ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/11073

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 775 del 06/04/2017
Firmatari
Primo firmatario: D'INCA' FEDERICO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 06/04/2017
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
SIBILIA CARLO MOVIMENTO 5 STELLE 06/04/2017


Commissione assegnataria
Commissione: VI COMMISSIONE (FINANZE)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE delegato in data 06/04/2017
Stato iter:
28/07/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 28/07/2017
Resoconto BARETTA PIER PAOLO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
 
REPLICA 28/07/2017
Resoconto D'INCA' FEDERICO MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 06/04/2017

DISCUSSIONE IL 28/07/2017

SVOLTO IL 28/07/2017

CONCLUSO IL 28/07/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-11073
presentato da
D'INCÀ Federico
testo di
Giovedì 6 aprile 2017, seduta n. 775

   D'INCÀ e SIBILIA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze . — Per sapere – premesso che:
   l'attività della Fondazione Cassamarca – continuazione della Cassa di risparmio della Marca Trivigiana – è istituzionalmente preposta, al pari di ogni altra fondazione di origine bancaria, alla promozione dello sviluppo economico e sociale del territorio. Da fonti stampa si apprende che la gestione della medesima, affidata, senza soluzione di continuità da circa 25 anni, all'avvocato trevigiano Dino De Poli abbia ridotto notevolmente le disponibilità economiche della fondazione che ab origine poteva disporre di un patrimonio di ben 1 miliardo di euro –:
   se l'Autorità di vigilanza abbia provveduto a chiedere alla Fondazione Cassamarca la comunicazione di dati e notizie, nonché la trasmissione di atti e documenti al fine di accertare eventualmente:
    irregolarità nella gestione, ovvero violazioni delle norme che disciplinano l'attività delle fondazioni di origine bancaria;
    la conformità della gestione, soprattutto in materia di diversificazione degli investimenti ed adeguatezza delle spese di funzionamento, rispetto agli atti di indirizzo generale ed ai criteri di efficienza e di sana e prudente gestione indicati dalla medesima autorità di vigilanza;
    l'adeguatezza degli investimenti patrimoniali al profilo prudenziale di rischio, previsto dalle disposizioni normative e dal Protocollo di intesa sottoscritto tra il Ministero dell'economia e delle finanze e l'Associazione delle fondazioni e casse di risparmio;
   se la gestione della Fondazione Cassamarca affidata all'avvocato Dino de Poli, senza soluzione di continuità da circa 25 anni, con ben 10 milioni di euro di compensi, sia, sul piano formale e sostanziale, conforme ai divieti normativamente previsti e quali siano le iniziative che l'Autorità di vigilanza intenda assumere al fine di evitare che la gestione delle fondazioni di origine bancaria venga tramandata, senza soluzione di continuità, ai medesimi esponenti per periodi così lunghi e con compensi così elevati. (5-11073)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Venerdì 28 luglio 2017
nell'allegato al bollettino in Commissione VI (Finanze)
5-11073

