ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/01166

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 726 del 18/01/2017
Firmatari
Primo firmatario: AGOSTINI LUCIANO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 18/01/2017


Commissione assegnataria
Commissione: XIII COMMISSIONE (AGRICOLTURA)
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-01166
presentato da
AGOSTINI Luciano
testo di
Mercoledì 18 gennaio 2017, seduta n. 726

   La XIII Commissione,
   premesso che:
    l'agricoltura nelle arie protette, specie nelle aree dei parchi naturali, è oggetto di annosi dibattiti nei quali spesso prevalgono posizioni che non tengono affatto in considerazione i benefici prodotti dall'attività dell'uomo e che tendono a vietare qualsiasi intervento dell'agricoltore sulla natura;
    le posizioni più intransigenti a volte si spingono fino ad immobilizzare completamente le possibilità di azione, Così, ad esempio, si rilevano l'impossibilità di costruire alcunché nelle aree parco, così come la protezione totale di specie dannose per l'agricoltura come il cinghiale, il lupo ed alcune specie di insetti;
    come previsto dalla stessa legge n. 394 del 1991, le attività agro-silvo-pastorali, sempre nel rispetto della biodiversità e della convivenza tra le specie, vanno incentivate. L'uomo è uno dei componenti della natura e deve trovarsi con questa in armonia. Il sopravvento delle politiche che non tengono adeguatamente conto della presenza umana è controproducente anche sul piano ecologico. Un'attuazione troppo restrittiva dei princìpi di conservazione delle aree protette comporta difficoltà alla permanenza dell'uomo talmente grandi che determinano l'abbandono delle aree, che così vanno incontro al degrado;
    la presenza degli allevamenti nelle aree protette non può che migliorare le stesse. È ampiamente riconosciuto che i prati e i pascoli migliorano la qualità ecologica e paesaggistica delle aree. Così come la coltivazione dei cereali e delle leguminose, se effettuate nel completo rispetto dell'ambiente e specie in un regime di produzione biologico, hanno esclusivamente effetti benefici per l'ambiente ed il paesaggio, pertanto, questi devono essere incentivati in quanto il loro abbandono provoca non il miglioramento ma il degrado, dell'ambiente;
    le attività agricole ed allevatoriali devono pertanto avere i propri ragionevoli spazi affinché gli agricoltori possano configurarsi come veri e propri gestori e conservatori delle aree, anche protette. Vanno individuati i limiti delle azioni dell'uomo per contemperare la presenza umana e la salvaguardia dell'ambiente naturale, evitando atteggiamenti eccessivamente restrittivi che portano inevitabilmente all'abbandono ed al conseguente degrado ambientale;
    ai vincoli della normativa nazionale si aggiungono quelli della normativa comunitaria come quelli relativi alla rete Natura 2000 nell'ambito della quale a volte non si tiene conto di eventi e di cicli biologici che impediscono il controllo del proliferare di specie alloctone e che potrebbero essere controllate con antagonisti naturali anch'essi di origine alloctona;
    in Evolutionary-Ecological Land Ethic, Leopold afferma che la natura è un sistema complesso, ogni componente è importante, non vi sono gerarchie. L'uomo stesso, prodotto dell'evoluzione e della selezione naturale, ha lo stesso valore di tutte le altre specie e non deve arrecare danno alle altre specie e all'ecosistema. Un'altra massima dello stesso ecologista recita: «La conservazione è uno stato di armonia fra gli uomini e la terra;
    valorizzando le considerazioni e le massime di Leopold, si dovrebbe perseguire l'armonia tra l'uomo e la natura, invece le politiche ambientalistiche più spinte portano al superamento del punto di equilibrio dell'ecosistema. In altre parole si rompe l'armonia a discapito dell'uomo;
    una politica dei vincoli eccessivamente restrittivi nelle edificazioni e nella coesistenza delle attività agricole non consente agli agricoltori nemmeno di svolgere le più elementari attività, come ad esempio l'allevamento o le altre attività agricole. Gli allevamenti hanno bisogno di ricoveri per gli animali, di coperture per i foraggi e di ripari per gli attrezzi. È nell'essenza dell'uomo costruire dei ripari per la propria vita e per la vita degli animali che alleva e custodisce;
    è paradossale il fatto che, a fronte del divieto a realizzare nuove e razionali costruzioni, con criteri costruttivi in perfetta armonia con il paesaggio, nei parchi naturali, si tolleri la costruzione di fatiscenti ricoveri di fortuna che deturpano il paesaggio, oltre ad essere inidonei sotto il profilo igienico-sanitario;
