ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/07855

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 574 del 22/02/2016
Firmatari
Primo firmatario: ZOLEZZI ALBERTO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 22/02/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MICILLO SALVATORE MOVIMENTO 5 STELLE 22/02/2016
MANNINO CLAUDIA MOVIMENTO 5 STELLE 22/02/2016
TERZONI PATRIZIA MOVIMENTO 5 STELLE 22/02/2016
BUSTO MIRKO MOVIMENTO 5 STELLE 22/02/2016
DE ROSA MASSIMO FELICE MOVIMENTO 5 STELLE 22/02/2016
VIGNAROLI STEFANO MOVIMENTO 5 STELLE 22/02/2016
DAGA FEDERICA MOVIMENTO 5 STELLE 22/02/2016


Commissione assegnataria
Commissione: VIII COMMISSIONE (AMBIENTE, TERRITORIO E LAVORI PUBBLICI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 22/02/2016
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 22/02/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-07855
presentato da
ZOLEZZI Alberto
testo di
Lunedì 22 febbraio 2016, seduta n. 574

   ZOLEZZI, TERZONI, BUSTO, DE ROSA, VIGNAROLI, DAGA, MICILLO e MANNINO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare . — Per sapere – premesso che:
   i fanghi sono classificati come rifiuti speciali, (articolo 184, comma 3, lettera g), del decreto legislativo n. 152 del 2006). Di tali rifiuti la stragrande maggioranza viene classificata come rifiuto speciale non pericoloso, in particolare CER 190805 (fanghi provenienti dal trattamento delle acque reflue). In quanto rifiuti speciali detti fanghi non sono soggetti al principio di prossimità vigente per i rifiuti urbani di cui all'articolo 182-bis del citato testo unico ambientale;
   dal rapporto ISPRA 2015 sui rifiuti speciali, a pagina 100, risulta che nel solo 2013 sono state avviate a spandimento sul suolo oltre 5 milioni di tonnellate di rifiuti, che includono anche i fanghi utilizzati in agricoltura;
   nel rapporto dell'ARPA della regione Sardegna sull'utilizzo dei fanghi in agricoltura, riferito all'anno 2012 si afferma, a pagina 4, che: «Per quanto riguarda l'attendibilità dei risultati dell'indagine, occorre premettere che agli errori di misurazione, riconducibili a concetti statistici, devono essere sommati quelli derivanti dalle possibili disuniformità nelle modalità di misura (tonnellate trasformate in metri cubi o viceversa), nel momento della misura (al momento del prelievo dagli impianti o in fase di essiccazione più o meno avanzata), nelle possibili conversioni (misura effettuata sul fango tal quale e sostanza secca ricavata), etc. Si ritiene che queste incertezze, insite nel metodo di rilevazione adottato e nella natura dei rifiuti in questione, influiscano in modo indeterminato, sul distanza tra il dato finale riportato nella presente relazione e il dato “reale”»;
   tali criticità sono riconfermate a pagina 79 del progetto del piano di gestione rifiuti urbani e fanghi della regione Piemonte, dove si informa che: «Le informazioni raccolte dal MUD non consentono, per nessun tipo di rifiuto, fanghi compresi, di evidenziarne il contenuto in umidità: mentre nel caso dei rifiuti urbani in genere tale assenza di informazioni non riveste un'importanza sostanziale, nel caso dei fanghi questa carenza risulta determinante nel ridurre la significatività dei quantitativi: ne deriva pertanto un'impossibilità di confronto con altre banche dati che invece si basano sul quantitativo in sostanza secca di fango prodotto presso ogni singolo impianto di depurazione. A supporto della necessità di conoscere con esattezza la quantità di fango prodotto espressa sulla sostanza secca, si precisa che sia la direttiva 86/278/CEE (riguardante l'utilizzazione in agricoltura dei fanghi di depurazione, recepita in Italia con il d.lgs. 99/92), sia il regolamento n. 2150/2002 relativo alle statistiche sui rifiuti, sia infine i decreti ministeriali in materia di acque e fanghi, prevedono per i fanghi la conoscenza della sostanza secca in essi contenuta. Inoltre le dichiarazioni MUD non consentono di avere alcun tipo d'informazione riguardo agli aspetti agronomici, ambientali ed igienico-sanitari dei fanghi derivanti dagli impianti di depurazione»;
