ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/01112

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 687 del 06/10/2016
Firmatari
Primo firmatario: ZAMPA SANDRA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 06/10/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
TIDEI MARIETTA PARTITO DEMOCRATICO 06/10/2016
MALISANI GIANNA PARTITO DEMOCRATICO 06/10/2016
GASPARINI DANIELA MATILDE MARIA PARTITO DEMOCRATICO 06/10/2016
GNECCHI MARIALUISA PARTITO DEMOCRATICO 06/10/2016
BRUNO BOSSIO VINCENZA PARTITO DEMOCRATICO 06/10/2016
GARAVINI LAURA PARTITO DEMOCRATICO 06/10/2016
MORETTO SARA PARTITO DEMOCRATICO 06/10/2016
CULOTTA MAGDA PARTITO DEMOCRATICO 06/10/2016
MINNUCCI EMILIANO PARTITO DEMOCRATICO 06/10/2016
CARNEVALI ELENA PARTITO DEMOCRATICO 06/10/2016
CARRA MARCO PARTITO DEMOCRATICO 06/10/2016
GADDA MARIA CHIARA PARTITO DEMOCRATICO 06/10/2016
VENITTELLI LAURA PARTITO DEMOCRATICO 06/10/2016
TULLO MARIO PARTITO DEMOCRATICO 06/10/2016
D'INCECCO VITTORIA PARTITO DEMOCRATICO 06/10/2016
CAROCCI MARA PARTITO DEMOCRATICO 06/10/2016
MAESTRI PATRIZIA PARTITO DEMOCRATICO 06/10/2016
BLAŽINA TAMARA PARTITO DEMOCRATICO 06/10/2016
RUBINATO SIMONETTA PARTITO DEMOCRATICO 06/10/2016
MALPEZZI SIMONA FLAVIA PARTITO DEMOCRATICO 06/10/2016
ZAN ALESSANDRO PARTITO DEMOCRATICO 06/10/2016
ROMANINI GIUSEPPE PARTITO DEMOCRATICO 07/10/2016
CARELLA RENZO PARTITO DEMOCRATICO 19/10/2016


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 07/10/2016

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 19/10/2016

Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-01112
presentato da
ZAMPA Sandra
testo presentato
Giovedì 6 ottobre 2016
modificato
Mercoledì 19 ottobre 2016, seduta n. 695

