 da Santa Cruz a Madrid, volo che non prevedeva posti per gli italiani;

   l'Italia non ha mai usufruito sistematicamente dei fondi dell'European Union Civil Protection Mechanism. Ne ha usufruito solo una volta, per un volo, in Giappone. La Germania, per esempio, ne ha usufruito ben 145 volte;

   l'uso di tali fondi consentirebbe di abbattere i costi dei biglietti fino al 75 per cento, rendendo più agevole il rimpatrio dei nostri connazionali quale sia la condizione degli italiani bloccati in Bolivia;

   quali siano le soluzioni che il Governo intende adottare per riportare a casa i nostri connazionali;

   quali siano i motivi per cui il Governo non ricorre ai fondi previsti dal Meccanismo europeo di protezione civile.
(5-03887)


   BUTTI e OSNATO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la questione dei «frontalieri», decine di migliaia di italiani che ogni giorno da Lombardia (Como, Varese e Sondrio) e Piemonte (VCO) si recano in Svizzera a lavorare, dovrebbe essere nota al Governo;

   agli albori della pandemia da Covid-19, quando ancora le dogane tra Italia e Confederazione elvetica erano aperte e le autorità rossocrociate non avevano ancora assunto provvedimenti di carattere sanitario, il sottosegretario Scalfarotto aveva dato notizia di un non meglio precisato «contatto telefonico» con l'ambasciatrice svizzera a Roma;

   nessun effetto concreto sulla situazione dei frontalieri italiani, sia sanitaria che economico-occupazionale, aveva fatto seguito al citato contatto;

   successivamente anche la Confederazione elvetica aveva decretato qualcosa di simile al «lockdown», italiano, per effetto della quale le dogane erano state chiuse. La misura del lockdown è stata sospesa anticipatamente rispetto all'Italia, motivo per cui i frontalieri, almeno quelli che al momento non hanno perso il lavoro, hanno ricominciato a lavorare e quindi a varcare le poche dogane;

   anche il Ministro Di Maio ha pubblicamente dichiarato di essersi interessato alla vicenda e il Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte avrebbe conversato con la presidente della Confederazione, proprio nei giorni scorsi, annunciando di aver parlato dei numerosi problemi che gravano sul settore del frontalierato;

   alcune dogane sono state riaperte, altre no. Ciò genera ore e chilometri di coda per i necessari controlli italiani e svizzeri comportando la necessità per i lavoratori coinvolti di partire con larghissimo anticipo da casa (per non accumulare ritardi sul posto di lavoro) e di fare rientro a casa molto più tardi del consueto –:

   quale sia l'orientamento del Ministro interrogato in merito a quanto esposto in premessa;

   per quale motivo siano ancora chiusi alcuni valichi doganali, ad esempio quello di Valmara e di Pizzamiglio-Maslianico, mentre altri sono stati riaperti, posto che sfugge agli interroganti l'aspetto organizzativo e logistico di tale decisione;

   per quale motivo l'Italia non abbia ancora richiesto ufficialmente alla Svizzera la riapertura di tutti i valichi doganali operativi prima dell'emergenza sanitaria;

   quali siano le tutele messe in campo dalle autorità italiane in merito alla sicurezza sanitaria dei nostri connazionali e alla questione occupazionale ed economica.
(5-03890)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante ha già depositato molteplici interrogazioni relative ai connazionali italiani che sono ancora bloccati a bordo di una nave da crociera della Royal Caribbean e funestamente trasformatasi in un focolaio di infezione di coronavirus al largo di Miami in Florida; ancora in data odierna l'interrogante ha segnalato al Governo, tramite apposita interrogazione, che agli italiani non verrebbero più consegnati nelle stanze ove confinati cibo, acqua e generi di prima necessità con rischio per la loro incolumità e salute; da poco il comandante della nave ha avvisato, per il tramite dell'interfono, della morte di altro membro dell'equipaggio;

   la situazione è evidentemente sempre più grave e sta precipitando;

   è dal 15 marzo 2020 che nostri connazionali avvisano della gravità della situazione e chiedono incessantemente di essere rimpatriati –:

   se l'ulteriore precipitazione della situazione non induca il Governo ad assumere immediati contatti con le competenti autorità statunitensi per provvedere immediatamente al rimpatrio degli italiani a bordo della nave;

   se il Governo abbia pensato di utilizzare anche l'Aeronautica militare italiana per rimpatriare immediatamente gli italiani;

   quali garanzie il Governo abbia ottenuto in ordine alla tutela della salute degli italiani a bordo della nave «fantasma».
(5-03917)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante ha già depositato molteplici interrogazioni relative ai connazionali italiani che sono ancora bloccati a bordo di una nave da crociera della Royal Caribbean e funestamente trasformatasi in un focolaio di infezione di coronavirus al largo di Miami in Florida; la situazione, come percepibile anche per i disperati appelli di Giovanna Salaris e di Riccardo Rapisarda, è ormai sull'orlo del precipizio, anche sotto il profilo della profilassi sanitaria per i nostri connazionali;

   incredibilmente, nonostante i numerosi atti di sindacato ispettivo, ad oggi la Farnesina non ha ancora risolto in alcun modo la situazione;

   la situazione si protrae ormai da più di un mese;

   in data 26 aprile 2020 il capitano della nave, rigorosamente attraverso l'interfono per sua personale profilassi sanitaria, ha comunicato che acqua, carta igienica e lenzuola non verranno più fornite nelle stanze ove sono confinati in quarantena i nostri connazionali, secondo la denuncia di Giovanna Salaris;

   tale decisione comporterà che fatalmente i nostri connazionali dovranno uscire dalle stanze con ulteriore grave rischio per la loro salute per poter reperire beni di prima necessità; i nostri connazionali denunciano infatti che sulla nave ci sono stati decessi per Covid-19 e vi sono ancora pazienti infetti;

   i nostri connazionali lamentano, correttamente, l'assoluta latitanza del console di Miami Cristiano Musillo, la cui attività è stata già oggetto di precedente interrogazione del sottoscritto; la signora Giovanna Salaris ha richiesto intervento del console italiano almeno per ottenere che gli italiani non debbano uscire dalle loro stanze per ottenere viveri, acqua e beni di prima necessità –:

   quali siano gli intendimenti e, segnatamente, se, a tutela della salute dei nostri connazionali, il Ministro abbia contattato la società Royal Caribbean al fine di ottenere immediate rassicurazioni in ordine al fatto che, in attesa della risoluzione della vicenda, i nostri connazionali possano ricevere acqua, viveri e generi di prima necessità nelle loro stanze;

   quale sia lo stato dell'arte per la definizione delle procedure per il recupero e il rimpatrio dei nostri connazionali;

   quali siano le attività condotte dal console Musillo in genere e per assicurare che il capitano della nave receda dal proposito, a giudizio dell'interrogante inaudito, di non fornire più quanto di necessità nelle stanze dei nostri connazionali, salvo provvedere a queste comunicazioni per il tramite dell'interfono a tutela della sua salute.
(4-05458)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Fabiola Golfarelli Fainelli si trova bloccata in India a causa della pandemia, dove si era recata per lavoro, assieme a un ancora nutrito gruppo di italiani;

   ha dichiarato che «essere stranieri qui al momento non è facile e ogni cosa diventa potenzialmente pericolosa, sia per il reale problema del virus, che per le possibili reazioni della popolazione, che ormai vedono negli italiani i fautori del disagio e gli untori»;

   secondo la Golfarelli, l'ambasciata italiana a Nuova Delhi non starebbe aiutando i propri cittadini nell'organizzare il rientro in Italia;

   l'ambasciata le ha reso noto di aver già predisposto 2 voli di rientro destinati a Roma e che non ne prevedono altri al momento; «né sono intenzionati ad aiutarci nell'organizzarci altrimenti»;

   la Golfarelli rivela che gli spostamenti in India sono al limite del proibitivo «visto che con il lockdown mi sarebbe stato impossibile assicurarmi un'altra sistemazione, anche perché le strutture alberghiere avevano l'obbligo di rifiutarci, a parte una con cui l'ambasciata si è accordata, che però è un albergo a 5 stelle, dunque per molti di noi, inaccessibile»;

   la stessa ha dichiarato: «ho deciso di acquistare direttamente sul sito Alitalia un biglietto per la data del 4 maggio, ma poco dopo la compagnia aerea, cancella anche questo volo. Mi sono messa quindi in contatto con l'ambasciata italiana, ma mi è stato fatto presente che loro non avrebbero più organizzato alcun volo per i soli 90/100 turisti presenti in nord dell'india intenzionati a partire da Nuova Delhi [...] l'unico suggerimento, dato dall'ambasciata italiana è stato di tentare di metterci in lista d'attesa per voli organizzati da altri Stati europei. Ovvio però che la precedenza per tali voli di rientro, sia data ai cittadini del Paese che organizza tale volo e che non vi è alcuna organizzazione o garanzia che da lì si possa poi rientrare in Italia»;

   l'ambasciata non sa cosa fa o cosa non fa l'Alitalia, il loro unico compito è quello di informare qualora ci fossero dei voli di emergenza organizzati dall'Alitalia, quindi non voli di linea;

   il 21 aprile 2020 è stato organizzato il terzo volo di rimpatrio, da Bangalore, con la compagnia Alitalia e anche per questo volo purtroppo il costo dei biglietti ha raggiunto cifre spropositate: dai 900 per un economy class, ai 1.400 per una business class. «Tramite varie mail all'ambasciata», continua Fabiola «Avevamo espresso nei giorni precedenti il desiderio di tornare a casa anche noi “del nord dell'india” con questo volo, se avesse fatto scalo a Delhi e se il prezzo fosse stato più ragionevole. A questa nostra richiesta l'ambasciata di Delhi risponde che gli accordi della stessa e quelli del consolato di Mumbai sono assolutamente indipendenti l'uno dall'altro. In poche parole ci dice che non è possibile alcuno scalo in quanto sono due enti che non comunicano tra di loro»; l'ambasciatore De Luca li ha esortati a compilare una lista per vedere se fosse possibile organizzare un volo da Delhi diretto in Italia e sono state raccolte le adesioni di 86 italiani e 25 indiani. «Secondo loro il numero non è sufficiente per organizzare un volo. Il compito dell'Ambasciata italiana, secondo quanto detto da loro stessi più e più volte, si limita quindi soltanto a comunicare eventuali voli di emergenza al momento diretti in Europa, con i disagi già citati sopra», dichiara –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito alle necessarie operazioni per consentire il rientro immediato in patria degli italiani bloccati nel nord dell'India;

   se corrisponda al vero che le attività di rimpatrio dall'India non sono coordinate in maniera unitaria.
(4-05486)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il sito di informazione specialistica Cruise Industry News ha riportato di un piano massivo di rimpatrio del personale di bordo da parte della compagnia Royal Caribbean;

   nel sito vengono citate numerose imbarcazioni, altrettante nazionalità, l'annuncio delle rotte e dei trasbordi che queste navi faranno e dell'impiego di voli charter per il rientro in patria delle nazionalità lontane;

   l'articolo non menziona personale italiano né, tantomeno, la nave Oasis of the Seas, ancorata a largo delle coste americane, a Miami e già oggetto di precedenti interrogazioni;

   sulla Oasis of the Seas ci sono degli italiani che hanno denunciato di vivere senza adeguate forniture di cibo ed acqua, che devono persino pagare di tasca propria, nonché senza fornitura di lenzuola e carta igienica;

   gli italiani hanno dichiarato anche che sulla nave ci sono stati decessi per Covid-19 e ci sono ancora pazienti, ragazzi, colleghi e membri positivi al Covid e che farli uscire dalle proprie cabine potrebbe esporli al contagio;

   nel piano riportato dall'articolo si parla di una seconda nave che arriverà a Miami e si prevede che da lì partiranno voli charter per il personale ucraino e rumeno;

   per altri membri dell'equipaggio dell'Unione europea sono previsti imbarchi su altre navi, navigazione verso il Regno Unito e voli charter di rimpatrio;

   a giudizio dell'interrogante queste potrebbero essere soluzioni idonee per consentire il rimpatrio del personale italiano a bordo della nave Oasis of the Seas –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito alle opportune iniziative da intraprendere per il rientro in Patria del personale italiano a bordo della nave Oasis of the Seas.
(4-05492)


   TONDO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   la crisi epidemiologica da COVID-19 è un'emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale che ha colpito duramente il sistema economico italiano, in modo particolare il settore del turismo;

   il 16 marzo 2020 la Commissione europea ha raccomandato agli Stati membri di applicare una restrizione temporanea coordinata per i viaggi non essenziali da paesi terzi verso l'Unione europea e misure per la gestione delle frontiere nell'Unione europea destinate a tutelare la salute e garantire la disponibilità di beni e servizi essenziali, con proroga in data 8 aprile 2020;

   il 29 aprile 2020 la vicepresidente della Commissione europea per i valori e la trasparenza, Vĕra Jourová, dichiara che il turismo potrebbe perdere almeno il 50 per cento del suo fatturato nel 2020 e alcune aree saranno più colpite, con una situazione seria in particolare per l'Europa del sud;

   in Italia il comparto turistico è un asset economico pari al 13 per cento del prodotto interno lordo e vale 4,2 milioni di lavoratori, come riportato da Eurostat, l'Italia è il primo Paese in Europa per occupati in questo settore;

   nel 2019 la spesa turistica internazionale in Italia è stata di oltre 40 miliardi di euro e con la crisi epidemiologica l'Enit (Agenzia nazionale del turismo) prevede un impatto sulla spesa turistica in entrata dall'estero che si traduce in un calo di quasi 20 miliardi di euro per il 2020;

   alcuni Paesi europei stanno stipulando offerte bilaterali per proteggere il turismo con un corridoio turistico a circuito chiuso per il prossimo periodo estivo;

   il 18 aprile 2020 il Ministro austriaco del turismo, Elisabeth Köstinger, ha dichiarato che se i Paesi gestiscono bene la situazione, come la Germania, esiste una reale possibilità di accordi bilaterali;

   ogni anno i tedeschi rappresentano il 30 per cento del turismo che si reca in Austria, tuttavia la Germania è anche il primo Paese per numero di presenze turistiche in Italia, come riporta Enit;

   il 22 aprile 2020 il cancelliere austriaco, Sebastian Kurz, rende noto di aver discusso con il Primo Ministro croato, Andrej Plenković, le modalità di «un approccio coordinato sulla riapertura del settore turistico nei rispettivi Paesi, sui lavoratori stagionali e sui controlli alle frontiere»;

   lo stesso giorno, Plenković rende noto di essersi confrontato con la cancelliera tedesca, Angela Merkel, con il primo ministro ungherese, Viktor Orban, e con il primo ministro sloveno, Janez Janša, sulla possibilità di un «modello europeo coordinato per il settore turistico»;

   il 27 aprile 2020 il Ministro croato del turismo, Gari Cappelli, conferma che i corridoi turistici dovrebbero essere concordati entro la fine di maggio 2020;

   il corridoio turistico è un accordo di reciprocità per il libero transito, seppure controllato, dei turisti europei provenienti da Germania, Repubblica Ceca, Austria, Slovenia e Croazia, per sostenere il turismo di questi Paesi e, in modo particolare, di Austria e Croazia per il prossimo periodo estivo;

   numerose località e imprese turistiche in Italia, specialmente quelle del Friuli Venezia Giulia al confine con Austria e Croazia, patiscono la chiusura delle frontiere a discapito della loro economia più specifica;

   le regioni del Veneto e del Friuli Venezia Giulia presentano un quadro epidemiologico migliore delle altre regioni italiane e rimangono la meta estiva di austriaci e tedeschi; molti di questi hanno immobili di proprietà in Italia a ridosso del confine;

   nella task force dello Stato per affrontare l'emergenza non c'è alcun rappresentante del settore turistico;

   si conviene sull'interesse di proteggere il settore del turismo dei partner europei e dell'Italia –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare in merito alla situazione descritta in premessa.
(4-05496)

AFFARI EUROPEI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIV Commissione:


   BIANCHI, GIGLIO VIGNA, BAZZARO, COIN, ANDREA CRIPPA, LORENZO FONTANA e MAGGIONI. — Al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

   la Commissione europea presenterà una nuova bozza di accordo Mff (Multiannual financial framework) a fine mese, per provare ad avere un accordo al Consiglio europeo di giugno 2020. Qualora non venga raggiunto, sarebbe auspicabile l'estensione di un anno dell'attuale quadro finanziario pluriennale (Qpf) sino ad accordo raggiunto, secondo le normali procedure previste dai trattati, e, in subordine, pervenire a una formula di estensione annuale con cambiamenti rispetto alla ripartizione attuale per affrontare l'emergenza;

   la crisi da coronavirus coincide, quindi, con il momento di transizione tra la programmazione 2014-2020 e quella 2021-2027. È facile prevedere che la situazione che si sta vivendo amplificherà ulteriormente la crisi del sistema che storicamente caratterizza la fase di passaggio tra un programma da concludere e uno che va a iniziare. Di conseguenza, le amministrazioni non potranno preparare il nuovo periodo di programmazione, dovendosi già concentrare sul recupero del tempo perduto, anche a fronte di proroghe. Nel corso del 2020, e ragionevolmente anche del 2021, le autorità di gestione saranno peraltro impegnate nel finanziamento dei progetti straordinari dedicati alla risposta all'emergenza;

   la crisi dovuta al coronavirus porterà a una recessione economica che colpirà, in particolar modo, molti dei territori marginali o periferici dell'Unione europea che si erano ripresi solo in parte dalla crisi finanziaria del 2007-2008: bisogna dunque pensare a come rilanciare gli investimenti e sostenere la ripresa, in particolare in chiave di sviluppo sostenibile. Al di là delle disposizioni emergenziali, le iniezioni di risorse e liquidità rischiano di raggiungere in maniera asimmetrica i territori: è molto probabile che tali risorse raggiungano solo in minor misura le autorità regionali e locali, le piccole imprese e gli attori del terzo settore e ciò non potrà non impattare sulla coesione economica e sociale dell'intera Unione;

   soprattutto sarebbe opportuno cogliere l'opportunità della proposta di regolamento presentata dalla Commissione, volta a modificare i regolamenti (Ue) n. 1303 del 2013 e (Ue) n. 1301 del 2013, per quanto riguarda misure specifiche atte a offrire flessibilità eccezionale nell'impiego dei fondi strutturali e di investimento europei in risposta alla pandemia di Covid-19 (COM(2020) 138 final) –:

   se non intenda adottare iniziative, nelle competenti sedi europee, affinché si provveda al semplice prolungamento dell'attuale periodo di programmazione con il rifinanziamento degli attuali programmi e la riprogrammazione degli stessi per adeguarli all'emergenza, evitando il rallentamento degli investimenti supportati dai fondi strutturali che si realizza puntualmente nella fase di transizione tra i cicli di programmazione, che così aggiornati potrebbero continuare a utilizzare tutti i dispositivi amministrativi esistenti in materia di fondi strutturali e di investimento europei (Sie), sfruttando le strutture di governance e gestione già esistenti.
(5-03907)


   BERTI, GALIZIA, BRUNO, DE GIORGI, DI LAURO, GIORDANO, GRILLO, IANARO, PAPIRO, PENNA, SCERRA, SPADONI, TORTO e LEDA VOLPI. — Al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

   l'Unione europea ha tra le proprie fondamenta il mercato unico che ad oggi non ricomprende l'Unione fiscale: pertanto gli Stati membri possono attuare politiche di concorrenza fiscale, le quali impattano fortemente sulla responsabilità fiscale delle imprese a detrimento della fiscalità generale e quindi della capacità degli Stati di finanziare spesa pubblica e servizi;

   nelle raccomandazioni dell'Unione europea contenenti i pareri sul programma nazionale di riforma verso Olanda, Lussemburgo, Malta, Cipro, Irlanda, emerge dal 2017 il tema della pianificazione fiscale aggressiva strategica (ATP): l'elevato livello dei dividendi, degli interessi e delle royalty pagati in percentuale del prodotto interno lordo indica che le imprese impegnate nella ATP sfruttano la normativa tributaria per eludere l'imposizione fiscale. Tali transazioni, se non sono tassate neanche nella giurisdizione di riscossione, rappresentano una evasione fiscale;

   l'entità delle transazioni finanziare all'interno degli Stati dell'Unione e degli stessi gruppi di imprese (holding) è reso di ancora più difficile misurazione, poiché le società multinazionali non rendono pubblici i report stato per stato (CBCR), con impossibilità di valutare i dati di bilancio aggregati e facilitando il profit-shifting, stimato da alcuni economisti, in 6,35 miliardi di utili d'impresa trasferiti artificialmente in sei giurisdizioni a tassazione fiscale agevolata (Lussemburgo, Irlanda, Olanda, Belgio, Cipro, Malta);

   dal recente report della Tax Justice Network, a causa dell'attrazione delle multinazionali statunitensi operanti in Europa nei paradisi fiscali europei, ogni anno verrebbero persi 27 miliardi di dollari di mancati introiti fiscali nell'Unione europea, e le perdite maggiori risultano nei Paesi europei che in questo momento sono stati più colpiti dalla pandemia: l'Italia avrebbe perso 4 miliardi di dollari di imposte sulle società;

   la pandemia ha maggiormente evidenziato i gravi costi delle pianificazioni fiscali aggressive all'interno dell'Unione europea, in termini di profonda distorsione dell'architettura comunitaria che danneggia il nostro Paese – con perdite altissime in termini di entrate tributarie proprie dalle imprese – e impoverisce l'Unione –:

   in un periodo di emergenza come quello che l'Unione europea sta attraversando a causa dell'epidemia da Covid, se e con strumenti si ritenga di intervenire, nell'ambito dei negoziati in corso nell'Unione europea per elaborare la strategia comune di risposta all'emergenza epidemiologica, affinché le misure contemplino meccanismi per il superamento dell'attuale disomogeneità tra i regimi fiscali nazionali e la conseguente concorrenza fiscale aggressiva, al fine di contrastare gli effetti distorsivi arrecati al mercato unico e recuperare risorse per contrastare l'emergenza economico sociale in atto.
(5-03908)


   DE LUCA. — Al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

   i fondi strutturali europei rappresentano il principale strumento finanziario per la politica regionale dell'Unione europea;

   essi sono destinati al rafforzamento della coesione economica e sociale tra le aree più avanzate e quelle meno sviluppate allo scopo di ridurne il divario;

   essi rappresentano un fattore di sostegno all'occupazione, di crescita economica, di maggiore competitività delle imprese e di miglioramento della qualità della vita nelle regioni, nelle città e nelle aree metropolitane all'interno dell'Unione europea;

   la presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen ha annunciato che all'Italia saranno destinati 11 miliardi di euro di fondi strutturali inutilizzati affinché siano investiti laddove se ne ravvisasse la necessità e allo scopo di fronteggiare l'emergenza sanitaria –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo per favorire la massima efficacia della politica regionale europea, in maniera tale che le risorse in questione vengano investite nel modo più proficuo possibile.
(5-03909)


   MANTOVANI. — Al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

   il 19 aprile 2020, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, in un'intervista alla Sueddeutsche Zeitung afferma in merito al dumping fiscale interno all'Unione europea: «Prendiamo l'esempio dell'Olanda, che con il suo dumping fiscale attrae migliaia di multinazionali, che trasferiscono lì la propria sede, ed ottengono un flusso di entrate fiscali massicce, che vengono sottratte ad altri partner dell'Unione: 9 miliardi di euro ogni anno, come riporta un'analisi di Tax Justice Network»;

   come descritto in un articolo di Roberto Galullo e Angelo Mincuzzi e pubblicato sul sito del quotidiano economico il Sole 24 Ore l'Olanda «sottrae» ai Paesi dell'Unione europea, tramite la sua politica fiscale, fino a 10 miliardi di euro;

   come si apprende dall'ultima relazione dell'Antitrust, la concorrenza fiscale genera evidenti vantaggi per taluni Paesi: il Lussemburgo, Paese di circa 600 mila abitanti, è in grado di raccogliere imposte sulle società pari al 4,5 per cento del prodotto interno lordo, a fronte del 2 per cento dell'Italia;

   la sopracitata relazione rivela che l'Italia attira investimenti esteri diretti pari al 19 per cento del prodotto interno lordo; il Lussemburgo pari a oltre il 5.760 per cento, l'Olanda al 535 per cento e l'Irlanda al 311 per cento. Valori così elevati non trovano spiegazione nei fondamentali economici di tali Paesi, ma sono in larga parte riconducibili alla presenza di società veicolo;

   secondo l'articolo redatto da V.A. Cobham - P. Jansky dal titolo «Global distribution of revenue loss from corporate tax avoidance - re-estimation and country results» pubblicato sul Journal of International Development e ripreso dalla relazione annuale illustrata in data 2 luglio 2019: «la concorrenza fiscale genera esternalità negative che costano a livello globale 500 miliardi di dollari l'anno, con un danno per l'Italia stimato tra i 5 e gli 8 miliardi di dollari l'anno»;

   il fenomeno del dumping fiscale va a sottrarre ingenti risorse agli Stati impegnati nell'emergenza COVID-19 –:

   quali iniziative intenda attuare il Governo nelle competenti sedi europee per prevedere, nell'ambito delle trattative che definiscono la risposta europea all'emergenza COVID-19, azioni nei confronti di quei Paesi che attuando dumping fiscale drenando risorse che sarebbero utili ad affrontare l'emergenza.
(5-03910)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   nel mese di marzo 2020, la Società italiana di medicina ambientale (Sima), ha pubblicato un position paper relativo a uno studio dove veniva ipotizzata una correlazione fra il superamento dei limiti di particolato (PM10) e l'emergere di casi di Coronavirus;

   in data 8 aprile 2020, è stato reso pubblico uno studio condotto dall'università di Harvard, nel quale figura anche la statistica italiana Francesca Dominici, dove veniva documentato un incremento del 15 per cento di mortalità da Covid-19, negli USA, per ogni punto di PM2.5 in più;

   il 24 aprile 2020 la Sima ha reso pubblico uno studio che mostra la presenza di geni del nuovo coronavirus nel particolato presente nella zona industriale di Bergamo, dimostrando come lo stesso particolato risulti essere un ottimo trasportatore per il virus;

   si apprende da fonti di stampa che oltre venti bambini nella provincia di Bergamo sono risultati positivi alla sindrome di Kawasaki, tale sindrome è correlata, secondo lo studio condotto nel 2017 dal dr. Yorifuji e pubblicato sul «Journal of pediatry», al particolato atmosferico;

   secondo il dottor Fabrizio Bianchi, membro della Rete italiana ambiente e salute (Rias): «i disegni di studio epidemiologici da adottare sono molteplici, ma tutti devono tener conto però di un elemento essenziale nel ragionamento epidemiologico: identificare insieme ai determinanti anche i principali confondenti della relazione in esame, al fine di rimuoverli in sede di disegno e/o analisi. Serviranno studi con approccio geo-statistico per analizzare la variabilità spaziale dell'inquinamento atmosferico e quella dell'epidemia da COVID-19 (positivi, ospedalizzati, decessi). Grazie a record-linkage tra gli archivi disponibili si potranno effettuare studi analitici quali, (i) caso controllo nella popolazione, (ii) caso-controllo sugli ospedalizzati per COVID-19 (iii) coorte dei casi positivi per mettere in relazione l'esposizione a inquinamento atmosferico con la prognosi e la mortalità»;

   in data 27 aprile 2020 è stato pubblicato su «Nature», lo studio condotto dal dottor Liu, dal quale emerge che il possibile contagio da Covid-19 possa avvenire anche attraverso la cosiddetta «quarta via», ovvero l'aerosol di microgoccioline, elemento che supporta il possibile trasporto e contagiosità del nuovo coronavirus adeso al particolato;

   con l'interpellanza n. 2/00670 del 1° marzo 2020, sulla base di una letteratura scientifica consolidata sul ruolo del particolato atmosferico nel ridurre le difese immunitarie da virus (con l'aggravante delle diossine emesse dagli inceneritori che riducono i linfociti T CD8), nell'aumentare l'infiammazione polmonare e l'interleuchina 6 che aumenta anche in corso di infezione da nuovo coronavirus con una verosimile amplificazione e nell'aumentare statisticamente le polmoniti, è stato chiesto fra l'altro ai Ministri interpellati quali studi siano stati eseguiti o siano previsti per comprendere le cause dell'incremento della mortalità per polmonite in Italia, in particolare da legionella e a quali esiti abbiano eventualmente portato e se i Ministri intendano promuovere ulteriori studi su un possibile ruolo ambientale nella genesi e nell'aggravamento delle polmoniti in generale e in relazione al nuovo coronavirus (NC) –:

   se i Ministri interpellati intendano promuovere studi adeguati al fine di verificare le eventuali correlazioni fra pressioni ambientali e la presenza del nuovo coronavirus, garantendo contestualmente la pubblicazione dei dati epidemiologici, sanitari e ambientali;

   se, alla luce di quanto esposto, i Ministri interpellati intendano adottare iniziative ancora più stringenti volte a ridurre la presenza del particolato atmosferico nelle aree nazionali interessate da procedure di infrazione per la qualità dell'aria, sia a scopo precauzionale, sia per attenuare la gravità di eventuali future ondate epidemiche.
(2-00771) «Zolezzi, Daga, Deiana, D'Ippolito, Federico, Ilaria Fontana, Licatini, Alberto Manca, Maraia, Micillo, Ricciardi, Terzoni, Varrica, Vianello, Vignaroli, Massimo Enrico Baroni, D'Arrando, Ianaro, Lapia, Lorefice, Mammì, Menga, Nappi, Nesci, Provenza, Sapia, Sarli, Sportiello, Troiano, Manzo».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   LABRIOLA, CORTELAZZO, GELMINI, CASINO, MAZZETTI e RUFFINO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   in base all'accordo del 4 marzo 2020 tra la ArcelorMittal e l'Ilva in amministrazione straordinaria, in questo mese di maggio dovrebbe avviarsi il negoziato, per concludersi a novembre, sull'assetto occupazionale del gruppo col riassetto e l'ingresso dello Stato nella compagine societaria. Lo step di maggio fa parte del percorso che, entro novembre, deve portare ad una riconfigurazione dell'azienda, l'introduzione del forno elettrico, nuovi investimenti e l'ingresso dello Stato. Se questo non ci sarà, lo stesso accordo di marzo prevede che ArcelorMittal possa uscire dall'operazione versando 500 milioni di euro;

   il citato negoziato rischia però di farsi più difficile in considerazione di un rapporto che sembra farsi sempre più teso tra ArcelorMittal e Confindustria Taranto, comune di Taranto e sindacati;

