ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/09630

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 682 del 29/09/2016
Firmatari
Primo firmatario: FALCONE GIOVANNI
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 29/09/2016


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 29/09/2016
Stato iter:
15/06/2017
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 15/06/2017
Resoconto DELLA VEDOVA BENEDETTO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE)
 
REPLICA 15/06/2017
Resoconto FALCONE GIOVANNI PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 29/09/2016

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 30/05/2017

DISCUSSIONE IL 15/06/2017

SVOLTO IL 15/06/2017

CONCLUSO IL 15/06/2017

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-09630
presentato da
FALCONE Giovanni
testo di
Giovedì 29 settembre 2016, seduta n. 682

   FALCONE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale . — Per sapere – premesso che:
   il 25 settembre 2016, gli elettori del Ticino hanno deciso di approvare il referendum antitransfrontalieri, premiando l'iniziativa popolare «Prima i nostri» della destra nazionalista Udc che ha ottenuto il 58 per cento di consensi;
   con l'approvazione del referendum si stabilisce «di privilegiare sul mercato del lavoro, a qualifiche simili, i lavoratori che vivono sul territorio rispetto a coloro che vengono dall'estero»;
   si chiede, inoltre, che «nessun cittadino del territorio del Ticino venga licenziato a seguito di una decisione discriminatoria di sostituzione della manodopera indigena con quella straniera (effetto di sostituzione) oppure debba accettare sensibili riduzioni di salario a causa dell'afflusso indiscriminato della manodopera estera (dumping salariale)», mentre «nelle relazioni con i Paesi limitrofi» le autorità dovrebbero modulare «il mercato del lavoro in base alle necessità di chi vive sul territorio del Cantone»;
   i promotori del referendum chiedono ora una modifica della Costituzione ticinese che deve essere autorizzata dal Governo della Confederazione Svizzera;
   il Consiglio di Stato ticinese – l'esecutivo cantonale – ha ricordato i problemi di applicazione di «Prima i nostri», ma ha annunciato che verrà «costituito un gruppo di lavoro per elaborare un testo di legge che applichi il nuovo articolo costituzionale»;
   la Svizzera non è uno Stato membro dell'Unione europea, ma persegue la sua politica europea sulla base di accordi settoriali bilaterali, beneficiando dell'accesso al mercato dell'Unione e dovendo, quindi, sottostare e riconoscerne le libertà fondamentali, tra cui la libertà di circolazione;
   la portavoce della Commissione europea Margaritis Schinas, ha ricordato, nei giorni scorsi, che il risultato «non renderà più facili i negoziati già in corso» e il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker ha più volte chiarito che le quattro libertà fondamentali del mercato unico sono inseparabili, per ribadire che, nel contesto svizzero, la libertà di circolazione dei lavoratori è fondamentale;
   intanto, però, noncurante dei moniti della Commissione europea, una parte significativa dei cittadini della Confederazione svizzera ha ribadito il suo orientamento sul tema, tanto che il referendum approvato, segue all'approvazione di un altro referendum del febbraio 2014 «contro l'immigrazione di massa», col quale si è stabilito che entro tre anni la Confederazione svizzera dovrà fissare dei tetti massimi per i permessi di dimora e contingenti annuali per tutti gli stranieri, calcolati in funzione dei bisogni dell'economia; sul mercato del lavoro la preferenza sarà data agli svizzeri e i trattati internazionali contrari a queste regole, come l'Accordo di libera circolazione delle persone con l'Unione europea (UE) dovranno essere rinegoziati;
