ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/07851

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 573 del 19/02/2016
Abbinamenti
Atto 5/07484 abbinato in data 25/02/2016
Atto 5/07791 abbinato in data 25/02/2016
Atto 5/07797 abbinato in data 25/02/2016
Atto 5/07846 abbinato in data 25/02/2016
Atto 5/07863 abbinato in data 25/02/2016
Firmatari
Primo firmatario: PILI MAURO
Gruppo: MISTO-ALTRE COMPONENTI DEL GRUPPO
Data firma: 19/02/2016


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 19/02/2016
Stato iter:
25/02/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 25/02/2016
Resoconto DELLA VEDOVA BENEDETTO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE)
 
REPLICA 25/02/2016
Resoconto PILI MAURO MISTO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 19/02/2016

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 25/02/2016

DISCUSSIONE IL 25/02/2016

SVOLTO IL 25/02/2016

CONCLUSO IL 25/02/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-07851
presentato da
PILI Mauro
testo di
Venerdì 19 febbraio 2016, seduta n. 573

   PILI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale . — Per sapere – premesso che:
   non ci sono più dubbi: il Governo italiano avrebbe «ceduto» il mare al nord della Sardegna in cambio della tutela dell'arcipelago toscano;
   non si tratta di un'indiscrezione ma di un documento ufficiale del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale che ha solennemente affermato: «Nel corso dei negoziati che hanno portato alla firma dell'Accordo, la parte italiana ha ottenuto di mantenere immutata la definizione di linea retta di base per l'arcipelago toscano, già fissata dall'Italia per la delimitazione del mare territoriale nel 1977»;
   si tratta secondo l'interrogante di un'ammissione gravissima e che costituisce un atto lesivo dell'interesse economico della Sardegna;
   tutto questo non può essere ulteriormente sottaciuto;
   si tratta di un'ammissione senza precedenti, ma della conferma dell'atteggiamento del Governo nei confronti della Sardegna;
   il Governo ha ignorato i diritti dei sardi e ha pensato alla tutela dell'arcipelago toscano cui è interessato il Presidente del Consiglio dei ministri;
   questa non è l'unica affermazione scandalosa del comunicato del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale;
   nel documento è scritto anche che «per il mare territoriale tra Corsica e Sardegna, è stato completamente salvaguardato l'accordo del 1986, inclusa la zona di pesca congiunta»;
   si tratta, secondo l'interrogante, di un'affermazione del tutto priva di fondamento;
   nell'accordo di Caen è scritto in modo esplicito che tale accordo, quello del 1986, sarà abrogato integralmente;
   le aree di pesca comune riguardano invece un solo minuscolo spazio sul lato ovest, ma nessuno spazio comune ad est, nella parte più importante e rilevante;
   tutto questo costituisce un atto grave, visto che il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale dichiara palesemente circostanze prive di fondamento e afferma di fatto che la Sardegna è stata sostanzialmente scambiata con la Toscana;
   deve essere revocato l'accordo tra Italia e Francia;
   oggi più che mai quell'intesa deve essere cancellata proprio per la gravità dei suoi contenuti;
   scoprire e averne la conferma da un comunicato ufficiale del Governo che la Sardegna è stata sostanzialmente «barattata» per la Toscana, regione del Presidente del Consiglio dei ministri, è a giudizio dell'interrogante semplicemente indegno di uno Stato;
   tutto questo è non solo inaccettabile ma richiede una mobilitazione dura per contrastare questo atteggiamento dello Stato che continua a considerare la Sardegna una vera, e propria colonia;
   va anche verificato, ai fini degli atti di competenza, se nel comportamento di chi ha predisposto, negoziato e sottoscritto tale accordo non si riscontrino profili valutabili in sede penale;
   in questo contesto il codice penale persegue il reato di «chiunque, incaricato dal Governo italiano di trattare all'estero affari di Stato, si rende infedele al mandato se dal fatto possa derivare nocumento all'interesse nazionale;
   appare evidente non solo il danno economico ma anche quello morale per la cessione di sovranità e di diritti, non solo della Sardegna e del popolo Sardo;
   non esistendo nessuna possibile comparazione tra quanto ceduto e quanto ricevuto in quello che la Farnesina definisce negoziato appare evidente che il danno è tale da far derivare un gravissimo nocumento all'interesse nazionale;
   si tratta di un accordo che va revocato senza se e senza ma;
   si tratta di una lesione grave alla Sardegna e di una cessione gratuita di sovranità davvero inaccettabile –:
   se non intenda con somma urgenza, in virtù di quanto richiamato in premessa, comunicare nelle competenti sedi l'intenzione del Governo di non procedere con le iniziative di competenza per la ratifica e conseguentemente, assumere iniziative per la revisione dello stesso accordo;
   se non intenda correggere le affermazioni, secondo l'interrogante gravi e prive di fondamento, contenute nel comunicato, con particolare riferimento all'accordo del 1986 che secondo quanto previsto nell'accordo verrà abrogato;
   se non intenda valutare il danno economico causato da tale accordo;
   se non intenda far conoscere la valutazione della comparazione tra quanto ceduto e quanto ottenuto al fine di valutare il danno all'interesse nazionale;
   se non intenda valutare la possibilità, per quanto di propria competenza, di segnalare alle autorità giudiziarie eventuali reati commessi da chiunque abbia, con affari di Stato in territorio estero, provocato nocumento all'interesse nazionale. (5-07851)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 25 febbraio 2016
nell'allegato al bollettino in Commissione III (Affari esteri)
5-07851

