ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00687

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 429 del 18/05/2015
Firmatari
Primo firmatario: ZARATTI FILIBERTO
Gruppo: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 18/05/2015
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MELILLA GIANNI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 18/05/2015
PELLEGRINO SERENA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 18/05/2015


Commissione assegnataria
Commissione: VIII COMMISSIONE (AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI)
Stato iter:
IN CORSO
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 03/02/2016
ZARATTI FILIBERTO SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 03/02/2016
TERZONI PATRIZIA MOVIMENTO 5 STELLE
REALACCI ERMETE PARTITO DEMOCRATICO
GINOBLE TOMMASO PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 03/02/2016

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 03/02/2016

Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00687
presentato da
ZARATTI Filiberto
testo presentato
Lunedì 18 maggio 2015
modificato
Martedì 19 maggio 2015, seduta n. 430

   L'VIII Commissione,
premesso che:
sono trascorsi sei anni da quando, il 6 aprile 2009, un terremoto di magnitudo 5,9 colpì la città de L'Aquila e oltre 160 comuni abruzzesi (dei quali 57 fanno parte del cosiddetto «cratere sismico»), provocando la morte di 309 persone, circa 1.600 feriti, e oltre 67 mila sfollati;
accanto a questa tragedia, il terremoto ha provocato la distruzione degli edifici, anche storici, di molti comuni, e la distruzione di gran parte del centro storico de L'Aquila, un patrimonio immobiliare tra i più importanti dal punto di vista storico e culturale;
ai tempi e alle modalità con le quali si è gestita la ricostruzione e i relativi appalti, e alla trasparenza nell'utilizzo delle risorse, non ha certo giovato in tutta la prima fase, l'affidamento esclusivo a un'istituzione monocratica, quale era l'allora commissario delegato Bertolaso del Governo Berlusconi, delle funzioni di gestione dell'emergenza attraverso lo strumento principale delle ordinanze (in deroga) molto ben al di là della fase del primo soccorso, con affidamento di appalti con trattative private, e soprattutto senza alcun controllo;
enormi sono gli interessi economici che si sono mossi e si muovono dietro la ricostruzione post-sisma. Ricordiamo che già pochi giorni dopo il sisma del 2009, lo stesso allora Procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, aveva invitato tutti a tenere alta l'attenzione e a vigilare su possibili infiltrazioni mafiose negli appalti legati alla ricostruzione delle zone terremotate;
dopo la gestione Bertolaso, si è passati alla gestione diretta da parte della stessa regione Abruzzo;
la situazione dopo sei anni dal terremoto è questa: i nuovi quartieri de L'Aquila sono ricostruiti all'80 per cento, dentro le mura siamo al 10 per cento, nel cuore del centro al 3 per cento, nelle frazioni a zero come in molti paesi vicini. La situazione del centro storico de L'Aquila è rimasta quindi pressoché invariata. Nella «zona rossa» sono stati ricostruiti solamente pochi edifici. Un centro storico, quello del capoluogo abruzzese, che prima della costruzione delle 19 new town ideate dal Governo Berlusconi rappresentava il vero cuore della città;
la costruzione delle new town ha stravolto radicalmente la morfologia e l'assetto urbanistico della città, contribuendo fortemente a snaturare e «togliere l'anima» al capoluogo;
peraltro tra i tanti oneri a carico dell'amministrazione comunale, vi è proprio la costosa manutenzione di quei 5 mila edifici – tra le C.a.s.e. delle new town, i moduli abitativi provvisori (Map) e i corrispondenti Musp per le scuole – peraltro anch'essi oggetto di indagine da parte della magistratura;
a tal proposito si ricorda come nell'autunno scorso, la procura della Repubblica de L'Aquila ha sequestrato 800 balconi del progetto C.a.s.e., con l'accusa ipotizzata di una enorme frode nelle pubbliche forniture nelle opere di esecuzione dei complessi antisismici sostenibili ed ecocompatibili in cui furono sistemati migliaia di cittadini aquilani che avevano perso la casa;
al pericolo dei balconi, alcuni già crollati, si accompagnano altre criticità come le infiltrazioni di acqua, l'inefficienza degli impianti idraulici che macerano le pareti dei bagni, i lampioni esterni che cadono, le incongruità nei consumi elettrici da casa a casa, i pannelli solari mai entrati in funzione per almeno il 70 per cento del totale;
già l'allora Ministro Barca del Governi Monti, e quindi il Ministro per la coesione territoriale del Governo Letta, Carlo Trigilia, avevano stimato e chiesto uno stanziamento di 1 miliardo di euro ogni anno per 10 anni per assicurare continuità e certezza al processo complesso di ricostruzione de L'Aquila e degli altri comuni del cratere sismico;
uno dei principali problemi che rallentano la ricostruzione è non solo la quantità di risorse che vengono stanziate ma anche, e forse soprattutto, la continuità dei finanziamenti, che deve essere costante al fine di consentire una effettiva programmazione di tutti gli interventi ancora necessari per completare la ricostruzione. Attualmente vi sono «buchi» di 642 mesi tra le delibere Cipe e l'effettivo versamento dei soldi ai comuni;
come dichiarato lo scorso mese di aprile dal Presidente della Commissione bilancio del comune de L'Aquila, «per il 2015 il comune sta ancora aspettando di incassare i finanziamenti assegnati per quest'anno con le delibere Cipe del 2012, del 2013 e del 2014, per un totale di 478 milioni (...). Fino a quando non arriveranno questi soldi, le casse sono vuote e non potremo completare i finanziamenti dei cantieri già aperti»;
le risorse necessarie devono essere rese disponibili agli enti locali attraverso sistemi del tutto trasparenti ma semplificati al fine di ridurre al minimo i rallentamenti burocratici che contribuiscono a ostacolare la ricostruzione post-sisma;
è inoltre indispensabile, a oltre sei anni dal terremoto, fare piena chiarezza – tra l'altro – sulle modalità di utilizzo dei fondi nazionali e comunitari destinati alla ricostruzione, nonché garantire massima trasparenza sulle procedure di appalto e sull'utilizzo dei fondi che ancora dovranno essere spesi;
tutto quanto suesposto, in un territorio che negli ultimi due anni ha perso circa 17 mila posti di lavoro in quasi tutti i comparti produttivi. Come ricordato dal segretario provinciale della Cgil, Umberto Trasatti, oggi ci sono 107 mila occupati a fronte di 124 mila del 2012. Nella provincia è ora al 13,9 per cento contro la media nazionale del 12,7 per cento. Sempre nel 2012, quando si stava concludendo la ricostruzione «leggera», gli edili che lavoravano nel più grande cantiere d'Europa erano 16 mila, a fine 2014 erano 12 mila. Inoltre 1.500 lavoratori aquilani dall'aprile 2014 non percepiscono la cassa integrazione in deroga perché non ci sono soldi;
intanto il 3 aprile 2015 il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio, dichiarava che «la ricostruzione de L'Aquila resta una priorità, assolutamente (...). Credo che L'Aquila attenda soprattutto la visita del presidente del Consiglio che sicuramente la mette in cantiere». Nell'attesa della visita del Premier, la città e gli altri comuni colpiti aspettano un'accelerazione nei lavori di ricostruzione;
il decreto-legge n. 39 del 2009 ha previsto che semestralmente il presidente della regione predisponga una relazione sull'andamento degli interventi di ricostruzione al Presidente del Consiglio che la inoltra al Parlamento. L'ultima Relazione al Parlamento è del 13 luglio 2012 e riguarda la ricostruzione aggiornata al 30 giugno 2011. Da tre anni quindi, il Parlamento non è stato più messo a conoscenza della situazione abruzzese e gli ultimi dati sul monitoraggio della ricostruzione sono di quattro anni fa,

