ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00928

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 576 del 24/02/2016
Firmatari
Primo firmatario: BUSTO MIRKO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 24/02/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BERNINI PAOLO MOVIMENTO 5 STELLE 24/02/2016
TERZONI PATRIZIA MOVIMENTO 5 STELLE 24/02/2016
GAGNARLI CHIARA MOVIMENTO 5 STELLE 24/02/2016
BERNINI MASSIMILIANO MOVIMENTO 5 STELLE 24/02/2016
MANNINO CLAUDIA MOVIMENTO 5 STELLE 24/02/2016
DAGA FEDERICA MOVIMENTO 5 STELLE 24/02/2016
DE ROSA MASSIMO FELICE MOVIMENTO 5 STELLE 24/02/2016
MICILLO SALVATORE MOVIMENTO 5 STELLE 24/02/2016
ZOLEZZI ALBERTO MOVIMENTO 5 STELLE 24/02/2016
VIGNAROLI STEFANO MOVIMENTO 5 STELLE 24/02/2016
LUPO LOREDANA MOVIMENTO 5 STELLE 24/02/2016
GALLINELLA FILIPPO MOVIMENTO 5 STELLE 24/02/2016
L'ABBATE GIUSEPPE MOVIMENTO 5 STELLE 24/02/2016
PARENTELA PAOLO MOVIMENTO 5 STELLE 24/02/2016


Commissione assegnataria
Commissione: VIII COMMISSIONE (AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI)
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00928
presentato da
BUSTO Mirko
testo di
Mercoledì 24 febbraio 2016, seduta n. 576

   L'VIII Commissione,
   premesso che:
   dopo anni in cui il lupo in Italia ha rischiato di estinguersi, numericamente ridotto a pochi branchi insediati prevalentemente in Appennino centrale, oggi è presente dalla Calabria fino a diversi settori delle Alpi, si possono distinguere una popolazione appenninica e una alpina con situazioni ecologiche e dinamiche diverse ma che necessiterebbero comunque una gestione coordinata e a larga scala;
   negli anni ’70 la sottospecie italica — Canis lupus italicus – era giunta sull'orlo dell'estinzione; un censimento effettuato nel 1976 stimò in soli 100 esemplari il numero di lupi presenti sul territorio nazionale. La consistenza numerica nel 2004, dopo oltre trent'anni di protezione legale e nonostante il persistente bracconaggio, era stimabile in circa 1500/1900 esemplari, distribuiti stabilmente dalla Val d'Aosta alla Calabria;
   a partire dalla metà degli anni 2000, in alcuni areali della Toscana, c’è stato un incremento dei danni da predatore a carico del bestiame domestico. Come refertato dai medici veterinari forensi, i rilievi necroscopici hanno evidenziato che sono da attribuirsi a cani vaganti, sia padronali che ferali, e a lupi; (fonte:1. dottor Duccio Berzi «Tecniche, strategie e strumenti per la prevenzione dei danni da predatori al patrimonio zootecnico» Centro per lo studio e la documentazione sul lupo; dottor Rosario Fico medico veterinario forense, Istituto zooprofilattico del Lazio e della Toscana);
   negli ultimi cinque anni si è assistito ad una inaccettabile recrudescenza degli abbattimenti dei lupi. Il lupo è patrimonio indisponibile dello Stato (secondo la ratio della legge n. 968 del 27 dicembre 1977 che ha elevato la fauna selvatica da « res nullius» a « res communitatis», cioè «patrimonio indisponibile dello Stato») e si tratta quindi di una specie particolarmente protetta da numerose normative nazionali ed internazionali quali:
    la Convenzione di Berna (firmata nel 1979 e ratificata dall'Italia con la legge n. 503 del 5 agosto 1981) che inserisce il lupo nell'allegato II che include le specie particolarmente protette e pertanto ne vieta la cattura, l'uccisione, la detenzione ed il commercio;
    la direttiva « Habitat» (direttiva 92/43/CEE, recepita dall'Italia con decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 8 settembre 1997), che inserisce il lupo nell'allegato D IV (protezione rigorosa) e ne proibisce il disturbo, la cattura, l'uccisione, la detenzione ed il commercio. La direttiva protegge il lupo a due livelli: a) gli Stati membri hanno l'obbligo di identificare, siti di importanza comunitaria (Sic), nell'ambito della rete Natura 2000, per la protezione delle popolazioni di grandi carnivori di specie incluse nell'allegato II; b) l'articolo 12 della direttiva obbliga gli Stati membri ad attivare sistemi di protezione per tutte le specie incluse nell'allegato IV, sia all'interno che al di fuori dei siti di Natura 2000;
