ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00776

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 484 del 17/09/2015
Approvazione risoluzione conclusiva
Atto numero: 8/00137
Firmatari
Primo firmatario: SPADONI MARIA EDERA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 17/09/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DI STEFANO MANLIO MOVIMENTO 5 STELLE 17/09/2015
SIBILIA CARLO MOVIMENTO 5 STELLE 17/09/2015
SCAGLIUSI EMANUELE MOVIMENTO 5 STELLE 17/09/2015
GRANDE MARTA MOVIMENTO 5 STELLE 17/09/2015
DI BATTISTA ALESSANDRO MOVIMENTO 5 STELLE 17/09/2015
DEL GROSSO DANIELE MOVIMENTO 5 STELLE 17/09/2015


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Stato iter:
23/09/2015
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 23/09/2015
SIBILIA CARLO MOVIMENTO 5 STELLE
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 23/09/2015
QUARTAPELLE PROCOPIO LIA PARTITO DEMOCRATICO
SIBILIA CARLO MOVIMENTO 5 STELLE
 
PARERE GOVERNO 23/09/2015
DELLA VEDOVA BENEDETTO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE)
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 23/09/2015

ATTO MODIFICATO IN CORSO DI SEDUTA IL 23/09/2015

ACCOLTO IL 23/09/2015

PARERE GOVERNO IL 23/09/2015

APPROVATO (RISOLUZIONE CONCLUSIVA) IL 23/09/2015

CONCLUSO IL 23/09/2015

Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00776
presentato da
SPADONI Maria Edera
testo di
Giovedì 17 settembre 2015, seduta n. 484

