ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/11406

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 800 del 19/05/2017
Firmatari
Primo firmatario: RIZZETTO WALTER
Gruppo: FRATELLI D'ITALIA-ALLEANZA NAZIONALE
Data firma: 19/05/2017


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 19/05/2017
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 19/05/2017
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 30/05/2017
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-11406
presentato da
RIZZETTO Walter
testo di
Venerdì 19 maggio 2017, seduta n. 800

   RIZZETTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia . — Per sapere – premesso che:
   il tribunale di Torino ha negato ad una donna, vittima di uno stupro, il diritto di rivalersi sullo Stato per ottenere il risarcimento nonostante il suo aggressore fosse indigente;
   la vittima, di nome Roberta, ha subito violenza nell'ottobre 2011 da un uomo poi condannato a 8 anni e due mesi di carcere. Successivamente, la donna ha citato la Presidenza del Consiglio dei ministri davanti al tribunale civile di Torino, chiedendo che venisse condannata a pagarle un indennizzo, per l'omessa attuazione della «Direttiva (Ce) n. 80 del 2004» che impone agli Stati membri di garantire un adeguato ed equo ristoro alle vittime di reati violenti intenzionali;
   tale direttiva, in relazione alla cui applicazione l'Italia è stata condannata dalla Corte di giustizia europea stabilisce che le vittime di reati violenti intenzionali debbano essere risarcite dallo Stato qualora «non possono ottenere un risarcimento dall'autore del reato, in quanto questi non può essere identificato o non possiede le risorse necessarie». Ciò nonostante, il giudice ha respinto il ricorso ritenendo che la vittima non ha dimostrato che il colpevole non era in grado di risarcirla;
   l'assurdità di tale sentenza del tribunale di Torino, depositata a maggio 2017, ad avviso dell'interrogante si evince anche dal fatto che, nello stesso periodo, è stato emesso un verdetto totalmente diverso dalla corte d'appello civile di Milano, condannando la Presidenza del Consiglio dei ministri a risarcire con 220 mila euro due donne, madre e figlia, vittime di rapina e stupro da sei aggressori. Un caso tragico, rispetto al quale i giudici di Milano non hanno richiesto alcun tipo di accertamento ulteriore, riconoscendo il risarcimento sul presupposto che gli stupratori, poi condannati a 11 anni di carcere, non fossero pacificamente in grado di risarcire le vittime perché detenuti;
   pertanto, non solo Roberta ha subito un gravissimo reato che le ha segnato l'esistenza, ma non otterrà neppure il dovuto indennizzo dallo Stato per un'ingiusta decisione del tribunale di Torino;
   è paradossale, inoltre, che altre vittime come lei hanno ottenuto il risarcimento di cui avevano diritto, grazie ad una diversa interpretazione della normativa in materia da parte di altro giudice; ciò rende evidente che c’è una grave stortura del sistema giuridico italiano, poiché a fronte dell'applicazione della medesima normativa, si ottiene giustizia o meno in base alla discrezionalità del giudice che deciderà la causa –:
   quali siano gli orientamenti del Governo sui fatti esposti in premessa;
   quali siano le motivazioni per le quali il Governo non abbia dato attuazione della direttiva (Ce) n. 80 del 2004, non riconoscendo il risarcimento e costringendo la vittima a citarla in giudizio;
   se e quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano adottare affinché lo Stato risarcisca le donne vittime di violenza, evitando casi come quello descritto in premessa;
   se e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano assumere affinché ci sia maggiore certezza nel diritto italiano e sia evitato l'eccesso di discrezionalità dei giudici nell'interpretare la legge, che dà luogo a sentenze contrastanti. (5-11406)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

vittima

Corte di giustizia CE

violenza sessuale