    il sisma del 24 agosto 2016 e dei giorni seguenti ha severamente colpito, per la regione Marche, i comuni dell'entroterra ascolano, fermano e maceratese; le aree colpite si trovano per la maggior parte proprio in aree parco; emblematico è il caso di Arquata del Tronto, il cui territorio ricade in due parchi nazionali: dei Monti Sibillini e Gran Sasso e Monti della Laga;
    anche in questi parchi, naturalmente, vigono i vincoli edificatori; in considerazione del fatto che, a seguito del sisma, sono in particolare esaminate le strutture, è emersa in tutta la sua evidenza la situazione delle strutture adibite a stalle e ricoveri degli animali; per la gran parte risulta che queste sono completamente inidonee al ricovero degli animali sia sotto il profilo igienico-sanitario, sia sotto il profilo statico, sia sotto tutta un'area il profilo paesaggistico;
    è tuttavia emersa una situazione di tutta un'area che individua una situazione produttiva omogenea, caratterizzata da un livello di economicità sulla soglia della sussistenza ma che finora ha garantito la permanenza di una comunità in queste aree;
    i gravi danni provocati dal sisma rischiano di provocare l'abbandono definitivo di queste fragili aree, anche da parte degli agricoltori ed allevatori che curano e mantengono questi territori ed il conseguente depauperamento di queste realtà di una quantità di animali allevati che contribuiscono significativamente alla conservazione del sistema ecologico;
    per la conservazione delle attività agro-silvo-pastorali nell'area è necessaria una modernizzazione degli allevamenti che passa prima di tutto per la realizzazione di ricoveri razionali sotto il profilo igienico-sanitario oltre che paesaggistico, di strutture per le attività agricole conseguenti e connesse che contribuiranno alla permanenza dei capi attuali e di un auspicio di incremento;
    altrettanto problematico è il controllo delle specie animali selvatiche. In particolare, con il proliferare dei cinghiali, specie dopo l'incontrollata introduzione di razze straniere, particolarmente produttive, si sta verificando una vera e propria emergenza per gli agricoltori e gli allevatori. I primi, perché vedono letteralmente e sistematicamente devastate le proprie coltivazioni; i secondi, perché vedono decimate i propri greggi ed armenti. Il lupo, infatti, nobile animale degli alti boschi, è tornato, grazie all'abbondanza di cibo garantita dal cinghiale, a livelli di popolazione tali da superare le soglie dell'endemia, con il conseguente esubero di fabbisogno di cibo rispetto alla disponibilità nella sfera selvatica. A farne le spese soro agnelli e redditi di allevatori locali con microeconomie già a livelli di sussistenza;
    è infine assolutamente necessario superare il fallimento delle politiche radicalmente protezionistiche che si ravvisano nel caso del Cinipide del castagno, insetto di origine cinese che ha invaso gli ambienti castanicoli locali e che sta determinando l'azzeramento della produzione. Seppur efficacemente controllabile, con il suo antagonista naturale Torymus sinensis, questo non può essere introdotto per il divieto delle normative comunitarie in quanto anch'esso di origine alloctona,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative, anche normative, volte a promuovere una politica agricola fondata su princìpi di equilibrio in modo tale che sia consentita un'adeguata attività degli agricoltori nelle aree protette e che, in particolare, garantisca:
    a) agli agricoltori e agli allevatori di poter costruire adeguate e moderne strutture necessarie allo svolgimento delle proprie attività agro-silvo-pastorali, di dimensione commisurata alle aree di cui trattasi e salvaguardando il paesaggio;
    b) la promozione della modernizzazione, in particolare del settore allevatoriale, consentendo la realizzazione di strutture che tengano conto contemporaneamente degli aspetti igienico-sanitari e paesaggistici;
    c) la promozione di azioni integrate per il controllo programmato e radicale delle specie alloctone nocive alle attività agro-silvo-pastorali, la selezione e la reintroduzione e la tutela delle specie autoctone;
    d) agli allevatori la possibilità di fruire di sistemi di protezione preventiva delle proprie greggi, mandrie ed armenti con sistemi di dimostrata efficacia ma che risultano attualmente non sostenibili sul piano dell'attuale ordinarietà economica delle aree interne;
    e) di poter contrastare efficacemente gli insetti nocivi non autoctoni con antagonisti naturali di origine non alloctona.
(7-01166) «Luciano Agostini».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

allevamento

degradazione dell'ambiente

zona protetta