ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00401

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 254 del 01/07/2014
Firmatari
Primo firmatario: BORDO FRANCO
Gruppo: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 01/07/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
NICCHI MARISA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 01/07/2014
PALAZZOTTO ERASMO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 01/07/2014


Commissione assegnataria
Commissione: XII COMMISSIONE (AFFARI SOCIALI)
Commissione: XIII COMMISSIONE (AGRICOLTURA)
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00401
presentato da
BORDO Franco
testo di
Martedì 1 luglio 2014, seduta n. 254

   Le Commissioni XII e XIII,
   premesso che:
    il 20 maggio 2014 la «Autorità europea per la sicurezza alimentare», EFSA, ha pubblicato il «rapporto 2014 sui residui di pesticidi negli alimenti», frutto del «programma coordinato di monitoraggio dell'Unione europea»;
    il rapporto si riferisce alle attività di controllo relative ai residui antiparassitari nei prodotti alimentari effettuate nel 2011 in 29 Paesi europei (i 27 Stati membri e 2 Paesi EFTA, Islanda e Norvegia). Nel medesimo documento viene illustrata anche una valutazione del rischio ambientale, che ha prodotto alcune raccomandazioni alle istituzioni europee intese a migliorare l'applicazione della legislazione europea sui residui di antiparassitari negli alimenti;
    nel 2011 più di 79.000 campioni di oltre 600 prodotti alimentari sono stati testati per verificare la presenza di residui fitosanitari;
    la crisi economica ha stimolato il commercio di surrogati, sottoprodotti e aromi artificiali, oltreché di alimenti a basso costo ma a rischio elevato come dimostra il fatto che le importazioni in Italia hanno raggiunto la cifra record di 39 miliardi di euro nel 2013 con un sensibile aumento del 20 per cento rispetto al 2007;
    il livello di residui chimici (livelli massimi di residui, LMR) presenti in alcuni alimenti importati dai Paesi terzi, sono superiori agli elevati standard di sicurezza alimentare di cui si è dotata l'Unione europea in questi anni e, in particolar modo, il nostro Paese. Si pensi, che l'Italia nel 2013 ha importato 273.800 chilogrammi di peperoncino dal Vietnam, il quale ha toccato la punta del 61,5 per cento di irregolarità dei campioni esaminati. Nel peperoncino è stata trovata la presenza in eccesso di difenoconazolo, di hexaconazolo e di carbendazim il cui uso in Italia è vietato sui peperoncini. Si consideri, che è il prodotto meno sicuro in Italia e viene utilizzato come condimento secco, per insaporire l'olio d'oliva, nella preparazione di sughi tipici come l'arrabbiata, la diavola o la puttanesca piccante e rivenduti in Italia come prodotti made in Italy. Al peperoncino si aggiunge il basilico col 59,5 per cento di irregolarità;
    oltre al peperoncino vietnamita vi sono altri alimenti di consumo quotidiani come l'okra dall'india coi 43,3 per cento di irregolarità; i piselli dal Kenya col 40,4 percento di irregolarità; le lenticchie dalla Turchia (1,6 milioni chili importati) che sono risultate irregolari in un caso su quattro col 24,3 per cento di irregolarità le melagrane col 40,5 per cento di irregolarità; le arance dall'Uruguay col 19 per cento di irregolarità presentano residui di pesticidi quali l'imazil, il fenthion e l'ortofenilfenolo, oltre i limiti di legge, il cui utilizzo è vietato nel nostro Paese; i fichi dal Brasile col 30,4 per cento di irregolarità; il frutto della passione dalla Colombia col 25 per cento di irregolarità; l'ananas dal Ghana col 15,6 per cento di irregolarità; le foglie di the dalla Cina col 15,1 per cento di irregolarità, le cui importazioni nei primi due mesi del 2014 sono aumentate addirittura del 1100 per cento; il riso dall'India col 12,9 per cento di irregolarità, con un flusso di importazione record di 38,5 milioni di chili nel 2013, risulta essere il prodotto a rischio più importato in Italia; i fagioli dal Kenya col 10,8 per cento di irregolarità; i cachi da Israele col 10,7 per cento di irregolarità; il peperoncino dalla Turchia col 10,5 per cento di irregolarità;
    si tratta di valori preoccupanti per l'Italia che può contare su una produzione con livelli di sicurezza elevati con un numero di prodotti agroalimentari con residui chimici oltre il limite di appena lo 0,2 per cento (limite di un già basso 0,3 per cento delle precedenti analisi) che sono risultati inferiori di nove volte a quelli della media europea (1,6 per cento di irregolarità) e addirittura trentadue volte a quelli extracomunitari (7,9 per cento di irregolarità);
    vi è un pericolo, ingiustamente subito, per quei soggetti che dispongono di una ridotta capacità economica di spesa a causa della crisi e, di conseguenza, sono costretti ad acquistare alimenti a basso costo dietro cui spesso si consumano adulterazioni e contraffazioni o falsificazioni. A mo’ d'esempio, in Italia le frodi alimentari dall'inizio della crisi hanno avuto un incremento record del 248 per cento e nel 2013 sono stati certificati oltre 130.000 controlli e relative sanzioni;
    per garantire che gli alimenti rispettino norme di sicurezza alimentare tra le più rigorose al mondo, l'Europa dipende dal suo «Sistema di allarme rapido per gli alimenti e i mangimi», RASFF (Rapid alert system for food and feed). Il sistema è uno strumento fondamentale per rintracciare e ritirare i prodotti in cui è stata scoperta la frode, come documentato dalla relazione annuale del RASFF 2013:
