ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/01215

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 757 del 10/03/2017
Firmatari
Primo firmatario: VALLASCAS ANDREA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 10/03/2017
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
PESCO DANIELE MOVIMENTO 5 STELLE 10/03/2017
SORIAL GIRGIS GIORGIO MOVIMENTO 5 STELLE 10/03/2017
ALBERTI FERDINANDO MOVIMENTO 5 STELLE 10/03/2017
VILLAROSA ALESSIO MATTIA MOVIMENTO 5 STELLE 10/03/2017
CANCELLERI AZZURRA PIA MARIA MOVIMENTO 5 STELLE 10/03/2017
CRIPPA DAVIDE MOVIMENTO 5 STELLE 10/03/2017
DELLA VALLE IVAN MOVIMENTO 5 STELLE 10/03/2017
DA VILLA MARCO MOVIMENTO 5 STELLE 10/03/2017
FANTINATI MATTIA MOVIMENTO 5 STELLE 10/03/2017


Commissione assegnataria
Commissione: V COMMISSIONE (BILANCIO, TESORO E PROGRAMMAZIONE)
Commissione: X COMMISSIONE (ATTIVITA' PRODUTTIVE, COMMERCIO E TURISMO)
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-01215
presentato da
VALLASCAS Andrea
testo di
Venerdì 10 marzo 2017, seduta n. 757