impegna il Governo:

a garantire adeguate risorse finanziarie a favore della ricostruzione dei territori colpiti dal sisma del 2009;
a intraprendere tutte le iniziative volte a garantire una continuità nei trasferimenti di risorse per la ricostruzione al fine di consentire una effettiva programmazione di tutti gli interventi ancora necessari per completare la ricostruzione;
ad accelerare i tempi tra le delibere Cipe di assegnazione delle risorse, e l'effettiva erogazione delle medesime a favore degli enti locali;
a semplificare, seppur nella piena garanzia della trasparenza e correttezza degli atti, le procedure di assegnazione delle risorse statali, al fine di ridurre al minimo i rallentamenti burocratici che contribuiscono a rallentare la ricostruzione post-sisma;
a consentire l'implementazione del personale a termine a disposizione dell'ufficio speciale per la ricostruzione dell'Aquila, al fine di garantire tempi congrui e certi per la valutazione dei progetti presentati;
a individuare le opportune iniziative volte a favorire, per quanto di competenza e in accordo con gli enti territoriali, il rientro, laddove possibile, dei cittadini alle loro abitazioni originarie, prevedendo il superamento delle new town realizzate a seguito del sisma e il loro utilizzo per finalità non necessariamente abitative individuate dagli enti locali;
a prevedere opportune risorse e misure volte al rilancio economico, produttivo e occupazionale della provincia colpita dal sisma del 2009;
a fare piena chiarezza sulle modalità di utilizzo dei fondi nazionali e comunitari destinati alla ricostruzione, nonché a intensificare le iniziative volte a garantire massima trasparenza sulle procedure di appalto e sull'utilizzo dei fondi che ancora dovranno essere spesi;
a presentare quanto prima al Parlamento la relazione semestrale prevista dal decreto-legge n. 39 del 2009 sull'andamento e il monitoraggio degli interventi di ricostruzione.
(7-00687) «Zaratti, Melilla, Pellegrino».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

utilizzazione degli aiuti

soppressione di posti di lavoro

sisma