ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00996

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 625 del 16/05/2016
Abbinamenti
Atto 7/00533 abbinato in data 17/05/2016
Approvazione risoluzione conclusiva
Atto numero: 8/00184
Firmatari
Primo firmatario: ZANIN GIORGIO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 16/05/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
ROMANINI GIUSEPPE PARTITO DEMOCRATICO 16/05/2016
SANI LUCA PARTITO DEMOCRATICO 16/05/2016
TARICCO MINO PARTITO DEMOCRATICO 16/05/2016
TERROSI ALESSANDRA PARTITO DEMOCRATICO 16/05/2016
VENITTELLI LAURA PARTITO DEMOCRATICO 16/05/2016
OLIVERIO NICODEMO NAZZARENO PARTITO DEMOCRATICO 16/05/2016
AGOSTINI LUCIANO PARTITO DEMOCRATICO 16/05/2016
ANTEZZA MARIA PARTITO DEMOCRATICO 16/05/2016
CAPOZZOLO SABRINA PARTITO DEMOCRATICO 16/05/2016
CARRA MARCO PARTITO DEMOCRATICO 16/05/2016
COVA PAOLO PARTITO DEMOCRATICO 16/05/2016
DAL MORO GIAN PIETRO PARTITO DEMOCRATICO 16/05/2016
FALCONE GIOVANNI PARTITO DEMOCRATICO 16/05/2016
FIORIO MASSIMO PARTITO DEMOCRATICO 16/05/2016
LAVAGNO FABIO PARTITO DEMOCRATICO 16/05/2016
MARROCU SIRO PARTITO DEMOCRATICO 16/05/2016
MONGIELLO COLOMBA PARTITO DEMOCRATICO 16/05/2016
PALMA GIOVANNA PARTITO DEMOCRATICO 16/05/2016
PRINA FRANCESCO PARTITO DEMOCRATICO 16/05/2016


Commissione assegnataria
Commissione: XIII COMMISSIONE (AGRICOLTURA)
Stato iter:
18/05/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 17/05/2016
ZANIN GIORGIO PARTITO DEMOCRATICO
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 17/05/2016
BERNINI MASSIMILIANO MOVIMENTO 5 STELLE
OLIVERIO NICODEMO NAZZARENO PARTITO DEMOCRATICO
 
PARERE GOVERNO 18/05/2016
CASTIGLIONE GIUSEPPE SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 18/05/2016
ZANIN GIORGIO PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 17/05/2016

DISCUSSIONE IL 17/05/2016

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 17/05/2016

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 18/05/2016

ACCOLTO IL 18/05/2016

PARERE GOVERNO IL 18/05/2016

DISCUSSIONE IL 18/05/2016

APPROVATO (RISOLUZIONE CONCLUSIVA) IL 18/05/2016

CONCLUSO IL 18/05/2016

Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00996
presentato da
ZANIN Giorgio
testo di
Lunedì 16 maggio 2016, seduta n. 625

