ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/11345

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 795 del 12/05/2017
Abbinamenti
Atto 5/08675 abbinato in data 19/07/2017
Atto 5/11233 abbinato in data 19/07/2017
Firmatari
Primo firmatario: IANNUZZI CRISTIAN
Gruppo: MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO
Data firma: 12/05/2017
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
ARTINI MASSIMO MISTO-ALTERNATIVA LIBERA-TUTTI INSIEME PER L'ITALIA 16/05/2017


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 12/05/2017
Stato iter:
19/07/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 19/07/2017
Resoconto AMENDOLA VINCENZO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE)
 
REPLICA 19/07/2017
Resoconto IANNUZZI CRISTIAN MISTO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 12/05/2017

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 16/05/2017

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 19/07/2017

DISCUSSIONE IL 19/07/2017

SVOLTO IL 19/07/2017

CONCLUSO IL 19/07/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-11345
presentato da
IANNUZZI Cristian
testo presentato
Venerdì 12 maggio 2017
modificato
Martedì 16 maggio 2017, seduta n. 797

   CRISTIAN IANNUZZI, ARTINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale . — Per sapere – premesso che:
   il referendum costituzionale del 16 aprile 2017 che renderà la Turchia, dal 3 novembre 2019, una repubblica presidenziale – ha determinato la chiusura del processo di adesione della Turchia all'Unione europea, avviata oltre dieci anni fa. Le conseguenze più evidenti per l'Occidente in generale, non solo per l'Europa, riguarderanno il destino della sua appartenenza alla Nato, perché la Turchia potrebbe entrare nella sfera di influenza della Russia;
   in particolare, questo referendum trascina la Turchia verso un modello più vicino alle autocrazie orientali. È abolita la figura del Primo Ministro e l'Esecutivo viene affidato al capo dello Stato, il quale ha il potere di nominare e dimettere i Ministri e di sciogliere il Parlamento. Al Presidente viene anche trasferita buona parte del potere legislativo con la possibilità di emanare i decreti legge senza mai passare dal Parlamento. Vacilla anche l'autonomia del potere giudiziario perché al presidente o al suo partito è assegnata la nomina dei membri del Consiglio superiore della magistratura. Inoltre, ogni azione giuridica nei confronti del capo dello Stato deve avere l'approvazione di due terzi dei parlamentari;
   il Governo turco, il 29 aprile 2017, ha oscurato Wikipedia, la famosa enciclopedia online gratuita, dal contenuto libero, collaborativo, multilingue. La motivazione ufficiale alla misura protettiva recita «per la sicurezza nazionale e l'ordine pubblico». A quanto si apprende dall'agenzia Anadolu, il Ministro dei trasporti accusa Wikipedia «di essere diventata la fonte di informazione per gruppi che conducono una campagna diffamatoria contro la Turchia nell'arena internazionale». Apparentemente Ankara sarebbe stata messa sullo stesso piano di alcuni gruppi terroristici non meglio identificati, dando l'impressione che la Turchia sia uno stato sostenitore del terrorismo (affermazione, tra l'altro, non del tutto infondata, dati i documenti forniti dal Governo russo in relazione ai rapporti di Ankara con lo Stato Islamico). La notizia è stata inizialmente diffusa dal sito Turkey Blocks, un osservatorio online sulla libertà e l'accesso alla rete nel Paese, il quale ha spiegato che gran parte delle voci di Wikipedia sono attualmente irraggiungibili dagli utenti che utilizzano server turchi;
   non è la prima volta, infatti, che il regime del presidente Erdogan si serve della censura per risolvere i problemi provenienti di internet: non è infatti possibile arrestare o malmenare tutti gli internauti (come è prassi invece con i giornalisti), di conseguenza già diverse volte il Governo di Ankara ha oscurato YouTube o i principali social network come Twitter e Facebook;
   dopo il tentato golpe del 15 luglio 2016, con il pretesto di mantenere la sicurezza nazionale e della lotta al terrorismo, la repressione nei confronti dell'opposizione in Turchia ha raggiunto livelli altissimi, con l'arresto di migliaia tra militari, magistrati, professori, intellettuali, giornalisti e la chiusura di centinaia di giornali e radio critiche nei confronti di Erdogan, tanto che Reporter Senza Frontiere ha posizionato la Turchia al 155o posto al mondo per libertà di stampa, definendola «la più grande prigione per i professionisti dei media»;
   vanno considerati i rapporti commerciali e la presenza massiva di cittadini e di imprese italiane in Turchia;
   va tenuto conto altresì della vicenda del documentarista italiano Daniele Del Grande, arrestato il 9 e rilasciato il 21 aprile 2017 in Turchia –:
   quali concrete iniziative intenda promuovere, in sede europea e internazionale, per far cessare la spirale autoritaria e favorire il processo democratico in Turchia, a partire dal rispetto dei diritti umani e della libertà di stampa e di pensiero;
   quali iniziative intenda adottare per tutelare i cittadini italiani che si trovano in Turchia e promuovere gli scambi culturali e commerciali tra l'Italia e la Turchia, come strumento per favorire la democrazia. (5-11345)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 19 luglio 2017
nell'allegato al bollettino in Commissione III (Affari esteri)
5-11345

