ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/01261

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 798 del 17/05/2017
Firmatari
Primo firmatario: TIDEI MARIETTA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 17/05/2017
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
QUARTAPELLE PROCOPIO LIA PARTITO DEMOCRATICO 17/05/2017
CARROZZA MARIA CHIARA PARTITO DEMOCRATICO 17/05/2017
GARAVINI LAURA PARTITO DEMOCRATICO 17/05/2017
SERENI MARINA PARTITO DEMOCRATICO 17/05/2017
ZAMPA SANDRA PARTITO DEMOCRATICO 17/05/2017
LA MARCA FRANCESCA PARTITO DEMOCRATICO 17/05/2017
FEDI MARCO PARTITO DEMOCRATICO 17/05/2017


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-01261
presentato da
TIDEI Marietta
testo di
Mercoledì 17 maggio 2017, seduta n. 798

   La III Commissione,
   premesso che:
    dal 2011 il popolo siriano vive drammatiche ed indicibili sofferenze, violazioni ed umiliazioni generate da un conflitto che, lungi dall'avviarsi verso una composizione politico – diplomatica, si è costantemente complicato e aggravato, raggiungendo livelli di inaudita atrocità. Dopo sei anni di guerra, la Siria patisce la più grave crisi umanitaria del mondo dal secondo dopoguerra. Tredici milioni e mezzo di persone, quasi tre quarti della popolazione rimasta, hanno necessità estrema di assistenza umanitaria; tra loro, oltre sei milioni sono gli sfollati interni e circa due milioni di persone vivono in zone sotto assedio e difficili da raggiungere, esposti alle più gravi ed orribili minacce e violazioni. Circa cinque milioni sono le persone, donne, uomini e bambini che sono fuggite dal Paese trovando rifugio nei paesi limitrofi, soprattutto in Giordania, Turchia e Libano. In alcune città, tra cui Aleppo, e in molte aree del Paese, le violazioni del diritto umanitario internazionale sono quasi quotidiane. Costanti e deliberati attacchi alle infrastrutture civili, compreso ai sistemi di distribuzione dell'acqua, alle strutture sanitarie e alle scuole, hanno comportato una grave carenza di servizi essenziali. Al tempo stesso, l'accesso e la fornitura di assistenza umanitaria sono stati gravemente ostacolati da una crescente politicizzazione degli aiuti;
    l'avvio di un processo di transizione politica su basi democratiche e pluralistiche può realizzarsi effettivamente soltanto sostenendo le forze politiche e civiche democratiche, in linea con quanto previsto dal comunicato di Ginevra del 30 giugno 2012 e con quanto stabilito dalla risoluzione del Consiglio di sicurezza, n. 2254 del 18 dicembre 2015;
    nel discorso sullo stato dell'Unione del 14 settembre 2016 intitolato «Verso un'Europa migliore – Un'Europa che protegge, che dà forza, che difende», il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, tra i vari temi affrontati, ha richiamato l'attenzione sulla necessità di definire una strategia europea per la Siria, affinché l'Europa possa contribuire alla ricostruzione di una nazione pacifica e di una società civile pluralistica e tollerante in Siria. Tale strategia, adottata il 3 aprile del 2017, dal Consiglio dell'Unione europea, acquisendo gli elementi della comunicazione congiunta al Parlamento europeo e al Consiglio del dell'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e della Commissione europea, si concentra su sei settori strategici fondamentali, tra cui il tema della giustizia, delle detenzioni illegali e delle sparizioni forzate degli oppositori politici e non;
    nello specifico l'Unione europea in linea di continuità con quanto determinato dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite con la risoluzione n. 2268, del 26 febbraio 2016, in relazione al contributo da parte di tutti gli attori coinvolti nel conflitto finalizzato alla adozione di misure necessarie per la costruzione di un clima di fiducia tra forze governative e delle opposizioni, tra cui il rilascio di tutte le persone arbitrariamente detenute, in particolare donne e bambini, ha dichiarato la sua ferma volontà di adoperarsi per contribuire a garantire l'attribuzione delle responsabilità per i crimini di guerra, le violazioni e gli abusi dei diritti umani e le violazioni del diritto internazionale umanitario, compreso l'uso confermato di armi chimiche;
    l'Assemblea generale delle Nazioni Unite con la risoluzione 71/248 del 21 dicembre 2016 ha istituito un Meccanismo internazionale, imparziale e indipendente per assicurare alla giustizia i responsabili delle più gravi violazioni dei diritti umani e dei più gravi crimini contro l'umanità commessi in Siria dal marzo del 2011. Tale nuovo Meccanismo, chiamato ad operare sotto gli auspici dell'Onu ed in stretta cooperazione con la Commissione di inchiesta sulla Siria, per adempiere in maniera effettiva ed efficace al suo mandato, coerentemente con quanto stabilito dalla richiamata risoluzione, necessita della piena cooperazione dei principali attori coinvolti nel ripristino della pace in Siria e di tutte le parti implicate nel conflitto, i quali sono sollecitati a fornire allo stesso Meccanismo ogni informazione e documentazione in loro possesso, così come ogni forma di assistenza;