   La XIII Commissione,
   premesso che:
    il valore del bosco risiede nelle sue molteplici funzioni che si traducono in servizi ecosistemici di cui l'intera collettività beneficia. Le funzioni del bosco sono: produttiva: da qui infatti è possibile ottenere legname da opera e da energia, prodotti non legnosi quali funghi, frutti e erbe officinali; protettivo-ambientale di protezione idrogeologica: svolgendo la funzione di regimazione delle acque, di contenimento di eventi franosi e di protezione dal rischio di valanghe; non vanno dimenticate inoltre le funzioni boschive; ecologica: l'assorbimento e lo stoccaggio di carbonio atmosferico e la conservazione della biodiversità su larga scala; paesaggistica e turistico ricreativa, rispetto alla quale viene riposta sempre maggiore attenzione da parte dell'opinione pubblica; sociale e culturale;
    il terzo inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi forestali di carbonio (Infc 2015) evidenzia come il patrimonio forestale italiano si sia esteso di circa 1,7 milioni di ettari negli ultimi venti anni, raggiungendo quasi 11 milioni di ettari di superficie, con 12 miliardi di alberi che ricoprono il 34,6 per cento dell'intero territorio’ nazionale con un incremento, rispetto al 2005, di circa 600.000 ettari. Il patrimonio rappresenta il 5 per cento della superficie forestale totale europea e colloca in questo modo l'Italia al sesto posto nella classifica dei Paesi europei per estensione forestale (escludendo la Russia), dopo la Svezia, la Finlandia, la Spagna, la Francia e la Germania;
    a questi dati positivi si affiancano oggi i risultati dell'indagine sulla quantità di carbonio immagazzinato nei suoli forestali italiani. L'indagine, unica in Europa su così vasta scala, mette in evidenza come il suolo forestale svolga un ruolo fondamentale nello «stoccaggio» di carbonio organico, addirittura superiore a quello della parte epigea del bosco. La quantità di carbonio trattenuta nei tessuti, nei residui vegetali e nei suoli delle foreste, infatti, è pari a 1,24 miliardi di tonnellate di carbonio, corrispondenti a 4 miliardi di tonnellate di CO2, ovvero circa la metà delle emissioni del comparto dei trasporti. Il 58 per cento di tutto il carbonio forestale è contenuto nel suolo, mentre quello accumulato nella vegetazione arborea e arbustiva è il 38 per cento. In particolare, il carbonio contenuto nel suolo ammonta a oltre 700 milioni di tonnellate. Tali dati sottolineano l'enorme importanza dei suoli forestali per la mitigazione dei cambiamenti climatici in atto;
    l'Europa ha affrontato in modo ampio e circostanziato la materia, dando precise indicazioni:
     a) nel settembre 2013 la Commissione europea ha adottato «Una nuova strategia forestale dell'Unione europea: per le foreste e il settore forestale» (COM(2013)0659); le foreste occupano il 4o per cento della superficie dell'Unione europea e rappresentano una risorsa essenziale per una migliore qualità di vita e per la crescita dell'occupazione. La strategia evidenzia l'importanza delle foreste per l'ambiente, la biodiversità, per le industrie forestali, la bioenergia e la lotta contro i cambiamenti climatici. La gestione sostenibile delle foreste rappresenta uno dei principali pilastri dello sviluppo rurale 2014-2020 nonché uno dei principi fondatori della nuova strategia forestale europea. La strategia «esce dalla foresta» per affrontare gli aspetti della «catena di valore» (ossia l'utilizzo delle risorse forestali ai fini della produzione di beni e servizi), che incidono in misura determinante sulla gestione delle foreste. La strategia individua i seguenti punti principali:
      adottare un approccio olistico; tener conto dell'impatto di altre politiche sulle foreste e degli sviluppi che si verificano al di fuori dell'area forestale propriamente detta;
      integrare pienamente le pertinenti politiche europee nelle strategie forestali nazionali dei singoli Stati membri;
      istituire un sistema di informazione forestale su scala nazionale, laddove manca una base dati affidabile ed aggiornata, favorendo la raccolta di dati armonizzati a livello europeo sulle foreste. Questo per consentire una pianificazione delle strategie politiche da adottare nel lungo periodo;
