ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/11321

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 793 del 10/05/2017
Firmatari
Primo firmatario: GALLINELLA FILIPPO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 10/05/2017


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO delegato in data 10/05/2017
Stato iter:
09/11/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 09/11/2017
Resoconto GENTILE ANTONIO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SVILUPPO ECONOMICO)
 
REPLICA 09/11/2017
Resoconto GALLINELLA FILIPPO MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 20/06/2017

DISCUSSIONE IL 09/11/2017

SVOLTO IL 09/11/2017

CONCLUSO IL 09/11/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-11321
presentato da
GALLINELLA Filippo
testo di
Mercoledì 10 maggio 2017, seduta n. 793

   GALLINELLA. — Al Ministro dello sviluppo economico . — Per sapere – premesso che:
   la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulla sicurezza dei prodotti di consumo in discussione a Bruxelles, prevede, all'articolo 7, l'obbligo, in carico ai fabbricanti e agli importatori, dell'indicazione dell'origine dei prodotti, secondo quanto dispone il codice doganale comunitario;
   l’iter legislativo necessario all'approvazione della proposta, in corso dal 2013, ha evidenziato, fin dall'inizio, più di una criticità sul suddetto articolo, tanto che, nonostante un primo voto favorevole dell'europarlamento nel 2014, il Consiglio «competitività» per di più presieduto dal Governo italiano, deliberò di procedere ad uno studio tecnico sui costi/benefici dell'obbligo di indicazione dell'origine;
   al fine di superare l’empasse legata alla reticenza di alcuni Stati membri e di evitare lo stallo del provvedimento, sono state avanzate, senza alcun seguito, diverse proposte relative sia ad una applicazione temporanea e settoriale dell'articolo 7, sia alla possibilità di avviare una discussione su una proposta di compromesso riguardante l'introduzione dell'etichettatura obbligatoria, per un periodo limitato di 3 anni, in 5 settori manifatturieri (calzature, tessile abbigliamento, ceramica, legno arredo e oreficeria), ovvero quei settori che trarrebbero più vantaggi dall'introduzione del « made in» obbligatorio;
   il progetto di un marchio ad uso volontario, noto come «contrassegno made in Italy» in discussione presso il Ministero dello sviluppo economico, pur presentando indubbi profili positivi, non può in alcun modo ovviare alla mancanza di una norma comunitaria sull'indicazione del made in –:
   di quali ulteriori elementi disponga il Ministro interrogato in relazione a quanto espresso in premessa e come intenda intervenire presso le competenti sedi comunitarie al fine di riprendere la discussione sull'indicazione obbligatoria dell'origine dei prodotti, anche promuovendo l'adozione di soluzioni di compromesso, sia settoriali che temporali, indispensabili a consentire una realistica valutazione di impatto sui potenziali benefici per le aziende. (5-11321)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 9 novembre 2017
nell'allegato al bollettino in Commissione X (Attività produttive)
5-11321

