ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/11197

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 782 del 20/04/2017
Firmatari
Primo firmatario: SPADONI MARIA EDERA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 20/04/2017
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DI STEFANO MANLIO MOVIMENTO 5 STELLE 20/04/2017
DI BATTISTA ALESSANDRO MOVIMENTO 5 STELLE 20/04/2017
SCAGLIUSI EMANUELE MOVIMENTO 5 STELLE 20/04/2017
GRANDE MARTA MOVIMENTO 5 STELLE 20/04/2017
DEL GROSSO DANIELE MOVIMENTO 5 STELLE 20/04/2017


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 20/04/2017
Stato iter:
25/05/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 25/05/2017
Resoconto DELLA VEDOVA BENEDETTO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE)
 
REPLICA 25/05/2017
Resoconto SPADONI MARIA EDERA MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 20/04/2017

DISCUSSIONE IL 25/05/2017

SVOLTO IL 25/05/2017

CONCLUSO IL 25/05/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-11197
presentato da
SPADONI Maria Edera
testo di
Giovedì 20 aprile 2017, seduta n. 782

   SPADONI, MANLIO DI STEFANO, DI BATTISTA, SCAGLIUSI, GRANDE e DEL GROSSO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale . — Per sapere – premesso che:
   da tempo agenzie stampa e quotidiani continuano a occuparsi di abusi sessuali perpetrati su bimbi anche di 12 anni da parte di caschi blu dell'Onu nel corso di missioni effettuate negli ultimi 12 anni;
   in particolare, si apprende dell'esistenza di un rapporto segreto delle Nazioni Unite nel quale si rivela che 134 caschi blu dello Sri Lanka erano coinvolti in un giro di prostituzione minorile ad Haiti e che, tuttavia, nessun arresto è stato eseguito nonostante le «prove schiaccianti» del caso;
   è l’Associated Press ad aver rivelato che da una propria indagine sono emersi circa 2.000 presunti casi di abusi sessuali, tra il 2004 e il 2016, da parte dei caschi blu e altro personale Onu nel mondo e che oltre 300 di questi casi vedono come protagonisti i bambini, 150 provenienti da Haiti. Oltre ai soldati dello Sri Lanka, sono stati accusati anche peacekeeper provenienti da Bangladesh, Brasile, Giordania, Pakistan e Uruguay;
   nel mese di marzo 2017, il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, ha annunciato nuove misure contro gli abusi sessuali e lo sfruttamento da parte dei caschi blu; la situazione, tuttavia, appare più complessa di quanto non sembri, poiché l'Onu non ha alcuna giurisdizione sui caschi blu, mentre l'eventuale punizione spetta ai Paesi che forniscono le truppe all'organizzazione internazionale;
   va detto anche che non è la prima volta che i caschi blu delle Nazioni Unite finiscono al centro di scandali per abusi sui minori: Bosnia, Timor Est, Cambogia, Liberia, Guinea, Costa d'Avorio, Congo e Repubblica Centrafricana rappresentano un'ampia testimonianza;
   «Ciò che emerge – ha spiegato l'americana Jane Holl Lute, incaricata per l'Onu di coordinare la lotta contro gli abusi sessuali commessi dai caschi blu – è scandaloso e stupefacente. Abbiamo riscontrato gravi problemi nella catena di comando in seno alle unità coinvolte». Per questo, ha aggiunto, «occorre creare un contesto all'interno del quale questi comportamenti non possano essere tollerati»;
   i soldati che servono sotto l'egida Onu hanno l'immunità dalle leggi locali e dalla giurisdizione Onu ed è compito unicamente dei loro Governi regolarne la disciplina e irrogare eventuali sanzioni che, tuttavia, non risultano, secondo la citata agenzia, per nulla solerti nel farlo; in tal senso, occorrerebbe, a parere degli interroganti, proporre nelle sedi opportune la mancata erogazione ai Paesi che non adottano pene adeguate per i militari che si sono macchiati di tali crimini, nell'ambito delle operazioni internazionali di pace, delle somme relative ai rimborsi corrisposti dall'Onu quale corrispettivo delle prestazioni rese dalle Forze armate, nonché l'esclusione o la sospensione delle stesse da future partecipazioni a operazioni di peacekeeping;
   il Consiglio di sicurezza Onu ha già approvato l'11 marzo 2016 la risoluzione 2272 che prevede il rimpatrio di interi contingenti di caschi blu in caso di accuse di violenze sessuali. Il documento, presentato dagli Stati Uniti, è stato adottato con 14 voti a favore e l'astensione dell'Egitto –:
   se e quali iniziative intenda intraprendere, in qualità di membro non permanente del Consiglio di Sicurezza dell'Onu per il 2017, per sostenere in quella sede l'esigenza di un più serrato controllo sull'operato dei caschi blu e l'effettiva irrogazione, da parte degli Stati coinvolti, di condanne adeguate a coloro che si macchiano dei crimini evidenziati in premessa;
   quali iniziative intenda intraprendere affinché venga incentivata la prassi di denunciare i Paesi di origine dei caschi blu finiti sotto accusa affinché venga data concretezza agli atti del Consiglio di sicurezza dell'Onu, come quello citato in premessa. (5-11197)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 25 maggio 2017
nell'allegato al bollettino in Commissione III (Affari esteri)
5-11197