     b) nell'aprile 2015 il Parlamento europeo ha approvato una dettagliata risoluzione, sottolineando che la strategia forestale dell'Unione europea deve concentrarsi sulla gestione attiva e sostenibile delle foreste e sul loro ruolo multifunzionale sotto il profilo economico, sociale e ambientale, nonché garantire un migliore coordinamento delle politiche comunitarie direttamente o indirettamente collegate alla selvicoltura secondo i seguenti indirizzi: invita l'Unione europea a sostenere le politiche nazionali volte a conseguire una gestione delle foreste attiva, multifunzionale e sostenibile; esorta gli Stati membri a definire la loro politica forestale in termini di protezione della biodiversità, di prevenzione dell'erosione del suolo, garanzia di cattura del carbonio, purificazione dell'aria e mantenimento del ciclo dell'acqua; mette in evidenza come l'uso del legno come materia prima rinnovabile, unita ad una gestione sostenibile delle foreste, svolga un ruolo importante per il conseguimento degli obiettivi sociopolitici dell'Unione europea (transizione energetica, mitigazione e adeguamento al cambiamento climatico, raggiungimento degli obiettivi previsti dalla strategia Europa 2020 e di quelli relativi alla biodiversità); sottolinea il ruolo importante svolto dalla produzione e dall'utilizzo sostenibili di legname, di biocombustibili legnosi e altri materiali provenienti dalle foreste per lo sviluppo di modelli economici sostenibili e la creazione di posti di lavoro verdi; osserva che il comparto forestale impiega oltre 3 milioni di cittadini europei e che la sua competitività a lungo termine si può ottenere solo con operatori qualificati e professionali; ricorda che le foreste sottoposte a gestione presentano una capacità di assorbimento di CO2 superiore a quella delle foreste non gestite ed evidenzia quindi l'importanza della gestione sostenibile delle foreste (GFS); sostiene l'intenzione della Commissione di elaborare un insieme di criteri e indicatori ambiziosi, oggettivi e dimostrabili per la GFS, conformi ai requisiti elaborati nell'ambito di Forest Europe (conferenza ministeriale per la protezione delle foreste in Europa); invita la Commissione e gli Stati membri a creare incentivi e a promuovere nuovi modelli di business e di consapevolezza dei servizi ecosistemici del bosco, affinché i piccoli proprietari forestali privati siano incoraggiati o indotti a gestire in modo attivo e sostenibile i propri appezzamenti forestali; invita gli Stati membri a stimolare una produzione locale sostenibile onde ridurre al minimo l'impronta del carbonio creata dal trasporto;
    il quadro normativo e politico-culturale delineato dalle iniziative comunitarie sopra descritte impone un rapido ed efficace adeguamento del nostro Paese alle indicazioni della nuova strategia forestale dell'Unione europea sia dal punto di vista giuridico che da quello dell'approccio teorico al sistema-foresta;
    anche in Italia il patrimonio forestale costituisce la base di tutta la complessa filiera foresta-legio in cui si distinguono due entità separate: le utilizzazioni forestali e le industrie di lavorazione del prodotto legno. Tra le componenti industriali della filiera foresta-legno si individuano alcune importanti sottofiliere, principalmente tre: la prima include l'utilizzo del legno nella produzione industriale di mobili, negli impieghi strutturali e nelle costruzioni, la seconda riguarda la produzione di carta e cartone, mentre la terza riguarda l'uso del legno per fini energetici;
    il «Programma quadro per il settore forestale» (PQSF) (approvato dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano il 18 dicembre 2008) definisce «i principi di indirizzo internazionale e nazionale in materia forestale, in modo complementare e coordinato alle politiche forestali già definite e attuate dalle amministrazioni regionali». Esso intende, in forma coordinata, attuare gli impegni internazionali sottoscritti dal Governo italiano in materia di foreste e, al tempo stesso, costituire un quadro di riferimento strategico, di indirizzo e coordinamento per il settore forestale nazionale. Il Programma sottolinea il ruolo delle foreste quale fattore di sviluppo ed elemento di tutela del territorio, individuando nella gestione attiva e sostenibile del patrimonio forestale lo strumento principale per valorizzare le potenzialità del bosco come «risorsa» economica, socio-culturale e ambientale di tutela del territorio e di sviluppo locale. Gli obiettivi prioritari definiti dal Programma sono: sviluppare una economia forestale efficiente e innovativa; tutelare il territorio e l'ambiente; garantire le prestazioni di interesse pubblico e sociale; favorire il coordinamento e la comunicazione;
    gli ambiziosi obiettivi del PQSF si scontrano però con una realtà spesso disomogenea e disorganizzata, appesantita da ostacoli burocratici generati dalla sovrapposizione e dall'intreccio di competenze a livello nazionale, regionale e locale, soprattutto di carattere normativo, che causano incertezze e difficoltà nell'attuazione di una gestione attiva e sostenibile del patrimonio forestale;
    le motivazioni che limitano le normali pratiche di gestione del patrimonio forestale nazionale e inibiscono le iniziative imprenditoriali sono molteplici: difficili condizioni orografiche unite ad una inadeguata rete di viabilità di servizio; alto costo della manodopera; complessità del panorama normativo e vincolistico nazionale e regionale; scarsa organizzazione della filiera; inadeguata remunerazione del prodotto da parte dei mercati; polverizzazione della proprietà terriera; mancato riconoscimento e valorizzazione della gestione degli assetti fondiari collettivi garantiti dalle comunità titolari (beni civici e comunioni familiari);
