ATTO CAMERA

RISOLUZIONE IN COMMISSIONE 7/00227

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 157 del 22/01/2014
Abbinamenti
Atto 7/00224 abbinato in data 23/01/2014
Atto 7/00226 abbinato in data 23/01/2014
Approvazione risoluzione conclusiva
Atto numero: 8/00034
Firmatari
Primo firmatario: FAENZI MONICA
Gruppo: FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 22/01/2014
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
CATANOSO GENOESE FRANCESCO DETTO BASILIO CATANOSO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 22/01/2014
DI STEFANO FABRIZIO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 22/01/2014
GALLO RICCARDO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 22/01/2014
RUSSO PAOLO FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 22/01/2014


Commissione assegnataria
Commissione: XIII COMMISSIONE (AGRICOLTURA)
Stato iter:
23/01/2014
Partecipanti allo svolgimento/discussione
INTERVENTO PARLAMENTARE 23/01/2014
ZANIN GIORGIO PARTITO DEMOCRATICO
BORDO FRANCO SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA'
CENNI SUSANNA PARTITO DEMOCRATICO
CAON ROBERTO LEGA NORD E AUTONOMIE
 
PARERE GOVERNO 23/01/2014
CASTIGLIONE GIUSEPPE SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 23/01/2014

DISCUSSIONE IL 23/01/2014

ACCOLTO IL 23/01/2014

PARERE GOVERNO IL 23/01/2014

APPROVATO (RISOLUZIONE CONCLUSIVA) IL 23/01/2014

CONCLUSO IL 23/01/2014

Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00227
presentato da
FAENZI Monica
testo di
Mercoledì 22 gennaio 2014, seduta n. 157