    la Convenzione di Washington (1973) sul commercio delle specie animali e vegetali minacciate di estinzione (Cites, recepita dal nostro Paese con la legge n. 874 del 19 dicembre 1975), che include la popolazione italiana di lupo dell'appendice II (specie potenzialmente minacciate), che impone una specifica auto; 4) Il Consiglio d'Europa ha lanciato nel 1995 la Large carnivore initiative for Europe (Lcie) – allo scopo di «conservare, in coesistenza con l'uomo, popolazioni vitali di grandi carnivori». La Lcie ha prodotto documenti ed un piano, d'azione europeo sul lupo (2000), che è stato adottato dal comitato permanente della Convenzione di Berna (raccomandazione n. 72 del 2 dicembre 1999). Più recentemente la Lcie ha prodotto le linee guida per i piani di gestione delle popolazioni di grandi carnivori (2008);
    l'Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn), attraverso l'inserimento nelle liste rosse, le ultime risalgono a dicembre 2008, (www.iucnredlist.org), classifica il lupo in Italia come specie criticamente in pericolo o vulnerabile come l'orso, la lince, la lontra, il camoscio d'Abruzzo;
   lo status giuridico del lupo prevede che:
    il lupo sia Specie Protetta dal 23 luglio 1971 con decreto ministeriale che ne proibì la caccia;
    la legge n. 157 del 1992 inserì il lupo tra le Specie Particolarmente Protette (articolo 2, c 1);
    la direttiva «Habitat» recepita con il decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1992, del 8 settembre 1997 inserì il lupo nell'allegato D, tra le specie di interesse comunitario che richiedono una rigorosa protezione;
   e quindi:
    è vietato catturare, cacciare, disturbare, possedere, trasportare, scambiare, commercializzare il lupo per il decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1992, articolo 8 cc 1-2;
    prevede richiesta di autorizzazione del Ministero dell'ambiente, sentito l'istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale per ogni intervento di immissione in natura (decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1992 articolo 12);
    prevede la creazione di un fondo regionale per la prevenzione e il risarcimento danni per la legge n. 157 del 1992 articolo 26;
    prescrive il risarcimento dei danni nelle aree protette a carico dell'ente parco per la legge n. 394 del 1991 e successive modifiche;
    il lupo appartiene quindi al patrimonio indisponibile dello Stato, ed è considerata una specie particolarmente protetta in virtù della legge n. 157 del 1992;
    prevede il monitoraggio delle popolazioni di lupi da parte delle Regioni sulla base di linee guida del Ministero ambiente, Ispra e Mipaf decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997 articolo 7 c. 2;
   la presenza di cani vaganti e ferali, ritenuti responsabili del presunto problema della «ibridazione» è chiaramente dovuta alla negligenza istituzionale nel mancato rispetto dei doveri previsti dalla normativa vigente che tutela gli animali d'affezione (quindi i cani randagi, i cani vaganti di proprietà e quelli ferali) e interviene per la prevenzione del randagismo a partire dalla legge 281 del 1991 «Tutela degli animali d'affezione e prevenzione del randagismo»;
   la legge n. 281 del 1991 sancisce: «lo Stato promuove la disciplina della tutela degli animali d'affezione, condanna gli atti di crudeltà contro di essi, i maltrattamenti e il loro abbandono, favorendo la corretta convivenza tra uomo e animale, tutelando la salute pubblica.» Come tutte le leggi quadro prevedono, ogni regione, nell'ambito dei principi cardine della stessa, ha emanato leggi interne;