   La III Commissione,
   premesso che:
    nel settembre del 2000 l'ONU ha adottato la Dichiarazione del Millennio con la quale 189 leader mondiali si erano impegnati a raggiungere 8 concreti obiettivi: dimezzare la povertà estrema e la fame; raggiungere l'istruzione primaria universale, promuovere l'uguaglianza di genere, diminuire la mortalità infantile, migliorare la salute materna, combattere l'HIV/AIDS, la malaria e le altre malattie, assicurare la sostenibilità ambientale, sviluppare un partenariato globale per lo sviluppo (l'Aiuto pubblico allo sviluppo); gli 8 Obiettivi di Sviluppo del Millennio dell'ONU (MDGs) hanno costituito il quadro di riferimento più importante anche per la cooperazione internazionale allo sviluppo e avrebbero dovuto essere raggiunti entro il 2015;
    in questo lasso di tempo si può complessivamente valutare positivamente il raggiungimento di alcuni risultati: il tasso di riduzione della povertà e l'aumento dell'accesso a servizi sanitari di base, all'educazione, all'acqua e ad altri servizi essenziali in molti Paesi è stato significativo;
    a partire dal Forum di alto livello tenutosi a Busan nel 2011, è in corso un dibattito sul passaggio da una visione centrata sull'efficacia dell'aiuto a quella dello sviluppo (sostenibile), con l'obiettivo di superare la dipendenza dei Paesi in via di sviluppo dai Paesi donatori, ponendo maggiore attenzione ai risultati concreti delle azioni intraprese ma anche prestando ascolto a chi opera direttamente sul campo, attraverso un approfondimento sui singoli obiettivi;
    tuttavia, non si può certo sottacere che molto rilevanti sono stati in questi decenni trascorsi gli interessi che i Paesi industrializzati hanno avuto nei confronti dei Paesi in via di sviluppo, soprattutto per lo sfruttamento delle risorse energetiche, a fronte dell'impegno a investire nella cooperazione; purtroppo, molti Paesi poveri, nel tentativo di ottenere un minimo livello di benessere economico, si sono resi disponibili a ospitare sul proprio territorio impianti pericolosi appartenenti alle imprese delle nazioni industrializzate, anche grazie all'assenza di leggi che tutelino l'ambiente e al fatto che molti governi, corrotti, accolgono sul loro territorio milioni di tonnellate di rifiuti tossici o radioattivi; non solo, nell'ultimo decennio molti Paesi industrializzati, compresa l'Italia, si sono trovati nella paradossale situazione di aver causato, dietro lo scudo della partecipazione alle «necessarie» missioni internazionali di pace, pesanti ripercussioni (povertà e mortalità infantile) cui hanno poi «riparato» con esigui fondi (rispetto all'enorme quantità di denaro sperperata in armamenti e altro) a favore di interventi di cooperazione allo sviluppo e di ricostruzione;
    il Vertice sullo sviluppo sostenibile indetto dalle Nazioni Unite (meglio noto come Rio+20), tenutosi dal 20 al 22 giugno 2012 a Rio de Janeiro, ha riguardato l'economia verde, nel contesto dello sviluppo sostenibile e della riduzione della povertà, e il quadro istituzionale per lo sviluppo sostenibile indicandole come priorità mondiali, impegnandosi al contempo a lanciare quelli che sono stati definiti gli «obiettivi di sviluppo sostenibile»; tuttavia, il documento finale ha in gran parte disatteso le aspettative relative allo stanziamento di nuovi fondi per l'economia verde (come avevano chiesto i Paesi in via di sviluppo) o all'adozione di decisioni sulle divisioni di responsabilità tra i Paesi che più inquinano;
    una Commissione di alto livello, nominata dal segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, ha presentato, nel luglio 2014, il suo rapporto finale sull'Agenda di sviluppo post-2015 secondo cui una delle mancanze degli attuali Obiettivi di Sviluppo del Millennio è di essere stati elaborati senza un contributo sufficiente dei Paesi in via di sviluppo, senza aver raggiunto i gruppi emarginati, come le minoranze, senza aver integrato gli aspetti economici, sociali e ambientali di sviluppo sostenibile come previsto dalla Dichiarazione del Millennio e senza aver sostenuto la necessità di promuovere gli schemi di consumo e produzione sostenibili;
    in occasione del vertice Agenda post-2015, organizzato dalle Nazioni Unite e previsto per fine settembre 2015, i leaders mondiali si riuniranno a New York per una valutazione conclusiva del processo realizzato tra il 2000 e il 2015 (già esplicitata nel citato rapporto) e per proporre anche la nuova Agenda per lo sviluppo e la sostenibilità con il lancio dei nuovi Obiettivi Globali (Sustainable Development Goals – SDGs) che sostituiranno i Millennium Development Goals (MDGs);
    per un più efficace raggiungimento dei nuovi obiettivi, però, occorre disporre di dati affidabili, accurati e puntuali, quali dovranno mostrare dove concentrare gli interventi e aiutare a monitorarne i progressi; ad oggi, infatti, i dati necessari per comprendere quali progressi siano stati compiuti dai diversi Paesi risultano spesso difficilmente reperibili o raccolti attraverso metodi statistici inaffidabili;
    in tal senso, il Festival dei Dati tenutosi dal 20 al 22 aprile 2015 a Cartagena (Colombia), si è rivelato essere un utile momento di confronto e scambio tra statistici e ricercatori provenienti da tutto il mondo per rafforzare i sistemi di dati e migliorare gli esiti dello sviluppo, per lavorare concretamente su come finanziare la rivoluzione dei dati e come modernizzarne e armonizzarne i sistemi attraverso l'individuazione di metodi, per potenziare e coinvolgere le comunità nell'utilizzo e nella produzione di dati per affrontare le esigenze locali;
    si è tenuta, dal 13 al 16 luglio 2015, la conferenza ONU di Addis Abeba sul finanziamento dello sviluppo: la terza dopo quella svoltasi in Messico nel 2002, dalla quale era scaturito quello che viene chiamato il «Consenso di Monterrey» e quella tenutasi nel 2008 a Doha (Qatar); peraltro, i risultati di queste due conferenze sono stati piuttosto limitati poiché, se da una parte hanno prodotto delle buone analisi, l'implementazione delle risoluzioni prese è, invece, rimasta vaga e non vincolante;
