ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00344

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 213 del 16/04/2014
Abbinamenti
Atto 7/00204 abbinato in data 07/05/2014
Firmatari
Primo firmatario: LAVAGNO FABIO
Gruppo: SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
Data firma: 16/04/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
PIAZZONI ILEANA CATHIA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 16/04/2014
ZAN ALESSANDRO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 16/04/2014
PAGLIA GIOVANNI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 16/04/2014
ZARATTI FILIBERTO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 16/04/2014
PELLEGRINO SERENA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 16/04/2014
NARDI MARTINA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 16/04/2014
DI SALVO TITTI SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 16/04/2014


Commissione assegnataria
Commissione: VI COMMISSIONE (FINANZE)
Commissione: VIII COMMISSIONE (AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI)
Stato iter:
IN CORSO
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 07/05/2014
PIAZZONI ILEANA CATHIA SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 07/05/2014
REALACCI ERMETE PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 07/05/2014

DISCUSSIONE IL 07/05/2014

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 07/05/2014

Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00344
presentato da
LAVAGNO Fabio
testo di
Mercoledì 16 aprile 2014, seduta n. 213

   Le Commissioni VI e VIII,
   premesso che:
    riguardo all'emergenza abitativa la situazione sociale è sempre più esplosiva. L'ultimo dato ufficiale, dimostra che nei primi sei mesi del 2013 vi sono state circa 40 mila sentenze di sfratto, un numero che equivale più o meno all'intero ammontare degli sfratti emessi in tutto il 2007 e si giunge a un numero di sfratti (tra quelli in esecuzione e quelli nuovi) che raggiungerà nel 2015 la cifra di circa 400 mila sfratti esecutivi pendenti. Degli sfratti complessivi, il 90 per cento sono dovuti alla morosità;
    nel nostro Paese ormai circa il 78 per cento delle famiglie è proprietario di case, ma nonostante questo la crisi economica e sociale sta aggravando in maniera insostenibile l'emergenza abitativa, con oltre 430.000 famiglie in difficoltà con il pagamento dei mutui. Una situazione di vero allarme sociale che riguarda tutto il Paese, anche se con situazioni di vera e propria emergenza per le grandi aree urbane. Un'emergenza che coinvolge anche migliaia di famiglie che occupano le case degli enti previdenziali;
    l'articolo 6, comma 5, del decreto-legge 31 agosto 2013, n. 102, ha istituito un Fondo destinato agli inquilini morosi incolpevoli. Le risorse del Fondo possono essere utilizzate nei Comuni ad alta tensione abitativa che abbiano avviato bandi o altre procedure amministrative per l'erogazione di contributi in favore di inquilini morosi incolpevoli;
    a distanza di molti mesi, tutto è fermo, in quanto il previsto decreto attuativo che doveva provvedere a ripartire le risorse del Fondo tra le regioni, non è ancora stato emanato;
    le risorse assegnate complessivamente a detto Fondo, si confermano del tutto insufficienti a risolvere le morosità incolpevoli;
    accanto a interventi volti a dare una prima risposta alla morosità incolpevole, va sottolineata la necessità di prevedere interventi a favore di proprietari di immobili sottoposti ad aste giudiziarie per insolvenza sui mutui per la prima casa, a causa di difficoltà temporanee nel pagamento delle rate dei medesimi mutui;
    riguardo al Fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione, istituito dall'articolo 11 della legge n. 431 del 1998, ricordiamo che esso consente una integrazione economica per quella famiglie con redditi bassi. Attraverso questo fondo, i comuni erogano i contributi direttamente alle famiglie disagiate per poter pagare canoni spesso incompatibili con il reddito percepito, per quanto rifinanziato con recenti interventi del Governo, continua a essere del tutto non adeguato alle necessità, e ha una dotazione nettamente inferiore a quella che aveva solo fino a qualche anno fa. Basti pensare che alla sua creazione, nel 1998, il fondo sociale per gli affitti era finanziato dallo Stato con uno stanziamento equivalente a circa 300 milioni di euro (con una situazione economica e sociale del tutto differente e un fenomeno degli sfratti incomparabilmente più attenuato), e l'ultima finanziaria Prodi stanziava oltre 205 milioni di euro;
    per quanto concerne la c.d. «cedolare secca», introdotta dal decreto legislativo n. 23 del 2011, è uno strumento che ha deluso le aspettative di quanti, Stato ed Enti territoriali, confidavano in esso per far emergere il mercato illecito degli affitti, e che non solo non ha determinato quel recupero significativo dell'evasione fiscale che rappresentava uno dei suoi presupposti, ma ha anche comportato enormi perdite di gettito. Infatti in base ai dati indicati nel Bollettino delle entrate tributarie, il gettito della cedolare secca è risultato pari a 675 milioni di euro nel 2011 (a fronte di un gettito atteso in termini di competenza pari a 3.194 milioni), e pari a 1.020 milioni di euro nel 2012 (a fronte di un gettito atteso per lo stesso anno pari a 3.558 milioni): risultati finanziari che dimostrano che chi praticava il mercato sommerso degli affitti ha continuato a farlo;