   la tutela di ogni specie animale la cui uccisione e maltrattamento sono considerati Delitti ai sensi del Codice Penale dagli articoli: 544-bis e ter nonché l'abbandono secondo il 727 del codice penale, è atto dovuto;
   il cane vagante padronale, è un animale di proprietà secondo le normative vigenti (281 del 1991 e successive modifiche) che invece dovrebbe essere correttamente gestito, avere il microchip, essere inserito in anagrafe canina e altro e invece è anche lasciato libero di vagare e soprattutto nelle ore notturne;
   il cane randagio è il cane abbandonato o presente sul territorio per la mancata applicazione della legge 281 del 1991 «Tutela degli animali d'affezione e prevenzione del randagismo». Le responsabilità di tale condizione, non più giustificabile a distanza di ben 25 anni dalla sua emanazione e spesso della sua mancata o scorretta applicazione, sono molteplici: da chi abbandona in primis a quella del Sindaco che è il responsabile civile e penale dei cani vaganti sul territorio nonché la massima autorità sanitaria, a quella della Asl che ha il compito di cura, sterilizzazione, apposizione del microchip, iscrizione all'anagrafe canina, e altro. La persistenza del fenomeno del randagismo esita quindi da una infinita serie di vere e proprie omissioni di atti di ufficio poiché la normativa vigente e i suoi chiari precetti non sono applicati;
   il cane ferale (o inselvatichito) esita dalla scorretta, perpetrata e negligente gestione umana, è frutto dell'abbandono e della mancata applicazione della legge 281 del 1991. I cani ferali sono animali che si mantengono in modo autonomo dall'uomo, interagiscono tra loro socialmente e manifestano comportamenti ancestrali;
   in virtù del mancato rispetto delle normative vigenti sopracitate, l'accoppiamento tra cane e lupo è un fenomeno osservato nelle aree di presenza di quest'ultimo. Trattandosi della stessa specie (il cane e il lupo), l'accoppiamento da esito a prole fertile, pertanto anche definirli «ibridi», sottende a scorrette quanto errate interpretazioni. Sarebbe più corretto definirli, invece, frutto di meticciamento trattandosi, appunto, di prole che deriva dalla stessa specie;
   giova rammentare inoltre che il Regolamento CE n. 338/97 che considera fino all'F 4 (ovvero fino alla quarta generazione) come «specie» dal punto di vista di tutela Cites, anche in ibridazione, ancorché con domestici. Ciò a significare che ogni esemplare frutto di tale meticciamento/ibridazione è soggetto al predetto Regolamento e ai chiari precetti in essa contenuti. Non può essere quindi catturato e detenuto in cattività;
   ricercatori ed esperti sostengono che: «dai dati attualmente disponibili sembra che la presenza di «ibridi» nel contesto toscano ed Italiano, sia un fenomeno molto limitato» (fonte Duccio Berzi). «I risultati hanno mostrato che i cani e lupi italiani sono geneticamente ben differenziati, suggerendo che l'introgressione dei geni dei domestici non ha inciso sul patrimonio genetico del lupo» e che «gli «ibridi» possono essere non identificabili in base a criteri di osservazione, e la loro rimozione da una popolazione selvatica è un obiettivo probabilmente impossibile. Suggeriamo che la gestione e sforzi di conservazione devono essere concentrati sulle popolazioni di cani randagi, che sono la fonte primaria di ibridazione per il lupo.» (fonte: Wolf—dog crossbreeding: «Smelling» a hybrid may not be easy Rita Lorenzini, Rita Fanelli, Goffredo Grifoni, Francesco Scholl, Rosario Fico. https://www.researchgate.net/publication/ 259163450_Wolfdog_crossbreeding_Smelling_a_hybrid_may_not_be_easy);
   nei rilievi effettuati nell'ambito del progetto Life medwolf (LIFE11 NAT/IT/069) risulta che sul territorio toscano, per buona parte interessato, le predazioni sono messe in atto da cani mal gestiti e tra le aziende zootecniche che hanno subito predazioni nel 2014 il 98 per cento non è sorvegliata dal pastore, l'85 per cento non ha recinti anti predatore, il 57 per cento non ha cani da guardia, il 41 per cento ha solo 2 cani ogni 500 pecore;
