ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/08369

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 605 del 11/04/2016
Firmatari
Primo firmatario: CIPRINI TIZIANA
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 11/04/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
TRIPIEDI DAVIDE MOVIMENTO 5 STELLE 11/04/2016
COMINARDI CLAUDIO MOVIMENTO 5 STELLE 11/04/2016
CHIMIENTI SILVIA MOVIMENTO 5 STELLE 11/04/2016
LOMBARDI ROBERTA MOVIMENTO 5 STELLE 11/04/2016
DALL'OSSO MATTEO MOVIMENTO 5 STELLE 11/04/2016


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI delegato in data 11/04/2016
Stato iter:
19/04/2016
Fasi iter:

RITIRATO IL 19/04/2016

CONCLUSO IL 19/04/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-08369
presentato da
CIPRINI Tiziana
testo di
Lunedì 11 aprile 2016, seduta n. 605

   CIPRINI, TRIPIEDI, COMINARDI, CHIMIENTI, LOMBARDI e DALL'OSSO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Per sapere – premesso che:
   l'articolo 45 della Costituzione afferma che «la Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. La legge ne promuove e favorisce l'incremento con i mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità»;
   è noto che la cooperazione è nata come salvagente per lavoratori senza tutele, ha avuto per decenni il ruolo sociale fondamentale di mitigare le distorsioni del sistema capitalista e rappresenta il primo atto con il quale i lavoratori assunsero coscienza di classe;
   oggi il mondo cooperativo ha un ruolo non secondario nella nostra economia: da dati del 2013, le cooperative attive in Italia risultano essere circa 70.000, di cui 376 banche di credito cooperativo e 1.904 consorzi. Le 67.062 cooperative hanno generato, nell'anno, un valore della produzione pari a 90,7 miliardi di euro, mentre i consorzi 17,6 miliardi. Il valore della produzione stimato è pari all'8,5 per cento del PIL italiano;
   le coop di tipo A svolgono servizi socio-sanitari o educativi rivolti alla persona e quelle di tipo B operano in altri settori come il commerciale, agricolo o nei servizi. Queste ultime sono caratterizzate per impiegare una percentuale fissa di persone svantaggiate;
   secondo il rapporto Euricse del 2015, tra il 2008 e il 2013, in presenza di tassi di variazione del prodotto interno lordo negativi, le oltre 28.000 cooperative analizzate hanno registrato una crescita del 14 per cento del valore della produzione. In termini assoluti, l'incremento è stato di oltre dieci, miliardi, dai 72,2 del 2008, agli 82,4 del 2013;
   l'analisi per settore d'attività evidenzia che, tra le cooperative di primo grado, le attività più dinamiche sono state quelle della sanità e assistenza sociale, con una crescita sull'intero periodo del 31,1 per cento (ossia 1,5 miliardi di euro), e dell'agroalimentare, con un aumento del 22,6 per cento (+3,5 miliardi di euro). Leggermente inferiori, ma comunque oltre la media, sono risultati i tassi di crescita del commercio, con un apprezzabile +16,4 per cento (+4,1 miliardi di euro), e degli altri servizi +14,6 per cento (+1,3 miliardi di euro);
   le cooperative sono presenti in tutta Italia, ma permane, tuttavia, una forte disomogeneità rispetto alla dislocazione geografica del tessuto imprenditoriale cooperativo. Infatti, il 45 per cento delle cooperative agricole italiane è concentrato nel Nord Italia e da solo genera addirittura l'82 per cento del fatturato totale, contro il restante 18 per cento diviso quasi equamente tra Centro e Sud;
   tuttavia, l'originario spirito di solidarietà e mutualità una volta espresso dal sistema cooperativo è da tempo sempre più sacrificato alla logica del mercato, della competizione e del profitto, alla pari delle imprese di capitale e difatti non accennano a diminuire i fenomeni di sfruttamento del lavoro ad opera di alcune cooperative operanti nell'area industriale e commerciale sul territorio nazionale;
   sul «fenomeno» delle cooperative, che si ritiene molto positivo, si intreccia oggi, purtroppo, il sistema delle false cooperative, dette «spurie» (non legittime, non autentiche, false): queste imprese anomale hanno ben poco in comune con le cooperative. Esse inquinano il mercato, offrendosi a prezzi più bassi rispetto a quelle che agiscono correttamente rispettando i diritti di chi lavora: pagano meno i lavoratori, non adottano le misure di sicurezza nei posti di lavoro, spesso eludono il fisco, chiudendo e riaprendo le attività sotto un nuovo nome. I controlli, anche per l'inadeguatezza di organico di chi sarebbe tenuto a farli e per la carenza delle normative, sono rarissimi e le sanzioni insufficienti;
