ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00253

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 167 del 05/02/2014
Firmatari
Primo firmatario: CRIPPA DAVIDE
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 05/02/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DE ROSA MASSIMO FELICE MOVIMENTO 5 STELLE 05/02/2014
DA VILLA MARCO MOVIMENTO 5 STELLE 05/02/2014
FANTINATI MATTIA MOVIMENTO 5 STELLE 05/02/2014
VALLASCAS ANDREA MOVIMENTO 5 STELLE 05/02/2014
PETRAROLI COSIMO MOVIMENTO 5 STELLE 05/02/2014
PRODANI ARIS MOVIMENTO 5 STELLE 05/02/2014
DELLA VALLE IVAN MOVIMENTO 5 STELLE 05/02/2014
MUCCI MARA MOVIMENTO 5 STELLE 05/02/2014


Commissione assegnataria
Commissione: VIII COMMISSIONE (AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI)
Commissione: X COMMISSIONE (ATTIVITA' PRODUTTIVE, COMMERCIO E TURISMO)
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00253
presentato da
CRIPPA Davide
testo di
Mercoledì 5 febbraio 2014, seduta n. 167

   Le Commissioni VIII e X,
   premesso che:
    come si evince da un articolo pubblicato dal sito web www.ilfattoquotidiano.it in data 6 novembre 2013, e dalle altre maggiori testate online, l'amministratore delegato di ENI Spa Paolo Scaroni ha rilasciato ai microfoni di Radio 1 alcune preoccupanti dichiarazioni riguardo l'approvvigionamento italiano di gas;
    Scaroni nel suo intervento dichiara che, secondo la sua opinione, sarebbe arrivato il momento che «anche l'Europa viva la rivoluzione dello Shale Gas che è all'origine dell'abbassamento dei costi degli Stati Uniti»;
    lo Shale Gas è il gas ottenuto dalla frantumazione delle rocce profonde grazie all'immissione di acqua ad alta pressione mista a sostanze chimiche (detto anche «Fracking»);
    lascia perplessi come ENI, società di fatto controllata dallo Stato considerando una quota azionaria superiore al 30 per cento dei pacchetti del Ministero dell'economia e delle finanze e della Cassa depositi e prestiti, possa tenere pubblicamente una posizione sull'approvvigionamento energetico non prevista dal percorso «ufficiale» avviatosi con la SEN, considerati inoltre i dubbi in merito che resistono nelle comunità scientifica ed economica;
    il «Fracking», dopo essere stato vietato nello Stato di New York grazie ad una moratoria nel 2008 (così come fatto da Argentina e California), è stato recentemente messo in discussione anche in Germania;
    come si apprende infatti dall'agenzia Adnkronos del 7 giugno 2013 «i ricercatori del Consiglio consultivo tedesco per l'ambiente (SRU) hanno [...] pubblicato uno studio nel quale si afferma che il gas estratto dalla frantumazione delle rocce profonde mediante l'immissione di acqua ad alta pressione mista a sostanze chimiche [...] è economicamente poco sostenibile. [...] Gli scienziati anzi raccomandano al governo di Berlino di esercitare la massima cautela per quanto riguarda questa nuova tecnologia di estrazione perché non si è ancora in grado di valutarne l'effettivo impatto ambientale. [...] Riguardo poi alla competizione con gli Stati Uniti gli scienziati sostengono che non è lo Shale Gas a fare la differenza sulla diversa velocità di crescita degli Stati Uniti rispetto all'Europa ed alla Germania, quanto piuttosto l'indebolimento del dollaro calato del 30 per cento rispetto all'euro. Per quanto poi riguarda la corsa allo Shale Gas statunitense, gli scienziati sostengono che c’è il fondato sospetto che questa possa essere una gigantesca bolla speculativa destinata a sgonfiarsi nei prossimi anni»;
    alle dichiarazioni in merito dell'amministratore delegato di ENI S.p.A. si sono aggiunte quelle rilasciate nel giro di pochi giorni dal Ministro dello sviluppo economico Flavio Zanonato che, secondo l'agenzia ANSA, in data 10 ottobre 2013 dichiarò che in Italia lo Shale Gas «non si può estrarre, punto, quindi non lo consentiamo. [...] Non si capisce perché deve continuare la polemica su una cosa che non si può fare. [...] Non c’è lo Shale Gas in Italia in misure significative per poterlo estrarre e vendere, quindi il problema proprio non si pone»;
    all'interno della strategia energetica nazionale (SEN) è chiaramente specificato che «[...] il Governo non intende perseguire lo sviluppo di progetti in aree sensibili in mare o in terraferma, ed in particolare quelli di shale gas»;
    in data 21 maggio 2013, durante il suo discorso al Senato della Repubblica, il Presidente del Consiglio dei ministri Enrico Letta ha dichiarato che «per noi la priorità assoluta in campo energetico resta lo sviluppo delle fonti rinnovabili» rivendicando «un atteggiamento aperto e non penalizzante per lo sfruttamento delle fonti di energia prodotte in Europa, come lo Shale Gas»;
    numerose inchieste condotte in altri Stati da importanti organi di informazione hanno evidenziato i possibili rischi ambientali e sociosanitari legati alle operazioni di fracking;
