ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN COMMISSIONE 5/08329

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 603 del 06/04/2016
Firmatari
Primo firmatario: SANTELLI JOLE
Gruppo: FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Data firma: 06/04/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BERGAMINI DEBORAH FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE 06/04/2016


Commissione assegnataria
Commissione: II COMMISSIONE (GIUSTIZIA)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 06/04/2016
Stato iter:
07/04/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 07/04/2016
Resoconto BERGAMINI DEBORAH FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
 
RISPOSTA GOVERNO 07/04/2016
Resoconto MIGLIORE GENNARO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (GIUSTIZIA)
 
REPLICA 07/04/2016
Resoconto BERGAMINI DEBORAH FORZA ITALIA - IL POPOLO DELLA LIBERTA' - BERLUSCONI PRESIDENTE
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 07/04/2016

SVOLTO IL 07/04/2016

CONCLUSO IL 07/04/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-08329
presentato da
SANTELLI Jole
testo di
Mercoledì 6 aprile 2016, seduta n. 603

   SANTELLI e BERGAMINI. — Al Ministro della giustizia . — Per sapere – premesso che:
   nel 1988 l'Italia ha ratificato la Convenzione di Strasburgo sul trasferimento delle persone condannate;
   la Convenzione, redatta nel 1983, ha quale scopo principale di favorire il reinserimento sociale delle persone condannate permettendo ad uno straniero, privato della libertà in seguito a reato penale, di scontare la pena nel suo paese d'origine;
   il Trattato, aperto alla firma anche degli Stati non membri del Consiglio d'Europa, ad oggi è stato ratificato da tutti i Paesi membri del Consiglio d'Europa tranne Monaco, nonché da Australia, Bahamas, Bolivia, Canada, Cile, Corea, Costa Rica, Ecuador, Giappone, Honduras, Israele, Mauritius, Messico, Panama, Stati-Uniti d'America, Tonga, Trinidad e Tobago, Venezuela;
   la Convenzione stabilisce che il trasferimento del condannato possa essere domandato sia dallo Stato nel quale la condanna è stata pronunciata (Stato di condanna) sia dallo Stato di cittadinanza del condannato (Stato dell'esecuzione), che dal condannato stesso, e che esso sia subordinato al consenso degli Stati interessati oltre che a quello del condannato;
   allo stesso modo il Trattato individua anche la procedura per l'esecuzione della condanna dopo il trasferimento in base alla quale, tra l'altro, una sanzione privativa della libertà non può mai essere convertita in una sanzione pecuniaria;
   le strutture carcerarie italiane sono caratterizzate da sovraffollamento cronico, carenza di organico degli agenti penitenziari e insufficiente presenza di psicologi e operatori per l'assistenza e il recupero sociale dei detenuti;
   la condizione carceraria appare troppo spesso distante dal dettato costituzionale e dagli impegni internazionali dell'Italia sulla funzione rieducativa della pena e sul rispetto dei diritti e delle dignità delle persone;
   lo stesso rapporto esplicativo della Convenzione, redatto sulla base delle discussioni del Comitato di esperti governativi che hanno redatto il Trattato, e sottoposto alla lettura Consiglio dei ministri del Consiglio d'Europa, sottolinea come la finalità dell'Accordo sia quella di «stabilire una procedura semplice, veloce e flessibile» per il trasferimento dei condannati stranieri, tenuto conto del fatto che l'accresciuta mobilità delle persone e la semplificazione delle comunicazioni ha o favorito l'internazionalizzazione del crimine. Che i condannati scontino la pena nel loro paese di origine, argomentavano gli esperti già all'inizio degli anni ‘80, è utile alla loro riabilitazione, che sicuramente non può svolgersi appieno in un Paese di cui non conoscano bene la lingua e di cui non condividano gli usi. Allo stesso modo, le differenze linguistiche rendono difficile anche per gli operatori carcerari la comprensione dei detenuti e, quindi, la prevenzione di fenomeni di delinquenza in carcere e finanche, si deve aggiungere oggi, di radicalizzazione terroristica;
   l'Italia è stata più volte condannata dalla Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) per le condizioni inumane in cui vivono i detenuti nelle proprie carceri, mentre i sindacati degli agenti penitenziari non cessano di sottolineare le difficili condizioni in cui lavorano gli operatori in carcere;
   il trasferimento nel loro Paese di origine dei detenuti stranieri condannati in Italia, come previsto dalla Convenzione di Strasburgo, può contribuire a risolvere la questione del sovraffollamento carcerario e facilitare la prevenzione di fenomeni quali la radicalizzazione, anche terroristica;
   nell'anno 2015 in Italia si è registrato un numero di detenuti di circa 54.000 unità. Tra questi, i detenuti stranieri erano circa 17.500, ovvero circa il 32 per cento dell'intera popolazione carceraria;
   stando ai dati dell'Osservatorio nazionale sulle condizioni di detenzione pubblicato dall'associazione Antigone, il costo per ogni singolo detenuto nelle carceri italiane si attesta sui 150 euro al giorno. Si può dunque stimare in oltre 2,6 milioni di euro il costo giornaliero relativo alla popolazione carceraria straniera detenuta in Italia nel solo 2015;
   le nazionalità straniere maggiormente presenti nelle nostro carceri, con percentuali maggiori o uguali al 10 per cento del totale, secondo i dati del Ministero della giustizia, sono quella marocchina (16 per cento), rumena (15 per cento), albanese (14 per cento) e tunisina (10 per cento);
   Romania e Albania, come sopra riportato, hanno ratificato la Convenzione di Strasburgo e, quindi, il trasferimento dei condannati è già oggi possibile verso questi Paesi. Per quanto riguarda gli altri Paesi, questi possono essere invitati a ratificare la stessa Convenzione, ovvero si possono firmare accordi bilaterali con gli stessi finalizzati ad ottenere lo stesso risultato;
   né il Governo né i Ministeri competenti, invece, incentivano l'utilizzo delle procedure previste dalla Convenzione di Strasburgo al fine di diminuire la popolazione carceraria attraverso il trasferimento di detenuti stranieri nei loro Paesi d'origine;
   il numero di trasferimenti di detenuti stranieri, infatti, è talmente irrilevante che questi non vengono neppure conteggiati nelle statistiche ufficiali dell'Istat e del Ministero della giustizia –:
   quanti e quali accordi bilaterali per il rimpatrio dei carcerati risultino firmati ad oggi dall'Italia con Paesi non firmatari della Convenzione di cui sopra e, infine, quanti e di quale nazionalità siano i carcerati stranieri rimpatriati nel loro Paese di origine, negli ultimi 5 anni, al fine di scontare una condanna definitiva ricevuta in Italia, anche nel quadro di una implementazione delle convenzioni di Strasburgo del 1983. (5-08329)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 7 aprile 2016
nell'allegato al bollettino in Commissione II (Giustizia)
5-08329