    la citata conferenza di Addis Abeba è stata voluta per promuovere, tra gli altri scopi, la cooperazione internazionale allo sviluppo, rafforzare i processi di controllo dei finanziamenti allo sviluppo, avviare un nuovo percorso per il finanziamento dello sviluppo sostenibile e costruire una visione comune per un mondo sostenibile, libero dalla povertà;
    dopo quattro giorni di incontri ai più alti livelli, è stato raggiunto l'accordo, realizzato dai 193 paesi ONU partecipanti alla conferenza (definito dal segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon «una pietra miliare») sul documento finale (il Programma d'Azione di Addis Abeba) che ha fissato la cornice per il finanziamento allo sviluppo nei prossimi 15 anni. Il testo contiene più di 100 misure concrete che comprendono tutte le fonti di finanziamento e che riguardano la cooperazione su una serie di questioni, tra cui la tecnologia, la scienza, l'innovazione, il commercio e lo sviluppo della conoscenza; inoltre, il documento prevede una serie di misure volte a generare investimenti per affrontare le sfide economiche, sociali e ambientali globali e la creazione di una «partnership globale rivitalizzata», al fine di garantire uno sviluppo sostenibile che non lasci nessuno indietro; infine, esso mira a promuovere una prosperità economica universale inclusiva e a migliorare il benessere della popolazione nel pieno rispetto dell'ambiente, oltre a fornire una base di partenza per l'attuazione della nuova Agenda di sviluppo sostenibile;
    tuttavia, va evidenziato come un ampio schieramento delle organizzazioni internazionali della società civile abbia espresso forti critiche sugli esiti della conferenza di Addis Abeba; la Confederazione Oxfam ha definito il summit come «un'occasione persa» per sconfiggere la povertà, evidenziando due principali criticità: 1) il documento conclusivo della conferenza assegna ai finanziamenti privati una posizione centrale nel piano degli stanziamenti per lo sviluppo, incoraggiando in particolare il ricorso a partnership fra il settore pubblico e quello privato e a strumenti misti di finanziamento. Tuttavia, appaiono scarse e inadeguate le garanzie che gli stanziamenti privati siano a tutti gli effetti utilizzati per favorire uno sviluppo sostenibile, garantire la tutela dei diritti umani e una maggiore responsabilità sociale e ambientale, assicurando, in via prioritaria, la tutela dell'interesse pubblico; 2) da parte dei Paesi in via di sviluppo era emersa chiaramente la volontà di lavorare insieme per la costituzione di un comitato intergovernativo per la cooperazione in materia di governance fiscale globale con risorse adeguate e un mandato chiaro per intervenire su alcuni dossier come l'armonizzazione dei regimi fiscali, il contrasto a pratiche di concorrenza fiscale aggressiva tra i Paesi e la lotta all'abuso fiscale (evasione ed elusione) internazionale, perpetrato da parte di grandi gruppi multinazionali che privano gli erari dei Paesi in via di sviluppo di miliardi di euro l'anno; il proposito è auspicabile, in particolare, che le grandi imprese siano soggette a misure obbligatorie di trasparenza finanziaria, come la rendicontazione Paese per Paese (il cosiddetto country-by-country reporting), volte a gettare luce sulle pratiche di tax planning aggressivo delle imprese, pratiche che agevolano l'erosione della base imponibile e il trasferimento degli utili verso giurisdizioni fiscali, come i tax havens, a bassa tassazione o completamente tax free, privando i governi di risorse fondamentali per politiche pubbliche progressive di lotta alla povertà e contrasto alle disuguaglianze;
    infine, la conferenza di Addis Abeba ha portato all'istituzione di un nuovo fondo globale di finanziamento (Gff) da parte dei donatori internazionali, pari a 12 miliardi di dollari a sostegno della Strategia globale del segretario generale delle Nazioni Unite per la salute delle donne, dei bambini e degli adolescenti e degli Obiettivi di sviluppo sostenibile; tale fondo sarà gestito, oltre che dalle Nazioni Unite, dalla Banca mondiale e dai governi di Canada, Norvegia e Stati Uniti, a sostegno di quattro paesi africani: Repubblica democratica del Congo, Etiopia, Kenya e Tanzania;
    la conferenza è il primo di tre eventi cruciali programmati nel 2015 e i suoi risultati serviranno da incoraggiamento per finanziare e adottare a New York, nel settembre 2015, il programma di sviluppo sostenibile e per raggiungere un accordo vincolante a Parigi (in occasione della Conferenza delle Parti – COP21) a dicembre 2015 per ridurre le emissioni globali di CO2;
    la recente riforma della legge italiana per la cooperazione allo sviluppo (legge n. 125 del 2014) e il decreto ministeriale concernente lo Statuto della nuova Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo prevedono che si possa affidare a soggetti privati con finalità di lucro la realizzazione dei relativi interventi, nel rispetto delle finalità previste dalla citata legge. Al fine di scongiurare fenomeni di finanziamento a pioggia o di perdita di controllo sulle finalità della politica di cooperazione allo sviluppo, nel quadro della giusta valorizzazione del rapporto pubblico-privato, occorre, tuttavia, prevedere una specifica responsabilizzazione dei soggetti con finalità di lucro rispetto agli obiettivi della politica italiana di cooperazione, cui tali soggetti devono contribuire con un coinvolgimento attivo e qualificato;
    in tal senso, occorre, quindi, che le imprese rispettino pienamente le linee guida internazionali ed europee sulla questione, come indicato nelle recenti Comunicazioni della Commissione europea sul ruolo del settore privato nella cooperazione allo sviluppo: si tratta delle Linee guida dell'Ocse, con particolare riferimento al Capitolo IV sui diritti umani, punto 3 e al Capitolo VI, in tema di ambiente, punto 1; rilevano inoltre al proposito i Principi guida su imprese e diritti umani adottati dalle Nazioni Unite; è inoltre prioritario che le imprese adottino criteri di trasparenza consentendo l'accesso pubblico agli atti dimostrativi della loro adesione ai citati principi e alle suddette linee guida, nonché delle azioni intraprese per garantire l'applicazione di tali principi e il rispetto dell'uguaglianza di genere,