   è da settimane che sui pagamenti delle fatture scadute, ArcelorMittal, Confindustria Taranto e imprese sono lontane dal trovare un punto di incontro;

   a ciò si aggiunga il forte malessere presente anche nel sindacato. La Uilm ha protestato per l'erogazione di avanzamenti di carriera a un gruppo di persone in un momento in cui l'azienda ha messo in cassa integrazione per Covid una media di 2.600 persone e ha chiesto l'uso dell'ammortizzatore sociale per 8.173 addetti a Taranto;

   lo stesso sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, nei giorni scorsi aveva sottolineato di non avere mai segnali di disponibilità da parte dell'azienda, evidenziando che «in alcuni momenti dell'ultimo anno siamo tornati invece a sforamenti pericolosi perché non abbiamo il segno di una manutenzione costante, di investimenti in tecnologia così come promessi dall'AIA e dal piano ultimo del Governo»;

   peraltro ArcelorMittal anche al fine di limitare le attività delle imprese dell'indotto e dell'appalto, durante l'emergenza sanitaria in atto, aveva sospeso le attività in corso nei cantieri impegnati nelle opere e negli interventi collegati all'attuazione delle prescrizioni dell'autorizzazione integrata ambientale (Aia);

   questo comporterà lo slittamento dei tempi previsti per l'attuazione delle prescrizioni indicate nel piano ambientale, che gli enti responsabili dei controlli trimestrali, Ispra ed Arpa Puglia, dovrebbero tenere in considerazione –:

   quali garanzie possano essere date riguardo all'attuazione delle prescrizioni Aia alla luce della crisi sanitaria ed economica in atto e se il Governo ritenga che possano rimanere invariate le scadenze di ambientalizzazione e rilancio industriale previste nel suddetto accordo.
(5-03894)


   BRAGA, BURATTI, DEL BASSO DE CARO, MORGONI, ORLANDO, PELLICANI e PEZZOPANE. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   tante sono le esigenze che emergono a tutela della salute pubblica e dell'ambiente in questo particolare e lungo periodo di quarantena. Questa pandemia, che ormai dura da qualche mese e che si prevede ancora lunga, non ha ridotto il lavoro degli operatori del settore; la sicurezza dei lavoratori impiegati nel settore di raccolta e smaltimento rifiuti e la garanzia di mantenimento e implementazione delle capacità tecnologiche dell'impiantistica nazionale sono i due aspetti che richiedono una significativa attenzione, per i possibili fenomeni criminali a margine dell'economia legale e anche per le obiettive difficoltà riscontrate dagli addetti ai lavori; a tal proposito, bisogna ricordare che molti sono gli strumenti già attivati o che fanno parte di un progetto di coordinamento normativo tra i diversi soggetti istituzionali. Ad oggi, sono state dettate regole di comportamento, sono state ricevute proposte e indicazioni attraverso i vari strumenti normativi di cui lo Stato dispone come i decreti-legge, i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, le circolari ministeriali, il documento «Prime indicazioni generali per la gestione dei rifiuti – emergenza COVID-19» approvato dal Consiglio Snpa il 23 marzo 2020, infine le ordinanze regionali e comunali; tutto quello che è stato fatto fino ad ora è importante, ma oggi che si è iniziata una seconda fase di convivenza con il virus i temi rilevanti, ora e nel prossimo futuro, che non si dovranno sottovalutare sono tanti, in particolare: 1) la raccolta e il trattamento dei rifiuti ospedalieri, nonché dei rifiuti prodotti da pazienti tutelati a domicilio, in residenze sanitarie assistenziali e in strutture dedicate ai quali bisognerà prestare attenzione in modo particolare; 2) la raccolta e il trattamento dei dispositivi di protezione dismessi provenienti da ambiti sanitari ospedalieri e territoriale; 3) il mantenimento di un adeguato livello di gestione dei rifiuti solidi urbani, sia in questa fase epidemiologica che in relazione a mutate abitudini di consumo anche successive; 4) le scelte di trattamento dei rifiuti e di chiusura del ciclo degli stessi in relazione a queste specificità e che possano valutare anche le eventuali criticità del sistema impiantistico nazionale –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare, alla luce dei fatti sopra esposti, per affrontare al meglio questo momento di difficoltà ora e nelle fasi successive non emergenziali, salvaguardando la tutela dell'ambiente e dei lavoratori con un'attenzione particolare al contrasto dei fenomeni illeciti.
(5-03895)


   ILARIA FONTANA, DEIANA, FRUSONE, SEGNERI, DAGA, D'IPPOLITO, FEDERICO, LICATINI, ALBERTO MANCA, MARAIA, MICILLO, RICCIARDI, TERZONI, VARRICA, VIANELLO, VIGNAROLI e ZOLEZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza sanitaria attualmente in corso ha accentuato le problematiche connesse alla gestione dei rifiuti;

   la discarica di Roccasecca (FR) è in esercizio sin dall'emergenza rifiuti dei primi anni 2000, con ordinanza commissariale del 28 novembre 2002 che ha autorizzato l'esercizio del primo invaso da 100 mila metri cubi. Con successivi ampliamenti gli invasi sono diventati quattro per un totale di circa 2,7 milioni di metri cubi;

   con determinazione dirigenziale del 22 gennaio 2019 la regione Lazio ha espresso parere favorevole alla sopraelevazione e contestuale ampliamento della discarica nella misura di 16,7 metri rispetto alla quota attuale, malgrado il parere contrario del Mibact, e approvato il progetto con provvedimento autorizzatorio unico;

   a seguito di opposizione presentata dal Mibac, con delibera del 7 marzo 2019, la Presidenza del Consiglio dei ministri ne ha accolto parzialmente le osservazioni riducendo la sopraelevazione della discarica a 10 metri, con termine dell'esercizio dell'invaso al 14 maggio 2020;

   con nota del 23 marzo 2020, la regione Lazio chiedeva alla Presidenza del Consiglio dei ministri la revoca della delibera del 7 marzo 2019 in virtù della necessità di maggiori conferimenti in discarica per esigenze dovute all'emergenza COVID-19;

   il 20 aprile 2020 il Consiglio dei ministri ha revocato la propria deliberazione del 7 marzo 2019, consentendo il proseguimento dell'esercizio della discarica fino al 31 dicembre 2020;

   con determinazione del 2 dicembre 2019 la regione Lazio aveva già espresso giudizio di compatibilità ambientale circa il progetto del quinto invaso della discarica;

   le pressioni ambientali rischiano di aggravarsi ulteriormente considerato che i presupposti assunti a fondamento della richiesta di revoca legittimano, nelle fasi dell'emergenza sanitaria in atto, il ricorso temporaneo a speciali forme di gestione dei rifiuti mediante l'esercizio delle ordinanze contingibili e urgenti di cui all'articolo 191 del decreto legislativo n. 152 del 2006. Su tale profilo, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, con circolare 30 marzo 2020, ha precisato che, nell'attuazione dello strumento dell'ordinanza contingibile di cui al citato articolo 191, i rifiuti provenienti da soggetti positivi possano essere temporaneamente conferiti in discarica soltanto se non esistono soluzioni alternative –:

   se le circostanze e i presupposti assunti a fondamento della richiesta di prosecuzione dell'esercizio della discarica di Roccasecca siano meritevoli di riscontro ai sensi dell'articolo 206-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006, anche ai fini della verifica in ordine al corretto conferimento dei rifiuti urbani indifferenziati nel corso dell'emergenza sanitaria in atto.
(5-03896)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LEGNAIOLI, BILLI, DE ANGELIS, DURIGON, GERARDI, LOLINI, PICCHI, ZICCHIERI e ZIELLO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   organi di stampa di Pisa di questi ultimi giorni riportano la notizia secondo la quale nel Mar Tirreno si troverebbe un ammasso di plastica composto da 1,9 milioni di microscopici frammenti per metro quadrato depositati nelle acque più profonde;

   il materiale arriva soprattutto dalle lavatrici quando vengono lavati indumenti come le felpe di pile o le tute da ginnastica in acrilico;

   secondo due studi pubblicati sulla rivista Science e che portano la firma di alcune delle più autorevoli università al mondo, come quella di Washington, di Manchester, Durham e Brema insieme al centro oceanografico britannico (Noe) e all'istituto francese di ricerca per lo sfruttamento del mare (Ifremer), quello dei fondali del mar Tirreno rappresenta un triste primato;

   in questo mare, infatti, fra la Toscana, il Lazio, la Sardegna e la Corsica è presente la più alta concentrazione di microplastiche mai misurata prima e le plastiche non si depositano in maniera uniforme, ma «prediligono» aree specifiche a causa delle correnti marine profonde che le trasportano insieme a ossigeno e nutrienti, aumentando così il rischio che gli organismi marini possano ingerirli;

   sempre secondo questi studi, le microplastiche che poi si depositano anche a migliaia di metri di profondità sono veicolate soprattutto attraverso i fiumi, come l'Arno in Toscana o il Tevere nel Lazio –:

   se il Ministro interrogato intenda valutare, nell'ambito delle proprie competenze, iniziative per intervenire nell'area marina sopra descritta al fine di ripulirla.
(4-05473)


   PENNA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'assetto dello spettro radioelettrico è stato riorganizzato con l'adozione del nuovo piano nazionale di ripartizione delle frequenze (Pnrp 2018), avvenuta con il decreto del Ministro dello sviluppo economico del 5 ottobre 2018, che ripartisce lo spettro radio provvedendo alla riassegnazione delle frequenze a favore dei nuovi sviluppi delle reti di comunicazione 5G;

   in data 7 febbraio 2019, è stato approvato dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni il nuovo piano nazionale di assegnazione delle frequenze (Pnaf);

   in data 29 gennaio 2020 la Commissione europea ha pubblicato la comunicazione «Dispiegamento del 5G sicuro – Attuazione del pacchetto di strumenti dell'UE» (COM(2020) 50 final), nella quale si legge che «gli aspetti pertinenti relativi alla salute saranno tenuti in debita considerazione in base al principio di precauzione, in collaborazione con le organizzazioni internazionali competenti e la comunità scientifica»;

   l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) ha classificato i campi elettromagnetici a radiofrequenza (Crf) come cancerogeni di gruppo 2B, ovvero come possibilmente cancerogeni con una limitata prova di cancerogenicità negli esseri umani;

   con la legge n. 108 del 16 marzo 2001, l'Italia ha ratificato e aderito alla «Convenzione sull'accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l'accesso alla giustizia in materia ambientale» fatta ad Aarhus il 25 giugno 1998;

   il Comitato europeo per lo sviluppo economico, nel suo parere del 7 dicembre 2011, ha preso atto che l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha adottato una risoluzione in cui auspica che le norme e le soglie relative alle emissioni dei campi elettromagnetici di ogni tipo e di ogni frequenza vengano definite conformemente al principio di precauzione A.l.a.r.a., basato sul minimo rischio possibile, per effetto delle conclusioni di tale rapporto ed in maniera tale che le contrapposizioni tra diversi e legittimi interessi trovino il migliore equilibrio;

   allo stato attuale, la consultazione pubblica, come da decreto del Ministero dello sviluppo economico del 19 giugno 2019, ha riguardato aspetti quali il quadro normativo di riferimento, gli elementi tecnici rilevanti, gli aspetti interferenziali e l'introduzione di codifiche e standard innovativi, l'individuazione delle aree geografico-territoriali in cui effettuare la transizione, i criteri e la tempistica della transizione;

   non emerge, attualmente, alcuna valutazione sui possibili effetti della salute, ma risulta noto che l'accertamento della semplice possibilità concreta e non astrattamente potenziale, basata su studi scientifici, impone, nei casi di piani o di programmi, che gli stessi siano sottoposti a valutazione ambientale strategica (VAS), onde poterne comprendere a pieno gli effetti;

   la Corte di giustizia europea, nella sentenza dell'11 settembre 2002 (Causa T-70/99), ha precisato che «quando sussistono incertezze scientifiche riguardo all'esistenza o alla portata di rischi per la salute umana, le istituzioni comunitarie possono, in forza del principio di precauzione, adottare misure di protezione senza dover attendere che siano esaurientemente dimostrate la realtà e la gravità di tali rischi»;

   i valori-limite presenti nella normativa italiana, relativi all'esposizione della popolazione, pur essendo restrittivi in maniera significativa rispetto a quelli dell'esposizione a breve termine per la salute dei lavoratori, non si basano su studi che abbiano dimostrato l'assenza di effetti significativi a medio-lungo termine, essendo tali effetti a tutt'oggi oggetto di studi –:

   se il Governo intenda sottoporre il vigente piano nazionale di assegnazione delle frequenze (Pnaf) a valutazione ambientale strategica o se ritenga che tale valutazione debba essere fatta su base locale, specificando l'ambito territoriale di applicazione;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere nell'ambito delle valutazioni ambientali ed, in particolare, nel campo delle ripartizioni delle frequenze per il posizionamento delle antenne;

   quali reti 5G siano state attivate, anche soltanto a fini di prova, sul territorio italiano.
(4-05485)


   CARETTA, ROTELLI, GALANTINO, MONTARULI, CIABURRO e BUTTI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   a differenza delle disposizioni riferite alle specie autoctone, ascrivibili alle indicazioni di cui all'allegato D e al testo del decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, per quanto attiene alle specie non autoctone si evidenziano notevoli criticità, da parte della pubbliche amministrazioni e degli enti preposti, di attuare in tempi congrui le disposizioni di cui all'articolo 3 del predetto decreto del Presidente della Repubblica, le quali prevedono la trasmissione preventiva al Ministero competente della preventiva richiesta di immissione, corredata da una serie di analisi tecniche, che devono essere oggetto di studio specifico;

   tra le specie non autoctone, oggetto di comune gestione, compaiono infatti specie comunemente immesse nella disciplina venatoria e nella pesca sportiva, quali il fagiano e le trote fario e iridea;

   la maggior parte dei predetti «stock faunistici» viene allevata a tale scopo, garantendo i ripopolamenti e nel contempo l'occupazione e la redditività di centinaia di aziende, sparse in tutto il territorio nazionale italiano;

   inoltre, il fagiano, con precedente decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare del 19 gennaio 2015, era stato inserito nell'elenco delle specie parautoctone;

   in tal senso, occorre ricordare che il decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare 2 aprile 2020 va a interagire con i criteri per la reintroduzione e il ripopolamento delle specie autoctone di cui al sopramenzionato decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda adottare iniziative per:

    a) modificare le disposizioni di cui al decreto del 2 aprile 2020 di cui in premessa, riferite alle immissioni delle specie non autoctone;

    b) emanare, se del caso, un elenco di specie non autoctone che possano eventualmente beneficiare di un regime di gestione più blando, in quanto già oggetto di ripetuta immissione per gli scopi esposti in premessa.
(4-05487)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO, PETTARIN e PANIZZUT. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   come è noto, le regioni a statuto speciale e le province autonome hanno un sistema di entrate basato quasi completamente sul sistema delle «compartecipazioni», quota del gettito fiscale riferito al relativo territorio;

   a causa dell'impatto devastante che l'emergenza sanitaria da COVID-19 sta determinando, il gettito fiscale sta subendo e subirà un pesante ridimensionamento, che, conseguentemente, si ribalterà sulle entrate delle regioni a statuto speciale e delle province autonome;

   è necessario evidenziare come solamente con le entrate proprie e da compartecipazione (e non da trasferimenti statali) i predetti enti provvedono alla copertura di funzioni che, seppur in alcuni casi diversificate, attengono a diritti fondamentali dei cittadini, quali la tutela della salute, il trasporto pubblico locale, il finanziamento degli enti locali, l'istruzione e l'università;

   si ritiene indispensabile quindi procedere alla sospensione del contributo straordinario, per il biennio 2020-2021, che le regioni a statuto speciale devono versare allo Stato nell'ambito della partecipazione al risanamento della finanza pubblica;

   dal 2011, infatti, è stato chiesto alle regioni a statuto speciale un versamento annuale aggiuntivo, per diminuire parte del debito pubblico nazionale. Sul punto, la Corte costituzionale ha affermato che sebbene tale misura sia legittima, non può divenire strutturale, ma deve avere carattere temporaneo. Pertanto, nella situazione di attuale crisi, per il biennio 2020-2021, va sospeso tale adempimento, altrimenti tali regioni non saranno nelle condizioni di fornire sostegno adeguato a cittadini, famiglie e imprese, mettendo a rischio anche la garanzia dei servizi essenziali;

   dunque, la mancata sospensione del contributo straordinario in questione determinerebbe una violazione dei basilari princìpi garantiti dalla Costituzione, poiché potrebbe costringere ad attuare dei tagli alle risorse destinate ai servizi essenziali per i cittadini;

   alla sospensione del contributo, dovrebbero poi seguire dei provvedimenti idonei al fine di rendere possibile un ampliamento delle regole sul debito. Tutte le regioni, sia quelle a statuto ordinario, che quelle a statuto speciale e province autonome possono indebitarsi solo se le risorse finanziarie vengono utilizzate per investire nel patrimonio pubblico, mentre, l'indebitamento non è consentito né per erogare contributi a cittadini e/o imprese, né per spesa corrente; in questa situazione si chiede di procedere alle modifiche normative all'articolo 3 della legge n. 350 del 2003 ai fini di ampliare, anche solo temporaneamente la possibilità del ricorso al debito, e, nel contempo, rimuovere, sempre temporaneamente, i vincoli al ricorso al mercato finanziario imposti dalla legge n. 243 del 2012, vincoli molto penalizzanti per gli enti virtuosi, che hanno uno stock di debito piccolo;

   l'accoglimento delle richieste di sospensione del contributo straordinario e dell'ampliamento delle possibilità di ricorso al mercato finanziario sono essenziali per il buon andamento dei bilanci regionali e per rispondere alle esigenze della popolazione, in questo momento così drammatico –:

   al fine di garantire i servizi essenziali ai cittadini durante il periodo di emergenza sanitaria, se e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare i Ministri interrogati affinché sia sospeso, per il biennio 2020-2021, il contributo straordinario dovuto dalle regioni a statuto speciale;

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare i Ministri interrogati, per consentire, per le regioni a statuto speciale, un ampliamento delle regole sul ricorso al debito e al sistema finanziario.
(5-03892)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CASCIELLO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in Italia nel 2019 ci sono stati duecentoventimila matrimoni, un giro d'affari di circa 40 miliardi l'anno e che ha generato 463 mila arrivi e oltre 15 milioni di presenze, un comparto in grande crescita; a causa dell'emergenza da Covid-19, sono stati diciassettemila i matrimoni annullati tra marzo e aprile 2020 ed altri cinquantamila si stima che saranno annullati per maggio e giugno 2020;

   intorno ai fiori d'arancio ruotano ottantamila aziende e 1 milione di lavoratori (abiti, arredi, bomboniere, fioristi, catering, location, fotografi, musicisti, wedding planners e tanti altri); si tratta di una perdita stimata in 26 miliardi di euro, un calo dei ricavi dell'80-100 per cento come sottolineato da Assoeventi, associazione di Confindustria del settore. Il tema è serio, un intero settore in ginocchio; le riaperture previste con la fase 2 a maggio 2020 non rassicurano gli operatori del settore per il protrarsi delle misure di distanziamento sociale;

   qualcuno che doveva sposarsi tra maggio e giugno sta provando a spostare a settembre o a ottobre, ma, allo stato, poter fare un matrimonio tradizionale è sicuramente un'utopia, perché un banchetto con centinaia di persone costituisce certamente un assembramento;

   molti matrimoni saranno rinviati al 2021, in un giorno infrasettimanale o in un periodo dell'anno in cui generalmente non ci si sposa, perché ovviamente la maggior parte delle date risulterà già occupata;

   nel frattempo, però, è tutto fermo, molte aziende rischiano di finire sul lastrico e molti professionisti del settore, non potendo reggere per un così lungo periodo, stanno chiudendo la partita Iva e non sanno se la riapriranno e in molti casi gli sposi rischiano di perdere i soldi anticipati;

   un grido di allarme, rivolto al Governo, ai presidenti delle regioni e alle istituzioni tutte, si è alzato da parte degli operatori del settore che si sentono profondamente colpiti, non solo dalla emergenza sanitaria in atto, ma anche dalla scarsa attenzione da parte del Governo, che ha di fatto collocato il comparto nella cosiddetta fase 3, senza la previsione di necessarie misure di contenimento del problema;

   gli imprenditori hanno stilato una serie di proposte che puntano innanzitutto a date certe per la riapertura e la relativa raccolta di prenotazioni, a finanziamenti a fondo perduto sulla base della diminuzione di fatturato rispetto allo scorso anno, alla sospensione per un anno dei contributi sugli stipendi dei dipendenti che, finita la cassa integrazione, dovranno tornare al lavoro;

   è stato ipotizzato anche a un anno bianco, cioè di sospensione di ogni tipo di tassazione che, senza fatturato, le aziende non sarebbero in grado di pagare. Oltre a invocare la possibilità di prolungamento della cassa integrazione per i dipendenti fino alla fine dell'anno, gli operatori pensano anche alla tutela dei lavoratori stagionali, che, a causa degli annullamenti degli eventi, rimarranno disoccupati per la stagione 2020; sono state proposte, altresì, misure a sostegno degli affitti e incentivi a fondo perduto per gli adeguamenti alle strutture previsti dal Governo;

   è stato anche chiesto, per non restare fermi troppo a lungo, di permettere l'apertura immediata di attività di eventi e di ristorazione che si possano svolgere all'aperto nel pieno rispetto delle distanze e dispositivi di sicurezza;

   gli imprenditori del comparto non pretendono certamente che le ragioni del mercato prevalgano sulla salute e la vita umana, ciò non di meno, chiedono di tenere in considerazione le loro istanze e gli effetti devastanti che determinate scelte possono comportare per il settore –:

   sulla base delle considerazioni esposte, quali soluzioni urgenti il Governo intenda approntare e quali iniziative di competenza intenda adottare per sostenere il comparto e, anche attraverso l'emanazione di stringenti linee guida, permettere che possa ripartire al più presto, scongiurando che lo stesso rischi seriamente di essere spazzato via.
(4-05465)


   ZENNARO e NITTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   secondo quando affermato da notizie di stampa, sembrerebbe che il piano industriale di riorganizzazione della Banca popolare di Bari in amministrazione straordinaria presume l'esubero di 900 dipendenti nell'arco di 5 anni, pari a circa un terzo dei dipendenti attuali, 510 risorse destinate alla mobilità territoriale e/o riconversione professionale, la chiusura di 94 filiali su 291 e l'esternalizzazione di molte attività;

   a seguito dell'ufficializzazione del piano di ristrutturazione da parte dei commissari straordinari Blandini e Ajello, le organizzazioni sindacali si sono espresse con ferma contrarietà ritenendo non fattibili i tagli e le riduzioni del personale che saranno attuate senza il ricorso a strumenti previsti nel settore di riferimento, fermo restando il requisito della volontarietà;

   la riduzione del numero di filiali rischia di compromettere ulteriormente il legame della Banca popolare di Bari con il tessuto economico e sociale delle regioni in cui opera e di perdere definitivamente la vocazione di «banca del territorio», venendo meno al requisito di capillarità e di vicinanza all'articolato sistema imprenditoriale, soprattutto in relazione al problema di accesso al credito per le micro e piccole e medie imprese. Con particolare riferimento a regioni come l'Abruzzo, dove Banca popolare di Bari ha una quota di mercato del 13 per cento circa, in termini di depositi, e del 18 per cento in termini di filiali, in Puglia del 9 per cento e 7 per cento rispettivamente, in Basilicata del 15 per cento in termini di filiali;

   l'intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd) e del Medio credito centrale (Mcc) con complessivi 364,3 milioni di euro versati in conto futuro aumento capitale, pongono la questione della Banca Popolare di Bari in termini di assoluta rilevanza rispetto all'interessamento del Governo e nello specifico del Ministro dell'economia e delle finanze nel salvaguardare i presupposti necessari per l'attuazione del progetto di Banca del Mezzogiorno –:

   se si intenda, per quanto di competenza e in collaborazione con l'amministrazione straordinaria della Banca popolare di Bari, con le parti sindacali e con le regioni coinvolte, avviare un'azione di confronto e dialogo, affinché si converga verso una strategia più attenta al problema della tutela del capitale umano, del mantenimento dei presìdi sul territorio e dell'accesso al credito;

   se e quali iniziative di competenza si intendano adottare al fine di tutelare e garantire un livello adeguato di presenza di rete bancaria nei territori del Mezzogiorno d'Italia.
(4-05489)


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi e per gli effetti dell'articolo 54 del decreto-legge n. 18 del 2020 si prevede l'accesso alla sospensione del mutuo da parte del privato mutuatario che, ricorrendone le condizioni, ne faccia richiesta al proprio istituto;

   la ratio della disposizione, così come specificato nella relazione di accompagnamento, consiste nel definire strumenti di sostegno al credito senza aggravi per i mutuatari che chiedano la sospensione del mutuo stipulato;

   in tal senso, pertanto, deve escludersi ogni possibilità da parte della banca di applicare qualsiasi aggravio a carico del mutuatario, ivi compresa quindi l'esclusione di qualsiasi tasso di sospensione, determinandosi altrimenti una vanificazione della misura di sostegno di cui all'articolo 54 in questione;

   ove si ritenesse applicabile tale possibilità da parte degli istituti, di fatto si reintrodurrebbe, in forma neppure troppo surrettizia, l'istituto dell'anatocismo bancario, più volte censurato dalla giurisprudenza della Corte di Cassazione, giacché si avrebbe l'applicazione di una maggioranza superiore all'interesse legale determinato ex lege dalle circolari trimestrali della Banca d'Italia, nel rateo del mutuo derivato dal calcolo di interessi maturati su interessi sospesi;

   la pur modesta entità del tasso di sospensione singolarmente applicato si riverbera in realtà, per il moltiplicatore complessivo dei soggetti mutuatari, in un ingente guadagno da parte dell'istituto –:

   se sia a conoscenza della situazione come esposta in premessa;

   se ritenga corretta l'interpretazione degli istituti che applicano il tasso di sospensione e, in caso contrario, quali iniziative di competenza intenda assumere.
(4-05504)

GIUSTIZIA

Interpellanze:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   La Verità, in edicola il 4 maggio 2020, rivela un aspetto inquietante della inchiesta della procura di Perugia nei confronti dell'ex consigliere Csm Luca Paiamara;

   all'interno del fascicolo della procura inquirente sarebbe presente una informativa dal seguente incipit «in esito a quanto richiesto da codesta autorità giudiziaria si rappresenta che le attività tecniche condotte, nel presente procedimento penale, nei confronti di Luca Paiamara permettevano di acquisire evidenza di una serie di rapporti intrattenuti dall'indagato con giornalisti, esponenti del mondo della carta stampata e dei media»;

   all'interno vengono riportati i nomi di notissimi giornalisti italiani esperti di politica della giustizia e i contenuti delle loro conversazioni. Sembrerebbe all'interpellante una operazione di dossieraggio degna di un regime autoritario e non di una Repubblica democratica, in cui i giornalisti godono del segreto professionale e sono tutelati dall'articolo 21 della Costituzione;

   appare quasi una beffa che l'informativa sia stata pubblicata proprio all'indomani della giornata in cui in tutto il mondo si celebra la libertà di stampa –:

   quali iniziative di competenza, anche di tipo normativo, intenda assumere per evitare in futuro il ripetersi di episodi di tale inaudita gravità;

   se intenda attivare i propri poteri ispettivi, anche ai fini dell'eventuale esercizio dell'azione disciplinare, considerato quello che appare all'interpellante un inammissibile abuso.
(2-00774) «Zanettin».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   ai primi di marzo 2020 sono scoppiate violentissime e apparentemente coordinate rivolte negli istituti penitenziari italiani;

   le motivazioni vertevano sulle sospensione dei colloqui familiari e sulla paura del contagio da coronavirus;

   la magnitudine e l'intensità delle rivolte sono testimoniate dal numero dei feriti, dei morti e dall'importo di 20 milioni di euro che il Governo ha stanziato per i primi interventi di recupero; è serpeggiata l'idea che ad alimentare le rivolte fosse la criminalità organizzata;

   l'ipotesi di una regia occulta, avallata dalla contestualità delle rivolte, è stata avanzata anche da Nicola Gratteri;

   l'ipotesi è stata seguita da diverse procure d'Italia che hanno aperto fascicoli sulle rivolte in cui sono confluite informative del Nucleo investigativo centrale – il reparto speciale della polizia penitenziaria che si occupa di criminalità organizzata – e del Gom, il gruppo operativo mobile. Secondo quanto riportato da Il Fatto Quotidiano del 4 aprile 2020 vi sarebbero 9 rapporti top secret; nel predetto articolo si aggiunge che esperti investigatori avrebbero confidato che le rivolte non possono non essere state «coordinate» dall'esterno e dalle organizzazioni criminali; ad avallare le conclusioni sulla regia occulta, Gratteri suggeriva di «schermare le carceri ai segnali telefonici», aggiungendo «non è un caso che le rivolte scoppino contemporaneamente a migliaia di chilometri di distanza. Com'è possibile altrimenti che alle 10 del mattino scoppi una rivolta a Foggia e nello stesso tempo a Modena?»;

