ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/01197

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 748 del 24/02/2017
Firmatari
Primo firmatario: DI STEFANO MANLIO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 24/02/2017
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
SPADONI MARIA EDERA MOVIMENTO 5 STELLE 24/02/2017
GRANDE MARTA MOVIMENTO 5 STELLE 24/02/2017
DEL GROSSO DANIELE MOVIMENTO 5 STELLE 24/02/2017
SCAGLIUSI EMANUELE MOVIMENTO 5 STELLE 24/02/2017
DI BATTISTA ALESSANDRO MOVIMENTO 5 STELLE 24/02/2017


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-01197
presentato da
DI STEFANO Manlio
testo di
Venerdì 24 febbraio 2017, seduta n. 748

   La III Commissione,
   premesso che:
    il 6 febbraio 2017 la Knesset, il parlamento israeliano, ha approvato in maniera definitiva, con 60 voti favorevoli e 52 contrari, una legge che permette a Israele di legalizzare retroattivamente 3.800 alloggi che sorgono in sedici colonie nella «zona C» della Cisgiordania, costruiti su terreni di proprietà di palestinesi;
    la legge in questione, definita provocatoria in molte capitali anche amiche di Israele, è stata voluta per evitare complesse battaglie legali tra i coloni e i proprietari dei terreni, i quali non possono opporvisi, ma possono chiedere un risarcimento, e anche perché la loro espropriazione di fatto non era mai stata approvata da una legge del parlamento e quindi risultava essere formalmente illegale;
    appare evidente che il nodo vero della questione sta nel fatto che, storicamente, questi espropri illegali venivano fatti dall'esercito israeliano senza alcuna copertura politica e persino con condanne dalla stessa Corte suprema israeliana che non ne ha mai riconosciuto la legittimità; infatti, la stessa sarà presto investita del caso in esame e potrebbe dichiarare incostituzionale la citata legge; peraltro, si apprende da fonti stampa che il procuratore generale ha già fatto sapere che si guarderà bene dal difenderla;
    questa grave decisione, a parare dei firmatari del presente atto, è da considerarsi un ostacolo alla soluzione a due Stati del conflitto israelo-palestinese e costituisce di fatto un primo serio passo verso un'annessione definitiva dei territori occupati nel 1967, durante la «guerra dei Sei giorni»; è da ricordare che il 27 febbraio 2015 alla Camera dei deputati venivano approvate una mozione di maggioranza, la n. 1-00745 che, tra l'altro, impegnava il Governo pro tempore «continuare a sostenere in ogni sede l'obiettivo della costituzione di uno Stato palestinese che conviva in pace, sicurezza e prosperità accanto allo Stato di Israele, sulla base del reciproco riconoscimento (...)», e un'altra, la n. 1-00746, più dilatoria poiché legata al riconoscimento di Israele da parte di Hamas;
    la legge è stata duramente criticata dall'Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp), dalla Lega araba, dalla Turchia, dalla Giordania e dall'opposizione israeliana guidata dal laburista Isaac Herzog, che ha parlato di una possibile incriminazione di Israele da parte della Corte penale internazionale;
    peraltro, il giorno dopo l'approvazione della citata legge, il 7 febbraio, le autorità europee hanno rimandato un incontro con il premier israeliano Benjamin Netanyahu previsto per il 28 febbraio, che avrebbe dovuto sancire il disgelo nei rapporti tra Israele e l'Unione europea; merita qui ricordare che Israele resta un partner privilegiato dell'Unione europea (sotto tutti i punti di vista, nonostante le sue politiche nei confronti dei palestinesi) che però se, da un lato, non ha mai riconosciuto come legali le colonie, dall'altro dovrebbe sapere se sta importando prodotti che arrivano da località legali o meno; non va dimenticato, in tal senso che ci sono voluti ben 30 anni solo per arrivare all'etichettatura diversa dal made in Israel per le merci delle colonie ebraiche nei territori palestinesi occupati dirette in Europa;
   la sottovalutazione, se non il disinteresse, dell'Europa per la citata legge amplifica la «vittoria» del Governo Netanyahu e della destra religiosa alla guida del Paese ma soprattutto del ministro Bennett, leader del partito dei coloni «Casa ebraica»; inoltre, l'insediamento alla Casa Bianca dell'alleato e neo-presidente Donald Trump, e la paralisi della comunità internazionale messa a nudo il mese scorso da quella che ai firmatari del presente atto appare l'insulsa dichiarazione finale della Conferenza di Pace di Parigi del 15 gennaio 2017 (nel documento finale veniva rinnovato blandamente l'appello a Tel Aviv e ai palestinesi affinché restaurassero il loro impegno per un accordo di pace evitando azioni unilaterali), ha vieppiù «irrobustito» la posizione del Premier israeliano che si sente incoraggiato a portare avanti la propria politica;
   tuttavia, se gli Stati Uniti e l'Unione europea non faranno la propria parte per fermare l’escalation messa in moto dal Governo Netanyahu, la strada da percorrere sarà quella della giustizia internazionale e del ricorso alla Corte penale dell'Aja,

impegna il Governo:

   a sostenere con forza, nelle opportune sedi europee e internazionali, la posizione fortemente contraria dell'Italia alla citata legge, in quanto in palese contrasto con il diritto internazionale e le risoluzioni e le mozioni dei Parlamenti europeo e italiano a favore della soluzione «due Stati due Popoli»;
   ad assumere iniziative in sede europea volte a condizionare l'incontro che si sarebbe dovuto tenere con il Premier israeliano alla fine di febbraio 2017 al superamento della legge di cui in premessa e al blocco immediato dei nuovi insediamenti, come primi e necessari passi per avviare un dialogo preparatorio per il disgelo dei rapporti tra Unione europea e Israele.
(7-01197) «Manlio Di Stefano, Spadoni, Grande, Del Grosso, Scagliusi, Di Battista».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

questione palestinese

diritto internazionale

risoluzione