   i composti polifluorurato (PFC) sono prodotti chimici antropogenici incorporati in una vasta gamma di prodotti commercializzati negli ultimi sei decenni. È un prodotto idrorepellente all'olio e all'acqua, lo si trova nei trattamenti di, moquett, cuoio, pelle, tessile e altro. Questa classe di composti include migliaia di sostanze chimiche, di cui le più conosciute sono il perfluorottano sulfonato (PFOS), e gli acidi perfluorocarbossilici (PFCAs) che include l'acido perfluoroottanoico (PFOA);
   le preoccupazioni per questi composti si sono sviluppate allorquando si sono espresse le caratteristiche distintive di inquinanti organici persistenti (POP): sono tossici, estremamente resistenti alla degradazione, bioaccumulabili nella catena alimentare, e, pertanto, persistenti negli esseri umani. Essi sono presenti ovunque nell'ambiente e nella fauna selvatica, oltre ad essere rinvenuti nel sangue umano in maniera eterogenea in ogni parte del mondo;
   diverse pubblicazioni scientifiche hanno già segnalato il verificarsi di diversi PFASs nei fanghi di depurazione in tutto il mondo;
   la pubblicazione della Commissione europea « Occurrence and levels of selected compounds in European Sewage Sludge Samples» del 2012 precisa che il processo di biodegradazione degli inquinanti organici inizia negli impianti di depurazione (waste water treatment plants – WWTPs) che fungono da fonti puntuali di PFASs sia per gli ecosistemi acquatici che per l'ambiente terrestre attraverso l'applicazione dei fanghi di depurazione sul suolo e agricoltura;
   l'applicazione di fanghi di depurazione come fertilizzante per agricoltura è ampiamente utilizzato in diversi Paesi. L'applicazione di fanghi di depurazione per il suolo può quindi essere una potenziale via per I PFASs per entrare nell'ambiente terrestre. Recenti studi hanno dimostrato che l'applicazione di PFASs biosolidi contaminati (fanghi di depurazione) può avere effetti importanti sugli ambienti locali;
   sono conosciuti globalmente i gravi inquinamenti in Alabama USA (con alti livelli di PFASs in campioni di terreno PFOA fino a 320 ng/g; PFOS fino a 410 ng/g da PFASs), ma forse il più noto degli inquinamenti da PFASs è in Germania (caso Sauerland):
   nello studio di Robert Loos, del Joint Research Centre, del 21 ottobre 2013, in collaborazione con ISPRA, dal titolo « Perfluorinated Chemicals, especially Perfluorinated Alkyl Sulfonates and Carboxylats: European Distribution and legislation» furono pubblicati i risultati sulle acque superficiali lungo il fisime Mohne contaminate da PFC, la cui causa principale era rinvenibile nell'uso abnorme di inquinati ammendanti sui terreni agricoli. L'ammendante venne distribuito su più di 1300 terreni agricoli tra il 2000 e il 2006, con la massima concentrazione di PFOA e PFOS che si aggiravano tra i 2,4 e 33 mg/Kg. Le matrici ambientali principalmente colpite furono la contaminazione di acqua potabile, mentre i campioni di suolo contenevano più PFOS che PFOA. Un biomonitoraggio umano ha rivelato 4-8 volte l'aumento delle concentrazioni ematiche di PFOA nel residenti esposti ad acqua potabile contaminata rispetto alla popolazione di riferimento. Nei campioni di pesce del lago Mohne era predominante il PFAS. È stata osservata una relazione dose-dipendente distinto tra il consumo di pesce e l'esposizione interna a PFOS, infatti le concentrazioni di PFOS nel plasma sanguigno di pescatori che consumano pesce 2-3 volte al mese erano 7 volte superiore rispetto a quelli senza alcun consumo di pesce dal lago;