  Con l'interrogazione in esame, si chiedono chiarimenti relativamente alla vigilanza sulle fondazioni bancarie e in particolare sulla gestione della Fondazione Cassamarca.
  Al riguardo, si evidenzia, preliminarmente, che i principi generali di gestione prudenziale del patrimonio, di cui al decreto legislativo del 17 maggio 1999, n. 153, hanno trovato una loro specifica delineazione nel Protocollo di intesa MEF-ACRI, richiamato anche dagli onorevoli interroganti, sottoscritto in data 22 aprile 2015.
  Il Protocollo, definito sulla base del complessivo impianto normativo in materia, recato da detto decreto legislativo ed ancor prima dalla cosiddetta legge «Ciampi» (legge 23 dicembre 1998, n. 461), ne chiarisce la portata operativa e si pone l'obiettivo di rafforzare la governance ed i processi gestionali delle fondazioni, individuando i criteri a cui le stesse debbano conformare i propri comportamenti.
  Le fondazioni di origine bancaria hanno quindi provveduto, a loro volta, a recepire nei rispettivi statuti i contenuti sanciti nel Protocollo e a predisporre i presidi operativi per l'attuazione, tra l'altro, delle disposizioni in tema di diversificazione, indebitamento e imprese strumentali.
  Ciò premesso, per corrispondere nello specifico alle richieste degli onorevoli interroganti, per quanto attiene alla gestione patrimoniale, si evidenzia come la Fondazione Cassamarca si sia avvalsa nel passato anche di strumenti finanziari derivati, che sono stati oggetto di esame da parte dell'Autorità di vigilanza.
  Infatti, già alla fine del 2008, il Ministero dell'economia e delle finanze, tenuto anche conto delle note vicende che hanno interessato i mercati finanziari, chiese alla Fondazione Cassamarca, ai sensi del richiamato decreto legislativo, una serie di elementi informativi di natura patrimoniale concernenti, tra l'altro, la eventuale detenzione diretta di strumenti finanziari derivati per fini diversi da quelli di copertura del rischio e di obbligazioni strutturate o di altri investimenti illiquidi o di natura speculativa, utile ai fini di una più completa rappresentazione dell'andamento della situazione finanziaria e della sua influenza sulla consistenza del patrimonio.
  In tale occasione, l'Ente, fu richiamato a porre particolare attenzione alle disposizioni sull'osservanza dei criteri prudenziali di rischio, nell'amministrazione del patrimonio in quanto dalla ricognizione è emerso che talune tipologie di investimenti in strumenti finanziari derivati non erano sempre compatibili con i vincoli sanciti dal più volte citato decreto legislativo n. 153/1999, né con la natura e gli scopi delle fondazioni di origine bancaria.
  Quanto precede è stato evidenziato alla Fondazione Cassamarca con varie comunicazioni a seguito di successivi approfondimenti di istruttoria, dopo i quali è stato chiesto all'Ente di astenersi dall'effettuare ulteriori investimenti in strumenti derivati con finalità diverse dalla copertura del rischio, di trasmettere una rendicontazione periodica circa gli sviluppi delle operazioni in derivati in essere e di fornire evidenza in ordine ai provvedimenti di carattere organizzativo adottati dall'Ente, al fine di ridurre i rischi nella gestione del patrimonio.
  La Fondazione, a seguito della posizione reiteratamente rappresentata dal MEF, ha assicurato di aver attivato un piano di riduzione delle esposizioni in derivati, manifestando altresì il proprio impegno a non avvalersi per il futuro di strumenti finanziari «non tradizionali» o caratterizzati da alta volatilità.
  La politica perseguita negli ultimi cinque anni di forte riduzione del rischio correlato alle opzioni put in portafoglio, ha portato, come risulta dal Bilancio dell'esercizio 2015, alla chiusura dei contratti aperti.
  Sempre in relazione all'utilizzo di derivati, si evidenzia come il Protocollo d'Intesa abbia disciplinato sia la nozione di derivati ammissibili, ossia quelli utilizzati con finalità di copertura oppure in operazioni in cui non siano presenti rischi di perdite patrimoniali, sia le modalità di rendicontazione degli stessi. In particolare, per quanto riguarda tale ultimo aspetto, a partire dal Bilancio di esercizio 2016, le fondazioni sono tenute a fornire informazioni, sia di natura qualitativa (ad esempio, tipologia di contratti negoziati, illustrazione della relazione fra lo strumento di copertura e il rischio coperto) sia quantitativa (ad esempio, valore nozionale, plus/minusvalori non iscritti in conto economico), relative alle operazioni effettuate nell'esercizio di riferimento del bilancio nonché a quelle in essere alla data della sua chiusura, ivi incluse quelle incorporate in strumenti finanziari e quelle perfezionate nell'ambito delle gestioni di portafogli.
  In riferimento poi agli investimenti immobiliari effettuati nel corso degli anni dalla Fondazione, la stessa ha evidenziato come la loro natura di assets non generatori di redditi ma di costi, costituisce un disequilibrio tra costi e ricavi, attualmente caratterizzante la struttura economica dell'Ente.
  La Fondazione ha dovuto, quindi, effettuare alcune scelte finalizzate ad un maggiore contenimento dei costi e ad una razionalizzazione delle risorse disponibili che hanno portato, tra l'altro, alla liquidazione della società strumentale Pedemontana S.r.l. ed alla fusione per incorporazione della società strumentale Civibus S.p.a in Appiani 1 S.r.l.
  La Fondazione ha reso altresì noto, nel Documento di Programmazione Annuale, che anche nel 2017 sarà impegnata nella dismissione di alcuni cespiti immobiliari, ritenuti non più strategici alla realizzazione dei fini statutari.
  In particolare, l'Ente si propone di realizzare i seguenti obiettivi:
   proseguire e attuare il piano di alienazioni immobiliari finalizzato alla cessione dei compendi immobiliari ritenuti non più strategici alla realizzazione dei propri fini statutari, favorendo così la riduzione delle esposizioni finanziarie;
   proseguire ed attuare il piano di messa a reddito di alcuni beni immobili non più strumentali, ma ritenuti strategici per la loro posizione e/o per la loro funzione, tenendo presente anche le aspettative e le esigenze della comunità di riferimento;
   mantenere le altre strutture, senza interventi immobiliari di rilievo.