   è da rilevare un'altra inquietante coincidenza atteso che il primo carcere ad entrare in rivolta è stato quello di Salerno il 7 marzo, poi quello Napoli, poi quello di Roma: la medesima consecutio – Salerno, Napoli, Roma – è stata seguita negli anni '70 per il nuovo ordinamento penitenziario; altro elemento convergente in ordine alla regia occulta delle rivolte è rappresentato da chi materialmente ha condotto le ribellioni: a Foggia, dove si è registrata probabilmente la rivolta più sanguinaria, con decine di evasioni, è stato osservato che i detenuti più turbolenti sono stati quelli «dei terzi letti», cioè quelli più pericolosi e quindi più autorevoli;

   secondo tale ricostruzione, le rivolte erano dunque finalizzate ad alimentare la discussione su indulti, amnistie e provvedimenti che avrebbero potuto alleggerire il carcere anche per gli uomini della criminalità organizzata;

   il 17 marzo 2020 è entrato in vigore il decreto «Cura Italia» con la disposizione di cui all'articolo 123, che prevede che la pena detentiva di 18 mesi, anche se parte residua di maggior pena, sia eseguita presso il domicilio per fronteggiare l'emergenza coronavirus;

   la disposizione escludeva i mafiosi, ma introduceva quello che appare agli interpellanti il pericoloso indimostrato e falso nesso di causalità fra il rischio di contagio e lo stato di detenzione di cui avrebbero beneficiato anche i mafiosi;

   i membri del Csm Ardita e Di Matteo in Csm esprimevano voto contrario in relazione al predetto provvedimento; Di Matteo avvertiva che le disposizioni eliminavano tra le condizioni ostative alla concessione dei domiciliari «il pericolo di fuga e la reiterazione del reato», creando un «automatismo che potrebbe prescindere dalla valutazione del magistrato di sorveglianza» e che, in relazione alle rivolte, «la concessione di un beneficio in maniera indiscriminata rischia di apparire un cedimento dello Stato al ricatto di chi ha organizzato le rivolte nelle carceri», dietro le quali ci sono «organizzazioni criminali»; in data 21 marzo 2020 circolare del Dap – conseguenziale all'improvvido provvedimento di cui all'articolo 123 del cosiddetto «Cura Italia» – imponeva a tutti i direttori degli istituti penitenziari d'Italia di «comunicare all'autorità giudiziaria con la massima solerzia» eventuali condizioni di salute che sconsigliassero la prosecuzione della detenzione, con ciò nuovamente assumendo il falso assioma della correlazione fra detenzione e contagio;

   gli interpellanti con interrogazione del 5 aprile 2020 precisavano che l'articolo 123 si sarebbe tradotto in uno «svuota carceri» e che avrebbe «dispiegato la sua influenza ben oltre il perimetro assegnato dal legislatore, con ogni e più evidente effetto in termini delle decisioni della magistratura di sorveglianza»;

   successivamente, la cronaca ha raccontato quasi quotidiane scarcerazioni di mafiosi determinate dall'emergenza coronavirus;

   in successiva intervista a Il Fatto Quotidiano il membro del Csm Ardita precisava che «il nesso di causalità, indimostrato, tra carcere e contagio del virus ha trovato spazio in un provvedimento del Governo ed è stato semplice trasferire questo concetto in una circolare del Dap che lo ha fatto proprio lanciando l'allarme sui nessi tra patologie pregresse e infezione», aggiungendo che «i mafiosi hanno beneficiato di un effetto domino nei procedimento per incompatibilità carceraria dal provvedimento del “Cura Italia”» –:

   quante e quali rivolte negli istituti penitenziari siano emerse a seguito dell'emanazione del decreto-legge «Cura Italia» e con quale grado di coordinamento;

   se sia stato registrato un fenomeno di drastico calo delle rivolte dopo l'emanazione delle disposizioni di cui all'articolo 123 del cosiddetto decreto «Cura Italia» e della successiva circolare del Dap;

   se siano state avviate indagini amministrative, per quanto di competenza, e quale ne sia lo stato, in ordine alla possibile regia occulta delle rivolte nelle carceri.
(2-00775) «Delmastro Delle Vedove, Galantino, Rotelli, Deidda, Butti, Varchi, Prisco, Lucaselli, Osnato, Ferro, Ciaburro, Mantovani, Donzelli, Montaruli».

Interrogazione a risposta immediata:


   ZANETTIN, COSTA, GELMINI, OCCHIUTO, BARTOLOZZI, CASSINELLI, CRISTINA, PITTALIS, SIRACUSANO, SISTO e ROSSELLO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nel corso della trasmissione televisiva «Non è l'Arena» del 3 maggio 2020, è andato in onda un «botta e risposta» desolante tra il Ministro interrogato e il dottor Di Matteo, che, a parere degli interroganti, risulta evidentemente non consono agli incarichi che entrambi ricoprono;

   Di Matteo ha raccontato come nel 2018 Bonafede gli avesse chiesto di dirigere il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, ma l'offerta venne meno dopo la reazione di alcuni boss detenuti al 41-bis, che, intercettati, avevano espresso preoccupazione per la nomina. Bonafede ha immediatamente replicato dicendosi «esterrefatto», perché la circostanza che lui avrebbe cambiato decisione, dopo aver saputo dell'intercettazione, «non sta né in cielo, né in terra». Il Ministro interrogato ha aggiunto che l'incarico di capo degli affari penali, che Di Matteo ha poi rifiutato, «non era un ruolo minore, ma più di frontiera nella lotta alla mafia. Lo stesso incarico che ricoprì Giovanni Falcone»;

   le dichiarazioni del Ministro interrogato risultano, però, ad avviso degli interroganti particolarmente allarmanti ed ambigue: non solo ha testualmente dichiarato di poter disporre delle intercettazioni effettuate dal nucleo investigativo centrale della polizia penitenziaria (circostanza grave che andrebbe comunque chiarita), ma sembra non conoscere nemmeno l'organizzazione del suo Ministero. Il ruolo di Falcone al Ministero non esiste più: egli ricoprì, infatti, l'incarico di direttore generale degli affari penali, delle grazie e del casellario, che corrisponde oggi ad un capo dipartimento, incarico apicale di fiducia del Ministro. La Direzione generale degli affari penali, incarico che il Ministro interrogato ha dichiarato di aver offerto a Di Matteo, in realtà oggi si chiama Direzione generale degli affari interni, ma non è incarico apicale, né tantomeno di frontiera nella lotta alla mafia. Tra l'altro, a quanto consta agli interroganti, all'epoca dei fatti quell'incarico non era neppure nella disponibilità del Ministro interrogato, in quanto non soggetto a spoil system, ed era occupato da un altro magistrato, che non si sarebbe potuto sostituire;

   è necessario, a questo punto, fornire al Paese e al Parlamento una versione più credibile di come siano andate davvero le cose –:

   se il Ministro interrogato intenda fornire chiarimenti relativamente a quanto denunciato dal dottor Di Matteo, specificando se e quali interferenze si siano manifestate con riguardo alla nomina di capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria nel 2018, e, comunque, quali valutazioni di opportunità politica abbiano suggerito di desistere dal suo iniziale intendimento di affidare l'incarico a Di Matteo e quali, invece, siano state le trattative e le interlocuzioni che ha avuto prima di nominare i nuovi vertici del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria nei giorni scorsi.
(3-01520)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE, GALANTINO, DEIDDA, LUCA DE CARLO, BIGNAMI, ROTELLI, DONZELLI, OSNATO, BUTTI, PRISCO, VARCHI, CIABURRO e LOLLOBRIGIDA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   a seguito dell'emergenza coronavirus e in virtù anche dell'emergenza coronavirus, molti detenuti condannati per delitti ostativi di cui all'articolo 4-bis della legge n. 354 del 1975 hanno ottenuto il differimento dell'esecuzione delle pena e/o comunque misure alternative alla detenzione in carcere;

   molti detenuti in regime di 41-bis hanno ottenuto il differimento della esecuzione della pena e/o comunque misure alternative alla detenzione in carcere –:

   quale sia il numero dei detenuti in regime di 41-bis alla data del 17 marzo 2020 e il numero dei detenuti, sempre in regime di 41-bis, che hanno ottenuto il differimento della pena e/o altre misure alternative detenzione in carcere alla data odierna;

   quale sia il numero dei detenuti per reati ostativi ai sensi e per gli effetti dell'articolo 4-bis della legge n. 354 del 1975 in data 17 marzo 2020 e il numero dei detenuti, sempre per reati di cui all'articolo 4-bis della legge n. 354 del 1975, che hanno ottenuto differimenti della pena e/o misure alternative alla detenzione alla data odierna;

   quale sia il numero dei detenuti per reati non ostativi ai sensi e per gli effetti di cui all'articolo 4-bis della legge n. 354 del 1975 alla data del 17 marzo 2020 e il numero dei detenuti, nelle predette condizioni, che hanno ottenuto la misura alternativa alla detenzione di cui all'articolo 123 del decreto-legge «Cura Italia» alla data odierna.
(4-05460)


   BERARDINI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'Organizzazione mondiale della sanità, in data 30 gennaio 2020, ha dichiarato l'epidemia da Covid-19 un'emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale;

   la stessa Organizzazione mondiale della sanità in data 11 marzo 2020 ha dichiarato «pandemia» l'epidemia da Covid-19 in considerazione dei livelli di diffusività e gravità raggiunti a livello globale;

   in seguito a tale situazione, il Governo italiano, a partire dal 9 marzo 2020, ha imposto il cosiddetto «lockdown», al fine di fronteggiare l'emergenza sanitaria;

   secondo l'Istat nel primo trimestre dell'anno 2020 il prodotto interno lordo è calato del 4,7 per cento rispetto al trimestre precedente;

   l'aggravamento della situazione economica delle famiglie italiane, dovuta alla grave crisi da Covid-19 genererà sicuramente dei consistenti livelli di indebitamento;

   con la legge 27 gennaio 2012, n. 3, è stata istituita la procedura di composizione delle crisi da sovraindebitamento, rivolta soprattutto alle famiglie, ai privati e alle società non fallibili;

   la proposta di accordo, ai sensi dell'articolo 9 della predetta legge «è depositata presso il tribunale del luogo di residenza o sede principale del debitore. Il consumatore deposita la proposta di piano presso il tribunale del luogo ove ha la residenza. La proposta, contestualmente al deposito presso il tribunale, e comunque non oltre tre giorni, deve essere presentata, a cura dell'organismo di composizione della crisi, all'agente della riscossione e agli uffici fiscali, anche presso gli enti locali, competenti sulla base dell'ultimo domicilio fiscale del proponente e contenere la ricostruzione della sua posizione fiscale e l'indicazione di eventuali contenziosi pendenti»;

   l'interrogante ritiene necessario conoscere il numero dei soggetti che abbiano sottoscritto degli accordi o dei piani del consumatore con ratei in scadenza tra il 9 marzo 2020 e il 31 luglio 2020, anche al fine di potenziare lo strumento della composizione della crisi da sovraindebitamento –:

   quanti siano i soggetti che abbiano sottoscritto degli accordi o dei piani del consumatore ai sensi della legge 27 gennaio 2012, n. 3, con ratei in scadenza tra il 9 marzo 2020 e il 31 luglio 2020;

   quale sia l'importo medio dei predetti ratei;

   se, ad avviso del Governo, gli strumenti sopra descritti debbano essere potenziati e rafforzati in questo particolare momento di crisi;

   se il Governo intenda adottare iniziative per sospendere i ratei degli accordi o dei piani del consumatore in scadenza nel periodo compreso tra il 9 marzo 2020 e il 31 luglio 2020 o altra data che riterrà opportuna, facendosi carico degli eventuali interessi così come avviene, ad esempio, per la sospensione dei mutui contratti per l'acquisto della prima casa attraverso l'intervento del Fondo di solidarietà (il cosiddetto fondo Gasparrini).
(4-05462)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE, BIGNAMI, ROTELLI, GALANTINO, DONZELLI, OSNATO, PRISCO, VARCHI, TRANCASSINI, LOLLOBRIGIDA e CIABURRO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a seguito dell'emergenza coronavirus e in virtù dell'emergenza coronavirus, diversi esponenti di altissimo calibro delle criminalità organizzate hanno ottenuto il differimento dell'esecuzione della pena;

   la circostanza di cui sopra ha consentito a personaggi di notevole spessore criminale di poter fare rientro in quei territori dove massimamente si dispiega il loro potere criminale e, conseguentemente, la loro pericolosità sociale;

   è appena il caso di ricordare che i predetti si trovavano in regime di 41-bis, anche perché ritenuta unica misura idonea a fronteggiare la loro pericolosità sociale anche all'interno delle mura carcerarie –:

   se il Governo abbia adottato, per quanto di competenza, un piano speciale di controllo per scongiurare pericoli di fuga e pericoli di reiterazione dei reati associativi e, in caso affermativo, quali siano le misure adottate.
(4-05499)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   il primo lotto della strada statale n. 2 «Cassia» va da Siena (dal viadotto di Monsindoli sulla strada statale 223 di Paganico) allo svincolo di Monteroni d'Arbia. Si tratta di una infrastruttura significativa per la viabilità e la sicurezza stradale di vasti territori della Toscana del Sud e delle regioni limitrofe;

   la nuova strada eviterebbe il transito all'interno di alcuni centri abitati e creerebbe un collegamento diretto a quattro corsie tra l'attuale Cassia e la E78 Grosseto-Fano (arteria di valenza europea in via di completamento, denominata comunemente «Due Mari»);

   il nuovo tracciato della strada statale n. 2 Cassia è stato approvato da Anas addirittura nel 1989. Nonostante la necessità, presente anche allora, di realizzare un tracciato maggiormente adeguato al volume e alla tipologia di traffico esistente, ad oggi non è stato ancora terminato. Di quel progetto è stato infatti realizzato soltanto il secondo lotto, di 3,2 chilometri compreso tra gli svincoli di Monteroni d'Arbia nord e Monteroni d'Arbia sud;

   durante l'esecuzione delle opere, la provincia di Siena (che ha avuto successivamente in gestione la strada) ha dovuto risolvere il contratto con la ditta appaltatrice, poiché nel corso dei lavori erano emerse consistenti, ripetute e gravi difformità esecutive, tali da compromettere la buona riuscita del risultato. Ad oggi occorre pertanto completare i lavori, che risultano parzialmente eseguiti in alcuni tratti in terreni già comunque espropriati;

   tale l'intervento, il cui costo è stimato in circa 100 milioni di euro, è compreso nell'Allegato 1.1 dell'aggiornamento del contratto di programma Anas-Mit 2016-2020 e precisamente nell'elenco degli interventi per i quali vengono finalizzate prioritariamente le risorse destinate ad attività di progettazione per investimenti da inserire nei successivi aggiornamenti contrattuali;

   nell'ambito del Fondo investimenti, stanziato dall'articolo 1, comma 14, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, per tale intervento sono previsti finanziamenti per 90 milioni di euro. Il Fondo dovrà comunque essere ripartito con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con i Ministri interessati, sulla base di programmi settoriali presentati dalle amministrazioni centrali dello Stato per le materie di competenza;

   sono attualmente in corso le attività propedeutiche all'avvio della progettazione definitiva del lotto in questione a cui seguirà lo sviluppo del progetto esecutivo per l'appalto dell'opera –:

   quando verrà emanato il decreto citato in premessa e relativo all'articolo 1, comma 14, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, che stanzia le risorse relative alla realizzazione del primo lotto della strada statale n. 2 Cassia;

   se tali risorse saranno comunque sufficienti a completare l'opera;

   quale sarà la tempistica prevista per la realizzazione del lotto in questione.
(2-00770) «Cenni, Braga, Pezzopane, Carnevali, Cantini, Carla Cantone, Padoan, Madia, Frailis, Lacarra, Nardi, Raciti, Bruno Bossio, Ceccanti, Fragomeli, Ciampi, Buratti, Andrea Romano, Di Giorgi, Ubaldo Pagano, Lotti, Incerti, Piccoli Nardelli, Sensi, Viscomi, Zan, Pizzetti, Benamati, Bonomo, Serracchiani, Quartapelle Procopio».

Interrogazione a risposta scritta:


   VIETINA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 9 marzo 2020 recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 ha sospeso gli esami per il conseguimento/revisione della patente di guida di tutte le categorie e, in particolare, gli esami per il conseguimento-revisione della carta di qualificazione del conducente (Cqc) e gli esami per il conseguimento del C.a.p-C.f.p-A.d.r e le attività formative svolte da autoscuole e centri di istruzione automobilistica nonché da soggetti pubblici e privati;

   i titoli di proroga di validità dei documenti abilitativi alla guida (Cqc) a settembre scadono per migliaia di conducenti di autobus;

   lo spostamento per sostenere corsi ed esami verso le motorizzazioni e i conseguenti assembramenti potrebbero essere evitati laddove si consentisse di far ripartire l'attività didattico-formativa con la modalità on line;

   il rinnovo delle patenti, gli esami di guida e i corsi professionali sono tutte attività connesse all'autotrasporto, con il rischio di ripercussioni negative sul settore;

   le scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado, oltre che le università, consentono la didattica a distanza e il conseguimento dei relativi titoli di studio;

   se le patenti professionali per autobus non saranno rinnovate, a settembre 2020 molte regioni avranno un numero di conducenti insufficiente a gestire le esigenze di trasporto della popolazione –:

   se e in che tempi il Governo intenda adottare iniziative per concedere alle Motorizzazioni civili la facoltà di permettere alle scuole guida di effettuare lezioni teoriche ed esami on line per il conseguimento e il rinnovo delle patenti professionali.
(4-05468)

INNOVAZIONE TECNOLOGICA E DIGITALIZZAZIONE

Interrogazioni a risposta scritta:


   BERTI e INVIDIA. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione. — Per sapere – premesso che:

   la transizione digitale della pubblica amministrazione è un fattore decisivo di sviluppo nei Paesi più avanzati, in quanto consente la dematerializzazione dei documenti, dei processi amministrativi e, più in generale, il rapporto tra pubblica amministrazione e cittadini e tra pubblica amministrazione e imprese;

   l'emergenza sanitaria dovuto al Covid-19 impone un'ulteriore accelerazione nella dematerializzazione dei servizi pubblici, al fine di evitare assembramenti negli uffici pubblici ma anche al fine di garantire una maggiore qualità dei servizi erogati dalle pubbliche amministrazioni italiane;

   l'Italia, nell'indice Desi (Digital Economy and Society Index) sviluppato dalla Commissione europea si classifica 24°esima su 29 Paesi. Tuttavia, lo stato di digitalizzazione della pubblica amministrazione italiana (Digital public services) risulta 19esimo su 29;

   al fine di imprimere un'accelerazione nella transizione digitale europea e nazionale, l'Unione europea ha previsto la nomina di un commissario straordinario per l'attuazione dell'agenda digitale in ogni Stato membro;

   ad aprile 2018 il commissario straordinario per l'attuazione dell'agenda digitale Diego Piacentini assieme al Team per la trasformazione digitale ha stabilito una roadmap per dare il via allo sviluppo di un prototipo dell'App Io;

   la App Io, sviluppata secondo la logica del «citizen-centered design», è una piattaforma abilitante che funziona come un punto di accesso unico per favorire l'interazione tra pubblica amministrazione e cittadini, la quale permette di ricevere avvisi e comunicazioni da qualunque ente pubblico. L'obbiettivo dichiarato è quello di offrire servizi pubblici digitali in modo semplice e personalizzato, su scala nazionale, attraverso un'unica piattaforma comune a tutte le amministrazioni;

   la App lo contiene un sistema di pagamenti gestito dalla società PagoPA, la quale è stata costituita ex articolo 8, comma 2, del decreto-legge n. 135 del 2018 (cosiddetto decreto semplificazioni) sulla scia del lavoro del Team per la trasformazione digitale;

   per accedere alla app è necessario attivare il sistema di riconoscimento digitale Spid (Sistema pubblico di identità digitale), il quale risulta alla data del 21 aprile 2020 attivato da 6.562.962 cittadini;

   il 20 aprile 2020 la App Io è pubblicata in versione beta ed è disponibile per il download;

   alla data del 29 aprile 2020 la App risulta attiva per i comuni di Milano, Torino, Ripalta Cremasca, Palermo, Valsamoggia, Bagnacavallo, Collecchio, Felino, Garbagnate Milanese, Roma Capitale e Trento per una serie di servizi, quali segnalazione di scadenza della carta d'identità, pagamento della Tari, pagamento delle rette d'asilo nido, servizi scolastici (mensa e trasporti), Suap e Suet, pagamento zone ztl e contravvenzioni al codice della strada. Per tutti i cittadini italiani è disponibile un facsimile del codice fiscale che permette la lettura del codice a barre;

   risultano inoltre integrati i servizi Aci, quali certificati di proprietà dei veicoli e pagamento del bollo auto –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Ministro interrogato per favorire il diffondersi della App Io nella popolazione;

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Ministro interrogato per aiutare le pubbliche amministrazioni italiane ad agganciare i servizi pubblici locali nella App Io.
(4-05463)


   CAPITANIO, MACCANTI, CECCHETTI, DONINA, GIACOMETTI, MORELLI, RIXI, TOMBOLATO e ZORDAN. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione. — Per sapere – premesso che:

   il quotidiano Il Giornale del 27 aprile 2020 ha riferito la notizia che il Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione ha stipulato un contratto di consulenza con il dottor Achille Montanaro avente ad oggetto la sollecitazione di aziende, università, enti pubblici e centri di ricerca per fornire contributi nell'individuazione di dispositivi di protezione dal coronavirus. Al consulente sarà dovuto il pagamento di euro 38.016,00 e il contratto avrà durata fino al 30 settembre 2020;

   al dottor Montanaro sono stati affidati anche i progetti Cross Tech Hub e Borghi del Futuro che rappresentano due importanti iniziative su cui si poggia il documento strategico per l'innovazione tecnologica e digitale del Paese presentato nel mese di dicembre 2019;

   il Dipartimento per la trasformazione digitale si articola in due uffici di livello dirigenziale generale e in due servizi di livello dirigenziale non generale e il Ministro si è dotato di un folto gruppo di consulenti esterni all'amministrazione. Sul sito del Ministero risultano, infatti, già espletate 24 selezioni per un imprecisato numero di collaborazioni da inquadrare nella posizione di esperto della Presidenza del Consiglio dei ministri, con retribuzioni dai 48.000 ai 130.000,00 euro l'anno;

   attualmente è ancora indetta la procedura per la selezione delle seguenti categorie: Service owner, Technical project manager, Chief information security officer, Security engineer;

   l'articolo 8, comma 1-ter, del decreto-legge n. 135 del 2018, come modificato con decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, prevede che a decorrere dal 1° gennaio 2020, al fine di garantire l'attuazione degli obiettivi dell'Agenda digitale italiana le funzioni, i compiti e i poteri conferiti al commissario straordinario per l'attuazione dell'Agenda digitale sono attribuiti al Presidente del Consiglio dei ministri o al Ministro delegato che li esercita per il tramite delle strutture della Presidenza del Consiglio dei ministri dallo stesso individuate. Il successivo comma 1-quater stabilisce che il Ministro delegato si avvale di un contingente di esperti messi a disposizione delle strutture di cui al medesimo comma 1-ter (ovvero la Presidenza del Consiglio dei ministri);

   ancora più recentemente il Ministro ha costituito una task force di 75 membri al solo fine di individuare il programma per il tracciamento digitale e il dicastero dell'innovazione tecnologica è affiancato nel proprio lavoro dall'Agid che conta su una struttura di 92 esperti a tempo indeterminato le cui retribuzioni totali ammontano ad oltre cinque milioni di euro nel 2018;

   la Corte dei conti, nelle sue varie pronunce, ha previsto come condizioni per il conferimento degli incarichi: la rispondenza dell'incarico agli obiettivi dell'amministrazione conferente; l'impossibilità per l'amministrazione conferente di procurarsi all'interno della propria organizzazione le figure professionali idonee allo svolgimento delle prestazioni oggetto dell'incarico da verificare attraverso una reale ricognizione; la specifica indicazione delle modalità e dei criteri di svolgimento dell'incarico; la temporaneità dell'incarico e la proporzione tra i compensi erogati all'incaricato e le utilità conseguite dall'amministrazione –:

   se, in ottica di maggior trasparenza, il Ministro interrogato non ritenga di offrire ogni utile elemento al riguardo, all'uopo fornendo l'elenco degli incarichi affidati dal suo insediamento ad oggi; quali fossero i pregressi rapporti tra il Ministro interrogato e il dottor Montanaro nonché le ragioni del mancato coinvolgimento delle risorse interne all'amministrazione che hanno determinato la necessità di rivolgersi al mercato privato con un aggravio di spese ammontante a circa un milione di euro.
(4-05508)

INTERNO

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 aprile 2020 sono state adottate sino al 3 maggio 2020 misure urgenti per fronteggiare l'emergenza Covid-19 sul territorio nazionale;

   tra le misure di cui al citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri è previsto che «sono consentiti gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero per motivi di salute (...)» (articolo 1, comma 1, lettera a)) e che tale prescrizione normativa comporta l'obbligo in capo ad ogni cittadino di rimanere all'interno dell'abitazione e di uscirvi solo per le dette esigenze, pena l'applicazione delle sanzioni previste;

   le persone senza fissa dimora, essendo in generale prive di un proprio alloggio e non potendosi allo stato muovere sul territorio nazionale al fine di raggiungere altro comune dove potrebbero avere sistemazione alloggiativa propria, potrebbero trovarsi nell'impossibilità fattuale di adempiere alla detta prescrizione;

   il nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 aprile 2020, che a partire dal 4 maggio 2020 sostituisce il precedente del 10 aprile 2020, di fatto estende fino al 17 maggio 2020 l'obbligo di permanere all'interno della propria abitazione e non uscire se non per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero di salute (salvo prevedere la possibilità di fare rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza);

   con ordinanza sindacale contingibile e urgente n. 294 del 22 marzo 2020, il comune di Perugia, preso atto che è necessario adottare tutte le misure a tutela della salute pubblica, ivi compreso «adottare soluzioni temporanee per la gestione dei soggetti senza fissa dimora presenti nel territorio comunale», individuava le due strutture presso il Cva e la palestra di Sant'Erminio come «idonee ad accogliere un congruo numero di persone asintomatiche (complessivamente non superiore a n. 35 ospiti)»;

   con una nuova ordinanza sindacale n. 571 del 24 aprile 2020, veniva revocata con effetto immediato la precedente citata ordinanza e annullato, con effetto immediato, «l'utilizzo delle due strutture comunali»; tale revoca del servizio di accoglienza adottata comporterebbe la perdita per tante persone ivi accolte di una sistemazione alloggiativa, da cui l'impossibilità di adempiere alle prescrizioni di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 aprile 2020, valide sino al 3 maggio 2020;

   la notizia della chiusura immediata delle strutture di S. Erminio, senza indicazioni ulteriori circa il sostegno di persone senza tetto, ha provocato anche una forte reazione e una presa di posizione da parte di numerosi e importanti soggetti associativi della città che hanno inviato un e-mail al sindaco e al prefetto (e per conoscenza a Ministro dell'interno e Ministro della salute) per chiedere spiegazioni sulla questione e sapere quali misure intendesse prendere l'amministrazione per tutelare la salute dei senza fissa dimora e la salute pubblica di tutti i cittadini;

   con ordinanza n. 574 del 24 aprile 2020, il comune ha prorogato gli effetti dell'ordinanza n. 571 mantenendo attivo il Cva e la palestra di Sant'Erminio destinata all'assistenza dei senzatetto e posticipandone la chiusura a partire da lunedì 27 aprile e poi al 4 maggio 2020;

   circa le nuove modalità del servizio di accoglienza, in una nota del comune si fa riferimento a «un ricovero diurno presso il Centro a bassa soglia, dove verranno erogati pasti forniti dal Comune», ma nulla viene detto circa la sistemazione alloggiativa per le notti identificate per i giorni a partire dal 4 maggio –:

   quali soluzioni alternative si intendano mettere in atto, per quanto di competenza, almeno fino al perdurare delle condizioni di emergenza da Covid-19, al fine di soddisfare le primarie esigenze abitative delle persone senza fissa dimora presenti sul territorio perugino e, quindi, la connessa tutela della salute individuale delle stesse persone e della salute collettiva;

   quali iniziative di competenza intenda assumere per definire nei tempi più rapidi possibili, in collaborazione e in sinergia con il terzo settore e il mondo del volontariato, una soluzione strutturata di lungo periodo che permetta di fornire assistere ai senza fissa dimora e alle persone con evidenti fragilità in situazione di grave marginalità sociale, in relazione a quella che appare all'interpellante una grave decisione del sindaco di Perugia.
(2-00772) «Magi».