    nonostante ciò, la filiera produttiva italiana legata alla risorsa legno – connessa sia alle foreste di origine naturale e semi-naturale che alle produzioni legnose fuori foresta (le cosiddette piantagioni) – rappresenta un'importante realtà produttiva e occupazionale per il Paese e presenta ampie possibilità di crescita e sviluppo, generando ad esempio ricadute economiche locali grazie alla sostituzione con il legno di prodotti maggiormente energivori. Infatti l'industria italiana di lavorazione del legno, per fatturato, è il primo esportatore in Europa e il secondo nel mondo: attualmente si stima che nelle attività connesse alla filiera del legno siano coinvolte circa 126.000 imprese, per oltre 600.000 unità lavorative. La filiera produttiva nazionale risulta però dipendente dall'estero per l'approvvigionamento della materia prima per più di 2/3 del proprio fabbisogno;
    il prelievo legnoso nazionale nell'ultimo decennio, di poco superiore agli 8 milioni di metri cubi annui (dati ISTAT), è equivalente a poco meno del 25 per cento dell'incremento annuo, a fronte di un 65 per cento della media europea. Inoltre, il prelievo legnoso rimane disomogeneo, episodico e in alcuni casi distante dai centri di trasformazione industriale. La mancanza di omogeneità quantitativa e qualitativa, poi, non riesce a soddisfare le richieste del mercato che, nel corso degli ultimi 50 anni, è profondamente cambiato, orientandosi sempre più verso una domanda costante di assortimenti pregiati. La contraddizione interna della filiera forestale è caratterizzata da un'alta richiesta di materiale di pregio e da una sempre maggiore incapacità dell'offerta di soddisfare questa domanda, anche a causa della diminuzione di tutti quegli assortimenti forestali di qualità, andati persi con l'abbandono della gestione forestale attiva;
    parallelamente si continua poi a registrare una costante e crescente richiesta di legna da ardere, il cui consumo peraltro è in realtà notevolmente maggiore rispetto a quanto risulta dall'analisi dei dati ufficialmente disponibili. A fronte di un consumo stimato — su base campionaria ed a livello domestico — pari a circa 18 milioni di tonnellate l'anno, il consumo apparente, basato sulle statistiche ufficiali di produzione, importazione ed esportazione, è pari a circa un quarto rispetto al precedente dato, cioè circa 5 milioni di tonnellate. C’è la presenza di un evidente fenomeno di mercato sommerso che va affrontato con adeguati strumenti di controllo e di prevenzione del fenomeno. Non a caso l'Italia infatti è il primo importatore al mondo di biomasse legnose ad uso energetico. Questo malgrado la maggior parte dei boschi italiani abbia un urgente bisogno di interventi colturali che potrebbero, oltre che fornire quantitativi importanti di materiale legnoso (oggi più del 6o per cento di esso è già destinato all'uso energetico), garantire stabilità idrogeologica e tutela della biodiversità;
    attualmente la filiera foresta-legno-energia sembra dunque quella che possiede le maggiori opportunità di sviluppo. Lo sfruttamento razionale e sostenibile delle risorse forestali destinate al mercato della bioenergia è possibile strutturando dapprima il tessuto industriale in grado di rispondere alla domanda del mercato e alla particolare offerta dei singoli territori, poi garantendo un'efficace recupero sistematico dei residui delle operazioni colturali in bosco e di lavorazione del legno, applicando il sempre più diffuso e condiviso concetto «dell'utilizzo a cascata del legno». La filiera bio-energetica infatti è fortemente interconnessa alle altre filiere di utilizzazione del legno, in particolare per quanto riguarda il riutilizzo degli scarti di lavorazione e la valorizzazione dei materiali lignei. Pertanto l'attuazione di strategie volte al miglioramento dell'efficienza delle filiere foresta-legno e della qualità delle produzioni forestali nazionali, diventa sempre più necessaria e opportuna;
    per le caratteristiche del patrimonio forestale del nostro Paese e dei settori ad esso collegati sarebbe poi necessario promuovere lo sviluppo e supportare l'industria locale di prima lavorazione del legno. Lavorare il legno quanto più vicino possibile al luogo di origine della materia prima assume particolare importanza per rafforzare o realizzare economie di scala ridotta (filiere corte) dal punto di vista della sostenibilità sia economica che ambientale grazie ad una riduzione dei costi di trasporto (economici, energetici e ambientali), alla creazione di reddito e occupazione per la popolazione locale (rurale e montana), ed alla valorizzazione del ruolo protettivo/ambientale delle foreste (attraverso una gestione sostenibile e pianificata);
