ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00971

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 607 del 13/04/2016
Firmatari
Primo firmatario: TERZONI PATRIZIA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 13/04/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
CRIPPA DAVIDE MOVIMENTO 5 STELLE 13/04/2016
BUSTO MIRKO MOVIMENTO 5 STELLE 13/04/2016
DAGA FEDERICA MOVIMENTO 5 STELLE 13/04/2016
DE ROSA MASSIMO FELICE MOVIMENTO 5 STELLE 13/04/2016
MANNINO CLAUDIA MOVIMENTO 5 STELLE 13/04/2016
MICILLO SALVATORE MOVIMENTO 5 STELLE 13/04/2016
ZOLEZZI ALBERTO MOVIMENTO 5 STELLE 13/04/2016
VIGNAROLI STEFANO MOVIMENTO 5 STELLE 13/04/2016
CANCELLERI AZZURRA PIA MARIA MOVIMENTO 5 STELLE 13/04/2016
DA VILLA MARCO MOVIMENTO 5 STELLE 13/04/2016
DELLA VALLE IVAN MOVIMENTO 5 STELLE 13/04/2016
FANTINATI MATTIA MOVIMENTO 5 STELLE 13/04/2016
VALLASCAS ANDREA MOVIMENTO 5 STELLE 13/04/2016


Commissione assegnataria
Commissione: VIII COMMISSIONE (AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI)
Commissione: X COMMISSIONE (ATTIVITA' PRODUTTIVE, COMMERCIO E TURISMO)
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00971
presentato da
TERZONI Patrizia
testo di
Mercoledì 13 aprile 2016, seduta n. 607

   Le Commissioni VIII e X,
   premesso che:
    uno studio del WWF raccolto in un ebook realizzato con il contributo di scienziati ed esperti rivela che quasi la metà degli impianti di trivellazione in mare nella fascia protetta, ossia all'interno delle 12 miglia dalla costa, non sono mai state sottoposte a valutazione di impatto ambientale;
    secondo i dati dello sviluppo economico sono 88 le piattaforme e strutture emerse entro le 12 miglia che fanno capo a 31 concessioni a coltivare. Di queste ben 42, ossia il 47,7 per cento delle piattaforme interessate dall'articolo 6, comma 17, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, sono state costruite prima del 1986 e quindi non sono mai state sottoposte alla valutazione di impatto ambientale;
    le piattaforme in questione sono di proprietà dell'Eni o di sue controllate (26), dell'Edison (9) e Adriatica Gas (5) e si trovano sia nel mare Adriatico che nello Ionio e in Sicilia;
    nello studio si sottolinea come il 48 per cento delle piattaforme, delle strutture di appoggio e delle infrastrutturazioni ad esse connesse, abbiano un'età maggiore ai 40 anni, mentre l'età media di tutte quelle comprese nelle 12 miglia dalla costa hanno un'età media che va dai 35 ai 40 anni;
    in uno studio dell'Unione europea viene evidenziato che uno dei maggiori fattori di rischio in questo tipo di impianti è proprio l'obsolescenza;
    un altro dato emerso dalle anticipazioni emerse dal lavoro del WWF riguarda l'operatività delle piattaforme. Lo studio rivela che delle 88 piattaforme presenti nelle 12 miglia dalla costa ce ne sono 8 classificate «non operative», 31 tutte per giacimenti di gas sono classificate «non eroganti», ossia non estraggono gas. Questo significa che il 44 per cento delle piattaforme attualmente non stanno lavorando;
    il decreto legislativo n. 152 del 2006 prescrive che a termine delle attività di estrazione il concessionario debba smantellare le infrastrutture procedere al ripristino dei luoghi. In caso di inattività prolungata e in assenza di termine della durata della concessione i concessionari non si trovano nell'obbligo di procedere con questi interventi;
    la bonifica delle aree interessate dagli impianti di estrazione risulta essere quanto mai urgente se si considerati i dati rivelati da uno studio condotto da Greenpeace secondo i quali i «sedimenti nei pressi delle piattaforme sono spesso molto contaminati. A seconda degli anni considerati, il 76 per cento (2012), il 73,5 per cento (2013) e il 79 per cento (2014) delle piattaforme presenta sedimenti con contaminazione oltre i limiti fissati dalle norme comunitarie per almeno una sostanza pericolosa. Questi parametri sono oltre, i limiti per almeno due sostanze nel 67 per cento degli impianti nei campioni analizzati nel 2012, nel 71 per cento nel 2013 e nel 67 per cento nel 2014. Non sempre le piattaforme che presentano dati oltre le soglie confermano i livelli di contaminazione negli anni successivi, ma la percentuale di piattaforme con problemi di contaminazione ambientale è sempre costantemente elevata»;
    lo studio è stato condotto sui piani di monitoraggio, realizzati da ISPRA (l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, un istituto di ricerca pubblico sottoposto alla vigilanza del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare) con la committenza di ENI (sulla base di una apposita convenzione ENI-ISPRA) delle piattaforme attive in Adriatico che scaricano direttamente in mare, o iniettano/reiniettano in profondità, le acque di produzione. Si tratta di 34 impianti (33 nel 2012 e 2014) che estraggono gas, tutti di proprietà di ENI. I dati si riferiscono agli anni 2012, 2013 e 2014;
    a preoccupare sono soprattutto i valori relativi alla concentrazione dei metalli pesanti quali cromo, nichel, piombo mercurio, cadmio e arsenico, e di alcuni idrocarburi come fluorantene, benzo[b]fluorantene, benzo[k]fluorantene, benzo[a]pirene e la somma degli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) a causa della frequenza con la quale superano i valori definiti dagli standard di qualità ambientale (SQA, definiti nel decreto ministeriale n. 56 del 2009 e nel decreto ministeriale n. 260 del 2010). Alcune di queste sostanze sono cancerogene e in grado di entrare nella catena alimentare dove l'uomo rappresenta l'ultimo anello;
    in talune zone d'Italia si sono registrati episodi di grave inquinamento con rischio di danno ambientale laddove le piattaforme hanno illecitamente smaltito i residui originati dalla loro attività quali acque di strato, acque di lavaggio e acque di sentina, attraverso la reimmissione di esse in sottosuolo marino;
   a tale riguardo, – come noto – il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, costituitosi parte civile nell'ambito del procedimento giudiziario per smaltimento illecito di rifiuti in corso presso la procura di Ragusa, ha recentemente chiesto un risarcimento per ingiusto profitto pari a 69 milioni di euro alla società Edison in relazione alla piattaforma petrolifera Vega A nel canale di Sicilia,

