ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00418

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 265 del 16/07/2014
Firmatari
Primo firmatario: BRESCIA GIUSEPPE
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 16/07/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
GALLO LUIGI MOVIMENTO 5 STELLE 16/07/2014
BATTELLI SERGIO MOVIMENTO 5 STELLE 16/07/2014
VACCA GIANLUCA MOVIMENTO 5 STELLE 16/07/2014
MARZANA MARIA MOVIMENTO 5 STELLE 16/07/2014
VALENTE SIMONE MOVIMENTO 5 STELLE 16/07/2014
D'UVA FRANCESCO MOVIMENTO 5 STELLE 16/07/2014
DI BENEDETTO CHIARA MOVIMENTO 5 STELLE 16/07/2014
LIUZZI MIRELLA MOVIMENTO 5 STELLE 16/07/2014
CHIMIENTI SILVIA MOVIMENTO 5 STELLE 16/07/2014


Commissione assegnataria
Commissione: VII COMMISSIONE (CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE)
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00418
presentato da
BRESCIA Giuseppe
testo di
Mercoledì 16 luglio 2014, seduta n. 265

   La VII Commissione,
   premesso che:
    i primi interventi della XVII legislatura in materia di editoria sono contenuti nella legge di stabilità per il 2014 (legge n. 147 del 2013), in particolare, l'articolo 1, comma 261, della legge n. 147 del 2013 ha istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri il «Fondo straordinario per gli interventi di sostegno all'editoria», con la dotazione di 50 milioni di euro per il 2014, 40 milioni di euro per il 2015, 30 milioni di euro per il 2016;
   inoltre, l'articolo 1, comma 334, della legge n. 147 del 2013 ha differito (dal 1o gennaio 2013) al 31 dicembre 2014 il termine a decorrere dal quale diviene obbligatoria la tracciabilità delle vendite e delle rese di quotidiani e periodici e ha previsto l'accesso nel 2014 al credito d'imposta già previsto per l'anno 2012;
   il comma 337 ha, invece, ripristinato i criteri e le modalità per la concessione dei contributi alla stampa periodica italiana pubblicata o diffusa all'estero stabiliti dal decreto del Presidente della Repubblica n. 48 del 1983 in attesa dell'emanazione del decreto del Presidente della Repubblica – previsto dall'articolo 1-bis del decreto-legge n. 63 del 2012 (legge n. 103 del 2012) – che deve ridefinire criteri e modalità di accesso alle provvidenze del settore. Inoltre, il comma 294, lettera f), ha disposto l'integrazione dello stanziamento di 2 milioni di euro annui previsti per tali pubblicazioni con 1 milione di euro per il 2014;
    in materia di agevolazioni postali per la spedizione di prodotti editoriali, è intervenuto il comma 336 dell'articolo 1 della legge di stabilità 2014 (legge n. 147 del 2013). La disposizione prevede la sospensione delle agevolazioni tariffarie postali per le spedizioni di prodotti editoriali da parte di imprese editrici di quotidiani, periodici e libri, mentre per le spedizioni effettuate dalle Onlus e dalle associazioni d'arma e combattentistiche si continua ad applicare l'apposito regime speciale;
    anche in materia di editoria digitale l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni con l'allegato A alla delibera 680/13/CONS del 12 dicembre 2013 ha adottato un «Regolamento in materia di tutela del diritto d'autore sulle reti di comunicazione elettronica e procedure attuative ai sensi del Decreto Legislativo 9 aprile 2003, n.70» affiancando alla tradizionale tutela giurisdizionale un'ulteriore strumento per la protezione del diritto di autore in rete;
    allo scopo di contribuire all'obiettivo del pareggio di bilancio entro la fine dell'anno 2013, l'articolo n. 29, comma 3, del decreto-legge 201 del 2011 ha disposto la cessazione del sistema di erogazione dei contributi diretti all'editoria dal 31 dicembre 2014, con riferimento alla gestione 2013, nonché la revisione, dal 1o gennaio 2012, del decreto del Presidente della Repubblica 223 del 2012 – che, in attuazione dell'articolo n. 44 del decreto-legge n. 112 del 2008 (legge n. 133 del 2008), aveva riordinato la disciplina – al fine di una più rigorosa selezione nell'accesso alle risorse e di un risparmio di spesa;
    il citato articolo 29, comma 3, del decreto-legge 201 del 2011, ha anche disposto che il risparmio conseguito, compatibilmente con le esigenze del pareggio di bilancio, sarà destinato alla ristrutturazione delle aziende già destinatarie della contribuzione diretta, all'innovazione tecnologica del settore, a fronteggiare l'aumento del costo delle materie prime, all'informatizzazione della rete distributiva;
