CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 16 gennaio 2018
943.
XVII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (III e IV)
ALLEGATO

ALLEGATO 1

Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali da avviare nell'anno 2018, adottata il 28 dicembre 2017 (Doc. CCL, n. 3).

Relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, deliberata dal Consiglio dei ministri il 28 dicembre 2017 (Doc. CCL-bis, n. 1).

EMENDAMENTI ALLA RELAZIONE ALL'ASSEMBLEA PROPOSTA DAI RELATORI

  Con riferimento alla missione di cui al n. 1 della proposta dei relatori (scheda n. 1), si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a predisporre il ritiro del contingente entro il 30 giugno 2018, dando disposizioni allo Stato Maggiore della Difesa d'impartire al comando militare italiano della missione in oggetto le disposizioni di un rapido e sicuro rientro delle truppe e dei mezzi in Patria.
1.1 Scagliusi, Manlio Di Stefano, Spadoni, Frusone, Basilio, Corda, Di Battista, Rizzo, Tofalo, Grande, Del Grosso.

  Con riferimento alla missione Joint Enterprise di cui alla scheda n. 1, si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a sostenere un incremento della capacità del contingente relativa alla raccolta informazioni finalizzata al contrasto al fenomeno dei foreign fighters della criminalità organizzata.
1.2 Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco.

  Con riferimento alla missione EULEX Kosovo di cui alla scheda n. 2, si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a sostenere un maggiore impegno al contrasto della criminalità finanziaria.
2.1 Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco.

  Con riferimento alla missione EULEX Kosovo di cui alla scheda n. 3, si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a sostenere un maggiore impegno al contrasto della criminalità finanziaria.
3.1 Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco.

  Con riferimento alla missione EULEX Kosovo di cui alla scheda n. 4, si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a sostenere un maggiore impegno al contrasto della criminalità finanziaria.
4.1 Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco.

  Con riferimento alla missione United Nations Mission in Kosovo UNMIK di cui alla scheda n. 5, si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a sostenere un incremento della capacità del contingente relativa alla raccolta informazioni finalizzata al contrasto al fenomeno dei foreign fighters e della criminalità organizzata.
5.1 Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco.

  Con riferimento alla missione EUFOR ALTHEA di cui alla scheda n. 6, si propone di autorizzarla, impegnando il Governo Pag. 7a sostenere un incremento della capacità del contingente relativa alla raccolta informazioni finalizzata al contrasto al fenomeno dei foreign fighters e della criminalità organizzata.
6.1 Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco.

  Con riferimento alla missione bilaterale Forze di polizia in Albania di cui alla scheda n. 7, si propone di autorizzarla, impegnando il Governo ad accelerare i processi di implementazione della cooperazione multilaterale nelle attività relative al training e mentoring nel settore della difesa, dando seguito a eventuali accordi in fase di definizione.
7.1 Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco.

  Con riferimento alla missione United Nations Peacekeeping Force in Cyprus UNFICYP di cui alla scheda n. 8, si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a subordinare il rinnovo per l'anno 2018 della partecipazione italiana a tale missione a una positiva valutazione dell'effettivo raggiungimento degli obbiettivi prefissi dalla missione stessa.
8.1 Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco.

  Con riferimento alla missione Sea Guardian di cui alla scheda n. 9, si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a proporre alla NATO di inserire tra gli obbiettivi della missione il supporto alle attività di soccorso in mare alle competenti autorità nei settori SAR nelle aree marittime in cui insiste la missione.
9.1 Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco.

  Con riferimento alla missione EUNAVFORMED operazione SOPHIA di cui alla scheda n. 10, si propone di autorizzarla, impegnando il Governo ad agire nelle competenti sedi internazionali affinché venga riconfigurata in efficace strumento di contrasto ai flussi migratori illegali diretti dalle coste libiche verso quelle italiane
10.1 Gianluca Pini, Picchi, Caparini, Altieri.

  Con riferimento alla missione di cui al n.10 della proposta dei relatori (scheda n. 10), si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a condizionare il proseguimento della partecipazione alla missione EUNAVFORMED operazione SOPHIA all'indizione e allo svolgimento di una conferenza internazionale di pace che coinvolga tutte le soggettività presenti in Libia con l'obiettivo della creazione di un governo libico effettivamente rappresentativo e che controlli la larga parte del territorio di quella Nazione.
10.2 Corda, Scagliusi, Manlio Di Stefano, Spadoni, Frusone, Basilio, Di Battista, Rizzo, Tofalo, Grande, Del Grosso.

  Con riferimento alla missione Resolute Support Mission di cui alla scheda n. 11, si propone di non autorizzarla.
11.3 Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco.

  Con riferimento alla missione di cui al n.11 della proposta dei relatori (scheda n. 11), si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a predisporre il ritiro del contingente entro il 30 giugno 2018. Lo Stato Maggiore della Difesa dovrà impartire al comando militare italiano della missione in oggetto le disposizioni di un rapido e sicuro rientro delle truppe e dei mezzi in Patria.
11.1 Manlio Di Stefano, Corda, Scagliusi, Spadoni, Frusone, Basilio, Di Battista, Rizzo, Tofalo, Grande, del Grosso.

  Con riferimento alla missione NATO Resolute Support Mission di cui alla scheda n. 11, si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a disporne nel corso dell'anno la progressiva riduzione, con lo scopo di perfezionare il rimpatrio del contingente nazionale entro il 31 dicembre 2018.
11.2 Gianluca Pini, Picchi, Caparini, Altieri.

Pag. 8

  Con riferimento alla missione United Nations Interim Force in Lebanon UNIFIL di cui alla scheda n. 12, si propone di non autorizzarla.
12.1 Gianluca Pini, Picchi, Caparini, Altieri.

  Con riferimento alla missione bilaterale di addestramento delle Forze di sicurezza libanesi di cui alla scheda n. 13, si propone di autorizzarla, impegnando il Governo ad assumere un ruolo sempre più preminente nella ricostruzione delle forze armate libanesi, anche attraverso la facilitazione e la collaborazione con attori del settore della difesa nazionale ed a porre in essere strumenti di verifica dell'efficacia delle attività di training del personale di sicurezza libanese anche attraverso scambi informativi diretti con le forze armate libanesi.
13.1 Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco.

  Con riferimento alla missione Temporary International Presence in Hebron TIPH2 di cui alla scheda n. 14, si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a valutare, in sede di accordi multilaterali in merito alla missione TIPH2, la possibilità di integrare la partecipazione di nuovi paesi richiedenti, mantenendo o aumentando i compiti della missione dì osservazione TIPH, nonché mantenendo in ogni caso il ruolo di seconda nazione contributrice alla missione.
14.1 Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco.

  Con riferimento alla missione bilaterale di addestramento delle Forze di sicurezza palestinesi di cui alla scheda n. 15, si propone di non autorizzarla.
15.1 Gianluca Pini, Picchi, Caparini, Altieri.

  Con riferimento alla missione bilaterale di addestramento delle Forze di sicurezza palestinesi di cui alla scheda n. 15, si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a valutare la possibilità di prevedere, nell'ambito delle missioni in cui è rilevante l'aspetto dell'addestramento delle forze di sicurezza locali, il trasferimento di sistemi di simulazione al tiro, già nelle disponibilità dello Stato, mirati alla sostituzione dell'addestramento reale con armi da fuoco.
15.2 Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco.

  Con riferimento alla missione European Union Police Mission for the Palestinian Territories EUPOL COPPS di cui alla scheda n. 17, si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a valutare la possibilità di avviare corsi, sotto l'egida della missione EUPOL COPPS, o tramite accordi quadrilaterali (IT, IL, PS, US), erogati da forze di polizia ad ordinamento civile, con particolare riferimento ai corsi di protezione avanzati.
17.1 Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco.

  Con riferimento alla missione European Union Police Mission for the Palestinian Territories EUPOL COPPS di cui alla scheda n. 18, si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a valutare la possibilità di avviare corsi, sotto l'egida della missione EUPOL COPPS, o tramite accordi quadrilaterali (IT, IL, PS, US), erogati da forze di polizia ad ordinamento civile, con particolare riferimento ai corsi di protezione avanzati.
18.1 Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco.

  Con riferimento alla missione di cui al n.19 della proposta dei relatori (scheda n. 19), si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a riconvertire l'attuale missione militare in Iraq in missione civile, sia attraverso il ritiro graduale ma progressivo delle truppe italiane dall'Iraq, Pag. 9sia capovolgendo l'attuale rapporto finanziario cooperazione civile-intervento militare a favore del primo.
19.1 Basilio, Corda, Scagliusi, Manlio Di Stefano, Spadoni, Frusone, Di Battista, Rizzo, Tofalo, Grande, del Grosso.

  Con riferimento alla partecipazione alla Coalizione internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh di cui alla scheda n. 19, si propone di autorizzarla, impegnando il Governo ad evidenziare in sede europea il problema umanitario derivante dalla recente liberazione dal Da'esh della città di Mossul e dei altri territori iracheni, facilitando la possibilità di prevedere missioni di esclusivo supporto umanitario, medico e psicologico; a prevedere il conferimento al personale nel servizio di soccorso di migliaia di migranti, di un'onorificenza di soccorso nell'ambito della «Prima Parthica» dopo almeno 60 giorni cumulativi di servizio prestato in missione operativa.
19.2 Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco.

  Con riferimento alla missione United Nations Military Observer Group in India and Pakistan UNMOGIP di cui alla scheda n. 20, si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a subordinare il rinnovo per l'anno 2018 della partecipazione italiana a tale missione a una positiva valutazione dell'effettivo raggiungimento degli obbiettivi prefissi dalla missione stessa.
20.1 Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco.

  Con riferimento alla missione relativa all'impiego su basi bilaterali di personale militare negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrain, in Qatar e a Tampa per le esigenze connesse con le missioni internazionali in Medioriente e Asia di cui alla scheda n. 21, si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a non impiegare il personale e i mezzi impiegati in tale missione in supporto alla missione Resolute Support.
21.1 Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco.

  Con riferimento alla missione United Nations Support Mission il Lybia UNSMIL di cui scheda n. 23, si propone di autorizzarla, impegnando il Governo ad assumere un ruolo sempre più preminente nella ricostruzione delle forze sotto il controllo del GNA, anche attraverso la facilitazione e la collaborazione con attori del settore della difesa nazionale ed a porre in essere strumenti di verifica dell'efficacia delle attività di training del personale di sicurezza libico anche attraverso scambi informativi diretti con le forze armate del GNA.
23.1 Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco.

  Con riferimento alla missione su base bilaterale di assistenza alla Guardia costiera della Marina militare libica di cui alla scheda n. 24, si propone di autorizzarla impegnando il Governo ad ottenere da parte del governo libico la garanzia che le forze e il personale addestrato e le unità navali fornite o manutenute nell'ambito della suddetta missione siano impiegati esclusivamente nel rispetto dei limiti delle acque territoriali come definiti dal diritto internazionale.
24.1 Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco.

  Con riferimento alla missione UE denominata EUTM Somalia di cui alla scheda n. 26, si propone di autorizzarla, impegnando il Governo ad assumere ruolo sempre più preminente nella ricostruzione delle forze armate somale, anche attraverso la facilitazione e la collaborazione con attori del settore della difesa nazionale ed a porre in essere strumenti di verifica dell'efficacia delle attività di training del personale di sicurezza somalo anche attraverso scambi informativi diretti con le forze armate somale; a valutare Pag. 10l'effettivo rispetto dei diritti umani da parte del personale somalo addestrato nell'ambito della suddetta missione.
26.1 Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco.

  Con riferimento alla missione UE denominata EUCAP Somalia (ex EUCAP Nestor) di cui alla scheda n. 27, si propone di autorizzarla, impegnando il Governo ad assumere un ruolo sempre più preminente nella ricostruzione delle forze armate somale, anche attraverso la facilitazione e la collaborazione con attori del settore della difesa nazionale ed a porre in essere strumenti di verifica dell'efficacia delle attività di training del personale di sicurezza somalo anche attraverso scambi informativi diretti con le forze armate somale; a valutare l'effettivo rispetto dei diritti umani da parte del personale somalo addestrato nell'ambito della suddetta missione.
27.1 Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco.

  Con riferimento alla missione bilaterale di addestramento delle forze di polizia somale e gibutiane di cui alla scheda n. 28, si propone di autorizzarla, impegnando il Governo ad assumere un ruolo sempre più preminente nella ricostruzione delle forze armate somale e gibutine, anche attraverso la facilitazione e la collaborazione con attori del settore della difesa nazionale ed a porre in essere strumenti di verifica dell'efficacia delle attività di training del personale di sicurezza somalo e gibutino anche attraverso scambi informativi diretti con le forze armate somale e gibutine.
28.1 Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco.

  Con riferimento alla missione relativa all'impiego di personale militare presso la base nazionale nella Repubblica di Gibuti di cui alla scheda n. 29, si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a valutare a prevedere la definizione si un trattato di cooperazione bilaterale con particolare riferimento al raggiungimento di un accordo SOFA.
29.1 Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco.

  Con riferimento alla missione di cui al n.31 della proposta dei relatori (scheda n. 31), si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a predisporre il ritiro dei contingente entro il 30 giugno 2018 rafforzando al contempo la presenza italiana nella missione MINUSMA.
31.1 Grande, Corda, Scagliusi, Manlio Di Stefano, Spadoni, Frusone, Basilio, Di Battista, Rizzo, Tofalo, Del Grosso.

  Con riferimento alla missione di cui al n.32 della proposta dei relatori (scheda n. 32), si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a predisporre il ritiro del contingente entro il 30 giugno 2018 rafforzando al contempo la presenza italiana nella missione MINUSMA.
32.1 Rizzo, Corda, Scagliusi, Manlio Di Stefano, Spadoni, Basilio, Di Battista, Tofalo, Grande, Frusone, Del Grosso.

  Con riferimento alla missione Multinational Force and Observers in Egitto MFO di cui alla scheda n. 34, si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a subordinare il rinnovo per l'anno 2018 della partecipazione italiana a tale missione a una positiva valutazione dell'effettivo raggiungimento degli obbiettivi prefissi dalla missione stessa.
34.1 Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco.

  Con riferimento alla missione di cui al n.35 della proposta dei relatori (scheda n. 35), si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a condizionare il proseguimento della partecipazione alla missione EUBAM Libia all'indizione e allo svolgimento di una conferenza internazionale di pace che coinvolga tutte le soggettività presenti in Libia con l'obiettivo della creazione di un governo libico effettivamente Pag. 11rappresentativo e che controlli la larga parte del territorio di quella Nazione.
35.1 Tofalo, Frusone, Spadoni, Corda, Scagliusi, Basilio, Di Battista, Rizzo, Grande, Del Grosso, Manlio Di Stefano.

  Con riferimento alla missione relativa all'impiego di un dispositivo aeronavale nazionale per la sorveglianza e la sicurezza dei confini nazionali nell'area del Mediterraneo centrale (operazione Mare Sicuro) di cui alla scheda n. 36, si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a valutare di a specificare tra gli obbiettivi della missione il supporto alle attività di soccorso in mare.
36.1 Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco.

