ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/07591

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 559 del 01/02/2016
Firmatari
Primo firmatario: GALGANO ADRIANA
Gruppo: SCELTA CIVICA PER L'ITALIA
Data firma: 01/02/2016


Commissione assegnataria
Commissione: VII COMMISSIONE (CULTURA, SCIENZA E ISTRUZIONE)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Attuale delegato a rispondere: PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI delegato in data 01/02/2016
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 01/02/2016

ATTO MODIFICATO IL 12/02/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-07591
presentato da
GALGANO Adriana
testo presentato
Lunedì 1 febbraio 2016
modificato
Venerdì 12 febbraio 2016, seduta n. 568

   GALGANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri . — Per sapere – premesso che:
   la crisi del quotidiano Giornale dell'Umbria è giunta all'epilogo e la proprietà ha annunciato la messa in liquidazione della testata a partire dal 14 gennaio 2016 con il conseguente licenziamento dei 17 giornalisti e 9 poligrafici;
   una crisi, quella della testata locale, che ha avuto inizio nell'estate del 2012, sotto la proprietà del gruppo Colaiacovo, quando non furono rinnovati i contratti di tre giornalisti precari e venne dichiarata l'apertura dello stato di crisi perdurato fino al 2015;
   con una lettera datata 21 maggio 2015, firmata dal presidente del gruppo editoriale Umbria 1819 Giambaldo Traversini, infatti, ai giornalisti dell'azienda, allora di proprietà dell'imprenditore Carlo Colaiacovo, spiega che «stante il perdurare di una criticità gestionale» la proprietà «è chiamata a prendere in esame la possibilità di valutare la cessione»;
   tra le opportunità elencate c’è quella «di accogliere proposte avanzate da cooperative di giornalisti costituite allo scopo», perciò «l'azienda si rende disponibile a valutare eventuali manifestazioni di interesse promosse dalla redazione del giornale in ordine all'acquisto della testata»;
   la proposta della cooperativa non va in porto e, il 29 maggio 2015, il consiglio di amministrazione del Giornale dell'Umbria delibera la cessione. Il 27 agosto 2015, di fronte al notaio eugubino Enzo Paolucci, Francesca Colaiacovo, presidente del consiglio di amministrazione, e i membri del consiglio di amministrazione, il presidente di Confindustria Umbria Ernesto Cesaretti, Giampiero Bianconi per la Bifin e il già citato Traversini, per la coop Transcommunication media management, formalizzano la vendita all'acquirente Giuseppe Incarnato, amministratore unico e legale rappresentante della Gifer Editori;
   il capitale sociale del Giornale ammonta a 50 mila euro: il 50,25 per cento è in mano alla Transcommunication, il 37,3 alla Financo dei Colaiacovo e il 6,2 alla Scai di Cesaretti e alla Bifin. Nell'atto, reso noto dal consiglio di redazione della testata, vengono ricordate le difficoltà di bilancio, «gli ultimi esercizi in perdita» e un andamento di gestione che «non si è modificato nel primo semestre del corrente anno»;
   l'acquirente Incarnato condiziona la vendita «all'acquisto dell'intero capitale» e, come si legge nell'atto, la testata umbra viene ceduta al prezzo di 50 mila euro. Va ricordato che, ancora nel 2015, e negli anni precedenti, la testata ha beneficiato dei fondi pubblici di sostegno per l'editoria per un importo di poco inferiore al milione di euro;
   il bilancio del Giornale, tra il 2013 e il 2014, passa da un passivo di un milione di euro ad una perdita di 626 mila euro, con stipendi, oneri sociali e trattamenti di fine rapporto che pesano 1,2 milioni di euro;
   il nuovo editore Incarnato nomina Luigi Giacumbo, presidente della Geu 1819, e nuovo direttore della testata, Luigi Camilloni di Agenparl che, a distanza di tre mesi dall'insediamento, viene sfiduciato dalla redazione a causa della mancata presentazione di un piano editoriale di rilancio, da concordare con la proprietà e a seguito di una serie di decisioni circa la riorganizzazione del personale interno;