Interrogazione a risposta orale:


   ASCARI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza epidemiologica dovuta al diffondersi del Covid-19 ha portato il Governo all'adozione di necessarie e tempestive misure restrittive volte a tutelare la salute pubblica e l'economia nazionale;

   queste misure hanno portato anche alla temporanea sospensione di alcune attività economiche e limitato fortemente gli spostamenti e le relazioni sociali;

   la filiera agro-alimentare è giustamente rimasta in funzione, con lo scopo di garantire l'approvvigionamento di beni di prima necessità alla popolazione;

   è emerso nelle ultime settimane il rischio della mancanza di manodopera in agricoltura che potrebbe compromettere seriamente i raccolti, con serie conseguenze sulla reperibilità di molti prodotti e sull'incremento dei prezzi e ricadute di tipo sociale;

   è noto che ogni anno centinaia di migliaia di stranieri sono impiegati in agricoltura per garantire nelle tavole i necessari prodotti agricoli e molti sono lavoratori in nero, sono ampiamente sottopagati o comunque costretti ad accettare condizioni lavorative indegne;

   le restrizioni adottate hanno imposto, tra l'altro, il divieto di spostamento se non per motivi di salute, lavoro o necessità: tuttavia, la condizione lavorativa non può essere dimostrata dai lavoratori irregolari;

   questa situazione, combinata con l'assenza di permesso di soggiorno o altri documenti idonei alla permanenza sul territorio italiano, sta producendo una gravissima bomba sociale pronta ad esplodere in alcuni ghetti, dove migliaia di stranieri vivono senza cibo, senza lavoro e senza possibilità di spostamenti;

   inoltre, sono sostanzialmente bloccati i flussi di persone in entrata e in uscita dal Paese: in questo modo è impossibile sopperire alla mancanza di manodopera tramite l'ingresso in Italia, anche solo temporaneo, di lavoratori da impiegare in agricoltura;

   a causa della crisi economica conseguente alla crisi sanitaria, chi viveva solo grazie a lavori irregolari ha perso ogni forma di sostentamento, mentre molti autonomi hanno visto ridurre drasticamente o azzerare i propri introiti;

   il lavoro irregolare, secondo le ultime stime Istat dell'ottobre 2019, è stimato in quasi 79 miliardi di euro, pari al 4,5 per cento del prodotto interno lordo, sottraendo decine di miliardi al fisco e al sistema previdenziale;

   come ha dichiarato il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, la regolarizzazione degli immigrati nel nostro Paese «impedirebbe alle mafie di continuare a gestire le difficoltà e le sofferenze di queste persone con la mannaia dell'intimidazione e del condizionamento. [...] l'opportunità di utilizzare una forza lavoro regolare sarebbe un duro colpo al mercato del lavoro sostenuto e controllato dalle mafie»; in altre parole si inciderebbe direttamente sul potere mafioso basato su «consenso sociale e reclutamento [...] due aspetti che le mafie riescono a cogliere in una situazione di difficoltà economica e sociale come quella attuale» –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare, sentite le autorità sanitarie, al fine di assicurare la continuità del sistema produttivo agroalimentare italiano, in condizioni di totale sicurezza per i consumatori e i lavoratori;

   quali iniziative il Governo intenda adottare, anche in collaborazione con le associazioni e sindacati di categoria, al fine di promuovere il coinvolgimento nel settore agroalimentari dei soggetti attualmente non occupati, anche se irregolari;

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere al fine di garantire la permanenza, anche se temporanea o legata alla sola durata dell'emergenza epidemiologica, degli stranieri sprovvisti di regolare permesso di soggiorno o altro documento idoneo, in particolare quei soggetti che lavorano o hanno lavorato fino agli inizi dell'emergenza epidemiologica, anche se in maniera irregolare o con contratti precari;

   quali iniziative, anche di carattere normativo, il Governo intenda intraprendere al fine di contrastare efficacemente il lavoro irregolare e le commistioni con la criminalità organizzata di tipo mafioso, tenuto conto delle condizioni poste dall'attuale crisi sanitaria ed economica.
(3-01511)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SPORTIELLO, SARLI e D'ARRANDO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il sito «La nuova bussola quotidiana» il 16 marzo 2020 riporta una notizia riferita ad un episodio in cui la polizia irrompe in chiesa ed interrompe la santa messa dall'altare. Il blitz della polizia municipale avviene nella fase finale della celebrazione che ha luogo nella parrocchia di San Francesco d'Assisi, località Marina di Cerveteri;

   dal sito Globalist si apprende una notizia del 17 aprile 2020 riguardante un rider di Torino multato per 4.000 euro mentre stava lavorando; si apprende inoltre di un ragazzo di 26 anni picchiato vicino di Firenze, di una coppia picchiata a Sassari, di abusi a Catania, di una messa interrotta a Marina di Cerveteri; tutti gli episodi sono stati attributi alle forze dell'ordine;

   il sito MeridioNews, il 19 aprile 2020, riporta la notizia che a Catania 13 poliziotti immobilizzano un uomo (sei volanti della polizia e anche tre uomini dell'esercito). Un dispiegamento di forze che è stato attuato per bloccare un uomo. Secondo una prima ricostruzione dei fatti, tutto sarebbe nato a bordo di un autobus a una fermata di viale Vittorio Veneto. L'uomo sarebbe salito senza il biglietto, l'autista glielo avrebbe fatto notare e il passeggero si sarebbe agitato;

   in un post di Ilaria Cucchi del 25 aprile 2020 si legge: «Abbiamo letto in questi giorni di una famiglia di Livorno pesantemente multata perché rea di aver portato la propria figlia di 8 anni ad un controllo medico dopo un trapianto di midollo osseo. Stessa sorte per un'infermiera di Genova che lavora in un centro Covid 19 che ha chiesto al marito di andarla a prendere a fine turno perché sprovvista di patente»;

   tanto si rileva, pur comprendendo il grande impegno e l'enorme lavoro che stanno realizzando le forze dell'ordine dall'inizio della comparsa dell'epidemia da coronavirus –:

   quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intendano intraprendere per evitare eventuali abusi delle forze dell'ordine in merito ai controlli previsti dai provvedimenti per il contenimento dell'epidemia da coronavirus.
(5-03888)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIABURRO, VARCHI, LUCA DE CARLO e CARETTA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, cosiddetto «Cura Italia», all'articolo 125, comma 1, prevede la proroga di sei mesi, al 15 novembre, per i contributi in conto capitale ai comuni per «interventi di efficientamento energetico e sviluppo territoriale sostenibile» previsti dall'articolo 30, comma 14-bis, del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, cosiddetto «decreto crescita»;

   al contempo, non si è assistito ad una proroga dei termini, per i comuni con meno di 1.000 abitanti, per iniziare i lavori previsti con i contributi per la «messa in sicurezza di scuole, strade ed edifici» di cui all'articolo 30, comma 14-ter, del predetto «decreto crescita», contributi quantificabili nell'ordine degli 11.000 euro per comune;

   i predetti termini coincidono con la data del 15 maggio 2020, una data impossibile da rispettare per i comuni in questione, dato che molte imprese non hanno avuto la possibilità di lavorare in queste settimane di emergenza e di chiusura totale di molte attività produttive, al netto del fatto che l'emergenza epidemiologica da Covid-19 ha inevitabilmente rallentato tutte le attività degli enti locali, comprese progettazioni e appalti;

   in tal senso sono numerose le richieste dei sindaci di prorogare anche i contributi di cui al citato comma 14-ter –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, se del caso, intendano predisporre per prorogare i termini dei contributi in scadenza a maggio 2020, relativi alla «messa in sicurezza di scuole, strade ed edifici», in modo analogo a quanto già fatto per i contributi indirizzati a «interventi di efficientamento energetico e sviluppo territoriale sostenibile».
(4-05461)


   DE GIROLAMO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il sistema aeroportuale emiliano-romagnolo è costituito dai tre nodi di Bologna, Parma e Rimini, a cui si aggiungono alcune infrastrutture legate all'aeroportualità minore;

   l'aeroporto «Luigi Ridolfi» di Forlì ha operato in esercizio commerciale fino al maggio 2013 e recentemente è stato oggetto di una procedura di gara europea ad evidenza pubblica bandita dall'Ente nazionale per l'aviazione civile (E.n.a.c.) per l'affidamento della concessione del sito aeroportuale;

   la società F.A. Srl, è risultata aggiudicataria della concessione per la gestione totale dell'aeroporto «Luigi Ridolfi» per la durata di trenta anni, acquisendo sin dal 17 ottobre 2018 l'attestazione dell'idoneità della struttura di esercizio quale gestore aeroportuale;

   tra E.n.a.c. e la Società F.A. Srl è stata successivamente stipulata apposita convenzione che disciplina i rapporti conseguenti all'affidamento della concessione del sedime demaniale per la gestione dell'aeroporto;

   risulta pertanto improcrastinabile l'esigenza di inserire l'aeroporto «Luigi Ridolfi» nella Tabella A di cui all'articolo 26, comma 2, del decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139, per dare seguito agli impegni assunti in sede di convenzione, rendere pienamente operativo lo scalo ed altresì avere il presidio dei vigili del fuoco su pista, il cui onere, altrimenti, ricadrebbe sull'ente gestore;

   in tutti gli aeroporti, di cui alla predetta tabella, a concessione di gestione totale, il servizio antincendio è assicurato dal Corpo dei vigili del fuoco;

   all'articolo 1, comma 136, della legge 27 dicembre 2019, n. 160 (legge di bilancio 2020), è previsto, tra l'altro, che, al fine di garantire gli standard operativi e i livelli di efficienza e di efficacia del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, la dotazione organica della qualifica di vigile del fuoco del predetto Corpo sia incrementata di 60 unità a decorrere dal 1° aprile 2020, di 40 unità non prima del 19 ottobre del 2021 e di 100 unità non prima del 1° ottobre di ciascuno degli anni dal 2022 al 2025, per un incremento complessivo di 500 unità;

   la società F.A. Srl, come si apprende a mezzo stampa, risulta aver espletato tutte le procedure richieste dalla normativa per l'attivazione in situ di un presidio stabile dei vigili del fuoco; ulteriori ritardi nell'adozione del decreto interministeriale per l'inserimento dello scalo in Tabella A comporterebbero nuove e ingenti perdite economiche per la società di gestione che vedrebbe sfumata la possibilità di stringere accordi commerciali con le compagnie aeree, stante il perdurare dell'incertezza sui passaggi burocratici propedeutici a tale adozione;

   il periodo di emergenza sanitaria connesso alla diffusione del COVID-19 ha bloccato il trasporto aereo e con esso gli iter amministrativi, ma non i costi di gestione sopportati dalla società di gestione connessi al personale dipendente assunto e costretto alla cassa integrazione;

   l'esigenza di giungere alla riapertura dell'aeroporto «Ridolfi» è stata in più occasioni segnalata, ai diversi livelli istituzionali competenti, da parte della società di gestione, dalle rappresentanze economiche del territorio nonché dall'interrogante che già con l'ordine del giorno al bilancio 9/02305/288, accolto favorevolmente dal Governo, impegnava lo stesso a valutare l'opportunità di attivare ogni iniziativa per disporre delle necessarie unità di organico dei vigili del fuoco in servizio presso il «Luigi Ridolfi» –:

   quali iniziative intendano assumere, per quanto di competenza, per addivenire al perfezionamento dell'iter di adozione del decreto interministeriale per inserire l'aeroporto «Luigi Ridolfi» di Forlì nella Tabella A di cui all'articolo 26, comma 2, del decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139, e successive modificazioni e integrazioni, e se vi siano tempi certi per garantire le condizioni necessarie a una rapida riapertura della struttura aeroportuale.
(4-05476)


   LEGNAIOLI. — Al Ministro dell'interno — Per sapere – premesso che:

   organi di stampa di Lucca riportano la notizia secondo la quale nella notte di domenica 19 aprile 2020 un magrebino di 40 anni recentemente uscito dal carcere di Prato ha aggredito un carabiniere in pieno centro storico a Lucca;

   l'uomo, incontrollabile, si è anche spogliato, tanto che i carabinieri e il personale della Misericordia intervenuto, nonostante le disposizioni legate al coronavirus, hanno dovuto afferrarlo più volte per evitare che fuggisse, fino a quando i militari non lo hanno ammanettato;

   il fatto ha creato molto scalpore e preoccupazione tra la cittadinanza –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno, nell'ambito delle proprie competenze, adottare iniziative finalizzate a potenziare le forze dell'ordine nel controllo del territorio nella città di Lucca.
(4-05488)


   ZOFFILI, LOCATELLI, SUTTO, FOSCOLO, LAZZARINI e TIRAMANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   già con interrogazione a risposta orale a firma del sottoscritto rivolta al Ministro interrogato (n. 3-01179, annunciata nella seduta n. 272 del 5 dicembre 2019 e tuttora senza risposta) veniva chiesto quali provvedimenti di propria competenza il Ministro intendesse adottare per la tutela dei minori che vivono all'interno degli accampamenti Rom;

   in particolare, l'interrogazione venne presentata all'indomani dell'ennesima e tragica morte di un minore all'interno di tali insediamenti; in particolare, trattava allora di una bimba di soli cinque mesi, che il 27 novembre fu colta improvvisamente da un malore nel box 26 nell'accampamento in via Luigi Candoni, a Roma e poco dopo, nonostante l'intervento di un'autoambulanza, venne dichiarata deceduta;

   secondo quanto riportato dalla stampa, al loro arrivo gli operatori del servizio 118 si resero immediatamente conto della situazione ormai disperata: il corpo della bambina, molto più piccolo rispetto alla media della sua età, presentava evidenti segni di disidratazione, malnutrizione e cattiva igiene e ogni manovra per tentare di rianimarla si rivelarono, pertanto, del tutto vane;

   sempre allora, secondo i primi riscontri e sebbene le circostanze della morte fossero ancora tutte da chiarire con l'autopsia, venne pertanto appurato che la bimba viveva in condizioni di assoluto degrado e abbandono, tanto che, secondo il rapporto del 118, sarebbe morta per malnutrizione e i genitori vennero subito indagati per maltrattamenti in famiglia;

   secondo quanto riportato dalla stampa si apprende ora che la consulenza autoptica disposta dal pubblico ministero avrebbe confermato le ipotesi allora avanzate: la morte della neonata per polmonite sarebbe da imputare proprio alla carenza di cure e assistenza, anche di carattere sanitario, da parte dei genitori, i quali, pertanto, rimangono indagati per i reati di maltrattamenti in famiglia ed ora anche per morte come conseguenza di altro delitto;

   la coppia, un uomo di origine serba di 30 anni e già con precedenti penali e una donna di 24 anni nata a Berlino, ha altri quattro figli che, dopo la morte della sorellina, vennero affidati ai volontari di una casa d'accoglienza fino alla decisione del giudice del tribunale dei minorenni sul loro affidamento;

   secondo quanto allora riportato da il Corriere della Sera, gli altri figli della coppia avrebbero potuto anche essere affidati ad altri parenti, sempre nello stesso campo rom;

   la tragica situazione di incuria, anche familiare, in cui versano i bambini rom per le condizioni di assoluto degrado, abbandono e sporcizia in cui sono costretti a vivere quotidianamente è stata più volte già segnalata nei mesi scorsi dal sottoscritto anche con altre diverse interrogazioni (interrogazione a risposta orale n. 3-00467, interrogazione a risposta scritta 4-02532, interrogazione a risposta scritta 4-02288, interrogazione a risposta orale 3-00858) su altrettanti casi analoghi accaduti in altri accampamenti di altre città, come la tragica morte di Esperanza a Cagliari, tutte ancora senza risposta –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano assumere nell'immediato in merito alle problematiche esposte in premessa relative agli accampamenti Rom, con particolare riguardo alla tutela dei minori che vivono all'interno degli stessi.
(4-05494)

ISTRUZIONE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione, per sapere – premesso che:

   sulla Gazzetta Ufficiale n. 34 del 28 aprile 2020 sono stati pubblicati gli avvisi relativi ai seguenti procedimenti:

    concorso (scadenza 31 luglio 2020), concorso ordinario, per titoli ed esami, finalizzato al reclutamento del personale docente per i posti comuni e di sostegno della scuola dell'infanzia e primaria (Decreto n. 498). (20E05135);

    concorso (scadenza 3 luglio 2020), procedura straordinaria, per esami, finalizzata all'accesso ai percorsi di abilitazione all'insegnamento nella scuola secondaria di primo e secondo grado su posto comune (Decreto n. 497). (20E05137);

    concorso (scadenza 31 luglio 2020), concorso ordinario, per titoli ed esami, finalizzato al reclutamento del personale docente per posti comuni e di sostegno nella scuola secondaria di primo e secondo grado (Decreto n. 499). (20E05136);

    concorso (scadenza 3 luglio 2020), procedura straordinaria, per titoli ed esami, per l'immissione in ruolo di personale docente della scuola secondaria di primo e secondo grado su posto comune e di sostegno (Decreto n. 510). (20E05138);

   mentre per i tre primi concorsi citati si fa riferimento, tra i requisiti di partecipazione, al servizio prestato presso il sistema scolastico nazionale, tale collegamento viene meno invece nell'ultimo concorso, la cui partecipazione è riservata esclusivamente ai docenti che hanno maturato i titoli di servizio nelle scuole pubbliche statali, con esclusione dei docenti con titoli maturati nelle scuole pubbliche paritarie;

   invero, l'articolo 1, comma 1, della legge n. 62 del 2000 recita: «Il sistema nazionale di istruzione, fermo restando quanto previsto dall'articolo 33, secondo comma, della Costituzione, è costituito dalle scuole statali e dalle scuole paritarie private e degli enti locali. La Repubblica individua come obiettivo prioritario l'espansione dell'offerta formativa e la conseguente generalizzazione della domanda di istruzione dall'infanzia lungo tutto l'arco della vita»;

   la norma sopra citata rappresenta un esplicito riconoscimento della effettiva uguaglianza tra le scuole statali e quelle paritarie: condizione che, se vale per le scuole, non può essere esclusa per i lavoratori delle stesse;

   inoltre, dal momento che il punteggio maturato nel sistema scolastico pubblico paritario è riconosciuto dal Ministero ai docenti iscritti nelle graduatorie di istituto (le graduatorie scolastiche dei «precari»), lo stesso punteggio non può «scomparire» quando si tratta di bandire i concorsi straordinari e neppure, una volta avvenuto il passaggio di ruolo, nella ricostruzione della carriera –:

   se il Governo intenda intervenire in autotutela, al fine di scongiurare quella che appare all'interpellante un'ingiusta e illegittima discriminazione tra docenti delle scuole statali e docenti delle scuole paritarie, correggendo la procedura concorsuale straordinaria;

   quali iniziative intenda porre in essere al fine di garantire che il principio di parità tra le istituzioni scolastiche del sistema nazionale si traduca in concreto anche nella parità di diritti dei lavoratori, in particolare del corpo docente delle scuole pubbliche paritarie;

   se non ritenga opportuno adottare tutti le iniziative di competenza al fine di eliminare l'ingiusta discriminazione, anche nella ricognizione delle carriere, tra docenti di ruolo con titoli pre-ruolo maturati nella scuola pubblica statale e i loro colleghi con titoli maturati nella scuola pubblica paritaria.
(2-00768) «Cappellacci».

Interrogazioni a risposta immediata:


   TASSO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   la scuola pubblica italiana, attualmente, soffre per la mancanza di circa 80.000 titolari di cattedre di sostegno;

   questo si traduce in un danno grave, e duraturo nel tempo, per le alunne e gli alunni con disabilità;

   per il loro «progetto di vita», infatti, non possono essere garantiti il supporto di docenti specializzati, nel rispetto della legge n. 104 del 1992, il successo formativo e la continuità didattica, cioè l'evitare che cambino insegnante ogni anno o più volte nello stesso anno;

   nelle ultime settimane hanno conseguito la specializzazione 14.224 nuovi docenti di sostegno, già selezionati da tre prove concorsuali, con oltre l'80 per cento di bocciati;

   per le scuole secondarie di secondo grado, all'Università Bicocca di Milano hanno partecipato 1.892 candidati per 60 posti; a Perugia, 1.200 per 55 posti; alla Suor Orsola Benincasa di Napoli, 7.600 per 270 posti;

   i corsisti hanno affrontato un percorso formativo caratterizzato da numerosi esami «in itinere», tirocinio presso gli istituti scolastici, impiego delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione ed esame finale;

   dei 14.224 vincitori, una parte era in possesso di laurea e 24 crediti formativi universitari relativi alle discipline antropo-psico-pedagogiche e alle metodologie e tecnologie didattiche; l'altra, minoritaria, compensava la mancanza dei citati 24 crediti formativi universitari con tre anni di servizio sul sostegno;

   una scelta di civiltà e una buona gestione della pubblica amministrazione vorrebbe che, dal 1° settembre 2020, i 14.224 neo-specializzati e quelli ancora presenti in graduatoria ad esaurimento o in graduatoria di merito, venissero immessi in ruolo su circa 20.000 delle 80.000 cattedre attualmente prive di titolare. Si tratta di appena il 25 per cento del fabbisogno di docenti di sostegno;

   invece, il concorso straordinario appena bandito richiede agli specializzati, già selezionati e formati per una didattica di qualità, tre anni di docenza. Di conseguenza, molti posti liberi previsti dal concorso straordinario non verranno assegnati per mancanza di aspiranti già specializzati in possesso delle tre annualità;

   si profila un grave spreco di fondi pubblici;

   risulta chiaro che il concorso ordinario, a causa della pandemia, sarà rinviato «sine die». Per non parlare dell'inadempienza del Ministero dell'istruzione, che non ha ancora ottemperato alla rimodulazione degli organici di diritto di sostegno, tuttora incentrati su dati bloccati al 2006, sancita da ben due sentenze del tribunale amministrativo regionale del Lazio –:

   come si intendano recuperare i posti di sostegno che risulteranno non assegnati col concorso straordinario, data la mancanza di un apposito articolo nel bando pubblicato.
(3-01514)


   SASSO, MOLINARI, BELOTTI, BASINI, COLMELLERE, FOGLIANI, FURGIUELE, LATINI, PATELLI, RACCHELLA, ANDREUZZA, BADOLE, BAZZARO, BELLACHIOMA, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, GALLI, GARAVAGLIA, GASTALDI, GAVA, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GIORGETTI, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUIDESI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MATURI, MINARDO, MOLTENI, MORELLI, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RAFFAELLI, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   dalla chiusura delle scuole per l'emergenza epidemiologica da COVID-19 il caos regna intorno al settore della scuola;

   con un decreto-legge ad hoc varato dal Consiglio dei ministri ma non ancora convertito in legge, con gli annunci «stop&go» del Ministro interrogato circa le modalità degli esami di Stato (presenza forse; no tesina, ma argomento a piacere) e della ripresa delle lezioni a settembre 2020 (didattica mista con metà classe a scuola e metà collegata con telecamera da casa per tre giorni, con scambio di «posto» nei tre successivi), i maturandi e gli studenti tutti sono oltre misura disorientati;

   specificatamente con riguardo alla didattica mista, a seguito della pioggia di critiche, il Ministro interrogato ha ritrattato, precisando che è solo «una proposta, non sono decisioni già prese o imposte, sono elementi di dibattito»;

   particolarmente infelice e paradossale è poi la situazione dei candidati privatisti all'incerta maturità 2020, per i quali, al momento, si ipotizza che possano svolgere in presenza gli esami preliminari al termine dell'emergenza epidemiologica, sostenendo l'esame di Stato conclusivo nel corso della sessione straordinaria, ovvero a settembre 2020 inoltrato, con ciò impedendo loro di scegliere liberamente la propria facoltà universitaria o partecipare a concorsi e test di ammissione, in quanto fuori tempo massimo;

   nonostante l'impegno e lo sforzo dei docenti nella didattica a distanza, purtroppo l'Istat fotografa un quadro nero sul divario digitale in Italia: ben il 33 per cento delle famiglie dei nostri alunni non ha personal computer o tablet, e quindi per loro nessuna didattica a distanza e diritto allo studio, benché il Ministro interrogato avesse dichiarato che «nessuno verrà lasciato indietro»;

   ancora oggi, tuttavia, a poco più di un mese dalla maturità e di tre mesi dal rientro scolastico, ci si ritrova alla sola fase degli annunci e delle dichiarazioni sui social o in conferenze stampa, ma non vi è nessuna circolare, nessuna ordinanza che dia puntuali indicazioni –:

   quali concrete e tempestive iniziative intenda adottare con riguardo alle criticità esposte in premessa, ovvero il divario digitale, le modalità di rientro a settembre 2020, le modalità degli esami di Stato sia per gli interni che per i privatisti, e se non ritenga opportuno procedere con atti di indirizzo di propria competenza, invece che tramite esternazioni pubbliche che ad avviso degli interroganti gettano ancor più nel caos e nella confusione sia gli studenti che le rispettive famiglie.
(3-01515)


   CASA, VACCA, GALLO, ACUNZO, BELLA, CARBONARO, LATTANZIO, MARIANI, MELICCHIO, TESTAMENTO, TUZI, VALENTE e VILLANI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza COVID-19 ha compromesso profondamente il regolare svolgimento delle attività didattiche in presenza, purtuttavia il Ministero dell'istruzione si è immediatamente attivato per garantire, nonostante l'emergenza, l'attività didattica a distanza, che ha permesso la prosecuzione dei percorsi scolastici progettati, anche se con le dovute rimodulazioni;

   anche per quanto riguardo l'esame di maturità molte sono le inevitabili novità dettate dalla contingenza, prima fra tutte l'assenza delle prove scritte e un solo esame orale più lungo, in cui i ragazzi potranno esternare la loro preparazione sulle materie di esame;

   si attende l'ordinanza della Ministra interrogata che disciplinerà compiutamente tutto l'esame di Stato, ma già la Ministra interrogata ha preannunciato il diverso «peso» del percorso di studi con quello delle prove d'esame, diversamente da quanto accadeva in precedenza, che necessiterà di una tabella di riconversione dei crediti scolastici;

   l'esame sarà «tarato» su quello che i ragazzi effettivamente hanno svolto in classe e anche l'assetto della commissione è stato modificato, prevedendo la presenza degli insegnanti interni, con la sola presidenza esterna che garantirà la correttezza di tutta la procedura;

   invero, però, ancora moltissimi sono i dubbi e le perplessità manifestate soprattutto dagli studenti che necessitano di ulteriori e più precise informazioni sulle modalità di svolgimento dell'esame –:

   come il Ministro interrogato intenda disciplinare l'esame di maturità 2020, stante la necessità di rispondere alle molteplici istanze pervenute dal mondo della scuola e, in particolar modo, dagli studenti, illustrando, altresì, quali iniziative intenda promuovere al fine di garantire la sicurezza di studenti e del personale scolastico.
(3-01516)


   FRATOIANNI e FORNARO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   grazie al lavoro dei docenti e all'impegno degli studenti, la scuola italiana ha saputo reagire alla crisi causata dal Coronavirus, ma non si può negare che la didattica a distanza, seppur utilissima nel breve periodo nella gestione dell'emergenza, nel lungo periodo faccia emergere ed amplifichi forti disuguaglianze, perché carica sul contesto familiare una serie di incombenze, facendo affidamento sulle possibilità dei genitori. È evidente che in questo momento restano indietro, se non del tutto escluse, le fasce più vulnerabili;

   se, infatti, il Governo si è mosso tempestivamente per rispondere alle ragioni di impossibilità materiale, stanziando 160 milioni di euro destinati all'acquisto di computer, tablet e connettività per bambini e ragazzi in difficoltà, ci sono ragioni legate al disagio sociale e familiare a cui è più difficile rispondere in questa fase;

   è necessario che a settembre 2020 tutti gli studenti, a partire dalle fasce dei più piccoli, possano rientrare in classe perché la scuola non è solo apprendimento, è soprattutto relazione. La possibilità che l'abbandono, la dispersione e la povertà educativa aumentino esponenzialmente è un rischio che non ci si può permettere;

   ora più che mai la scuola ha bisogno di investimenti, risorse, assunzioni. La scuola deve essere un tema centrale della ripartenza del Paese;

   da lunedì 4 maggio 2020 sono partiti i cantieri di edilizia scolastica per la messa in sicurezza delle aule: più di 2.000 su tutto il territorio nazionale, ma questo non basta. Per garantire il distanziamento bisognerà rivedere il rapporto numerico alunni-docenti, che, negli ultimi anni, è decisamente aumentato –:

   se il Ministro interrogato non ritenga necessario un piano straordinario di assunzioni degli insegnanti per permettere a tutti gli studenti di rientrare in classe, garantendo il diritto all'istruzione e nel contempo la sicurezza di tutti.
(3-01517)


   TOCCAFONDI, ANZALDI, OCCHIONERO, FREGOLENT e D'ALESSANDRO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 62 del 2000 istituisce il sistema di istruzione nazionale al quale contribuiscono le scuole statali e le scuole paritarie;

   indagini internazionali, tra le quali una dell'Ocse, confermano che ogni anno lo Stato spende per ogni studente che frequenta la scuola statale circa 6.700 euro, a fronte di un contributo per gli studenti delle paritarie di circa 500 euro;

