ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/01158

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 721 del 10/01/2017
Firmatari
Primo firmatario: BUSTO MIRKO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 10/01/2017
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MANTERO MATTEO MOVIMENTO 5 STELLE 10/01/2017
DAGA FEDERICA MOVIMENTO 5 STELLE 10/01/2017
DE ROSA MASSIMO FELICE MOVIMENTO 5 STELLE 10/01/2017
MICILLO SALVATORE MOVIMENTO 5 STELLE 10/01/2017
TERZONI PATRIZIA MOVIMENTO 5 STELLE 10/01/2017
ZOLEZZI ALBERTO MOVIMENTO 5 STELLE 10/01/2017
GRILLO GIULIA MOVIMENTO 5 STELLE 10/01/2017
BARONI MASSIMO ENRICO MOVIMENTO 5 STELLE 10/01/2017
GIORDANO SILVIA MOVIMENTO 5 STELLE 10/01/2017
COLONNESE VEGA MOVIMENTO 5 STELLE 10/01/2017
LOREFICE MARIALUCIA MOVIMENTO 5 STELLE 10/01/2017
DI VITA GIULIA MOVIMENTO 5 STELLE 10/01/2017
NESCI DALILA MOVIMENTO 5 STELLE 10/01/2017
SPADONI MARIA EDERA MOVIMENTO 5 STELLE 13/01/2017


Commissione assegnataria
Commissione: VIII COMMISSIONE (AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI)
Commissione: XII COMMISSIONE (AFFARI SOCIALI)
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

ATTO MODIFICATO IL 12/01/2017

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 13/01/2017

ATTO MODIFICATO IL 20/01/2017

ATTO MODIFICATO IL 08/09/2017

Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-01158
presentato da
BUSTO Mirko
testo presentato
Martedì 10 gennaio 2017
modificato
Martedì 12 settembre 2017, seduta n. 848

