Legislatura: 17Seduta di annuncio: 241 del 09/06/2014
Primo firmatario: BORDO FRANCO
Gruppo: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 09/06/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma FERRARA FRANCESCO DETTO CICCIO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 09/06/2014 PALAZZOTTO ERASMO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 09/06/2014
Commissione: XIII COMMISSIONE (AGRICOLTURA)
Le Commissioni X e XIII,
premesso che:
la bioeconomia rappresenta una delle possibilità, per i settori produttivi del sistema Paese, di rilancio dell'economia in chiave green con l'utilizzo di sottoprodotti agricoli che rappresentano, se non valorizzati opportunamente, delle esternalità negative per l'ambiente e la società;
i materiali naturali rinnovabili e, in particolar modo quelli in eccesso, potrebbero essere il punto di partenza di nuovi e sostenibili cicli di produzione di una nuova politica industriale che sappia valorizzare le potenzialità inespresse che l'agricoltura può offrire per il rilancio dell'economia;
le realtà di buone pratiche in Italia, in ambito «agro-bioeconomico», sono svariate ma, spesso, rappresentano solo il frutto di azioni prive di una struttura armonizzata e di sistema, sono il più delle volte il risultato di studi fatti da singoli soggetti, dalle università e dai centri di ricerca che rimangono confinati in dinamiche volontaristiche. A tal proposito, è necessario e indispensabile il supporto del Governo nella programmazione sistematica di medio-lungo periodo delle possibilità di straordinaria innovazione tecnologica che sono in grado di esprimere;
gli esempi in tale ambito sono svariati. In Puglia una azienda in provincia di Lecce, la Sikalindi, è riuscita a realizzare, con l'utilizzo delle cladodi dei fichi d'india, molto diffusi nel Sud Italia – che altrimenti verrebbero potate lasciando le foglie a marcire sul terreno con la conseguente produzione di gas a effetto serra – delle fibre legnose vegetali con cui poter realizzare complementi d'arredo, tavoli, librerie, sedie, e altro. Le piante di fichi d'india sono oggetto di potature o sfoltimento, perché considerate dagli agricoltori delle infestanti, ma con appositi accordi di filiera ciò che poteva essere un rifiuto si è trasformato in una risorsa rinnovabile. La fibra è presente nelle cladodi in quantità notevole con delle peculiari ramificazioni che donano a questo nuovo materiale una texture sempre differente e di elevato pregio estetico e funzionale. Il materiale ottenuto dall'essicazione delle cladodi viene trattato con prodotti speciali e resine impregnanti per legno che hanno lo scopo di preservare il materiale, conferirgli la resistenza meccanica e renderlo impermeabile. Per fare ciò vengono utilizzati prodotti a basso impatto ambientale, provenienti da aziende con certificazione ambientale ISO 14001. L'azienda in questione ha avviato una collaborazione con il dipartimento di ingegneria dei materiali dell'università del Salento al fine di testare resine totalmente naturali. L'intero processo produttivo avviene all'interno di laboratori artigianali situati nell'area del Salento;
l'istituto di chimica e tecnologia dei Polimeri, ICTP, del Consiglio nazionale di ricerca, CNR, di Pozzuoli (NA) ha messo a punto tecniche per l'utilizzo di materie prime di origine vegetale, non utilizzate per scopi alimentari, come le bucce dei pomodori San Marzano, da cui hanno ottenuto un film biodegradabile, biocompatibile e non tossico da utilizzare per le pacciamature delle piante, ossia quel processo di protezione e aiuto alla crescita delle piante nella fase più delicata dello sviluppo con alcuni strati di plastica stesi al suolo. Si pensi, che nel mondo vengono usate ogni anno circa 700 mila tonnellate di plastiche pacciamanti e che il loro destino è quello di un difficile riciclo, in quanto contaminate da terree sostanze organiche, o di finire nel terreno compromettendo la fertilità del suolo. Il vantaggio socio-ambientale del prodotto non è soltanto quello di essere composto da sostanze organiche, ma di poter essere utilizzato anche sotto forma di spray e non aver bisogno di essere rimosso, funzionando da ammendante del suolo perché si decompone a contatto con l'acqua piovana – mantenendo le performance per tempi confrontabili ai tradizionali additivati – dopo un certo periodo, non lasciando tracce e inquinanti;