  Desidero innanzitutto ringraziare l'onorevole interrogante per avere posto una questione che sta particolarmente a cuore al Governo.
  La protezione dei civili, con particolare riguardo alla tutela dei soggetti più vulnerabili come donne e bambini, nei contesti caratterizzati da conflitti armati rappresenta un tradizionale impegno per l'Italia, che è il primo contributore di Caschi Blu tra i Paesi occidentali.
  Quest'anno più che mai, in qualità di membri non permanenti del Consiglio di Sicurezza, siamo attivi per prevenire e punire tali crimini. Le violenze e gli abusi sessuali perpetrati dai Caschi Blu costituiscono infatti un gravissimo tradimento della missione dell'ONU che causa danni irreparabili non solo alle vittime ma anche all'immagine ed all'opera delle Nazioni Unite a sostegno della pace e della sicurezza internazionali.
  Il Governo italiano è stato tra i firmatari originari, nel 2015, dei Principi di Kigali con i quali abbiamo assunto precisi impegni volti ad assicurare i massimi standard professionali ed etici delle nostre truppe e forze di polizia impegnate nelle missioni di pace. Nel settembre scorso, il Sottosegretario Amendola ha ribadito tali impegni in qualità di co-presidente di un evento dedicato ai Principi di Kigali durante la settimana di alto livello di apertura dell'Assemblea Generale dell'ONU, insieme a Paesi Bassi e Ruanda, co-presidenti del Gruppo di Amici della Responsabilità di Proteggere.
  L'Italia, inoltre, è da sempre impegnata sulla tematica dei bambini nei conflitti armati, esprimendo in Consiglio di Sicurezza il nostro sostegno alle attività del Rappresentante Speciale del Segretario Generale per Bambini e Conflitti Armati, Leila Zerrougui, ogni qual volta se ne sia presentata l'occasione. Siamo pronti a lavorare e a sostenere anche la nuova Rappresentante Speciale, Virginia Gamba. Peraltro, già durante il precedente mandato quale membro non permanente del Consiglio di Sicurezza, l'Italia aveva promosso l'inserimento nei mandati delle Operazioni di pace ONU di specifiche disposizioni per la protezione dei bambini.
  Il Governo attribuisce innanzitutto massima priorità al rafforzamento degli strumenti di prevenzione, in particolare attraverso l'addestramento dei Caschi Blu prima del dispiegamento delle missioni. Il Center of Excellence for Stability Police Units (CoESPU) di Vicenza, gestito dall'Anna dei Carabinieri, ha addestrato dal 2006 ad oggi più di 10.000 unità di polizia da dispiegarsi in operazioni di pace, soprattutto provenienti dall'Africa e destinati ad essere dispiegati in quel continente, assicurando speciale attenzione alla lotta agli abusi sessuali da parte dei Caschi Blu.
  I corsi del CoESPU non hanno natura militare, ma sono anzi incentrati sugli aspetti relativi al diritto umanitario, con particolare riferimento alle questioni di genere e all'Agenda Donne, Pace e Sicurezza, alla protezione dei bambini nelle aree di conflitto e alla Rule of Law. È un impegno, quello italiano, in linea con il recente rapporto del Segretario Generale Guterres sulla violenza sessuale legata ai conflitti, che raccomanda agli Stati di formare il personale di peacekeeping sulle tematiche di genere.
  Quando la prevenzione fallisce, l'Italia persegue la politica di tolleranza zero contro gli abusi commessi dai Caschi Blu e la lotta all'impunità, come abbiamo ribadito da ultimo in occasione dei dibattiti aperti dedicati dal Consiglio di Sicurezza al traffico di esseri umani in situazioni di conflitto, lo scorso 15 marzo, ed alla violenza sessuale nei conflitti, il 15 maggio.
  Ciò significa in primo luogo perseguire la responsabilità, ovvero che chi commette questi crimini sia portato davanti alla giustizia e sia punito. Anche a questo fine diamo un contributo sostanziale al rafforzamento delle istituzioni nazionali e dei sistemi di governance dei Paesi contributori di Caschi Blu.
  Siamo inoltre impegnati per affermare questi principi nell'ambito del diritto internazionale, sfruttando la nostra presenza in Consiglio di Sicurezza per inserire richiami specifici all'attuazione della politica della tolleranza zero in occasione dei rinnovi dei mandati delle operazioni di pace e dei regimi sanzionatori, attuando lo spirito della ris. 2272 approvata dal Consiglio di Sicurezza nel 2016 sulla lotta allo sfruttamento ed agli abusi sessuali commessi dai Caschi Blu.
  Infine, vorrei evidenziare in particolare l'iniziativa che il Governo ha intrapreso insieme alla Svezia con riguardo al rinnovo del regime di sanzioni relativo alla Repubblica Centrafricana, che il Consiglio di Sicurezza ha adottato all'unanimità. Nella risoluzione, abbiamo infatti promosso l'inserimento di un criterio sanzionatorio specificamente dedicato alle violenze sessuali e di genere che permetta di rafforzare soprattutto la protezione di donne e bambini. Si tratta di un importante precedente che siamo impegnati a replicare in ogni appropriato contesto.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

violenza sessuale

forza multinazionale

ONU