   La XIII Commissione,
   premesso che:
    l'accresciuta consapevolezza dell'impatto ambientale sull'attività agricola e la diffusa preoccupazione in merito alla scarsità di risorse, inducono a ripensare il sistema agroalimentare globale, in modo da renderlo maggiormente sostenibile nei differenti contesti territoriali e in una prospettiva di lungo termine;
    l'agricoltura sostenibile, per adeguarsi alle competizioni future, deve produrre cibo e al contempo promuovere la biodiversità, favorendo la creazione di sinergie tra le specie viventi, volte a rafforzare il profilo di resilienza degli ecosistemi e la loro autoregolazione;
    in un sistema globale, l'agricoltura sostenibile persegue inoltre, obiettivi volti a sostenere i processi di protezione del suolo dall'erosione, ottimizzare il consumo e minimizzare l'impiego di prodotti agrochimici, di fertilizzanti sintetici e di fonti energetiche, garantendo tuttavia redditi adeguati ai coltivatori a prezzi accessibili per i consumatori;
    in tale contesto, l'ampio comparto delle biotecnologie agroalimentari, comprende un insieme di tecniche e strumenti innovativi, utilizzati dai ricercatori per studiare e modificare il patrimonio genetico degli organismi, al fine di selezionare varietà vegetali adeguate per la produzione o la lavorazione di prodotti agroalimentari;
    gli organismi geneticamente modificati in tale ambito costituiscono com’è noto, una materia oggetto di discussione delicata, da diversi anni: l'ingegneria genetica suscita infatti grande interesse e al contempo profonda inquietudine, trattandosi di un dibattito scientifico, sociale e politico emotivo, polarizzato tra fautori e oppositori, che si riflette sull'opinione pubblica in posizioni altrettanto nette quanto istintive;
    all'interno della filiera agroalimentare italiana, la coesistenza ed il ruolo degli organismi geneticamente modificati, evidenzia l'esigenza da parte dei consumatori di una più chiara regolamentazione, in grado di tutelare la libertà individuale di scelta, messa a repentaglio da innovazioni biologiche spesso incontrollabili;
    il dibattito sulla diffusione degli organismi geneticamente modificati, nel settore agroalimentare in corso nel nostro Paese da anni, è stato tuttavia contraddistinto da un eccesso di ideologia e analisi non veritiere, le cui contrapposizioni politiche e scientifiche, hanno indebolito il sistema agricolo nazionale e il consolidamento di una ripresa economica;
    l'industria alimentare, che rappresenta una parte integrante dell'economia italiana, teme infatti i molteplici effetti negativi della caotica disputa sugli organismi geneticamente modificati, i cui effetti negativi di un confronto ideologico, rischiano di interrompere un processo virtuoso innestato di recente per l'agricoltura nazionale, nonostante la persistente fase economica tuttora critica;
    in tale ambito occorre ribadire come quella geneticamente modificata è un tipo di agricoltura che non risponde alle esigenze e alle caratteristiche del nostro Paese, in considerazione che i princìpi fondativi su cui si basa l'intero sistema dell'agroalimentare del made in Italy sono rivolti alla qualità, la tipicità e la valorizzazione delle colture e dei prodotti universalmente apprezzati;
    ciononostante i livelli di disinformazione, i condizionamenti ideologici spesso esagerati, attraverso l'introduzione di dogmi volti a condizionare le prospettive di crescita e di sviluppo, hanno influenzato negativamente il quadro complessivo dell'informazione sugli organismi geneticamente modificati, ignorando i mercati mondiali dai quali l'Italia importa prodotti di soia organismi geneticamente modificati necessari per la nutrizione degli allevamenti di bovini e suini;
    all'interno della suesposta cornice, nel contesto europeo, l'utilizzo delle biotecnologie agroalimentari, sono valutate con interesse, nei diversi settori di attività, come risulta sia dalle politiche d'incentivazione della knowledge based bioeconomy adottate nel corso dell'ultimo decennio, che dall'ammontare degli investimenti resi disponibili dai Programmi quadro della Commissione europea;
    dall'analisi e dai sondaggi di Eurobarometro e dalle scelte volte all'impiego delle biotecnologie e degli organismi geneticamente modificati in ambito alimentare, emerge che in Europa, i consumatori sono condizionati da un forte orientamento verso la naturalità, intesa come mancanza o ridotto intervento di manipolazione da parte dell'uomo, la quale viene strettamente correlata alla salute;
    nel corso dell'ultimo decennio, l'Europa ha vissuto una stagione di informazione orientata sugli organismi geneticamente modificati, fortemente focalizzata su di un numero limitato di rapporti non valutati scientificamente, a sostegno degli effetti negativi di questa tecnologia;
    l'uso di colture organismi geneticamente modificati ha continuato a crescere in altre parti del mondo, di pari passo con ricerche d'alto profilo su coltivazioni ingegnerizzate per produrre medicinali o vitamine, con le conseguenze che i cittadini europei sono rimasti disorientati e non possiedono le informazioni necessarie e imparziali per poter giungere ad una decisione obiettiva;
    il quadro giuridico attuale dell'Unione europea in materia organismi geneticamente modificati, ha contribuito negativamente a rendere più comprensibile ed esplicita la normativa, che sebbene ne preveda l'esistenza, non è stata in grado di risolvere adeguatamente il nodo della coesistenza, tra colture transgeniche convenzionali e biologiche;