  Con riferimento alla missione Mare Sicuro, di cui alla scheda n. 36, si propone di autorizzarla, impegnando il Governo ad indirizzarne prioritariamente l'azione al perseguimento degli interessi politici, economici e di sicurezza dello Stato nel territorio libico e nelle acque territoriali libiche.
36.2 Gianluca Pini, Picchi, Caparini, Altieri.

  Con riferimento alla Partecipazione italiana al dispositivo NATO a difesa dei confini sud-orientali dell'Alleanza denominato «Active Fence» di cui alla scheda n. 37, si propone di non autorizzarla:
*37.1 Gianluca Pini, Picchi, Caparini, Altieri.

  Con riferimento alla Partecipazione italiana al dispositivo NATO a difesa dei confini sudorientali dell'Alleanza denominato «Active Fence», di cui alla scheda n. 37, si propone di non autorizzarla
*37.2 Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco.

  Con riferimento alla Partecipazione italiana al dispositivo NATO per la sorveglianza dello spazio aereo dell'area sudorientale dell'Alleanza di cui alla scheda n. 38, si propone di non autorizzarla.
38.1 Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco.

  Con riferimento alla Partecipazione italiana al dispositivo NATO per la sorveglianza navale nell'area sud dell'Alleanza di cui alla scheda n. 39, si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a proporre alla NATO di inserire tra gli obbiettivi della missione il supporto alle attività di soccorso in mare alle competenti autorità nei settori SAR nelle aree marittime in cui insiste la missione;
39.1 Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco.

  Con riferimento alla partecipazione italiana al dispositivo NATO in Lettonia di cui alla scheda n. 40. si propone di autorizzarla, impegnando il Governo ad assicurare che le dotazioni delle truppe rischierate in Lettonia siano idonee alla sola autodifesa con armi leggere da offese minori
40.1 Gianluca Pini, Picchi, Caparini, Altieri.

  Con riferimento alle esigenze comuni a più teatri operativi delle Forze armate per l'anno 2018 di cui alla scheda n. 43, si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a effettuare una analisi approfondita dei costi e dei benefici relativi alle assicurazioni al fine di individuare eventuali risparmi.
43.1 Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco.

  Con riferimento alla missione di cui al n.45 della proposta dei relatori (scheda n. 45 ), si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a reperire ulteriori risorse per gli interventi di cooperazione allo sviluppo, almeno pari a quelli stanziati nel 2017, al fine di garantire la sostenibilità dei progetti avviati.
45.1 Spadoni, Tofalo, Frusone, Corda, Scagliusi, Basilio, Di Battista, Rizzo, Grande, Manlio Di Stefano, Del Grosso.

Pag. 12

  Con riferimento agli interventi di sostegno ai processi di pace, stabilizzazione e rafforzamento della sicurezza di cui alla Scheda n. 46, si propone di autorizzarli impegnando il Governo a valutare l'opportunità di incrementare le risorse disponibili di 5 milioni di euro finalizzandole allo scopo di realizzare uno specifico training in materia di «Sicurezza Portuale ed Aeroportuale» alle forze di sicurezza dei paesi in favore dei quali sono effettuate missioni MIADIT o, in subordine, a prevedere specifiche attività addestrative «spot», con la finalità di innalzare l'efficienza dei dispositivi di sicurezza anti-terrorismo e del complesso personale/addestramento/armamento/logistica, creando un efficace apparato che sia decisamente proattivo rispetto ai rischi da attentato terroristico in ambito aeroportuale/portuale da realizzare sfruttando le competenze dell'Arma dei Carabinieri e delle altre Forze Armate e di polizia; a valutare l'avvio di attività di collaborazione relative alla fornitura di strumenti tecnici atti a consentire loro di raggiungere gli standard previsti dalle normative ICAO, che risultano essenziali per consentire le operazioni di aviazione civile commerciale su uno scalo aeroportuale.
46.1 Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco.

  Con riferimento all'erogazione del contributo a sostegno delle Forze di sicurezza afghane, comprese le forze di polizia di cui alla scheda n. 48, si propone di non autorizzarla:
48.1 Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco.

  Con riferimento alla Missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia (scheda n. 1/2018) della proposta dei relatori si propone di autorizzarla, impegnando il Governo a predisporre il ritiro del contingente entro il 30 giugno 2018. Lo Stato Maggiore della Difesa dovrà impartire al comando militare italiano della missione in oggetto le disposizioni di un rapido e sicuro rientro delle truppe e dei mezzi in Patria.
1/2018.1 Frusone, Corda, Scagliusi, Manlio Di Stefano, Spadoni, Basilio, Di Battista, Rizzo, Tofalo, Del Grosso, Grande.

  Con riferimento alla missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger, di cui alla scheda n. 2/2018, si propone di autorizzarla impegnando il Governo ad assumere un ruolo sempre più preminente nell'ammodernamento delle forze armate nigerine, anche attraverso la facilitazione e la collaborazione con attori del settore della difesa nazionale.
2/2018.1 Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco.

  Con riferimento alla missione NATO di supporto in Tunisia per lo sviluppo di capacità interforze delle forze armate tunisine di cui alla scheda n. 3/2018 propongono di autorizzarla impegnando il Governo ad assumere un ruolo sempre più preminente nell'ammodernamento delle forze armate tunisine, anche attraverso la facilitazione e la collaborazione con attori del settore della difesa nazionale.
3/2018.1 Artini, Baldassarre, Bechis, Segoni, Turco.

Pag. 13

ALLEGATO 2

Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali da avviare nell'anno 2018, adottata il 28 dicembre 2017 (Doc. CCL, n. 3).

Relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, deliberata dal Consiglio dei ministri il 28 dicembre 2017 (Doc. CCL-bis, n. 1).

RELAZIONE ALL'ASSEMBLEA APPROVATA

  Le Commissioni III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) della Camera dei deputati,
   discussa la deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata il 28 dicembre 2017, in merito all'andamento delle missioni internazionali e delle iniziative di cooperazione allo sviluppo per il sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione autorizzate per il 2017 e alla loro proroga per il 2018 (Doc. CCL-bis, n. 1), nonché alla partecipazione dell'Italia ad ulteriori missioni internazionali da avviare nel 2018 (Doc. CCL, n. 3), adottata ai sensi degli articoli 2 e 3 della legge 21 luglio 2016, n. 145;
   richiamate le comunicazioni del Governo rese il 15 gennaio 2018 davanti alle Commissioni riunite Affari esteri e difesa della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica in connessione con l'esame della sopra citata deliberazione del Consiglio dei ministri;
   premesso che:
    l'impegno internazionale che l'Italia profonde ricorrendo alla leva delle missioni militari e degli interventi di natura civile negli scenari di crisi costituisce la necessaria risposta a persistenti minacce di carattere transnazionale ed asimmetrico – il terrorismo, la radicalizzazione, l'insicurezza cibernetica, i traffici illeciti – e a fenomeni di instabilità potenzialmente pericolosi per la pace e la sicurezza della regione euromediterranea. Tale impegno si fonda su un approccio onnicomprensivo alle crisi, proprio dell'Unione europea e pienamente condiviso dall'Italia, che correla l'intervento di carattere militare ad iniziative civili tese alla protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali, all'investimento nell'istruzione e nella cultura, alla protezione e attenzione alle donne, ai giovani e alle minoranze;
    l'impianto della legge n. 145 del 2016 rispecchia in profondo questa impostazione. Tale strumento normativo innovativo di riordino e di razionalizzazione ha fin qui assicurato all'interazione tra Governo e Parlamento, finalizzata alla decisione sulle missioni internazionali, un inedito grado di trasparenza e di profondità, permettendo di contemperare il doveroso carattere democratico della dinamica decisionale su una materia tanto delicata anche sul piano dell'impatto finanziario, alla necessaria celerità del relativo processo decisionale, nel superiore interesse alla tutela della pace, nonché Pag. 14della vita e dell'integrità degli uomini e delle donne impegnati sul terreno nei numerosi teatri operativi;
    anche alla luce delle missioni e degli interventi autorizzati e in corso di svolgimento nel 2017, la presidenza italiana del G7, il mandato in Consiglio di Sicurezza dell'ONU e l'impegno per la stabilità del Mediterraneo hanno confermato la vocazione multilaterale della politica estera e di difesa dell'Italia, il convinto sostegno al processo di integrazione europea e al legame transatlantico, l'impegno per la difesa dei diritti umani, nel segno di una cifra identitaria mediterranea che guida l'azione internazionale del nostro Paese;
    l'Italia prosegue, quindi, anche nel 2018 la propria convinta e solida collaborazione in sede UE e NATO e in piena conformità con il diritto internazionale per proiettare stabilità al di là dei propri confini grazie agli strumenti del dialogo politico, dell'assistenza alle istituzioni militari e civili di Stati fragili, rafforzando partenariati e attività di sicurezza cooperativa nel segno della difesa europea e dell'Alleanza Atlantica quali dimensioni complementari nella tutela della pace e della sicurezza internazionale e regionale;
    le missioni da prorogare e le nuove missioni che il Governo intende avviare nel 2018 trovano, peraltro, fondamento nell'attuale quadro politico-militare, che si conferma complesso, in rapida e costante evoluzione, instabile e caratterizzato da un deterioramento complessivo delle condizioni di sicurezza;
    con riferimento alle nuove missioni, esse si concentrano in un'area geografica – l'Africa – che riveste interesse strategico prioritario per la sicurezza dell'Italia, che, oltre a dover gestire i flussi migratori provenienti da tale continente, deve affrontare il rischio che un rallentamento del processo di pacificazione e di consolidamento delle istituzioni politiche della Libia sfoci in un nuovo fattore di minaccia per i propri interessi nazionali e per la sicurezza del bacino del Mar Mediterraneo. Gli interventi previsti in Africa si concentrano su attività utili a incrementare la sicurezza e la stabilità internazionali (costruzione di capacità, capacity building) a favore di Paesi impegnati nella lotta al terrorismo e ai traffici illegali internazionali. A parte questo, viene confermato il contributo nazionale all'attività di polizia aerea (air policing) della NATO sullo spazio aereo europeo dell'Alleanza;
    il Mediterraneo è stato parte essenziale della nostra presidenza del G7 e del mandato in Consiglio di Sicurezza, oltre che della nostra azione nell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e nella NATO, facendo sì che tali organizzazioni perseguissero l'impegno comune nella lotta contro il terrorismo e per una condivisione più equa e responsabile delle conseguenze del fenomeno migratorio, come pure di tutte quelle altre sfide (come tragedie umanitarie e odio settario) che contribuiscono a rendere l'area del Mediterraneo allargato uno degli epicentri del disordine globale;
    il collasso della Libia, i flussi migratori dall'Africa, i massicci arrivi di rifugiati dalla Siria, la diffusione di Daesh dalla Tunisia all'Iraq, sono stati shock di cui pochi, in Europa, hanno immediatamente compreso le dimensioni. Si è nutrita a lungo l'illusione che il destino dell'Europa fosse separato da queste sfide e dal futuro del Mediterraneo;
    nella regione del Sahel molti Paesi continuano ad incontrare difficoltà nel controllo dei rispettivi territori e frontiere e si trovano a far fronte ad una minaccia terroristica che si salda con traffici criminali e disagio sociale ed economico di ampie fasce di popolazione;
    persiste la minaccia di Boko Haram nella regione del lago Ciad, malgrado il maggior coordinamento tra i Paesi impegnati nel suo contrasto. La situazione nel Mali resta precaria, nel nord e nel sud del Paese e nella stessa capitale, oggetto di attentati. L'instabilità del Mali si riverbera anche sui Paesi confinanti; Pag. 15
    nel Corno d'Africa la minaccia di al Shabab rimane sempre molto alta e impedisce un avvio più deciso di una ripresa in Somalia. La situazione in Sud Sudan resta drammatica e preoccupano le tensioni esistenti tra l'Eritrea e i Paesi confinanti, come la diatriba tra Egitto ed Etiopia a causa della diga che quest'ultima sta costruendo sul Nilo. In tale contesto, l'operato delle missioni civili UE in ambito PSDC ha rivestito un ruolo di rilievo;
    il rafforzamento della nostra presenza nelle operazioni attive in tale teatro – EUCAP Niger, EUCAP Mali, EUTM Mali – cui va aggiunto anche il comando della Cellula di Coordinamento Regionale delle tre missioni stesse, testimonia la rilevanza che il nostro Paese attribuisce alla pace e la stabilità in questo quadrante;
    la nuova missione di assistenza e supporto in Libia, che integra le attività della precedente missione denominata operazione Ippocrate, conferma il carattere prioritario dell'impegno dell'Italia per la pace e la stabilità della Libia, Paese in cui i nostri diplomatici, gli uomini e le donne delle Forze armate e delle Forze dell'ordine, in raccordo con le organizzazioni internazionali impegnate sul terreno umanitario, testimoniano la presenza e la specifica vicinanza dell'Italia alle istituzioni e alla popolazione libica, nel quadro istituzionale previsto dall'Accordo di Skhirat e nel sostegno alla leadership libica sul terreno del dialogo politico inclusivo. La riorganizzazione degli impieghi italiani nella nuova missione militare su base bilaterale in Libia ha l'obiettivo di rendere l'azione italiana di assistenza e supporto del Governo nazionale libico più incisiva ed efficace;
    l'ulteriore nuova linea di impegno militare dell'Italia, rivolta al Niger, avviene nel contesto di un complessivo innalzamento di livello delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi, legati tra loro da una solida alleanza di tipo strategico corroborata da un impegno di lungo corso nella regione saheliana e nello stesso Niger attraverso gli strumenti della cooperazione allo sviluppo, anche grazie alle risorse stanziate con il cosiddetto Fondo Africa, nell'obiettivo di promuovere il controllo del territorio ed il contrasto dei traffici illeciti, a partire da quello di esseri umani;
    l'impegno italiano in Libia e Niger è intimamente connesso sul piano strategico alla fondamentale azione a tutela dei diritti umani della popolazione civile, di migranti e di profughi esercitata dalle organizzazioni internazionali presenti, nello specifico l'OIM e l'UNHCR, che l'Italia sostiene convintamente;
    occorre ricordare che da tempo in quell'area operano gruppi terroristici jihadisti (come Al-Quaeda nel Maghreb arabo (AQIM) e Al-Morabitun) che traggono nuovi fondamentali canali di finanziamento, diretto e indiretto, grazie a vari tipi di traffici, tra cui quello di migranti: le missioni in Libia ed in Niger sono, quindi, strategicamente rivolte anche a contrastare l'endemizzazione di questo fenomeno, che sovrappone terrorismo e attività criminale;
    appare opportuno sottolineare anche che la deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 dicembre 2017 contribuisce a valorizzare le linee programmatiche della presidenza di turno dell'Italia per il 2018 dell'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), secondo il motto «Dialogue, Ownership, Responsibility» e nel segno del rilancio dello spirito di Helsinki per la promozione del dialogo con la Russia;
    in tale contesto l'Italia affronta come principale banco di prova la ricerca di una soluzione alla crisi ucraina, che non può che essere basata sulla ricostruzione di condizioni di fiducia tra le Parti, sugli sforzi negoziali nel quadro del Formato Normandia e del Gruppo Trilaterale di Contatto nell'obiettivo della piena attuazione degli Accordi di Minsk. In tale ottica è essenziale garantire la sicurezza degli osservatori e degli operatori umanitari – anche grazie a risorse adeguate, certe e prevedibili – i quali devono essere Pag. 16messi in condizione di svolgere il proprio mandato e le proprie funzioni con il minor rischio possibile;
    anche in tale ottica si colloca l'impegno dell'Italia nel quadro delle missioni NATO finalizzate a rafforzare le condizioni di sicurezza sui versanti orientale e meridionale dell'Alleanza in chiave difensiva, preventiva e in modo coordinato con l'impegno politico-diplomatico, profuso soprattutto in sede UE ed OSCE, per la soluzione delle ulteriori crisi in Transnistria, in Georgia, in Nagorno-Karabakh, in Medioriente e nel Mediterraneo allargato;
    occorre soprattutto ribadire il concetto dell'indivisibilità della sicurezza euromediterranea e della natura globale e non regionale delle questioni che insistono su tale area: buona parte della sicurezza e della prosperità mondiali dipendono dalle dinamiche mediterranee. Da ciò deriva l'esigenza di costruire un nuovo partenariato euro-mediterraneo basato su più dialogo politico, responsabilità condivisa e solidarietà diffusa, su più concrete collaborazioni a livello di sicurezza, per il controllo delle rotte migratorie, anche alla luce del rischio del possibile rientro in Europa dei foreign fighters dall'area siro-irachena, nonché su più investimenti in cultura, per prevenire fanatismo, estremismo violento e terrorismo;
    alla luce di tali riflessioni, è da sottolineare che la deliberazione del 28 dicembre scorso, che in attuazione della legge n. 145 del 2016 realizza l'obiettivo di distinguere tra missioni in corso, da prorogare e da deliberare ex novo, permette di registrare un considerevole progresso sul terreno dello sforzo informativo da parte delle Amministrazioni coinvolte nella stesura delle schede concernenti le missioni, insieme al quadro degli interventi di cooperazione allo sviluppo per il sostegno ai processi di pace e di stabilizzazione. Appaiono innovativi e di particolare interesse i contenuti che emergono sull'andamento delle missioni, corredati da valutazioni sui risultati allo stato conseguiti e da importanti aggiornamenti, anche assai dettagliati, sul terreno delle operazioni svolte o dell'ampliamento in taluni casi delle basi giuridiche, come pure sulle percentuali di coinvolgimento delle donne nei teatri operativi, in adempimento del dettato della legge n. 145 del 2016 e in attuazione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU n. 1325 del 2000 e delle successive risoluzioni, nonché dei piani d'azione nazionale su donne pace e sicurezza;
    con riferimento all'andamento delle missioni in corso nel 2017, si auspica che la Relazione analitica riferita al 2018, da presentare entro il 31 dicembre prossimo, preveda i dati relativi alla presenza delle donne all'interno del personale impiegato in tutte e ciascuna delle missioni internazionali, in attuazione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 1325 del 2000, delle ulteriori risoluzioni dell'ONU in tema di donne, pace e sicurezza, dei piani di azione nazionali sulla medesima materia, nel rispetto di quanto previsto dall'articolo 1, comma 3, della legge n. 145 del 2016 e degli strumenti internazionali per la promozione e la protezione dei diritti umani;
    emerge, infine, l'esigenza che un ulteriore sforzo di approfondimento informativo possa in futuro caratterizzare le schede concernenti gli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, ad oggi aggregati per tipologie e per estese aree geografiche, al fine di consentire, là dove possibile, una trattazione integrata, scenario per scenario, del contestuale impegno di natura militare e di natura civile rivolto alla soluzione o prevenzione delle crisi;
    propongono all'Assemblea di autorizzare la prosecuzione nell'anno 2018 delle missioni internazionali in corso e delle iniziative di cooperazione allo sviluppo per il sostegno ai processi di pace e di stabilizzazione, di cui all'Allegato 1 della Deliberazione Pag. 17del Consiglio dei ministri del 28 dicembre 2017 (Doc. CCL-bis, n. 1), di seguito riportate:
Europa
  NATO Joint Enterprise (scheda n. 1)
  European Union Rule of Law Mission in Kosovo EULEX Kosovo – personale militare (scheda n. 2)
  European Union Rule of Law Mission in Kosovo EULEX Kosovo – personale Polizia di Stato (scheda n. 3)
  European Union Rule of Law Mission in Kosovo EULEX Kosovo – magistrati (scheda n. 4)
  United Nations Mission in Kosovo UNMIK (scheda n. 5)
  EUFOR ALTHEA (scheda n. 6)
  Missione bilaterale di cooperazione in Albania e nei Paesi dell'area balcanica – Forze di polizia (scheda n. 7)
  United Nations Peacekeeping in Cyprus UNFICYP (scheda n. 8)
  Sea Guardian (scheda n. 9)
  EUNAVFORMED operazione SOPHIA (scheda n. 10)