   La III Commissione,
   premesso che:
    nella notte tra venerdì 15 e sabato 16 luglio 2016 in Turchia si è svolto un tentativo di colpo di Stato che ha improvvisamente e drammaticamente mutato gli equilibri interni ed internazionali del Paese. Una parte dell'esercito turco ha tentato di rovesciare il presidente Recep Tayip Erdogan e il Governo in carica. Il bilancio del tentato golpe ha registrato oltre 300 morti e circa 1.500 feriti;
    il presidente Erdogan, nel tentativo di riprendere con forza il controllo del Paese e mostrare il pugno duro nei confronti dei responsabili della fallita rivolta, ha aperto alla reintroduzione della pena di morte per chi commette atti di tradimento nei confronti dello Stato. La pena capitale in Turchia era stata abolita nel 2004 proprio quando era premier Erdogan ed aveva costituito una pietra miliare nell'avvicinamento della Turchia all'Europa. Anche l'attuale capo del Governo, Binali Yildirim, dichiarando che «ora è il momento di fare pulizia», ha assicurato alla folla che chiedeva la condanna a morte per gli autori del golpe che il Governo «ha recepito il messaggio» e che «sarà fatto quanto necessario»;
    il presidente turco ha di fatto sospeso ogni misura democratica: ad oggi, sono oltre 100.000 i dipendenti pubblici licenziati o sospesi dall'incarico e 32.000 le persone arrestate perché sospettate di essere in contatto con la setta gulenista fra cui più di 6.000 militari (le cui immagini, denudati, ammanettati e inginocchiati, hanno fatto il giro del mondo), più di 700 magistrati, 100 poliziotti e 120 giornalisti, 58 membri del Consiglio di Stato e 140 membri della Suprema corte d'appello, oltre a migliaia di altri civili; tra i dipendenti pubblici sono stati epurati 30.000 insegnanti e funzionari del Ministero dell'istruzione, oltre 3.000 membri della magistratura, quasi 9.000 funzionari del Ministero dell'interno, di cui quasi 8.000 agenti delle forze di polizia, circa 100 membri dell’intelligence e 1.500 dipendenti del Ministero delle finanze, oltre 2.000 dipendenti del Ministero della salute e 1500 lavoratori della presidenza degli affari religiosi. Sono stati vietati 20 siti web di informazione e sono state ritirate altrettante licenze radiotelevisive;
    una modifica costituzionale approvata nel maggio 2016 ha tolto l'immunità parlamentare ai deputati della Grande Assemblea nazionale della Turchia (GNAT) e decine di rappresentanti, ad esempio 55 su 59 membri del gruppo HDP, il partito curdo guidato da Selahattin Demirtas, rischiano di essere perseguiti per procedimenti pendenti a loro carico quasi tutti relativi a reati di opinione;
    la reazione del Governo turco al tentativo di colpo di Stato non può passare per azioni che mettano a rischio la democrazia e lo stato di diritto nel Paese. Il diritto di tutti a un equo processo in piena conformità con la convenzione europea di salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, compreso il protocollo relativo all'abolizione della pena di morte, è la ferma posizione assunta all'unanimità dai 28 Paesi dell'Unione europea in occasione del Consiglio degli affari esteri del 18 luglio 2016, al quale ha partecipato il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale – Paolo Gentiloni – che ha ribadito che l'Italia resta totalmente contraria ad ogni ipotesi di reintroduzione della pena di morte. Una decisione in tal senso deve comportare l'immediata interruzione dei negoziati per l'adesione di Ankara all'Unione europea, essendo in contrasto con i principi dell'Unione europea stessa;
    l'Alto rappresentante per gli affari esteri dell'Unione europea, Federica Mogherini, ha sottolineato con forza che «non ci sono scuse per portare il Paese lontano dai diritti fondamentali e dallo stato di diritto e che saremo estremamente vigilanti su questo non per il bene dell'Ue o dei negoziati di adesione del Paese all'Unione, ma per il bene del popolo turco (...) nessun Paese può diventare Stato membro dell'Ue se introduce la pena di morte, questo è nel nostro acquis quindi è sicuro»;
    lo stato di emergenza proclamato da Erdogan sta causando drammatiche ed inaccettabili conseguenze soprattutto per le donne. Già in passato Erdogan non ha nascosto il suo pensiero sostenendo che il posto delle donne nella società è la maternità e che «porre donne e uomini sullo stesso piano è contro natura»;
    pur essendo il primo Paese firmatario della Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (2011), la Turchia nella classifica del gender gap del World economic forum del 2015 era in 130esima posizione ed attualmente al 77o posto su 100 nell'indice sull'uguaglianza di genere dell'Undp (programma per lo sviluppo dell'Onu);
    ad avere la peggio a seguito della stretta sui diritti umani imposta dal presidente Erdogan potrebbero essere i 3,5 milioni di spose-bambine: ai loro aguzzini, l'Alta Corte di Istanbul ha recentemente concesso l'amnistia, eliminando di fatto il reato di abuso sessuale su minori indifesi con il «perdono» concesso agli uomini che violentano bambine e poi le sposano. La disposizione dell'Alta Corte di Istanbul arriva a seguito della decisione della Corte costituzionale del 15 dicembre 2015, in base alla quale i reati di pedofilia, e nello specifico commessi nei confronti di minori di 15 anni, sono da considerare alla stregua di abusi sessuali ordinari. La cesura ora pone come limite, ingiustificabile, l'età di 12 anni: dai 13 anni in su, dunque, le vittime sono considerate adolescenti consapevoli della natura di un atto sessuale. La decisione, in assenza di un nuovo pronunciamento legale, diventerà legge effettiva il 13 gennaio 2017. La stessa Corte ha inoltre annullato un provvedimento in base al quale chi è giudicato colpevole del reato di pedofilia deve scontare una pena di almeno 16 anni di prigione. L'annullamento definitivo è previsto per il 23 dicembre 2016. Una legge che potrebbe avere dei risvolti devastanti: già ora, 3.000 uomini accusati di stupro di minori hanno sposato le loro giovani vittime, pur di sfuggire alla pena;
    già due giorni prima del golpe del 15 luglio, una delegazione turca aveva incontrato la Commissione Onu per la CEDAW (Convention on the Elimination of all Forms of Discrimination Against Women): dall'organizzazione internazionale erano pervenute forti critiche sulla condizione delle donne e dei minori nel Paese, con un Parlamento dove l'85 per cento dei membri è di sesso maschile;
    la Turchia è divenuto il 13o Stato membro del Consiglio d'Europa il 13 aprile 1950 e come tale è vincolato dalla convenzione europea sui diritti dell'uomo;
    i numeri degli arresti e delle sospensioni dai pubblici uffici registrati ad oggi e le modalità con cui vengono portati avanti non risultano proporzionati alla reazione di un Governo democratico ad un tentato golpe e la violazione dei valori democratici e dei diritti umani in Turchia, come Stato membro del Consiglio d'Europa, della NATO e candidato a far parte dell'Unione europea, non possono essere ulteriormente tollerate,

impegna il Governo:

   a porre in essere ogni iniziativa sul piano internazionale al fine di persuadere il Governo turco a ripristinare lo stato di diritto, la libertà di stampa e di opinione, il rispetto dei diritti umani ed, in particolare, dei diritti delle donne e dei minori, oltre alle condizioni minime di agibilità politica per le opposizioni;
    a sostenere con forza, nelle opportune sedi internazionali, ogni iniziativa affinché da parte del Governo turco venga garantito lo svolgimento di un processo giusto, democratico ed equo per le persone coinvolte nel tentato golpe;
    ad agire in ogni utile sede affinché venga scongiurato il ripristino della pena di morte nel Paese;
    a farsi promotore presso l'Unione europea di un'iniziativa affinché venga intrapresa un'azione comune e congiunta al fine di indurre il Governo turco a ripristinare lo stato di diritto e il rispetto dei principi democratici.
(7-01112) «Zampa, Tidei, Malisani, Gasparini, Gnecchi, Bruno Bossio, Garavini, Moretto, Culotta, Minnucci, Carnevali, Carra, Gadda, Venittelli, Tullo, D'Incecco, Carocci, Patrizia Maestri, Blazina, Rubinato, Malpezzi, Zan, Romanini, Carella».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

adesione all'Unione europea

diritti umani

Convenzione europea dei diritti dell'uomo