ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/08283

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 599 del 31/03/2016
Firmatari
Primo firmatario: CAPONE SALVATORE
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 31/03/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MARIANO ELISA PARTITO DEMOCRATICO 31/03/2016


Commissione assegnataria
Commissione: II COMMISSIONE (GIUSTIZIA)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
  • MINISTERO DELLA SALUTE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 31/03/2016
Stato iter:
27/07/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 27/07/2016
Resoconto FERRI COSIMO MARIA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (GIUSTIZIA)
 
REPLICA 27/07/2016
Resoconto CAPONE SALVATORE PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 31/03/2016

DISCUSSIONE IL 27/07/2016

SVOLTO IL 27/07/2016

CONCLUSO IL 27/07/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-08283
presentato da
CAPONE Salvatore
testo di
Giovedì 31 marzo 2016, seduta n. 599

   CAPONE e MARIANO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute . — Per sapere – premesso che:
   nei giorni scorsi la stampa territoriale e nazionale riportava la notizia del decesso presso il reparto di rianimazione dell'Ospedale «San Giuseppe Moscati» di Taranto, l'8 dicembre 2015, del 31enne Antonio Fiordiso, detenuto presso il carcere della stessa città;
   da quanto si apprende dalla stampa i legali della famiglia (avvocati Pantaleo Cannoletta del Foro di Lecce e Paolo Vinci del Foro di Milano) «hanno chiesto al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Taranto di verificare due circostanze a cui, intanto, non avrebbe dato abbastanza importanza il magistrato inquirente: primo, la natura dei lividi riscontrati sul corpo del ragazzo. Perché le indagini difensive hanno fatto emergere la possibilità che Fiordiso sia stato picchiato da un gruppo di rumeni, mentre era detenuto a Luce nel carcere di Borgo San Nicola. La seconda circostanza riguarda le condizioni in cui Fiordiso giunse in ospedale: i medici lo trovarono denutrito, disidratato, con una infezione che aveva colpito diversi organi, polmonite, insufficienza renale ed altro», opponendosi dunque alla decisione di archiviazione;
   in effetti, da quanto trapela dalle notizie di stampa e dalla lettura delle cartelle cliniche riportata il quadro generale in cui è maturata tale drammatica vicenda e le condizioni del detenuto al momento del suo arrivo presso il reparto di rianimazione erano tali da destare più di qualche interrogativo;
   detenuto, a quanto si apprende per furti, dal dicembre del 2011 nel penitenziario di Borgo San Nicola, Antonio Fiordiso, in qualità di detenuto psichiatrico, era sottoposto al trattamento «Grande sorveglianza». Come tale, commenta la stampa «chi lo ha avuto in cura poteva accorgersi se è vero che non si alimentasse»;
    a quanto si apprende dal penitenziario di Borgo San Nicola, Fiordiso sarebbe stato trasferito in un primo momento a Taranto, nel carcere della cittadina jonica, poi ad Asti, dunque nuovamente a Taranto, anche se di questi trasferimenti la famiglia lamenterebbe di non aver ricevuto informazioni e in ogni caso di averne perso le tracce a partire dal 2 settembre 2015;
   solo a pochi giorni dalla morte, a quanto si legge, una familiare sarebbe riuscita a rivedere l'uomo in una condizione irriconoscibile, riuscendo a scattare foto che adesso costituirebbero parte integrante della documentazione esibita al Gip e che testimonierebbero una situazione di evidente gravità;
   situazione confermata dalle cartelle cliniche cui la famiglia ha avuto accesso dopo il decesso di Fiordiso, dove si parla tra l'altro di «stato settico in paziente con polmonite a focolai multipli bilaterali. Diabete di tipo 2. Grave insufficienza renale. Tetraparesi spastica» e ancora di «progressiva astenia con tremori, ipoalimentazione e progressiva chiusura relazionale» –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza – per quanto di competenza – di quanto esposto in premessa e, in caso affermativo, se abbiano già istruito verifiche interne al fine di ricostruire con precisione il quadro entro cui è maturata la vicenda; se – in caso contrario – i Ministri interrogati non ritengano necessaria, per quanto di competenza, una ricostruzione di quanto accaduto perché la verità dei fatti emerga con sufficiente chiarezza ed evidenza;
   se i Ministri interrogati non ritengano di verificare il motivo per cui i familiari, come affermano, non sarebbero stati informati dei diversi trasferimenti cui veniva sottoposto il Fiordiso e in ogni casa del suo grave stato di salute;
   se i Ministri interrogati non ritengano in ogni caso necessaria e urgente ancora una volta una verifica a tappeto sulla situazione nelle carceri italiane perché non abbiano più ad accadere situazioni tragiche di tale natura e ai detenuti carcerari sia garantito completamente il diritto all'umanità della pena e della condizione detentiva e il diritto alle prestazioni sanitarie e ai presidi di cura e tutela della salute. (5-08283)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Mercoledì 27 luglio 2016
nell'allegato al bollettino in Commissione II (Giustizia)
5-08283

