ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN COMMISSIONE 5/12881

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 896 del 04/12/2017
Firmatari
Primo firmatario: CIVATI GIUSEPPE
Gruppo: SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' - POSSIBILE
Data firma: 04/12/2017
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
PELLEGRINO SERENA SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' - POSSIBILE 04/12/2017


Commissione assegnataria
Commissione: X COMMISSIONE (ATTIVITA' PRODUTTIVE, COMMERCIO E TURISMO)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO delegato in data 04/12/2017
Stato iter:
13/12/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 13/12/2017
Resoconto PELLEGRINO SERENA SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' - POSSIBILE
 
RISPOSTA GOVERNO 13/12/2017
Resoconto RUGHETTI ANGELO SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
 
REPLICA 13/12/2017
Resoconto PELLEGRINO SERENA SINISTRA ITALIANA - SINISTRA ECOLOGIA LIBERTA' - POSSIBILE
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 13/12/2017

SVOLTO IL 13/12/2017

CONCLUSO IL 13/12/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-12881
presentato da
CIVATI Giuseppe
testo di
Lunedì 4 dicembre 2017, seduta n. 896

   CIVATI e PELLEGRINO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il settore idroelettrico è causa di degrado dei corsi d'acqua e colpisce centinaia di chilometri di fiumi di pregio ambientale e paesaggistico;

   lo Stato incentiva la produzione idroelettrica nel presupposto che l'energia da FER sia sostenibile, mentre il minidroelettrico (<1 megawatt rechi danno al patrimonio naturale;

   l'incentivo ai minimpianti reca vantaggio solo al produttore a spese dei cittadini;

   l'energia dei minimpianti rappresenta solo l'1,6‰ dei consumi totali (Gse, 2014);

   nel 2015 2.536 minimpianti hanno prodotto 2.556 GWh, mentre 1.137 impianti >1 megawatt producevano 42.981 GWh (94 per cento del totale idroelettrico);

   l'incentivo di 21 centesimi/kWh rende il minidroelettrico un investimento che frutta l'incredibile tasso del 34 per cento;

   i torrenti montani e appenninici non possono essere ancora danneggiati solo per l'arricchimento di pochi, peraltro in un periodo di siccità incombente;

   nel 2014 fu sottoscritto da centinaia di associazioni nazionali e locali un appello per la salvaguardia dei corsi d'acqua dall'eccesso di sfruttamento idroelettrico –:

   se non intenda assumere iniziative per eliminare gli incentivi al minidroelettrico con riferimento agli impianti che producono meno di 1 megawatt e ridurre fortemente quelli per gli impianti che hanno una produzione sotto i 3 megawatt.
(5-12881)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 13 dicembre 2017
nell'allegato al bollettino in Commissione X (Attività produttive)
5-12881