  Come noto, l'esecuzione penale è uno dei temi su cui questo Governo sta investendo maggiori risorse con l'obiettivo di giungere ad una revisione complessiva ed organica del sistema.
  In tale contesto, particolare attenzione è stata riservata al potenziamento dello strumento del trasferimento dei detenuti.
  Negli anni 2014-2015, si è registrata una sia pur contenuta crescita del numero complessivo dei detenuti trasferiti nei Paesi di origine, in numero di 133 per l'anno 201 4 e 149 per il 2015.
  La Romania è il Paese che ha registrato il maggiore incremento nelle consegne, passando dalle 70 unità del 2014 alle 110, censite nel 2015.
  La corretta lettura dei dati appena riportati richiede talune precisazioni sul contesto normativo di riferimento.
  La Convenzione di Strasburgo sul trasferimento delle persone condannate del 21 marzo 1983 ha un ambito applicativo esteso a ben 45 Paesi, ma richiede il consenso del condannato. La Decisione Quadro 2008/909/GAI ha, invece, un ambito di applicazione più ristretto – i soli Paesi europei – ma non richiede il consenso.
  Allo stato, sono in vigore accordi per il trasferimento dei condannati con Cuba, Hong Kong, Perù, Thailandia, India, Kazakhstan, Repubblica Dominicana ed Egitto.
  Il Parlamento ha, inoltre, autorizzato la ratifica sul trattato con il Brasile, mentre sono attualmente in corso negoziati con ad alto tasso di presenza dei loro cittadini nelle carceri italiani.
  Stante l'importanza connessa all'elevato numero di cittadini di origine marocchina detenuti nelle carceri italiane, deve, infine, essere richiamato il trattato con il Marocco, già sottoscritto dal Ministro della giustizia ed attualmente in attesa della sola ratifica parlamentare.
  Al fine di semplificare e tempestive le procedure di trasferimento, questo Ministero ha, inoltre, avviato un'azione strategica articolata su più versanti: la promozione della conoscenza dello strumento del trasferimento, la organizzazione di una serie di incontri con gli organi giudiziari competenti nazionali e dei Paesi i cui cittadini hanno il più elevato tasso di presenza negli istituti penitenziari e, segnatamente, con l'Albania e la Romania.
  Con tali Paesi sono stati stipulati anche accordi aggiuntivi, congegnati in modo da consentire il trasferimento, pur in assenza del consenso del condannato, ove sussistano determinati presupposti.
  Con l'Albania è stato, inoltre, stretto un accordo secondo cui lo Stato italiano potrà chiedere l'esecuzione nel Paese delle condanne emesse dai giudici italiani nei confronti dei cittadini albanesi localizzati in Albania, ed è stata, altresì, riaperta la procedura per la destinazione di un magistrato di collegamento italiano.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

accordo bilaterale

ratifica di accordo

detenuto