   è innegabile la funzione sussidiaria e pubblica delle scuole paritarie in Italia, che contano 12 mila scuole, 900 mila allievi e 180 mila dipendenti, che va riconosciuta concretamente;

   le famiglie sono tenute a pagare per l'istruzione pubblica due volte: le tasse che sostengono le scuole statali e le rette per le scuole non statali;

   al fine di ottenere la parità scolastica, la legge n. 62 del 2000 richiede alla scuola la «non discriminazione», ma per anni si è perpetrata una disparità nei confronti degli studenti diversamente abili, costretti a pagare 2 volte: la retta e l'onere degli insegnanti di sostegno;

   dal 2015 il Governo Renzi ha previsto un fondo di 12 milioni di euro, diventati 24 milioni nel 2017 e 36 nel 2020, in favore delle scuole paritarie con ragazzi diversamente abili, quale contributo per gli insegnanti di sostegno, che attualmente copre solo circa il 25 per cento dei costi sostenuti;

   il Governo Renzi, inoltre, dal 2015 ha introdotto una parziale detrazione fiscale della retta, consistente in una cifra iniziale di circa 500 euro l'anno, progressivamente incrementata a 800 euro; nell'attuale situazione di emergenza da COVID-19 le scuole paritarie stanno attraversando una crisi, anche di natura finanziaria, dovuta all'aumento dei costi per fronteggiarla e ai problemi delle famiglie a continuare a sostenere il pagamento delle rette;

   se l'attuale crisi dovesse portare con il nuovo anno scolastico alla chiusura di parte delle paritarie, ciò avrebbe delle conseguenze molto gravi, sia sul piano occupazionale sia su quello del pluralismo dell'offerta didattica;

   inoltre, ciò porterebbe a riversare sul sistema statale un gran numero di studenti in un momento in cui si sta addirittura prospettando la divisione delle classi –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare, anche di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, al fine di incrementare gli stanziamenti a favore delle scuole paritarie, di garantire il servizio rivolto alle famiglie e di scongiurare le conseguenze richiamate in premessa e, in tale contesto, quali siano gli intendimenti in ordine alla ripresa delle attività scolastiche sia delle scuole statali che paritarie.
(3-01518)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, FRASSINETTI, BUCALO, MOLLICONE, ACQUAROLI, BALDINI, BELLUCCI, BIGNAMI, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DELMASTRO DELLE VEDOVE, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DONZELLI, FERRO, FOTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RIZZETTO, RAMPELLI, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   destano enormi preoccupazioni le recenti dichiarazioni del Ministro interrogato in merito alle opzioni previste riguardo alla riapertura dell'anno scolastico e alla possibilità di ripartire, con classi miste, tra didattica a distanza e in classe;

   l'emergenza COVID-19 ha evidenziato le fragilità del sistema scolastico e al tempo stesso la necessità della centralità della scuola e l'importanza per le famiglie di essere adeguatamente supportate;

   con l'avvio della «fase 2» e la riapertura di gran parte delle aziende nulla è ancora cambiato per la scuola. Nella sostanza, nel settore centrale e trainante della società, la scuola, non succede nulla di rilevante rispetto alla «fase 1»;

   sono numerose le famiglie dove i genitori ritorneranno a lavoro, con il problema di seguire i figli nella «problematica didattica a distanza» che in questo periodo ha evidenziato diversi squilibri tecnologici, non solo tra Nord e Sud, ma anche tra le classi sociali più povere e quelle più abbienti, con le inevitabili differenze nella possibilità di usufruire degli strumenti informatici imprescindibili in questa fase;

   ci sono pareri discordanti sulle diverse opzioni al vaglio e ancora si attende l'ordinanza sull'esame di Stato in cui verranno spiegate le modalità per la prova orale che si svolgerà il 17 giugno 2020;

   famiglie, studenti, docenti e dirigenti scolastici sono seriamente preoccupati per la gestione attuale della didattica a distanza, pressoché impossibile per i più piccoli e molto complessa per le scuole superiori. In tutto ciò non sono confortanti le diverse opzioni messe in campo e non supportate da informazioni chiare e uniformi;

   diverse le polemiche in merito all'ipotesi di ripartire a settembre 2020 con metà alunni a scuola e metà collegati da casa e con un'alternanza nella settimana dei ragazzi sui banchi di scuola. In questa difficile fase di ripartenza per le famiglie, sarebbe un aggravio di responsabilità ulteriore non avere delle linee guida nell'organizzazione scolastica. È di tutta evidenza che turnazione e didattica a distanza sono improponibili per il livello di povertà di tante famiglie e per la scarsa diffusione della banda larga ed è altrettanto evidente che la pianificazione necessaria per la ripresa a settembre 2020 in sicurezza va già programmata da ora –:

   quali misure urgenti intenda adottare per aiutare le famiglie e, soprattutto, le donne che devono lavorare e non possono assentarsi dal lavoro e in che modo intenda far fronte alla riapertura dell'anno scolastico a settembre 2020, vista l'improponibilità, a parere degli interroganti, dell'applicazione della didattica mista.
(3-01519)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   la Fondazione Enasarco ha rinviato le votazioni per il rinnovo dei propri organi, già previste per il periodo 17-30 aprile 2020, in ragione degli effetti derivanti dalle disposizioni emanate per far fronte all'attuale emergenza sanitaria. In particolare, il divieto di svolgere riunioni e assemblee ha impedito lo svolgimento della campagna elettorale, necessaria per una partecipazione ampia e consapevole dei circa 300.000 elettori. La Fondazione, infatti, non è un ente ordinistico: gli indirizzi telematici degli elettori non sono pubblici, quindi le liste elettorali non possono disporne per una campagna telematica. Inoltre, il lockdown non consente di garantire l'effettiva ricezione del certificato elettorale per l'accesso all'urna elettronica. Certificato da inviare con posta raccomandata presso la sede legale di circa 75.000 votanti, per i quali la Fondazione non dispone di indirizzo pec utile all'invio telematico del certificato;

   le delibere assunte in ragione dei suddetti motivi ostativi, a partire dal 26 marzo 2020, a maggioranza qualificata, sono state inviate ai Ministeri vigilanti dalla Fondazione Enasarco e ritenute illegittime, dapprima dalla sola direzione generale per le politiche previdenziali e assicurative del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e, in seguito, dal capo di gabinetto del predetto Ministero e da quello del Ministero dell'economia e delle finanze;

   l'articolo 33, comma 1, del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, prevede una proroga dei termini di durata degli organi amministrativi per tutti gli enti e organismi pubblici inclusi nell'elenco oggetto del comunicato dell'Istituto nazionale di statistica (Istat) che, nel periodo dello stato di emergenza, sono tenuti al rinnovo degli organi ordinari e straordinari di amministrazione e controllo. La medesima norma dispone, inoltre, che fino al termine dello stato di emergenza, gli enti e organismi pubblici a base associativa i quali, in tale periodo, sono tenuti al rinnovo degli organi di amministrazione e controllo, possano sospendere le procedure di rinnovo elettorali, anche in corso, con contestuale proroga degli organi;

   nel rispetto della suddetta normativa d'urgenza, pienamente applicabile alle casse previdenziali private obbligatorie, come la Fondazione Enasarco, è stata confermata, a maggioranza qualificata, con delibera n. 39 del 15 aprile 2020, la sospensione della procedura di rinnovo elettorale dell'assemblea dei delegati della Fondazione;

   tale decisione risulta sostenuta, anche attraverso missive indirizzate ai Ministeri vigilanti, dalle principali organizzazioni delle imprese preponenti e dai principali sindacati nazionali degli agenti di commercio, come risultato altresì nel corso dell'audizione tenuta il 24 aprile 2020 dalle Commissioni riunite finanze e attività produttive;

   il capo di gabinetto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, richiamando le motivazioni alla base delle precedenti comunicazioni, con rilievi condivisi anche dal capo di gabinetto del Ministero dell'economia e delle finanze, ha dichiarato l'illegittimità della predetta delibera, imponendo alla Fondazione l'adozione di ogni utile iniziativa volta allo svolgimento delle elezioni nel periodo 20 maggio-3 giugno 2020, in nessun modo considerando norme di legge, statutarie e regolamentari applicabili al caso di specie –:

   se si ritenga legittima tale condotta con la quale soggetti rappresentativi del Governo impediscono l'applicazione di una norma d'urgenza emanata dal medesimo Governo, ritenendola di fatto illegittima;

   se tale condotta non sia lesiva e contraria all'autonomia delle Casse previdenziali riconosciuta dal decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509, e da molteplici pronunce giurisprudenziali, nonché contraria e lesiva delle norme statutarie e regolamentari della Fondazione Enasarco approvata dagli stessi Ministeri;

   se tale condotta non sia lesiva dei basilari principi democratici per l'esercizio di voto, il cui diritto è tutelato costituzionalmente.
(2-00773) «Squeri, Gelmini».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   GIANNONE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 10 aprile 2020, Leccecronaca.it, riportava la notizia di un sostanziale «ricatto», pervenuto tramite lettera ai lavoratori di Ediltunnel Spa, operanti nel gasdotto Tap, che richiedevano l'auto sospensione delle attività per quarantena fiduciaria, già il 27 marzo 2020;

   con riferimento alla lettera di risposta di Ediltunnel Spa, pubblicata dal quotidiano, afferma: «Il profitto di pochi speculatori economici e finanziari deve andare avanti, anche a costo di pericoli per i lavoratori e passando sopra le ragioni delle popolazioni»;

   nella lettera di risposta della ditta ai dipendenti si legge: «siamo tenuti a ribadire che ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 22 marzo 2020 la nostra azienda è tenuta a proseguire legalmente le attività. Vi ricordiamo anche che siamo sotto contratto con la committente Snam e Associate a Streicher e Icop, le quali proseguono i lavori sui cantieri. Non è possibile non comprendere le motivazioni presentate nella vostra richiesta né noi siamo disposti ad andare contro il diritto alla tutela della salute del singolo... quindi, se anche la riorganizzazione dovesse costare in termini di programmazione generale, desideriamo che “siate sicuri delle vostre decisioni”. Prendete gentilmente visione e coscienza in piena responsabilità di quali sono le vostre singole possibilità... abbiamo il dovere di rispondere che siete liberi di scegliere cosa sia meglio per voi»;

   il 22 marzo 2020, Tg Rai Puglia, ha trasmesso un servizio nel quale riporta un'intervista ad un lavoratore del Cantiere Tap che denuncia dei particolari preoccupanti per la salute di tutti i cittadini del Salento. Emergono dubbi circa l'utilizzo corretto delle mascherine e dei guanti in area di cantiere. Non è possibile mantenere le distanze di almeno 1 metro. Diversi operai arrivano dal Nord, fortemente colpito dal Virus, in 10/15 operai utilizzano gli stessi spogliatoi a 20 cm l'uno dall'altro;

   alcuni sindaci dei paesi limitrofi avevano già denunciato all'Asl del territorio l'accaduto e questa denuncia ha avuto come conseguenza un controllo della Asl –;

   se il Ministro sia a conoscenza dei gravi fatti esposti in premessa e se non ritenga opportuno promuovere dei controlli nel cantiere a tutela della salute dei lavoratori che operano all'interno dello stesso.
(5-03901)


   COSTANZO, SIRAGUSA, DE LORENZO, AMITRANO, INVIDIA e PALLINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   tra le misure a sostegno del reddito previste dal decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, all'articolo 22, comma 1, è previsto, in conseguenza dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, che regioni e province autonome possano riconoscere trattamenti di cassa integrazione salariale in deroga, per la durata della sospensione del rapporto di lavoro per un periodo non superiore a nove settimane;

   il 31 marzo 2020 un accordo tra Governo, parti sociali, Associazione bancaria italiana (ABI) e Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha consentito agli istituti di credito di anticipare fino a un massimo di 1.400 euro per la cassa integrazione guadagni a zero ore;

   al 27 aprile, secondo quanto riportato dal sito dell'Inps, le domande di cassa integrazione in deroga, determinate dalle singole regioni e inviate all'Inps per autorizzazione al pagamento, sono 81.152. Di queste 36.855 sono state autorizzate da Inps, 4.120 sono state pagate a una platea pari a 8.463 beneficiari;

   le richieste di attivazione della cassa integrazione in deroga transitano dapprima dalle regioni, per poi consentire loro di attivare i canali per l'accettazione, e inoltrare le domande ritenute valide all'Inps;

   in diverse regioni si sono riscontrati ritardi o intoppi nella procedura;

   secondo quanto riportato da Repubblica - Torino in data 23 aprile 2020, in Piemonte delle 28 mila domande di cassa in deroga presentate da altrettanti imprenditori al momento di apertura della procedura, solo 4 mila sono già complete;

   la regione Piemonte avrebbe raccolto domande di richiesta di cassa integrazione in deroga per un totale di 60 mila e 800 lavoratori interessati e di 9 milioni e 650 mila ore;

   secondo quanto riportato da Repubblica - Torino, in Piemonte si sarebbe chiusa l'istruttoria per 600 pratiche, altre 800 sarebbero in fase di invio, mentre la maggior parte risulta ancora in fase di elaborazione;

   secondo quanto riportato dal sito PadovaOggi il 27 aprile 2020, ammontano a 34.636 le domande di cassa integrazione in deroga presentate in Veneto, a valere su 113.085 lavoratori;

   l'assessore al lavoro della regione Veneto, ha affermato di aver già inviato all'Inps circa 20 mila domande e di contare di esaurire quelle giacenti, circa 15 mila, entro la metà di questa settimana –:

   quali siano i motivi per cui risultano disparità tra le varie regioni nella tempistica di lavorazione delle pratiche di richiesta della cassa integrazione in deroga da parte delle aziende interessate e quali soluzioni possano essere messe in atto, per quanto di competenza, per accelerare i tempi di elaborazione delle pratiche medesime.
(5-03902)


   ZANGRILLO, POLVERINI, CANNATELLI, MUSELLA, ROTONDI e SCOMA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'epidemia da Covid-19 sta producendo e continuerà a produrre per il futuro effetti fortemente negativi per l'economia italiana, al punto che il Governo ha ufficializzato nel documento di economia e finanza la previsione di una riduzione del prodotto interno lordo pari all'otto per cento;

   un rallentamento tanto consistente dell'economia produrrà l'uscita dal mercato di numerose aziende; le stime che circolano ipotizzano il rischio di fallimento per un'attività di impresa ogni dieci, e ciò avrà come conseguenza la perdita di posti di lavoro, come prevede anche lo stesso Governo che, sempre nel documento di economia e finanza, stima il tasso di disoccupazione per l'anno 2020 in aumento di 1,6 punti percentuali;

   nell'ambito di questa perdita generalizzata di posti di lavoro è facile prevedere che i lavoratori più a rischio saranno quelli con contratti di lavoro a tempo determinato, perché, alla luce delle modifiche apportate dal così detto decreto dignità, è divenuto molto difficile prolungare oltre il termine di dodici mesi un contratto a tempo determinato. In una situazione di totale incertezza economica come quella che si verificherà nei prossimi mesi è improbabile che qualsiasi imprenditore, ed in particolare quelli più piccoli, possa trasformare i contratti a tempo determinato in scadenza in contratti a tempo indeterminato;

   anche questo dato è riconosciuto e ufficializzato dal Governo in un passaggio del documento di economia e finanza, a pagina 51, che dice: «la crisi colpirà inevitabilmente alcune tipologie di lavoro, in particolare quelle stagionali e quelle dipendenti con contratto a termine»;

   ad oggi il Governo non ha assunto alcuna concreta misura per tutelare queste specifiche categorie di lavoratori e ha respinto le proposte avanzate, sia in sede politica che parlamentare, da parte di Forza Italia volte a prevedere una deroga alla normativa vigente estremamente circoscritta e temporalmente delimitata all'emergenza, finalizzata a rendere più flessibile il ricorso al contratto di lavoro a tempo determinato, soluzione questa che in molti casi potrebbe portare ad un rinnovo di quelli in scadenza e alla salvaguardia di numerosi posti di lavoro –:

   se il Governo, al fine di salvaguardare un maggior numero possibile di posti di lavoro e di rilanciare l'economia italiana, intenda adottare iniziative per prevedere deroghe, temporalmente circoscritte al superamento dell'emergenza, alla normativa vigente in materia di contratti di lavoro a tempo determinato, in materia di lavoro in somministrazione e in materia di lavoro occasionale con una reintroduzione dei così detti voucher.
(5-03903)


   GRIBAUDO, MURA, CARLA CANTONE, SERRACCHIANI e VISCOMI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 42, comma 2, del decreto-legge «Cura Italia» prevede che nei casi accertati di infezione da coronavirus in occasione di lavoro, il medico certificatore redige il consueto certificato di infortunio e lo invia telematicamente all'Inail che assicura, ai sensi delle vigenti disposizioni, la relativa tutela dell'infortunato. Le prestazioni Inail nei casi accertati di infezioni da coronavirus in occasione di lavoro sono erogate anche per il periodo di quarantena o di permanenza domiciliare fiduciaria dell'infortunato con la conseguente astensione dal lavoro;

   la circolare Inail n. 13 del 3 aprile 2020 precisa che, in base alle indicazioni normative, la causa virulenta è equiparata a quella violenta. Sono destinatari di tale tutela, quindi, i lavoratori dipendenti e assimilati, nonché lavoratori parasubordinati, sportivi professionisti dipendenti e lavoratori appartenenti all'area dirigenziale;

   nell'attuale situazione pandemica, l'ambito della tutela riguarda innanzitutto gli operatori sanitari esposti a un elevato rischio di contagio; secondo Inail una condizione di elevato rischio di contagio possono essere ricondotte anche altre attività lavorative che comportano il costante contatto con il pubblico/l'utenza. Anche per tali figure vige il principio della presunzione semplice valido per gli operatori sanitari;

   in base alle istruzioni per la trattazione dei casi di malattie infettive e parassitarie, la tutela assicurativa di Inail si estende, infatti, anche alle ipotesi in cui l'identificazione delle precise cause e modalità lavorative del contagio si presenti problematica. Ne discende che, ove l'episodio che ha determinato il contagio non sia noto o non possa essere provato dal lavoratore, né si possa comunque presumere che il contagio si sia verificato in considerazione delle mansioni/lavorazioni e di ogni altro elemento che in tal senso deponga, l'accertamento medico-legale seguirà l'ordinaria procedura privilegiando essenzialmente i seguenti elementi; epidemiologico, clinico, anamnestico e circostanziale;

   non risulta quindi chiaro in base al secondo comma dell'articolo 42 del decreto «Cura Italia» come sia possibile accertare che l'infezione da coronavirus sia avvenuta sul luogo di lavoro; tale equiparazione della malattia a infortunio sul lavoro può produrre conseguenze anche gravissime sul datore di lavoro, per il quale in caso di morte da infortunio sul lavoro è prevista la responsabilità penale –:

   se non ritenga necessario adottare idonee iniziative, anche a carattere normativo, al fine di limitare ai soli fini della tutela l'equiparazione del contagio da coronavirus all'infortunio sul lavoro di cui all'articolo 42, comma 2 del decreto-legge «Cura Italia».
(5-03904)


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con un mercato del lavoro già stagnante, l'emergenza coronavirus renderà lo scenario socio-economico ancora più complicato e drammatico. Si registrerà un aumento della disoccupazione e il lavoro potrebbe diventare ancora più precario, come avviene nei periodi di crisi, poiché piccole e medie imprese cercheranno di abbattere i costi;

   è chiaro che coloro che hanno perso il lavoro prima dell'arrivo dell'epidemia difficilmente riusciranno a ricollocarsi nei prossimi mesi;

   pertanto, è essenziale garantire i sussidi e le indennità di disoccupazione per un congruo periodo a tutti. Ci si riferisce, dunque, alle prestazioni a sostegno dei lavoratori che hanno perso involontariamente il lavoro: la «Naspi», prestazione prevista per i lavoratori con rapporto di lavoro subordinato, e la «DIS-COLL», misura a sostegno dei collaboratori coordinati e continuativi;

   al riguardo, è necessario prevedere delle proroghe per tutelare i titolari dei predetti assegni di disoccupazione in scadenza, al fine di garantire le misure in questione almeno per i prossimi 12 mesi;

   in particolare, va esteso il sussidio a tutti i lavoratori stagionali, poiché sono tra i lavoratori più colpiti da questo periodo di emergenza ed erano già penalizzati da un sussidio di disoccupazione che copre un arco di tempo insufficiente e che, difatti, richiederebbe una riforma strutturale. Tra l'altro, il decreto cosiddetto «Cura Italia» ha previsto un indennizzo, facendo riferimento solo agli stagionali del turismo e degli stabilimenti termali, escludendo altri lavoratori titolari di contratti stagionali –:

   se e quali iniziative normative specifiche intenda adottare il Ministro interrogato per prorogare i sussidi di disoccupazione a tutela di coloro che sono rimasti senza lavoro, in questo periodo di emergenza sanitaria.
(5-03905)


   MURELLI, DURIGON, CAFFARATTO, CAPARVI, LEGNAIOLI, EVA LORENZONI, MINARDO e MOSCHIONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nella fase emergenziale Covid-19, sia nella cosiddetta «fase 1» del lockdown, che nella «fase 2» della ripresa, si è inteso incoraggiare il ricorso a modalità di prestazioni lavorative mediante il «lavoro agile» regolato dalla legge 22 maggio 2017, n. 81 (articoli 18-23);

   anche l'ultimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 aprile 2020, (l'articolo 1, comma 1, capoverso ii), lettera a)), e l'Allegato 6 al medesimo, relativo al Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro, si raccomanda «sia attuato il massimo utilizzo (...) di modalità di lavoro agile per le attività che possono essere svolte al proprio domicilio o in modalità a distanza»;

   stante la legge n. 81 del 2017, il lavoro agile è una diversa «modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato» «gli incentivi di carattere fiscale e contributivo eventualmente riconosciuti in relazione agli incrementi di produttività ed efficienza del lavoro subordinato sono applicabili anche quando l'attività lavorativa sia prestata in modalità di lavoro agile». (articolo 18, comma 4); «il lavoratore che svolge la prestazione in modalità di lavoro agile ha diritto ad un trattamento economico e normativo non inferiore a quello complessivamente applicato, in attuazione dei contratti collettivi di cui all'articolo 51 del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81, nei confronti dei lavoratori che svolgono le medesime mansioni esclusivamente all'interno dell'azienda» (articolo 20, comma 1);

   tale normativa lascia dunque intendere che, anche in modalità di lavoro agile o smart working, il buono-pasto debba continuare ad essere riconosciuto, sebbene il Ministro per la pubblica amministrazione, Fabiana Dadone, nel corso di un'audizione in commissione Affari costituzionali alla Camera, abbia espresso dubbi in proposito;

   il buono pasto, si ricorda, può essere usato dal lavoratore titolare anche per fare la spesa presso negozi convenzionati con la società emittente;

   in un momento di difficoltà come quello attuale, dunque, il riconoscimento ai lavoratori di misure di welfare già pattuite, come appunto il buono pasto, rappresenta un importante aiuto economico per le tante famiglie provate da una crisi economica inaspettata –:

   se non si ritenga opportuno chiarire definitivamente che debba continuare ad essere riconosciuto il buono pasto anche al lavoratore agile, pubblico e privato, ove previsto nei contratti di lavoro in vigore al momento della dichiarazione dell'emergenza sanitaria.
(5-03906)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MURELLI, CAFFARATTO, CAPARVI, DURIGON, GIACCONE, LEGNAIOLI, EVA LORENZONI, MINARDO e MOSCHIONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la fase di emergenza sanitaria per Covid-19, che ha colpito il Paese, sta obbligando tanti giovani studenti e lavoratori, rimasti rinchiusi in casa, a rivedere o addirittura abbandonare i sogni sul proprio futuro occupazionale;

   specie per coloro che sono prossimi alla conclusione del proprio ciclo di studi e alla conseguente immissione nel mercato del lavoro si prospetta uno scenario tutt'altro che roseo; le misure ad oggi adottate o preannunciate dall'attuale Governo a sostegno del nostro tessuto produttivo italiano e, di conseguenza, dell'occupazione, si sono rivelate, per ora, del tutto insufficienti, lasciando emergere il forte rischio di una recessione occupazionale nel medio-lungo periodo; invece che concentrarsi sulle iniziative per contrastare le ricadute occupazionali e sociali della crisi economica alle porte, il Governo, ad avviso degli interroganti, sembra più occupato a riempire le caselle delle nomine nei consigli di amministrazione delle società partecipate, per giunta con delle scelte che appaiono altamente inopportune, in quanto dettate più da logiche di affiliazione politica che non dalla qualità dei curriculum;

   nomine di tal genere appaiono in stridente contrasto con la difficoltà di tanti cittadini, giovani e meno giovani, ma comunque meritevoli, a ottenere un'occupazione adeguata alle loro qualità e formazione –:

   se e quali concrete iniziative il Governo intenda porre in essere a salvaguardia dei livelli occupazionali, ma anche e soprattutto per creare nuovi posti di lavoro, al fine di dare una speranza ai tanti giovani – e meno giovani, ma pur sempre meritevoli – inoccupati e disoccupati.
(5-03886)


   FERRO, PRISCO e DEIDDA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Libero sindacato di polizia (Li.Si.Po.) ha denunciato un trattamento iniquo nei confronti del personale della Polizia di Stato collocato in quiescenza, per lo più per raggiunti limiti di età;

   in particolare, secondo quanto denunciato, sarebbero troppo lunghi i tempi di attesa per l'emissione del primo assegno mensile di pensione e, peraltro, tali tempistiche varierebbero in base alla provincia di appartenenza, giungendo in alcuni casi a sfiorare l'anno;

   anche per la liquidazione della prima rata del trattamento di fine servizio (sotto i 50 mila euro) si attenderebbe dai 18 ai 24 mesi e altrettanto tempo trascorrerebbe per il pagamento della seconda e ultima tranche per la restante spettanza;

   sempre secondo quanto denunciato dal sindacato di categoria, se il dipendente, durante l'attività lavorativa, ha percepito un «equo indennizzo» per il danno subito, a seguito di infermità riconosciuta dipendente da causa di servizio, quando viene posto in quiescenza gli verrebbe richiesta dall'Inps circa la metà della somma percepita all'epoca dei fatti, in un'unica soluzione, anche se si tratta di somme ingenti, con grave nocumento economico per il pensionato;

   e ancora, le trattenute addizionali regionali e comunali, che vengono detratte in busta paga per nove mensilità all'anno, prima della pensione, nell'ipotesi in cui il dipendente dovesse andare in quiescenza nei primi mesi dell'anno, gli verrebbero trattenute sull'ultima busta paga, anticipatamente e in un'unica soluzione, anche per il rateo non ancora maturato, fino al raggiungimento della somma prevista per tutte e nove le quote dell'intero anno;

   come se ciò non bastasse, non sarebbero rari i casi paradossali in cui interi periodi contributivi non risultano nei data base dell'Inps, se non, addirittura, non risultano registrati gli stessi operatori di polizia, nonostante gli anni di servizio prestato;

   le amministrazioni dell'Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza, per garantire continuità di pagamento tra retribuzione e pensione ai propri appartenenti, hanno sottoscritto un protocollo d'intesa con l'Inps per far gestire le pratiche relative ai propri dipendenti da personale tecnico interno all'uopo preposto, anche al fine di ridurre l'attesa per la liquidazione del Tfs –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intendano adottare per sanare le criticità sommariamente descritte, anche attraverso la stipula di un protocollo di intesa con l'Inps, alla stregua di quanto realizzato con l'Arma dei carabinieri e la Guardia di finanza;

   se non si ritenga di adottare iniziative, nelle more dei conteggi esatti dell'Inps e dell'azzeramento dei tempi d'attesa, per garantire il pagamento della pensione «provvisoria» già dal primo mese dell'avente diritto, pressoché dello stesso importo dell'ultimo stipendio, seppure decurtato delle indennità di presenza e salvo conteggi finali a conguaglio con i primi cedolini definitivi;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per garantire che, nelle ipotesi di posizione debitoria accertata a carico del personale, il rimborso dovuto all'Inps non diventi gravoso per il quiescente, ma rateizzato in modo da non superare il quinto del valore della pensione;

   se non si ritenga di adottare iniziative per garantire al dipendente della Polizia di Stato che vada in quiescenza senza demerito il riconoscimento di uno status giuridico-sociale di merito che lo valorizzi per la specificità del lavoro prestato per tanti anni al servizio dello Stato.
(5-03891)

Interrogazioni a risposta scritta:


   D'ETTORE, CANNIZZARO e MUGNAI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 18 del 2020, comunemente definito «Cura Italia», agli articoli 19 e 22, ha dettato una serie di disposizioni in materia di cassa integrazione ordinaria e cassa integrazione in deroga specifiche per l'emergenza prodotta da Covid-19;

   la finalità recata dagli interventi normativi appare quella di consentire l'accesso agli strumenti di integrazione salariale, ordinari e in deroga, al numero più ampio possibile di lavoratori dipendenti, alla luce della situazione straordinaria prodotta dall'emergenza epidemiologica che ha imposto il fermo a molte attività produttive su tutto il territorio italiano;

   l'accesso al trattamento di integrazione salariale ordinario è specificamente riconosciuto dal comma 5 dell'articolo 19 anche ai lavoratori dipendenti di datori iscritti al Fondo di integrazione salariale (Fis) che occupano mediamente più di 5 dipendenti;

   la circolare Inps n. 47/2020 ha specificato che ai lavoratori che percepiscono l'assegno ordinario Fis non vengono erogati gli assegni per il nucleo familiare. Al contrario, detti assegni sono riconosciuti ai percettori della cassa integrazione in deroga, a cui vengono quindi erogati gli assegni per il nucleo familiare, perché la lettera dell'articolo 22 del decreto lo prevede esplicitamente;

   l'esclusione dei lavoratori iscritti al Fis dagli assegni per il nucleo familiare dettata dalla circolare 47/2020 dell'Inps ribadisce una interpretazione estremamente restrittiva della normativa vigente in tema di ammortizzatori sociali, già fornita con la circolare n. 130 del 2017;

   tuttavia, nel caso specifico del decreto-legge «cura Italia» escludere i lavoratori iscritti al Fis dalla percezione degli assegni per il nucleo familiare contraddice la ratio delle disposizioni degli articoli da 19 a 22 che è quella di riconoscere assistenza al maggior numero di lavoratori possibili;

   il numero di lavoratori che percepiscono l'assegno ordinario Fis è molto elevato nell'ambito di tutti coloro che usufruiscono degli strumenti di integrazione salariale. Allo stesso tempo la mancata possibilità di percepire gli assegni per il nucleo familiare incide in materia notevole sull'emolumento mensile che questi lavoratori potranno percepire –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo, anche in previsione dell'emanazione di futuri provvedimenti normativi, al fine di riconoscere, anche per il periodo dell'emergenza Covid-19, l'accesso agli assegni per il nucleo familiare ai lavoratori che percepiscono l'assegno ordinario Fis.
(4-05475)