   il 30 ottobre 2015, infatti, la nuova proprietà del Giornale dell'Umbria invia una e-mail con la quale licenzia dieci collaboratori: «In riferimento al contratto tra lei e il Gruppo Editoriale Umbria – è il testo della mail reso noto nel comunicato inviato dal consiglio di redazione – sono a comunicare che per volontà della proprietà che io rappresento e su indicazione del direttore, dottor Camilloni (direttore responsabile della testata), l'azienda non intende più avvalersi della sua collaborazione»;
   i giornalisti della testata iniziano da qui un difficile confronto con il nuovo editore, al fine di salvaguardare il ruolo insostituibile del quotidiano, nel più vasto panorama editoriale regionale, l'autonomia dei giornalisti e le loro prerogative professionali;
   il 5 novembre 2015 si è tenuto il primo incontro, durante il quale sono state confermate tutte le preoccupazioni legate alla critica situazione economico-finanziaria dell'azienda e alla mancanza di un piano industriale ed editoriale in grado di delineare una anche minima prospettiva di continuità delle attività;
   la trattativa non ha raggiunto esiti soddisfacenti e il consiglio di redazione e i giornalisti e i poligrafici della testata locale proclamano, supportati dall'ordine dei giornalisti, Asu e Cgil, per venerdì 6 novembre 2015 una giornata di sciopero e sabato 7 novembre il quotidiano umbro non è uscito ma le edicole ne sono rimaste sfornite anche domenica 8 novembre;
   tuttavia, il comitato di redazione ha precisato che la mancata uscita in edicola del quotidiano dell'8 novembre «non è stata dovuta ad azioni di sciopero da parte del personale giornalistico e poligrafico, ma è avvenuta per espressa volontà dell'editore»;
   quest'ultimo, infatti, con una e-mail notturna ha improvvisamente deciso di non autorizzare la pubblicazione e stampa dell'edizione cartacea del quotidiano, già confezionata dal personale giornalistico, fino a nuovo ordine, in quanto non rispecchiava la nuova foliazione prevista nel piano editoriale; su questo punto, il comitato di redazione ha ricordato che il direttore responsabile non ha mai presentato tale piano al suo insediamento e la nuova foliazione non è mai stata comunicata ufficialmente né al consiglio di redazione, né al personale giornalistico e poligrafico;
   un atto giudicato dai giornalisti «arbitrario e gravissimo per il lavoro e la dignità di ciascun lavoratore della testata, nonché, a nostro avviso, compiuto in violazione del comma 2 dell'articolo 21 della Costituzione italiana e dell'articolo 28 della legge 300»;
   si apre, a questo punto, un confronto duro tra il consiglio di redazione, la proprietà della testata, i sindacati e l'ordine dei giornalisti che chiedono la convocazione di diversi incontri ai quali, però, l'editore e il direttore responsabile non si presentano;
   a novembre 2015, intanto, lo stesso editore lancia un appello all'imprenditoria locale umbra per promuovere un aumento di capitale «fino a dieci milioni di euro», dando agli investitori interessati appuntamento al 18 dicembre 2015. Incontro andato deserto;
   il 5 gennaio 2016, il comitato di redazione del Giornale dell'Umbria, anche a nome del personale giornalistico e poligrafico, «si trova nuovamente costretto ad annunciare ed effettuare quattro giornate di sciopero nelle giornate del 6, 7, 11 e 12 gennaio 2016, a causa del permanere di una ormai precaria e difficile situazione economico-finanziaria, gestionale e organizzativa della testata»;
   nella nota «si esprime nuovamente grande preoccupazione per l'estrema incertezza circa le sorti del giornale e dei suoi dipendenti all'approssimarsi della data del 14 gennaio, termine della ricapitalizzazione della società editrice Geu 1819»;