    in considerazione della contrarietà dei consumatori all'introduzione di organismi geneticamente modificati nella filiera agroalimentare, il sistema dell'etichettatura degli alimenti, diventa inevitabilmente lo strumento giuridico privilegiato per soddisfare il diritto e la corretta informazione nei riguardi del consumatore;
    la vigente normativa comunitaria sull'etichettatura degli organismi geneticamente modificati, anche in questo caso risulta carente e in casi specifici, addirittura in contrasto con il diritto all'informazione del consumatore, rivelandosi pertanto non idonea nel garantire la piena libertà di scelta per il consumatore;
    in tale contesto, i risultati emersi dall'analisi del campionamento sui terreni limitrofi ai campi seminati con mais Mon 810, all'interno di un'azienda agricola di Vivaro in provincia di Pordenone, con lo scopo di verificare eventuali contaminazioni ambientali a carico dei terreni coltivati con mais tradizionale, hanno dimostrato in effetti un «inquinamento genetico» del mais transgenico che raggiunge anche il 10 per cento di tossicità, riproponendo il dibattito dell'uso degli organismi geneticamente modificati in campo agricolo;
    l'inquinamento rilevato dal Corpo forestale dello Stato, a seguito della semina di mais organismi geneticamente modificati privo di tracciabilità, ma dichiarato per l'appunto geneticamente modificato, in due appezzamenti localizzati nella regione Friuli Venezia Giulia, nonostante il decreto interministeriale del luglio 2013, che vieta in modo esclusivo la coltivazione nel territorio nazionale, di mais geneticamente modificato appartenente alla varietà Mon 810, rileva la necessità di revisionare in tempi rapidi la disciplina in materia;
    la regolamentazione degli organismi geneticamente modificati nell'Unione europea, risulta attualmente frammentata, spesso ambigua e contraddittoria, se si valuta che se da un parte, la Commissione europea nel novembre 2013, ha riaperto la procedura di autorizzazione per la coltivazione del mais transgenico TC1507, commercializzato dalla Pioneer, dall'altra il Parlamento europeo di Strasburgo, ha votato recentemente una risoluzione che chiede al Consiglio dell'Unione europea (istituzione che rappresenta i Governi nazionali) di bloccare l'autorizzazione del suddetto mais, ritenuto dannoso per le farfalle e le falene;
    i risultati emersi dalla consultazione pubblica a livello europeo nel settembre 2013, promossa dal Commissario europeo all'agricoltura, Dacian Ciolos, secondo cui il 96 per cento dei cittadini europei (su un totale di 45 mila risposte), hanno fiducia prevalentemente nel biologico, rafforza inoltre l'esigenza da parte dell'Italia, di predisporre interventi qualificanti in occasione della prossima presidenza italiana nell'Unione europea;
    per il nostro Paese, il 2014 rappresenta una scadenza decisiva per l'agricoltura sostenibile, il sostegno a quella biologica, la realizzazione di aree OGM-free e al contempo l'innovazione genetica nella ricerca scientifica; l'anno in corso dovrà definire infatti questioni importanti per il settore, risolutive per assicurare all'Italia una posizione di leader sui mercati europei e mondiali e competere con Paesi come la Francia, che mira a raddoppiare la produzione di prodotti biologici entro il 2017;
    i recenti episodi come quello accaduto in Friuli Venezia Giulia, hanno dimostrato come la semplice introduzione di organismi geneticamente modificati, seppure confinata in campi sperimentali di limitata estensione, possa rappresentare la causa anche dopo anni, di un'inattesa ed estesa contaminazione, che non investe solo il mercato locale ma anche le esportazioni;
   la predetta vicenda conferma pertanto, la necessità del legislatore di riformare i criteri di regolazione e controllo, della coesistenza tra le coltivazioni geneticamente modificate e quelle tradizionali;
    le linee guida sulla coesistenza tra colture organismi geneticamente modificati e colture convenzionali, occorre ricordare, sono dettate dal punto di vista normativo dall'Unione europea, sul principio di precauzione e sono costituite dalla direttiva 2001/18/CE e da due regolamenti (1829 e 1830/2003/CE), che disciplinano l'autorizzazione e l'etichettatura/tracciabilità degli alimenti e dei mangimi costituti o derivati da organismi geneticamente modificati e dalla raccomandazione 556/2003;
    all'interno del predetto regolamento 1829/2003, tuttavia non s'interviene sull'etichettatura volontaria e si propone una ulteriore distinzione all'interno della categoria degli alimenti che non superano la soglia dello 0,9 per cento, determinando rischi di confusione e causa di errori tra i consumatori, in considerazione che l'etichetta induce a ritenere che il prodotto senza la dicitura: «OGM-free», contiene in realtà organismi geneticamente modificati;
    nel marzo del 2011, con la modifica approvata alla suddetta direttiva, finalizzata al raggiungimento di un giusto equilibrio tra il mantenimento del sistema di autorizzazione dell'Unione europea e l'esigenza di garantire agli Stati membri la libertà di affrontare gli aspetti nazionali, regionali o locali specifici legati alla coltivazione degli organismi geneticamente modificati, si sono aggiornati i criteri giuridici e legislativi, in coerenza con il principio di precauzione, che resta la nozione centrale di riferimento, per la stessa istituzione europea, per l'introduzione di nuove varietà vegetali transgeniche;
    in precedenza occorre ricordare che nel novembre 2010, l'Unione europea ha ridefinito le linee strategiche e gli indirizzi di policy, secondo i quali orientare le scelte future in materia di agricoltura e in tale contesto il documento della Commissione: «la PAC verso il 2020: rispondere alle future sfide dell'alimentazione, delle risorse naturali e del territorio», ha fornito un'importante chiave di lettura dello scenario attuale, con particolare riferimento al riconoscimento e all'identificazione di quelle che sono considerate le principali sfide e gli obiettivi prioritari per il settore agricolo attuale e futuro;