    dalla relazione si legge che sono state trasmesse attraverso il sistema RASFF 3.205 «notifiche originali» delle quali 596 sono state classificate come allarme, 442 come informazioni per follow-up, 705 come informazioni per attenzione e 1462 come notifiche di respingimento alla frontiera;
    le notifiche originali hanno dato luogo a 5158 notifiche di follow-up, che rappresentano in media circa 1,6 follow-up per ogni notifica originale. Le notifiche di follow-up possono dare origine ad una serie di azioni quali, ad esempio, il richiamo, il ritiro, il sequestro e la distruzione di prodotti alimentari;
    le questioni di maggior rilievo sono stati i focolai di tossinfezione alimentare dovuti alla presenza di virus dell'epatite A in miscele di bacche e fragole, le reazioni avverse provocate da integratori alimentari con ingredienti potenzialmente pericolosi, la presenza dell’escherichia coli che produce tossine nelle carni e i residui di pesticidi sui prodotti vegetali;
    delle 3205 «notifiche originali» trasmesse nel 2013 attraverso il sistema di allerta, ben 2710 (84,6 per cento) hanno riguardato prodotti alimentari, 272 i mangimi (8,5 per cento) e 223 (6,9 per cento) i materiali a contatto con gli alimenti;
    i prodotti agroalimentari maggiormente segnalati dal RASFF sono stati quelli provenienti dai Paesi terzi, quali la Cina, l'india e la Turchia, i cui prodotti alimentari rappresentano più di un terzo di quelli provenienti da tutto il resto del mondo;
    il decreto del Ministero della salute del 23 dicembre 1992, che recepisce la direttiva 90/642/CEE, relativa ai limiti massimi residui di sostanze attive nei presidi sanitari tollerate su e nei prodotti alimentari, ha indicato dei requisiti minimi alle regioni e province autonome per la programmazione dei controlli sui residui di sostanze attive da parte delle unità sanitarie locali, attraverso il «piano di controllo ufficiale»;
    il regolamento n. 882/2004/CE del 29 aprile 2004 stabilisce i controlli ufficiali intesi a verificare la conformità alla normativa in materia di mangimi e di alimenti e alle norme sulla salute e sul benessere degli animali. A tal proposito, a livello nazionale, il «piano nazionale integrato», PNI o MANCP, ai sensi del predetto regolamento, descrive il «sistema Italia» dei controlli officiali in materia di alimenti, mangimi, sanità e benessere animale e sanità delle piante ed è finalizzato alla razionalizzazione delle attività, mediante un'opportuna considerazione dei rischi ed un adeguato coordinamento di tutti i soggetti istituzionali coinvolti. È attualmente vigente il «piano nazionale integrato 2011-2014»;
    in data 21 ottobre 2009 è stata emanata la direttiva 2009/128/CE sull'uso sostenibile dei fitofarmaci;
    il decreto legislativo n. 150 del 14 agosto 2012 ha dato attuazione alla direttiva 2009/128/CE;
    in data 22 gennaio 2014 è stato adottato, ai sensi dell'articolo 6 del decreto legislativo n. 150 del 14 agosto 2012, il «piano d'azione nazionale per l'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (PAN)». Il PAN in linea con i principi della direttiva si prefigge di:
     a) ridurre i rischi e gli impatti dei prodotti fitosanitari sulla salute umana, sull'ambiente e sulla biodiversità;
     b) promuovere l'applicazione della difesa integrata, dell'agricoltura biologica e di altri approcci alternativi;
     c) proteggere gli utilizzatori dei prodotti fitosanitari e la popolazione interessata;
     d) tutelare i consumatori;
     e) salvaguardare l'ambiente acquatico e le acque potabili;
     f) conservare la biodiversità e tutelare gli ecosistemi;
    il 20 novembre è stato varato il «VII Programma d'azione europeo per l'ambiente», Paa, (Decisione n. 1386/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, su un programma generale di azione dell'Unione in materia di ambiente fino al 2020 «Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta»). Il programma intende raggiungere un elevato livello di protezione ambientale, una migliore qualità della vita e un determinato grado di benessere dei cittadini europei e non. Nel dettaglio, il programma che è incentrato sul raggiungimento degli obiettivi che si prefigge entro il 2020, individua nove obiettivi prioritari da realizzare, ossia: 
     1) proteggere, conservare e migliorare il capitale naturale dell'Unione;
     2) trasformare l'Unione in un'economia a basse emissioni di carbonio, efficiente nell'impiego delle risorse, verde e competitiva;
     3) proteggere i cittadini da pressioni e rischi ambientali per la salute e il benessere;
     4) sfruttare al massimo i vantaggi della legislazione dell'Unione in materia di ambiente migliorandone l'applicazione;
     5) migliorare le basi cognitive e scientifiche della politica ambientale dell'Unione;
     6) garantire investimenti a sostegno delle politiche in materia di ambiente e clima e tener conto delle esternalità ambientali;
     7) migliorare l'integrazione ambientale e la coerenza delle politiche;
     8) migliorare la sostenibilità delle città dell'Unione;
     9) aumentare l'efficacia dell'azione dell'Unione europea nell'affrontare le sfide ambientali e climatiche a livello internazionale;
    la base giuridica del VII programma d'azione europeo per l'ambiente è fondata sul principio di precauzione, sui principi di azione preventiva e di riduzione dell'inquinamento alla fonte e sul principio «chi inquina paga»;
    il terzo obiettivo tematico, in particolare, oltre a considerare prioritariamente e congiuntamente altre azioni da adottare entro il 2020, nell'ottica di conseguire un ambiente non tossico e di tutelare la biodiversità, pone la dovuta attenzione su un uso dei prodotti fitosanitari che non comporti alcun effetto negativo per la salute umana o che non abbia conseguenze inaccettabili sull'ambiente,