impegnano il Governo:

   ad attivarsi per avviare azioni in grado di monitorare l'operatività e lo stato di manutenzione degli impianti offshore verificando in maniera dettagliata la quantità di idrocarburi ancora presenti nei giacimenti in relazione al loro costo di estrazione e, quindi, gli anni effettivamente necessari al completo sfruttamento delle singole concessioni, considerando un ritmo di estrazione non inferiore alle effettive capacità di ogni singolo impianto;
    ad assumere iniziative, anche a livello normativo, in modo tale da garantire che le operazioni di smantellamento e di bonifica delle piattaforme, e delle strutture ad esse connesse, siano eseguite, anche prima del termine della durata della concessione, nel caso in cui gli impianti risultino non operanti e in condizioni di obsolescenza;
   a disporre accurate ispezioni e verifiche attraverso il comando carabinieri per la tutela dell'ambiente (C.C.T.A.) in tutti quei siti in cui le piattaforme, nella fase di esercizio, abbiano illecitamente reimmesso nel sottosuolo acque di strato, acque di lavaggio e acque di sentina in relazione al grave rischio di danno ambientale;
   ad assumere iniziative per rafforzare gli obblighi relativi alla dismissione e alla messa in sicurezza delle piattaforme attraverso la predisposizione di un apposito documento recante una «strategia di abbandono del sito» che utilizzando le best-practices internazionali sul punto, definisca il livello di clean-up da raggiungere, nonché la prestazione di garanzie finanziarie cauzionali e preveda anche obiettivi legati al riciclo dei materiali con cui sono realizzate le istallazioni.
(7-00971) «Terzoni, Crippa, Busto, Daga, De Rosa, Mannino, Micillo, Zolezzi, Vignaroli, Cancelleri, Da Villa, Della Valle, Fantinati, Vallascas».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

protezione dell'ambiente

inquinamento prodotto dalle navi

impatto ambientale