    le modifiche al decreto del Presidente della Repubblica n. 223 del 2010 sono state poi apportate nella XVI legislatura dal decreto-legge n. 63 del 2012 (legge 103 del 2012), con il quale è stata dettata una disciplina transitoria;
    quasi contestualmente all'emanazione del decreto-legge 63 del 2012, il Governo aveva presentato un disegno di legge (A.C. 5270) che prevedeva una delega per la definizione, a regime, di nuove forme di sostegno all'editoria e per lo sviluppo del mercato editoriale. Fra l'altro, si prevedevano il riordino della normativa vigente, al fine di contenere gli oneri e consentire una maggiore selezione dei beneficiari, nonché incentivi per l'avvio di nuove imprese editoriali, per l'innovazione tecnologica e per la multimedialità;
    durante l'esame parlamentare, il 7 dicembre 2012 la VII Commissione aveva adottato un nuovo testo che prevedeva l'istituzione di un Fondo per il pluralismo dell'informazione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, da utilizzare per i contributi diretti alle imprese editrici di quotidiani e periodici, per sostenere l'innovazione tecnologica delle imprese editrici, per incentivare l'avvio di nuove imprese editrici e per sostenere i trattamenti di pensione di vecchiaia anticipata per i giornalisti dipendenti da aziende in ristrutturazione, ma l'esame del provvedimento non si è concluso entro la fine della XVI legislatura;
    lo schema di decreto del Presidente della Repubblica atto n. 82, presentato per il parere a febbraio 2014, individua criteri e modalità per la concessione dei contributi a favore dei periodici pubblicati o diffusi all'estero;
    un'altra forma di sostegno all'editoria è senz'altro rappresentata dall'obbligo di pubblicazione degli avvisi e dei bandi di gara in quotidiani a diffusione nazionale e locale;
    in particolare, il secondo periodo del comma 7 dell'articolo 66 e il secondo periodo del comma 5 dell'articolo 122 del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, istituiscono quella che viene comunemente chiamata pubblicità legale. Si tratta, in effetti, di denaro pubblico finalizzato al finanziamento della pubblicizzazione di bandi e di concorsi pubblicati da stazioni appaltanti pubbliche nelle testate giornalistiche a tiratura nazionale e locale. Ai sensi delle citate disposizioni, gli enti pubblici interessati sono obbligati a ricorrere a queste forme di pubblicizzazione a carico della finanza pubblica;
    inoltre, il decreto legislativo n. 163 del 2006 prevede la pubblicazione di bandi e di concorsi anche nella Gazzetta Ufficiale, nel sito informatico del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, nel sito informatico presso l'Osservatorio dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture e, nel caso i bandi riguardino contratti il cui importo risulta essere inferiore a 500.000 euro, nell'albo pretorio del comune ove si eseguono i lavori e nell'albo della stazione appaltante;
    oltre che anacronistiche le succitate norme in vigore, per quanto concerne le imposizioni di pubblicizzazione nei quotidiani, risultano immotivatamente onerose nei confronti della finanza pubblica sia perché prevedono un canale di diffusione, notoriamente non più efficace al raggiungimento degli scopi prefissati, di tali informazioni, sia perché il rilevante numero di testate presenti esclude la capacità di raggiungere in maniera immediata il messaggio che si vuole pubblicizzare;
    in quest'ottica il principio di trasparenza, sul quale le norme sono basate, viene meno, per giunta a scapito della finanza pubblica;
    l'obbligo di pubblicazione di tutti i bandi di gara delle pubbliche amministrazioni vige solo nel nostro Paese; più che un mezzo finalizzato al rispetto del principio di trasparenza, appare ai firmatari del presente atto una sorta di «finanziamento indiretto» all'editoria, ben più consistente di quello ufficiale;
    alla legittima esigenza di trasparenza e pubblicizzazione dei bandi pubblici è necessario rispondere con mezzi più moderni, più efficaci e meno costosi, ponendosi l'obiettivo ulteriore, in un'ottica di razionalizzazione della spesa, di partire dal processo di modernizzazione in atto nel Paese;
    nel recente decreto legge 24 aprile 2014, n. 66, l'articolo 26 interviene sul codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 6 aprile 2006, n. 163, al fine di semplificare gli adempimenti connessi alla pubblicazione di avvisi e bandi;