Asia
  NATO Resolute Support Mission (scheda n. 11)
  United Nations Interim Force in Lebanon UNIFIL (scheda n. 12)
  Missione bilaterale di addestramento delle Forze di sicurezza libanesi (scheda n. 13)
  Temporary International Presence in Hebron TIPH2 (scheda n. 14)
  Missione bilaterale di addestramento delle Forze di sicurezza palestinesi (scheda n. 15)
  European Union Border Assistance Mission in Rafah EUBAM Rafah (scheda n. 16)
  European Union Police Mission for the Palestinian Territories EUPOL COPPS – personale della Polizia di Stato (scheda n. 17)
  European Union Police Mission for the Palestinian Territories EUPOL COPPS – magistrati (scheda n. 18)
  Coalizione Internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh (scheda n. 19)
  United Nations Military Observer Group in India and Pakistan UNMOGIP (scheda n. 20)
  Impiego su basi bilaterali di personale militare negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrain, in Qatar e a Tampa per le esigenze connesse con le missioni internazionali in Medio Oriente e Asia (scheda n. 21)

Africa
  United Nations Support Mission in Lybia UNSMIL (scheda n. 23)
  Missione bilaterale di assistenza alla Guardia costiera della Marina militare libica – Corpo guardia di finanza (scheda n. 24)
  EUNAVFOR operazione ATALANTA (scheda n. 25)
  EUTM Somalia (scheda n. 26)
  EUCAP Somalia (ex EUCAP Nestor) (scheda n. 27)
  Missione bilaterale di addestramento delle forze di polizia somale e gibutiane (scheda n. 28)
  Impiego di personale militare presso la base nazionale nella Repubblica di Gibuti per le esigenze connesse con le missioni internazionali nell'area del Corno d'Africa e zone limitrofe (scheda n. 29)
  United Nations Multidimensional Integrated Stabilization Mission in Mali MINUSMA (scheda n. 30)
  EUTM Mali (scheda n. 31)
  EUCAP Sahel Mali (scheda n. 32)
  EUCAP Sahel Niger (scheda n. 33)
  Multinational Force and Observers in Egitto MFO (scheda n. 34)
  European Union Border Assistance Mission in Lybia EUBAM LIBYA (scheda n. 35),

  Potenziamento di dispositivi nazionali e della NATO e ulteriori attività a supporto e protezione delle Forze armate

  Dispositivo aeronavale nazionale per la sorveglianza e la sicurezza dei confini Pag. 18nazionali nell'area del Mediterraneo centrale, denominato Mare sicuro, comprensivo della missione in supporto alla Guardia costiera libica richiesta dal Consiglio presidenziale-Governo di accordo nazionale libico (scheda n. 36)
  Dispositivo NATO a difesa dei confini sud-orientali dell'Alleanza denominato Active Fence (scheda n. 37)
  Dispositivo NATO per la sorveglianza dello spazio aereo dell'area sud-orientale dell'Alleanza (scheda n. 38)
  Dispositivo NATO per la sorveglianza navale nell'area sud dell'Alleanza (scheda n. 39)
  Dispositivo NATO in Lettonia (Enhanced Forward Presence) (scheda n. 40);
  Esigenze comuni a più teatri operativi delle Forze armate per l'anno 2018 (scheda n. 43)
  Supporto info-operativo a protezione delle Forze armate (scheda n. 44);

  Interventi di cooperazione allo sviluppo per il sostegno dei processo di pace e di stabilizzazione e ulteriori iniziative per il rafforzamento della sicurezza:

  Iniziative di cooperazione allo sviluppo e di sminamento umanitario (scheda n. 45)
  Interventi di sostegno ai processi di pace, stabilizzazione e rafforzamento della sicurezza (scheda n. 46)
  Partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per la pace e la sicurezza (scheda n. 47);
  Erogazione del contributo a sostegno delle Forze di sicurezza afghane, comprese le forze di polizia (scheda n. 48)
  Interventi operativi di emergenza e di sicurezza (scheda n. 49).

  e propongono, altresì, all'Assemblea di autorizzare per il 2018 la partecipazione dell'Italia alle seguenti missioni internazionali, di cui all'Allegato 2 della Deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 dicembre 2017 (Doc. CCL, n. 3):

Africa
  Missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia (scheda n. 1/2018)
  Missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger (scheda n. 2/2018)
  Missione NATO di supporto in Tunisia per lo sviluppo di capacità interforze delle Forze armate tunisine (scheda n. 3/2018)
  United Nations Mission for the Referendum in Western Sahara (MINURSO) (scheda n. 4/2018)
  European Union Training Mission Repubblica Centroafricana (EUTM RCA) (scheda n. 5/2018)

  Potenziamento dispositivi NATO

  AIR Policing della NATO per la sorveglianza dello spazio aereo dell'Alleanza (scheda n. 6/2018).

Pag. 19

ALLEGATO 3

Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali da avviare nell'anno 2018, adottata il 28 dicembre 2017 (Doc. CCL, n. 3).

Relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, deliberata dal Consiglio dei ministri il 28 dicembre 2017 (Doc. CCL-bis, n. 1)

