ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN COMMISSIONE 5/07655

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 561 del 03/02/2016
Firmatari
Primo firmatario: DI STEFANO MANLIO
Gruppo: MOVIMENTO 5 STELLE
Data firma: 03/02/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
SIBILIA CARLO MOVIMENTO 5 STELLE 03/02/2016
SPADONI MARIA EDERA MOVIMENTO 5 STELLE 03/02/2016
SCAGLIUSI EMANUELE MOVIMENTO 5 STELLE 03/02/2016
GRANDE MARTA MOVIMENTO 5 STELLE 03/02/2016
DEL GROSSO DANIELE MOVIMENTO 5 STELLE 03/02/2016
DI BATTISTA ALESSANDRO MOVIMENTO 5 STELLE 03/02/2016


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E DELLA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE delegato in data 03/02/2016
Stato iter:
04/02/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 04/02/2016
Resoconto DI STEFANO MANLIO MOVIMENTO 5 STELLE
 
RISPOSTA GOVERNO 04/02/2016
Resoconto AMENDOLA VINCENZO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE)
 
REPLICA 04/02/2016
Resoconto DI STEFANO MANLIO MOVIMENTO 5 STELLE
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 04/02/2016

SVOLTO IL 04/02/2016

CONCLUSO IL 04/02/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in commissione 5-07655
presentato da
DI STEFANO Manlio
testo di
Mercoledì 3 febbraio 2016, seduta n. 561

   MANLIO DI STEFANO, SIBILIA, SPADONI, SCAGLIUSI, GRANDE, DEL GROSSO e DI BATTISTA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
   da qualche tempo circola con insistenza l'ipotesi che i Tornado italiani possano partecipare all'azione di bombardamento delle postazioni del Daesh in Iraq, questione che deve in ogni caso essere discussa e approvata dal Parlamento; peraltro, i caccia italiani hanno già in altre occasioni effettuato bombardamenti nell'ambito di missioni internazionali; è già accaduto negli anni scorsi in Libia, in Afghanistan, in Kosovo, nel Golfo Persico;
   inoltre, da dichiarazioni stampa rilasciate dal Presidente del Consiglio Renzi e dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Gentiloni si apprende che il contingente attualmente presente a Erbil con la funzione di addestramento dei peshmerga sarà ulteriormente aumentato e che, contestualmente, oltre 450 militari dovrebbero essere dispiegati a difesa della diga di Mosul, atteso che è stato ufficialmente assegnato alla ditta Trevi un appalto di messa in sicurezza della stessa per 210 milioni di dollari;
   i Ministri direttamente coinvolti in un'eventuale decisione in tal senso (esteri e difesa) hanno ribadito che la situazione in Iraq è aperta; che è in atto una discussione tra gli alleati sul modo migliore per partecipare all'operazione e che eventuali nuove esigenze verranno valutate e passeranno al vaglio del Parlamento;
   tuttavia, l'articolo 11 della Costituzione nella sua prima parte recita il «ripudio della guerra» (passo che nel suo discorso d'insediamento è stato ricordato proprio dal Presidente Sergio Mattarella), e dunque serve un passaggio parlamentare per dare il via alla missione «offensiva»;
   ciò che, a parere degli interroganti, viene sottaciuto, o quantomeno sottovalutato, è che qualora i caccia italiani dovessero iniziare a bombardare in Iraq occorrerebbe di conseguenza elevare ulteriormente il livello di allerta nel nostro Paese contro il rischio di attentati terroristici;
   il ritardo con il quale, ormai abitualmente, viene varato il decreto-legge di rifinanziamento delle missioni internazionali sembrerebbe avvalorare l'ipotesi di un coinvolgimento dell'Italia in un questo teatro di guerra attraverso l'inserimento di contingenti militari nel contesto delle operazioni di «pace» che semestralmente vengono sottoposte all'attenzione del Parlamento –:
   se non reputi che questo sempre più intenso impegno militare italiano in Iraq, sostegno delle iniziative unilaterali degli Stati Uniti, possa riconfigurarsi come una nuova partecipazione all'occupazione del Paese, pregiudicando sia la sicurezza dei militari sia la paventata esposizione del nostro Paese ad attentati terroristici.
(5-07655)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 4 febbraio 2016
nell'allegato al bollettino in Commissione III (Affari esteri)
5-07655