  Gli On.li interroganti espongono, tra l'altro, le criticità ambientali connesse agli impianti idroelettrici di piccola taglia (di potenza inferiore ad 1 MW) che porterebbero danni al territorio e vantaggi solo per i produttori beneficiari degli incentivi per le rinnovabili, chiedendo infine di abrogare la pubblica utilità e gli incentivi al minidroelettrico.
  Al riguardo, premetto che il tema sollevato è stato oggetto di un primo confronto nei giorni scorsi tra i vertici del Ministero dello sviluppo economico (la Vice Ministra Bellanova) e numerosi comitati rappresentanti delle aree montane in particolare del bellunese, della Valle d'Aosta, della Valtellina e di zone del Trentino e del Friuli. In quell'occasione sono state sentite le ragioni e le richieste di tali comitati – in sostanza sovrapponibili a quelle esposte dagli Onorevoli interroganti – e il rappresentante di vertice del Ministero ha dato mandato agli Uffici competenti di continuare a lavorare sul tema, per proseguire nel confronto.
  In termini giuridico-formali, vorrei chiarire che, la produzione di energia da fonte rinnovabile è considerata oggi dalla legge di pubblico interesse e di pubblica utilità, e le opere relative sono dichiarate indifferibili ed urgenti, in considerazione del fatto che l'impiego di fonti energetiche rinnovabili costituisce una delle principali leve per la decarbonizzazione del settore energetico, impegno formalmente assunto dallo Stato italiano e recepito nell'ordinamento statale dalla l. 1 giugno 2002 n. 120 (concernente «Ratifica ed 5 esecuzione del Protocollo di Kyoto alla convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, fatto a Kyoto l'11 dicembre 1997), e più recentemente ribadito con gli accordi della COP 21 di Parigi.
  Ne consegue che, l'intervento prospettato dagli interroganti – ossia, abrogare il carattere di pubblica utilità per gli impianti idroelettrici – potrebbe costituire un passo indietro rispetto all'attuale quadro normativo, oltre che integrare sul piano formale una possibile violazione o incoerenza rispetto ai predetti obblighi internazionali.
  Rispetto ai nuovi target nazionali in materia di rinnovabili elettriche (oggi fissati dalla SEN al 55 per cento al 2030), l'apporto da idroelettrico di piccola taglia è obiettivamente limitato dalle ridotte dimensioni degli impianti ma è comunque utile, soprattutto se pensiamo che il target al 2030 sarà poi seguito da un target ancora più elevato al 2050, in cui la Road Map proposta dall'Europa arriva ad una quasi totale decarbonizzazione della generazione elettrica. Anche per la richiesta di rinunciare del tutto a valorizzare il potenziale residuo del mini idro, pertanto, dovrebbe parallelamente porsi il tema di una revisione dei target stessi.
  Faccio ancora presente che, i meccanismi di incentivazione realizzati dal Mise sostengono esclusivamente gli impianti già muniti di titolo di concessione e di autorizzazione, rilasciati da Regioni o enti locali.
  È quindi in queste fasi – connesse alla programmazione dell'uso delle risorse idriche e alla valutazione dell'impatto del singolo progetto proposto alle autorità competenti – che occorre verificare la fattibilità degli impianti e la compatibilità degli stessi con gli altri usi dell'acqua, con le esigenze di tutela dei corsi d'acqua, dell'ambiente e delle altre attività economiche connesse all'acqua.
  Ritengo che si potrà eventualmente migliorare il quadro normativo in materia territoriale-ambientale o definire delle Linee Guida specifiche che rafforzino l'efficacia di queste fasi, ma eliminare del tutto i regimi di sostegno sembra un rimedio eccessivamente drastico, come se non vi fossero oggi nell'ordinamento, strumenti preventivi di misurazione degli impatti ambientali delle opere.
  Per quanto riguarda il livello dell'incentivazione, la parte condivisibile di quanto affermato nell'atto in parola è che esiste indubbiamente un nesso tra incentivi elevati e pressione dei progetti sui territori, come già si è visto nel caso del fotovoltaico, e questo non aiuta i territori a gestire al meglio il processo di crescita delle installazioni. Al riguardo, considerando da un lato il target elevato del 55 per cento e dall'altra la necessità di contenere l'impatto degli incentivi stessi sulle bollette elettriche, i futuri incentivi per le energie rinnovabili dovranno essere maggiormente orientati verso tipologie impiantistiche più efficienti, essere più contenuti e stimolare alla riduzione dei costi, in particolare i piccoli impianti che oggi godono ancora di un livello di sostegno elevato.
  Con il decreto oggi in lavorazione, che coprirà il periodo fino al 2020, sarà attuata questa revisione degli incentivi e rafforzati gli stimoli verso l'efficienza, anche per i piccoli impianti. L'elaborazione del citato decreto può costituire occasione per rivedere anche le regole d'accesso agli incentivi alla luce delle Linee Guida europee sugli Aiuti di Stato in materia di ambiente ed energia e delle indicazioni contenute nella Strategia Energetica nazionale 2017 (SEN).
  In ogni caso, gli incentivi continuerebbero ad essere indirizzati solo ad impianti autorizzati e muniti di concessione, dunque, dotati di requisiti progettuali tali da garantire la tutela dei corsi d'acqua ed in particolare l'assenza di prelievi aggiuntivi da corsi d'acqua. Già con l'ultimo DM 23 giugno 2016 si subordinava l'ammissibilità degli incentivi per tale settore alla presentazione da parte dell'istante di una specifica attestazione dell'Autorità competente che accertasse o confermasse che il provvedimento di concessione non pregiudica il mantenimento o il raggiungimento degli obiettivi di qualità, definiti per il corso d'acqua interessato in attuazione della direttiva europea sulle acque.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

consumo

inquinamento dei corsi d'acqua

protezione delle acque