    in particolare, l'articolo 26 succitato, interviene in tema di obblighi di pubblicità, relativi agli avvisi e ai bandi previsti nel codice dei contratti pubblici di lavori, servizi e forniture (decreto legislativo n. 163 del 2006, di seguito codice), con la soppressione dell'obbligo di pubblicazione sui quotidiani per estratto del bando o dell'avviso per l'affidamento dei contratti pubblici nei settori ordinari, sopra e sotto soglia comunitaria, nonché con la previsione dell'obbligo di pubblicazione, esclusivamente, in via telematica, di informazioni ulteriori, complementari o aggiuntive rispetto a quelle previste dal codice, e del rimborso delle spese di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana, entro il termine di sessanta giorni dall'aggiudicazione del contratto;
    la disposizione succitata è simile ad una proposta di legge del Gruppo MS5; AC 2061, che interviene limitando così una ulteriore forma di finanziamento all'editoria;
    come si legge nella relazione tecnica che accompagna il decreto, dalla pubblicazione dei bandi e degli avvisi sui quotidiani deriva un significativo aggravio dei costi delle procedure di selezione del contraente a fronte di un non significativo incremento della diffusione dell'informazione funzionale alla realizzazione dei principi di pubblicità e trasparenza;
    i costi relativi alla pubblicazione sui quotidiani ammontano a circa 120 milioni di euro annui, IVA esclusa, e circa il 60 per cento di tale importo è già rimborsato alle amministrazioni pubbliche da parte degli aggiudicatari e le spese di pubblicazione sulla GURI ammontano a circa 27 milioni di euro annui, IVA esclusa; da ciò si ritiene derivi un risparmio per le amministrazioni aggiudicatrici quantificabile in un risparmio di 75 milioni annui, IVA esclusa;
    tuttavia, nel corso dell'esame sono stati aggiunti all'articolo 26 il comma 1-bis, che stabilisce l'applicazione delle citate disposizioni a partire dal 1o gennaio 2016, nonché il comma 1-ter, che fa salvi gli effetti derivanti dall'attuazione delle disposizioni di cui al comma 1, prodottisi fino alla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto;
    ciò, a giudizio dei firmatari del presente atto, ha vanificato la portata della norma;
    le disposizioni relative alla contribuzione pubblica all'editoria continuano ad essere numerose e confuse e necessitano di riordino e chiarezza;
    il settore, che evidentemente negli anni in cui poteva permetterselo, non ha saputo pensare al futuro, versa in uno stato di crisi profonda, con ripercussioni notevoli sul piano occupazionale; basti pensare che, solo l'anno scorso, i posti di lavoro persi sono stati 600;
    qualsiasi timido tentativo di intervento finalizzato a ridurre erogazioni pubbliche all'editoria, in qualsiasi forma essa avvenga, è vanificato e inficiato a scapito di una reale razionalizzazione delle risorse e di una modernizzazione del settore;
    è innegabile che ci sono buoni e anche ottimi giornalisti, quelli che scrivono in zone di guerra e a rischi, quelli emarginati, i precari, i tanti giornalisti sottopagati, i quali hanno dovuto operare in un sistema in cui, a fronte dell'erogazione di fondi pubblici, si è sostanzialmente «privatizzata» l'informazione;
    per anni lo Stato ha finanziato colossi imprenditoriali, a tutto vantaggio degli azionisti delle loro emanazioni editoriali, elargendo milioni di euro sotto forma di contributi, crediti di imposta ed agevolazioni di vario genere. Il paradosso dei contributi indiretti e delle compensazioni è che ne hanno beneficiato i giornali a più alta tiratura, ben più che le pubblicazioni no profit;
    solo considerando le agevolazioni postali, l'Antitrust ha rilevato come esse non abbiano costituito una misura efficace per sviluppare gli abbonamenti e abbiano finito invece col favorire Poste italiane s.p.a., unico soggetto presso cui è possibile ottenere i benefìci, ostacolando lo sviluppo di una piena concorrenza nei servizi di recapito;
    il regime speciale di applicazione dell'IVA sulla vendita di libri, quotidiani e periodici è stato sfruttato a vantaggio di prodotti di ben altro genere venduti in allegato alle pubblicazioni;
    un capitolo a parte è costituito dai contributi alle testate politiche e di partito, con le conseguenti paradossali distorsioni di cui si è dato ampio conto in passato e alle quali si è cercato di porre riparo con una recente, tardiva e parzialissima riforma;