  Con riferimento alla morte di Cesario Antonio Fiordiso, detenuto presso l'istituto di Taranto e deceduto nel corso della degenza presso il locale nosocomio, desidero innanzitutto sottolineare come la tutela della salute e della sicurezza delle persone private della libertà personale rientri nell'azione prioritaria di questo Dicastero, iscrivendosi al centro del complesso delle iniziative adottate per il miglioramento delle condizioni di esecuzione della pena.
  Il potenziamento del trattamento sanitario negli istituti di reclusione è continuamente perseguito dal Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, ed all'approfondimento della materia è stato anche riservato uno specifico tavolo nell'ambito dei lavori degli Stati Generali i cui esiti sono già oggetto di puntuali riflessioni, destinate a tradursi in ulteriori misure migliorative.
  Deve restare alto il livello di attenzione sul tema in modo tale da scongiurare anche la minima possibilità che l'ambiente detentivo possa rappresentare un fattore di rischio nell'insorgere di fenomeni di violenza anche autoinflitta. L'obiettivo, così come emerso nel corso degli Stati Generali, deve consentire la creazione di un sistema maggiormente flessibile e inclusivo tale da offrire forme di controllo e di conoscenza approfondita delle persone ristrette e di garantire la miglior comprensione e gestione delle situazioni di disagio.
  Il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria sta implementando tutti i processi finalizzati, attraverso la predisposizione di un Piano nazionale d'intervento, alla concretizzazione dei principi dettati dalla Corte EDU in linea con quelli elaborato dal Comitato Nazionale di Bioetica nel 2010 e ripresi successivamente dalla Conferenza Unificata per i rapporti tra Stato-Regioni nel 2012.
  In tale quadro, particolare attenzione è rivolta alla condizione di fragilità in cui possono versare le persone private della libertà personale per il cui sostegno il Ministro ha, di recente, emanato anche una specifica direttiva in tema di atti di autolesionismo, che intende rafforzare il complesso delle misure già adottate dalla competente articolazione che, peraltro, svolge un continuo monitoraggio delle situazioni maggiormente a rischio ed ogni necessario approfondimento di episodi infausti.
  Anche con riferimento al caso riportato nell'atto di sindacato ispettivo, il Dipartimento ha ricostruito analiticamente l’iter penitenziario del Fiordiso.
  Dalla relazione elaborata all'esito di accertamenti svolti presso gli istituti che hanno ospitato il detenuto, risulta che il Fiordiso (1), persona con pregressa storia di alcooldipendenza, affetta da disturbo «borderline di personalità con numerosi episodi psicotici acuti e frequenti episodi di aggressività auto ed etero diretti», era giunto

