ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00430

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 270 del 23/07/2014
Firmatari
Primo firmatario: DI BATTISTA ALESSANDRO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 23/07/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DI STEFANO MANLIO MOVIMENTO 5 STELLE 23/07/2014
SIBILIA CARLO MOVIMENTO 5 STELLE 23/07/2014
SPADONI MARIA EDERA MOVIMENTO 5 STELLE 23/07/2014
SCAGLIUSI EMANUELE MOVIMENTO 5 STELLE 23/07/2014
DEL GROSSO DANIELE MOVIMENTO 5 STELLE 23/07/2014
GRANDE MARTA MOVIMENTO 5 STELLE 23/07/2014


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00430
presentato da
DI BATTISTA Alessandro
testo di
Mercoledì 23 luglio 2014, seduta n. 270

   La III Commissione,
   premesso che:
    secondo la definizione adottata dalle Nazioni Unite, «gli atti commessi con l'intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso» sono da ritenersi genocidio, come anche la sottomissione intenzionale di un gruppo a condizioni di esistenza che ne comportino la scomparsa sia fisica sia culturale, totale o parziale;
    nel corso degli anni si è sempre affrontato la questione mediorientale da un punto di vista esclusivamente politico, minacciando e ammonendo ogni volta lo Stato di Israele se non avesse rispettato le 80 risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, soprattutto rispetto alle espropriazioni indebite di terre ai palestinesi, e non da punto di vista giuridico come invece si dovrebbe fare;
    l'attuale offensiva israeliana è cominciata l'8 luglio 2014 ed è stata più volte giustificata con l'assassinio di tre coloni israeliani da parte di Hamas, tuttavia le prove che il governo di Israele dice di avere riguardo alla responsabilità del governo di Gaza non sono ancora state mostrate;
    in ogni caso, si assiste da giorni a una tragica contrapposizione tra gli israeliani, i quali affermano che gli attacchi a Gaza sono sempre una risposta al lancio di razzi verso Israele, e i Palestinesi i quali affermano che sono i lanci di razzi a essere una risposta alle aggressioni israeliane; intanto, in mezzo a questa disputa ci sono già oltre 640 morti palestinesi (secondo le stime delle organizzazioni umanitarie oltre un terzo delle vittime sono donne e bambini) e 30 militari israeliani, anche se si tratta di numeri destinati purtroppo a cambiare giorno per giorno; proprio qualche giorno addietro aveva colpito il mondo intero il video che mostrava la morte di bambini, quattro della stessa famiglia, uccisi mentre su una spiaggia stavano giocando a pallone;
    è bene ricordare che tra il 2000 e il 2010 le vittime totali di questo conflitto sono state più di 6.400 palestinesi e oltre 1.080 israeliani, militari e civili. Negli ultimi anni va però annotata una sempre più evidente sproporzione del conflitto, dettata dalla netta superiorità militare dello Stato israeliano, che può vantare i più moderni armamenti (tra l'altro, con un utilizzo sempre più frequente di droni);
    tra l'altro, a Gaza, le forniture di cibo da parte delle agenzie e organizzazioni umanitarie sono drasticamente diminuite e la popolazione è sempre più povera e vulnerabile; inoltre, ingenti danni si contano anche nel settore agricolo indispensabile per la sopravvivenza delle persone e già pesantemente penalizzato dal blocco imposto dal governo israeliano;
    lo strettissimo legame tra Israele e l'Unione europea è stato rafforzato con gli Accordi Euromediterranei di Associazione del 1998 e gli stessi definiscono la libera circolazione delle merci tra l'Unione europea e i Paesi del Mediterraneo attraverso la progressiva eliminazione dei dazi doganali e il divieto delle restrizioni quantitative all'esportazione e all'importazione tra le parti contraenti che, tuttavia, non distinguono tra colonie o Israele;
    nel 2013 per la prima volta, l'Unione europea ha pubblicato delle linee guida che sanciscono che «tutti gli accordi tra lo Stato di Israele e l'Unione Europea devono inequivocabilmente e esplicitamente segnalare la loro inapplicabilità ai territori occupati da Israele nel 1967, e cioè Alture del Golan, Cisgiordania inclusa Gerusalemme est e striscia di Gaza»;
    tali linee guida, volte a evitare il finanziamento di progetti israeliani nelle colonie, illegali per il diritto internazionale, e a impedire alle compagnie o istituzioni israeliane che operano all'interno degli insediamenti illegali l'accesso a strumenti finanziari quali il prestito di denaro, erano state salutate con entusiasmo dai palestinesi e da molte organizzazioni della società civile europea;
    tuttavia, a seguito delle pressioni israeliane affinché venissero ritirate le nuove linee guida e si continuasse a finanziare e supportare i progetti e le organizzazioni israeliani nei Territori Occupati palestinesi, l'Unione europea ha mostrato la propria mancanza di volontà politica di fare pressione sul governo di Israele affinché si conformasse al diritto internazionale, congelando di fatto le citate linee;
    a parere dei presentatori, l'Unione europea avrebbe dovuto invece portare avanti con determinazione la richiesta del rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale da parte del governo israeliano;
    il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite è l'organo che delibera su atti di aggressione o di minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale ma non si può certo affermare sia un organo indipendente atteso che ancora 5 membri permanenti (GB, USA, Francia, Cina e Russia) hanno il diritto di veto sulle decisioni prese a maggioranza in sede al Consiglio stesso, mentre l'Italia dovrebbe farsi capofila nella battaglia politica per cambiare questa prassi che consente a pochi governi di opporsi a decisioni assunte nei confronti di Paesi ritenuti loro partner;
   il nostro Paese è il primo partner commerciale europeo per quanto riguarda la compravendita di armi con Israele: 470 milioni di euro le commesse militari che l'Italia ha siglato nel 2013 con il Governo di Israele, in deroga a quanto prevede la legge n. 185 del 1990 che ci proibisce di fare accordi militari con un Paese che o è implicato in conflitto o viola i diritti umani;
    il 2 dicembre 2013, dodici accordi in materia di energia, istruzione e ricerca, sicurezza, sanità e cultura sono stati firmati a Villa Madama tra Italia e Israele nel corso dell'incontro tra Enrico Letta e il premier israeliano Benjamin Netanyahu,