  Ringrazio per quest'ulteriore opportunità che mi viene data per fornire chiarimenti sul tema delle delimitazioni degli spazi marini fra Italia e Francia, tema sul quale credo siano state diffuse notizie parziali e talvolta allarmistiche.
  Vorrei intanto ricordare quanto detto ieri dal Ministro Gentiloni ovvero che l'Accordo di Caen non è in vigore né per l'Italia né per la Francia e che, comunque, non è mai esistito né esiste a questo momento, un accordo internazionale di delimitazione fra Italia e Francia, non potendo assimilarsi ad un trattato internazionale l'intesa di fatto del 1892, relativa peraltro ad una area (Baia di Mentone) assai ristretta, lungo una delimitazione che ha una proiezione in mare di non oltre due miglia marine dalla costa. Vorrei anche stabilire una tantum che non si tratta di un cedimento di tratti di mare pescosi o di cose di questo genere. Questo accordo è il frutto di un negoziato andato avanti dal 2006 al 2012, ha coinvolto diversi Governi e diverse amministrazioni tecniche, come sempre avviene in questi casi: il Ministero dell'ambiente per gli aspetti di protezione ambientale, il Ministero della difesa per gli aspetti di sicurezza, il Ministero dello sviluppo economico per la piattaforma continentale, il Ministero delle politiche agricole per le questioni legate alla pesca, e il Ministero dei beni culturali per gli aspetti di protezione dei beni culturali. Nel corso del negoziato i Dicasteri competenti per materia hanno avuto modo di rappresentare le proprie, autonome valutazioni ed esprimere il proprio assenso.
  Ho già avuto modo di dire, rispondendo a un'interpellanza nell'Aula della Camera, che l'Accordo di Caen risponde alla necessità di stabilire fra l'Italia e la Francia dei confini marittimi certi e univoci. Il regime dei mari sta infatti vivendo mutamenti radicali dovuti, da una parte, alla tendenza di tutti gli Stati ad estendere la propria giurisdizione sull'alto mare, sulla base di quanto previsto dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982, e, dall'altra, all'espansione della normativa europea relativa alla politica comune sulla pesca.
  Ricordo che, in attesa di un accordo di delimitazione dei confini marittimi, i francesi hanno creato la Zona di Protezione Ecologica (2004) e poi la Zona Economica Esclusiva (2012). In tal modo, Parigi ha potuto, in conformità alla Convenzione ONU, legittimamente estendere la propria giurisdizione sull'alto mare. Anche l'Italia ha istituito la propria Zona di Protezione Ecologica (2011). Con tali atti normativi interni, Francia e Italia hanno fissato, in via provvisoria, i limiti esterni delle rispettive aree di giurisdizione, in attesa dell'accordo di delimitazione con il Paese vicino.
  Con riferimento alla Sardegna vorrei chiarire che le linee già tracciate nell'unico accordo bilaterale in vigore, quello sulle Bocche di Bonifacio del 1986, resterebbero, se l'accordo di Caen entrasse in vigore, immutate. Tale accordo non solo non «cede» nulla, ma anzi per la prima volta, fissando in modo chiaro le aree di competenza tra Italia e Francia, potrà dare concreta attuazione all'obiettivo di proteggere i mari italiani anche oltre le 12 miglia dalla costa, che costituisce attualmente il limite del mare territoriale. Anche in tema di risorse, l'accordo tutela gli interessi nazionali, prevedendo la concertazione tra Italia e Francia per lo sfruttamento di giacimenti sui fondali a cavallo della linea di delimitazione.
  Anche per quel che riguarda la Baia di Mentone, nel confine del mare territoriale fra Italia e Francia, nel Mar Ligure, in assenza di un precedente accordo di delimitazione, l'Accordo di Caen segue il principio dell'equidistanza, come previsto dalla Convenzione delle Nazioni Unite del 1982.
  La questione della pesca costiera emersa recentemente con l'incidente del peschereccio Mina, e non nei sei anni di discussione tra vari Governi e varie amministrazioni, sarà affrontata anche alla luce della pertinente legislazione europea in materia. Si stanno ora raccogliendo eventuali ulteriori valutazioni ed elementi tecnici dal Ministero competente al fine di considerare eventuali strumenti integrativi dell'Accordo. Solo allora il Governo potrà procedere e avviare l’iter di ratifica parlamentare.
  Quanto a eventuali fermi di pescherecci italiani da parte delle autorità francesi vorrei confermare che il Governo continuerà ad agire a protezione dei nostri interessi, come ha fatto in occasione del sequestro del peschereccio Mina, quando il «deprecabile errore» è stato riconosciuto per iscritto dai francesi e non solo ha assicurato il dissequestro del peschereccio ma ha anche posto le basi per l'avvio di un'azione risarcitoria, su cui sarà chiamata a pronunciarsi la magistratura francese.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

conseguenza economica

acque territoriali

dichiarazione del governo