   Le Commissioni VIII e XII,
   premesso che:
    l'articolo 32 della Costituzione della Repubblica italiana tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività;
    lo stato chimico delle acque superficiali è in «zona rossa» in quasi tutta la pianura Padana e non rispetta la direttiva dell'Unione europea 2000/60 neppure nei cronoprogrammi; le acque di falda usate per l'irrigazione stanno presentando caratteristiche peggiorative in maniera estensiva e possono mettere potenzialmente a rischio la sicurezza delle produzioni agroalimentari; le acque potabili stanno manifestando criticità sempre maggiori, in particolare si segnalano la presenza di nitrati oltre i 50 mg/litro in aree della provincia di Brescia e falde profonde con nitrati oltre i 100 mg/litro in provincia di Mantova, che a breve potranno determinare la contaminazione delle acque potabili;
    da diversi anni i cittadini italiani ed in particolar modo quelli residenti nelle quattro regioni padane (Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna) sono esposti, soprattutto nei mesi autunnali ed invernali, ad alti livelli di inquinamento dell'aria oltre i limiti imposti dalle normative comunitarie (direttiva n. 2008/50/CE);
    gli enti locali e le regioni si trovano sempre più spesso a reagire, soprattutto nei periodi di allarme acuto per quanto riguarda gli sforamenti delle soglie, con provvedimenti tampone che si rivelano in larga parte inefficaci;
    l'annuario 2016 dei dati ambientali dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) riporta una diminuzione delle emissioni di PM10 nel periodo 1990-2014 del 34,5 per cento, con un aumento delle emissioni da combustione non industriale, un crollo delle emissioni da combustione industriale e una sostanziale riduzione delle emissioni da trasporto; le emissioni nazionali di ossidi di azoto dal 1990 al 2014 registrano un decremento pari a – 61,5 per cento;
    i dati dell'inventario nazionale delle emissioni come riconosciuto dalla stessa Ispra (paragrafo 1.8 dell'Italian Emission Inventory 1990-2016, Informative Inventory Report 2016), non sono stati sottoposti nella loro interezza all'analisi di incertezza delle stime come richiesto fin dal 2013 dalla competente Agenzia delle Nazioni Unite (Report for the Stage 3 in-depth review of emission inventories submitted under the UNECE LRTAP Convention and EU National Emissions Ceilings Directive for: STAGE 3 REVIEW REPORT ITALY); un'analisi parziale è stata svolta nel 2016, rivelando che le stime per le emissioni delle PM, specialmente quelle di minori dimensioni, metalli pesanti e POP risentono di una maggiore incertezza;
    tali statistiche sono costruite sostanzialmente a partire dal consumo di combustibili alla fonte e sui dati forniti dalle aziende e non già su verifiche a valle della combustione che tengano conto dello stato reale, compresa la loro efficacia e l'efficienza, degli impianti; basti pensare, tra l'altro, a quanto avvenuto recentemente sui dati dei test di emissione delle auto da parte di alcune aziende automobilistiche;
    i dati sulla qualità dell'aria riassunti dall'Environmental Europea Agency nel rapporto «Air Quality in Europe 2016 report» mostrano a) per l'Italia un marcato trend di decrescita della concentrazione di particolato nel periodo 2000-2014; b) valori molto elevati di particolato sostanzialmente concentrate in due aree europee, la Polonia, la Germania orientale e la Pianura Padana (mappa 4.1); c) diffusi superamenti dei valori di concentrazione per l'ozono atmosferico in Pianura Padana e Spagna meridionale con valori di concentrazione estremamente elevati (mappa 5.1); d) in Pianura Padana, dove, nonostante il trend negativo generale delle emissioni di queste sostanze, continuano ad evidenziarsi diverse centraline di monitoraggio con valori eccedenti i limiti imposti dalle normative comunitarie;
    in ogni caso, nonostante il trend positivo per quanto riguarda la riduzione degli inquinanti, l'Italia in generale e le regioni della pianura padana in particolare, presentano livelli di inquinamento superiori alle soglie fissate tanto che la Commissione europea ha aperto due procedure d'infrazione attualmente nella fase di lettera di messa in mora notificata, ai sensi dell'articolo 258 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea: una riguarda l'applicazione della direttiva n. 2008/50/CE sulla qualità dell'aria ambiente ed, in particolare, l'obbligo di rispettare i livelli di biossido di azoto (NO2) (procedura 2015/2043); l'altra, la cattiva applicazione della direttiva n. 2008/50/CE relativa alla qualità dell'aria ambiente superamento dei valori limite di PM10 in Italia (procedura 2014/2147);