    il costo diretto di queste forme di sostegno all'editoria, considerata la molteplicità delle disposizioni stratificatesi nel tempo mediante il ricorso a differenti strumenti normativo-finanziari e la pluralità delle fonti decisionali e di spesa, dovrebbe inglobare anche le provvidenze per radio e televisioni, il costo delle convenzioni e concessioni, in cui pochi grandi gruppi imprenditoriali privati hanno giocato un ruolo predominante;
    l'apparato legislativo e regolamentare in materia di protezione del diritto d'autore anche online appare sufficientemente e forse eccessivamente corposo e non appare necessario, in assenza di dati e studi che dimostrino una diretta correlazione tra la crisi del settore editoriale e la fruizione non autorizzata in rete di contenuti delle imprese editoriali, predisporre ulteriori misure di protezione idonee, in quanto tali, ad incidere sull'esercizio di diritti fondamentali (libera manifestazione del pensiero, riservatezza, libertà di impresa) dei cittadini;
    a livello comunitario come dimostrato dalle risultanze della consultazione pubblica sulla modernizzazione del copyright pubblicate dalla Commissione europea pubblicate nel maggio 2014 si sta avviando un processo di riforma delle regole sulla protezione del diritto d'autore in modo da rendere tali norme compatibili con la nuova realtà digitale e non foriere di freni all'innovazione e all'affermazione di nuovi modelli di business anche nel settore dell'editoria;
    negli ultimi anni, gli stanziamenti si sono notevolemente ridotti, ma il flusso di denaro pubblico per il settore, come si è già esposto, continua a essere consistente;
    per il 2014, il dipartimento per l'editoria della Presidenza del Consiglio, ha a disposizione circa 140 milioni di euro. Stessa cifra per il 2015 e per il 2016. Oltre alla dotazione del dipartimento, l'ultima legge di stabilità ha stanziato ulteriori risorse per il sostegno all'editoria: 50 milioni di euro per il 2014, 40 per il 2015 e 30 per il 2016, anche se destinati all'avvio di nuove imprese editoriali, alle ristrutturazioni aziendali e agli ammortizzatori sociali. Solo nel 2014 dunque i contribuenti italiani spenderanno circa 190 milioni di euro;
    i contributi diretti riguardano ormai «solo» i giornali organi di partiti politici, delle cooperative di giornalisti, quelli riferibili alle minoranze linguistiche e a «enti morali», quelli per le comunità italiane all'estero. Per ricevere i fondi a disposizione nel 2014, e relativi al 2013, queste testate possono presentare la richiesta fino all'inizio di quest'anno;
    una parte dei circa 140 milioni di euro a disposizione del dipartimento andrà in contributi diretti, per i 50 milioni aggiuntivi stanziati dalla legge di stabilità ci saranno altri criteri di ripartizione. Il resto servirà per pagare la convenzione con la Rai, circa 21 milioni di euro e soprattutto per versare la quota annuale di rimborso dello Stato a Poste italiane;
    evidentemente questa mole enorme di denaro non è servita a garantire un futuro a giornali, periodici pubblicazioni e tanto meno ai lavoratori del settore;
    la dispersione di fondi pubblici destinati all'editoria è stata percepita dal nuovo Esecutivo che ha annunciato interventi sostanziali al riguardo;
    infatti, seppure con una quota residuale del Fondo (circa 5 milioni di euro) vengono stanziati incentivi per le case editrici che investono nel digitale, mentre per chi fonda una società completamente nuova o crea applicazioni innovative in campo editoriale ci sarà un premio su misura;
    ad oggi tuttavia, il finanziamento pubblico all'editoria rappresenta un costo troppo oneroso per lo Stato e il finanziamento stesso non rende libera l'informazione, ma al contrario la condiziona;
    le imprese editoriali nazionali complessivamente considerate non riescono a sfruttare appieno le potenzialità derivanti dalla rivoluzione digitale anche per una certa ritrosia nell'adozione di innovativi modelli di business che vanno elaborati e valorizzati;
    nel nostro Paese si è consentito ad un leader di partito, nonché più volte Presidente del consiglio, di mantenere la proprietà ed il controllo di giornali e televisioni, a giudizio dei firmatari del presente atto condizionando inevitabilmente gran parte dell'informazione italiana,