    secondo l'articolo pubblicato domenica 2 dicembre 2012 sul sito web di «The Independent», parrebbe che durante le operazioni di fracking in Texas (U.S.A.) sia stato utilizzato un componente di cui non si conosce l'esatta composizione, ma solo il nome (EXP-F0173-11). La non identificazione del sopracitato elemento preoccupa la popolazione texana dato il presentarsi di danni a reni e fegato a cittadini direttamente esposti agli scavi;
    come riportato dalla versione online del quotidiano «New York Times» in data 26 febbraio 2011, si sarebbero rilevati altissimi livelli di radiazioni nei pressi dei pozzi artesiani confinanti con i siti di estrazione di shale gas (si è arrivato a rilevare, in alcuni casi, livelli di radiazioni 1500 superiori a quelli consentiti dalla legislazione americana);
    lascia perplessi anche il fattore di sostenibilità del progetto. Come riportato dall'osservatorio internazionale «PR Watch», emergerebbe che ogni pozzo dal quale si estrarrebbe shale gas necessiterebbe dai 2 ai 4 milioni di galloni di acqua per poter essere pienamente operativo (dato che si traduce nella produzione di 7-14 milioni di litri di acqua satura di sostanze chimiche);
    come riportato dall'articolo sulla versione online del Sole 24 Ore del 27 agosto 2013 «Ora ci si mettono anche gli scienziati lanciando l'allarme su una possibile correlazione tra estrazione di Shale Gas e terremoti. A dirlo è uno studio che sarà pubblicato sulla rivista “Hearth and planetary Science letters”. Secondo gli autori, la grande quantità di Shale Gas estratta nel sud del Texas dal giacimento dell'area denominata Eagle Ford Shale, sarebbe la causa di un'ondata di piccoli terremoti registrati nella zona»;
    nel caso italiano, come si può notare dalla «Mappa di pericolosità sismica del territorio nazionale» (ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 3519/2006) aggiornata al luglio 2006, gran parte del territorio è interessato dal rischio sismico e si rischierebbe un potenziale aggravio della situazione considerando l'ingente iniezione di fluidi necessaria durante le operazioni fracking;
    durante l'incontro interparlamentare intitolato «Il mercato interno dell'energia per il XXI secolo», che si è svolto a Bruxelles il scorso 17 dicembre 2013, Randall Bowie, direttore dell’«European Council for an Energy Efficient Economy» (organizzazione non governativa che produce studi ed analisi in materia di efficienza energetica), ha affermato che «[...] il gas di scisto deve essere valutato con attenzione, ma non penso, che possa essere un'opzione sostenibile e percorribile. [...] la parte occidentale degli Stati Uniti non è popolata a causa delle continue estrazioni di Shale Gas e con l'avanzare del tempo vi sarà un progressivo esaurimento delle risorse che porterà ad un aggravarsi della situazione ambientale. [...]»;
    il 7 settembre 2012, la Commissione europea ha pubblicato alcuni studi sui combustibili fossili noi convenzionali, (con particolare allo shale gas). Alcuni di questi studi analizzano il potenziale impatto climatico della produzione di gas di scisto e dei rischi potenziali che il «fracking» che possono presentarsi per la salute umana e per l'ambiente;
    lo studio sull'impatto climatico («Climate impact of potential shale gas production in the EU») arriva a dimostrare che l'estrazione di shale gas nell'Unione Europea causerebbe maggior emissioni di gas serra rispetto all'estrazione dei gas naturali convenzionali;
    l'analisi della Commissione europea sugli impatti ambientali («Environmental Aspects or Unconventional Fossil Fuels») dimostra inoltre che l'estrazione di shale gas in generale ha un impatto ambientale maggiore rispetto all'estrazione dei gas convenzionali. Vengono sottolineati tangibili rischi di contaminazione delle acque superficiali e sotterranee con una conseguente pesante diminuzione delle risorse idriche. Lo studio evidenzia anche le alte probabilità di inquinamento acustico e dell'aria oltre a un eccessivo consumo del suolo e disturbo alla biodiversità,

impegnano il Governo:

   ad escludere tassativamente il ricorso alle operazioni di fracking legate allo shale gas, come previsto dalla strategia energetica nazionale;
   ad adottare nel più breve tempo possibile tutte le iniziative normative necessarie al fine di vietare qualsiasi modalità di estrazione legata al fracking (comprese le sperimentazioni);
   a puntare in via prioritaria sullo sviluppo delle energie rinnovabili e sostenibili.
(7-00253) «Crippa, De Rosa, Da Villa, Fantinati, Vallascas, Petraroli, Prodani, Della Valle, Mucci».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

gas naturale

approvvigionamento d'energia

rischio sanitario

impatto ambientale

assetto territoriale

politica energetica

rendimento energetico