    la pianificazione degli interventi necessari per l'ulteriore diminuzione dell'inquinamento per rientrare nei parametri fissati a livello comunitario non può esulare da una dettagliata analisi delle fonti di emissioni e della loro localizzazione, tenendo anche conto che in un contesto come quello padano le aree urbane e quelle rurali si influenzano a vicenda, ad esempio attraverso l'emissione di ammoniaca da parte delle aziende agricole che favoriscono la formazione di particolato ultra-fine; il decreto legislativo n. 155 del 2010, all'articolo 22, comma 3, prevede per questo che le regioni e le province autonome predispongano gli inventari delle emissioni con cadenza almeno triennale;
    secondo il recente documento dell'Ispra, recante «Inventari regionali delle emissioni in atmosfera e loro articolazione a livello locale» al 2015, (Figura 2), l'ultimo inventario redatto in Italia era quello della Val d'Aosta del 2013, mentre quelli relativi alle regioni della pianura padana erano risalenti nel tempo. In particolare la regione Lombardia lo aveva predisposto nel 2012; la regione Piemonte, la regione Emilia Romagna e la regione Veneto nel 2010;
    da un esame della documentazione reperibile sui siti istituzionali, ad oggi, solo il Veneto risulta avere in corso un aggiornamento ai dati del 2013, attualmente in fase di revisione esterna; per le altre tre regioni padane non risultano ulteriori aggiornamenti degli inventari e, pertanto, si può evidenziare una sostanziale inadempienza di queste istituzioni rispetto alle previsioni di legge per la cadenza degli aggiornamenti delle emissioni;
    quanto riguarda il Veneto, tra l'inventario del 2010 e quello del 2013 si segnala una limitata riduzione delle emissioni di polveri (variazioni percentuali: –3 per cento per le PTS, –4 per cento per le PM10 e –2 per cento per le PM 2.5), coincidente peraltro con una variazione negativa del PIL della regione nello stesso periodo;
    il limite annuale per le PM10 in Europa è fissato in 40 microgrammi/metro cubo, mentre il valore obiettivo fissato dall'Organizzazione mondiale della sanità è di 20 microgrammi/metro cubo; tra l'altro, la stessa Organizzazione mondiale della sanità evidenzia che per quanto riguarda il particolato, non esiste un valore soglia sotto il quale non vi sono impatti sanitari;
    lo studio «Economic cost of the health impact of air pollution in Europe» (WHO, 2015) ha evidenziato che, nel 2010, i costi sanitari associati all'inquinamento dell'aria per l'Italia sarebbero di 97 miliardi di dollari annui, tenendo conto della sola esposizione al particolato (tabella 2.4 dello studio) e di 133,4 miliardi di dollari tenendo conto della VSL (value of statistical life) nel calcolo. Praticamente, i costi associati al particolato sarebbero pari al 4,7 per cento, del Pil. Tra l'altro, la stima delle morti premature per l'Italia calcolata dall'Organizzazione mondiale della sanità era più bassa (32.447 morti premature nel 2010 per il particolato) delle stime per il 2014 dell'European environment agency; pertanto, se si tenesse conto di quest'ultima stima, i costi sanitari sarebbero molto più elevati;
    esistono complesse interazioni tra i diversi inquinanti, come dimostra lo studio sull'aumento della mutagenicità del particolato a Torino in presenza di ossidi di azoto (Traversi et al. 2011, Involvement of nitrocompounds in the mutagenicity of urban Pm2.5 and Pm10 in Turin, Mutation Research);
    già nel 1998 il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare aveva commissionato all'Organizzazione mondiale della sanità Ufficio regionale per l'Europa una valutazione sull'impatto sanitario delle PM10. Nelle otto maggiori città italiane analizzate, circa 3.500 decessi e molte altre patologie erano attribuibili a livelli di PM10 superiori a 30 microgrammi/metro cubo (Health impact assessment of air pollution in the eight major Italian cities. Copenhagen, WHO, Regional Office for Europe);