PROPOSTA ALTERNATIVA DI RELAZIONE ALL'ASSEMBLEA DEL GRUPPO MOVIMENTO 5 STELLE

  Le Commissioni III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) della Camera dei deputati,
   discussa la deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata il 28 dicembre 2017, in merito all'andamento delle missioni internazionali e delle iniziative di cooperazione allo sviluppo per il sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione autorizzate per il 2017 e alla loro proroga per il 2018 (Doc. CCL-bis, n. 1), nonché alla partecipazione dell'Italia ad ulteriori missioni internazionali da avviare nel 2018 (Doc. CCL, n. 3), adottata ai sensi degli articoli 2 e 3 della legge 21 luglio 2016, n. 145;
   richiamate le comunicazioni del Governo rese il 15 gennaio 2018 davanti alle Commissioni Affari esteri e difesa della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica in connessione con l'esame della sopra citata deliberazione del Consiglio dei ministri;
   premesso che:
    gli atti in titolo risultano trasmessi dal Ministro per i rapporti con il Parlamento in data 28 dicembre 2017. Stante l'assegnazione degli stessi alle competenti commissioni il 29 dicembre 2017, le stesse, ai sensi della normativa vigente, devono esprimere un parere entro 20 giorni, ovvero entro il 18 gennaio 2018;
    pur trattandosi, nel caso dell'autorizzazione alla partecipazione alle missioni internazionali, di una procedura innovativa derivante dall'approvazione della legge quadro sul tema, non può non registrarsi come la stessa procedura autorizzativa rischi di palesarsi, nei confronti delle assemblee parlamentari, come un mero esercizio contabile a consuntivo;
    appare inoltre inopportuno l'avvio di nuove missioni internazionali a Camere sciolte, tanto più se esse riguardano aree geografiche e Paesi non coinvolti in precedenti missioni, mettendo il nuovo Governo e il nuovo Parlamento che usciranno dal voto del 4 marzo 2018 davanti al fatto compiuto;
    in tal senso, anche la proroga delle missioni già in essere avrebbe dovuto tenere in considerazione il passaggio dalla XVIIo alla XVIIIo legislatura, prorogando le stesse non oltre il giugno 2018, consentendo ai nuovi poteri legislativo e esecutivo di scegliere quali missioni confermare e a quali invece porre fine; come riportato nei documenti in esame, il Governo propone, infatti, un dettaglio di spesa – suddiviso Pag. 20per schede di intervento – per azioni che hanno una copertura finanziaria, salvo poche eccezioni, fino al 30 settembre 2018;
    si rileva inoltre che, con il decreto del Presidente della Repubblica di scioglimento delle Camere, quest'ultime non possono ricorrere allo strumento degli atti d'indirizzo aprendo in questo una palese contraddizione tra i regolamenti di Camera e Senato e prassi consolidate da un lato, e le norme della legge del 21 luglio 2016 n.145 dall'altro, che proprio agli atti d'indirizzo affidano l'autorizzazione e la proroga delle missioni internazionali;
    con riferimento agli stanziamenti destinati alle missioni internazionali si segnala la pressoché totale assenza di tentativi, di questo e dei precedenti Governi, di studiare metodi alternativi di risoluzione delle controversie internazionali che risultino più aderenti allo spirito dell'articolo 11 della Costituzione e più sostenibili dal punto di vista finanziario e in termini di risorse umane. Peraltro, dai documenti presentati dal Governo, si rileva una diminuzione sostanziale delle risorse impegnate nella cooperazione internazionale allo sviluppo, strumento che maggiormente tutelerebbe, invece, le necessità di carattere umanitario e di solidarietà delle popolazioni insistenti nei Paesi destabilizzati; le risorse totali che saranno impiegate per il 2018 evidenziano ancor più il divario tra quanto investito per le sole missioni militari e quanto invece destinato agli interventi di cooperazione allo sviluppo, al sostegno dei processi di pace e stabilizzazione, allo sminamento umanitario e ad altro: c’è da registrare, infatti, con rammarico l'incomprensibile taglio delle risorse di cui alle schede 45 (Iniziative di cooperazione allo sviluppo e sminamento umanitario) e 46 (Interventi di sostegno ai processi di pace, stabilizzazione e rafforzamento della sicurezza). Il confronto con la precedente deliberazione mostra, infatti, che, operando una comparazione sul nonimestre, nel 2017 per la scheda 45 furono stanziati 74 milioni complessivi mentre, per il 2018, lo stanziamento è pari a 65 milioni (tuttavia, accogliendo un emendamento del M5S nel 2017, stavolta sono stati separati gli importi in maniera tale da evincere che 62,3 milioni riguarderanno la cooperazione allo sviluppo e 2,7 lo sminamento umanitario); invece, per la scheda 46, furono stanziati 8 milioni mentre per il 2018, 6 milioni;
    in generale, per i soli primi 9 mesi del 2018, sul Fondo missioni sono stati stanziati 995,7 milioni di euro a cui si aggiungono i rimborsi ONU già versati e non ancora riassegnati per euro 17, 7 milioni di euro, per un totale di 1.013 milioni di euro, per sostenere gli impegni relativi a missioni già operative da tempo e i 6 nuovi impegni (quest'ultimi con un costo pari a 83.163.083 di euro, sempre per 9 mesi). Le spese per le missioni proposte su base annua (sia vecchie che nuove), sono invece pari a 1.504 milioni di euro, ovviamente in aumento rispetto al 2017 (1.427 milioni), dovuto alle nuove missioni di cui si chiede l'autorizzazione all'avvio e che si aggiungono a quelle in corso. Ciò significa che occorrerà poi reperire entro il 30 settembre 2018, con un apposito provvedimento normativo, ulteriori 491 milioni di euro, salvo non si decida nel frattempo di ridurre gli oneri per alcune delle missioni in corso;
    nel merito della Relazione in esame, sostanzialmente le missioni cui l'Italia partecipa e contribuisce sono sempre le stesse, più o meno da venti anni; tuttavia, crediamo sia giunto il momento di soffermarci su un paio di quesiti, apparentemente ’oziosi’: quali di queste missioni ci servono realmente e quali sono realmente utili all'Italia e non in realtà più agli alleati ? Nella sostanza stiamo ancora qui a chiederci o cercare di capire che cosa andiamo a fare in determinati territori; stante la longevità di talune missioni, risulta evidente quindi l'impossibilità di determinare la durata effettiva delle stesse e dell'impegno all'estero dei nostri militari. Ciò rende inefficace lo strumento delle missioni militari come modalità di risoluzione dei conflitti e come mezzo di stabilizzazione dei Paesi;Pag. 21
    con riferimento alle nuove missioni, esse si concentrano in un'area geografica quale è l'Africa:
   la missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia consiste nella riconfigurazione in un unico dispositivo delle attività di supporto sanitario e umanitario previste dall'Operazione Ippocrate e di alcuni compiti previsti dalla missione in supporto alla Guardia costiera libica, fino a ora inseriti tra quelli svolti dal dispositivo aeronavale nazionale Mare sicuro, a cui si aggiungono ulteriori attività richieste dal Governo di Accordo nazionale libico. La nuova missione ha l'obiettivo di rendere l'azione di assistenza e supporto in Libia maggiormente incisiva ed efficace, sostenendo le autorità libiche nell'azione di pacificazione e stabilizzazione del Paese e nel rafforzamento delle attività di controllo e contrasto dell'immigrazione illegale, dei traffici illegali e delle minacce alla sicurezza, prevedendo la partecipazione massima di 400 unità, 130 mezzi terresti mentre i mezzi navali e aerei sono presi dalla missione Mare Sicuro con un costo preventivato di 34.982.433 euro per 9 mesi; tuttavia, non si comprende bene che fine farà l'ospedale da campo di Misurata, che era stato alla base della missione sanitaria denominata Ippocrate e se sarà ancora gestito dal personale italiano. La relazione ricorda come già nel maggio 2017, su richiesta del Presidente Al-Serraj al governo italiano, parte del personale impiegato nella missione è stato destinato al supporto per il personale libico impegnato nello sminamento di Sirte e dintorni, predisponendo a Misurata l'attività formativa destinata allo sviluppo delle capacità libiche di sminamento e bonifica di aree civili;
   quanto alla missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger (con area geografica di intervento allargata anche a Mauritania, Nigeria e Benin), essa si focalizza sull'incremento di capacità volte al contrasto del fenomeno dei traffici illegali e delle minacce alla sicurezza, nell'ambito di uno sforzo congiunto europeo e statunitense per la stabilizzazione dell'area e il rafforzamento delle capacità di controllo del territorio da parte delle autorità nigerine e dei Paesi del cosiddetto Sahel, prevedendo un numero massimo di unità di personale pari a 470 unità, comprensive di 2 unità in Mauritania, 130 mezzi terresti e 2 mezzi aerei, con un costo per nove mesi di 30.050.995 euro; tuttavia, tale missione appare come una sorta di ’regalo’ al governo francese, il quale, nel settembre 2017, si era opposto al dispiegamento di un contingente di 100 carabinieri per addestrare le guardie di frontiera libiche con l'obiettivo di ristabilire il controllo con i confini meridionali con Niger, Ciad e Sudan da cui oggi passa il grosso del traffico di esseri umani diretti in Italia. Il governo Macron non gradisce infatti presenza militare di altri Paesi nella regione libica del Fezzan che Parigi considera come zona d'influenza propria. Concentrandosi solo sulla frontiera Libia/Niger si lascerebbero scoperte le frontiere con Ciad e Sudan (rotta di migranti dal Corno d'Africa e dal Medio Oriente). Il fortino francese di Madamà in cui sarà ospitato il contingente italiano è a 100 chilometri a sud del confine e si dubita che possa efficacemente controllare i 340 chilometri di frontiera tra Niger e Libia. I trafficanti di esseri umani non faranno altro che aggirare l'ostacolo deviando più a ovest verso il valico montano di Salvador (250 km dal forte di Madamà). L'OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) rileva che solo il 18 per cento dei migranti che passano il confine tra Niger e Libia è diretto in Europa, larga parte di loro sono lavoratori stagionali impiegati da anni in Libia. Interrompere totalmente questo flusso potrebbe creare fortissime tensioni tra i nostri militari e le popolazioni locali. Sul versante della lotta al terrorismo jihadista, oltre che ai rischi di ritorsione sul suolo italiano sul modello francese, si fa notare che il contrasto militare con questi gruppi può sfociare in vere e proprie battaglie (mettendo in discussione il carattere no combat dichiarato dal Presidente del Consiglio dei Ministri Gentiloni nella conferenza stampa di fine Pag. 22anno) e che in caso di attacco le nostre truppe dipenderebbero per la protezione aerea dai francesi;
   quanto, invece, alla partecipazione di personale militare alla missione Nato in Tunisia per lo sviluppo di capacità interforze armate tunisine, con l'impiego di 60 unità di personale e un costo di circa 5 milioni, non può che destare allarme l'attuale situazione politica e sociale di quel Paese con la repressione delle manifestazioni in corso in opposizione alla decisione del governo di aumentare in modo esponenziale beni di prima necessità;
   quanto alla missione denominata European Union Training Mission nella Repubblica Centrafricana (EUTM RCA), una missione militare di formazione in ambito PSDC volta a contribuire alla riforma del settore della difesa, nell'ambito del processo di riforma del settore della sicurezza in quella regione, vi parteciperemo 3 sole unità di personale per un costo di 324.260 euro per nove mesi; occorre, però, segnalare al riguardo che la Repubblica Centrafricana è tutt'altro che stabilizzata. Proprio recentemente Medici Senza Frontiere ha denunciato incursioni nei propri ospedali e diverse uccisioni tra milizie irregolari e le forze armate centrafricane;
   con riferimento al potenziamento del dispositivo NATO per la sorveglianza dello spazio aereo europeo dell'Alleanza, con l'avvio di questo intervento si prevede una riarticolazione del contributo nazionale, secondo un piano di avvicendamento concordato con gli Alleati sia nelle modalità sia negli spazi di intervento, che dovrebbe consentire la necessaria flessibilità operativa, in particolare per le fasi di pianificazione e di rischieramento degli assetti. È stato autorizzato, a tal fine, l'impiego di 250 unità e 8 mezzi aerei con un costo 12,5 milioni di euro per 9 mesi; il mutato contesto internazionale, stante l'elezione di un nuovo presidente americano che sembra avere posizioni più dialoganti nei confronti della Russia, renderebbe necessaria una verifica sull'opportunità di prosecuzione di queste missioni;
   considerato inoltre che:
    appare impropria la decisione di reiterare la presenza militare italiana in Iraq ignorando deliberatamente la nuova situazione che si è venuta a creare dopo la liberazione di Mosul in conseguenza della cacciata dei sedicente Stato islamico (Daesh); secondo la deliberazione del Consiglio dei Ministri in merito alla partecipazione italiana alle missioni internazionali, approvata dal Parlamento l'8 marzo 2017, il contingente militare, infatti, poteva essere incrementato fino a 1500 uomini. Un simile spiegamento e impegno militare appaiono oggi immotivati e non prevedere una riconversione sostanziale dell'impegno italiano in quella regione rappresenta un inaccettabile errore;
    secondo i dati raccolti nell'edizione «Iraq quattordici anni di missioni italiane» da parte dell'osservatorio Mil eurox sulle spese militari e da «Un Ponte per..» le missioni militari in Iraq sono costate dal 2003 a oggi al contribuente 2,6 miliardi di euro (ai quali dovranno adesso aggiungersi, secondo quanto riportato dalla scheda n.19, per i prossimi 9 mesi, 162.164.899 di euro) a fronte di soli 360 milioni di euro per iniziative di cooperazione e assistenza civile (un rapporto di 1 a 7);
    non è dato sapere se, a rapporti invertiti, ovvero con 2,6 miliardi di euro usati per interventi civili (ospedali, scuole, infrastrutture), l'Iraq sarebbe così devastata come lo è oggi o se si sarebbero risparmiare vite umane e immani sofferenze ad almeno una parte della popolazione civile;
   la battaglia per sconfiggere Daesh e sradicarlo dal sentimento della popolazione irachena comincia adesso e non si tratta di una battaglia militare ma di una battaglia essenzialmente civile È quella che riguarda la costruzione di un Iraq includente, multiconfessionale e multietnico in grado di ritessere relazioni e ponti che la guerra ha inopinatamente distrutto o stracciato. Come risarcimento al popolo iracheno l'Italia, come tutte le potenze che hanno partecipato in questi 26 anni alla Pag. 23guerra contro l'Iraq, ha il dovere di cambiare l'approccio che ha fin qui portato alla catastrofe quel popolo. Per questo si ritiene fondamentale impegnare il governo a riconvertire l'attuale missione militare in Iraq in missione civile, sia attraverso il ritiro graduale ma progressivo delle truppe italiane dall'Iraq, sia capovolgendo l'attuale rapporto finanziario cooperazione civile – intervento militare a favore del primo;
   analogo discorso andrebbe fatto per quanto riguarda la presenza italiana in Afghanistan, dove, dal 2001 al 2016, l'Italia ha speso per la partecipazione all'occupazione di quel Paese oltre 7,5 miliardi di euro di cui soltanto 260 milioni di euro destinati alla cooperazione civile. L'Italia dal 2001 a oggi spende cioè 1,2 milioni di euro al giorno per una guerra che ha finito per rafforzare il dominio territoriale dei Talebani e ha importato in quel paese – come dimostrano gli ultimi tragici attentati a Kabul – il terrorismo di Daesh. L'Italia deve prendere atto del fallimento di questa strategia e fare finalmente qualcosa per contribuire a dare un futuro a quel Paese;
   con riferimento all'Allegato 1 della Deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 dicembre 2017 (Doc. CCL-bis, n. 1), propongono all'Assemblea:
   con riferimento all'Europa:
    1) di autorizzare la missione di cui alla scheda 1 (Joint Enterprise missione NATO) a condizione che si predisponga il ritiro del contingente entro il 30 giugno 2018;
    2) di autorizzare la missione di cui alla scheda 2 (EULEX Kosovo – personale militare missione UE);
    3) di autorizzare la missione di cui alla scheda 3 (EULEX Kosovo – Polizia di Stato missione UE);
    4) di autorizzare la missione di cui alla scheda 4 (EULEX Kosovo – Magistrati missione UE);
    5) di autorizzare la missione di cui alla scheda 5 (United Nations Mission in Kosovo UNMIK – missione ONU);
    6) di autorizzare la missione di cui alla scheda 6 (EUFOR ALTHEA – missione UE);
    7) di autorizzare la missione di cui alla scheda 7 (Missione bilaterale Forze di polizia in Albania);
    8) di non autorizzare la missione di cui alla scheda 8 (United Nations Peacekeeping Force in Cyprus UNFICYP – missione ONU);
    9) di autorizzare la missione di cui alla scheda 9 (Sea Guardian – missione NATO);
    10) di autorizzare la missione di cui alla scheda 10 (EUNAVFORMED SOPHIA – missione UE) impegnando il Governo a condizionare il proseguimento della missione all'indizione e allo svolgimento di una conferenza internazionale di pace che coinvolga tutte le soggettività presenti in Libia con l'obiettivo della creazione di un governo libico effettivamente rappresentativo e che controlli la larga parte del territorio di quella Nazione;
   con riferimento all'Asia:
    11) di autorizzare la missione di cui alla scheda 11 (Resolute Support Mission – missione NATO) a condizione che si predisponga il ritiro del contingente entro il 30 giugno 2018;
    12) di autorizzare la missione di cui alla scheda 12 (United Nations Interim Force in Lebanon UNIFIL – missione ONU;
    13) di autorizzare la missione di cui alla scheda 13 (Missione bilaterale di addestramento delle Forze di sicurezza libanesi);
    14) di autorizzare la missione di cui alla scheda 14 (Temporary International Presence in Hebron TIPH2 – missione multilaterale);Pag. 24
    15) di autorizzare la missione di cui alla scheda 15 (Missione bilaterale di addestramento delle Forze di sicurezza palestinesi);
    16) di autorizzare la missione di cui alla scheda 16 (European Union Border Assistence Mission in Rafah EUBAM Rafah – missione UE);
    17) di autorizzare la missione di cui alla scheda 17 (European Union Police Mission for the Palestinian Territories EUPOL COPPS (personale della Polizia di Stato) – missione UE);
    18) di autorizzare la missione di cui alla scheda 18 (European Union Police Mission for the Palestinian Territories EUPOL COPPS (magistrati) – missione UE);
    19) di autorizzare la missione di cui alla scheda 19 (Partecipazione alla Coalizione internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh) impegnando il Governo a riconvertire l'attuale missione militare in Iraq in missione civile, sia attraverso il ritiro graduale ma progressivo delle truppe italiane dall'Iraq, sia capovolgendo l'attuale rapporto finanziario cooperazione civile – intervento militare a favore del primo;
    20) di autorizzare la missione di cui alla scheda 20 (United Nations Military Observer Group in India and Pakistan UNMOGIP – missione ONU);
    21) di non autorizzare la missione di cui alla scheda 21 (Impiego su basi bilaterali di personale militare negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrain, in Qatar e a Tampa per le esigenze connesse con le missioni internazionali in Medioriente e Asia);
   con riferimento all'Africa:
    23) di non autorizzare la missione di cui alla scheda 23 (United Nations Support Mission il Lybia UNSMIL – missione ONU;
    24) di autorizzare la missione di cui alla scheda 24 (Missione su base bilaterale di assistenza alla Guardia costiera della Marina militare libica) impegnando il Governo a condizionare il proseguimento della missione all'indizione e allo svolgimento di una conferenza internazionale di pace che coinvolga tutte le soggettività presenti in Libia con l'obiettivo della creazione di un governo libico effettivamente rappresentativo e che controlli la larga parte del territorio di quella Nazione;
    25) di non autorizzare la missione di cui alla scheda 25 (Missione UE antipirateria denominata ATALANTA – missione UE);
    26) di non autorizzare la missione di cui alla scheda 26 (Missione UE denominata EUTM Somalia – missione UE);
    27) di non autorizzare la missione di cui alla scheda 27 (Missione UE denominata EUCAP Somalia (ex EUCAP Nestor) – missione UE);
    28) di non autorizzare la missione di cui alla scheda 28 (Missione bilaterale di addestramento delle forze di polizia somale e gibutiane);
    29) di non autorizzare la missione di cui alla scheda 29 (Impiego di personale militare presso la base nazionale nella Repubblica di Gibuti);
    30) di autorizzare la missione di cui alla scheda 30 (Missione UN denominata United Nations Multidimensional Integrated Stabilization Mission in Mali MINUSMA – missione ONU);
    31) di autorizzare la missione di cui alla scheda 31 (Missione UE denominata EUTM Mali – missione UE) a condizione che si predisponga il ritiro del contingente entro il 30 giugno 2018 rafforzando al contempo la presenza italiana nella missione MINUSMA.
    32) di autorizzare la missione di cui alla scheda 32 (Missione UE denominata EUCAP Sahel Mali – missione UE) a condizione che si predisponga il ritiro del contingente entro il 30 giugno 2018 rafforzando al contempo la presenza italiana nella missione MINUSMA;Pag. 25
    33) di non autorizzare la missione di cui alla scheda 31 (Missione UE denominata EUCAP Sahel Niger – missione UE);
    34) di autorizzare la missione di cui alla scheda 34 (Multinational Force and Observers in Egitto MFO);
    35) di autorizzare la missione di cui alla scheda 35 (Missione UE denominata EUBAM LIBYA) impegnando il Governo a condizionare il proseguimento della missione all'indizione e allo svolgimento di una conferenza internazionale di pace che coinvolga tutte le soggettività presenti in Libia con l'obiettivo della creazione di un governo libico effettivamente rappresentativo e che controlli la larga parte del territorio di quella Nazione;
    36) di non autorizzare la missione di cui alla scheda 36 (Impiego di un dispositivo aeronavale nazionale per la sorveglianza e la sicurezza dei confini nazionali nell'area del Mediterraneo centrale (operazione Mare Sicuro);
   con riferimento ai Dispositivi NATO:
    37) di non autorizzare la missione di cui alla scheda 37 (Partecipazione al dispositivo NATO a difesa dei confini sud-orientali dell'Alleanza denominato «Active Fence»);
    38) di non autorizzare la missione di cui alla scheda 38 (Partecipazione al dispositivo NATO per la sorveglianza dello spazio aereo dell'area sud-orientale dell'Alleanza);
    39) di non autorizzare la missione di cui alla scheda 39 (Partecipazione al dispositivo NATO per la sorveglianza navale nell'area sud dell'Alleanza);
    40) di non autorizzare la missione di cui alla scheda 40 (Partecipazione al dispositivo NATO in Lettonia Enhanced Forward Presence);
    41) di non autorizzare la missione di cui alla scheda 41 (Partecipazione al dispositivo NATO Air Policing in Bulgaria);
    42) di non autorizzare la missione di cui alla scheda 42 (Partecipazione al dispositivo NATO Interim Air Policing in Islanda);
   quanto alle seguenti attività:
    43) di autorizzare le esigenze comuni a più teatri operativi delle Forze armate per l'anno 2017 di cui alla scheda n. 43;
    44) di autorizzare il supporto info-operativo a protezione delle Forze armate di cui alla scheda n. 44;
    45) di autorizzare le iniziative di cooperazione allo sviluppo e di sminamento umanitario di cui alla scheda n. 45;
    46) di autorizzare gli interventi di sostegno ai processi di pace, stabilizzazione e rafforzamento della sicurezza di cui alla scheda n. 46;
    47) di autorizzare la partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per la pace e la sicurezza di cui alla scheda n. 47;
    48) di non autorizzare l'erogazione del contributo a sostegno delle Forze di sicurezza afghane, comprese le forze di polizia di cui alla scheda n. 48;
    49) di autorizzare gli interventi operativi di emergenza e di sicurezza di cui alla scheda n. 49.
   e propongono altresì all'Assemblea, con riferimento all'Allegato 2 della Deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 dicembre 2017 (Doc. CCL, n. 3):
    quanto alla Missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia (scheda n. 1/2018) si propone di autorizzarla, impegnando il Governo:
   «a predisporre il ritiro del contingente entro il 30 giugno 2018. Lo Stato Maggiore della Difesa dovrà impartire al comando militare italiano della missione in oggetto le disposizioni di un rapido e sicuro rientro delle truppe e dei mezzi in Patria»;Pag. 26
    quanto alla Missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger (scheda n. 2/2018) di non autorizzarla;
    quanto alla Missione NATO di supporto in Tunisia per lo sviluppo di capacità interforze delle Forze armate tunisine (scheda n. 3/2018) di non autorizzarla;
    quanto alla Missione United Nations Mission for the Referendum in Western Sahara (MINURSO) (scheda n. 4/2018) di autorizzarla;
    quanto alla Missione European Union Training Mission Repubblica Centroafricana (EUTM RCA) (scheda n. 5/2018) di non autorizzarla;
    quanto al Dispositivo Nato AIR Policing della NATO per la sorveglianza dello spazio aereo dell'Alleanza (scheda n. 6/2018) di non autorizzarla.