   il medesimo progetto Life medwolf, sulla base del registro ufficiale delle predazioni, indica in appena 0,3 per cento la percentuale del patrimonio zootecnico ovino colpito dalle predazioni nel 2014;
   già nel febbraio 2014 la Commissione europea ha espresso la sua preoccupazione considerando le azioni nei confronti dei lupi «una minaccia per la salute dell'ambiente naturale, in particolare per il conseguimento degli obiettivi della direttiva «Habitat» e del primo obiettivo della strategia dell'Unione europea per la biodiversità. È di competenza degli Stati membri assicurare il rispetto delle norme sulla protezione delle specie previste dalla direttiva «Habitat»;
   la Commissione garantisce che gli Stati membri si conformino a tale obbligo. Essa ha condotto una serie di attività volte a promuovere un dialogo costruttivo tra le parti interessate nella speranza di ridurre i conflitti sulla questione dei grandi carnivori e ha direttamente sostenuto vari progetti e misure con il medesimo obiettivo. Inoltre, ha finanziato diversi progetti nell'ambito del programma Life, mirati specificamente alla conservazione del lupo in Italia» (in risposta all'interrogazione parlamentare E-002258-14);
   negli ultimi tempi, complice una campagna di disinformazione e gravemente dannosa e un progetto discutibile e privo di fondamenti che tornano a considerare il lupo come un fattore di pericolo per l'incolumità delle persone in modo del tutto ascientifico e privo di riscontri reali e di danno per l'economia agricola, come denunciato nell'interrogazione n. 5-06442 del 28 settembre 2015, ancora in attesa di risposta, si è registrato un aumento degli atti di bracconaggio che rappresenta probabilmente la principale causa di mortalità del lupo in Italia, e, in alcuni casi vi è stata anche la successiva esposizione a carattere intimidatorio delle carcasse;
   l'esacerbarsi delle conflittualità, complice una campagna di disinformazione gravemente dannosa e un progetto discutibile e privo di fondamenti, ha raggiunto il massimo della sua manifestazione con l'uccisione, sia di lupi che di altri canidi, talvolta anche con l'esposizione delle carcasse con carattere intimidatorio, in particolar modo nella provincia di Grosseto e di Siena esattamente nei distretti in cui era in opera il progetto Ibriwolf, come i media riportano:
    http://www.corriere.it/animali/14_gennaio_03/altri-due-lupi-uccisi-maremma-ora-sono-otto–db848P92-747e-11e3-90f3–f58f41d83fbf.shtml;
    http://www.nelcuore.org/focus/item/maremma-mattanza-di-lupi-tre-uccisi-in-sette-giorni.html
    http://www.lanazione.it/grosseto/cronaca/2014/01/03/1004499-maremma-lupi-uccisi-coldirettistrage.shtml;
    http://firenze.repubblica.it/cronaca/2014/07/28/news/lupo_ucciso_e_lasciato _nellapiazza_di_semproniano-92581580/http://www.geapress.org/m/grosseto-il-lupo-con-la-testa-mozzata-la-condanna-del-consiglio-provinciale-2/51179;
    http://iltirreno.gelocal.it/grosseto/cronaca/2015/07/24/news/assalti-alle-greggi-decisa-la-cattura-dei-predatori-1.11828063;
    http://iltirreno.gelocal.it/grosseto/cronaca/2015/06/25/news/gli-animalisti-assurdo-sparare-ai-lupi-e-le-difese-ci-sono-gia-1.11674850;
    http://iltirreno.gelocal.it/grosseto/cronaca/2014/02/03/news/lupi-e-greggi-serve-aggiornare-il-piano-nazionale-1.8596294;
    http://mysocialpet.tiscali.it/news/mostra/curiosita/altri-due-lupi-uccisi-in-maremma-ieri-a-grosseto-la-protesta-contro-la-strage;
   anche in altri distretti territoriali la guerra al lupo non accenna a fermarsi. Si rileva anche nelle zone delle Alpi orientali in cui sono stati ritrovati bocconi avvelenati (fonte http://www.lifewolfalps.eu/una-triste-scoperta/bocconi avvelenati) e altri lupi morti e, come in questo caso in cui tra la strada provinciale 43 che collega Cagnano Varano al comune di San Giovanni Rotondo è stato rinvenuto un lupo privo di vita appeso a testa in giù al chilometro 5 in località Coste di Manfredonia. Un animale particolarmente protetto che è stato oltraggiato e barbaramente vilipeso http://www.statoquotidiano.it/17/02/2016/cagnano-sg-rotondo-segnalazione-lupo-morto-appeso-a-testa-in-giu/438598/;