    all'interno del suesposto quadro descrittivo, il contesto giuridico culturale europeo, è definito verso un riconoscimento trasversale, da parte dei Paesi membri, in cui emerge una non preclusione pregiudiziale verso le biotecnologie in ambito agroalimentare, quanto piuttosto un'attenta prudenza e riflessione sugli sviluppi futuri degli organismi geneticamente modificati;
    le perplessità maggiori derivano semmai, dalla sostenibilità della posizione dell'Unione europea in un contesto internazionale, ancora in movimento, dove le mosse e gli interventi dei grandi player internazionali, non sono del tutto definite;
    mentre gli Stati Uniti, l'Argentina ed il Brasile, hanno infatti imboccato con decisione il percorso del transgenico, forti di una industria che occupa una posizione di primo piano nel settore, altre grandi realtà produttrici di Paesi emergenti, s'interrogano infatti sulle scelte future da compiere;
    il quadro regolatore in considerazione di quanto esposto, necessita pertanto di ulteriori interventi innovativi ed efficaci, per tutelare i diritti dei consumatori, sia attraverso una maggiore e più chiara informazione come in precedenza evidenziato, scevra da ogni tipo di pregiudizio, che nell'ambito dello sviluppo di partnership pubblico-privato nell'ambito della ricerca biotecnologica;
    l'evento universale di Expo 2015, rappresenta a tal proposito l'occasione per affrontare in modo complessivo, attraverso un approccio laicista, sia la conferma del primato delle qualità dei prodotti agroalimentari italiani nel mondo, che il ruolo futuro delle biotecnologie agroalimentari sia in termini tecnici, (con riferimento al ruolo nel supportare la sostenibilità ambientale, sociale ed economica) che in termini geopolitici essendo consapevoli che le biotecnologie influenzeranno i futuri assetti del settore agroalimentare;
    la ricerca biotech in Italia è ormai inesistente essendo non più finanziata, in quanto il nostro Paese ha ancora competenze residuali rimaste indietro all'ultimo decennio; il rischio evidente di conseguenza, risulta essere la mancanza di proposte e di valutazione di nuove forme di conoscenza tecnica e scientifica, nell'arco del prossimo ventennio, di fronte alle nuove tecnologie transgeniche sviluppate da altre nazioni;
    la consapevolezza che nel mondo le coltivazioni degli organismi geneticamente modificati siano in crescita: dall'80 per cento del cotone utilizzato per la moda made in Italy, all'utilizzo di soia organismi geneticamente modificati impiegato su 130 milioni di ettari, pari al 9 per cento della coltivazione mondiale (una cui rilevante quantità di prodotti è importata dal nostro Paese per nutrire il bestiame), conferma l'esigenza anche in occasione di Expo 2015, di non trascurare una tecnologia adottata in moltissimi Paesi dal punto di vista della ricerca scientifica;
    un documento del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali dello scorso anno, ha evidenziato infatti che senza mangimi organismi geneticamente modificati, la filiera delle carni italiane sarebbe compromessa;
    la ricerca di produttività in campo agricolo, occorre fra l'altro rilevare, rappresenta inoltre, un obiettivo troppo spesso giustificato dall'adozione di soluzione standardizzate, che non considerano il contesto geografico e sociale in cui vengono applicate;
    il fattore della produttività in molte aree del pianeta e la tecnologia, abbinate ad altre componenti di rilievo quali: una migliore organizzazione del lavoro, l'applicazione di pratiche agronomiche efficaci e sostenibili, migliori infrastrutture, moderni impianti di irrigazione, possono costituire pertanto una risposta efficace in alcune circostanze;
    il tema della sostenibilità risulta essere pertanto molto articolato e riguarda la destinazione della produzione agricola, la distribuzione geografica del cibo, gli stili di vita e di consumo e anche la ricerca mirata ad un aumento della produttività, tuttavia sempre all'interno di una logica sostenibile sia economica che sociale;
    alla tutela e alla valorizzazione del sistema agroalimentare italiano, come fattore principale di protezione e salvaguardia dalle colture organismi geneticamente modificati, occorre in definitiva favorire in parallelo, anche le iniziative in campo scientifico e delle tecniche della ricerca nel campo organismi geneticamente modificati;
    il Parlamento italiano, nel luglio del 2013 in merito alla diffusione in agricoltura di organismi geneticamente modificati, con particolare riferimento all'esercizio della clausola di salvaguardia, nel corso dell'esame delle mozioni fra cui quella a prima firma Faenzi n. 1-00128, ha approvato in maniera unitaria e trasversale un testo che indirizza il Governo a rinnovare l'impegno in sede comunitaria affinché possa essere approvata, con opportuni miglioramenti, la nuova normativa proposta dalla Commissione europea, perseguendo «con tutta la necessaria energia negoziale, un radicale miglioramento della normativa comunitaria in materia di coltivazione di sementi transgeniche e di immissione in commercio di organismi geneticamente modificati ispirata a determinati criteri»;
    ulteriori sollecitazioni in sede comunitaria in considerazione dei profili di criticità che insistono sulla materia, appaiono pertanto necessari soprattutto in prossimità della presidenza italiana nel secondo semestre del 2014,