Pag. 27

ALLEGATO 4

Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali da avviare nell'anno 2018, adottata il 28 dicembre 2017 (Doc. CCL, n. 3).
Relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, deliberata dal Consiglio dei ministri il 28 dicembre 2017 (Doc. CCL-bis, n. 1).

PROPOSTA ALTERNATIVA DI RELAZIONE ALL'ASSEMBLEA DEL GRUPPO SINISTRA ITALIANA-SINISTRA ECOLOGIA E LIBERTÀ-POSSIBILE-LIBERI E UGUALI (SI-SEL-POS-LU)

  Le Commissioni III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) della Camera dei deputati,
   discussa la Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali da avviare nel 2018, adottata il 14 gennaio 2017 (Doc. CCL, n. 3) e la Relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, deliberata dal Consiglio dei ministri il 2018 dicembre 2017 (Doc. CCL-bis, N. 1);
   richiamate le comunicazioni del Governo sulla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali, di cui alle citate Deliberazioni, svolte il 15 gennaio 2018 davanti alle Commissioni riunite affari esteri e difesa della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica;
   premesso che:
    con l'entrata in vigore della legge 21 luglio 2016, n. 145, recante disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali, l'Italia si è dotata di uno strumento normativo che ha innovato il procedimento di deliberazione delle missioni internazionali, pur restando nelle funzioni del Parlamento il fondamentale potere di «autorizzare» nuove missioni internazionali o la loro proroga (articolo 2, comma 2);
    la legge ha trasferito al Governo, nella fase di programmazione e istruttoria, la scelta delle missioni internazionali da avviare o da prorogare, ma la fase decisionale è rimasta nella disponibilità esclusiva delle Camere che possono negare l'autorizzazione o definire gli impegni in senso difforme da quanto programmato dal Governo (articolo 2, comma 2);
    allo stesso modo, il nuovo strumento legislativo ha previsto che il Ministero dell'economia e delle finanze possa disporre l'anticipazione alle Amministrazioni interessate di una somma non superiore al 75 per cento delle somme necessarie «per assicurare l'avvio delle missioni», entro dieci giorni dalla data di presentazione alle Camere delle deliberazioni e delle relazioni annuali (Art. 2, comma 4-bis). Tale previsione, tuttavia, è da interpretarsi come misura che consente di svolgere previamente l'attività burocratica e amministrativa degli apparati dello Stato in funzione di una velocizzazione delle procedure connesse all'impegno all'estero dell'Italia, fermo restando che l'effettivo impegno di spesa da parte delle Amministrazioni interessate e l'avvio delle Pag. 28relative missioni può essere disposto solo e esclusivamente dopo l'autorizzazione delle missioni da parte del Parlamento, nel rispetto dell'articolo 2, comma 2;
   con riferimento alla circostanza che le Camere siano sciolte:
    il ruolo decisorio che la normativa vigente attribuisce alle Camere in materia di missioni internazionali si configura come di indirizzo politico pieno e non meramente di indirizzo o consultivo;
    il 28 dicembre 2017 il Presidente della Repubblica ha firmato il decreto di scioglimento delle Camere, che dunque operano attualmente in regime di prorogatio. Pur in assenza di indicazioni costituzionali esaustive circa i poteri attribuibili al Parlamento in tale frangente, appare chiaro come essi siano di natura circoscritta, essendo la funzione di indirizzo politico rimandata al corpo elettorale proprio in virtù dello scioglimento delle Camere;
    il corpo elettorale, attraverso le elezioni politiche, sceglierà i programmi proposti dalle forze politiche e, pertanto, il Governo e il Parlamento non possono più svolgere una funzione di piena iniziativa politica;
    a riprova di quanto sostenuto vi è la chiara indicazione di cui all'articolo 77 della Costituzione, che specifica un obbligo di convocazione per il Parlamento, in casi straordinari di necessità e urgenza, qualora il Governo adotti «provvedimenti provvisori con forza di legge», i decreti-legge. Una specificazione che sarebbe stata pleonastica qualora la Costituzione avesse inteso attribuire alle Camere in regime di prorogatio una plenitudo potestatis, ossia una pienezza di poteri;
    la Corte Costituzionale, nella sentenza 26 febbraio 2010, n. 68, esprimendosi circa i poteri in regime di prorogatio dei Consigli e delle Giunte regionali, ha chiarito come essa «non può che essere interpretata come facoltizzante il solo esercizio delle attribuzioni relative ad atti necessari e urgenti, dovuti o costituzionalmente indifferibili, e non già certo come espressiva di una generica proroga di tutti i poteri regionali» dato che «l'esistenza di questi limiti è, infatti, immantinente all'istituto della stessa prorogatio a livello nazionale»;
    nella seduta del 9 gennaio 2018 il Presidente del Senato, tra l'altro, ha chiarito come, secondo la prassi parlamentare, per effetto del decreto di scioglimento delle Camere l'attività legislativa dell'Assemblea e delle Commissioni sia limitata all'esame di atti dovuti, quali i disegni di legge di conversione di decreti-legge e gli atti urgenti connessi ad adempimenti internazionali e comunitari;
    né nel caso delle proroghe proposte, né in quello delle nuove missioni deliberate si rintracciano ragioni di urgenza, che il Governo ha del tutto omesso, così come manca alle deliberazioni la natura di atto dovuto. Fossero ricorse ragioni di urgenza, il Governo avrebbe peraltro potuto ricorrere alla decretazione d'urgenza, regolata dalla Costituzione;
    pur fissando la legge n. 146 del 2016 un termine annuale per la presentazione da parte del Governo di una relazione analitica sulle missioni in corso «anche ai fini della loro prosecuzione per l'anno successivo, ivi inclusa la proroga della loro durata», manca una previsione specifica che disciplini il caso delle deliberazioni assunte dopo lo scioglimento delle Camere. In particolare, la scadenza di molte missione al 31 dicembre 2017 era fissata fin dall'avvio delle stesse, ragione per la quale il Governo avrebbe potuto e dovuto deliberare in merito ben prima del 28 dicembre, data di scioglimento delle Camere;
   con riferimento alle nuove missioni internazionali deliberate:
    le nuove missioni e la gran parte di quelle prorogate è previsto che scadano il 30 settembre 2018 in quanto le risorse disponibili sull'apposito Fondo non sono sufficienti per la copertura finanziaria annuale delle stesse; Pag. 29
    come evidenziato dalla Relazione del Ministero dell'economia e delle finanze, le spese per le missioni proposte su base annua, pari a 1504 milioni di euro, risultano in aumento rispetto ai 1427 milioni di euro del 2017. In particolare, tale incremento è dovuto alle nuove missioni in Niger, in Tunisia e in Albania, che richiederanno un ammontare su base annua di circa 125 milioni di euro. Conseguentemente, fino a fine 2018 dovranno essere reperiti ulteriori 491 milioni di euro per integrare le risorse del Fondo Missioni, ma il Governo non spiega dove e come queste risorse saranno reperite, lasciando una grave eredità al nuovo Parlamento che dovrà stanziarli con un apposito provvedimento legislativo;
    le spese per missioni che nel 2017 erano già aumentate del 17 per cento rispetto al 2016, cresceranno di un ulteriore 4 per cento nel 2018. Di tutte le risorse per missioni, gli stanziamenti destinati alle iniziative di cooperazione allo sviluppo e al sostegno ai processi di pace e stabilizzazione ammontano solo a poco più del 10 per cento. Il restante 90 per cento è speso per interventi di tipo militare;
    le nuove missioni mostrano lo spostamento dell'interesse geo-strategico dell'Italia dal medio-oriente all'Africa, ma non sembrano mirare alla sicurezza né alla tutela delle persone che migrano, lasciando trasparire una prospettiva neocoloniale ispirata da interessi economici, che avrà delle conseguenze e ricadute che non possiamo immaginare;
    le nuove missioni consolidano, come già accaduto sul fronte libico, un pericoloso legame tra l'intervento militare e l'azione di contrasto delle migrazioni nella loro dimensione esterna. Sembra emergere un pericoloso trasferimento del finanziamento dei progetti di esternalizzazioni dal Ministero degli Interni a quello degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale fino al recente coinvolgimento di quello della Difesa in chiara chiave repressiva e di controllo degli arrivi già dai paesi di transito. Il Ministro Alfano in Commissione, smentendo precedenti dichiarazioni del Governo, ha detto chiaramente che il Fondo per l'Africa è destinato a interventi securitari e non ad interventi di cooperazione in senso stretto;
    con riferimento alla Missione in Libia (scheda 1-2018) il Governo si è detto non in grado di fornire informazioni rispetto ai nuovi compiti, che verranno definiti nel futuro. Da quanto emerge (scheda 1-2018), anche le attività in Libia si focalizzano nel «rafforzamento delle attività di controllo e contrasto dell'immigrazione illegale» nell'obbiettivo di potenziare la Guardia Costiera Libica affinché proceda ad operazione di intercettazione che riportino i migranti in quello che è stato definito un «inferno» da molti osservatori istituzionali e internazionali. Finanziare e supportare il sistema d'intercettazione e di controllo della Guardia Costiera Libica rende il nostro Governo compartecipe delle sistematiche violazioni dei diritti, violenze e torture subite dai migranti nei centri di detenzione in cui vengono portati una volta a terra. Risulta altrettanto pericolosa la formazione di personale della Guardia Costiera Libica che, come emerso nel rapporto del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, vede un alto rischio di infiltrazione e di legami con milizie che gestiscono le partenze. Il Governo Italiano è passato dal finanziare, con il suo budget destinato alle forze militari, operazioni di salvataggio nel Mediterraneo, come era Mare Nostrum, ad attività di contrasto e di indiretto respingimento verso la Libia, come emerge dalla nuova missione proposta;
    del resto si ha prova dell'inefficacia anche della Missione UE in corso denominata EUBAM LIBYA (missione UE – scheda 35) – che di fatto ha sede a Tunisi – , il cui primo obbiettivo è quello del pattugliamento delle frontiere terrestri libiche;
    in un'ottica di stabilizzazione della Libia, l'intervento italiano rischia seriamente di compromettere il già difficile Pag. 30percorso verso il consolidamento delle istituzioni libiche. La scelta italiana di sostenere direttamente il Governo di Al-Sarraj, in un momento particolarmente complesso nelle relazioni tra le parti, pone molti problemi, a partire dalla sicurezza dei nostri militari e contribuendo ad accrescere il livello di caos esistente in Libia. Così testimoniano i recenti fatti accaduti, compreso l'attacco che ha determinato decine di morti il 15 gennaio 2018, portato dalle milizie vicine all'ex premier libico Khalifa Ghwell contro le milizie del premier Al –Sarraj, avvenuti a pochi chilometri di distanza dai nostri militari di stanza nel porto di Tripoli;
    la Missione in Niger (scheda 2-2018) risulta militarmente e politicamente pericolosa. Il contributo militare dell'Italia si inserisce in modo subordinato in un più ampio intervento che vede il coordinamento della Francia a sostegno delle forze del G5 Sahel con finalità che vedono mischiarsi pericolosamente gli obbiettivi di lotta al terrorismo, di traffico di essere umani e di stabilizzazione della regione. Sembra che alle nostre forze spetterà l'improbabile controllo della frontiera nord del paese: con base a Madama, dove qualche centinaio di paracadutisti italiani dovrebbero controllare centinaia di chilometri di frontiera desertica attraversata da traffici di ogni tipo. Se concretamente sarà impossibile operare un reale controllo del territorio, la presenza del contingente italiano potrebbe risultare uno strumento di deterrenza al loro transito dall'oasi di Madama. Non si ridurrebbe quindi il numero dei migranti che entreranno in Libia, ma, obbligandoli ad uscire dai sentieri battuti, si aumenterà il rischio di incidente e di morti. La presenza militare italiana contribuirà a trasformare il deserto del Teneré nell'ennesimo cimitero a cielo aperto alle nostre frontiere;
    i progetti di controllo della frontiera nel deserto del Teneré, finanziati con i fondi allo sviluppo confluiti nel Fondo Fiduciario Africano, hanno già dimostrato il loro impatto nefasto. Come conseguenza dell'attuazione di questi progetti, i migranti si sono visti obbligati ad affidarsi a reti più organizzate e quindi più spietate di traffico che, per raggiungere la Libia sfuggendo dai posti di controllo, hanno obbligato i migranti a seguire rotte che si spostano verso Algeria e Mali, in zone ancora più instabili;
    l'operazione nel Sahel è il risultato di interessi ed egemonie nell'area, dove la presenza italiana sembra rispondere ad interessi economici – guardando alle miniere di uranio e oro di cui è costellata la regione – e geostrategici – in un tentativo di concorrenza ai francesi che si gioca da Tripoli a Niamey e si gioca sulla pelle di centinaia di uomini, donne e bambini;
    la priorità del Governo appare essere quella di esternalizzare il controllo delle frontiere, dimenticandosi dei principi di accoglienza ed integrazione. In più, il Ministro Alfano il 5 gennaio scorso da Niamey ha annunciato che oltre ai 30 milioni stanziati per la missione, destinerà al Niger il 40 per cento dei fondi stanziati per l'Africa: tutti fondi che sarebbero dovuti andare a combattere le cause profonde della migrazioni, ma che vengono utilizzati ancora una volta in attività di contrasto all'immigrazione, politiche securitarie e per finanziare corpi militari;