(1) Il Fiordiso stava scontando un provvedimento di cumulo emesso dalla Procura della Repubblica di Asti per violazione dell'articolo 73 decreto del Presidente della Repubblica 309/90, art. 110 cp, art 628 co, artt. 4 e 7 della legge 895/1967, art 385 cp e altro.
presso l'istituto di Taranto il 2 settembre 2015, trasferito, per motivi di sicurezza e sanitari, dalla Casa Circondariale di Lecce, dove si trovava dall'aprile 2014.
  Secondo la relazione del DAP, il trasferimento era stato disposto in quanto, durante la detenzione nell'istituto di Lecce, il Fiordiso aveva posto in essere diversi atti di violenza e gesti autolesionistici, tanto da essere sottoposto – dal 28 agosto al 2 settembre 2015 – a T.S.O. presso il reparto psichiatrico del nosocomio leccese.
  In considerazione del profilo soggettivo ed all'esito di visita psichiatrica, sin dall'ingresso presso l'istituto di Taranto il detenuto era stato sottoposto al provvedimento di «grande sorveglianza». Ciò nonostante, anche nel corso della detenzione presso la nuova struttura, al detenuto erano state contestate diverse infrazioni disciplinari a causa di ripetuti atti di danneggiamento e tentativi di aggressione.
  Il Fiordiso aveva, inoltre, compiuto diversi gesti auto-offensivi, provocandosi (il 7 settembre) ferite sull'addome e (il 13 settembre) al capo, ed era stato, pertanto, preso in carico dallo staff di sostegno ed assicurata assistenza psichiatrica.
  Per esigenze di giustizia, era stato poi temporaneamente trasferito – dal 17 settembre al 15 ottobre 2015 – presso la Casa Circondariale di Asti.
  Rientrato all'istituto di Taranto e sottoposto nuovamente a «grande sorveglianza», il Fiordiso aveva iniziato a rifiutare la terapia, manifestando marcata astenia e tremori diffusi, ed era stato perciò ricoverato – il 20 ottobre 2015 – presso l'Ospedale cittadino S.S. Annunziata, dove poi sarebbe deceduto l'8 dicembre.
  In particolare, dalla relazione del DAP risulta come il Fiordiso sia stato quasi quotidianamente sottoposto a visite mediche, anche di tipo psichiatrico, nel corso della complessiva detenzione presso l'istituto di Taranto. Risulta, inoltre, che in data 22 ottobre 2015, dopo il ricovero, la Direzione dell'istituto aveva informato il padre del detenuto delle condizioni di salute del figlio che, il giorno successivo, aveva poi ricevuto, presso l'ospedale, la visita della zia patema.
  In ordine ai rapporti familiari, peraltro, il Dipartimento ha riferito che il detenuto – cresciuto con la nonna ed in assenza della madre, poi deceduta – aveva avuto solo due contatti telefonici con il padre, internato presso l'OPG di Barcellona Pozzo di Gotto, durante la permanenza temporanea presso l'istituto penitenziario di Asti.
  Quanto al pestaggio da parte di detenuti di nazionalità rumena che il Fordiso – secondo quanto riportato dagli Onorevoli interroganti – avrebbe subito durante il periodo di detenzione presso l'istituto di Lecce, il DAP ha, inoltre, precisato che l'episodio si riferisce ad una colluttazione che – in data 19 agosto 2015 – aveva coinvolto il Fiordiso, unitamente ad altri detenuti, uno dei quali di origine rumena.
  A seguito di tale episodio, il Fiordiso aveva riportato traumi contusivi per i quali era stato trasportato presso il pronto soccorso dell'ospedale di Lecce, da cui era stato subito dimesso con codice «verde – poco critico», con prognosi di guarigione di dieci giorni.
  Quanto agli esiti delle indagini preliminari svolte nell'ambito del procedimento penale iscritto dalla Procura della Repubblica di Taranto in seguito al decesso, risulta che in data 26 febbraio 2016 il Pubblico Ministero ha avanzato al GIP richiesta di archiviazione, non ravvisando profili di responsabilità penale nella causazione del decesso. In particolare, dalla nota trasmessa dalla Procura Generale presso la Corte d'Appello di Taranto risulta che il Pubblico Ministero non ha ravvisato elementi idonei ad integrare la sussistenza di profili di colpa in capo ai sanitari, all'esito dell'analisi del diario clinico penitenziario e all'assunzione di sommarie informazioni testimoniali.
  Il Pubblico Ministero ha escluso, inoltre, allo stato, la rilevanza causale sul decesso di percosse subite dal detenuto, come ipotizzato alla stregua delle dichiarazioni della denunciante, Oriana Fiordiso, che aveva riferito la presenza di lividi sul corpo del nipote.
  Alla richiesta di archiviazione risulta che i familiari del Fiordiso hanno formulato opposizione e che il GIP ha fissato l'udienza per il prossimo 7 ottobre.
  L'apprezzamento in ordine alla completezza delle indagini svolte ed alla condivisibilità delle conclusioni del Pubblico Ministero è, pertanto, attualmente rimesso alla valutazione del giudice.
  In considerazione della delicatezza del tema, l'evoluzione processuale della vicenda sarà seguita con la massima attenzione dal Ministro.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

malattia

carcerazione

detenuto