ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00232

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 161 del 28/01/2014
Firmatari
Primo firmatario: QUARTAPELLE PROCOPIO LIA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 28/01/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
SCOTTO ARTURO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' 28/01/2014
TIDEI MARIETTA PARTITO DEMOCRATICO 28/01/2014
LA MARCA FRANCESCA PARTITO DEMOCRATICO 28/01/2014
GALLI CARLO PARTITO DEMOCRATICO 28/01/2014


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00232
presentato da
QUARTAPELLE PROCOPIO Lia
testo di
Martedì 28 gennaio 2014, seduta n. 161

   La III Commissione,
   premesso che:
    nel 2011 la Repubblica del Sudan del Sud, tramite un referendum popolare molto partecipato, ha dichiarato la propria indipendenza, ponendo così fine a un conflitto civile durato più di 50 anni. Ciononostante permangano ancora alcune controversie con il confinante Sudan legate ai giacimenti petroliferi e alla definizione dei confini;
    il primo periodo di vita del nuovo Stato è stato relativamente tranquillo. Nel mese di dicembre 2012 la città di Wau, nello Stato di Western Bahr el Ghazal, è stata di proteste e scontri interetnici che hanno causato morti e feriti. Negli Stati di Upper Nile, Unity e Jongley sono inoltre attive varie milizie ribelli e si sono registrati scontri tra queste ultime e le forze armate sud sudanesi;
    a metà dicembre 2013, durante un tentativo di colpo di stato da parte del deposito vice-presidente Riek Mashar, la capitale del Sudan del Sud, Juba, è stata teatro di violentissimi combattimenti tra fazioni della guardia militare. Un funzionario dell'Onu ha riferito che tra 400 e 500 cadaveri sono stati trasportati nell'ospedale cittadino in seguito ai duri combattimenti tra fazioni militari rivali della guardia repubblicana. Altre 800 persone sono rimaste ferite. I soldati ribellatisi al Governo hanno ripreso al mattino gli attacchi contro l'esercito regolare, violando il coprifuoco ordinato dal presidente Salva Kiir. Tra le vittime vi erano sia combattenti che civili;
    ventimila persone si sono rifugiate nelle basi Onu della città e l'aeroporto di Juba è stato chiuso, mentre per lungo tempo è stata totalmente fuori uso la rete telefonica mobile;
    gli Stati Uniti hanno deciso di sospendere tutte le attività dell'ambasciata in Sud Sudan e di evacuare il personale americano non essenziale. Il dipartimento di Stato ha anche chiesto ai cittadini statunitensi di lasciare il Paese al più presto;
    un appello in tal senso è arrivato anche dalla Farnesina che con un avviso sul sito viaggiaresicuri.it ha sconsigliato «vivamente» di partire per il Sud Sudan. A chi intenda comunque raggiungere il Paese: «ha raccomandato la massima prudenza e di rimanere in stretto contatto con l'ambasciata italiana ad Addis Abeba, evitando gli spostamenti via terra al di fuori delle aree urbane»;
    il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon ha chiesto al governo africano di garantire «la sicurezza di tutti i civili, indipendentemente dalla comunità a cui appartengono»;
    gli scontri sembrerebbero avere come motivazione non solo questioni interne all'Splm – il Movimento armato per la liberazione del popolo sudanese, principale gruppo oppositore in Sudan e partito politico separatista – ma sono da inserire anche nelle rivalità tribali mai assopitesi dopo la proclamazione d'indipendenza del 2011. Gli scontri sembrano infatti essere infuriati tra soldati appartenenti al clan Dinka di Riir contro quelli del Clan Nuer, fedeli al deposto Mashar;
    a inizio gennaio gli scontri avevano già provocato migliaia di morti e costretto oltre 200mila persone a lasciare le proprie abitazioni, per timore di essere uccise. Neppure i compound delle Nazioni Unite si sono dimostrati aree sicure;
    il Governo di Juba, impegnato su diversi fronti, ha dichiarato lo stato d'emergenza per lo Stato di Unità e quello dello Jonglei, la cui capitale Bor continua a passare di mano, contesa tra le truppe ribelli e quelle governative;
    in attesa dell'avvio dei negoziati in Etiopia, l'Unione africana ha di istituire una commissione d'inchiesta che indaghi sulle violazioni dei diritti umani e gli altri abusi;
    secondo quanto riportato dal portavoce dell'esercito, Philip Aguer, lo scorso 14 gennaio, circa 200 civili – tra cui molte donne e bambini –, in fuga dagli scontri armati che sono ripresi a Malakal la capitale dello stato sud-sudanese dell'Alto Nilo a nord-est del Paese, hanno perso la vita nel naufragio di un traghetto sovraccarico che percorreva il Nilo;
    la comunità internazionale non può tollerare questa conclamata tragedia umana,

impegna il Governo:

   a favorire l'azione diplomatica per giungere alla fine dei conflitti interni nella Repubblica del Sud Sudan, anche con opportuno sostegno alle iniziative regionali, soprattutto in seno all'Igad, e all'Unione africana;
   a sostenere progetti e iniziative internazionali per creare una vera fiducia tra le comunità del Sud Sudan, che nonostante l'indipendenza non hanno ancora sviluppato un senso di comune appartenenza nazionale;
   a vigilare, insieme ai partner regionali, affinché sia il Governo che l'esercito mantengano un profilo inclusivo di tutti i gruppi etnici presenti nel Paese.
(7-00232) «Quartapelle Procopio, Scotto, Tidei, La Marca, Carlo Galli».

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC :

Sudan

conflitto interetnico

delitto contro la persona

diritti umani

forze paramilitari

negoziato internazionale

protezione civile

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