in Italia l'azienda Bio-on ha realizzato e brevetto la prima bioplastica PHAs (Polidrossialcanoati) al mondo completamente e naturalmente biodegradabile in acqua e al suolo. Si tratta della Minerv-PHA, un polimero biologico per la cui produzione si utilizzano gli scarti della lavorazione della barbabietola e della canna da zucchero, i quali anziché rappresentare un costo di smaltimento, diventano una risorsa economica con risvolti positivi sull'ambiente e l'ecosistema. Questo tipo di bioplastica è resistente al calore fino a 200° C, è impermeabile ai gas e ai liquidi e ha prestazioni meccaniche eccellenti. I seguiti applicativi di questo polimero biologico sono diversi, a partire dalla possibilità di utilizzarlo come substrato per i circuiti elettrici, combinato con opportune nano cariche, può diventare un conduttore di elettricità con prospettive straordinarie, prima su tutte, quella di ridurre drasticamente l'impatto che il fenomeno conosciuto e-waste ha sull'ambiente con i suoi 50 milioni di tonnellate di rifiuti prodotti ogni anno nel mondo dall'elettronica. Alcuni ricercatori dei dipartimenti di ingegneria delle università di Modena e Reggio Emilia stanno studiando la possibilità di incorporare circuiti elettrici ed elettronici in substrati plastici, al fine di ottenere un'elettronica flessibile, leggera, facilmente integrabile e sostenibile. La bioplastica PHAs può essere utilizzata anche per rigenerare un tessuto umano, in particolare per realizzare la struttura di supporto (scaffold) di colture di cellule ossee; strutture grazie alle quali è possibile rigenerare un osso umano. In laboratorio è stato dimostrato, empiricamente, che questo tipo di bioplastica, opportunamente combinata con particelle di ceramica o vetrose osteoinduttive in strutture altamente porose, sia adatto alla costruzione di scaffold compositi privi di citotossicità;
il «cluster tecnologico nazionale della chimica verde» è stato creato nell'ambito della comunicazione (2011)809 della Commissione europea che istituisce il programma quadro di ricerca e innovazione «Horizon 2020», sotto la priorità «bioeconomy». Il cluster intende sviluppare a livello nazionale la promozione delle bioindustrie europee a basse emissioni di carbonio, efficienti sotto il profilo delle risorse, sostenibili e competitive. Le attività si concentrano sulla promozione della bioeconomia con la trasformazione dei processi e dei prodotti industriali convenzionali in prodotti e processi biologici efficienti nell'uso delle risorse e dell'energia, con lo sviluppo di bioraffinerie che utilizzano biomassa, rifiuti biologici e biotecnologici sottoprodotti derivati dalla produzione primaria e l'apertura di nuovi mercati attraverso il sostegno alla standardizzazione, alla regolamentazione e alle attività dimostrative/sperimentali e altri, tenendo conto delle conseguenze della bioeconomia sull'utilizzazione del terreno e delle modifiche di destinazione del terreno,
impegnano il Governo:
a promuovere un monitoraggio e una successiva catalogazione delle buone pratiche e delle invenzioni in ambito bioeconomico al fine di strutturarle in un apposito processo ai sistema, o network della conoscenza, al fine di consentire lo sviluppo delle pratiche esposte in premessa in chiave sistemica e funzionale al rilancio della politica industriale del Paese;
a incentivare lo sviluppo di «chemical» da fonti rinnovabili, con particolare riferimento all'utilizzo da prodotti di scarto dell'industria agroalimentare, residui forestali locali, o comunque a materie prime vegetali coltivate in terreni marginali o abbandonati dall'agricoltura;
ad assumere iniziative per dettare norme di settore snelle, semplici e armonizzale in un testo unico, al fine di promuovere la costituzione sul territorio nazionale nei «distretti agroenergetici», per semplificare le procedure per il deposito dei brevetti, per garantire l'accesso al credito, per prevedere forme di defiscalizzazione del settore ed, eventualmente, la creazione di zone franche a supporto di investimenti tecnologici ad alto valore aggiunto nel campo della «agro-bioeconomia»;
a porre in essere ogni iniziativa di competenza finalizzata ad adottare un «piano nazionale per la bioeconomia», già istituito in Europa da Germania, Olanda, Danimarca, Irlanda, Repubblica Ceca ed in via di definizione in Francia, che introduca un nuovo sistema di politica industriale-ambientale teso a favorire la riqualificazione ed il rilancio delle aree del Paese deindustrializzate, a sostenere la ricerca universitaria, l'innovazione pubblica e privata, i processi di internazionalizzazione e le reti di imprese, e, infine, a incoraggiare la domanda e l'offerta di bioprodotti.
(7-00383) «Franco Bordo, Ferrara, Palazzotto».
EUROVOC :politica industriale
energia rinnovabile
formalita' amministrativa
risorsa economica
sottoprodotto agricolo