    la formulazione utilizzata nella autorizzazione della missione definisce un contenuto molto vago e lascia spazio non solo alla formazione delle truppe, ma anche ad una serie di attività di supporto finalizzate al controllo del territorio, delle frontiere e al contrasto dei traffici illegali e delle minacce alla sicurezza. Così, la presenza di truppe italiane sul terreno aumenterà esponenzialmente i bersagli a disposizione dei jihadisti per effettuare imboscate, attentati o seminare ordigni improvvisati lungo le piste desertiche battute dalle pattuglie (il 5 ottobre scorso sono morti in un attentato 4 soldati statunitensi e un numero imprecisato di nigerini);
    la Missione in Tunisia (scheda 3-2018), con l'impiego di 60 militari e un costo previsto di 5 milioni, si afferma che Pag. 31nasce in ambito Nato, ma stando a quanto riferito dal Ministro Alfano, è stata deliberata senza che vi sia ancora alcun accordo tra la NATO e la Tunisia. Un incontro per tale motivo ci sarà solo la prossima settimana, ma Il Parlamento viene chiamato a deliberare prima che lo faccia la NATO, in un contesto che si fa di giorno in giorno più incandescente;
    nel terzo quadrimestre del 2017 – secondo l'ultimo rapporto dell'UNHCR – è fortemente aumentato il numero di persone che sono arrivate in Italia partendo dalla Tunisia. La presenza Italiana con lo scopo di supportare militari, polizia e Guardia nazionale rischia di creare una nuova esternalizzazione del controllo delle frontiere;
   con riferimento alle missioni internazionali prorogate:
    in Afghanistan le Forze armate italiane sono oramai presenti nel Paese da più di 15 anni e rappresentano il secondo contingente dopo gli Stati Uniti d'America. Qui la missione Resolute support che avrebbe dovuto avere l'obiettivo di svolgere attività di consulenza e assistenza a favore delle forze di difesa e sicurezza afghane e delle istituzioni governative è tornata ad essere, dopo tre anni dalla fine della missione combat ISAF-NATO, ad essere in prima linea al fronte e l'avanzata dei talebani ha costretto le truppe straniere a tornare ad assistere le truppe afghane che combattono al fronte insieme alle truppe statunitensi;
    l'Afghanistan è classificato al penultimo posto nel Global Peace Index 2017: in condizioni peggiori a livello mondiale c’è soltanto la Siria, avendo «scavalcato» rispetto all'anno scorso Sud Sudan e Iraq; l’Institute for Economics and Peace rileva, inoltre, che il Paese è secondo solo all'Iraq (su 163 Paesi monitorati), sempre su scala globale, per attività terroristiche all'interno del paese (Global Terrorism Index 2017);
    l'ultima strage compiuta dagli estremisti è avvenuta il 4 gennaio 2018 a Kabul, ed ha provocato oltre 20 morti e almeno 30 feriti. Le vittime continuano ad essere soprattutto civili e da mesi a Kabul, che dovrebbe essere la città più sicura, si susseguono copiosamente attentati drammatici, tanto che diversi stati, Gran Bretagna in testa, vogliono spostare la propria ambasciata dalla capitale a un'area più sicura;
    dopo la disfatta in Siria e Iraq, molti analisti ritengono che i militanti dell'Isis si siano spostati in altri Paesi, Afghanistan in testa. Il 28 dicembre scorso l'Isis rivendicò l'attacco a un centro culturale sciita nel centro di Kabul con 41 morti e 84 feriti e secondo il Site intelligence group, che monitora l'attività jihadista, da ottobre alla fine del 2017 lo Stato islamico ha organizzato almeno otto attentati nella capitale afghana, mentre si intensificano gli scontri nell'Est del Paese, la stessa area dove il 1o gennaio è morto il primo soldato americano del 2018, un sergente dei Berretti verdi, proprio combattendo contro elementi dell'Isis;
    lo scorso agosto, il Presidente degli Stati Uniti d'America, ha annunciato che avrebbe mandato altri 4000 mila soldati a combattere in Afghanistan, mentre pochi giorni fa ha autorizzato l'invio di ulteriori 1000 soldati e ha contemporaneamente annunciato l'invio di droni armati, elicotteri d'assalto, velivoli e nuovi e sofisticati pezzi d'artiglieria pesante;
    al di là della situazione drammatica in cui continua ad essere l'Afghanistan (come documentato in un rapporto dell'EASO nel 2015, dopo più di un decennio di guerra si sono registrate la cifra record di 11 mila civili vittime di violenza), sembra cambiata radicalmente la strategia statunitense, dove il progressivo disimpegno in favore del supporto alla ricostruzione della nazione è stato sostituito con un nuovo interventismo militare nello stato, in disprezzo anche del fragile Governo di Ashraf Ghani, che seppur non inviso alla maggioranza degli afghani, continua ad essere facile preda per la propaganda dei nazionalisti e dei talebani, Pag. 32poiché privo di legittimità, dipendente dai militari e da soldi stranieri;
    soltanto per questa ultima ragione non può che non sostenersi il ritiro delle truppe straniere dall'Afghanistan, l'annuncio del Governo di dimezzare il contingente non sarà un disimpiego, ma un ritorno alla «normalità». Tre anni fa, all'avvio, la missione era di 500 uomini, ma fu il governo italiano a decidere nel 2015 di aumentare il contingente su richiesta dell'allora presidente statunitense Barack Obama;
    il Governo propone per il 2018 il proseguimento della missione di assistenza alla Guardia costiera libica che ha quindi la responsabilità dei salvataggi e di riportare i migranti sulla costa libica. Come ben documentato in questi mesi, i libici mettono in atto i loro salvataggi attraverso pestaggi e maltrattamenti per riportare poi i migranti a riva destinandoli a uno stato di prigionia nei centri di permanenza, spazi affollati dove abusi e violenze sono all'ordine del giorno. In alcune occasioni i libici avrebbero addirittura ostacolato le operazioni di soccorso in mare e in alcuni casi, come accertato da testimonianze e video, sarebbero direttamente responsabili della tragica sorte di numerosi migranti, dispersi in mare;
    le decisioni della NATO, prese al vertice tenuto a Varsavia nell'estate del 2016, ha comportato l'adozione di una serie di misure politiche e militari preventive nei confronti della Russia, le più importanti dalla fine della Guerra Fredda. Come previsto dalla Deliberazione l'Italia ha poi dislocato mezzi e uomini in diversi dispositivi di protezione e sorveglianza dell'Alleanza;
    con la presenza della NATO in Lettonia, Estonia, Lituania e Polonia con mezzi e uomini pronti a rispondere a minacce esterne lungo il confine orientale dell'Alleanza, addirittura si è superato l'accordo stipulato con la Russia nel 1997, in cui si stabiliva che l'alleanza atlantica non può mantenere le proprie truppe da combattimento in modo permanente nei Paesi a est della Germania, a meno che le condizioni di sicurezza degli Stati alleati non siano in pericolo;
    evidentemente, i rappresentanti dei Paesi dell'Alleanza atlantica considerano cambiate queste condizioni, e nei fatti programmano delle azioni militari lungo quello che viene chiamato «fronte orientale» e a cui il nostro Paese risponde con una rinnovata presenza in Lettonia di 160 unità e 50 mezzi terrestri;
    l'Italia oggi continua ad essere presente in Turchia con la missione «Active fence» che prevede 130 soldati dislocati lungo il confine turco-siriano, con batterie antimissile;
    una presenza nazionale nella stessa Turchia, che da alleato e membro della Nato, ha favorito negli scorsi anni il passaggio di migliaia di foreign fighter europei, mentre al tempo stesso conduceva una «guerra sporca» contro le organizzazioni curde in Siria e in Iraq, che sono tra le poche forze che hanno causato una serie di sconfitte a Daesh e dove proprio in questi giorni attacca con il suo esercito il cantone curdo di Afrin nella Federazione della Siria del Nord, dove si è dato vita ad un'esperienza di convivenza pacifica tra curdi, arabi, assiri, caldei, aramaici, turcomanni, armeni e ceceni e altre minoranze;
    con riferimento alle proroghe relative agli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, va sottolineato che occorrono maggiori risorse e va modificata la qualità della spesa. Le risorse per la cooperazione devono essere utilizzate unicamente per colpire le cause profonde delle migrazioni (lotta ai governi corrotti, alle carestie, allo sfruttamento delle risorse da parte dei paesi occidentali che poco o nulla lasciano alle popolazioni dei territori etc.);
   alla luce delle considerazioni che precedono:
    in via principale, affermano che trovandosi il Parlamento in regime di Pag. 33prorogatio, la Camera debba prendere atto delle deliberazioni del Governo sulle Missioni internazionali, senza procedere ad autorizzarle, rimettendo l'autorizzazione alle Camere che risulteranno all'esito delle elezioni politiche del 4 marzo;
    in via subordinata, qualora la Camera intenda procedere all'autorizzazione, ritengono che occorra un cambiamento radicale, che si sostanzi a partire dalla discontinuità alla partecipazione alle missioni internazionali, pertanto
   propongono all'Assemblea di autorizzare le seguenti missioni e attività di cui alla Deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 dicembre 2017:
     Joint Enterprise (missione NATO – scheda 1);
     EULEX Kosovo (personale militare) (missione UE – scheda 2);
     EULEX Kosovo (personale Polizia di Stato) (missione UE – scheda 3);
     EULEX Kosovo (magistrati) (missione UE – scheda 4);
     United Nations Mission in Kosovo UNMIK (missione ONU – scheda 5);
     EUFOR ALTHEA (missione UE – scheda 6);
     Missione bilaterale Forze di polizia in Albania (scheda 7);
     United Nations Peacekeeping Force in Cyprus UNFICYP (missione ONU – scheda 8);
     EUNAVFORMED SOPHIA (missione UE – scheda 10);
     United Nations Interim Force in Lebanon UNIFIL (missione ONU – scheda 12);
     Missione bilaterale di addestramento delle Forze di sicurezza libanesi (scheda 13);
     Temporary International Presence in Hebron TIPH2 (missione multilaterale – scheda 14);
     Missione bilaterale di addestramento delle Forze di sicurezza palestinesi (scheda 15);
     European Union Border Assistance Mission in Rafah EUBAM Rafah (missione UE – scheda 16);
     European Union Police Mission for the Palestinian Territories EUPOL COPPS (personale della Polizia di Stato) (missione UE scheda 17);
    European Union Police Mission for the Palestinian Territories EUPOL COPPS (magistrati) (missione UE scheda 18);
    Partecipazione alla Coalizione internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh (scheda 19);
    United Nations Military Observer Group in India and Pakistan UNMOGIP (missione ONU – scheda 20);
    Impiego su basi bilaterali di personale militare negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrain, in Qatar e a Tampa per le esigenze connesse con le missioni internazionali in Medioriente e Asia (scheda 21);
    United Nations Support Mission il Lybia UNSMIL (missione ONU – scheda 23);
    Missione UE antipirateria denominata ATALANTA (missione UE – scheda 25);
    Missione UE denominata EUTM Somalia (missione UE – scheda 26);
    Missione UE denominata EUCAP Somalia (ex EUCAP Nestor) (missione UE – scheda 27);
    Missione bilaterale di addestramento delle forze di polizia somale e gibutiane (scheda 28);
    Impiego di personale militare presso la base nazionale nella Repubblica di Gibuti (scheda 29);
    Missione UN denominata United Nations Multidimensional Integrated Stabilization Mission in Mali MINUSMA (missione ONU – scheda 30);
    Missione UE denominata EUTM Mali (missione UE – scheda 31);Pag. 34
    Multinational Force and OBSERVERS in Egitto MFO (scheda 34);
    Impiego di un dispositivo aeronavale nazionale per la sorveglianza e la sicurezza dei confini nazionali nell'area del Mediterraneo Centrale (operazione Mare Sicuro) (scheda 36);
    le esigenze comuni a più teatri operativi delle Forze armate per l'anno 2018 (scheda n. 43);
    il supporto info-operativo a protezione delle Forze armate (scheda n. 44);
    le iniziative di cooperazione allo sviluppo e di sminamento umanitario (scheda 45);
    gli interventi di sostegno ai processi di pace, stabilizzazione e rafforzamento della sicurezza (Scheda 46);
    la partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per la pace e la sicurezza (scheda n. 47);
    l'erogazione del contributo a sostegno delle Forze di sicurezza afghane, comprese le forze di polizia (scheda n. 48);
    gli interventi operativi di emergenza e di sicurezza (scheda n. 49),
    Partecipazione di personale militare alla missione UN denominata United Nations Mission for the Referendum in Western Sahara (Minurso) (scheda 4-2018);
    Proroga della partecipazione di personale militare alla missione UE denominata European Union Training Mission Repubblica Centrafricana (scheda 5-2018);
   e propongono all'Assemblea di non autorizzare le missioni di cui alle schede:
    Sea Guardian (missione NATO – scheda 9);
    Resolute Support Mission (missione NATO – scheda 11);
    Missione su base bilaterale di assistenza alla Guardia costiera della Marina militare libica (scheda 24);
    Missione UE denominata EUCAP Sahel Mali (missione UE – scheda 32);
    Missione UE denominata EUCAP Sahel Niger (missione UE – scheda 33);
    Missione UE denominata EUBAM LIBYA (missione UE – scheda 35);
    Partecipazione al dispositivo NATO a difesa dei confini sud-orientali dell'Alleanza denominato «Active Fence» (scheda 37);
    Partecipazione al dispositivo NATO per la sorveglianza dello spazio aereo dell'area sud-orientale dell'Alleanza (scheda 38);
    Partecipazione al dispositivo NATO per la sorveglianza navale nell'area sud dell'Alleanza (scheda 39);
    Partecipazione al dispositivo NATO in Lettonia Enhanced Forward Presence (scheda 40);
    Partecipazione di personale militare alla missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia (scheda 1-2018);
    Partecipazione di personale militare alla missione bilaterale di assistenza e supporto nella Repubblica del Niger (scheda 2-2018);
    Partecipazione di personale militare alla missione NATO di supporto in Tunisia (scheda 3-2018);