   MAGI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'Enasarco è un ente previdenziale a base associativa che raccoglie gli esercenti e i rappresentanti del commercio;

   il suo consiglio d'amministrazione – che porta 15 membri – è in scadenza, ma le elezioni per il suo rinnovo non si sarebbero potute svolgere regolarmente in ragione della pandemia da coronavirus;

   per questo motivo il consiglio d'amministrazione, sollecitato da alcune delle categorie associate, ha considerato che la campagna elettorale non avrebbe potuto rispettare i temi e le modalità statutarie e, con delibera del 6 aprile 2020, ha deciso il rinvio delle elezioni a data successiva al 31 luglio 2020;

   questa decisione, a quanto consta all'interrogante, non solo è stata convalidata dal collegio sindacale, ma si è rivelata conforme all'articolo 33 del decreto-legge n. 23 del 2020, entrato in vigore il successivo 9 aprile 2020, che ha disposto la proroga di tutti gli organi amministrativi;

   tuttavia, per quanto risulta all'interrogante, soggetti legati alla minoranza in consiglio d'amministrazione – la quale aveva votato contro il rinvio – hanno orchestrato una campagna contro il rinvio e minacciato infondate azioni contro il consiglio d'amministrazione, rivolgendo anche pressanti inviti al collegio sindacale –:

   se intenda fugare ogni dubbio circa il rinvio delle elezioni e garantire il più scrupoloso rispetto dell'articolo 33 del decreto-legge n. 23 del 2020.
(4-05483)


   VILLANI, TUZI, MARTINCIGLIO e BARBUTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, commi da 179 a 186, della legge di bilancio 2017 e successive modificazioni e integrazioni prevede un'indennità a carico dello Stato (Ape sociale) erogata dall'Inps a soggetti in determinate condizioni previste dalla legge che abbiano compiuto almeno 63 anni di età e che non siano già titolati di pensione diretta in Italia o all'estero;

   dall'entrata in vigore della succitata legge è emerso che alcune centinaia di cittadini italiani, residenti in Italia, si sono visti negare o revocare l'Ape sociale (anticipo pensionistico) dall'Inps, perché titolari di pro rata in convenzione (pensione estera);

   tra questi, si evidenziano, da un lato, una maggioranza di disoccupati, disabili, care giver o inoccupati, i quali hanno perfezionato i requisiti anagrafici e amministrativi necessari per ottenere l'Ape sociale e, dall'altro, un'alta percentuale di persone in età avanzata e in uno stato di disagio economico, perché privi di altri redditi all'infuori del modesto pro rata erogato dallo Stato estero in cui hanno svolto attività lavorativa per pochi anni;

   il diniego dell'Inps, che ha respinto le istanze dei succitati cittadini, è stato motivato con l'incompatibilità del pro rata estero con l'Ape sociale, ai sensi di quanto disposto nel comma 167 dell'articolo 1 della legge 11 dicembre 2016, n. 232 (legge di bilancio per il 2017), che esclude la possibilità di ottenere l'Ape per coloro che siano già titolari di un trattamento pensionistico diretto;

   di fatto, nella circolare n. 100 del 2017, applicativa ed interpretativa, l'Inps ha precisato che non possono conseguire l'Ape sociale i titolari di un trattamento pensionistico diretto conseguito in Italia o all'estero e che ai fini del perfezionamento dell'anzianità contributiva minima dei 30-36 anni, richiesta per l'accesso al beneficio, non possono essere totalizzati i periodi assicurativi maturati in Paesi dell'Unione europea, Svizzera, SEE o extracomunitari convenzionati con l'Italia;

   una sentenza della Corte europea, C-449/16 del 21 giugno 2017, nelle questioni pregiudiziali ai paragrafi 20, 21 e 22, statuisce che non spetta all'Inps stabilire quale prestazione è «assistenza sociale» e quale non lo è, e l'Ape sociale sicuramente non lo è;

   con una circolare dell'Inps, la n. 117 del 9 agosto 2019, l'Istituto previdenziale interviene nuovamente risolvendo la questione dell'incompatibilità tra la pensione quota 100 e titolarità di una pensione estera che, con riferimento alla valorizzazione dei periodi di lavoro svolto all'estero ai fini del conseguimento della «pensione quota 100», stabiliva che era valido il cumulo dei periodi assicurativi presso due o più gestioni previdenziali;

   di fatto, ancora una volta la circolare non sanava l'incompatibilità che, tuttora permane, per l'Ape sociale;

   la Corte europea, adita sulla questione, ha sancito che comunque le si voglia chiamare, valgono gli stessi regolamento dell'Ue sia per Quota 100, una pensione anticipata, sia per l'Ape sociale, indennità di accompagnamento alla pensione;

   la succitata sentenza C-449/16 (oggi meglio nota come «sentenza Martinez») ha già generato il caso EU-Pilot 9211/17/HOME da parte della Commissione europea, il quale si è trasformato nella procedura di infrazione 2019/2100 del 25 luglio 2019, ai sensi dell'articolo 258 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della suesposta questione e se intenda aprire una interlocuzione con l'Inps volta a modificare l'interpretazione restrittiva in essere a favore di un cumulo dell'Ape sociale con una prestazione estera che venga incontro alle esigenze di centinaia di cittadini italiani residenti in Italia, attualmente discriminati e penalizzati.
(4-05497)


   FRATOIANNI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per le politiche giovanili e lo sport. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo pubblicato sul quotidiano Il Tempo il 26 aprile 2020, si apprende che tre federazioni sportive — Fir, Fit, Fin — stiano provvedendo a presentare istanza per richiedere l'attivazione di integrazioni salariali per i propri dipendenti;

   il 21 aprile 2020 Sport e Salute — società in house del Ministero dell'economia e delle finanze che si occupa dello sviluppo dello sport in Italia — aveva anticipato il pagamento della seconda tranche dei contributi pubblici agli organismi sportivi in virtù del momento difficilissimo che vive l'attività sia di base sia di vertice;

   il presidente di Sport e Salute, Vito Cozzoli, ha rilasciato dichiarazioni a mezzo stampa, in particolare durante la trasmissione di lunedì 20 aprile 2020 «La politica nel pallone» su Gr Parlamento, poi riprese da diversi siti in on line specializzati, invitando gli enti sportivi a far sì che si evitasse il ricorso agli ammortizzatori sociali, dichiarando: «che gli organismi sportivi beneficiano di contributi pubblici che prioritariamente andrebbero indirizzati alla copertura dei costi, in particolare del personale»;

   in una lettera inviata ai vertici di Sport e Salute, 39 su 44 aderenti all'Associazione segretari generali delle federazioni sportive rilevano che «indipendentemente dalle valutazioni di tipo economico aziendale che tali Federazioni avranno sicuramente e legittimamente fatto, tale richiesta — di attivazione degli ammortizzatori sociali — a nostro avviso, rappresenta un modo, quanto meno “distorto”, di interpretare la finalizzazione dei contributi di Sport e Salute alle Fsn, contributi che ricordiamo essere di natura pubblica»;

   non risulta ad oggi all'interrogante che Fir, Fit e Fin abbiano manifestato alcuna difficoltà economica. In tal senso, approfittare di ammortizzatori sociali che sono a carico della finanza pubblica, in un momento delicato per il Paese, ha poco a che fare con i principi etici di cui il mondo dello sport si fregia;

   gli accordi sindacali vigenti, stipulati all'insorgere dell'emergenza sanitaria con Sport e Salute e validi per tutte le federazioni sportive, non prevedono in alcun modo il ricorso a forme di integrazione salariale, ma prevedono solamente lo smart-working e l'utilizzo delle ferie pregresse, della banca ore e dei brevi permessi –:

   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, non intendano adottare iniziative affinché le richieste di accesso al Fondo d'integrazione salariale richiamate in premessa, qualora già pervenute o in arrivo, non vengano accolte e se intendano adoperarsi affinché vengano tutelati e mantenuti gli attuali livelli occupazionali, invitando le Federazioni sportive nazionali (Fsn) a provvedere a misure organizzative alternative del lavoro come previsto dagli accordi sindacali.
(4-05507)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIII Commissione:


   CENNI e INCERTI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il florovivaismo rappresenta il 5 per cento della produzione agricola totale in Italia e si estende su una superficie di quasi 30 mila ettari, conta 23 mila aziende e 100 mila addetti;

   si tratta di un settore vitale dell'economia italiana che oggi subisce più di altri le tragiche ripercussioni dovute all'emergenza COVID-19;

   l'ordine del giorno al decreto «Cura Italia» n. 9/02463/013, accolto alla Camera il 23 aprile 2020 impegna il Governo a:

   «ad intervenire in maniera determinante e coordinata con le regioni interessate, per evitare il tracollo del settore, e ad inserire nel prossimo provvedimento utile, coerentemente con quanto già espresso nell'ordine del giorno numero 0/1766/359/05 approvato al Senato, norme efficaci per sostenere la ripresa del comparto florovivaistico nazionale, sostenere la liquidità delle imprese e salvaguardare la continuità produttiva ed occupazionale di aziende ed indotto. In particolare:

   a) a garantire le necessarie forme di liquidità per le imprese al fine di permettere di far fronte alle spese ordinarie, ai mutui, alle anticipazioni previste per il nuovo anno produttivo;

   b) a prevedere la sospensione dei versamenti anche in scadenza entro lo scorso 20 marzo, di ritenute, contributi e premi, nei confronti delle pubbliche amministrazioni di cui agli articoli 61 e 62 del presente decreto;

   c) a istituire presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali un fondo con congrua dotazione per l'anno 2020 per risarcire le imprese del settore florovivaistico dei danni subiti a causa dell'emergenza e a valutare la possibilità di accesso al credito di imposta per spese energetiche sostenute da filiera ed interventi finalizzati con fondi ISMEA;

   d) a promuovere l'accesso al credito di imposta per far fronte alle spese energetiche sostenute dalla filiera e consentire alle aziende di accedere ai fondi ISMEA per realizzare determinati interventi;

   e) prevedere la proroga del cosiddetto bonus verde anche per il 2021, con un aumento dell'ammontare complessivo oggetto di detrazione;

   f) ad istituire un fondo di garanzia ad hoc per il comparto florovivaistico nazionale per operazioni finalizzate alla rinegoziazione dei finanziamenti;

   g) a promuovere azioni di informazione, promozione e valorizzazione del comparto florovivaistico nel mercato interno e prevedere apposite iniziative in ambito promozionale a sostegno del settore florovivaistico di rilievo nazionale ed internazionale» –:

   con quali modalità, quali tempistiche e con quali risorse verranno mantenuti gli impegni assunti dal Governo con l'ordine del giorno n. 9/02463/013.
(5-03897)


   VIVIANI, GOLINELLI, BUBISUTTI, GASTALDI, LIUNI, LOLINI, LOSS, MANZATO e PATASSINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza generata dal COVID-19 sta lasciando il segno nel settore agroalimentare. Da quando è iniziata l'emergenza coronavirus l'attività delle aziende agricole è crollata di circa il 41 per cento, anche nella movimentazione delle merci, sia di materie prime che di prodotti finiti, si rilevano delle difficoltà; ogni giorno 5,7 milioni di litri di latte straniero low cost attraversano le frontiere e invadono i mercati nazionali e vanno ad abbattere il prezzo conferito ai produttori italiani; il mercato dei mangimi sta subendo un aumento dei prezzi e questo aumento va a incidere sui costi di produzione degli allevatori; mantenere il livello produttivo degli allevamenti è indispensabile per la produzione di latte, carne, uova e pesce;

   le coltivazioni che ancora stanno facendo i conti con la cimice asiatica – che lo scorso anno aveva falcidiato le produzioni comportando ingenti perdite agli agricoltori – sono state colpite, nel mese di marzo 2020, da importanti gelate, in particolare al Nord; particolarmente rilevante sembra essere l'impatto del gelo su albicocco, susino, pesco e ciliegio e c'è forte preoccupazione anche per pere e mele;

   l'emergenza Covid sta fortemente incidendo sull'andamento dei mercati e sulle quotazioni del prezzo dei prodotti agricoli. È necessario preservare il corretto funzionamento del mercato e contrastare le pratiche speculative alle quali ricorrono taluni operatori con lo scopo di far lievitare il prezzo dei fattori produttivi delle imprese agricole, oppure per portare le quotazioni dei prodotti a livelli bassi; fino ad ora sono stati messi in campo interventi di sostegno, che oltre a rivelarsi insufficienti e del tutto inadeguati, ad avviso degli interroganti, sono disorganici ed estemporanei, generati più per tamponare l'emergenza che nel quadro di una vera e propria strategia per il momento in cui si affronterà la fase successiva all'emergenza;

   il sistema agro-alimentare italiano deve essere preservato, tutelato e valorizzato in questa drammatica stagione; è fondamentale favorire il made in Italy e orientare gli acquisti degli italiani verso prodotti nostrani, spingendo la grande distribuzione e i supermercati affinché sugli scaffali siano evidenziati i prodotti nazionali e del territorio –:

   quali iniziative il Governo intenda mettere in atto per garantire il sostegno al mercato interno e la sopravvivenza di migliaia di imprese agroalimentari soprattutto in questo momento di criticità, affrontando il problema con un piano strategico di prospettiva e non solo con interventi estemporanei sulla base delle necessità contingenti.
(5-03898)


   GAGNARLI, GALLINELLA, CILLIS, CADEDDU, CASSESE, CIMINO, DEL SESTO, GALIZIA, LOMBARDO, LOVECCHIO, MAGLIONE, ALBERTO MANCA, MARZANA, PARENTELA e PIGNATONE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza Covid-19 ha cambiato le abitudini degli italiani, modificando anche la scelta dei prodotti alimentari acquistati nei supermercati; tra tutti, quello che maggiormente ha subito un cambiamento radicale del trend di acquisto è certamente il latte: in questi due mesi di stop per il Paese le scelte degli italiani sono ricadute, infatti, sul latte a lunga conservazione, piuttosto che sul latte fresco;

   il settore, già in difficoltà da anni, ha subito notevoli perdite e si sta cercando, attraverso diverse misure già adottate nei decreti «emergenza», di far fronte a tale crisi;

   in questi giorni, su molte fonti stampa, è riportata la proposta, ormai giunta sul tavolo del Ministro interrogato, circa la possibilità di allungare la scadenza del latte fresco portandola da 6 a 10 giorni;

   tale proposta, evidentemente radicale per il settore, ha però incontrato un coro di protesta, pressoché unanime, da parte delle associazioni di categoria e della filiera che riscontrano in questo allungamento un danno per l'immagine di un prodotto già attraversato da una crisi di mercato profonda;

   il latte fresco rappresenta uno degli alimenti di base di molte famiglie italiane, specie con bambini piccoli, e la scelta prediletta di bar, mense o ristoranti, poiché presenta delle caratteristiche uniche che ne evidenziano la particolarità: elevata qualità, freschezza e breve vita commerciale, nonché inconfondibili specifiche organolettiche che, con l'allungamento della scadenza, andrebbero perse;

   l'allungamento della scadenza del latte fresco, inoltre, sempre secondo quanto riportato dalle associazioni di categoria su diverse fonti stampa, vedrebbe crollare le piccole e medie aziende produttrici del settore, che per garantire un prodotto con tali peculiarità hanno investito molto e farebbero certamente fatica a competere sul mercato con un prodotto che, di fatto, diverrebbe a lunga conservazione;

   questa proposta, inoltre, comporterebbe anche il possibile ingresso sul mercato del latte di prodotti freschi importati dall'estero, aggiungendo anche problemi di tracciabilità e sicurezza –:

   quale sia, in base alla situazione riportata in premessa nonché alle proteste delle associazioni di categoria, la posizione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali in merito alla proposta di prolungamento della scadenza del latte fresco da 6 a 10 giorni.
(5-03899)


   ANNA LISA BARONI, NEVI, SPENA, CAON e FIORINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   a causa della contrazione dei consumi generata dall'emergenza coronavirus e il blocco del canale «Horeca», il comparto zootecnico soffre di una contrazione del volume d'affari di almeno il 25 per cento, di un aumento dei costi di alimentazione animale del 5 per cento e del rallentamento della capacità di macellazione per il necessario distanziamento interpersonale;

   nel settore zootecnico operano 250.000 lavoratori addetti e 270.000 aziende agricole e di trasformazione, che generano un fatturato per il nostro Paese di oltre 40 miliardi di euro. Addetti e imprese, operano con responsabilità e sono, per legge e per vocazione, al servizio dei consumatori, per garantire l'approvvigionamento di beni alimentari primari in totale sicurezza;

   tuttavia, è in corso quella che può essere ormai definita come una campagna mediatica su TV («Sapiens» di Mario Tozzi 28 marzo; «Indovina chi viene a cena», di Sabrina Giannini a partire dal 29 marzo; «Report» di Sigfrido Ranucci 13 aprile, Tg1, ore 20 del 29 aprile), stampa e web (basta digitare: «coronavirus allevamenti») nella quale il sistema zootecnico è additato tra i maggiori responsabili dell'inquinamento atmosferico, fino a ipotizzare una associazione fra diffusione delle pandemie, allevamenti intensivi e consumo di carne;

   le pandemie di origine zoonotica, sono trasmesse soprattutto da animali selvatici e si sviluppano in aree di promiscuità uomo animale e di scarsa igiene, cioè l'esatto contrario degli iper controllati allevamenti italiani;

   secondo dati Ispra, l'agricoltura rappresenta il 7,2 per cento delle emissioni nazionali di gas serra, con 30 milioni di tonnellate di CO2 (di cui l'80 per cento di fonte zootecnica) contro i 76 milioni di tonnellate della Francia, i 66 della Germania, i 41 milioni del Regno Unito e i 39 milioni della Spagna. Circa di polveri sottili solo l'11,8 per cento proviene dall'assieme agricoltura e allevamento;

   la zootecnia nazionale sta facendo ogni possibile sforzo, in linea con le prescrizioni comunitarie, in favore del benessere animale e per ricondurre il sistema nell'ambito dell'economia circolare, mediante riduzione dei gas serra prodotti e riutilizzo dei sottoprodotti. L'Italia è il quarto produttore mondiale di biogas con 2.000 impianti di cui il 77 per cento con residui di origine agricole;

   le citate campagne stanno gettando sconcerto nei cittadini già provati dall'emergenza –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato a tutela della filiera agroalimentare italiana e se non ritenga opportuno farsi promotore di iniziative sui principali media a sostegno del settore zootecnico e del food italiano.
(5-03900)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CARETTA e CIABURRO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (AGEA) è il principale soggetto erogatore di contributi pubblici al sistema delle imprese agricole, compito per lo svolgimento del quale si avvale anche dei Centri di assistenza agricoli (CAA), i quali, per poter prestare la loro attività, devono sottoscrivere ogni anno una convenzione con AGEA atta a regolarne i rapporti;

   contestualmente alla proposta della convenzione relativa all'anno 2020, AGEA ha richiesto che, a partire da settembre 2020, tutti gli operatori dei CAA così come tutti gli utenti con accesso ai sistemi informativi di AGEA debbano essere necessariamente lavoratori dipendenti del CAA o di società con esso convenzionate, quali le società di servizio, legate in prevalenza ai sindacati agricoli;

   conseguenza di una restrizione di questo tipo è la chiusura e messa in liquidazione dei CAA dei liberi professionisti, così come l'interruzione di tutti i rapporti lavorativi dei professionisti collaboratori dei CAA, a scapito di centinaia di studi professionali, con conseguenze su un indotto e un numero di operatori ben più ampio;

   in aggiunta a questa condizione di incertezza, le norme vigenti circa il funzionamento dell'AGEA, desumibili dal decreto del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali del 27 marzo 2008, all'articolo 7, riguardo ai requisiti dei CAA indicano come debba: «essere garantita la presenza di un numero di dipendenti o collaboratori tale da assicurare la correttezza dei rapporti con gli organismi pagatori e con le altre pubbliche amministrazioni. Per l'esercizio delle proprie attività il CAA e le società di cui esso si avvale devono operare attraverso dipendenti o collaboratori con comprovata esperienza ed affidabilità nella prestazione di attività di consulenza in materia agricola e per i quali adempiano agli obblighi di natura lavoristica, fiscale, previdenziale, assistenziale ed assicurativa»; in tal senso, la convenzione proposta da AGEA per l'anno 2020 va nella direzione opposta rispetto alle disposizioni contenute nel decreto ministeriale 27 marzo 2008;

   la situazione così delineata avrebbe anche delle ripercussioni in termini di concorrenzialità del mercato, poiché l'obbligo proposto di operare esclusivamente a mezzo di dipendenti (e non di collaboratori), da un lato, comporterà la chiusura dei CAA dei professionisti, dall'altro la cessazione di ogni attività di collaborazione degli stessi professionisti (anche di collaborazione con le organizzazioni sindacali di settore) e comporterà altresì un vantaggio indebito per i CAA dotati di personale dipendente, costituendo, a giudizio dell'interrogante, un vero e proprio dumping –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, se del caso, intenda predisporre per garantire il rispetto della normativa vigente, con particolare riguardo all'enunciato di cui in premessa, in modo da tutelare il ruolo dei Centri di assistenza agricoli (CAA) dei professionisti e il ruolo del personale professionale di collaborazione.
(4-05477)


   DEIDDA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 32, paragrafo 1, lettera b), del regolamento (UE) n. 1305/2013 ha previsto la definizione e l'individuazione delle aree, diverse da quelle montane, interessate da effettivi svantaggi naturali, tali da giustificare, attraverso specifici parametri tecnici, la concessione di particolari indennità utili a compensare, in tutto o in parte, i costi aggiuntivi e il mancato guadagno dovuti ai vincoli cui è soggetta la produzione agricola nella zona interessata;

   rispetto alle precedenti delimitazioni — le quali facevano riferimento, prevalentemente, ai parametri altimetrici e alla presenza o meno di rete irrigua consortile — l'analisi da ultimo effettuata ha tenuto conto di numerosi e differenti criteri, tra cui, a titolo esemplificativo, la presenza di determinati criteri biofisici, la densità di bestiame, la produzione standard media del comune per le diverse colture, la presenza di irrigazione;

   la relativa istruttoria, particolarmente lunga e complessa, è stata condotta dal Ministero competente, per mezzo del Crea — ente di ricerca nazionale — nonché concordata, in ogni fase, con i rispettivi uffici della Commissione europea, antecedentemente alla comparsa dell'epidemia in atto; con la presa d'atto della Conferenza Stato-regioni, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha completato l'iter in questione previsto per la nuova delimitazione delle zone soggette a vincoli naturali significativi, e, avuto riguardo alla Sardegna: a) i comuni che potranno accedere alla misure in questione sono passati da 279 a 309; b) per altri 10 comuni, pure precedentemente svantaggiati, è stata estesa la superficie del territorio comunale interessata dalla predetta condizione;

   nonostante il positivo e significativo aumento dei comuni sardi ammessi tra quelli svantaggiati, altri 9 comuni sono stati interessati dalla perdita della condizione di svantaggio: e ciò, prevalentemente, per effetto dell'ampliamento della rete consortile, che ha modificato in maniera rilevante le potenzialità produttive dei territori;

   l'esclusione dei citati comuni — noti per la loro tipica specificità rurale, nonché per il pregio delle produzioni — appare all'interrogante frutto di una distratta, quanto superficiale, valutazione delle condizioni generali delle specificità locali e del territorio regionale sardo, complessivamente considerato;

   l'attuale stato emergenziale determinato dalla diffusione del Covid-19, con il conseguente blocco sia degli spostamenti dei cittadini che delle attività economiche disposto dal Governo, sta determinando ulteriori conseguenze economiche gravissime, anche ai danni dell'intero comparto agricolo, ponendo, di fatto, tutti i comuni in condizione di svantaggio;

   la citata esclusione appare assolutamente ingiusta — anche tenuto conto della citata situazione contingente — e, comunque, gravemente e ulteriormente dannosa per le comunità rurali e agricole escluse;

   l'esclusione in questione determinerà, altresì, condizioni di concorrenza sleale in danno delle aziende agricole sarde aventi sede nei territori esclusi, le quali subiranno un doppio danno, vale a dire: a) la perdita del diritto di accedere ai benefici istituiti per la compensazione degli svantaggi; b) la penalizzazione del 30 per cento nell'accesso agli aiuti relativi agli investimenti –:

   se sia a conoscenza di fatti indicati in premessa e quali iniziative intenda assumere al fine di includere tutti i comuni sardi tra quelli svantaggiati, garantendo, così, l'omogeneo sviluppo economico della regione.
(4-05480)


   VARCHI e FERRO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto denunciato dagli assessori alla pesca delle regioni Calabria e Sicilia, il sistema delle quote per la campagna del tonno rosso penalizza le marinerie locali, consentendo la pesca ad un numero ristretto di operatori, a causa di criteri che andrebbero immediatamente cambiati prima di condannare le imbarcazioni locali di pesca al fallimento;

   dopo la pubblicazione del decreto direttoriale, emanato il 20 aprile 2020 per disciplinare, appunto, la campagna del tonno rosso per l'anno in corso, in una nota a firma congiunta indirizzata al Ministro Bellanova, i due assessori regionali hanno denunciato come il provvedimento «continua ad assegnare le nuove quote disponibili ad imbarcazioni già in possesso di altre quote, impedendo di fatto l'accesso a nuove imprese. L'aumento delle quote tonno per il Mediterraneo, dopo anni di misure restrittive, è stato uno dei più importanti successi della politica degli stock ittici dell'UE, ma il rischio reale è che questo pur importante risultato non sia di beneficio per un'ampia parte delle marinerie italiane»;

   le marinerie locali, in particolare calabrese e siciliana, vantano un'importante tradizione, ma essendo costituite prevalentemente da imbarcazioni di pesca costiera artigianale, non sono state in grado di accedere all'assegnazione delle quote, finendo con l'essere ulteriormente penalizzate da un sistema basato sui parametri delle dotazioni storiche, che avvantaggia chi è già presente nel settore, precludendo, di fatto, la possibilità di nuovi accessi;

   la marineria siciliana, ad esempio, essendo costituita principalmente dal sistema di pesca del palangaro, è stata estromessa da un'assegnazione significativa di quote, a vantaggio del sistema di pesca della circuizione e delle grandi imprese, in un mercato strutturato, di fatto, in ristretto oligopolio;

   questa metodologia di assegnazione delle quote penalizza fortemente, già dall'anno 2000, la pesca siciliana e calabrese;

   è necessario riequilibrare il sistema, invertendo la dannosa tendenza di assegnare l'aumento di quote a poche barche, penalizzando l'intero sistema delle marinerie locali, con risvolti significativi in tema di sviluppo, economia, turismo e valorizzazione delle tradizioni –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare il Governo per procedere ad un'equa ed equilibrata ripartizione delle quote di tonno rosso, così da valorizzare la pesca costiera artigianale, mediante bandi pubblici che favoriscano l'ingresso di nuove imbarcazioni;

   se non ritenga di dover adottare iniziative per incrementare, già nell'immediato, la quota da assegnare sul «sistema della quota indivisa», attraverso modifiche idonee a semplificare le misure di sbarco del prodotto nei porti designati.
(4-05491)

POLITICHE GIOVANILI E SPORT

Interrogazione a risposta immediata:


   ROSSI, LOTTI, PICCOLI NARDELLI, PRESTIPINO, CIAMPI, DI GIORGI, ORFINI, ENRICO BORGHI e FIANO. — Al Ministro per le politiche giovanili e lo sport. — Per sapere – premesso che:

   considerato l'evolversi della situazione epidemiologica in Italia, causata dal carattere particolarmente diffusivo dell'epidemia da Coronavirus (COVID-19), negli ultimi mesi il Governo ha varato diverse misure restrittive;

   l'articolo 1, comma 2, lettera c), del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, ha sospeso già dal 5 marzo 2020 gli eventi e le competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato, sospensione confermata dall'ultimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 aprile 2020 anche nell'avvio della «fase 2», che ha invece, all'articolo 1, comma 1, lettera g), consentito, dalla data del 4 maggio 2020, sessioni di allenamento a porte chiuse degli atleti, professionisti e non professionisti, di discipline sportive individuali;

   la circolare del Ministero dell'interno pubblicata il 2 maggio 2020, sulla base di una lettura sistematica delle varie disposizioni, ritiene sia comunque consentita, anche agli atleti, professionisti e non, di discipline non individuali l'avvio di sessioni di allenamento;

   sono già molte le regioni che hanno disposto l'apertura agli allenamenti individuali anche per tutti gli atleti di squadra. Tra le prime, la regione Emilia-Romagna, seguita anche dal Lazio, dalla Campania e dalla Sardegna;

   necessitano di adeguato chiarimento le modalità e le tempistiche di un'eventuale ripresa degli sport di squadra e la conclusione della stagione in corso dei campionati professionistici di calcio di serie A, B e di Lega Pro, nonché della Lega nazionale dilettanti;

   l'Uefa – si apprende dalle dichiarazioni del presidente Aleksander Ceferin – ribadendo la volontà di portare a termine tutti i campionati, avrebbe emesso le prime direttive in merito alle competizioni europee, stabilendo la data del 3 agosto 2020 quale termine ultimo per disputare le competizioni interrotte –:

   se il Ministro interrogato non intenda attivarsi, per quanto di competenza, al fine di promuovere, nel rispetto del principio dell'autonomia sportiva, un percorso condiviso per affrontare la conclusione della stagione in corso dei campionati professionistici di calcio di serie A, B e di Lega Pro, nonché della Lega nazionale dilettanti, contemperando il valore assoluto della tutela della salute con la regolarità delle richiamate attività sportive e scongiurando ripercussioni negative sul sistema che potrebbero comprometterne la stessa sostenibilità.
(3-01513)