  Sempre con riferimento alla gestione del patrimonio, il Protocollo MEF-ACRI reca una particolare disciplina volta ad assicurare un adeguato grado di diversificazione degli investimenti introducendo all'articolo 2, comma 4, un limite alla concentrazione degli stessi nei confronti di una società e del gruppo di cui fa parte, pari ad un terzo dell'attivo di bilancio a fair value. Quanto precede richiede alle fondazioni di verificare periodicamente il rispetto della soglia e, in caso di superamento, attivare la relativa procedura di dismissione.
  Al riguardo è stato verificato che l'esposizione della Fondazione Cassamarca verso la Società Bancaria Conferitaria Unicredit S.p.a. risulta in linea con il limite stabilito dal Protocollo di Intesa.
  Per quanto attiene alla conservazione del patrimonio, si sottolinea, inoltre, come il Protocollo di Intesa vieti alle Fondazioni di indebitarsi, in ogni forma, salvo il caso di temporanee e limitate esigenze di liquidità dovute allo sfasamento temporale tra uscite di cassa ed entrate certe per data ed ammontare. In ogni caso, l'esposizione debitoria complessiva non può superare il dieci per cento della consistenza patrimoniale.
  È stato appositamente previsto, inoltre, che le Fondazioni che alla data di sottoscrizione del Protocollo abbiano un'esposizione debitoria, debbano predisporre un programma di rientro in un arco temporale massimo di cinque anni.
  Si evidenzia, altresì, che in attuazione dei principi in tema di indebitamento, la Fondazione ha provveduto a sottoscrivere un nuovo contratto di finanziamento, in sostituzione delle posizioni preesistenti, con condizioni sensibilmente migliorative prevedendo l'estinzione della posizione debitoria entro il termine previsto dal Protocollo.
  Con riferimento alle spese di funzionamento, nell'ultimo decennio si è assistito ad una progressiva riduzione degli oneri di gestione e, in particolare, dei compensi e rimborsi agli organi statutari.
  Per quanto riguarda specificamente il bilancio di esercizio per il 2016, la Fondazione ha rappresentato preliminarmente di aver proseguito nella politica di contenimento delle spese che ha portato ad un dimezzamento dei costi di gestione ordinaria della Fondazione. In particolare, si rileva che dal 2010 al 2016 detti costi si sono ridotti del 53,06 per cento, passando da euro 8.289.976 a euro 3.890.806.
  Inoltre, risulta che la somma complessiva corrisposta al Presidente e ai componenti del Consiglio di Amministrazione, dell'Organo di Indirizzo e dell'Organo di controllo sia in linea con i parametri del Protocollo di intesa.
  Per quanto attiene al quadro economico patrimoniale dell'Ente nel 2016, si rende noto quanto segue.
  L'Ente Cassamarca ha chiuso con un disavanzo pari a – euro 6.457.666.
  Rispetto al Documento Programmatico Previsionale 2016, che ipotizzava un avanzo di esercizio di Euro 1.489.712 ante accantonamenti, si registra uno scostamento negativo per Euro 7.947.378, determinato da minori entrate finanziarie e dall'imputazione a conto economico della valutazione mark to market negativa riferita alle posizioni in essere in opzioni call sui titoli della Conferitaria.
  A tale ultimo riguardo, si evidenzia che l'Ente ha provveduto anche a comunicare aggiornamenti in ordine alle strategie di investimento ed, in particolare, sulla partecipazione detenuta nella Società Bancaria Conferitaria Unicredit S.p.a.
  Nell'ambito delle istruttorie di controllo in corso, sono stati richiesti da parte del MEF anche ulteriori chiarimenti nel merito di alcune tipologie di contratti in essere, in riscontro ai quali l'Ente ha riferito che tali contratti sono conformi alle tipologie di investimento previste dal Protocollo d'Intesa MEF-ACRI, dichiarazione, confermata dal Collegio Sindacale.