   si è inoltre alimentata la fobia del lupo anche quale rischio per le persone, mentre ciò che viene dimostrato dal Corpo forestale dello Stato, a fronte di tanto inutili quanto infondati allarmismi, presso il tavolo in provincia di Parma la Forestale dichiara: «Mai registrato un solo caso di aggressione all'uomo» (fonte http://www.parmatoday.it/cronaca/lupi-aggressioni-polemiche.html);
   tra le varie fondamentali criticità vi è inoltre da evidenziare che l'accertamento di un caso di predazione sul bestiame domestico è, di fatto, una perizia medico-legale che deve essere effettuata da medico veterinario con comprovata esperienza nel settore. Mentre, di prassi, ciò non avviene e pertanto le segnalazioni sulle predazioni non rappresentano dato scientifico inequivocabile e significativo. Si tratta quindi di dati empirici e che non sono in alcun modo significativi per poter agire sulla prevenzione. Sono dati usati in modo strumentale e spesso impreciso. Spesso la «predazione» stessa non viene descritta per come si dovrebbe, al fine di raccogliere dati collezionabili;
   oltre alla classificazione ed identificazione della predazione è di fondamentale importanza la modalità di risarcimento del danno causato da predazione. Relativamente al danno economico per esempio la regione Toscana tramite la legge regionale 4 febbraio 2005 n. 26 «Tutela del patrimonio zootecnico soggetto a predazione», concede contributi per la stipula di polizze assicurative contro i danni da predatori selvatici. Ma al momento non sono sufficienti i risarcimenti proposti anche in ragione del fatto che il danno subito non può estinguersi considerando solo il risarcimento del capo. Secondo una il danno economico può essere così suddiviso:
    1) diretto — per la perdita diretta animali;
    2) indiretto – fenomeni di stress sul gregge riduzione/perdita produzione latte, aborti, ferite;
    3) gestionale – aumento di spese per le cure, alimentazione in ovile se gli animali impauriti si rifiutano di recarsi al pascolo e conseguente aumento di infezioni/parassitosi;
   in caso di attacco di predatore il danno economico può essere molto superiore rispetto al semplice risarcimento del valore degli animali predati;
   per la prevenzione dei danni dai predatori, in considerazione che nel 2013 a Grosseto e provincia ci sono stati circa 600 ovini predati, la regione Toscana con la legge 26 del 2005 prevede i contributi per la realizzazione di opere di prevenzione. I contributi sono gestiti dalle Amministrazioni provinciali o dalle comunità montane molte sarebbero però le soluzioni da pianificare e su cui investire: dissuasori faunistici, elettrificazione delle recinzioni, recinzioni tradizionali miste. Tali interventi, come dimostrato, sono gli unici in grado di garantire efficacia e risultati:
    per prevenire si intende: intervenire prima degli episodi di predazione. Metodo più economico ed efficace in più del 95 per cento dei casi documentati, la predazione è avvenuta di notte o in condizioni di tempo perturbato. In circa l'80 per cento dei casi di predazione, a seguito di una prima aggressione se ne verifica una seconda entro le due settimane;
    per protezione si intende: intervento successivo al primo attacco. Azioni dissuasive e di disturbo attivi anche per evitare la cronicizzazione degli attacchi;
   per garantire l'efficacia è necessario agire con azioni sinergiche sul territorio e gli allevamenti, in grado di mitigare il danno. È imprescindibile studiare ed applicare soluzioni tecnico-gestionali che assicurino il miglior rapporto tra costi-gestione-risultati:
    determinazione del medico veterinario della tipologia di predazione;
    analisi delle caratteristiche da tecnici + veterinaria;
    valutazione azienda per azienda condivisione;
    sostenibilità;
    interventi gestionali;
    indennizzi vincolati alla prevenzione;
    logo dei prodotti « predator friendly»;
   nell'ambito di uno studio effettuato con la collaborazione dell'Università degli studi di Firenze sono stati analizzati i dati relativi all'efficacia di 11 recinzioni elettrificate realizzate nel territorio della provincia di Firenze tra il 2005/2009 per un periodo totale di circa 5000 giorni di funzionamento. La presenza del lupo nelle aree vicine agli impianti studiati è rimasta costante così come le predazioni negli allevamenti non protetti. I risultati indicano che con le recinzioni elettrificate le predazioni si sono ridotte drasticamente, passando da una media di circa 3 capi predati su 100 ad anno a 0,06, con una efficacia superiore al 97 per cento;
   i casi di violazione delle recinzioni sono da attribuire a casi di errato montaggio dei cavi o ad una progettazione discutibile.» (fonte: dottor Duccio Berzi «Tecniche, strategie e strumenti per la prevenzione dei danni da predatori al patrimonio zootecnico» Centro per lo studio e la documentazione sul lupo);
   esistono altri sistemi per ridurre il conflitto tra i predatori ed attività zootecniche e sono:
    evitare l'incremento delle popolazioni di prede naturali con reintroduzioni: ungulati a fini venatori;
    controllo del randagismo canino, corretta applicazione delle norme vigenti da parte degli enti istituzionalmente preposti come previsto dalla legge n. 281 del 1991;
    finanziamenti agli allevatori per l'adozione di misure volte a prevenire gli attacchi o la concessione gratuita di tali strumenti di prevenzione come già praticato in Toscana, nelle zone appenniniche;
    miglioramento delle misure di prevenzione in un piano sinergico territoriale;
    sensibilizzazione dell'opinione pubblica ed allevatori sul tema della conservazione dei grandi carnivori: la tutela della biodiversità è patrimonio del territorio;
    riconsiderazione dei sistemi di indennizzo, previa valutazione medico veterinaria forense della predazione;
   va rammentato che la presenza del lupo è un inequivocabile segnale positivo per tutto l'ecosistema e per la biodiversità, è quindi un indicatore biologico, in qualità di top predator, di un ambiente ecologicamente sostenibile;
   anche in considerazione della diffusa sensibilità internazionale, nazionale e quindi dei turisti, come confermano recenti indagini di mercato e indagini scientifiche, un animale selvatico vale più da morto che da vivo poiché è da traino per il turismo stesso, in virtù dei sopracitati valori ambientali che incarna;
   il primo piano quinquennale d'azione nazionale per la conservazione del lupo, scaduto nel 2007, è rimasto inapplicato. Non esiste, infatti, un sistema di monitoraggio delle popolazioni dei lupi e di un sistema di raccolta dei dati univoco e standardizzato;
   il «Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia», è stato realizzato a titolo oneroso e senza alcun bando ma con affido diretto all'Unione zoologica italiana (e che per altro per suo statuto è una onlus-http://www.uzionius.it/) su richiesta del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Questo dovrebbe essere lo strumento che dovrebbe rappresentare il fondamento per il prossimo quinquennio sulla base del quale applicare la strategia di gestione e conservazione del lupo;
   ma si evidenzia, in primis, l'affido diretto ad una onlus la realizzazione di un progetto a titolo oneroso e che, secondo quanto previsto dal decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997, dovrebbe essere realizzato dall'ISPRA anche in ragione del ruolo e della mission dell'ente che rappresenta il braccio tecnico scientifico ed operativo del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