Interrogazione a risposta scritta:


   MORRONE, MURELLI, CAVANDOLI, RAFFAELLI e GOLINELLI. — Al Ministro per le politiche giovanili e lo sport, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'attività fisica a ogni età è indispensabile per mantenere in buona salute le persone: stare bene conviene quindi a tutti gli attori sociali, dallo Stato, alle regioni, al mondo produttivo, ma soprattutto agli stessi individui;

   la Romagna è al primo posto in Italia per chi pratica sport (solo il 13 per cento non fa attività sportiva contro una media italiana del 28 per cento);

   le attività gestite dagli imprenditori del wellness rappresentano il 3,2 del prodotto interno lordo in Romagna rispetto a una incidenza nazionale dell'1,4 per cento;

   il settore del wellness rappresenta un vero motore per l'economia romagnola con quasi 12.500 occupati e con oltre 2400 imprese tra Forlì-Cesena, Rimini e Ravenna;

   ripartire al più presto per le aziende del settore è motivo di sopravvivenza. In caso contrario, ci sarebbe il rischio chiusura per il 77 per cento delle imprese per i costi insostenibili di gestione senza introiti: il 59 per cento delle aziende nel territorio è infatti composto da piccoli imprenditori e solo il 12 per cento appartiene a catene, la restante percentuale è composta da piccoli studi di yoga, pilates e altro;

   le aziende di questo settore vogliono lavorare in sicurezza, garantendola anche ai loro clienti; purtroppo, i gestori di palestre con codice Ateco attivo, quindi aziende non da equiparare al medesimo livello delle società sportive senza fine di lucro, non hanno ricevuto alcuna comunicazione sulla riapertura e sulle sue modalità, contrariamente a tutte le altre aziende italiane, per questo risulta impossibile organizzare il lavoro futuro e la gestione dei dipendenti e della clientela;

   tra le criticità denunciate vi sono le seguenti: la mancata comunicazione di direttive sull'apertura che permetta ai gestori di organizzarsi senza incertezze; gli immobili utilizzati, non essendo in categoria C1, non fanno parte di quelli per i quali è previsto il recupero di imposte e, non essendo nota la data di riapertura, le aziende non hanno la possibilità di contrattare eventuali riduzioni del canone di affitto; non ci sono direttive per le procedure di disinfezione che potrebbero rappresentare un costo insostenibile a fronte del calo di lavoro –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere, con urgenza, per:

   a) scongiurare la chiusura di migliaia di aziende in Romagna e in Italia, considerando gli innegabili e provati benefici dell'attività sportiva a ogni età;

   b) dare, nell'immediato, direttive certe, adeguate e complessive sulla riapertura in sicurezza delle aziende del wellness con codice Ateco attivo;

   c) dare sostegno a queste aziende che coinvolgono migliaia di lavoratori.
(4-05484)

SALUTE

Interrogazioni a risposta orale:


   BALDINI. — Al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   stando a quanto riferito dal Codacons durante l'emergenza epidemiologica, dal monitoraggio dell'andamento del mercato sono state riscontrate importanti variazioni al rialzo dei listini dei beni di consumo, con rincari, per quanto riguarda in particolare i prodotti ortofrutticoli, anche del 233 per cento;

   si sta assistendo ad una impennata del costo dei prodotti segnatamente nei piccoli paesi, dove non vi è concorrenza in ragione dell'assenza di più esercizi commerciali: secondo Adiconsum «sono sparite promozioni e offerte» con la conseguenza di contribuire all'incremento del costo del prodotto in vendita;

   risulta all'interrogante che sono state avviate indagini proprio sui presunti rincari ingiustificati dei generi alimentari correlati al periodo emergenziale, considerando che la fattispecie di reato sarebbe quella di manovre speculative sulle merci;

   malgrado le stesse Associazioni e le autorità segnalino l'esigenza di denunciare i rialzi ingiustificati dei prezzi, ad oggi le pratiche speculative risultano essere una costante non solo in molti piccoli negozi di Paese, ma anche nella grande distribuzione dove sono poche le catene che hanno promosso il blocco dei prezzi dei prodotti per la durata dell'emergenza;

   la degenerazione speculativa in atto, sebbene evidente e conclamata, risulta protrarsi inesorabile in assenza di iniziative delle istituzioni che mirino a prevedere un blocco straordinario dei prezzi soprattutto per i beni di prima necessità e per quelli di utilizzo sanitario, come mascherine e gel disinfettanti, che sono stati i primi a subire l'impennata dei prezzi;

   il paradosso più evidente nella sua drammaticità si colloca nella consapevolezza che la speculazione amplifica il dramma di migliaia di famiglie a rischio povertà in ragione dell'impasse economica determinata dalle misure di contenimento epidemiologico: pertanto, la crescente insostenibilità del costi rappresenta un deterrente all'acquisto di prodotti di qualità maggiore sotto il profilo nutrizionale, per le famiglie meno abbienti, a vantaggio del cosiddetto cibo spazzatura notoriamente dal costo contenuto;

   ad amplificare il paradosso sopra delineato contribuisce il fatto che nelle campagne italiane si assiste ad una vera e propria emergenza dovuta all'assenza di manodopera da impiegare nella raccolta ortofrutticola con la conseguenza che quintali di frutta e verdura rischiano di marcire: in queste settimane la Coldiretti ha sottolineato l'urgenza di introdurre strumenti atti a consentire l'impiego di personale «per non far marcire i raccolti nelle campagne e garantire le forniture alimentari alla popolazione»;

   l'urgenza di intervenire a tutela di prodotti di necessario e inderogabile utilizzo contro le derive speculative del mercato, come le mascherine di protezione respiratoria, è stata evidenziata dal Presidente del Consiglio dei ministri che ha annunciato che, con un'ordinanza del commissario per l'emergenza Domenico Arcuri, sarebbero stati calmierati i prezzi delle mascherine chirurgiche e che sarà eliminata l'Iva dai dispositivi di protezione individuale;

   l'iniziativa del Governo suesposta conferma l'urgenza di una specifica e tempestiva iniziativa tesa a frenare la distorsione dei prezzi di mercato di alcuni prodotti, per i quali appare ormai assolutamente indispensabile porre dei limiti alla degenerazione speculativa, al fine di esorcizzare la compromissione del primario diritto all'accesso facilitato dei consumatori ai prodotti essenziali per una corretta alimentazione –:

   quali iniziative si intendano intraprendere al fine di frenare la speculazione economica sui prezzi dei beni di prima necessità nella prospettiva di salvaguardarne l'agevole accesso da parte dei consumatori, segnatamente quelli meno abbienti;

   quali iniziative si intendano intraprendere al fine di promuovere una corretta alimentazione e un corretto stile di vita tra i cittadini, segnatamente nell'attuale periodo di lockdown, potenzialmente compromessi dall'impossibilità di accedere a prodotti di qualità in ragione dell'esponenziale aumento dei prezzi degli stessi.
(3-01507)


   DARA, LOCATELLI, PANIZZUT, BOLDI, DE MARTINI, FOSCOLO, LAZZARINI, SUTTO, TIRAMANI, ZIELLO, GUSMEROLI, DONINA, MURELLI, VANESSA CATTOI, MAGGIONI, BIANCHI, RIBOLLA, PATELLI, CAPITANIO, ZOFFILI, CAVANDOLI e PATASSINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi giorni, sono stati divulgati i primi aggiornamenti relativi a programmi di sperimentazione terapeutica potenzialmente molto importanti nella lotta contro il Covid-19;

   un primo programma, condotto presso il policlinico San Matteo di Pavia e l'ospedale Carlo Poma di Mantova, ha studiato l'efficacia delle trasfusioni, in pazienti positivi al Covid-19, di plasma iperimmune prelevato da soggetti guariti dal suddetto virus;

   il protocollo prevede somministrazioni di plasma iperimmune con dosi da 300 ml ciascuna effettuate secondo lo schema seguente: prima somministrazione; monitoraggio di laboratorio; seconda somministrazione, in caso di mancata risposta clinica, e così di seguito con un intervallo di 48 ore tra una infusione e l'altra;

   il direttore del reparto di pneumologia e terapia intensiva dell'ospedale Carlo Poma di Mantova ha commentato i risultati del programma in maniera estremamente positiva, riferendo di circa 80 pazienti trattati con successo e sintomi eliminati con estrema rapidità, in un range temporale compreso tra le 2 e le 48 ore; a quanto consta, proprio grazie alla sperimentazione della terapia in esame, negli ospedali di Mantova e Pavia sopra menzionati i decessi per Covid-19 si sarebbero completamente azzerati da oltre un mese a questa parte;

   la stessa terapia, oltre che sicura ed efficace, presenterebbe vantaggi aggiuntivi correlati, tra l'altro, all'economicità delle procedure per l'acquisizione del plasma (in Italia le donazioni sono gratuite, per legge), alla possibilità di accumulare plasma per un'eventuale seconda ondata di contagi e, ancora, alla possibilità di selezionare il plasma stesso per ogni caso specifico, in base ai risultati degli esami integrativi effettuati sul titolo neutralizzante degli anticorpi;

   a questo primo programma estremamente promettente se ne aggiungono degli altri che hanno studiato l'impiego di specialità medicinali di vario genere e categorie, antivirali e non, come quelli condotti sul prodotto Remdesivir, per il quale si richiama l'interrogazione in XII Commissione a prima firma dell'onorevole Sara Foscolo n. 5-03868, e i molti altri pubblicati nella pagina dedicata del sito istituzionale dell'Agenzia italiana del farmaco;

   tra questi, vi è quello relativo all'efficacia dell'Idrossiclorochina per il trattamento domiciliare di pazienti che presentano un quadro clinico lieve di Covid-19 e che si trovano in isolamento domiciliare (studio Hydro-Stop, promosso da Asur-AV5 Ascoli Piceno);

   secondo alcuni virologi ed esperti, che comunque invocano prudenza, il medicinale sembrerebbe riuscire a bloccare la replicazione del virus se utilizzato prima e dopo l'infezione; è evidente l'interesse alla massima trasparenza sui risultati dei ridetti programmi di sperimentazione e all'implementazione più ampia possibile degli stessi per sostenere la ricerca contro il Covid-19 –:

   quali siano i dati in possesso del Ministero della salute, della Commissione tecnico-scientifica dell'Aifa e del Comitato etico dell'Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani in merito all'impiego del plasma iperimmune nella cura dei pazienti positivi al Covid-19;

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare iniziative per ampliare su scala nazionale il programma di sperimentazione che si è tenuto presso gli ospedali di Pavia e Mantova citati in premessa;

   quali siano i programmi di sperimentazione in fase più avanzata, tra quelli rendicontati sul sito istituzionale dell'Agenzia italiana del farmaco, e quali tra questi stiano dando i risultati più promettenti nel trattamento o nella prevenzione dell'infezione causata dal virus Covid-19.
(3-01509)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ROTTA, ZAN, ZARDINI, DE MENECH e PELLICANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   è da circa metà marzo 2020 che spopola in rete un video riguardante l'utilizzo di un farmaco denominato Avigan, prodotto in Giappone e che avrebbe qualità miracolose nel trattamento del virus Covid-19, spingendo lo stesso Ministro della salute ad avviare l'ipotesi di sperimentazione del farmaco, in deroga alle normative esistenti e, nonostante, vi siano state drastiche bocciature che parte del mondo scientifico;

   nello stesso periodo, il presidente della regione Veneto annunciava che avrebbe candidato la regione da lui governata come sede della sperimentazione affermando: «La sanità del Veneto è pronta ad affrontare il protocollo che verrà deciso per testare il farmaco nei pazienti del nostro territorio»;

   il 22 marzo Aifa rilasciava un comunicato nel quale sottolineava che mancavano i dati sulla reale efficacia del farmaco nell'uso clinico e sull'evoluzione della malattia. Ad oggi – spiega l'Aifa – non esistono studi clinici pubblicati relativi all'efficacia e alla sicurezza di Avigan nel trattamento della malattia da Covid-19, ma sono noti unicamente dei dati preliminari in versione pre-proof (cioè non ancora sottoposti alla revisione degli esperti) di un piccolo studio non randomizzato, condotto in pazienti con malattia non grave;

   il giorno successivo, in un altro comunicato di tre righe, l'Aifa ribadiva che vi erano «limitate evidenze di attività del medicinale» e si riservava di valutare un programma di sperimentazione;

   nonostante tale pronunciamento, a sorpresa, la sera stessa arrivava il via libera del Ministro della salute che affermava: «Il direttore generale dell'AIFA, Nicola Magrini, mi ha comunicato che la riunione del Comitato tecnico-scientifico di questa mattina, dopo una prima analisi sui dati disponibili relativi ad Avigan, sta sviluppando un programma di sperimentazione e ricerca per valutare l'impatto del farmaco nelle fasi iniziali della malattia. Nei prossimi giorni i protocolli saranno resi operativi, come già avvenuto per le altre sperimentazioni in corso»;

   a sua volta, però, l'Aifa ribadiva che l'approvazione del trial non sarebbe stata definitiva, in quanto il farmaco non sarebbe stato reperibile né in Europa né negli Stati Uniti;

   successivamente, in data 28 marzo, il presidente della regione Veneto, Zaia annunciava non solo l'avvenuta approvazione delle sperimentazioni di Avigan, ma anche l'avvio della somministrazione domiciliare ai pazienti positivi non gravi;

   nel contempo, però, arrivavano le parole di Chiaki Hasegawa, portavoce della casa farmaceutica Fujifilm: «I test di cui si parla riguardano la versione cinese di questo farmaco e non ci sono ancora sufficienti sperimentazioni su pazienti non giapponesi», a cui si aggiungeva Mario Lavizzari, Corporate Senior Director di Fujifilm Italia, chiarendo ancora meglio la posizione dell'azienda: «Al momento non esistono prove scientifiche cliniche che dimostrino l'efficacia e la sicurezza di Avigan contro COVID-19 nei pazienti. Siamo al corrente della grave situazione che si sta verificando in Italia, tuttavia in questa fase Fujifilm non è in grado di divulgare alcun piano per l'uso di Avigan in altri Paesi»;

   nonostante tali dichiarazioni, il Presidente Zaia il 18 aprile 2020 annunciava che nella successiva settimana a Padova e Verona sarebbe partita la sperimentazione del farmaco giapponese; alla data del 28 aprile 2020 nell'elenco delle sperimentazioni approvate da Aifa, risultante dal sito dell'Agenzia, non compare alcuna autorizzazione alla sperimentazione di Avigan –:

   alla luce dei fatti sopra esposti, quale sia, allo stato attuale, l'iter per la sperimentazione del farmaco in questione e se l'Aifa possa avviare una sperimentazione senza il coinvolgimento dell'Istituto superiore di sanità e in assenza di una norma approvata dal Parlamento, come avvenuto negli unici due precedenti di epoca recente: il caso Stamina e il caso Di Bella.
(5-03918)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il decreto ministeriale n. 274 del 1997, regolamento di attuazione degli articoli 1 e 4 della legge 25 gennaio 1994, n. 82, disciplina le «attività di pulizia, di disinfezione, di disinfestazione, di derattizzazione e di sanificazione». All'articolo 1 per sanificazione devono intendersi quelle attività che riguardano il complesso di procedimenti e operazioni atti a rendere sani determinati ambienti mediante l'attività di pulizia e/o di disinfezione e/o di disinfestazione ovvero mediante il controllo e il miglioramento delle condizioni del microclima per quanto riguarda la temperatura, l'umidità e la ventilazione ovvero per quanto riguarda l'illuminazione e il rumore;

   l'emergenza sanitaria da Covid-19 ha messo in luce, a parere dell'interrogante, la necessità di una normativa ulteriormente specifica in relazione alla sanificazione degli ambienti: ciò anche al fine di consentire alle imprese che lavorano nella sanificazione di redigere i relativi protocolli e ottenere certificazioni puntuali e adeguate;

   allo stato attuale la disciplina più puntuale in materia di sanificazione è quella relativa alla bonifica dell'amianto, il cui procedimento, anche rispetto alla tutela dei lavoratori, potrebbe essere molto simile a quello per la sanificazione imposta a causa del Covid-19 (prevedendo l'uso di presìdi ad hoc, vesti usa e getta e altro, strumenti di nebulizzazione che utilizzino prodotti previsti dalla circolare del Ministero della salute n. 5543 del 22 febbraio 2020) –:

   se, alla luce di quanto esposto, intenda adottare iniziative normative volte a disciplinare le modalità di sanificazione nell'ambito dell'emergenza da Covid-19, nonché di protezione del personale preposto alla sanificazione stessa, sul modello di quanto già avviene a livello normativo per le procedure di bonifica dell'amianto.
(4-05464)


   NOVELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   sin dalle prime settimane di emergenza sanitaria si è sviluppato un dibattito sulla necessità di effettuare tamponi e test sierologici per l'individuazione della positività al Sars-Cov-2;

   il 3 aprile 2020 il Ministero della salute ha emanato una circolare con cui fornisce l'aggiornamento delle indicazioni sui test diagnostici e informazioni sui test molecolari rapidi, intervenendo anche sui test sierologici;

   in data 30 aprile 2020, il Presidente del Consiglio dei ministri ha dichiarato: «A maggio faremo 150 mila test sierologici, su un campione di cittadini selezionato dall'Istat, che ci consentirà di avere un quadro più chiaro sull'impatto del Covid»;

   secondo le indicazioni fornite dalle autorità sanitarie, oltre ai pazienti, la precedenza nell'effettuazione di tamponi e test sierologici è stata data al personale medico e sanitario; i membri delle forze dell'ordine, delle forze armate, dei vigili del fuoco, delle polizie locali e municipali rappresentano una «seconda» linea dello Stato, dopo quella degli operatori sanitari, e come questi devono esser messi in condizione di lavorare nel massimo della sicurezza sanitaria; pur essendo dipendenti dei Ministeri, pare che il compito di verificarne lo stato di salute sia stato demandato alle regioni;

   sarebbe necessario avviare una campagna di tamponi o test sierologici sulle donne e sugli uomini in divisa che operano su strada per garantirne la salute ed evitare il diffondersi del contagio –:

   se il Governo sia intenzionato ad avviare una campagna massiva di tamponi e test sierologici cui sottoporre i membri delle forze dell'ordine, delle forze armate, dei vigili del fuoco e delle polizie locali e municipali;

   quanti test siano stati effettuati per ogni regione sui membri delle forze dell'ordine, delle forze armate, dei vigili del fuoco, delle polizie locali e municipali e quale sia la percentuale dei contagiati sul totale analizzato.
(4-05471)


   LEGNAIOLI, ZOFFILI e POTENTI. — Al Ministro della salute, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   agenzie di stampa riportano la notizia secondo la quale l'aeroporto di Vienna offrirà ai passeggeri in arrivo la possibilità di effettuare un test per il coronavirus, per evitare la quarantena di 14 giorni;

   secondo quanto riportato, i test saranno disponibili nello scalo nella capitale austriaca in pochi giorni e fino ad ora, alle persone che arrivavano in aeroporto era stato richiesto di presentare un certificato sanitario recente che mostrasse un risultato di negatività al Covid-19, o in alternativa di mettersi in quarantena;

   la misura, qualora fosse adottata anche in Italia, consentirebbe ai passeggeri, in particolare per chi viaggia per motivi di lavoro, o ai connazionali che rientrano dall'estero, di evitare una eventuale quarantena e, contestualmente, di garantire un più efficace ed efficiente controllo sanitario –:

   se i Ministri interrogati non intendano valutare la possibilità di adottare iniziative per introdurre, anche presso gli aeroporti italiani, un test sul coronavirus gratuitamente ai passeggeri che arrivano in Italia.
(4-05474)


   PEZZOPANE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nonostante la regione Abruzzo abbia pianificato, da una parte, la decisione di realizzare un ospedale Covid a Pescara dal costo di 11 milioni di euro, dall'altra ha lasciato completamente abbandonati i cittadini e gli operatori sanitari dei territori della Marsica;

   ancora oggi, nel territorio della Marsica i medici di base, punto nodale per la risoluzione positiva di questa epidemia, specialmente nelle aree interne più che in altri territori, sono stati lasciati a se stessi e, nelle unità speciali di continuità assistenziale (Usca) della Marsica, ancora non si raggiunge lo standard di sicurezza e di efficienza definito dai protocolli;

   i sindaci del territorio marsicano hanno sollevato questioni condivisibili, ma rimangono inascoltati e addirittura umiliati nell'affrontare una situazione che dovrebbe vedere il Comitato ristretto dei sindaci attivo e protagonista;

   al di là del nuovo ospedale Covid di Pescara, la rete ospedaliera abruzzese è in forte affanno, specialmente per quanto riguarda le strutture ospedaliere di Avezzano, Pescina e Tagliacozzo dove sarebbe necessario predisporre una efficace rete territoriale di emergenza e prevenzione;

   il territorio Marsicano è dotato di personale di grande qualità, sia medici che operatori sanitari, i quali stanno sostenendo una situazione pericolosa, assumendosi spesso responsabilità che vanno oltre le loro competenze;

   per la regione Abruzzo sono stati stanziati 31 milioni di euro, ma oltre all'ospedale Covid di Pescara non sembra ci sia un piano operativo e nulla sembra essere previsto per gli ospedali di Avezzano, Tagliacozzo e Pescina né ci sono indicazioni per una massiccia campagna di tamponi e test sierologici necessari per affrontare in sicurezza la fase 2, nonostante la giunta regionale abbia collocato la regione Abruzzo a livello 4, alla stregua delle aree più colpite del Nord, e per stipulare convenzioni con le strutture private –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza intenda adottare affinché su tutto il territorio abruzzese e, in particolare, su quello marsicano sia garantito e tutelato il diritto alla salute.
(4-05478)


   FEDERICO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il Paese è alle prese con una pandemia da Covid-19 che ha messo a dura prova tutto il sistema sanitario nazionale, a partire dalla rete dell'emergenza ospedaliera e delle terapie intensive fino ad arrivare anche alla rete del territorio;

   ai sensi dell'articolo 3 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, le regioni e le province autonome, possono stipulare nuovi contratti per l'acquisto di prestazioni sanitarie nel caso emerga l'impossibilità di perseguire, mediante i contratti in essere all'entrata in vigore del decreto, gli obiettivi previsti nei piani adottati dalle regioni stesse, al fine di incrementare la dotazione dei posti letto in terapia intensiva e nelle unità operative di pneumologia e di malattie infettive;

   al fine di stipulare nuovi contratti con strutture accreditate, accreditarne di nuove o indennizzare le requisizioni effettuate ai sensi del comma 6 dell'articolo 3 del decreto-legge n. 18 del 2020 viene autorizzata una spesa complessiva pari a 400 milioni di euro, ripartiti tra le varie regioni secondo la tabella allegata al decreto stesso;

   con l'articolo 32 del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, è consentito alle regioni, anche quelle in piano di rientro, e alle province autonome, di riconoscere, tramite rinegoziazione di accordi e contratti in essere, alle strutture inserite nei piani adottati ai sensi dell'articolo 3, comma 1, lettera b), del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, la remunerazione di una specifica funzione assistenziale per i maggiori costi correlati all'allestimento dei reparti e alla gestione dell'emergenza Covid-19 secondo le disposizioni dei predetti piani e un incremento tariffario per le attività rese a pazienti Covid;

   nella vigenza dell'accordo rinegoziato, gli enti del servizio sanitario nazionale corrispondono agli erogatori privati, a titolo di acconto e salvo conguaglio a seguito di apposita rendicontazione delle attività da parte degli erogatori privati, un corrispettivo, su base mensile, per le prestazioni rese, nel limite del 70 per cento dei dodicesimi corrisposti o comunque dovuti per l'anno 2020;

   con decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, previa intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, sono stabilite le modalità di determinazione della specifica funzione assistenziale e l'incremento tariffario per le attività rese a pazienti Covid, in modo da garantire la compatibilità con le risorse previste per l'attuazione dell'articolo 3, comma 6, del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18 –:

   come si intendano determinare i rapporti con i privati accreditati nella gestione dell'emergenza Covid-19;

   come si intendano definire i rapporti per l'erogazione di prestazioni, ospedaliere o ambulatoriali, per i pazienti non Covid che necessitino di cure urgenti e indifferibili, anche extraregionali;

   come si intendano declinare queste rimodulazioni di contratti e accordi con i privati accreditati nelle varie regioni, in particolare quelle in piano di rientro;

   quali strumenti intenda utilizzare per monitorare, per quanto di competenza, l'appropriatezza dei vari contratti rinegoziati, dalle regioni e le province autonome.
(4-05498)


   PEZZOPANE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di febbraio 2020, in seguito all'epidemia Covid-19, è stato chiuso il reparto di psichiatria dell'Ospedale civile «Giuseppe Mazzini» di Teramo per fare posto a un'unità di terapia intensiva in quel momento fondamentale per fronteggiare l'emergenza;

   a tutt'oggi non è stata trovata nessuna collocazione al reparto di psichiatria, nonostante l'ospedale di Teramo sia un hub provinciale con tre lotti e nonostante le persone, anche a causa del lockdown, abbiano continuato ad ammalarsi e a manifestare sintomi di depressione, schizofrenia, attacchi di panico, ansia e altro; nell'immediato sono stati assegnati 4 posti di ricovero in più all'ospedale di Giulianova, a 25 chilometri da Teramo, andando quindi ad aggravare quel reparto che già doveva gestire 12 posti per un vastissimo territorio, così come anche gli infermieri di Spdc sono stati dislocati in varie unità operative per l'emergenza;

   nonostante la regione Abruzzo si sia impegnata a riaprire probabilmente entro la fine dell'anno il reparto di psichiatria dell'Ospedale civile «Giuseppe Mazzini», è, invece, necessario che ciò avvenga nell'immediatezza, anche in uno spazio temporaneo, allo scopo di garantire all'utenza una risposta immediata ai bisogni della cittadinanza senza dover gravare su altre strutture già molto impegnate e allo stremo;

   lo stesso futuro prossimo che ci aspetta potrebbe essere molto problematico dal punto di vista psichiatrico, visto che dagli stessi dati scientifici ci potrebbe essere un aumento della domanda di richieste di consulenza psichiatrica nei pronti soccorsi e nei reparti ospedalieri e non poter disporre di un reparto psichiatrico stabile all'interno dell'ospedale generale significa non riuscire ad indirizzare in modo ottimale i bisogni della popolazione –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e se non intenda, per quanto di competenza, adottare iniziative, in collaborazione con la regione Abruzzo e la Asl di Teramo affinché si ripristini il reparto di psichiatria presso l'Ospedale civile «Giuseppe Mazzini».
(4-05505)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della salute, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   i cittadini italiani che trasferiscono la propria residenza all'estero, con l'iscrizione all'Aire, perdono il diritto all'assistenza sanitaria italiana;

   questo avviene automaticamente quando ci si iscrive all'Aire e il comune italiano presso cui si era registrati (A.P.R.) comunica alla Asl la nuova residenza estera;

   a seguito della pandemia da Covid-19 sono stati effettuati diversi rimpatri di cittadini italiani residenti all'estero oppure sono stati registrati casi di cittadini italiani residenti all'estero che non hanno fatto ritorno al comune estero di residenza;

   in sede di conversione del decreto-legge «Cura Italia», il Governo ha espresso parere contrario ad alcuni emendamenti che prevedevano la proroga del termine di validità di 90 giorni per l'assistenza in Italia dei cittadini italiani residenti all'estero previsto ai sensi delle disposizioni vigenti; di contro, con le disposizioni previste dall'articolo 103 in tema di proroga dei permessi di soggiorno, è stata prorogata di fatto l'assistenza sanitaria in Italia agli stranieri con permesso di soggiorno; a giudizio dell'interrogante, il decreto «Cura Italia» presenta evidenti profili di irragionevolezza nella misura in cui non prevede l'assistenza sanitaria per i cittadini italiani residenti all'estero nel periodo eccedente i 90 giorni attualmente previsti –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito alla possibilità di garantire la necessaria assistenza sanitaria ai cittadini italiani residenti all'estero che si trovano sul territorio nazionale e che non risultano coperti dalle vigenti previsioni di legge in materia.
(4-05500)