   Le Commissioni V e X,
   premesso che:
    all'indomani dell'insediamento del Governo presieduto da Paolo Gentiloni, gli organi di stampa, nel ricordare gli impegni a breve scadenza del nuovo Esecutivo, hanno menzionato la questione del rinnovo dei vertici delle società partecipate;
    in particolare, è stato ricordato che, tra aprile e maggio 2017, dovranno essere nominati amministratori e presidenti delle cinque maggiori aziende partecipate dallo Stato: Eni, Enel, Poste Italiane, Terna e Leonardo-Finmeccanica;
    il rinnovo riguarderà anche organismi dello Stato, come l'Agenzia delle entrate e l'Agenzia del demanio;
    la notizia è stata inquadrata in un più generale cambiamento che, secondo alcuni organi di stampa, si attuerebbe a ogni cambio di maggioranza o di Governo, secondo logiche a giudizio dei rappresentanti del presente atto di indirizzo spartitorie e di lottizzazione che nulla dovrebbero avere a che fare con la buona conduzione della cosa pubblica; è il caso di riferire che, secondo quest'ottica, il quotidiano la Stampa, nell'edizione del 5 gennaio 2017, ha riportato la frase «Poltronissime, soprattutto quelle degli enti, che rappresentano la quintessenza del potere e dunque nomine succulente per chi le fa: il governo», mentre il quotidiano il Foglio, nell'edizione del 9 dicembre 2016, riporta «Fonte tripla A, settore panza e sottopanza: “Il pane quotidiano ? Le nomine. Quando stai a Palazzo Chigi, quello è lo sport più divertente, impegnativo e fondamentale per la gestione del potere”»;
    a rafforzare l'ipotesi che, ancora una volta, l'assegnazione di incarichi manageriali di rilievo possa seguire principi più legati a logiche di potere, che a capacità e competenze dei candidati, il quotidiano la Verità, nell'edizione del 25 gennaio 2016, ha pubblicato un articolo titolato «I finanziatori del Bullo pagheranno ancora», che sosterrebbe si stia preparando un avvicendamento ai vertici delle aziende pubbliche, in relazione ai mutati equilibri di potere all'interno del Partito democratico;
    in particolare, il quotidiano riferisce «Quei cda riempiti di amici e finanziatori del mancato statista di Rignano sull'Arno sono in scadenza in primavera e le varie correnti del Pd hanno deciso che questa partita, a costo di giocare di sponda con quel che resta di Forza Italia, dovrà sancire l'azzeramento del renzismo»;
    a seguito della sentenza di condanna nel processo di primo grado dell'attuale amministratore delegato di Leonardo-Finmeccanica, Mauro Moretti, per il disastro ferroviario alla stazione di Viareggio, alcuni organi di stampa, tra le diverse cose, hanno sollevato la questione delle nomine nelle partecipate;
    in particolare, il quotidiano la Repubblica del 2 febbraio 2017, in un articolo titolato «Si complica la partita nomine, Caio in pista per Leonardo, Starace ambisce all'Eni», nel quale vengono riportate alcune voci sulle probabili nomine ai vertici delle partecipate in scadenza, gli articolisti affermano, richiamando la cosiddetta «direttiva Saccomanni» n. 4656 del 24 giugno 2013, che nel 2014 «il tesoro aveva introdotto un processo per gestire meglio le nomine, articolato in cinque passaggi: bando pubblico per i candidati, requisiti di onorabilità, mandato ai cacciatori di teste, liste ristrette vagliate da un comitato garante di tre saggi e decisione del ministro sentito il governo. Poi però all'ultimo momento Renzi stilò liste alternative a quelle del Tesoro e le impose. Stavolta le difenderà, con possibili ritocchi sulle presidenze, anche per tener conto dei possibili sommovimenti nella maggioranza»;
    da quanto riportato, sembrerebbe ci sia il rischio concreto che si possa ripetere quanto si sarebbe già verificato in occasione delle nomine disposte dal Governo pro tempore (presieduto da Matteo Renzi; è appena il caso di ricordare che, allora, nonostante fosse stato dato incarico a due società di head hunting, la Spencer & Stuart e la Korn Ferry, di selezionare i nuovi top manager pubblici, fuori da logiche di lottizzazione politica, le cose andarono altrimenti;
    le successive nomine di Eni, Enel, Poste Italiane e Leonardo-Finmeccanica, infatti, confermarono, secondo i presentatori del presente atto di indirizzo che nulla sarebbe cambiato;
    anzi, come hanno sottolineato gli organi di stampa, sarebbero stati nominati amici intimi e finanziatori del Presidente del Consiglio dei ministri Renzi, oltre che manager con trascorsi politici (l'ex parlamentare europeo Luisa Todini e l'ex deputato Udc Roberto Rao in Poste, l'ex viceministro Marta Dassù nel consiglio di amministrazione di Finmeccanica);
    numerosi organi di stampa avevano riferito la nomina nel consiglio di amministrazione dell'Enel di Albero Bianchi, avvocato di fiducia del Presidente del Consiglio dei ministri, nonché presidente della Fondazione Open (di cui facevano parte gli esponenti del Governo pro tempore Maria Elena Boschi e Luca Lotti), che per Renzi raccoglie i fondi da donatori privati;
    tra le nomine dell'ex Presidente del Consiglio dei ministri ci sarebbe stata anche quella di Fabrizio Landi, nel consiglio di amministrazione di Leonardo-Finmeccanica. Landiex amministratore delegato di Esaote, azienda leader del biomedicale con sede a Firenze, nel 2012 ha donato 10 mila euro a Renzi quale sostegno alle primarie;
    Marco Seracini, uno dei soci fondatori e presidente di un'altra associazione di fund raising, «Noi Link», che ha raccolto 750 mila euro per Renzi, è stato nominato nel collegio sindacale dell'Eni; inoltre, la stessa nomina di Emma Marcegaglia, presidente di Eni, a parere dei firmatari del presente atto di indirizzo, si troverebbe in una situazione di palese conflitto d'interesse, visto che l'azienda di famiglia, il gruppo Marcegaglia, è un colosso mondiale dell'acciaio, con 5 milioni di tonnellate di produzione annua, 7 mila dipendenti in 43 stabilimenti su tutto il pianeta, per 4 miliardi di ricavi; il gruppo Marcegaglia, si occuperebbe anche di costruzioni, turismo, real estate (ha rilevato la Gabetti) e, per l'appunto, energia, della quale, naturalmente, è anche un consumatore inesauribile; a conferma dei rapporti fitti, inevitabili, tra gruppo e produttori di energia, c’è, nel 2008, un patteggiamento di 11 mesi concesso al fratello di Emma, l'amministratore delegato del gruppo Antonio Marcegaglia, per un'accusa di tangenti proprio a una società dell'Eni, l'Enipower; da quanto esposto risulta evidente, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, che alla base delle nomine del precedente Governo nelle società pubbliche si sia seguita una logica spartitoria degli incarichi, secondo gli interessi dei gruppi di potere sostenitori dell'Esecutivo; il gruppo del MoVimento 5 Stelle presentò il 14 febbraio 2014 una mozione sui criteri di nomina dei manager pubblici volta a prevedere una procedura pubblica e trasparente puntando sui requisiti di professionalità, indipendenza ed esperienza in ambito giuridico, finanziario o industriale; la già citata direttiva del Ministro del tesoro n. 14656 del 24 giugno 2013, la cosiddetta «direttiva Saccomanni», tra le altre cose, aveva introdotto la clausola di onorabilità» per gli amministratori delle controllate non quotate, che stabiliva che costituisce causa di ineleggibilità o decadenza per giusta causa, senza diritto al risarcimento danni, dalle funzioni di amministratore l'emissione a suo carico di una sentenza di condanna, anche non definitiva» per una serie di reati che il decreto elencava;