    l'APAT nel 2007 aveva rinnovato e ampliato questo studio nel rapporto «Impatto sanitario di PM10 e Ozono in 13 città italiane» aveva evidenziato le gravissime conseguenze, con migliaia di morti premature su circa 9 milioni di abitanti, dell'inquinamento dell'aria e in particolare della presenza di ozono e PM10 sulla salute umana, analizzando i dati di 13 città, diverse delle quali situate nella pianura padana; nella sintesi del rapporto si poteva leggere «8.220 decessi l'anno, in media, sono attribuibili a concentrazioni di PM10 superiori ai 20 microgrammi/metro cubo. Tale valore equivale al 9 per cento della mortalità per tutte le cause, escludendo le cause violente (ICD IX 800-999), nella popolazione oltre i 30 anni. L'impatto è stimato considerando i soli effetti a lungo termine sulla mortalità. Considerando anche gli effetti a breve termine (entro una settimana dopo l'esposizione), l'impatto del PM10 superiore ai 20 microgrammi/metro cubo è di 1.372 decessi, equivalenti all'1,5 per cento della mortalità nell'intera popolazione;
    l'European Environment Agency nell’«Air Quality in Europe 2016 report» desume nella Tabella 10.1 una mortalità prematura di 91.050 persone in Italia nel 2013 direttamente collegate ai valori di inquinamento atmosferico per i parametri PM2,5 (66.630 morti premature), Ozono (3.380) e ossidi di azoto (21.040);
    nel medesimo rapporto si evidenzia (tabella 10.2) che l'Italia, con riferimento agli anni di vita persi x 100.000 abitanti per ogni sostanza inquinante è: all'undicesimo posto su 41 Paesi per le PM2,5, con 1.165 anni di vita persi x 100.000 abitanti; di gran lunga al primo posto su 41 Paesi con 368 anni di vita persi x 100.000 abitanti per gli ossidi di azoto, distanziando di 1/3 di ore in più il secondo Paese; al quarto posto su 41 Paesi con 61 anni di vita persi x 100.000 abitanti per l'ozono;
    secondo diversi studi, la concentrazione di polveri ultrasottili Pm 2.5 nella Pianura Padana, già da studi presentati nel 2005, riduce l'aspettativa di vita di 3 anni (http://www.ambientesalute.org);
    secondo uno studio «Impatto degli inquinanti atmosferici sul benessere umano» promosso dall'Università di Bologna e dell'Enea (https://www.arpae.it), nel 2005 a Reggio le Pm10 e il biossido d'azoto hanno tolto in totale tra morti e malattie 69.595 giorni di vita (49.042 le polveri e 20.553 il biossido), per un costo per abitante di 3.637 euro (1.672 Pm10 +1.965 biossido d'azoto). Nel distretto ceramico della stessa provincia di Reggio Emilia il costo per ogni cittadino è stato persino peggiore: 3.665 euro (1.678 per le polveri e 1.987 per biossido di azoto) come riportato su http://www.ambientesalute.org;
    lo studio Moniter, promosso nel 2011 dalla regione Emilia Romagna in collaborazione con Arpa, ha evidenziato come nelle vicinanze d'impianti d'incenerimento si sia registrato un incremento di nascite premature, confermando precedenti studi (https://www.arpae.it);
    in data 10 settembre 2007 l'Ordine dei medici e dei chirurghi dell'Emilia Romagna, avvalendosi del principio di precauzione, ha chiesto una moratoria sulla costruzione di nuovi impianti d'incenerimento nella regione Emilia Romagna che è una delle zone più inquinate d'Europa e del mondo e che quindi non può permettersi emissioni aggiuntive a quelle già esistenti (http://www.dire.it);
    secondo il quotidiano online ReggioReport dell'11 gennaio 2017 a seguito della acquisizione di consapevolezza del legame tra danni alla salute ed inquinamento atmosferico non ultimo il legame tra polveri sottili e demenza senile la regione ha predisposto un «piano aria integrato regionale» con l'obiettivo di: dimezzare il livello di polveri sottili entro il 2020, ridurre il traffico nelle città, aumentare le aree verdi e le zone pedonali, con un investimento di 300 milioni in quattro anni per migliorare la qualità dell'aria in Emilia-Romagna;
    a livello nazionale, sono in corso numerose procedure di V.I.A. presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare che interessano l'area padana. Per l'Emilia Romagna sono attualmente in corso di valutazione diversi progetti nei seguenti settori: perforazione di pozzi per ricerca di idrocarburi, stoccaggio di gas, realizzazione dell'autostrada cispadana. Per la Lombardia: stoccaggi di gas e perforazione di pozzi per idrocarburi. Per il Piemonte: perforazione di pozzi per la ricerca di idrocarburi. Per il Veneto: il masterplan dell'aeroporto di Verona;