impegnano il Governo:

   a rimuovere il segreto e a rendere pubblici i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall'estero, al fine di far conoscere ai consumatori italiani i nomi delle aziende che usano ingredienti stranieri che, in verità, dopo la trasformazione vengono venduti come prodotti made in Italy;
   ad assumere, nel semestre di presidenza italiana, dell'Unione europea iniziative volte a garantire un reale principio di reciprocità con i Paesi terzi con cui sono in essere, e con cui si faranno, accordi commerciali di scambio di prodotti agroalimentari, al fine di applicare gli stessi elevati standard di sicurezza e controlli alimentari con lo scopo di raggiungere, realmente, gli obiettivi prefissati nel «VII Programma d'azione europeo per l'ambiente» – «Vivere bene entro i limiti del nostro Pianeta» – e dagli altri strumenti di politica ambientale dell'Unione europea;
   a far sì che il sistema dei controlli sulla sicurezza alimentare attivo in Italia possa trovare un'applicazione di reciprocità all'interno dell'Unione europea, a fronte del fatto che i livelli massimi di residui presenti negli agroalimenti dei Paesi comunitari è risultato nove volte superiore al livello italiano.
(7-00401) «Franco Bordo, Nicchi, Palazzotto».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

protezione dell'ambiente

residuo di antiparassitario

prodotto alimentare