impegnano altresì il Governo:

   1. con riferimento alla missione EUNAVFORMED operazione SOPHIA (scheda 10), ad attivare, nelle opportune sedi internazionali, ogni iniziativa per scongiurare il passaggio alla terza fase della missione e a mantenere in ogni caso nel mandato della missione le attività di SAR ovvero di ricerca e soccorso in mare;
   2. con riferimento alla missione Mare Sicuro (scheda 36) a specificare tra gli obiettivi primari della missione il supporto alle attività SAR di ricerca e soccorso nelle acque internazionali.

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ALLEGATO 5

Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali da avviare nell'anno 2018, adottata il 28 dicembre 2017 (Doc. CCL, n. 3).
Relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, deliberata dal Consiglio dei ministri il 28 dicembre 2017 (Doc. CCL-bis, n. 1).

PROPOSTA ALTERNATIVA DI RELAZIONE ALL'ASSEMBLEA DEL GRUPPO MISTO (COMPONENTE ALTERNATIVA LIBERA-TUTTI INSIEME PER L'ITALIA)

  Le Commissioni III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) della Camera dei deputati,
   discussa la Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali da avviare nel 2018, adottata il 14 gennaio 2017 (Doc. CCL, n. 3) e la Relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, deliberata dal Consiglio dei ministri il 2018 dicembre 2017 (Doc. CCL-bis, N. 1);
   premesso che:
    L'ultimo decennio ha visto un notevole incremento dell'instabilità internazionale con l'accendersi di nuovi conflitti, alcuni dei quali di vaste proporzioni, i cui effetti hanno investito direttamente anche l'Europa, colpita da fenomeni quali il terrorismo di matrice jihadista e le migrazioni di massa dal Medio Oriente e dal Nord Africa. L'Italia si è assunta la responsabilità di partecipare alla gran parte delle missioni internazionali volte a riportare stabilità lungo l'ampio arco di crisi che dall'Europa Orientale giunge fino all'Afghanistan, passando per Africa e Medio Oriente. La vastità degli impegni che l'Italia ha assunto e continua ad assumersi per contribuire alla gestione delle diverse crisi internazionali impone, tuttavia, una razionalizzazione di tali impegni, con particolare riguardo alle missioni militari, allo scopo di concentrare le limitate risorse a disposizione su quelle aree di crisi che più direttamente rappresentano una minaccia per la sicurezza nazionale e per gli interessi dell'Italia. A questo proposito appare necessario prevedere un prossimo ritiro del contingente italiano presente in Afghanistan ininterrottamente dal 2002, cedendo ad altri il comando del Training Advise Assist Command – West (TAAC-W) e l'onere di proseguire l'addestramento delle forze afghane nella zona Herat.
  Le risorse economiche ed umane attualmente impegnate in Afghanistan dovrebbero, infatti, essere dirottate in aree di crisi che più direttamente impattano sull'Italia, prime fra tutte quelle relative al Nord Africa e all'aera del Sahel. In quest'ambito il prossimo avvio di nuove missioni in Niger e Tunisia rappresenta un passo nella giusta direzione. La stabilizzazione della Libia rappresenta un obiettivo da perseguire con forza, anche allo scopo di poter finalmente gestire adeguatamente i flussi migratori, ed è quindi Pag. 36necessario contrastare le iniziative che alimentano il rischio di una dissoluzione della Libia in diverse entità statuali, come, ad esempio, il sostegno militare fornito da alcuni paesi a milizie che non dipendono dal Governo di Accordo Nazionale insediato a Tripoli.
  Il problema delle migrazioni di massa, che, nonostante le diverse misure adottate negli anni dai paesi europei, non accennano a diminuire e continuano a provocare migliaia di vittime all'anno, dovrebbe essere affrontato più a monte, intercettando i flussi nei paesi di transito con l'apertura di corridoi umanitari per i profughi e avviando politiche volte a sostenere il rilancio economico dei paesi dai quali partono i cosiddetti migranti economici.
  Bisogna anche tentare di prevenire l'avvio di nuove ondate migratorie. In Iraq, ad esempio, risulta necessario predisporre interventi di esclusivo supporto umanitario e medico, soprattutto nelle aree recentemente liberate da Daesh, che sono state teatro di violenti combattimenti, e stimolare in sede europea la costituzione con il governo iracheno e le rappresentanze del governo regionale del Kurdistan iracheno di un tavolo permanente per la gestione degli profughi mirato alla gestione dei flussi di sfollati e di rifugiati, nonché alla previsione della loro rilocazione nei luoghi interni di origine.
  Proprio la ricerca della collaborazione con i partner dell'Unione Europea deve essere un filo conduttore dell'azione di politica estera italiana anche nell'ambito delle missioni internazionali.
  Vi è l'esigenza di lanciare una concreta politica estera comune incentrata sulla protezione di quegli interessi e a quei valori comuni che sempre più difficilmente i partner europei potranno proteggere singolarmente, soprattutto per quanto attiene al settore della sicurezza. A questo proposito si segnala con favore il recente avvio della nuova iniziativa europea di cooperazione strutturata e permanente (PESCO).
  Ovviamente, realizzare una efficace difesa europea non significa derogare alla partnership euro-atlantica, anzi, una maggiore cooperazione tra NATO e UE, nonché un'armonizzazione delle rispettive politiche negli ambiti d'interesse comune è senz'altro un obiettivo da perseguire per gli evidenti vantaggi che comporta; tuttavia, gli interessi dell'Unione Europea e quelli della NATO non sono sempre pienamente convergenti. Appare dunque necessario evitare che, anche a causa delle troppo esigue capacità militari di cui riesce effettivamente a disporre l'Unione Europea, la linea politica della NATO prenda il sopravvento sulla Politica Estera e di Sicurezza Comune dell'Unione Europea, come già accaduto in passato. Appare dunque più che mai necessario che l'Europa si doti di quelle capacità militari, e non solo, che la rendano in grado di affrontare autonomamente le crisi e le minacce che emergono nel proprio spazio geopolitico.
  Il rapporto con gli alleati della NATO dovrebbe essere sempre incentrato sulla massima lealtà e l'Italia non dovrebbe aver timore di rifiutarsi di sospendere temporaneamente la propria diretta collaborazione con quegli alleati che dovessero venire meno al suddetto imperativo di lealtà. In Turchia, una ormai sistematica repressione del dissenso e della libertà di espressione, costringe l'Unione Europea e la NATO a confrontarsi rispettivamente con un partner e un paese membro che ha adottato delle politiche ormai evidentemente incompatibili con i valori democratici su cui si basano le due principali organizzazioni internazionali occidentali. Per di più, la Turchia agisce direttamente con proprie forze militari nei teatri di Siria e Iraq perseguendo i propri esclusivi interessi in modo del tutto autonomo e adottando strategie spesso in contrasto con quelle poste in essere dai suoi alleati. Ciò comporta l'esigenza di riconsiderare le politiche adottate dalla UE e dalla NATO nei confronti della Turchia, nonostante i vantaggi strategici, veri o presunti, che il mantenimento dello status quo nei rapporti con il governo turco comporterebbe riguardo alla gestione della crisi migratoria e dei conflitti in Siria e Iraq. In quest'ambito, il ritiro dell'Italia dalla missione Pag. 37NATO «Active Fence», volta alla protezione del territorio turco da una improbabile minaccia missilistica portata da Daesh, rappresenterebbe un chiaro segnale sia ad Ankara, sia agli alleati della NATO.
  Tra gli scopi della partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali vi è anche il contrasto al terrorismo, obiettivo che sempre di più dovrà essere perseguito elaborando e implementando una precisa strategia nazionale, che potrà certamente essere coordinata con quelle degli altri paesi, ma che deve essere concepita pensando prima di tutto all'obiettivo di elevare al massimo e in tempi brevissimi la sicurezza degli italiani, in patria e all'estero, concentrando le risorse su iniziative che possano portare subito risultati concreti. Questa strategia deve comprendere iniziative di contro-propaganda, da attuare sia in Italia, sia all'estero, per contrastare in tempi brevi gli effetti dell'attività propagandistica condotta da Daesh e da altri gruppi jihadisti; il rafforzamento delle capacità di raccolta informazioni dei contingenti italiani all'estero, finalizzata anche al contrasto ai fenomeni dei foreign fighters e della criminalità organizzata, anche finanziaria; il sostegno alle forze di sicurezza dei paesi in cui sono effettuate missioni MIADIT tramite l'implementazione di attività di training e mentoring e la fornitura specifico materiale. È inoltre opportuno predisporre l'invio di team di esperti anti-terrorismo presso le ambasciate italiane nei paesi a rischio, allo scopo sia di collaborare con le autorità di quei paesi, sia di rafforzare la capacità di «allerta precoce» a favore delle nostre comunità all'estero.
  Se impostate secondo le suddette premesse, la maggior parte delle missioni italiane all'estero potranno ottenere risultati notevolmente migliori. Tuttavia è importante proseguire nella partecipazione alle specifiche missioni internazionali solo se queste, dopo un'attenta valutazione dei risultati conseguiti, si rivelano effettivamente utili. In caso di esito oggettivamente non soddisfacente, è necessario avere il coraggio di ritirarsi da tali missioni, allo scopo di poter liberare risorse da destinare ad altri scopi.
   propongono all'Assemblea di autorizzare le missioni coi seguenti impegni:
   con riferimento all'Europa (Schede da 1 a 10)
   Joint Enterprise (scheda n. 1) – a sostenere un incremento della capacità del contingente relativa alla raccolta informazioni finalizzata al contrasto al fenomeno dei foreign fighters della criminalità organizzata.
   EULEX Kosovo (personale militare) (scheda n. 2) – a sostenere un maggiore impegno al contrasto della criminalità finanziaria.
   EULEX Kosovo (personale Polizia di Stato) (scheda n. 3) – a sostenere un maggiore impegno al contrasto della criminalità finanziaria.
   EULEX Kosovo (magistrati) (scheda n. 4) – a sostenere un maggiore impegno al contrasto della criminalità finanziaria.
   United Nations Mission in Kosovo UNMIK (scheda n. 5) – a sostenere un incremento della capacità del contingente relativa alla raccolta informazioni finalizzata al contrasto al fenomeno dei foreign fighters e della criminalità organizzata.
   EUFOR ALTHEA (scheda n. 6) – a sostenere un incremento della capacità del contingente relativa alla raccolta informazioni finalizzata al contrasto al fenomeno dei foreign fighters e della criminalità organizzata.
   Missione bilaterale Forze di polizia in Albania (scheda n. 7) – ad accelerare i processi di implementazione della cooperazione multilaterale nelle attività relative al training e mentoring nel settore della difesa, dando seguito a eventuali accordi in fase di definizione.
   United Nations Peacekeeping Force in Cyprus UNFICYP (scheda n. 8) – a subordinare il rinnovo per l'anno 2018 della partecipazione italiana a tale missione a Pag. 38una positiva valutazione dell'effettivo raggiungimento degli obbiettivi prefissi dalla missione stessa.
   Sea Guardian (scheda n. 9) – a proporre alla NATO di inserire tra gli obbiettivi della missione il supporto alle attività di soccorso in mare alle competenti autorità nei settori SAR nelle aree marittime in cui insiste la missione.
  con riferimento all'Asia (schede da 11 a 21)
   Missione bilaterale di addestramento delle Forze di sicurezza libanesi (scheda n. 13) – ad assumere un ruolo sempre più preminente nella ricostruzione delle forze armate libanesi, anche attraverso la facilitazione e la collaborazione con attori del settore della difesa nazionale ed a porre in essere strumenti di verifica dell'efficacia delle attività di training del personale di sicurezza libanese anche attraverso scambi informativi diretti con le forze armate libanesi.
   Temporary International Presence in Hebron TIPH2 (scheda n. 14) – a valutare, in sede di accordi multilaterali in merito alla missione TIPH2, la possibilità di integrare la partecipazione di nuovi paesi richiedenti, mantenendo o aumentando i compiti della missione di osservazione TIPH, nonché mantenendo in ogni caso il ruolo di seconda nazione contributrice alla missione.
   Missione bilaterale di addestramento delle Forze di sicurezza palestinesi (scheda n. 15) – a valutare la possibilità di prevedere, nell'ambito delle missioni in cui è rilevante l'aspetto dell'addestramento delle forze di sicurezza locali, il trasferimento di sistemi di simulazione al tiro, già nelle disponibilità dello Stato, mirati alla sostituzione dell'addestramento reale con armi da fuoco.
   European Union Police Mission for the Palestinian Territories EUPOL COPPS (personale della Polizia di Stato) (scheda n. 17) – a valutare la possibilità di avviare corsi, sotto l'egida della missione EUPOL COPPS, o tramite accordi quadrilaterali (IT, IL, PS, US), erogati da forze di polizia ad ordinamento civile, con particolare riferimento ai corsi di protezione avanzati.
European Union Police Mission for the Palestinian Territories EUPOL COPPS (magistrati) (scheda n. 18) – a valutare la possibilità di avviare corsi, sotto l'egida della missione EUPOL COPPS, o tramite accordi quadrilaterali (IT, IL, PS, US), erogati da forze di polizia ad ordinamento civile, con particolare riferimento ai corsi di protezione avanzati.