    un problema rilevante che ostacola la gestione forestale è poi rappresentato dall'estrema polverizzazione della proprietà fondiaria che impone di affrontare i temi del riordino fondiario e del limite posto all'utilizzazione sostenibile delle aree forestali produttive dal concetto di «terreno/bosco abbandonato/incolto». Se per i terreni agricoli è stato relativamente facile, nel passato, definire lo stato di abbandono (cfr. articolo 2 della legge n. 440 del 1978) per il bosco analoga definizione appare giuridicamente difficile: da un lato è complicato affermare che un bosco viene coltivato (il termine «coltivazione» si applica piuttosto a qualcosa fatto dall'uomo) e si deve piuttosto dire che è «governato» o «gestito» attivamente, dall'altro è difficile sostenere che non viene gestito nel caso in cui, di fatto, non vi si fanno interventi da molti decenni, per il semplice motivo che il turno di utilizzazione di un bosco può essere, secondo le regole selvicolturali, di molto superiore al secolo;
    il tema del «riordino fondiario» va dunque affrontato individuando sistemi e/o procedure che consentano «l'accesso ai fondi» non utilizzati e/o abbandonati da un certo tempo (per esempio 3o anni) da parte di un comune, che poi li assegna in gestione, per conto della proprietà, ad un soggetto privato o pubblico (cfr. il caso interessante della Toscana che con la legge regionale 80 del 2014 ha istituito un ente Terre regionali toscane), proprio perché nella legislazione italiana la proprietà privata è fortemente tutelata a livello costituzionale e risulta difficile accedervi senza il permesso formale del proprietario;
    risulta perciò necessario individuare uno specifico indicatore o criterio che esprima lo stato di abbandono delle aree forestali interessate e/o sviluppare e supportare forme snelle di consorziamento/associazionismo tra proprietari assenteisti (o loro eredi in giro per il inondo) e imprese boschive, anche obbligatorie. Queste azioni consentirebbero di garantire una sufficiente estensione di terreni boscati tale da rendere tecnicamente ed economicamente conveniente la loro utilizzazione da parte di un'impresa boschiva o di una cooperativa o di chiunque in grado di farlo. Al proprietario potrebbero essere versati, in apposito conto infruttifero, gli introiti, al netto di tutti i costi sostenuti e dell'utile di impresa derivante dall'opera di gestione forestale, che resteranno in tale fondo per un certo numero di anni. In caso di mancato reclamo da parte dell'avente diritto potrebbero essere introitati dal comune;
    nell'ambito delle attività previste dal tavolo di filiera legno (decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali n. 18352 del 14 dicembre 2012) si è dato avvio a un processo di aggiornamento e semplificazione, della normativa nazionale di settore (decreto legislativo 28 agosto 2001, 11. 227), proponendo approcci concettuali e strumenti operativi innovativi, capaci di poter rispondere efficacemente sia alle attuali necessità di tutela idrogeologica e ambientale, sia alle moderne esigenze economiche, produttive e occupazionali del territorio, nonché ai precisi obblighi e impegni internazionali e comunitari assunti dal Governo italiano in materia di lotta al cambiamento climatico, conservazione della biodiversità, tutela del paesaggio, sviluppo sostenibile, commercializzazione e trasformazione dei prodotti forestali. Nello specifico, la proposta di profonda revisione normativa elaborata dal tavolo, intende portare il patrimonio forestale sinergicamente al centro delle attività di tutela del territorio e delle strategie di sviluppo della green economy, per garantire una produzione sostenibile di beni materiali e servizi ecosistemici. Questa proposta normativa, già ampiamente condivisa e concertata con le istituzioni nazionali e regionali competenti, i principali stakeholder di settore, le parti sociali e produttive, e oggi all'attenzione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali di concerto con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e con il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, dovrà valutare le più idonee procedure necessarie a consolidare l'attuale testo e a procedere verso una rapida approvazione, anche eventualmente assumendo iniziative per una delega al Governo per l'emanazione di norme generali e di indirizzo per il riordino della disciplina nel settore forestale e delle sue filiere;
    tutto ciò premesso, talune proposte non prevedono alcun nuovo o maggiore onere a carico della finanza pubblica, ma piuttosto risparmi connessi allo snellimento delle procedure amministrative necessarie a garantire e promuovere una gestione attiva del bosco, nonché ricadute positive sulle economie locali e, nel lungo periodo, anche sulle finanze dello Stato, sotto forma di risparmi sulla spesa per interventi straordinari e urgenti per la tutela dell'assetto idrogeologico del territorio e per la salute e incolumità pubblica,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative per istituire un sistema di statistica forestale nazionale informatizzato che assicuri la raccolta di dati armonizzati e confrontabili sia a livello nazionale che a livello europeo;