    sempre il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, negli ultimi anni, ha emanato decine di decreti di compatibilità ambientale favorevoli per opere nelle quattro regioni padane che sono potenzialmente impattanti sotto l'aspetto della qualità dell'aria: si va dalla autostrade alle attività di sfruttamento degli idrocarburi, dalle centrali termoelettriche alle raffinerie. Le problematiche emissive possono riguardare non solo il normale funzionamento degli impianti o delle opere, ma anche gli incidenti, come avvenuto recentemente presso il nuovissimo impianto EST della raffineria Eni di Sannazzaro de’ Burgondi, vanificando anche eventuali sforzi in sede di autorizzazione per compensare le emissioni degli impianti;
    a mero titolo di esempio, per citare alcuni progetti, in Lombardia, si evidenziano l'impianto di biometano da rifiuti a Marcallo con Casone (proponente Green Power Marcallese Srl), con parere favorevole nel 2016, nonché, negli ultimi tre anni, numerosi impianti di trattamento dei rifiuti, strade e altro. A mero titolo di esempio in Veneto basterà ricordare l'impianto per la produzione di bio-BDO ad Adria (RO), proposto dalla società Mater-Biotech S.p.A., con impianti di produzione energetica turbogas e a biomassa con parere favorevole V.I.A.-A.I.A. del 2015; per la regione Emilia Romagna, l’«incremento della capacità produttiva dello stabilimento ceramico sito in comune di Fiorano modenese (Mo)», proposto da Ita S.p.a. nel 2016; per il Piemonte, il «piano particolareggiato di iniziativa pubblica per il parco commerciale e urbano attrezzato in Novara Veveri» nel comune di Novara presentato dalla società Amteco Spa;
    inoltre, tra il 2008 e il 2014, si è osservata una vera e propria esplosione di impianti per produzione energetica, quasi esclusivamente elettrico, da bioenergie che sono ovviamente responsabili di una certa quota di emissioni, primariamente da NOx. Tale impiantistica, secondo i dati relativi al 2014 pubblicati dal GSE nel rapporto «Energia da fonti rinnovabili 2014» è concentrata per il 63 per cento nelle quattro regioni padane: 657 impianti in Lombardia (26,5 per cento del totale italiano), 345 in Veneto (13,9 per cento), 289 in Emilia Romagna (11,7 per cento) e 274 in Piemonte (pari all'11 per cento). Per quanto riguarda la potenza installata, questi impianti rappresentano il 55,5 per cento dei 4.044 Mw installati in tutto il Paese, così suddivisi: 22,7 Lombardia, il 15,1 per cento in Emilia Romagna, l'8,9 per cento in Veneto e l'8,8 per cento in Piemonte. È interessante notare, dal punto di vista della produzione nazionale, in termini di Gwh/anno che oltre la maggior parte proviene da impianti a biogas (8.198 Gwh), seguiti dalle biomasse solide (6.192,9 Gwh) e infine da quelle liquide per 4.341,1 Gwh;
    circa il 70 per cento delle aziende in regime di autorizzazione integrata ambientale in Italia sono concentrate nelle quattro regioni padane. L'articolo 29-decies, comma 8, del decreto legislativo n. 152 del 2006 prevede che i risultati del controllo delle emissioni, richiesti dalle condizioni dell'autorizzazione integrata ambientale e in possesso dell'autorità competente, devono essere messi a disposizione del pubblico nel rispetto di quanto previsto dal decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 195;
    si evidenzia che la stragrande maggioranza di questi impianti sono di taglia minore di 1 Mw per potenza installata e che quindi, in larga parte, non sono stati sottoposti alle procedure di valutazione di assoggettabilità a V.I.A. o di V.I.A. diretta, con tutto quello che ciò comporta in termini di controllo e monitoraggio delle emissioni, di trasparenza delle stesse per la popolazione e, soprattutto, di valutazione, anche in termini cumulativi e sinergici, della reale compatibilità con un contesto territoriale in cui gli standard di qualità dell'aria da tempo non soddisfano i limiti fissati dalle normative comunitarie;
    l'articolo 28, comma 2, del decreto legislativo n. 152 del 2006 obbliga alla pubblicazione sui siti web delle autorità competenti per le procedure di V.I.A. dei risultati dei monitoraggi ambientali condotti sulle opere autorizzate;
    l'articolo 29, comma 2, del decreto legislativo n. 152 del 2006 obbliga le autorità competenti a provvedere alla verifica di ottemperanza delle prescrizioni delle procedure di V.A. e V.I.A. nonché della corretta esecuzione degli interventi secondo gli elaborati presentati. Gli esiti dei controlli devono trovare pubblicità secondo quanto previsto dall'articolo 8 del decreto legislativo n. 195 del 2005,