  Ripercorro sinteticamente le vicende del «pacchetto Sicurezza dei prodotti/Sorveglianza del mercato che è stato, come noto, presentato dalla Commissione europea nel 2013. L'articolo 7 della proposta di Regolamento sulla sicurezza dei prodotti contiene disposizioni relative all'indicazione obbligatoria dell'origine dei prodotti (cosiddetto «Made In»).
  Sin dall'avvio del negoziato l'Italia è schierata in prima linea nel difendere l'introduzione del Made in obbligatorio.
  Il negoziato tuttavia è in una situazione di stallo, a causa della netta opposizione da parte della maggioranza degli Stati Membri in Consiglio UE, mentre il Parlamento Europeo ha già approvato con un primo voto, nel mese di aprile 2014 ad ampia maggioranza, il Pacchetto regolamentare con inclusa la norma sul «Made In».
  Il 26 maggio 2016, il Parlamento Europeo ha adottato una Risoluzione sulla Strategia di mercato interno, nella quale ribadisce il proprio appoggio al Made In e invita la Commissione a continuare gli sforzi per arrivare ad una soluzione di compromesso.
  Il tema è stato discusso lo stesso giorno in Consiglio Competitività. Su richiesta dell'Italia e degli altri dieci Stati Membri favorevoli alla normativa «Made In» (Bulgaria, Cipro, Grecia, Spagna, Francia, Croazia, Malta, Portogallo, Romania, Slovenia), la Presidenza di turno olandese ha inserito fra le «Varie» dell'Ordine del Giorno del Consiglio, un punto informativo in merito ai negoziati sul Pacchetto regolamentare «Sicurezza dei prodotti/Sorveglianza del mercato».
  Questa iniziativa faceva seguito alla Lettera inviata, il 16 marzo 2016, dai Ministri dei Paesi sostenitori della clausola sul Made In, con la quale è stata rilanciata una proposta di compromesso – di cui l'Italia si è fatta promotrice – finalizzata a limitare l'applicazione del Made In ad alcuni settori merceologici (tessile, calzature, ceramica ed arredamento). Gli stessi settori per i quali, a fronte di un limitato costo derivante dall'introduzione dell'indicazione d'origine, sono attesi chiari vantaggi competitivi.
  La proposta rappresenta un segnale della volontà del Gruppo degli undici Stati Membri di rilanciare il negoziato al fine di giungere a un accordo complessivo sul Pacchetto. A tale fine è stata manifestata, una volta di più, la disponibilità a discutere anche altre soluzioni di compromesso. È stata, invece, ribadita l'indisponibilità, come già espresso nella già citata Lettera del 16 marzo, ad aderire a una soluzione che preveda di andare avanti solo sul fronte della «Sorveglianza del mercato» (escludendo quindi la proposta sulla sicurezza dei prodotti, all'interno della quale è contenuto l'articolo 7 sul Made In).
  La discussione al Consiglio Competitività del 26 maggio 2016 ha visto confermata la presenza di due blocchi contrapposti di Stati: 11 a favore del Made in (fra cui Italia, Francia, Spagna e Romania) e 16 contrari (in primis Germania, Regno Unito, Paesi Bassi) con la Polonia in posizione neutrale.
  Da parte sua la Commissione, invece, rappresentata dal Commissario Bienkowska, ha fatto presente di essere disposta a discutere soluzioni di compromesso, ma di trovarsi nella posizione di non potere fare molto per modificare le posizioni contrapposte dei due blocchi di Stati Membri, ormai cristallizzati, in Consiglio. Ha infatti sottolineato come l'approccio settoriale sia già stato discusso a più riprese in passato, senza riuscire a raccogliere il necessario consenso. Si è quindi mostrata scettica sull'utilità di ulteriori tentativi per raggiungere un compromesso, rimandando la responsabilità dello stallo al Consiglio.
  L'atteggiamento mostrato in Consiglio dal Commissario Bienkowska, a fronte di un'indisponibilità degli Stati Membri contrari al Made In a discutere qualsiasi proposta di compromesso, rischia quindi di preludere a un ritiro della proposta legislativa. Circostanza d'altra parte chiaramente evidenziata nella stessa Lettera di risposta della Presidenza pro-tempore del Consiglio UE olandese del 25 maggio 2016, laddove si sottolinea come, nella sua Strategia sul Mercato Interno, la Commissione ha annunciato l'intenzione di rafforzare l'ambito della Sorveglianza del mercato: una indicazione della preferenza per una soluzione che preveda l'abbandono del Regolamento sulla Sicurezza dei prodotti e in particolare delle sue previsioni sul Made In.
  Si segnala, infine, come la Commissione Europea – nel programma di lavoro 2018, anche grazie alla mobilitazione di numerosi Stati Membri e del Parlamento Europeo, ha deciso di non ritirare la proposta legislativa sulla sicurezza dei prodotti, all'interno della quale è inserito l'articolo sul Made In. Ha però preannunciato una nuova iniziativa sulla vigilanza del mercato (cosiddetto «Goods Package» – Pacchetto merci, che dovrebbe essere adottato dalla Commissione il 20 dicembre 2017).
  Non è escluso, quindi, che si voglia superare nei fatti l'attuale pacchetto sul tavolo, procedendo su una sola delle componenti; un'ipotesi, questa, alla quale gli 11 Ministri del Made In si sono già opposti nella citata lettera di marzo 2016.
  Tale posizione espressa nella lettera è stata ulteriormente riproposta dall'Italia, anche in nome degli altri dieci Stati Membri, in occasione di un incontro bilaterale con la Commissione Europea organizzato a margine del Consiglio competitività del 29 maggio scorso.
  Il Ministero dello sviluppo economico continuerà a seguire con attenzione questa delicata vicenda e sarà nostra cura aggiornare il Parlamento in vista di ulteriori sviluppi.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

denominazione di origine

diritto comunitario

regime doganale comunitario