   di recente, inoltre, le autorità del Ticino hanno imposto l'obbligo di presentare il casellario giudiziale per il rilascio dei permessi di dimora e di lavoro, per cui l'Italia ha già chiesto alla Commissione europea di avviare una procedura di infrazione contro la Svizzera;
   sempre in Ticino è stata bocciata l'iniziativa «Basta con il dumping salariale», promossa da uno schieramento di sinistra per fronteggiare le polemiche su un livello medio più basso dei salari dei frontalieri;
   ogni giorno oltre 60 mila persone arrivano nel Cantone svizzero dall'Italia; in Svizzera vivono circa 600 mila italiani e tra l'Italia e la Svizzera c’è una lunga frontiera che rappresenta una delle porte verso il nord e il mercato unico;
   da un articolo di Repubblica Economia e Finanza si apprende che l'IRE, l'Istituto di ricerche economiche dell'università della Svizzera italiana di Lugano, su mandato del Parlamento ticinese e del Ministero delle finanze elvetico ha condotto un'approfondita ricerca frutto di un'indagine realizzata su 328 aziende; dalla suddetta ricerca emergerebbe che tra i principali motivi di assunzione di frontalieri spiccano «le carenze di competenze fra i residenti» e che «il reclutamento di lavoratori stranieri, da parte delle aziende ticinesi, è dovuto al fatto che il candidato straniero ha semplicemente mostrato il profilo più adatto per il posto da ricoprire»;
   nonostante, quindi, un forte apprezzamento dei lavoratori stranieri, e quindi italiani, da parte delle aziende ticinesi derivante dall'elevata professionalità degli stessi, la direzione politico-sociale verso cui il Ticino, ma anche l'intera Svizzera, si sta orientando sembra, invece, manifestare una sempre più crescente insofferenza verso tali lavoratori ma, in particolar modo, verso i lavoratori italiani, rilevato che il maggior numero di frontalieri viene proprio dal nostro Paese;
   l'applicazione del voto referendario potrebbe avere delle gravissime ripercussioni sui lavoratori frontalieri italiani e causare, di conseguenza, una grave frattura con la Confederazione che potrebbe inficiare anche i vantaggi derivanti da accordi Unione europea-Svizzera –:
   quali siano le iniziative che il Governo intende adottare nei confronti della Confederazione svizzera per fronteggiare le suddette misure che appaiono in contrasto con l'accordo europeo sulla libera circolazione delle persone del 1999, manifestamente discriminatorie nei confronti dei lavoratori italiani e in contraddizione con lo stato delle relazioni bilaterali;
   quali siano le iniziative che il Governo intende adottare affinché venga promossa da parte dell'Unione europea un'azione mirata nei confronti della Confederazione svizzera tesa al riconoscimento della libera circolazione, della parità di trattamento e della protezione sociale dei lavoratori frontalieri nell'Unione europea;
   quali iniziative concrete intenda adottare il Governo per tutelare, con immediato effetto, i lavoratori frontalieri italiani. (5-09630)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 15 giugno 2017
nell'allegato al bollettino in Commissione III (Affari esteri)
5-09630