    seppure si è provveduto ad aumentare il differenziale tra la cedolare secca per i contratti a canone concordato e quella prevista per i contratti liberi, risulta auspicabile prevedere detta cedolare unicamente per i contratti a canone concordato, al fine di contribuire in maniera efficace a calmierare il mercato delle locazioni;
    a rendere ancora più acuta la crisi abitativa, contribuisce il forte squilibrio del mercato degli affitti che vede ancora oggi un rapporto di un alloggio affittato a canone concordato, a fronte di quasi sei alloggi locati a mercato libero; con tutto quello che ne consegue in termini di condizioni di affitto spesso proibitivi per moltissime famiglie;
    nel complesso le misure del Governo per affrontare e dare una soluzione all'emergenza abitativa si confermano assolutamente insufficienti e insoddisfacenti, le risorse sono poche e non in grado di avviare politiche sulla casa credibili ed efficaci;
    siamo purtroppo il Paese che porta la maglia nera nella produzione di edilizia residenziale pubblica, di edilizia a fini sociali, che corrisponde a circa l'1 per cento della produzione edilizia totale;
    l'obiettivo ultimo dovrebbe essere quello di dare una casa a chi non può permetterselo. Serve un reale e serio piano di edilizia popolare (sono 650 mila le istanze per una casa popolare certificate come aventi diritto dai comuni a cui oggi non si può dare risposta);
   è indispensabile una ricognizione del patrimonio abitativo sfitto o inutilizzato e la sua messa a disposizione dei comuni, intervenendo immediatamente per dare una prima efficace risposta all'emergenza e alla disperazione di molte famiglie;
    vale peraltro la pena sottolineare che attualmente sono tra i 20 mila e 30 mila alloggi di edilizia residenziale pubblica (ERP) non assegnabili perché necessitano di essere risanati, e che potrebbero essere recuperati;
    le risorse che possono essere liberate per dare una prima significativa risposta all'emergenza abitativa, sono rinvenibili sia dai Fondi Gescal ancora disponibili, la cui cifra si aggirerebbe intorno al miliardo di euro, che dai ben più consistenti Fondi europei che possono essere dirottati verso le politiche abitative;
    un ulteriore aspetto che rischia di avere conseguenze drammatiche per centinaia di migliaia di inquilini, in una fase in cui gli effetti della crisi economica e dell'emergenza abitativa sono pesantissimi per una fascia sempre più ampia della popolazione, è legato alla sentenza della Corte costituzionale del 14 marzo 2014, che ha dichiarato illegittimo l'articolo 3, commi 8 e 9, del decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23, che prevedeva vantaggi per i locatari che registravano contratti di affitto in nero;
    la motivazione della sentenza risiede in un eccesso di delega: i contenuti del decreto legislativo 23 del 2011, sono andati oltre i principi e criteri direttivi fissati nella legge delega, violando l'articolo 76 della Costituzione;
    la Consulta ha dichiarato incostituzionale la disposizione che riguarda la cedolare secca sui contratti di locazione, in particolare i due commi 8 e 9, che stabilivano, dei vantaggi per l'inquilino che procedeva alla registrazione nei casi in cui il contratto d'affitto non era stato registrato entro il termine previsto dalla legge; quando in esso era indicato un importo inferiore a quello reale; o quando, al posto di un contratto di locazione, era stato registrato un finto comodato gratuito;
    detti vantaggi consistevano nel fissare la durata della locazione in quattro anni più quattro, a decorrere dalla data di registrazione, volontaria o d'ufficio, e nel ridurre il canone annuo in misura pari al triplo della rendita catastale (importo che in genere è del 70-80 per cento inferiore ai valori di mercato);
    la sentenza della Corte Costituzionale ha effetto retroattivo, e conseguentemente diventano nulli i contratti che sono stati registrati dagli inquilini o dai funzionari del Fisco a partire dal 6 giugno 2011;
    in Italia sono potenzialmente 500 mila i contratti irregolari che dal 2011 ad oggi potrebbero aver registrato il contratto di locazione in nero, così imponendo ai proprietari di subire la drastica riduzione del canone. Oggi tutte queste persone, almeno uno o due milioni di soggetti, potrebbero essere costrette a pagare ai proprietari, con gli interessi, la parte di canone che hanno risparmiato;
    lo  Stato, con le suddette norme approvate, ha messo in condizione gli inquilini di vedersi garantiti nel denunciare in qualche modo i proprietari che affittavano abitazioni senza registrare il contratto d'affitto e quindi evadendo le tasse dovute. La materia delle locazioni è infatti tra quelle più esposte all'evasione fiscale, considerata la diffusa prassi delle cosiddette locazioni «in nero»;
    il 21 marzo 2014, il Sottosegretario Del Basso de Caro, rispondendo a un'interpellanza urgente sugli effetti della suddetta sentenza – presentata da una delle firmatarie del presente atto di indirizzo – con riferimento ai soggetti potenzialmente interessati dagli effetti della suddetta sentenza, dichiarava che «i dati richiesti non sono immediatamente desumibili dalle banche dati dell'Agenzia delle entrate (....). Si rappresenta, pertanto, che pur dando massima priorità alla richiesta, tenuto conto dei tempi tecnici di realizzazione della procedura informatica, i dati potranno essere disponibili non prima del 15 aprile 2014»,