   a rinforzare, nel rispetto delle competenze istituzionali, il ruolo di rappresentanza, coordinamento e indirizzo strategico nazionale del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali nei confronti delle regioni e dei Ministeri competenti in materia di ambiente e paesaggio, attraverso la costituzione di un apposito ufficio forestale dedicato;
   a promuovere l'adozione e l'applicazione degli strumenti di pianificazione forestale già previsti e a semplificare le procedure autorizzative per la gestione forestale attiva, al fine di migliorare l'accesso ai fondi comunitari e l'efficienza di spesa per gli interventi di interesse forestale cofinanziati nell'ambito dei programmi di sviluppo rurale regionale dal fondo FEASR in questo modo creando opportunità di lavoro legate alla gestione, tutela e valorizzazione patrimonio forestale, per il rilancio delle aziende forestali e delle filiere produttive legate alle risorse legnose e non legnose;
   ad assumere, per quanto di competenza, iniziative volte a fornire alle regioni e alle province autonome, per l'efficace esercizio della potestà legislativa loro riservata, strumenti amministrativi e operativi snelli ed innovativi per promuovere sul territorio la gestione forestale attiva, sostenibile e la reale valorizzazione della cosiddetta multifunzionalità del bosco, valorizzando i prodotti legnosi e non legnosi nazionali da esso ottenibili, prevedendo:
    a) lo sviluppo di una più efficiente viabilità forestale al servizio delle attività agrosilvopastorali;
    b) l'incentivazione della pianificazione forestale per le proprietà pubbliche e private;
    c) la riconsiderazione dei parametri selvicolturali al fine di garantire una gestione attiva e sostenibile;
    d) la semplificazione delle procedure vincolistiche al fine di poter avere interventi e tempi operativi certi, nel rispetto dell'ambiente e a garanzia dell'incolumità pubblica;
    e) la promozione della rinnovazione artificiale delle specie autoctone, anche in relazione ai danni causati dalla fauna selvatica e dai fenomeni di cambiamento climatico in atto;
    f) la riconversione dei cedui invecchiati e la valorizzazione delle vocazioni forestali locali;
   a favorire i proprietari pubblici e privati di boschi nella stipula di contratti di gestione attraverso l'attuazione, di piani pluriennali di gestione con imprese boschive altamente specializzate;
   a promuovere, con opportune iniziative normative, procedure e supporti, la ricomposizione fondiaria dei piccoli e piccolissimi appezzamenti di proprietà forestali private;
   a garantire la sostenibilità ambientale e la legalità dell'uso della risorsa legnosa, stimolando l'adozione di forme di certificazione di gestione forestale sostenibile (GFS) e certificazioni di prodotto e di processo tali da garantire l'immissione sul mercato di prodotti a basse emissioni di CO2, tenendo conto che la certificazione, oltre a qualificare i proprietari e gli utilizzatori, farebbe emergere il lavoro è il mercato nero, agevolando la trasparenza per gli organi di controllo;
   a considerare l'introduzione di strumenti per stimolare l'emersione del mercato sommerso che caratterizza la compravendita di legna da ardere, strumenti che dovrebbero, ad esempio, prevedere forme di detrazione fiscale per i cittadini che comprovano l'acquisto della legna da ardere con regolare emissione di scontrino fiscale da parte del venditore, prevedendo inoltre una maggiore di premialità per l'acquisto di legna da ardere certificata secondo uno schema di certificazione di prodotto e di processo, come sopra riportato;
   ad avviare un processo di riesame del vincolo paesaggistico introdotto per la materia agroforestale dal decreto legislativo n. 42 (codice dei beni culturali — codice «Urbani»), al fine di assicurare le normali e necessarie attività di gestione forestale che, in tale vincolo, trovano oggi in qualche caso un ostacolo;
   ad assumere iniziative per valorizzare tutte le forme di proprietà collettiva e aggiornare la situazione degli usi civici, anche in considerazione del fatto che le esperienze migliori dimostrano che le forme cooperative di gestione delle foreste e delle risorse legnose da esse derivanti assicurano una risposta più efficace alle esigenze innovative di un settore debole e parcellizzato come quello forestale, e perciò anche facilitare la costituzione di strumenti di gestione cooperativa dei patrimoni forestali, con agevolazioni fiscali sugli atti costitutivi e con innalzamento dei limiti economici per l'assunzione di lavori.
(7-00996) «Zanin, Oliverio, Luciano Agostini, Antezza, Capozzolo, Carra, Cova, Dal Moro, Falcone, Fiorio, Lavagno, Marrocu, Mongiello, Palma, Prina, Romanini, Sani, Taricco, Terrosi, Venittelli».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

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