   il piano sopracitato cita la deroga per quelli che sono stati definiti eufemisticamente «prelievi» – leggasi abbattimenti – prevista dall'articolo 16 della direttiva « Habitat», ma tale è concedibile solo quando sia stato dimostrato di aver messo in pratica tutta una serie di azioni preventive e previste dalla direttiva stessa, mentre è evidente che questo non sia il caso italiano,

impegna il Governo:

   a redigere uno schema di monitoraggio nazionale e quindi un quadro univoco e condiviso della popolazione del lupo, in termini numerici e di distribuzione reale;
   ad assumere iniziative per approfondire gli aspetti relativi all'efficacia, all'affidabilità ed alla standardizzazione dei metodi di monitoraggio, valutando l'opportunità di predisporre delle linee guida per il monitoraggio del lupo, così come previsto dal precedente piano d'azione;
   ad assumere iniziative per garantire, anche all'interno della revisione del piano di azione, la piena tutela dei lupi, mettendo in atto azioni concrete al fine di prevenire azioni di bracconaggio nei confronti di lupi e ibridi;
   ad assumere iniziative normative per introdurre misure concrete di prevenzione della predazione, con l'incentivazione nell'applicazione di tutti i metodi tecnico-scientifici che hanno dimostrato di ottenere ottimi risultati;
   a promuovere campagne di informazione e sensibilizzazione per ridurre drasticamente il conflitto tra l'uomo e il lupo;
   ad assumere iniziative normative volte a rivedere il sistema di risarcimento dei danni dei predatori, anche con la standardizzazione della raccolta dei dati e della valutazione della predazione ad opera di medici veterinari forensi con comprovata esperienza in tale settore;
   ad assumere iniziative per favorire gli incentivi per gli allevatori e consentire sgravi fiscali nell'acquisizione degli strumenti necessari per la prevenzione della predazione;
   ad assumere iniziative per mantenere e ricostituire, in coesistenza con l'uomo, popolazioni vitali di lupi, assicurando, come previsto dal precedente piano di conservazione del lupo: il mantenimento della popolazione peninsulare agli attuali livelli numerici; l'incremento numerico e distributivo della popolazione alpina, fino al raggiungimento di una popolazione minima vitale; l'attenuazione dei conflitti tra il predatore e le attività dell'uomo;
   a coinvolgere, nell'ottica di una più attenta e puntuale revisione del piano di azione, le associazioni ambientaliste ed animaliste che si occupano della questione, nonché le associazioni di categoria del mondo dell'agricoltura e della zootecnia;
   ad avviare una serie di iniziative che possano, anche indirettamente, rafforzare una politica di conservazione del lupo, quali: il contenimento del bracconaggio; l'educazione e l'informazione del pubblico;
   ad assumere iniziative di competenza per favorire la corretta applicazione della norma per la prevenzione del randagismo e a monitorare costantemente gli obiettivi della stessa;
   ad evitare di assumere iniziative volte a predisporre ulteriori piani di ripopolamento degli ungulati;
   ad assumere iniziative per implementare e rafforzare il ruolo delle aree protette nella conservazione della biodiversità e, di conseguenza, nella tutela del lupo;
   ad assumere iniziative per valorizzare la produzione agricola negli areali in cui è presente stabilmente il lupo, con l'istituzione del marchio « wolf friendly» da conferire a tutti i produttori agricoli che utilizzeranno i sistemi di deterrenza e che favoriranno la tutela del lupo quale fondamentale indicatore ecologico per la biodiversità.
(7-00928) «Busto, Paolo Bernini, Terzoni, Gagnarli, Massimiliano Bernini, Mannino, Daga, De Rosa, Micillo, Zolezzi, Vignaroli, Lupo, Gallinella, L'Abbate, Parentela».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

protezione degli animali

politica agricola comune

protezione della fauna