   le attività delle cooperative spurie sono di vario tipo: autotrasporto, logistica e facchinaggio, costruzioni ed infrastrutture, attività di consulenza e noleggi, servizi impropri nel ricco ed esteso settore della lavorazione delle carni ed agroalimentare;
   il lavoro nelle società cooperative ha caratteristiche particolari perché, nella definizione giuridica, una società cooperativa non ha fini di lucro ma persegue scopi mutualistici. La figura di riferimento è quella del socio lavoratore, che, in quanto tale, dovrebbe: a) versare la quota sociale; b) partecipare all'assemblea dei soci e alle altre istanze previste per assumere le decisioni comuni; c) partecipare alla divisione degli utili della cooperativa. La concreta esperienza ha portato a scoprire situazioni in cui spesso la cooperativa è un paravento rispetto a realtà di brutale sfruttamento, basate su retribuzioni inferiori ai minimi contrattuali, sulla riduzione delle tutele sociali, sulla precarietà del rapporto di lavoro, su alcune situazioni in cui i soci si trovano senza nessun diritto a partecipare alle decisioni e al capitale della cooperativa, con la sola possibilità di scegliere tra tale condizione e la disoccupazione. Infatti, alcune cooperative di produzione e lavoro sono state costituite con l'obiettivo di aggirare le leggi e i contratti di lavoro, nell'unica logica di ridurre i costi di produzione. In questo modo, sono stati negati i tradizionali obiettivi sociali delle cooperative e i soci lavoratori si sono trovati in una condizione peggiore non solo dei normali lavoratori dipendenti, ma anche degli altri lavoratori atipici, come quelli che hanno contratti a termine, perché avevano maggiori difficoltà nel ricorrere alla magistratura e non avevano nemmeno il diritto di organizzarsi sindacalmente;
   dunque le «false cooperative» approfittano di vuoti normativi e dell'assenza di controlli e agiscono sul mercato in modo scorretto su due piani: da un lato, attraverso il mancato rispetto dei contratti di lavoro e, dall'altro, dal punto di vista contributivo;
   sempre più spesso la costituzione di cooperative diventa anche veicolo per realizzare operazioni di esternalizzazioni con trasferimento di personale con il quale un'azienda decide di dare in appalto o in affidamento ad una impresa esterna (spessissimo cooperativa) un determinato servizio in precedenza internalizzato al fine di ottenere un risparmio in termini di costi, oppure allo scopo di ottenere maggiori margini di flessibilità gestionale e di adeguamento dei processi alle esigenze del business;
   recentemente, ad esempio, in Umbria, l'azienda Eskigel di Terni ha ipotizzato l'esternalizzazione della manodopera attraverso il ricorso alla forma di affidamento del servizio una società cooperativa, con l'effetto di indebolire il trattamento normativo e retributivo dei dipendenti (interrogazione n. 5/7430);
   ad oggi, sono tuttora innumerevoli le segnalazioni di sindacati ed operatori del settore che lamentano patologie sistemiche in seno al mondo cooperativistico, tanto sul piano della tutela dei diritti dei lavoratori, quanto per quello che riguarda le problematiche che ne derivano da un punto di vista della concorrenza, laddove il pur legittimo favor legis a vantaggio delle cooperative non può e non deve alimentare incongruenze rispetto alle rigide normative europee in tema di concorrenza;
   il fenomeno della cooperazione ha però assunto caratteri anomali non solo dal punto di vista del trattamento previsto in materia di lavoro e di governance della cooperativa non più rispondente allo spirito mutualistico originario, ma soprattutto dal punto di vista del rapporto e legame che, nel corso degli anni, si è venuto a creare tra il mondo economico che ruota intorno, in particolare modo, alle grandi cooperative e il mondo della politica; dirigenti delle cooperative che entrano in politica o ex politici rimasti senza occupazione che sono diventati dirigenti delle cooperative e/o delle organizzazioni della Lega coop o Confcooperative: il caso più recente e vistoso è, a esempio, quello dell'attuale presidente della regione Umbria, Catiuscia Marini, assunta come direttore di Lega Coop Umbria nel 2007 dopo aver fatto il sindaco di Todi e la dirigente dell'Anci, prima di essere eletta al Parlamento europeo e attualmente in aspettativa da Legacoop;
   è evidente che questa permeabilità delle classi dirigenti tra due ambiti che dovrebbero rimanere separati rappresenta una questione economica ma anche democratica, di trasparenza ed imparzialità dell'amministrazione e delle istituzioni assai rilevante poiché tale legame può dar vita, a parere degli interroganti, a fenomeni di «conflitto d'interessi» con dirigenti e management di cooperative che hanno ricoperto o ricoprono tuttora incarichi istituzionali;
