ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/01043

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 647 del 05/07/2016
Firmatari
Primo firmatario: SPADONI MARIA EDERA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 05/07/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DI STEFANO MANLIO MOVIMENTO 5 STELLE 05/07/2016
GRANDE MARTA MOVIMENTO 5 STELLE 05/07/2016
DI BATTISTA ALESSANDRO MOVIMENTO 5 STELLE 05/07/2016
SCAGLIUSI EMANUELE MOVIMENTO 5 STELLE 05/07/2016
DEL GROSSO DANIELE MOVIMENTO 5 STELLE 05/07/2016
SIBILIA CARLO MOVIMENTO 5 STELLE 05/07/2016


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

ATTO MODIFICATO IL 07/10/2016

Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-01043
presentato da
SPADONI Maria Edera
testo presentato
Martedì 5 luglio 2016
modificato
Venerdì 7 ottobre 2016, seduta n. 688

   La III Commissione,
   premesso che:
    ai sensi dell'articolo 1, comma 6, della legge n. 185 del 1990 (Nuove norme sul controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento), l'esportazione e il transito di materiali di armamento sono vietati verso i Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i principi dell'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, fatto salvo il rispetto degli obblighi internazionali dell'Italia o le diverse deliberazioni del Consiglio dei ministri, da adottare previo parere delle Camere; verso i Paesi la cui politica contrasti con i principi dell'articolo 11 della Costituzione; verso i Paesi nei cui confronti sia stato dichiarato l'embargo totale o parziale delle forniture belliche da parte delle Nazioni Unite o dell'Unione europea (UE); verso i Paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani, accertate dai competenti organi delle Nazioni Unite, dell'UE o del Consiglio d'Europa;
    dal 26 marzo 2015 il regno dell'Arabia Saudita, coadiuvato da altri otto Paesi arabi (Egitto, Marocco, Sudan, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Qatar e Bahrein) con armi fornite dall'Occidente, sta conducendo attacchi aerei incessanti su città e villaggi yemeniti;
    la coalizione a guida saudita è stata la principale responsabile degli oltre 3.500 civili uccisi nello Yemen, di cui molti bambini e ragazzi;
    nel settembre 2015 Faisal bin Hassan Thad, ambasciatore dell'Arabia Saudita presso le Nazioni Unite, è stato eletto a presiedere il comitato consultivo del Consiglio dell'Onu dei diritti umani che ha il compito di indicare gli esperti sui diritti umani;
    l'Arabia Saudita ha sfruttato la propria posizione all'interno del Consiglio dei diritti umani per impedire una risoluzione che avrebbe avviato un'indagine internazionale e per farne approvare una, del tutto inutile, per istituire una commissione d'inchiesta yemenita la quale, nove mesi dopo, non ha fatto nulla per indagare sulle denunce di crimini di guerra e altre gravi violazioni dei diritti umani;
    all'interno dell'Arabia Saudita, la repressione di ogni forma di dissenso prosegue senza sosta, attraverso processi farsa di fronte ai tribunali speciali anti-terrorismo, lunghe condanne per dissidenti pacifici e difensori dei diritti umani, in alcuni casi seguite da punizioni corporali (come nei casi degli attivisti Raif Badawi e Ashraf Fayadh), e centinaia di esecuzioni. Il 2015 è stato l'anno che ha fatto segnare il maggior numero di esecuzioni dal 1995;
    in Yemen, secondo quanto dichiarato dal segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon nel corso dell'ultima assemblea generale dell'Onu tenutasi a New York il 28 settembre 2015, 21 milioni di persone (l'80 per cento della popolazione) hanno bisogno di aiuti umanitari urgenti di cibo e carburante necessario a far funzionare i pozzi della poca acqua potabile;
    secondo le organizzazioni Amnesty International e Human Rights Watch, l'Arabia Saudita commette «gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani» all'estero e all'interno del paese e sfrutta la sua posizione all'interno del Consiglio dei diritti umani per ostacolare efficacemente la ricerca della giustizia per i possibili crimini di guerra nello Yemen;
    secondo Richard Bennet, direttore dell'ufficio di Amnesty International presso le Nazioni Unite, la credibilità del Consiglio dei diritti umani è a rischio. Da quando l'Arabia Saudita è entrata in questo organismo, la situazione dei diritti umani nel paese ha continuato a peggiorare e la coalizione a guida saudita ha ucciso e ferito migliaia di civili nel conflitto dello Yemen;
    nelle ultime settimane l'Arabia Saudita ha evitato nuovamente di essere chiamata a rispondere del proprio operato, premendo sulle Nazioni Unite affinché la coalizione a guida saudita impegnata nel conflitto dello Yemen venisse tolta dall'elenco degli Stati e dei gruppi armati che nel 2015 hanno violato i diritti dei bambini nei conflitti armati;
    nonostante le crescenti prove a disposizione sui crimini di guerra, i principali alleati dell'Arabia Saudita, tra cui Stati Uniti e Regno Unito, non hanno smesso di inviare armi da usare nello Yemen;
    Amnesty International e Human Rights Watch hanno chiesto agli Stati membri delle Nazioni Unite di votare per sospendere l'Arabia Saudita dal Consiglio dei diritti umani e hanno inoltre ribadito la richiesta di avviare un'indagine internazionale, imparziale e indipendente sulle violazioni del diritto internazionale umanitario commesse nel conflitto dello Yemen;
    la risoluzione n. 60/251 dell'Assemblea generale, con cui è stato creato il Consiglio dei diritti umani, prevede che «con una maggioranza dei due terzi dei membri presenti e votanti, l'Assemblea generale possa sospendere il diritto di partecipazione di uno stato al Consiglio dei diritti umani che compia gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani»;
    quello adottato nei confronti della Libia, nel 2011, è l'unico precedente di un tale tipo di sospensione,

impegna il Governo

a proporre, nel corso della prossima sessione del Consiglio dei diritti umani (la 32a sessione regolare si è conclusa il 1° luglio 2016 a Ginevra) la sospensione dell'Arabia Saudita dall'organo citato.
(7-01043) «Spadoni, Manlio Di Stefano, Grande, Di Battista, Scagliusi, Del Grosso, Sibilia».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

diritti umani