   GIACHETTI. — Al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in una lettera indirizzata ai Ministri interrogati, il dottor Francesco Ceraudo, per 30 anni presidente dell'Associazione nazionale medici penitenziari (Amapi) e direttore dell'Ospedale penitenziario «Giuseppe Furci» di Pisa, riferendosi all'emergenza Covid-19 e alla condizione dei sanitari che lavorano in carcere, ha scritto che essi sono stati mandati sul fronte carcerario senza alcuna protezione individuale, addirittura a mani nude, con conseguenze devastanti. In alcuni istituti penitenziari si è arrivati addirittura al paradosso di non autorizzare per il personale sanitario l'uso dei dispositivi di protezione, perché questo avrebbe potuto turbare psicologicamente i detenuti; a tal proposito, nella lettera si cita il caso del direttore della C.C. di Pisa che – tramite e-mail – avrebbe dato questa disposizione al dirigente sanitario del carcere, il quale l'avrebbe adottata contravvenendo grossolanamente alle direttive emanate in ambito nazionale;

   la disposizione della direzione del carcere di Pisa avrebbe avuto come conseguenza il contagio da Covid-19 di un medico incaricato, dello specialista di odontoiatra e di due infermieri professionali. A questi bisogna aggiungere – secondo il dottor Ceraudo – almeno 15 agenti della polizia penitenziaria;

   d'altra parte, la citata disposizione del carcere di Pisa sembra aver riguardato altri istituti; si cita a tale proposito, la dichiarazione del sindacato Osapp che, in un comunicato del 18 marzo 2020, ha denunciato come le direzioni di alcune case circondariali, come quella di Torino, Pesaro o Verona, non consentivano al personale di indossare durante il servizio a diretto contatto con i detenuti le mascherine, anche se acquistate personalmente, per il motivo che i dispositivi di protezione avrebbero potuto determinare inquietudine e timore nei reclusi;

   con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° aprile 2008, la medicina penitenziaria è transitata nel servizio sanitario nazionale; le direttive tecniche – come si chiarisce nella lettera summenzionata – devono pertanto essere formulate dal Ministero della salute, dall'assessore regionale e dall'Asl competente per territorio, ma questo sembra non essere avvenuto nella gestione della pandemia da coronavirus nelle carceri e – d'altra parte – i sollecitati interventi rivolti al Ministro della salute da parte del dottor Franco Alberti, Coordinatore nazionale della Fimmg – medicina penitenziaria non hanno avuto alcun esito anzi, per ben due volte, sono state disdette le convocazioni richieste; sempre nella succitata lettera si legge che i medici penitenziari e gli infermieri professionali attendono da ormai 14 anni un rinnovo contrattuale al fine di restituire dignità e operatività a un settore importante ed estremamente delicato, al momento attuale gravemente penalizzato senza addirittura il riconoscimento di una legittima indennità di rischio –:

   se corrisponda al vero quanto denunciato dal dottor Ceraudo per il carcere di Pisa riguardo alla mancata autorizzazione per il personale all'uso dei dispositivi di protezione personale;

   se corrisponda al vero quanto denunciato dall'Osapp riguardo al divieto, disposto dai direttori delle case circondariali di Torino, Pesaro e Verona e rivolto a tutto il personale, di indossare le mascherine di protezione;

   se disposizioni analoghe abbiano riguardato altri istituti penitenziari;

   quali siano state le disposizioni volte a gestire l'emergenza del coronavirus nelle carceri, se esse siano state emanate dal Ministero della salute e se vi siano stati casi in cui direttive di tipo sanitario siano state invece disposte dall'amministrazione penitenziaria e/o dai suoi referenti sul territorio;

   se si ritenga di dover adottare le iniziative di competenza per procedere al rinnovo del contratto di lavoro dei medici penitenziari e degli infermieri professionali che prestano la loro opera nelle 198 carceri italiane.
(4-05503)


   CUNIAL. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 23 marzo 2020 il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha annunciato la nascita di uno spazio dedicato ai bambini con genitori ricoverati per coronavirus. «C'è una piccola meravigliosa iniziativa con la cooperativa la Cordata: in via Zumbini accoglieremo bambini e bambine i cui genitori sono in questo momento ricoverati»;

   il 7 aprile il dottor Michael Ryan, direttore esecutivo del programma di emergenza dell'Organizzazione mondiale della sanità, ha affermato che «il coronavirus si sta spostando dalle strade alle case, nelle famiglie. Diventa fondamentale quindi isolare le persone infette». «Idealmente – aggiunge – la quarantena dovrebbe avvenire in un luogo diverso dalla propria abitazione perché se una persona si ammala rischia di infettare l'intera famiglia»;

   il presidente della provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, nelle scorse settimane ha proposto di adibire alcune strutture alberghiere a centri Covid-19 per fronteggiare l'emergenza e chiede al Ministro della salute che lo Stato imponga il trasferimento dei positivi al Covid-19 in luoghi sicuri;

   a giudizio dell'interrogante l'obbligatorietà a effettuare il periodo di quarantena lontano dal proprio nucleo familiare è lesiva dei diritti costituzionali, in special modo in caso di minori;

   l'ipotesi dell'isolamento in una struttura separata deriva da un modello matematico che, proprio per la sua natura di modello, potrebbe non essere aderente alla realtà, date le scarsità di conoscenze a disposizione del virus;

   nel caso della Svezia questi modelli sono risultati del tutto inaffidabili;

   il 25 aprile un'esponente del Partito democratico ha dichiarato, in riferimento alla misura del lockdown per le attività fisiche, che: «Non si esce col righello perché facciamo appello alla ragionevolezza – afferma – abbiamo proibito l'attività fisica non perché sia la situazione più a rischio ma perché volevamo dare il senso di un regime molto stringente»;

   lo studio elaborato dal Comitato tecnico scientifico (Cts) sosterrebbe che: «Riaprire le scuole, al momento, “innescherebbe una nuova e rapida crescita dell'epidemia”. Più precisamente: il ritorno di alunni e studenti tra i banchi “potrebbe portare allo sforamento del numero di posti letto in terapia intensiva attualmente disponibili a livello nazionale”»;

   l'interrogante non ha evidenze scientifiche in merito allo studio pubblicato dal Cts;

   l'elaborato del Cts ha avuto già una critica nel merito da parte della Holding Carisma Spa;

   il 28 aprile 2020 Ranieri Guerra ha dichiarato che si usano denominatori fittizi per l'analisi dei modelli matematici anche a livello internazionale;

   la presidente della Consulta Marta Cartabia, nella relazione conclusiva dei lavori della Corte Costituzionale 2020 relativa al 2019, afferma tra l'altro che: «Nella Carta costituzionale non si rinvengono clausole di sospensione dei diritti fondamentali da attivarsi nei tempi eccezionali, né previsioni che in tempi di crisi consentano alterazioni nell'assetto dei poteri»;

   a parere dell'interrogante gli errori previsionali potrebbero costare molto in termini di lesione di diritti fondamentali e di danno economico, e affidarsi ciecamente ad essi perdendo ogni spirito critico, potrebbe portare a conseguenze non piacevoli;

   a parere dell'interrogante vi sono influenze internazionali che guidano l'operato del Governo, tra cui quelle oggetto dell'interrogazione n. 4/05410;

   in data 3 maggio 2020 è nata l'iniziativa spontanea «Bianco per bambini e ragazzi» con la quale un gruppo di genitori ha deciso di rendere visibile il disagio dei bambini –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se intenda escludere, per quanto di competenza, l'emanazione di qualsiasi atto che preveda un intervento normativo che obblighi le persone, nonché minori, positive al Covid-19 ad effettuare il periodo di quarantena lontano dal nucleo familiare per recarsi in un luogo separato, che diversamente contribuirebbe a instaurare il senso di un regime a parere dell'interrogante più restrittivo di quanto necessario.
(4-05510)


   SERRACCHIANI. — Al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   in data 19 aprile 2020, la regione autonoma Friuli Venezia Giulia ha annunciato la volontà di allestire nel porto di Trieste una nave-ospedale in cui trasferire gli anziani delle case di riposo cittadine positivi al Covid-19. Nella città di Trieste un positivo su tre proviene proprio dalle case di riposo e complessivamente sono 24 le strutture colpite su 94 e 180 operatori contagiati (ulteriori 150 della sanità pubblica). Come confermato dall'assessore regionale alla salute nel consiglio regionale del 29 aprile 2020, sono 320 gli ospiti contagiati (56 deceduti) su 3.821 ospiti;

   la nave Gnv Allegra (Gruppo MSC) attualmente a Napoli, secondo cronoprogramma Asugi, avrebbe dovuto attraccare il 4 maggio 2020, procedere con il trasferimento di una cinquantina di pazienti ed entrare a pieno regime dal 3 giugno 2020 con 166 posti letto, ma sembrerebbe non esservi ancora l'autorizzazione a raggiungere Trieste;

   il costo mensile per allestimento, gestione e affitto della nave ammonterebbe a 1,2 milioni di euro (700.000 euro noleggio; 500.000 euro per gestione sanitaria) che la regione Friuli Venezia Giulia chiede sia sostenuto dal dipartimento nazionale della protezione civile;

   ad aggiudicarsi la gara d'appalto per la gestione dei primi 6 mesi (prorogabili di ulteriori 6) è stata la cooperativa sociosanitaria «Arkesis» – con comunicazione del 28 aprile 2020 come dichiarato a mezzo stampa dal presidente della cooperativa – che già fornisce servizio di trasporto e soccorso all'Asufc. Saranno impiegati circa 140 operatori: una quarantina di infermieri e un centinaio di operatori socio-sanitari (nel numero totale sarebbero compresi anche i fisioterapisti);

   già in data 17 aprile 2020 – prima della notizia dell'arrivo della nave e comunque molto prima della comunicazione di aggiudicazione dell'appalto – la cooperativa Arkesis avrebbe pubblicato sul proprio sito (e sulla pagina Facebook il 20 aprile 2020) l'annuncio di reclutamento urgente di personale infermieristico o personale Oss da impiegare a Trieste per due mesi. Inoltre, da un articolo apparso su un blog locale, sembrerebbe che la menzionata cooperativa socio-sanitaria sarebbe stata oggetto di indagini (tra 2008 e 2011) da parte dei Nas di Treviso su possibili danni erariali nei confronti di 6 aziende sanitarie del Veneto;

   a Trieste la situazione nelle case riposo risulta quanto mai grave e, a parere dell'interrogante, dall'inizio della pandemia si sarebbe dovuto intervenire in modo più appropriato per contenere il dilagare dei contagi, secondo le indicazioni ministeriali risalenti già al 23 marzo 2020, laddove la regione Friuli Venezia Giulia avrebbe ritardato l'applicazione delle misure appropriate di contenimento, sottovalutando la fragilità intrinseca di queste strutture e ignorando gli appelli dei soggetti che le segnalavano e rappresentavano la necessità di effettuare immediati tamponi;

   le navi sono state i principali focolai all'esordio della pandemia da Covid-19 e sorgono dubbi sul fatto che la nave sia l'unica soluzione praticabile per ottenere il risultato della separazione dei contagiati dai sani, a meno che in effetti il ritardo nell'adozione di altre e più tempestive misure non ponga la regione nella condizione di essersi privata di alternative, quali convenzioni con alberghi o ristrutturazione di spazi preesistenti, come avvenuto in altre regioni non bagnate dal mare –:

   se i Ministri abbiano ricevuto dalla regione Friuli Venezia Giulia tutte le informazioni utili ad approfondire e valutare, per quanto di competenza, la congruità tecnica, economica e ovviamente sanitaria del progetto «nave-lazzaretto» e, in caso affermativo, se intendano rendere noti tutti gli aspetti tecnici ed economici forniti, inclusi i soggetti tecnico-scientifici estensori;

   se i Ministri, alla luce degli eventuali approfondimenti già condotti dai propri uffici, ritengano la scelta di allestire una nave per contagiati coerente con il quadro di cautela delineato dal Governo, in particolare con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 9 marzo 2020 che bloccava spostamenti e assembramenti.
(4-05511)

SUD E COESIONE TERRITORIALE

Interrogazione a risposta scritta:


   PAPIRO. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   per affrontare le conseguenze della crisi del coronavirus, la Commissione europea ha proposto, trovando l'ampia condivisione del Parlamento europeo, di rinunciare per il 2020 all'obbligo di chiedere il rimborso dei prefinanziamenti non spesi a titolo di Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), di Fondo sociale europeo (FSE), di Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP) e di Fondo di coesione (FC) fino alla chiusura del programma;

   ne consegue che gli Stati membri per far fronte all'emergenza sanitaria ed economica potrebbero destinare a questo scopo i fondi strutturali 2014-2020 ancora non utilizzati, attraverso la riprogrammazione dei fondi stanziati per la politica di coesione dal Bilancio dell'Unione europea 2014-2020; lo snodo cruciale è che queste risorse sono assegnate prevalentemente alle regioni del Mezzogiorno (logica naturale delle finalità della politica di coesione); di contro si è chiamati ad affrontare una emergenza sanitaria e socio-economica i cui drammatici effetti interessano tutto il territorio nazionale;

   questi fondi destinati a contrastare la sperequazione strutturale, infrastrutturale, economica e sociale, non possono e non devono essere sottratti alle regioni già in sofferenza cronica, dove la sanità è in emergenza costante e giornaliera; i fondi europei destinati al Sud hanno come finalità il superamento del divario, ancora molto grave, che spacca il Paese;

   appare opportuno assicurare che la riprogrammazione dei fondi europei e di coesione, pur contrastando gli effetti economici dovuti alla pandemia, assicuri, al contempo, che le somme destinate alla coesione sociale e territoriale rimangano operanti sui territori cui sono destinate e vincolate alle opere, ovvero che la riprogrammazione dei fondi si aggiunga alle somme previste per contrastare gli effetti economici del COVID-19, per consentire una maggiore efficacia e il conseguimento delle finalità per cui sono state disposte;

   se i timori rappresentati dovessero verificarsi, sarebbero colpiti a livello locale soprattutto i territori della Strategia per le aree interne (Snai), come quelli delle aree interne siciliane, in particolar modo i comuni dell'area nebroidea, che vedrebbero bloccarsi il processo virtuoso di sviluppo e inclusione, obiettivo degli interventi previsti per contrastare la già disagiata situazione in cui sono costretti ad operare quotidianamente;

   appare evidente che la strategia corretta deve prevedere l'addizionalità dei fondi statali stanziati per il rilancio economico di queste aree, a seguito del lockdown dovuto all'emergenza pandemica, che vadano ad aggiungersi a quelli già previsti dalla programmazione dei fondi europei, all'interno di una strategia unica che apporti benefìci strutturali e non occasionali sui territori;

   si ritiene assolutamente indispensabile che i fondi FESR ed FSE territorializzati per le aree interne non siano oggetto di storno per l'emergenza COVID-19, poiché proprio questi fondi, grazie a strategie finalizzate alla crescita ed allo sviluppo di territori marginalizzati, contengono tutti gli antidoti ed i rimedi per superare crisi sanitarie, sociali ed economiche e rappresentano un valore aggiunto per il territorio;

   non si devono prevedere tagli a danno di strategie che hanno obiettivi chiari ed andrebbero ad affrontare problemi atavici, scongiurando negatività penalizzanti per le aree interne; infatti, stornando questi fondi, si penalizzerebbero strategie per la telemedicina e la sanità di prossimità, per il miglioramento degli assi di comunicazione e di penetrazione interna (zone costiere — interno e viceversa), per la didattica a distanza, per la crescita delle start up d'impresa e per l'orientamento al lavoro dei giovani –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per affrontare la complessa situazione descritta in premessa e se, a tal fine, intenda avanzare proposte che prevedano lo stanziamento anche di risorse aggiuntive nazionali come quelle del Fsc (Fondo nazionale per lo sviluppo e la coesione) e che vincolino, con delle clausole di salvaguardia, le regioni nella riprogrammazione dei citati fondi europei.
(4-05470)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza:


   La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   come stabilito dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 26 aprile 2020, dal 1° giugno, è prevista la riapertura di bar, ristoranti, parrucchieri e centri estetici, ma non è ancora chiaro se, in concomitanza, sia prevista anche la riapertura delle spiagge e degli stabilimenti balneari;

   per un'adeguata organizzazione imprenditoriale è indispensabile stabilire e comunicare, con largo anticipo, quanto il Governo abbia stabilito e delineare le linee guida per la riapertura, nonché definire modi e tempi di apertura dei confini regionali e dunque la potenziale movimentazione del flusso turistico verso altre regioni, in particolare da Nord verso Sud;

   occorre conoscere quanto prima, non soltanto una data certa di riapertura e se sarà la medesima in contemporanea per tutte le regioni, ma anche quali dovranno essere le regole da rispettare, da parte dei balneari, per rendere fruibili gli stabilimenti agli avventori, rispettando le norme igieniche e il distanziamento sociale. Questo consentirebbe ai titolari di iniziare i lavori di allestimento propedeutici alla riapertura e di predisporre quanto necessario alla gestione della spiaggia e dei frequentatori;

   si ritiene inoltre indispensabile sollecitare le regioni al fine di prorogare le concessioni demaniali marittime al 2033, anche in considerazione del fatto che in molti comuni non sono ancora state rilasciate;

   preso atto dello stato di emergenza e considerato che queste attività usufruiranno in maniera ridotta del bene di concessione, dovendo anche affrontare spese straordinarie e aggiuntive per l'acquisto di dispositivi di protezione e di quanto necessario all'allestimento delle spiagge nel rispetto delle indicazioni del Governo, si propone l'annullamento del canone demaniale marittimo dovuto per la stagione balneare 2020 –:

   quali iniziative urgenti si intendano adottare a sostegno delle attività legate alla balneazione e se si ritenga di comunicare, nel dettaglio e quanto prima, ciò che il Governo ha inteso prevedere in vista della riapertura delle spiagge e degli stabilimenti balneari.
(2-00767) «Tartaglione».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MULÈ. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il settimanale Panorama, con un articolo intitolato «La misteriosa vendita di Blue Panorama» e pubblicato in data 29 aprile 2020, ha sollevato una serie di dubbi sulla modalità di cessione della società aerea Blue Panorama;

   nell'articolo si sostiene che ad oggi non vi sia alcuna traccia del contratto di cessione che avrebbe dovuto essere stipulato tra la «Newco» della compagnia aerea in amministrazione straordinaria a seguito di un debito di circa 200 milioni di euro e la società acquirente Uvet, che ne ha rilevato la proprietà a seguito di bando pubblico;

   sempre a quanto afferma l'articolo, il contratto di vendita non sarebbe depositato presso un notaio e la società Uvet non avrebbe fornito alcuna risposta alle richieste di chiarimento del giornale;

   stesso atteggiamento di chiusura ad ogni chiarimento avrebbe assunto anche il Ministero dello sviluppo economico, al quale spettava il compito di vigilare sulla cessione tramite bando pubblico –:

   se corrisponda al vero quanto riferito nell'articolo di Panorama di cui in premessa circa la posizione assunta dal Ministero dello sviluppo economico;

   se il Governo intenda fornire chiarimenti sul contratto di cessione di Blue Panorama alla società Uvet.
(5-03889)


   ZANELLA e MULÈ. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in data 30 aprile 2020 il Ministero dello sviluppo economico ha pubblicato un avviso pubblico relativo alla facoltà da parte dei soggetti che detengono una frequenza per la trasmissione radiotelevisiva in ambito locale di rilasciare anticipatamente la propria frequenza, rispetto al calendario stabilito dal decreto ministeriale 19 giugno 2019. Il rilascio anticipato, come previsto dall'articolo 1, comma 1039, della legge n. 205 del 2017, prevede il riconoscimento di un indennizzo;

   il bando stabilisce una tempistica molto ristretta per il rilascio anticipato della frequenza, individuando una finestra temporale che va dal 4 al 30 maggio; allo stesso tempo, però, il bando non specifica quali saranno gli importi degli indennizzi;

   la legge n. 205 del 2017, al comma 1039 dell'articolo 1, ha stanziato per gli indennizzi 230,3 milioni di euro per l'anno 2020 e 73,9 milioni di euro per l'anno 2021; il riparto di tali risorse sarebbe dovuto avvenire ai sensi di un apposito decreto ministeriale che, ad oggi, non è stato ancora adottato;

   la modalità operativa adottata dal Ministero dello sviluppo economico, a giudizio degli interroganti, appare quanto mai singolare, perché si chiede alle emittenti radiotelevisive locali di cedere anticipatamente e «alla cieca» le proprie frequenze, rinviando ad una fase successiva la determinazione degli importi previsti per gli indennizzi;

   con una nota ufficiale del 4 maggio 2020 l'associazione Tv locali di Confindustria ha giustamente denunciato tale situazione che li vede posti in una condizione di debolezza e che è assolutamente ingiustificata da parte del Governo, in particolare in una situazione come quella attuale caratterizzata dall'emergenza Covid-19;

   in passato, quando vi fu la liberazione delle frequenze della banda 790-862 MHz gli indennizzi previsti per il rilascio volontario di frequenze furono individuati, per ciascuna regione e per ciascuna frequenza dal decreto ministeriale 23 gennaio 2012 –:

   se il Governo intenda rivedere le tempistiche previste dal bando del 30 aprile 2020 per il rilascio anticipato delle frequenze, prevedendo, prima del rilascio, l'individuazione degli indennizzi da corrispondere;

   quando intenda adottare il decreto ministeriale di riparto dei fondi di cui alla lettera b) del comma 1039 dell'articolo 1, della legge n. 205 del 2017, individuando i suddetti importi.
(5-03893)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PAPIRO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi mesi, si sono intensificate le truffe via web ai danni di ignari naviganti che, attratti dalla possibilità di ottenere risorse gratuite (film, serie tv, programmi), si ritrovano vittime di un'organizzazione che, in svariati modi, si impadronisce dei dati sensibili e sottrae ai malcapitati denaro, attraverso la richiesta di pagamento per l'attivazione di servizi o abbonamenti online;

   in questo periodo di emergenza, durante il quale i cittadini, rispettando le misure restrittive, sono rimasti nelle loro residenze utilizzando più assiduamente i servizi online, queste truffe hanno avuto terreno fertile;

   sulla rete è possibile trovare diverse denunce da parte di associazioni di consumatori e inchieste giornalistiche; si tratta di truffe ai danni dei consumatori che utilizzano la navigazione da personal computer; nel dettaglio, l'utente si collega ad un sito (in genere «alta definizione») per avviare la procedura finalizzata a visionare un film o una serie tv gratuitamente e viene indotto, attraverso l'inganno, alla registrazione presso un altro sito esterno;

   per accedere ai contenuti, oltre ai classici nome utente e password, viene richiesto, alla pura finalità di controllo, anche il dettaglio della carta di credito; i dati sono utilizzati successivamente, senza consenso, per attivare abbonamenti ad insaputa della vittima, prelevando con cadenza mensile una cifra dal conto bancario;

   un'altra truffa ricorrente, per la quale Microsoft ha dovuto predisporre delle avvertenze per spiegarne l'estraneità, è quella della visualizzazione di messaggi di errore falsi nei siti web visitati; i truffatori inducono a chiamare con l'inganno i numeri di supporto visualizzati, causando addirittura l'apertura del browser a schermo intero e la visualizzazione di messaggi popup che non è possibile chiudere, in pratica il blocco del browser, facendo credere ai malcapitati di correre anche il rischio del furto delle loro password e dei dati della carta di credito;

   con l'espediente di questi falsi messaggi, gli impostori puntano a convincere l'utente a chiamare il numero di telefono del supporto tecnico, poiché spesso si disconosce una cosa importante, ovvero che i messaggi di errore e di avviso di Microsoft non includono mai numeri di telefono;

   una volta entrati in contatto con i truffatori, questi ultimi, facendo credere di svolgere assistenza per windows, per eliminare virus ed altri problemi, accedono al pc degli utenti da remoto, appropriandosi di password ed altro e richiedendo il pagamento di un abbonamento per l'installazione di programmi e antivirus o per il falso supporto tecnico;

   spesso le truffe di questo genere sono collegate tra di loro e queste società, facenti parte di una catena ben organizzata, hanno sede in altri Stati, per cui la polizia postale, sviluppate le indagini, qualora la società sia estera, procede all'archiviazione della denuncia –:

   se il Governo non intenda assumere iniziative di tipo normativo volte a tutelare la privacy dei cittadini e a interrompere le sopra indicate scorrette pratiche adottate dai gestori di servizi on line, obbligandoli a fare chiarezza e valutando l'introduzione di misure che interdicano e vietino questi servizi qualora sia comprovata la loro implicazione, anche indiretta, in questo genere di truffe, applicando lo stesso principio dei siti di scommesse on line non legali;

   sempre al fine di tutelare i diritti di consumatori e utenti, se il Governo non ritenga di assumere iniziative di tipo normativo al fine di comminare sanzioni economiche alle ditte interessate e di risarcire le vittime inconsapevoli delle sopra indicate truffe, tramite l'utilizzo delle risorse derivanti dalle sanzioni comminate alle società coinvolte;

   se non si ritenga opportuno sollevare la problematica a livello quantomeno europeo, promuovendo una collaborazione tra Stati per perseguire tali reati e tutelare la privacy dei cittadini, agevolando e non rendendo vano il lavoro di indagine della polizia di Stato.
(4-05469)


   BITONCI, CAFFARATTO, LEGNAIOLI, EVA LORENZONI e MURELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   tramite l'agenzia per il lavoro Adecco, Poste Italiane nell'anno 2018 ha pubblicato alcune offerte di lavoro per la mansione di autisti che si sarebbero dovuti occupare della guida, del carico e dello scarico del veicolo della consegna e ritiro dei carrelli, delle cassette e dei plichi nei centri di distribuzione e uffici postali, ma anche della vuotatura delle cassette di impostazione;

   Poste italiane possiede una vasta rete di presidio territoriale composta da circa 13.000 uffici postali e 16 centri di meccanizzazione, nei quali lavorano nel complesso circa 130.000 dipendenti;

   The Adecco Group è un'agenzia multinazionale di selezione del personale, con sede a Glattbrugg, nel Canton Zurigo in Svizzera. Il gruppo Adecco coinvolge circa 800.000 associati e 100.000 clienti supportati dai circa 34.000 dipendenti in oltre 5.100 filiali, sparse in oltre 60 Paesi e territori del mondo;

   il contratto di programma 2015-2019 tra il Ministro dello sviluppo economico e Poste Italiane S.p.A. disciplina le modalità di erogazione del servizio postale universale, nonché gli obblighi della società affidataria, i servizi resi agli utenti, i trasferimenti statali, la disciplina concernente l'emissione delle carte valori e le disposizioni in materia di rapporti internazionali;

   con varie comunicazioni a mezzo posta elettronica pervenute nelle ultime settimane, Adecco ha comunicato ad alcuni dipendenti la proroga della lettera di incarico presso l'utilizzatore Poste Italiane fino al 30 giugno 2020, mentre ad altri fino al 30 settembre 2020. Alla richiesta di chiarimenti presentata dai dipendenti, la società, a quanto consta all'interrogante, avrebbe rappresentato che i lavoratori prossimi a maturare i 24 mesi di attività lavorativa presso Poste non avrebbero dovuto aspettarsi ulteriori rinnovi, perché non in linea con gli indirizzi del cliente che in più circostanze ha mantenuto la medesima condotta;

   le comunicazioni inviate da Adecco ai propri dipendenti presuppongono che, anche in questo caso, la strategia di Poste sia quella di servirsi dei dipendenti interinali solo fino alla scadenza del biennio contrattuale ad avviso dell'interrogante sul presupposto che, superato tale limite, alcuni lavoratori potrebbero intraprendere azioni giudiziarie volte alla stabilizzazione presso Poste stessa. In realtà, i dipendenti oggetto di accordo interinale risultano tutti collocati stabilmente presso Adecco con contratti a tempo indeterminato con la conseguenza che una simile eventualità comunque non potrebbe verificarsi. Come disciplinato dall'articolo 24 del «Contratto collettivo nazionale di lavoro del 15 ottobre 2019 per la categoria delle agenzie di somministrazione di lavoro», infatti, i dipendenti sono a disposizione di Adecco che di volta in volta con lettera di assegnazione provvede a inviarli in missione presso un utilizzatore garantendosi addirittura la possibilità di variare l'assegnazione ad altra missione anche prima della scadenza del termine se il cliente non avesse più bisogno della loro attività lavorativa. In siffatta circostanza non esistono, come noto, termini temporali di durata del contratto o numero massimo di rinnovi, come nel caso dei contratti a tempo determinato, né limiti nel numero e nella durata delle missioni presso uno stesso utilizzatore per cui nessun dipendente interinale potrebbe agire giudizialmente contro Poste;

   da quanto appreso dall'interrogante i lavoratori interinali si trovano spesso a svolgere mansioni di responsabilità superiori a quelle previste dal loro contratto e hanno continuato a svolgere con responsabilità il loro servizio anche durante l'emergenza da Covid-19, pur sprovvisti, almeno all'inizio, di dispositivi di protezione individuale consapevoli dell'importanza del servizio svolto per la collettività –:

   se il Governo intenda assumere le iniziative di competenza al riguardo e se non ritenga opportuno interagire con Poste Italiane affinché ponga in essere tutte le iniziative necessarie a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori interinali.
(4-05509)

Apposizione di firme ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Melicchio e altri n. 7-00459, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 aprile 2020, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Iovino, Martinciglio.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Deidda e altri n. 4-05375, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 aprile 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.

  L'interrogazione a risposta scritta Formentini e altri n. 4-05445, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 aprile 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Bubisutti.

  L'interrogazione a risposta scritta Tartaglione e altri n. 4-05448, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 aprile 2020, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Fiorini, Ruffino, Cannatelli, Sarro, Giacometto, Rotondi, D'Attis, Labriola, Vietina, Pittalis.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Bianchi n. 4-05242 del 16 aprile 2020;

   interrogazione a risposta scritta Labriola n. 4-05412 del 29 aprile 2020.