   in data 28 gennaio 2014, nella seduta n. 176 del Senato, il Senatore Cappelletti ha presentato l'interrogazione 4-01564, in cui si chiedeva ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e della salute di determinare limiti specifici per la presenza di PFOA (acido perfluoroottanoico) e PFOS (perfluorottano sulfonato) all'interno di reti idriche potabili; in data 1o luglio 2014, il Ministro dell'ambiente ha risposto alla citata interrogazione, precisando che «Il gruppo tecnico di lavoro appositamente istituito nel dicembre 2013 dovrebbe provvedere entro l'estate del 2014 alla definizione, per quanto qui interessa, degli SQA per parte dei composti fluorurati»; successivamente, in data 11 marzo 2015, nella seduta n. 407, del Senato, il Senatore Cappelletti ha presentato, senza ricevere alcuna risposta, l'interrogazione n. 4-03610, in cui si chiedeva ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e della salute un aggiornamento sulla determinazione degli standard di qualità ambientale e sugli esiti conseguiti dal suddetto gruppo tecnico di lavoro;
   nella deliberazione della giunta regionale del Veneto n. 1517 del 29 ottobre 2015 si legge: «Con riferimento alla presenza delle sostanze PFAS nelle acque destinate al consumo umano, il Ministero della salute con nota del 29 gennaio 2014, prot. n. 0002565, sulla base del parere dell'Istituto Superiore di Sanità del 16 gennaio 2014, prot. n. 0001584, ha indicato i livelli di performance (obiettivo) nei valori di seguito specificati: PFOS: 0,03 μg/litro; PFAS: 0,5 μg/litro; altri PFAS: 0,5 μ/litro. Tali livelli sono stati acquisiti dalla regione del Veneto con D.G.R. n. 168 del 20 febbraio 2014»;
   di recente, con parere dell'11 agosto 2015, prot. n. 0024565, l'Istituto superiore di sanità ha indicato i livelli di performance per le acque destinate al consumo umano relativamente ai composti acido perfluorobutansolfonico (PFBS) e acido perfluorobutanoico (PFBA) enucleati dalla somma «altri PFAS». Secondo quanto espresso nel parere, le concentrazioni nelle acque destinate al consumo umano di PFBA fino a 0,5 μg/litro, e di PFBS fino a 0,5 μg/litro, non configurano rischi per la salute umana. Mentre per quel che riguarda gli «altri PFAS» viene confermato il rispetto del valore di performance di 0,5 μg/litro e per PFOS e PFOA vengono confermati i valori di performance già indicati. Tali indicazioni vengono pertanto acquisite, sottolineando che esse vanno applicate tenendo conto dell'intero contenuto del parere dell'Istituto superiore di sanità in quanto contesto di riferimento delle valutazioni in esso espresse;
   a giudizio degli interroganti i nuovi «valori» di PFBA e PFBS non avrebbero alcun fondamento scientifico; inoltre, i PFAS a catena corta sembrerebbero essere altrettanto pericolosi di quelli vecchi;
   nella pubblicazione scientifica dal titolo, « Effects of chain length and pH on the uptake and distribution of perfluoroalkyl substances in maize (Zea mays)» sono stati studiati i meccanismi di assorbimento delle sostanze perfluoroalchilici (PFASs) con il più diffuso dei grani coltivati: il mais. Dai test condotti risulta che il mais ha un alto tasso di assorbimento tale da interessare tutta la pianta di mais partendo dalle radici fino ad arrivare ai germogli. Difatti l'acido perfluorobutanoico (PFBA) ha avuto il più alto tasso di assorbimento all'interno del gruppo di PFCAs con una media di 2,46 mg g-1 e l'acido perfluorottano sulfonato (PFOS) ha avuto il più alto tasso di assorbimento (3.63 mg g-1 all'interno del gruppo di PFSA. I PFASs a più breve catena sono trasferiti prevalentemente e in concentrazioni più elevate alle riprese/germogli. Al contrario, PFCAs a lunga catena sono accumulati in concentrazioni più elevate nel radici delle piante di mais;