  Il governo italiano, insieme alle Istituzioni europee e agli Stati Membri dell'UE, segue con grande attenzione l'evolversi della situazione interna in Turchia. In ogni occasione di incontro con le autorità turche viene espressa dal Governo preoccupazione per le conseguenze del perdurante stato di emergenza, prorogato di altri tre mesi in questi giorni, che sta comportando numerose forzature degli standard internazionali in tema di diritti fondamentali e di Stato di diritto. Riteniamo necessario mantenere la risposta al tentativo di colpo di Stato all'interno delle procedure di legge, nel pieno rispetto dei diritti umani, delle libertà fondamentali e del diritto ad un equo processo.
  La situazione dei diritti dei cittadini, delle minoranze e delle opposizioni parlamentari è seguita, oltre che sul piano dei rapporti bilaterali, anche in ambito multilaterale. Assieme agli altri partner europei, monitoriamo la situazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali in Turchia, incluse le libertà di espressione e di stampa, come testimonia del resto anche la Dichiarazione dell'Alto rappresentante Mogherini e del Commissario Hahn in occasione del primo anniversario del fallito golpe, rilasciata il 14 luglio scorso.
  In particolare, la situazione in Turchia è oggetto di scrutinio da parte dell'Assemblea Parlamentare del Consiglio d'Europa, che ha deciso lo scorso aprile il reinserimento di Ankara tra i Paesi sottoposti alla procedura di monitoraggio, a cui la Turchia era stata già soggetta dal 1996 al 2004. Tale procedura di monitoraggio permetterà di seguire con attenzione ancora maggiore la situazione interna, con spirito costruttivo e collaborativo.
  Il monitoraggio in ambito multilaterale avviene anche nell'ambito della «Commissione di Venezia», che ha formulato nel marzo scorso un proprio parere sulla riforma costituzionale turca. Secondo tale commissione, la riforma non risponderebbe ad un modello di sistema presidenziale democratico basato sulla separazione dei poteri, in particolare per le criticità legate all'assenza di meccanismi di controllo, equilibrio e salvaguardia discendenti dalla riforma.
  Con riferimento alla specifica questione dell'arresto dei parlamentari dell'HDP ricordo che il Governo italiano è stato tra i primi in Europa a reagire agli arresti in Turchia. Abbiamo sottolineato che il contrasto alle azioni del PKK non può giustificare la negazione dei diritti delle opposizioni parlamentari e che gli arresti sono misure che rischiano di pregiudicare ogni dialogo democratico e costruttivo con la componente curda della Nazione. Il Governo ha fatto appello alle autorità turche affinché tutelino adeguatamente le libertà civili, democratiche e lo stato di diritto, essenziali per la prosecuzione del percorso europeo del Paese.
  Gli arresti della leadership dell'HDP, che seguono quelli anche di giornalisti, con la chiusura di testate giornalistiche, sono particolarmente gravi, perché investono direttamente uno dei nodi della crisi turca: la possibilità o meno che si attivi un percorso politico per risolvere la questione curda.
  Per quanto riguarda la cessazione degli attacchi turchi in Siria e Iraq contro le formazioni curde che combattono contro Daesh e l'istituzione di una no-fly zone nel nord della Siria e nel nord dell'Iraq, il dialogo tra Amministrazione USA e Turchia resta aperto, intenso e talvolta teso, essendo di fatto basato su un «agreement to disagree» su questo aspetto. Varie ipotesi di istituire «no-fly zone» sul territorio siriano sono state in passato evocate e scartate, a causa dei rischi che esse comporterebbero. Peraltro, eventuali iniziative NATO dovrebbero comunque essere adottate all'unanimità dai 29 Alleati, dunque anche con il consenso della Turchia. Per parte nostra, riteniamo che lo strumento migliore per contenere le tensioni turco-curde, e perseguire l'obiettivo prioritario della sconfitta di Daesh, resti quello del dialogo con Ankara.
  Quanto alla possibile ripercussione di tale questione sull'attuazione delle intese UE-Turchia, citato dall'On. Di Stefano, mi preme sottolineare che i fondi stanziati dall'Unione Europea e dagli Stati Membri attraverso la cosiddetta Facility for Refugees in Turkey sono destinati a sostenere progetti umanitari e socioeconomici che hanno come beneficiari i rifugiati siriani presenti sul territorio turco. Peraltro i fondi stanziati non vengono corrisposti direttamente al governo turco, ma ad organizzazioni non governative incaricate della realizzazione dei singoli programmi.
  In conclusione, nell'attuale complesso frangente riteniamo importante mantenere aperto con Ankara un canale di dialogo e di confronto. La Turchia resta un alleato strategico nella regione, in particolare nei settori delle migrazioni, dell'energia, della lotta al terrorismo, del commercio. Ed il percorso europeo della Turchia rappresenta per noi un'ipotesi da tenere aperta nel rispetto delle regole europee che sono molto chiare e corrispondono a valori di libertà, di rispetto dello Stato di diritto e di tutela dei diritti umani.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

adesione all'Unione europea

terrorismo

sicurezza pubblica