  Partecipazione alla Coalizione internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh (scheda n. 19) – ad evidenziare in sede europea il problema umanitario derivante dalla recente liberazione dal Daesh della città di Mossul e dei altri territori iracheni, facilitando la possibilità di prevedere missioni di esclusivo supporto umanitario, medico e psicologico; a prevedere il conferimento al personale nel servizio di soccorso di migliaia di migranti, di un'onorificenza di soccorso nell'ambito della «Prima Parthica» dopo almeno 60 giorni cumulativi di servizio prestato in missione operativa (scheda n. 19);
   United Nations Military Observer Group in India and Pakistan UNMOGIP (missione ONU – scheda n. 20) – a subordinare il rinnovo per l'anno 2018 della partecipazione italiana a tale missione a una positiva valutazione dell'effettivo raggiungimento degli obbiettivi prefissi dalla missione stessa.
  Impiego su basi bilaterali di personale militare negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrain, in Qatar e a Tampa per le esigenze connesse con le missioni internazionali in Medioriente e Asia (scheda n. 21) – a non impiegare il personale e i mezzi impiegati in tale missione in supporto alla missione Resolute Support.
  con riferimento all'Africa (Schede da 23 a 36)
   United Nations Support Mission in Lybia UNSMIL (missione ONU – scheda n. 23) – ad assumere ruolo sempre più preminente nella ricostruzione delle forze Pag. 39sotto il controllo del GNA, anche attraverso la facilitazione e la collaborazione con attori del settore della difesa nazionale ed a porre in essere strumenti di verifica dell'efficacia delle attività di training del personale di sicurezza libico anche attraverso scambi informativi diretti con le forze armate del GNA.
   Missione su base bilaterale di assistenza alla Guardia costiera della Marina militare libica (scheda n. 24) – ad ottenere da parte del governo libico la garanzia che le forze e il personale addestrato e le unità navali fornite o manutenute nell'ambito della suddetta missione siano impiegati esclusivamente nel rispetto dei limiti delle acque territoriali come definiti dal diritto internazionale.
   Missione UE denominata EUTM Somalia (missione UE – scheda n. 26) – ad assumere ruolo sempre più preminente nella ricostruzione delle forze armate somale, anche attraverso la facilitazione e la collaborazione con attori del settore della difesa nazionale ed a porre in essere strumenti di verifica dell'efficacia delle attività di training del personale di sicurezza somalo anche attraverso scambi informativi diretti con le forze armate somale; a valutare l'effettivo rispetto dei diritti umani da parte del personale somalo addestrato nell'ambito della suddetta missione.
   Missione UE denominata EUCAP Somalia (ex EUCAP Nestor) (missione UE – scheda n. 27) – ad assumere un ruolo sempre più preminente nella ricostruzione delle forze armate somale, anche attraverso la facilitazione e la collaborazione con attori del settore della difesa nazionale ed a porre in essere strumenti di verifica dell'efficacia delle attività di training del personale di sicurezza somalo anche attraverso scambi informativi diretti con le forze armate somale; a valutare l'effettivo rispetto dei diritti umani da parte del personale somalo addestrato nell'ambito della suddetta missione.
   Missione bilaterale di addestramento delle forze di polizia somale e gibutiane (scheda n. 28) – ad assumere un ruolo sempre più preminente nella ricostruzione delle forze armate somale e gibutine, anche attraverso la facilitazione e la collaborazione con attori del settore della difesa nazionale ed a porre in essere strumenti di verifica dell'efficacia delle attività di training del personale di sicurezza somalo e gibutino anche attraverso scambi informativi diretti con le forze armate somale e gibutine.
  Impiego di personale militare presso la base nazionale nella Repubblica di Gibuti (scheda n. 29) – a prevedere la definizione si un trattato di cooperazione bilaterale con particolare riferimento al raggiungimento di un accordo SOFA.
   Multinational Force and Observers in Egitto MFO (scheda n. 34) – a subordinare il rinnovo per l'anno 2018 della partecipazione italiana a tale missione a una positiva valutazione dell'effettivo raggiungimento degli obbiettivi prefissi dalla missione stessa.
  Impiego di un dispositivo aeronavale nazionale per la sorveglianza e la sicurezza dei confini nazionali nell'area del Mediterraneo centrale (operazione Mare Sicuro) (scheda n. 36) – a specificare tra gli obbiettivi della missione il supporto alle attività di soccorso in mare.
  con riferimento ai Dispositivi NATO (Schede da 37 a 42)
   Partecipazione al dispositivo NATO per la sorveglianza navale nell'area sud dell'Alleanza (scheda n. 39) – a proporre alla NATO di inserire tra gli obbiettivi della missione il supporto alle attività di soccorso in mare alle competenti autorità nei settori SAR nelle aree marittime in cui insiste la missione;
   le esigenze comuni a più teatri operativi delle Forze armate per l'anno 2018 (scheda n. 43) – a effettuare una analisi approfondita dei costi e dei benefici relativi alle assicurazioni al fine di individuare eventuali risparmi.
   Gli interventi di sostegno ai processi di pace, stabilizzazione e rafforzamento della sicurezza (Scheda n. 46) – a valutare Pag. 40l'opportunità di incrementare le risorse disponibili di 5 milioni di euro finalizzandole allo scopo di realizzare uno specifico training in materia di «Sicurezza Portuale ed Aeroportuale» alle forze di sicurezza dei paesi in favore dei quali sono effettuate missioni MIADIT o, in subordine, a prevedere specifiche attività addestrative «spot», con la finalità di innalzare l'efficienza dei dispositivi di sicurezza anti-terrorismo e del complesso personale/addestramento/armamento/logistica, creando un efficace apparato che sia decisamente proattivo rispetto ai rischi da attentato terroristico in ambito aeroportuale/portuale da realizzare sfruttando le competenze dell'Arma dei Carabinieri e delle altre Forze Armate e di polizia; a valutare l'avvio di attività di collaborazione relative alla fornitura di strumenti tecnici atti a consentire loro di raggiungere gli standard previsti dalle normative ICAO, che risultano essenziali per consentire le operazioni di aviazione civile commerciale su uno scalo aeroportuale.
   propongono altresì all'Assemblea di non autorizzare le seguenti missioni:
   con riferimento all'Asia (schede da 11 a 21)
   Resolute Support Mission (scheda n. 11).
   con riferimento ai Dispositivi NATO (Schede da 37 a 42)
   Partecipazione al dispositivo NATO a difesa dei confini sud-orientali dell'Alleanza denominato «Active Fence» (scheda n. 37).
   Partecipazione al dispositivo NATO per la sorveglianza dello spazio aereo dell'area sud-orientale dell'Alleanza (scheda n. 38).
   l'erogazione del contributo a sostegno delle Forze di sicurezza afghane, comprese le forze di polizia (scheda n. 48).
   propongono infine all'Assemblea di autorizzare le seguenti missioni:
   con riferimento all'Europa (Schede da 1 a 10)
   EUNAVFORMED SOPHIA (scheda n. 10).
   con riferimento all'Asia (schede da 11 a 21)
   United Nations Interim Force
in Lebanon UNIFIL (scheda n. 12).
   con riferimento all'Africa (Schede da 23 a 36)
   Missione UE antipirateria denominata ATALANTA (missione UE – scheda n. 25).
   Missione UE denominata EUBAM LIBYA (missione UE – scheda n. 35).
   con riferimento ai Dispositivi NATO (Schede da 37 a 42)
   Partecipazione al dispositivo NATO in Lettonia Enhanced Forward Presence (scheda n. 40).
   il supporto info-operativo a protezione delle Forze armate (scheda n. 44).
   le iniziative di cooperazione allo sviluppo e di sminamento umanitario (scheda n. 45).
   la partecipazione alle iniziative delle organizzazioni internazionali per la pace e la sicurezza (scheda n. 47).
   con riferimento alle missioni in Africa di cui all'allegato 2 del Doc.CCL, n.3:
   Missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia (scheda n. 1/2018)
   Missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger (scheda n. 2/2018) con l'impegno ad assumere un ruolo sempre più preminente nell'ammodernamento delle forze armate nigerine, anche attraverso la facilitazione e la collaborazione con attori del settore della difesa nazionale.
   Missione NATO di supporto in Tunisia per lo sviluppo di capacità interforze delle forze armate tunisine (scheda n. 3/2018) con l'impegno ad assumere un ruolo sempre più preminente nell'ammodernamento delle forze armate tunisine, anche Pag. 41attraverso la facilitazione e la collaborazione con attori del settore della difesa nazionale.
   Missione NATO di supporto in Tunisia per lo sviluppo di capacità interforze delle forze armate tunisine (scheda n. 3/2018)
   United Nations Mission for the Referendum in Western Sahara (MINURSO) (scheda n. 4/2018)
   European Union Training Mission Repubblica Centroafricana (EUTM RCA) (scheda n. 5/2018)
   con riferimento al potenziamento dispositivi NATO:
   AIR Policing della NATO per la sorveglianza dello spazio aereo dell'Alleanza (scheda 6/2018)

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ALLEGATO 6

Schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante ripartizione delle risorse del fondo per il finanziamento delle missioni internazionali e degli interventi di cooperazione allo sviluppo per il sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, per il periodo dal 1o ottobre al 31 dicembre 2017 (Atto n. 496).

PARERE APPROVATO DALLE COMMISSIONI

  Le Commissioni riunite III e IV,
   esaminato lo Schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante ripartizione delle risorse del fondo per il finanziamento delle missioni internazionali e degli interventi di cooperazione allo sviluppo per il sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, per il periodo dal 1o ottobre 2017 al 31 dicembre 2017 (atto n. 496),
   premesso che:
    con le risoluzioni dell'8 marzo 2017 nn. 6-00290 e 6-00292 e con la risoluzione n. 6-00338 del 2 agosto 2017 la Camera dei deputati ha autorizzato, ai sensi della legge n. 145 del 2016, fino al 31 dicembre 2017, le missioni internazionali di cui alle Deliberazioni del Consiglio dei ministri del 14 gennaio e del 28 luglio 2017;
    il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 30 ottobre 2017, a norma dell'articolo 2, comma 3, della legge n. 145 del 2016, ha provveduto a ripartire le risorse del Fondo per il finanziamento della partecipazione italiana alle missioni internazionali per un importo pari a circa 997 milioni di euro, tra le missioni internazionali e gli interventi di cooperazione allo sviluppo per il sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, per il periodo dal 1o gennaio 2017 al 30 settembre 2017 e, limitatamente ad alcune missioni internazionali, per l'intero anno 2017;
    l'articolo 6, comma 5, del decreto-legge 16 ottobre 2017, n. 148, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 dicembre 2017, n. 172, ha incrementato la dotazione del Fondo per il finanziamento della partecipazione italiana alle missioni internazionali di 140 milioni di euro, al fine di garantire la prosecuzione delle missioni internazionali per l'ultimo trimestre del 2017;
    la legge 3 ottobre 2017, n. 157, recante disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2017, ha stanziato nello stato di previsione della spesa del Ministero della difesa per l'anno 2017 la somma di 260 milioni di euro per gli oneri connessi alle missioni internazionali;
    ai sensi dell'articolo 24, comma 2, della legge n. 145 del 2016, sono stati versati al medesimo Fondo circa 37 milioni di euro, corrispondenti ai pagamenti effettuati dall'ONU come corrispettivo di prestazioni rese dalle Forze armate italiane nell'ambito delle missioni internazionali, e, pertanto, le risorse totali del Fondo ancora da ripartire ammontano a 177.704.103 euro per l'anno 2017;
    l'articolo 2 dello schema in esame reca una specifica disposizione concernente l'indennità di missione da riconoscere al personale delle Forze armate che partecipa alle missioni internazionali, la quale cosa è conforme all'articolo 5, comma 3, della legge n. 145 del 2016, in base al quale i decreti del Presidente del Pag. 43Consiglio dei ministri che ripartiscono le risorse tra le missioni internazionali possono individuare teatri operativi per i quali, in ragione del disagio ambientale, l'indennità di missione, prevista dal medesimo articolo, è calcolata sulla diaria giornaliera di una località diversa da quella di destinazione, purché sita nello stesso continente;
    apprezzata la riconoscibilità che il provvedimento assicura agli specifici stanziamenti destinati alle Amministrazioni dello Stato con riferimento alle singole schede contenute nelle Deliberazioni del Consiglio dei ministri;
    rilevato che anche per il 2018 la dotazione del fondo per le missioni internazionali stanziata dalla legge di bilancio (legge 27 dicembre 2017, n. 205) risulta insufficiente al fabbisogno (come emerge dalla deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 dicembre 2017 e dai relativi allegati, di cui agli atti Doc. CCL-bis, n. 1 e Doc. CCL, n. 3) e dovrà pertanto essere incrementata in corso d'anno e rinnovato quindi l'auspicio – già formulato in sede di espressione del parere sullo schema di decreto di riparto delle risorse tra le missioni per il periodo 1o gennaio-30 settembre 2017 (atto n. 439) – che in futuro la dotazione del predetto fondo possa fin dal 1o gennaio corrispondere il più possibile al fabbisogno a quella data prevedibile per il finanziamento delle missioni internazionali per l'intero anno,

  esprimono

PARERE FAVOREVOLE.