   le note rese dall'ISS – Istituto superiore sanità (prot. 11 agosto 2015-0024565, prot. 23 giugno 2015-0018668, 7 giugno 2013-0022264) e dal Ministero della salute (prot. 0002565-P-29 gennaio 2014) evidenziano la sussistenza concreta di una situazione di danno ambientale nel Veneto, inteso come deterioramento misurabile di risorse naturali rispetto alle loro condizioni originarie e rispetto ai servizi attesi;
   la mancanza di studi adeguati sugli effetti di sostanze inquinanti emergenti, come le sostanze perfluoroalchiliche, porta alla possibilità di esportazione interregionale di tali sostanze e alla possibile propagazione di tali inquinanti;
   la mancanza di controlli in merito al rispetto delle normative che impongono di non spandere al suolo digestati provenienti da impianti a biogas e biomasse che utilizzino come matrici rifiuti solidi urbani, rifiuti speciali, fertilizzanti come l'idrobios provenienti da macellazione e/o concia delle pelli (si veda la risposta all'interrogazione n. 5-02653 presentata in Commissione ambiente alla Camera dal primo firmatario del presente atto e relativa agli impianti a biogas di Curtatone e Rodigo in provincia di Mantova);
   ad oggi non esistono criteri di filiera corta per quanto concerne la matrice mais per gli impianti a biogas –:
   se il Ministro interrogato non intenda dare risposte certe al problema di inquinamento da sostanze perfluoro-alchiliche nel Veneto e delle aree padane, introducendo nell'ordinamento, con la massima urgenza, i nuovi limiti massimi per i livelli di performance per le acque destinate al consumo umano;
   quali iniziative urgenti intenda adottare per vietare l'uso negli impianti a biogas di reflui derivati dalla concia della pelli potenzialmente inquinati da PFOA o altri fluoroalchili, e pertanto contaminati da sostanze cancerogene;
   se il Ministro interrogato non intenda verificare la potenziale pericolosità dell'uso del mais contaminato da PFOA o altri fluoroalchili all'interno di impianti a biogas presenti in maniera massiva nelle aree del Veneto e della pianura padana;
   se non intenda assumere iniziative normative volte ad una diversa gestione del digestato, in virtù del potenziale pericolo di contaminazione dei suoli e delle falde acquifere a causa del PFOA o altri fluoro alchili, limitandone lo spandimento;
   se il Ministro interrogato non intenda assumere iniziative idonee a individuare finanziamenti per gli studi scientifici in merito agli effetti ambientali e sanitari delle sostanze perfluoroalchiliche e agli effetti ambientali delle nuove molecole a catena corta proposte nelle attività produttive, nonché per la bonifica delle aree impattate e per la fornitura di acqua di qualità adeguata alla popolazione interessata;
   se il Ministro interrogato non intenda promuovere uno specifico studio della filiera inquinante da sostanze perfluoroalchiliche, in particolare in merito a fanghi, digestati da impianti a biogas, manifatture, in modo da tracciare con precisione la diffusione degli inquinanti e da ridurre gli impatti;
   se il Ministro interrogato non intenda assumere iniziative normative per la regolamentazione della filiera corta di approvvigionamento del mais utilizzato nelle centrali a biogas e, conseguentemente, per vietare l'utilizzo di mais proveniente dall'area impattata da sostanze perfluoroalchiliche sia localmente che a distanza;
   se il Ministro interrogato non intenda assumere iniziative per disporre verifiche del rispetto della normativa e per l'immediata cessazione dello spandimento di digestati impianti a biogas che utilizzino come matrice rifiuti speciali, siero di latte, sottoprodotti di origine animale (SOA), fertilizzanti come l'idrobios e altri, potenzialmente contaminati da sostanze perfluoroalchiliche. (5-07855)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

consumo alimentare

acqua potabile

alimentazione umana