impegna il Governo:

   a rappresentare, nell'ambito del prossimo vertice per l'elaborazione dell'Agenda post-2015 delle Nazioni Unite, previsto per settembre 2015, le seguenti istanze:
    a) l'Agenda universale post-2015 sia guidata da grandi cambi di marcia volti a: non lasciare indietro nessuno; mettere lo sviluppo sostenibile al centro dell'azione politica; trasformare le economie in modo tale da creare nuovi posti di lavoro e una crescita inclusiva; costruire la pace e creare istituzioni efficienti, aperte e responsabili; realizzare un nuovo partenariato globale che includa tutti gli attori, i governi a tutti i livelli, il settore privato, la società civile e i cittadini;
    b) l'Agenda abbia valenza universale e riguardi «tutti i Paesi e tutti i popoli» secondo il principio delle «comuni ma differenziate responsabilità»;
    c) non si dispensino solo fondi ma si favorisca anche un loro uso efficace, attraverso criteri di buon governo, di responsabilità, oltre che con programmi di ampio respiro che vadano realmente incontro alle esigenze e alle necessità delle aree interessate;
    d) si preveda che i dati necessari per comprendere quali progressi siano stati compiuti dai diversi Paesi siano universalmente reperibili e raccolti attraverso metodi statistici affidabili;
    e) si preveda esplicitamente che le imprese partecipanti ai progetti di cooperazione che conducono attività che contribuiscono allo sviluppo del settore privato, seguano le procedure di due diligence, nel rispetto delle linee guida Ocse e dei princìpi guida su imprese e diritti umani adottati dalle Nazioni Unite.
(7-00776) «Spadoni, Manlio Di Stefano, Sibilia, Scagliusi, Grande, Di Battista, Del Grosso».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

sviluppo sostenibile

aiuto allo sviluppo

sviluppo economico