impegnano il Governo:

   a valutare la sussistenza dei presupposti per deliberare lo stato di emergenza di cui all'articolo 5 della legge 24 febbraio 1992, n. 225, per l'intera area della Pianura Padana, predisponendo le risorse e fissando i tempi necessari per una bonifica dell'area e per la realizzazione degli interventi, anche strutturali, per la riduzione del rischio, tra cui una moratoria degli impianti più inquinanti nelle forme e nei modi individuati di seguito, nonché una pianificazione ecologica, ai fini della reale tutela della salute pubblica;
   ad avvalersi del Comitato tecnico e del Coordinamento di cui, rispettivamente, all'articolo 9 e 20 del decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 155, al fine di predisporre uno specifico programma di misure di carattere nazionale atto a fronteggiare le gravi condizioni di inquinamento atmosferico interregionale, valido fintanto che non siano correttamente applicate le previsioni in materia di monitoraggio e controllo della qualità dell'aria di cui al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e al decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 155, che preveda, con specifico riferimento alle aree interregionali della Pianura Padana, il divieto di autorizzazione di nuovi stabilimenti industriali che comportino processi di combustione, ad esclusione di quelli che perseguano standard ambientali elevati e comprovati da una valutazione basata sul ciclo di vita, estendendo tale divieto anche agli interventi di ampliamento o modifica degli stabilimenti industriali esistenti, fatti salvi quelli che rispettino i predetti requisiti ambientali;
   ad assumere le iniziative di competenza affinché siano rispettate su tutto il territorio nazionale le scadenze dettate dall'articolo 22, comma 3, del decreto legislativo n. 155 del 2010, rispetto all'aggiornamento degli inventari delle emissioni;
   ad assumere le iniziative di competenza affinché siano rispettate su tutto il territorio nazionale gli obblighi di pubblicazione dei dati di monitoraggio ambientale e di divulgazione delle risultanze delle verifiche di ottemperanza connesse ai pareri di compatibilità ambientale (V.A. e V.I.A.) da loro emessi secondo quanto previsto dal decreto legislativo n. 152 del 2006, articolo 28, comma 2, e articolo 29, comma 2, in combinato disposto con quanto previsto dall'articolo 8 del decreto legislativo n. 195 del 2005;
   per i progetti di competenza nazionale, ad assicurare che le strutture del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare rispettino gli obblighi di pubblicazione dei dati relativi ai controlli degli impianti in regime di A.I.A. di competenza nazionale nonché dei dati del monitoraggio ambientale e delle risultanze delle verifiche di ottemperanza connesse ai pareri di compatibilità ambientale (V.A. e V.I.A.) da loro emessi secondo quanto previsto dal decreto legislativo n. 152 del 2006, articolo 28, comma 2, e articolo 29, comma 2, in combinato disposto con quanto previsto dall'articolo 8 del decreto legislativo n. 195 del 2005;
   ad assumere iniziative per mappare tutte le fonti di pressione ambientale esistenti in pianura Padana, in particolare quelle che interessino più matrici ambientali, orientando tutte le autorizzazioni ambientali a valutare l'impatto cumulativo dei progetti;
   a rendere pubblici tutti i dati relativi alla contaminazione di suoli e falde acquifere, con particolare riferimento alle acque potabili;
   ad assumere iniziative per ridurre la pressione ambientale su suoli e falde acquifere secondo le direttive dell'Unione europea 2000/16 e seguenti;
   ad assumere iniziative per provvedere, attraverso una concertazione tra Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Ministero della salute e le quattro regioni padane, con il coinvolgimento dell'Istituto superiore di sanità e garantendo adeguate risorse, ad uno o più studi epidemiologici di dettaglio sia per tipologia di inquinante sia per contesto territoriale a scala sub-regionale, incluso un monitoraggio di medio-lungo periodo, facendo sì che tale attività sia indirizzata a stabilire eventuali ed ulteriori interventi puntuali per la prevenzione delle patologie connesse all'inquinamento atmosferico e all'esposizione a sostanze inquinanti;
   ad assumere iniziative per provvedere, con uno specifico finanziamento, ad uno o più studi relativi ai danni epigenetici derivanti dall'esposizione ai diversi inquinanti atmosferici in pianura padana;
   a promuovere nell'ambito del Coordinamento tra Ministero, regioni ed autorità competenti in materia di aria ambiente di cui all'articolo 20 del decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 155, l'istituzione di un tavolo tecnico per la redazione di un piano d'area tra le quattro regioni della pianura Padana, con il coinvolgimento delle città metropolitane e dei comuni maggiormente interessati per individuare interventi strutturali idonei a fronteggiate la grave situazione di inquinamento atmosferico nell'area della Pianura padana;
   a promuovere, per quanto di competenza e in collaborazione con le regioni e con il sistema delle agenzie ambientali, un programma di controlli a campione per le emissioni su almeno il 10 per cento degli impianti a bioenergie presenti nelle quattro regioni da svolgersi entro sei mesi.
(7-01158) «Busto, Mantero, Daga, De Rosa, Micillo, Terzoni, Zolezzi, Grillo, Baroni, Silvia Giordano, Colonnese, Lorefice, Di Vita, Nesci, Spadoni».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

inquinamento atmosferico

agente inquinante dell'atmosfera

gestione dei rifiuti