   persino il giornalista Claudio Lattanzi nel libro I padrini dell'Umbria, pubblicato da Intermedia edizioni, stigmatizza tale fenomeno: «A livello generale, il caso delle coop rappresenta il più grande e generalizzato conflitto d'interessi che l'Italia del dopoguerra abbia conosciuto seppur i media nazionali siano poco inclini a mettere in evidenza questa realtà che è caratterizzata da rapporti organici tra i vertici nazionali del partito democratico e universo coop e, a livello regionale, da una simbiosi ricorrente tra le amministrazioni locali di sinistra e questa realtà economico-associativa» (pag. 147);
   anche nel settore pubblico ed in particolare negli enti locali e nelle Asl, da diversi anni si ricorre all'appalto esterno, principalmente da parte degli enti locali, dove, a causa di tagli di bilancio o di vincoli come il patto di stabilità e del blocco del turn over, molti servizi che prima erano svolti da uffici pubblici con proprio personale dipendente, ad esempio i lavori di pulizia e manutenzione del verde pubblico, ed anche la manutenzione dei sistemi informatici o il lavoro di segreteria o anche i servizi di portierato e vigilanza, sono affidati a personale esterno;
   negli ospedali spesso per una parte del personale infermieristico e del servizio del 118 si ricorre a cooperative di personale;
   non è un mistero, come riferito dal giornalista Lattanzi, che alcune cooperative «esercitano in vari settori della vita cittadina in virtù di un “rapporto privilegiato” con l'amministrazione municipale» (pag. 179);
   a Terni, per tornare alla realtà umbra, la super cooperativa Actl che riunisce più cooperative, attiva in numerosi campi, da quello dell'assistenza socio sanitaria, dal turismo fino alla cultura, gestendo per numerosi anni alcuni importanti servizi socio sanitari del comune, è guidata da Sandro Corsi esponente dirigente del Partito democratico ternano;
   inoltre, l'attuale normativa riserva loro particolari trattamenti e agevolazioni senza che, a fronte delle mutazioni in atto, vi sia un conseguente adeguamento nelle tutele e nella verifica delle effettive condizioni mutualistiche;
   basti pensare che la vigilanza sulle stesse cooperative se associate è affidata direttamente alle stesse Legacoop, Aggi e Confcooperative;
   si assiste sovente, ad alcune situazioni poco chiare, come quelle legate a cooperative che dichiarano fallimento alla fine di ogni anno, per poi ricostituirsi cambiando denominazione e sede sociale;
   è nota anche l'inchiesta e il processo tuttora in corso della procura della Repubblica presso il tribunale di Roma che ha smascherato un giro di malaffare che coinvolgeva seriamente cooperative sociali che da anni collaboravano con il comune;
   persino il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, in audizione in commissione Antimafia, sollecitando una riflessione sul ruolo delle cooperative ha affermato: «C’è da chiedersi se alla luce delle agevolazioni fiscali di cui beneficiano le cooperative, della simpatia di cui gode l'intero ambiente e dei controlli sicuramente meno penetranti rispetto agli altri operatori economici non sia il caso di fare una riflessione sulla legislazione complessiva»;
   parrebbe pertanto opportuno, a distanza di molti anni dagli ultimi interventi legislativi in materia, soffermarsi su un'attenta analisi rispetto al sistema cooperativistico, ponendo l'attenzione sulla necessità di garantire la tutela dei diritti dei lavoratori del settore, oltre che un'accurata analisi relativa alle ipotesi di violazione del regime di concorrenza tra le aziende –:
   quali iniziative, di tipo normativo, intenda adottare il Governo al fine di rafforzare i controlli in ordine al rispetto del requisito vero della mutualità delle cooperative, tutelare i lavoratori del settore e attuare una reale politica nazionale di contrasto agli abusi derivanti dall'uso distorto della pratica delle «esternalizzazioni» aziendali, nonché volte ad elidere rapporti tra il mondo economico-cooperativo e il mondo politico, in modo tale da evitare conflitti di interesse tra incarico politico istituzionale e la carica di amministratore e/o dirigente di società cooperativa o consorzio di cooperative, affinché l'assegnazione di servizi, somministrazioni o appalti con le pubbliche amministrazioni risponda a requisiti di trasparenza e piena tutela dell'interesse pubblico. (5-08369)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

cooperativa

diritto del lavoro

concorrenza