    a seguito della «bocciatura» da parte dei consigli di amministrazione di Eni e Finmeccanica della citata clausola di onorabilità, il viceministro dell'economia e delle finanze, Enrico Morando, il 3 dicembre 2014, così come riporta l'edizione del Sole 24 Ore del 15 aprile 2015, aveva «affermato che il Mef è impegnato a superare questa situazione affinché la clausola venga inserita anche negli statuti di Eni e Finmeccanica»;
    anche a seguito della recente condanna in primo grado dell'amministratore delegato di Leonardo-Finmeccanica, è stato ricordato che Eni, Leonardo-Finmeccanica e Terna non hanno mai inserito la clausola di onorabilità nei propri statuti, pertanto, le dichiarazioni del viceministro dell'economia e delle finanze non avrebbero avuto seguito;
    a tutti gli effetti, la direttiva sarebbe stata priva di efficacia non riuscendo a garantire per i presentatori del presente atto criteri di trasparenza, pubblicità, professionalità, onorabilità ed indipendenza che nomine di società partecipate dello Stato devono avere; requisiti che solo un pieno coinvolgimento del Parlamento è in grado di garantire;
    il decreto legislativo n. 175 del 19 agosto 2016, intervenuto successivamente, all'articolo 11, prevede che i componenti dell'organo amministrativo di società a controllo pubblico debbano possedere, ferme restando le norme vigenti in materia di incompatibilità e inconferibilità degli incarichi, requisiti di onorabilità, professionalità e indipendenza, stabiliti con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze che ancora deve essere emanato;
    è il caso di sottolineare che le società a partecipazione pubblica, in cui i vertici saranno rinnovati a breve, sono aziende di grande rilevanza per il tessuto produttivo e per l'economia del Paese e sono strategiche sia per la loro funzione attuale, sia per quella che potrebbero svolgere nell'ambito di una futura e più ampia ristrutturazione ecologica, civile e tecnologica del sistema economico italiano;
    si tratterebbe, inoltre, di aziende costruite grazie al lavoro e ai proventi delle tasse degli italiani lungo il corso di oltre un secolo di vita del Paese; conseguentemente, i proprietari delle quote residue in mano allo Stato sarebbero proprio i cittadini, i quali non dovrebbero essere privati della possibilità di decidere sull'assetto attuale e futuro di queste società;
    infine, queste società sono strategicamente rilevanti per il posizionamento dell'industria nazionale, in un quadro di definizione degli equilibri di mercato interno e internazionale; lo stesso bilancio dello Stato è positivamente ristorato dagli utili derivanti dalle redditizie attività dei gruppi di imprese facenti capo alle sopra citate attività;
    avrebbe pertanto carattere d'urgenza la necessità di porre fine ad una selezione degli organi di vertice delle società partecipate su basi che risultano per i presentatori del presente atto spartitorie e di appartenenza politica, bisogna anche considerare nella politica industriale di Eni, Enel e Leonardo cosa è stato detto e deciso a livello internazionale sulle misure da adottare per uno sviluppo sostenibile;
    l'Unione Europea ha definito, nell'ottobre del 2014 una strategia su clima ed energia, che prevede l'obiettivo vincolante per gli Stati membri di ridurre entro il 2030 le emissioni di gas serra nel territorio dell'Unione almeno del 40 per cento rispetto ai livelli del 1990, e di contribuire con una quota di almeno il 27 per cento di energia rinnovabile ed un miglioramento del 30 per cento dell'efficienza energetica, nonostante diverse risoluzioni del Parlamento europeo si sono espresse in favore di un obiettivo del 40 per cento. Per la Commissione europea, il raggiungimento dell'obbiettivo sull'efficienza energetica al 2030 apporterà all'Europa molte di benefici sostanziali: determinerà una diminuzione del consumo di energia finale del 17 per cento rispetto al 2005 e un aumento della crescita economica, con un incremento del prodotto interno lordo, di circa 0,4 per cento (70 miliardi di euro); rafforzerà la competitività delle imprese europee, che potranno contenere i costi grazie alla prevista riduzione media dei prezzi dell'energia elettrica, da 161 a 157 EUR/MWh, per famiglie e imprese; creerà opportunità locali per le imprese e genererà occupazione, quest'ultima stimata a 400 000 nuovi posti entro il 2030 in tutti i settori, in particolare nell'edilizia, determinando tra l'altro una maggiore domanda di manodopera qualificata. L'obiettivo dovrebbe infine ridurre i costi delle misure antiinquinamento e della sanità di una cifra compresa tra 4,5 e 8,3 miliardi di euro, e migliorare notevolmente la sicurezza energetica riducendo le importazioni di gas del 12 per cento nel 2030;
    la Commissione europea, in una comunicazione del febbraio del 2015, «Strategia quadro per un'Unione dell'energia, corredata da una politica lungimirante in materia di cambiamenti climatici» invita gli Stati membri a prendere le distanze da un'economia basata sui combustibili fossili, con una gestione centralizzata dell'energia incentrata sull'offerta, che si avvale di tecnologie obsolete e si fonda su modelli economici superati. La comunicazione invita a consentire ai consumatori di assumere un ruolo attivo mettendo nelle loro mani le informazioni e la possibilità di operare scelte, garantendo la flessibilità per gestire non solo l'offerta ma anche la domanda;
    gli obiettivi sono stati proposti dalla Commissione europea nel cosiddetto pacchetto invernale della « Clean Energy for all Europeans» del novembre 2016, che completa le iniziative legislative previste per le società sopra indicate rivestono un ruolo di rilevanza strategica per il Paese nel settore dell'energia oltre a rivestire un'attività centrale tramite la governance per la realizzazione dei piani industriali al fine della determinazione ed il raggiungimento degli obiettivi energetici e climatici sopra individuati per la lotta ai cambiamenti climatici;
    in particolare la governance delle società Eni, Enel, Poste, Terna, Cassa depositi e prestiti, Snam e Italgas dovrà orientare le attività e gli investimenti della rispettiva azienda tenendo conto degli indirizzi delle politiche energetiche e climatiche che verranno individuate dal Governo attraverso l'adozione del Piano nazionale integrato energia e clima per il periodo 2021-2030 e il report sulla strategia di lungo periodo per la riduzione delle emissioni;
    a tale scopo, nell'ambito degli incarichi per i ruoli di amministratori e presidenti delle suddette società; si ritiene opportuno e funzionale promuovere per la copertura degli stessi figure con un profilo che attesti adeguate competenze professionali e una comprovata esperienza in attività rivolte alla decarbonizzazione dei processi produttivi,