  Il primo punto sollevato dall'On. Interrogante riguarda le possibili conseguenze del referendum «Prima i nostri», svoltosi nel Canton Ticino il 25 settembre dello scorso anno. All'indomani del voto referendario, l'Ambasciatore della Confederazione Svizzera a Roma è stato ricevuto alla Farnesina per spiegare contenuto ed effetti del voto cantonale. Secondo quanto fatto presente dall'Ambasciatore, l'iniziativa popolare impegnerebbe il Gran Consiglio del Canton Ticino ad adottare disposizioni che sarebbero incompatibili sia con il diritto svizzero che con l'Accordo sulla libertà di circolazione delle persone firmato con l'UE nel 1999. Pertanto, eventuali modifiche della costituzione cantonale o norme di attuazione dell'esito referendario non potrebbero essere confermate dal Parlamento federale, cui spetta il giudizio di legittimità. Allo stato attuale, quindi, il referendum non dovrebbe avere conseguenze pratiche negative per i nostri lavoratori frontalieri. Naturalmente, il Governo si riserva di monitorare la situazione per verificare tale scenario.
  Per quanto riguarda il referendum «contro l'immigrazione di massa» del 9 febbraio 2014, esso ha determinato l'introduzione nella Costituzione svizzera di un nuovo articolo (l'articolo 121) che ha imposto l'adozione di disposizioni limitative dell'immigrazione, potenzialmente in contrasto con il predetto accordo UE-Svizzera del 1999. Grazie anche all'impulso dato dall'Italia, Berna e Bruxelles hanno intrapreso un lungo dialogo per rendere coerente l'esito referendario con il principio della libera circolazione dei cittadini UE.
  Il 16 dicembre 2016 il Parlamento svizzero ha approvato la legge di attuazione delle disposizioni costituzionali in materia migratoria. Il testo approvato prevede che il Consiglio federale, sentiti i Cantoni e le parti sociali, possa adottare misure limitate nel tempo atte ad esaurire il potenziale della forza lavoro in Svizzera. Il Consiglio inoltre, anche su proposta dei singoli Cantoni in caso di «problemi gravi, in particolare legati ai frontalieri», potrà sottoporre all'Assemblea Federale misure supplementari. Resta il fatto che ogni eventuale decisione in materia dovrà essere approvata dal Consiglio federale e sottoposta al Comitato Misto UE-Svizzera, come previsto dall'Accordo UE-Svizzera del 1999.
  La Farnesina intende comunque monitorare – assieme alle Istituzioni europee – le modalità con le quali la legge sarà applicata. Le Autorità svizzere stanno attualmente lavorando al decreto esecutivo della nuova legge sugli stranieri: il Consiglio federale sta procedendo ad elaborare il testo del decreto attuativo, a cui seguirà la consultazione pubblica e l'emanazione del decreto attuativo da parte del Governo. Il passaggio in Comitato misto UE-Svizzera è previsto dopo l'emanazione del decreto.
  Il Governo continua altresì a monitorare, sia singolarmente che in ambito UE, il rispetto da parte svizzera dell'Accordo sulla libera circolazione delle persone e del diritto UE. Come ricordato dall'On. interrogante, il Canton Ticino aveva introdotto misure volte a rendere obbligatoria per i lavoratori frontalieri la produzione del casellario giudiziale e del certificato dei carichi pendenti per ottenere i permessi di dimora e di lavoro.
  Tali questioni sono state seguite lungo un doppio canale. La Farnesina si era attivata sin da subito presso il Governo di Berna, convocando una prima volta nel 2015 l'Ambasciatore svizzero per esprimere preoccupazione per il grave carattere discriminatorio delle due misure; e una seconda volta – dopo che nel frattempo la misura concernente i carichi pendenti era stata rimossa nel novembre 2015 – lo scorso 4 aprile, per chiedere di pervenire nel più breve tempo possibile al superamento delle procedure di controllo del casellario giudiziario. La sua revoca è stata posta dall'Italia come condizione necessaria per la firma (caldeggiata da parte svizzera) del nuovo Accordo sul trattamento fiscale dei lavoratori frontalieri parafato a dicembre 2015.
  A livello politico, la questione è stata sollevata in numerosi colloqui, anche al più alto livello dal Presidente Gentiloni con la Presidente della Confederazione svizzera. Io stesso ho avuto incontri il 20 febbraio 2017 con l'allora Presidente del Consiglio di Stato del Canton Ticino, Beltraminelli; inoltre, il 24 maggio, mi sono recato a Bellinzona per incontrare il Presidente Bertoli e una delegazione del Consiglio di Stato, dopo che il giorno precedente ero stato a Berna per colloqui presso il locale Ministero degli affari esteri. A Bellinzona ho sottolineato le nostre aspettative affinché il rapporto con il Canton Ticino sia un moltiplicatore delle eccellenti relazioni tra l'Italia e la Confederazione Elvetica, anche con la revisione di misure di carattere discriminatorio come quella relativa al casellario giudiziale.
  Mercoledì 7 giugno il Consiglio di Stato del Ticino ha annunciato, in relazione alla firma dell'accordo sulla fiscalità dei frontalieri, di aver deciso di riorientare la misura relativa alla presentazione obbligatoria del casellario giudiziale, che verrà sostituita da un nuovo sistema che prevede, oltre all'autocertificazione, la presentazione del certificato penale su base volontaria. Si tratta di un passo che sembra andare nella giusta direzione.
  Vorrei concludere assicurando che continueremo a seguire attentamente gli sviluppi della questione e a vegliare affinché siano tutelati i lavoratori frontalieri italiani in Svizzera.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

libera circolazione delle persone

lavoratore frontaliero

relazioni internazionali