ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/11046

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 774 del 05/04/2017
Firmatari
Primo firmatario: GALGANO ADRIANA
Gruppo: CIVICI E INNOVATORI
Data firma: 05/04/2017
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MENORELLO DOMENICO CIVICI E INNOVATORI 05/04/2017
MOLEA BRUNO CIVICI E INNOVATORI 05/04/2017
OLIARO ROBERTA CIVICI E INNOVATORI 05/04/2017


Commissione assegnataria
Commissione: II COMMISSIONE (GIUSTIZIA)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
  • MINISTERO DELL'INTERNO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 05/04/2017
Stato iter:
16/05/2017
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 05/04/2017

RITIRATO IL 16/05/2017

CONCLUSO IL 16/05/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-11046
presentato da
GALGANO Adriana
testo di
Mercoledì 5 aprile 2017, seduta n. 774

   GALGANO, MENORELLO, MOLEA e OLIARO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
   quello di Lidia Vivoli, 45enne palermitana, ex hostess di Wind Jet, è un femminicidio mancato. Il 25 giugno 2012, il suo compagno di allora l'ha quasi uccisa, cavandosela con una condanna piuttosto lieve (quattro anni e 6 mesi), considerata la gravità delle accuse (tentato omicidio e sequestro di persona), grazie al patteggiamento;
   è lei stessa che racconta al Corriere della Sera cosa successe quella terribile notte: «Da tempo tra noi c'erano problemi. Era gelosissimo, ogni appuntamento pensava che celasse un tradimento. Poi non lavorava e praticamente ero io a mantenerlo. Quella notte, dopo l'ennesima discussione, andò in bagno e qualche minuto dopo tornò con una padella di ghisa. Cominciò a colpirmi fino a rompermela in testa. Poi afferrò le forbici e mi colpì al ventre e alla coscia. Lottai, cercai di resistere, ma lui mi tenne immobilizzata per tre ore. Mi liberò solo con la promessa che non lo avrei denunciato»;
   Lidia trova il coraggio di andare dai carabinieri e di raccontare tutte le violenze subite. Ma la denuncia non è sufficiente per liberarsi di quell'incubo. «Cinque mesi dopo l'arresto ottenne i domiciliari – ricorda la donna – cominciò a mandarmi messaggi su Facebook. Un giorno me lo ritrovai davanti. Mi disse che voleva tornare con me, che lo stavo rovinando, che me l'avrebbe fatta pagare»;
   l'uomo torna dietro le sbarre per avere evaso i domiciliari, ma ormai la sua pena sta per scadere. E l'ex hostess è terrorizzata all'idea che lui torni a cercarla per ucciderla. «Me l'ha giurata. Lui non si rassegna, non si è mai rassegnato. Mi ha detto in faccia che appena fuori me la farà pagare. Temo che possa uccidermi», è l'appello angosciato della donna;
   lei vive nel palermitano, a Bagheria, lui a Terrasini ad appena 50 chilometri di distanza. Ora la 45enne si è ricostruita una vita: ha un nuovo compagno e due gemelli di un anno. In questi anni, è sempre stata in prima linea a denunciare le violenze sulle donne, ha tenuto convegni e incontri nelle scuole per sensibilizzare i giovani sul tema. Ora che il suo aguzzino sta per essere rilasciato, però, si sente abbandonata dallo Stato;
   Lidia non sa nemmeno in che giorno esatto l'ex compagno verrà rimesso in libertà ed è costretta a cercare di calcolarlo da sola. «Visto che le vittime non hanno diritto nemmeno a sapere quando esce il proprio aguzzino, dobbiamo essere noi a fare i conteggi – si lamenta la donna –. Lui è stato condannato a 4 anni e 6 mesi e la sua pena teoricamente finisce a novembre. Considerando però i premi di 45 giorni ogni sei mesi e una probabile penalizzazione per una evasione dai domiciliari, prevedo che torni libero tra maggio e luglio»;
   Lidia non si dà pace e chiede di non essere lasciata sola, ma le istituzioni sembrano non ascoltarla. «Non gli mettono neanche un braccialetto elettronico per capire quando sono in pericolo. I carabinieri mi hanno detto: “Se lo dovesse vedere ci avvisi tempestivamente”»;
   il nostro ordinamento non prevede, in questa fase, alcun divieto di avvicinarsi alla persona offesa ed ai luoghi abitualmente frequentati dalla vittima –:
   se i Ministri interrogati non intendano adottare rapide e opportune iniziative finalizzate a colmare il vulnus normativo denunciato in premessa e rendere più efficiente e preparato il sistema giudiziario nella protezione delle donne vittime di tali efferate violenze (una volta che l'assalitore, scontata la pena e rimesso in libertà, torna ad essere una potenziale minaccia per le stesse che potrebbero non scamparla una seconda volta), equiparandole a quelle di mafia e terrorismo.
(5-11046)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

condizione della donna

personale di bordo

regime penitenziario