impegna il Governo:

   a prevedere l'immediato ritiro dell'ambasciatore italiano presente in Israele;
   ad adoperarsi affinché la diplomazia italiana disponga e avvii al più presto colloqui con il Governo israeliano e con i vertici di Hamas in quanto, oggettivamente, rappresentanti di una parte politica non trascurabile ai fini del raggiungimento di un'intesa di pace in quella regione;
   a sostenere con determinazione lo sforzo dell'Unione europea a continuare a svolgere un ruolo più attivo, per una prospettiva credibile e soprattutto unitaria a favore del rilancio del processo di pace, anche promuovendo l'emanazione di nuove linee guida sull'etichettatura dei prodotti israeliani per garantire ai cittadini europei di poter scegliere consapevolmente un prodotto proveniente da una colonia illegale;
   ad assumere iniziative per bloccare immediatamente tutte le commesse stipulate ai sensi della legge n. 185 del 1990, per sospendere gli accordi, ancorché condivisibili, sottoscritti il 2 dicembre 2013 con il Governo israeliano e gli accordi commerciali con le aziende israeliane operanti nelle colonie;
   a promuovere una revisione, in sede europea, degli accordi euromediterranei del 1998 che prevedono anche l'eliminazione dei dazi con i Paesi del Mediterraneo, valutando la possibilità di utilizzare il dazio come possibile strumento di sanzione per quei Paesi che non rispettano i diritti umani e il diritto internazionale;
   ad adoperarsi in sede internazionale affinché venga avviata una riflessione sul diritto di veto ancora previsto nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite che ha di fatto permesso allo Stato di Israele di ignorare, senza sanzioni, le oltre 80 risoluzioni emanate contro il suo operato in termini di rispetto di diritti umani nei territori occupati;
   a prevedere una forma di risarcimento ai donatori di aiuti umanitari distrutti da entrambi i protagonisti del conflitto israelo-palestinese con un'attenzione particolare soprattutto all'area C, quella sotto il totale controllo israeliano.
(7-00430) «Di Battista, Manlio Di Stefano, Sibilia, Spadoni, Scagliusi, Del Grosso, Grande».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

diritti umani

restrizione all'esportazione

Israele

questione palestinese

territorio occupato

trasporto merci

sicurezza internazionale

mantenimento della pace