  L'impegno italiano in Iraq si inserisce nel quadro multilaterale della Coalizione internazionale anti-Daesh, che a oggi raggruppa 66 Paesi di cinque continenti e il cui obbiettivo è quello di contrastare la minaccia terroristica, di carattere globale, posta da Daesh. Come sapete, due giorni fa, si è svolto alla Farnesina un importante Vertice, co-presieduto dal Ministro Gentiloni e dal Segretario di Stato Kerry, nel cosiddetto formato «smali group», che raccoglie i capi delle diplomazie di 23 Paesi e l'Alto Rappresentante UE. In questa occasione è emerso un messaggio politico importante, e cioè che la strategia anti-Daesh sta funzionando. È stato superato il momento in cui il Daesh sembrava quasi invincibile. Le vittorie sul campo, che hanno portato alla riconquista di Ramadi, dopo Tikrit, Sinjar e Bayjil, hanno inferto un duro colpo al sedicente stato islamico. Nell'ultimo anno Daesh ha perso il 40 per cento del territorio che controllava in Iraq e, sul piano finanziario, gli introiti dei terroristi legati al contrabbando di risorse naturali sono crollati del 30 per cento, tanto da costringerli a dimezzare i salari per i combattenti.
  In questo quadro, la riabilitazione della diga di Mosul rappresenta una priorità umanitaria, avvertita con urgenza sia dal Governo iracheno che dalla Coalizione internazionale. L'infrastruttura non è propriamente nella zona ovviamente dello Stato islamico, ma è in una zona irachena molto vicina al fronte. Essa necessita di urgenti interventi di manutenzione, in quanto un cedimento strutturale avrebbe conseguenze catastrofiche sotto il profilo umanitario per l'intero Paese. Ci è stato chiesto dalla comunità internazionale di preoccuparsi di intervenire insieme perché quella diga sia riparata. L'Italia ha espresso la propria disponibilità a lavorare insieme alle istituzioni irachene per individuare una cornice di sicurezza adeguata per lo svolgimento delle attività di riabilitazione e manutenzione. Come ha avuto modo di chiarire lo scorso dicembre il Presidente del Consiglio in Aula Camera, tale intervento potrà essere realizzato se il Parlamento sarà d'accordo.
  Vorrei che fosse chiaro che l'impegno a difesa della diga di Mosul non costituisce l'avvio di una missione offensiva. In generale, la strategia nazionale contro Daesh si basa sul sostegno e sul rafforzamento delle capacità delle forze di sicurezza irachene. Gli sforzi dei nostri addestratori operanti ad Erbil sono infatti finalizzati alla formazione di unità irachene con l'obiettivo di consolidarne la performance nella lotta contro Daesh. Nel corso del 2015 l'Italia ha formato oltre 2.000 peshmerga curdi, diversi dei quali si sono contraddistinti per il coraggio dimostrato nella liberazione dell'altopiano di Sinjar lo scorso novembre, le cui comunità erano state oggetto di persecuzione da parte dei miliziani dell'autoproclamato «Califfato». L'Italia offre inoltre un sostegno qualificato e di altissimo profilo anche nella formazione delle forze di polizia locale (e in misura minore federale), settore nel quale svolge un ruolo di coordinamento degli sforzi della Coalizione, in tale ambito l’expertise ed il «know-how» dell'Arma dei Carabinieri è funzionale alla stabilizzazione delle aree liberate, nell'obiettivo di favorire un ritorno in sicurezza della popolazione e prevenire ogni recrudescenza terroristica.
  Il nostro intervento, quindi, lungi dall'essere a sostegno di presunte iniziative unilaterali di altri Paesi, si accompagna alla ferma convinzione che per sconfiggere Daesh non basti l'azione sul campo – quindi militare – ma sia necessaria anche una strategia multidimensionale, che si sviluppa in diversi settori e che comprende anche la lotta ai finanziamenti al terrorismo, il contrasto ai flussi di combattenti stranieri, la comunicazione strategica e la stabilizzazione delle aree liberate.
  In conclusione, non ci possiamo limitare a una strategia di breve termine, illudendoci che esistano soluzioni rapide, ma dobbiamo costruire le premesse per la stabilizzazione nel Mediterraneo.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

missione d'inchiesta

comunicato stampa

terrorismo