impegna il Governo:

   ad intervenire al fine di attuare il graduale superamento dell'attuale modello di finanziamento pubblico, con una politica volta a creare condizioni di autonomia ed indipendenza dei giornalisti, competizione più aperta, eliminazione dei conflitti di interesse e di intrecci tra politica, economia ed informazione, riportando la discussione in termini di rapporto delle testate col lettore piuttosto che con il potere di turno, dato che, evidentemente, il costo della disinformazione è ancor più rilevante;
   ad allocare le risorse in modo tale da incentivare realmente gli investimenti delle piccole e micro imprese editoriali, anche di nuova costituzione, orientati all'innovazione tecnologica e digitale, promuovendo l'ingresso di giovani professionisti qualificati nel campo dei nuovi media;
   ad intervenire, al fine di favorire al massimo la trasparenza, affinché le testate rendano pubblici in modo analitico i proventi derivanti dalla pubblicità;
   ad assumere iniziative per prevedere l'immediata abolizione dell'obbligo di pubblicazione dei bandi pubblici sui giornali cartacei, individuando canali alternativi a costo zero che garantiscano la trasparenza e la pubblicità dei suddetti;
   anche per effetto della crisi, che pone il tema di come utilizzare i pochi fondi a disposizione dello Stato, ad abbinare le iniziative per l'abolizione del finanziamento pubblico come è stato finora conosciuto e distorto all'attuazione di riforme che pongano tutte le testate in condizione di accedere al mercato pubblicitario;
   a ritirare la delibera attuativa della legge sull'equo compenso per i giornalisti freelance e atipici al fine di tutelarne i diritti; a programmare una riforma complessiva delle regole in materia di protezione del diritto d'autore online, estendendo gli ambiti delle eccezioni e limitazioni ai diritti esclusivi, nel solco delle indicazioni derivanti dalle istanze comunitarie, al fine di incentivare la nascita di imprese innovative e l'adozione di nuovi modelli di business da parte delle imprese editoriali tradizionali;
   ad assumere iniziative normative affinché cessino situazioni di conflitto di interesse tali da garantire ad esponenti politici di mantenere il controllo, diretto ed indiretto, su organi di informazioni, quali televisioni e giornali.
(7-00418) «Brescia, Luigi Gallo, Battelli, Vacca, Marzana, Simone Valente, D'Uva, Di Benedetto, Liuzzi, Chimienti».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

editoria

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diritto d'autore

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proprieta' letteraria e artistica

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