impegna il Governo:

   a fornire immediati chiarimenti sullo stato di avanzamento della selezione dei manager pubblici e a comunicare al Parlamento le decisioni assunte dal Governo in materia di nomine pubbliche;
   a subordinare l'eventuale riconferma dei presidenti e degli amministratori delegati uscenti alla valutazione dei risultati aziendali conseguiti ed, in ogni caso, avendo come limite massimo quello di due mandati; ad assumere iniziative normative volte a prevedere che le proposte governative di nomina dei membri dei consigli di amministrazione e dei collegi sindacali delle società a partecipazione pubblica totale o di controllo siano effettuate secondo i seguenti criteri e modalità:
    a) che siano sottoposte al previo parere delle competenti commissioni parlamentari, al fine di verificare la professionalità, l'onorabilità, l'indipendenza e gli eventuali conflitti di interesse;
    b) che sia comunque prevista l'incompatibilità per coloro che:
     1) abbiano un procedimento giudiziario in corso;
     2) abbiano già ricoperto l'incarico per due mandati consecutivi;
     3) abbiano superato i limiti di età di 66 anni;
     4) pur essendo stati candidati, non siano stati eletti nel Parlamento, nel Parlamento europeo, nel consiglio di una regione o negli organi elettivi degli enti locali con popolazione superiore a 15 mila abitanti o abbiano ricoperto incarichi governativi negli ultimi cinque anni;
     5) abbiano partecipazioni in aziende fornitrici, clienti o concorrenti con l'azienda o ente, anche con riferimento ai parenti fino al quarto grado;
    c) che sia previsto il divieto, per i 5 anni successivi alla fine del mandato, di ricoprire cariche dirigenziali in aziende fornitrici, clienti o concorrenti;
    d) ad incentivare, nelle opportune sedi nazionali ed europee, la decarbonizzazione dei sistemi energetici attraverso programmi settoriali;
   ad adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché la governance delle società Eni, Enel, Poste, Terna, Cassa depositi e prestiti, Snam e Italgas orienti le attività e gli investimenti dell'azienda tenendo conto degli indirizzi delle politiche energetiche e climatiche in materia di efficienza energetica e sviluppo delle rinnovabili.
(7-01215) «Vallascas, Pesco, Sorial, Alberti, Villarosa, Cancelleri, Crippa, Della Valle, Da Villa, Fantinati».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

rendimento energetico

politica ambientale

politica industriale