ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/09146

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 653 del 13/07/2016
Firmatari
Primo firmatario: PILI MAURO
Gruppo: MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO
Data firma: 13/07/2016


Commissione assegnataria
Commissione: IX COMMISSIONE (TRASPORTI, POSTE E TELECOMUNICAZIONI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE delegato in data 13/07/2016
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 13/07/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-09146
presentato da
PILI Mauro
testo di
Mercoledì 13 luglio 2016, seduta n. 653

   PILI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico . — Per sapere – premesso che:
   Poste Italiane è di fatto nata durante il Regno di Sardegna come ente pubblico che gestiva in monopolio i servizi postali e telegrafici per conto dello Stato, dopo l'unificazione le Poste hanno inglobato anche le aziende di servizi postali dei regni annessi;
   ora Poste Italiane spa, con piano unilaterale di riorganizzazione del servizio postale, sta mettendo in campo un piano inaccettabile di chiusura di numerosi piccoli uffici dislocati nel complesso e articolato territorio sardo;
   un piano che prevede l'accorpamento di due o più uffici e la soppressione dei cosiddetti centri secondari di distribuzione;
   a questo si aggiunge la chiusura in toto di numerosi sportelli postali;
   la chiusura degli sportelli soprattutto nei piccoli comuni della Sardegna andrebbe ad incidere su una situazione già gravemente provata dalla cancellazione di importanti servizi dal territorio;
   nelle piccole realtà sarde lo sportello postale è rimasto uno dei pochi presidi pubblici esistente;
   tale piano determinerebbe infiniti disservizi, disagi gravosissimi per tanti utenti, spesso anziani, e perdita di qualità nella prestazione del servizio;
   a questo si aggiunge la condizione insulare della Sardegna che costituisce di per se un consolidato handicap nella gestione del servizio postale;
   è notorio che i tempi del recapito in Sardegna sono gravati in modo rilevante proprio dalla condizione insulare e per molti centri dalle condizioni precarie di mobilità interna;
   Poste Italiane per le sue dimensioni, i suoi asset strategici e i suoi primati produttivi svolge da sempre un'autentica funzione sociale; funzione sociale — hanno ribadito i sindacati unitariamente — che costituisce un elemento imprescindibile di garanzia e sviluppo all'interno del sistema Paese e delle relazioni che intercorrono tra azienda, istituzioni, cittadini, e corpi intermedi. In una parola, tutte le decisioni, politiche e di mercato, che attengono a Poste Italiane attengono anche, inevitabilmente, ai cittadini e alle loro tutela;
   per questo, le recenti decisioni, l'una di matrice aziendale attinente alla riorganizzazione del settore PCL, e l'altra di matrice governativa attinente al piano di privatizzazione di Poste, impongono un necessario bilanciamento di interessi tra esigenze di mercato e tutela della funzione sociale dell'azienda;
   è indispensabile che venga mantenuto e rafforzato un equilibrio tra assetti proprietari, iniziativa economica e funzione sociale come principio fondamentale di indirizzo;
   il processo di privatizzazione di Poste Italiane, inevitabilmente, impatta sul servizio pubblico e sociale svolto dall'azienda;
   è necessario un equilibrio con appositi pesi e contrappesi, atti a bilanciare le esigenze di mercato con le esigenze sociali e, per realizzare questo scopo primario, è necessario un dibattito pubblico che coinvolga le regioni, il Governo, azienda e parti sociali;
   a fronte di numerosi e reiterati appelli in tal senso da parte delle organizzazioni sindacali, ad oggi ciò non è ancora avvenuto: le recenti decisioni del Consiglio dei ministri mutano completamente gli assetti proprietari di Poste Italiane, marginalizzando gravemente il controllo pubblico sulla stessa;
   il processo di privatizzazione è andato avanti senza che si sia aperto un reale confronto sul futuro di quella che è la più grande infrastruttura di cui è dotato il sistema produttivo italiano;
   sono in gioco migliaia di posti di lavoro, competenze, tecnologie, 500 miliardi di euro l'anno di risparmi dei cittadini, la stessa coesione sociale e territoriale del Paese;
   occorre che tutto questo sia di assoluta evidenza pubblica;
   la quotazione in borsa di Poste Italiane, a giudizio dell'interrogante, è stata — al contrario di quanto il rispetto dei principi fondamentali sulla socialità del servizio imponeva — la classica operazione di cassa finalizzata ad abbattere il debito pubblico di insignificanti decimali attraverso un trasferimento di quote di proprietà tra gli altri fondi speculativi che, con la storica mission aziendale e con la sua vocazione sociale, hanno poco o nulla a che fare;
   lo Stato, cedendo le azioni, incorrerà in una perdita secca ed irreparabile non incassando più la cedola annuale versata da Poste;
   basti pensare che le dismissioni della prima tranche di azioni ha già significato una perdita di 157 milioni per le casse dello Stato nel 2015;
   devono essere garantiti tre fondamentali funzioni:
    1) la funzione svolta da Poste Italiane per la coesione territoriale e sociale;
    2) l'unitarietà del gruppo Poste Italiane e la tenuta occupazionale;
    3) la strategicità degli asset di Poste Italiane per l'economia del sistema Paese che necessitano di governo ed investimenti pubblici;
   l'attuale sistema di riorganizzazione di Poste comunicazione e logistica sancito con l'accordo del 25 settembre 2015, non funziona; non funziona perché non riesce a garantire la socialità del servizio e i livelli occupazionali che servono per consegnare adeguatamente la posta senza far saltare in un soffio i perimetri delle mansioni dei lavoratori, la loro sicurezza e la loro dignità;
   l'accordo del 25 settembre 2015 è stato un tentativo di equilibrare, sulla carta, esigenze di riorganizzazione aziendale con il diritto dei cittadini a ricevere la posta e il diritto dei lavoratori postali a svolgere con correttezza e serenità il proprio lavoro;
   è stato il primo tentativo di un lungo percorso soggetto a controlli in itinere e, proprio a seguito di quei controlli in itinere, dopo aver provato, con senso di responsabilità, ad attuare quei difficili equilibri, oggi si può dire — superati i margini di sperimentazione — che quel modello di riorganizzazione è inapplicato e non produce l'efficienza e l'efficacia prevista e poiché l'inadeguatezza dell'applicazione ormai è un dato di fatto, va riaperto il confronto sull'accordo del 25 settembre 2015;
   occorre configurare l'ufficio postale in toto quale presidio ed interfaccia tra cittadino e pubblica Amministrazione, strumento necessario per le sfide proposte dalla digitalizzazione del Paese;
   le recenti impostazioni aziendali, infatti, hanno fatto registrare un'innegabile tendenza a concentrarsi sempre più esclusivamente sui dettami assoluti del mercato, senza idonei bilanciamenti atti a favorire il rilancio delle aree meno sviluppate rendendo disponibili tecnologie, piattaforme, servizi –:
   se il Governo non intenda assumere iniziative per bloccare quelle che l'interrogante giudica procedure di privatizzazione «selvaggia» delle Poste Italiane;
   se non si intenda rilanciare anche la funzione sociale a servizio del cittadino e del territorio;
   se non si intenda promuovere un confronto serrato con tutti i protagonisti della società per meglio rafforzare il percorso condiviso e sociale e della società.
(5-09146)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

servizio postale

privatizzazione

ruolo sociale