impegna il Governo:

   ad intervenire in sede europea, attraverso una rivisitazione dell'attuazione della direttiva 2001/18/Ce recepita dal decreto legislativo 8 luglio 2003, n. 224, al fine di sostenere l'autonomia decisionale dei Paesi membri, in merito alle coltivazioni di organismi geneticamente modificati, in considerazione del valore economico e produttivo che assume il sistema agroalimentare made in Italy a livello internazionale;
   a favorire lo sviluppo di partnership pubblico-privato nell'ambito della ricerca scientifica e biotecnologica e dell'innovazione nel settore agricolo, biologico e agroalimentare, al fine di rafforzare il ruolo di collettore, tra scienza e ricerca e decisioni politiche e azioni governative e in caso di organismi geneticamente modificati, nel pieno rispetto del principio di precauzione;
   a migliorare la legislazione europea con riferimento al sistema di etichettatura e tracciabilità degli organismi geneticamente modificati, che risulta carente e in casi specifici, addirittura in contrasto con il diritto all'informazione del consumatore, rivelandosi pertanto non idonea nel garantire la piena libertà di scelta per il consumatore;
   a perfezionare i criteri di regolazione e di controllo della coesistenza tra le coltivazioni organismi geneticamente modificati e quelle tradizionali, attraverso la riduzione della soglia di tolleranza della presenza di organismi geneticamente modificati, nella produzione agricola e biologica e ad avallare le esigenze dei cittadini europei, che hanno manifestato la netta preferenza nel consumare cibo biologico e sano;
   a prevedere in sede europea la creazione di un sistema obbligatorio di etichettatura «OGM-free» per tutti gli alimenti con tracce di organismi geneticamente modificati (che non superino lo 0,9 per cento) o della soglia che eventualmente sarà ridefinita in sede europea in modo complementare alla norma che stabilisce l'obbligo di indicare la presenza di organismi geneticamente modificati negli alimenti;
   a prevedere nel corso del semestre di presidenza italiana dell'Unione europea, iniziative volte a prevedere nel corso dell'esposizione universale di Expo 2015, adeguate campagne informative in grado di valorizzare sia le eccellenze dei prodotti agroalimentare italiani che la rilevanza della filiera scientifico-tecnologica che ruota intorno agli organismi geneticamente modificati evitando una concezione protezionistica che conduce all'auto-emarginazione.
(7-00227) «Faenzi, Catanoso, Fabrizio Di Stefano, Riccardo Gallo, Russo».

Classificazione EUROVOC:
SIGLA O DENOMINAZIONE:

DL 2003 0224, EXPO 2015

EUROVOC :

organismo geneticamente modificato

indipendenza alimentare