    secondo quanto riportato dal quotidiano La Repubblica in un articolo del 16 maggio 2017, il dipartimento di Stato statunitense ha redatto un rapporto, contenente informazioni provenienti, inter alia, da alcune organizzazioni non governative, tra cui Amnesty International, in cui si denunciano gli orrori commessi dal regime siriano nel carcere di Saydnaya. Stando alle parole pronunciate dal responsabile per il Medio Oriente del dipartimento di Stato, Stuart Jones, e riportate nel summenzionato articolo: «anche se numerose atrocità del regime sono ben documentate, pensiamo che la costruzione di un forno crematorio sia un tentativo di nascondere l'estensione degli omicidi di massa perpetrati a Saydnaya»; da ciò si può evincere l'entità del massacro di oppositori politici e non, che si va compiendo in quel carcere;
    sono decenni che il Governo siriano utilizza la tortura e le sparizioni forzate per reprimere i dissidenti. Già nel lontano 1987 Amnesty International ha documentato l'utilizzo sistematico, da parte delle autorità governative, di circa trenta tecniche di tortura nelle carceri. Eppure, dal 2011, le violazioni del Governo siriano nei confronti dei detenuti sono aumentate considerevolmente in termini di portata e gravità. Stando allo Human Rights Data Analysis Group, tra il marzo del 2011 e il dicembre del 2015 oltre quindicimila persone sono morte in prigione, con una media di 300 vittime al mese. A Saydnaya e in altre carceri governative, coloro che sono ritenuti, per qualsiasi motivo, oppositori del Governo rischiano di essere vittime di sparizioni forzate, arrestati, torturati o uccisi. Si tratta di soggetti appartenenti ai più disparati ceti della società siriana: molti di essi sono giornalisti, difensori dei diritti umani, studenti, medici, operatori umanitari, dissidenti politici;
    il trattamento inumano subito nel carcere Saydnaya è stato tale da far concludere ad Amnesty International che questi prigionieri così come gli altri detenuti in altre carceri del regime siano stati sottoposti a «sterminio» nell'accezione dello statuto di Roma della Corte penale internazionale, ovvero «il sottoporre intenzionalmente le persone a condizioni di vita dirette a cagionare la distruzione di parte della popolazione, quali impedire l'accesso al vitto e alle medicine»;
    nel mese di febbraio 2017 l'organizzazione non governativa Amnesty International attivamente impegnata nella tutela dei diritti umani, il cui accesso in Siria dal 2011 è proibito dalle autorità governative siriane, ha diffuso un rapporto sulle continue violazioni dei diritti umani e sui trattamenti inumani subiti dai detenuti nelle carceri governative civili e militari;
    il rapporto, nello specifico, descrive la orribile situazione del carcere di Saydnaya che ospita all'incirca trentamila detenuti, civili e militari arrestati a partire dalla crisi siriana, nel 2011. Sulla base delle prove raccolte dagli ex carcerieri di Saydnaya e delle testimonianze degli ex detenuti, Amnesty International è in grado di ritenere che tra il mese di settembre 2011 e il mese di dicembre 2015 a Saydnaya vi siano state tra le cinquemila e le tredicimila esecuzioni extragiudiziali,

impegna il Governo:

   a promuovere, in sede di Nazioni Unite, essendo l'Italia membro non permanente del Consiglio di sicurezza, la tempestiva e più piena ed effettiva operatività del Meccanismo internazionale, imparziale e indipendente, imprescindibile strumento a tutela dei diritti umani e di accertamento dei barbari crimini perpetrati in violazione del diritto internazionale generalmente riconosciuto;
   a sostenere, a livello di Unione europea, essendo quest'ultima rappresentata dall'Alto rappresentante per la politica estera la politica di sicurezza nel gruppo internazionale di sostegno per la Siria, la più ampia cooperazione degli Stati membri affinché si possa concretizzare il necessario contributo, non soltanto in termini di risorse economiche ma anche umane, per il funzionamento di tale Meccanismo, in misura tale che lo stesso sia in grado di affermare la propria legittimità, indipendenza e trasparenza, così da conquistare la fiducia del popolo siriano e delle organizzazioni civili che documentano le gravi e costanti violazioni dei diritti umani.
(7-01261) «Tidei, Quartapelle Procopio, Carrozza, Garavini, Sereni, Zampa, La Marca, Fedi».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

diritti umani

risoluzione

aiuto umanitario