  Quest'ultimo ha altresì rappresentato che le posizioni in esame, stante la previsione del Protocollo di Intesa, si configurano, peraltro, in corso di progressiva estinzione.
  Nelle «Considerazioni Conclusive» del Bilancio di Missione è relazionato testualmente, tra l'altro, che: «L'esercizio 2016, purtroppo, ha registrato una contrazione delle entrate derivante principalmente dal ribasso generalizzato del mercato finanziario con particolare riferimento al settore bancario italiano che è stata compensata solo parzialmente dalla riduzione dei costi di funzionamento della Fondazione e delle sue società strumentali. Questo sottolinea la necessità da parte degli Organi deliberanti di procedere con ancora maggiore celerìtà nel percorso finalizzato al riequilibrio economico e finanziario che non può non passare attraverso l'ulteriore riduzione delle uscite anche alla luce dell'esaurimento del Fondo per l'attività erogatrice istituzionale e che consentano all'Ente di realizzare un'inversione di tendenza finalizzata alla ricostituzione di un Fondo per l'attività erogatrice istituzionale».
  Nella Relazione del Collegio dei Sindaci è riferito che «i fondi erogativi si sono esauriti nel corso del 2016 e si raccomanda la periodica e tempestiva verifica dell'andamento dell'attività gestionale al fine sia della capacità erogativa sia della corretta e puntuale osservanza delle norme relative alla conservazione del patrimonio ed all'impiego a fini reddituali delle sue componenti immateriali, materiali e finanziarie».
  Rispetto al 31 dicembre 2015, il Patrimonio netto dell'Ente è diminuito di euro 7.746.679, risultando pari a euro 494.186.036. Al riguardo, nel Bilancio di Missione si legge che «Al netto dei debiti del Gruppo, e considerando il valore attuale del titolo Unicredit, degli altri asset finanziari nonché della componente immobiliare, si può ritenere che il patrimonio reale della Fondazione sia significativamente inferiore rispetto a quanto iscritto a Bilancio».
  Alla luce di quanto precede, il MEF, quale Autorità di vigilanza, sta svolgendo un'attività di monitoraggio anche attraverso un dialogo costante con l'Ente e con il Collegio Sindacale dello stesso, al fine di garantire un più ampio controllo in ordine alla sana e prudente gestione dell'Ente.
  Con riferimento, infine, alla posizione e ai mandati svolti dal Presidente Avv. Dino de Poli nell'ambito della stessa Fondazione, si evidenzia che il decreto ministeriale n. 150 del 2004, recante il Regolamento in materia di disciplina di fondazioni bancarie, all'articolo 7 ha disposto che: «il mandato degli organi di indirizzo e di amministrazione in carica all'entrata in vigore del presente regolamento non viene computato ai fini del limite di mandato di cui all'articolo 4, comma 1, lettera i) del decreto legislativo 17 maggio 1999, n. 153».
  Tale normativa ha consentito di prolungare per ulteriori anni il mandato svolto dai componenti gli organi delle Fondazioni bancarie.
  Nel caso in questione, si fa presente, comunque, che il Presidente de Poli svolge attualmente il mandato 2012-2018, al termine del quale non sarà più eleggibile né come Presidente né come membro di qualunque organo dell'Ente, in base ai criteri sanciti nel Protocollo del 2015.
  Ed anche quest'ultimo aspetto dà l'evidenza di come l'attuale situazione della Fondazione sia la risultante di varie operazioni poste in essere in anni passati, i cui aspetti critici, richiamati anche dagli onorevoli interroganti, si ritiene siano stati e siano tutt'ora puntualmente affrontati dall'Autorità di vigilanza e, alla luce dei principi operativi vigenti, non risultino oggi più ammissibili.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

spese di funzionamento

sviluppo sociale

sicurezza e sorveglianza