impegnano il Governo:

   a incrementare le risorse finanziarie a favore del Fondo destinato agli inquilini morosi incolpevoli, prevedendo contestualmente opportune risorse destinate a favore di proprietari di immobili sottoposti ad aste giudiziarie per insolvenza sui mutui per la prima casa, a causa di difficoltà temporanee nel pagamento delle rate dei medesimi mutui;
   a prevedere una moratoria degli sfratti, a cominciare dalle categorie più disagiate, nonché il blocco degli sfratti per gli alloggi di proprietà degli enti pubblici e privatizzati, in attesa che si proceda al riordino normativo delle dismissioni degli immobili di quest'ultimi;
   a prendere in considerazione l'azzeramento o perlomeno la riduzione della tassazione sulla seconda casa per i proprietari che rinnovano il contratto alle famiglie con sfratto esecutivo, al cinquanta per cento in meno del canone, finanziando detto trattamento fiscale di favore anche attraverso una aliquota IMU ordinaria raddoppiata per le unità immobiliari a uso residenziale a partire dalla terza abitazione di proprietà da almeno due anni inutilizzata ovvero non locata con contratto scritto e registrato;
   a modificare la disciplina dell'imposta c.d. «cedolare secca», prevedendone l'abrogazione per i contratti di locazione a canone libero, mantenendola al 10 per cento per i soli contratti a canone concordato, anche al fine di incentivare il ricorso a tale tipologia di contratti, in grado di contribuire a calmierare il mercato delle locazioni, o in subordine ad aumentare dal 21 al 23 per cento la cedolare secca per i soli contratti a canone libero, destinando i conseguenti maggiori introiti stimati in circa 100 milioni di euro l'anno, per l'edilizia residenziale pubblica;
   ad attivarsi perché vengano convocate, nel rispetto di quanto previsto dall'articolo 4, comma 1 della legge n. 431 del 1998 e s.m.i., le organizzazioni della proprietà edilizia e dei conduttori maggiormente rappresentative a livello nazionale, al fine di aggiornare la Convenzione nazionale e consentire il rinnovo degli accordi da definire in sede locale relativamente agli affitti concordati;
   a escludere dal patto di stabilità delle regioni gli investimenti e i contributi dati ai comuni o alle società di edilizia residenziale pubblica per interventi concernenti le politiche abitative;
   a prevedere che tutti gli immobili pubblici di enti e società partecipate in dismissione, prima di essere messe in vendita attraverso gare, siano offerte ai comuni e alle regioni al prezzo stabilito attraverso i parametri OMI al fine di poterle trasformare in abitazioni pubbliche;
   a finalizzare una quota importante dei Fondi strutturali 2014-2020 a favore di una politica abitativa che recuperi le forti differenze tra il nostro Paese e gli altri Stati membri, in termini di alloggi popolari e di edilizia residenziale pubblica;
   a favorire il recupero e il riuso del patrimonio pubblico inutilizzato, con particolare riferimento alla sua trasformazione in residenza sociale, prevedendo a tal fine la possibilità di superare la procedura di variante urbanistica approvando, nel rispetto degli standard urbanistici, il progetto come fosse un'opera pubblica;
   a comunicare il numero dei soggetti potenzialmente interessati dalla suddetta sentenza della Corte Costituzionale, e a fornire conseguentemente una stima complessiva del danno che rischia di mettere sul lastrico centinaia di migliaia di inquilini;
    a prevedere immediate iniziative volte a evitare che i pesanti effetti della suddetta sentenza non ricadano su centinaia di migliaia di inquilini che, senza alcuna responsabilità, rischiano di pagare per colpe riconducibili a norme varate nel 2011 dal Governo Berlusconi, valutando in particolare la possibilità di istituire un apposito Fondo finalizzato a sostenere gli oneri che attualmente sarebbero solo a carico dei suddetti inquilini.
(7-00344) «Lavagno, Piazzoni, Zan, Paglia, Zaratti, Pellegrino, Nardi, Di Salvo».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

giurisdizione costituzionale

imposta

contratto

locazione

utilizzazione degli aiuti

abitazione