   la crisi culmina il 18 gennaio 2016 con l'annuncio da parte dello stesso comitato di redazione del quotidiano insieme a Rsa, Asu e Cgil della «formale comunicazione aziendale di avvio delle procedure di messa in liquidazione della società Geu 1819 avvenuta in data 14 gennaio 2016 e nella quale si rende noto che il giorno 21 gennaio 2016 il liquidatore nominato dall'editore assumerà l'incarico»;
   l'assemblea ritiene, inoltre «che vada riconvocato immediatamente il tavolo di crisi, istituito presso la regione Umbria e disertato dall'azienda, richiedendo la presenza del liquidatore»;
   la riunione del 14 gennaio 2016 in cui si ufficializza la messa in liquidazione della testata si è tenuta a Roma, presso lo studio e in presenza del notaio Fabio Orlandi. Aperta alle ore 16:15, verrà dichiarata chiusa 25 minuti più tardi. Membri del consiglio presenti: 1, Luigi Camilloni, già direttore della testata umbra e anche consigliere di amministrazione;
   il resto del consiglio di amministrazione ovvero il presidente Luigi Giacumbo, l'amministratore delegato Giuseppe Ghezzi e gli altri membri Emanuele Mapelli e Guglielmo Mazzarino risultano assenti. Così come non ci sono Giuseppe Incarnato, amministratore unico di Gi.F.Er che detiene il 100 per cento delle quote di GEU1819, e il sindaco Marco Nicchi;
   quindi, il direttore della testata Camilloni, unico presente – come si legge nel verbale della seduta – procede alla sua nomina come liquidatore unico della società, supportato dallo studio legale Marrocco in tutte le fasi del suo compito;
   nel verbale della riunione del 14 gennaio 2016 vengono, altresì, annoverate presunte responsabilità della società cedente, anche sulla base di una recente due diligence che proverebbe «l'assenza del Trattamento di Fine Rapporto (TFR)», cifra che dovrebbe invece essere obbligatoriamente accantonata dai datori di lavoro e che costituisce voce attiva di bilancio. In questo caso, l'ammanco viene quantificato in un importo, a fine 2014 (ultimo bilancio approvato), di oltre mezzo milione di euro;
   a seguito dell'ufficializzazione della messa in liquidazione e della pubblicazione del verbale suddetto, gli ex soci della GEU1819 Srl (TMM Soc. Cooperativa, Financo Srl, Scai SpA, Bifin Srl) inviano una nota alla stampa locale nella quale evidenziano di «aver sempre prodotto tutti gli sforzi possibili, facendo fronte fino alla data di cessione a tutti gli impegni. Al momento della cessione, abbiamo provveduto, per quanto di nostra competenza – continuano – a creare le condizioni di continuità aziendale, per l'attuazione del nuovo piano industriale predisposto dalla nuova proprietà. Ci sono stati sempre nel nostro comportamento linearità, trasparenza e buona fede»;
   gli ex soci dichiarano, inoltre, di essere loro «i primi ad essere stupiti, colpiti e traditi da una gestione che ha messo in serissima difficoltà un patrimonio del giornalismo umbro» e di aver «dato mandato ai nostri legali affinché intraprendano nelle sedi opportune azioni civili e penali a nostra tutela in particolare relativamente al contenuto di atti formali della nuova gestione della società che stanno in queste ore circolando»;
   a fine febbraio 2016 dovrebbero essere inviate le lettere di licenziamento per i 17 giornalisti e i 9 poligrafici della testata;
   il 27 gennaio 2016, inoltre, la prima commissione del consiglio regionale dell'Umbria ha convocato in audizione il presidente dell'Ordine dei giornalisti dell'Umbria, Roberto Conticelli, e il presidente dell'Associazione stampa umbra, Marta Cicci che hanno evidenziato come «la chiusura del Giornale dell'Umbria è solo l'ultimo caso di una situazione molto preoccupante. Il panorama dell'informazione in Umbria è devastante»;
   grande è, quindi, la preoccupazione sia per le vicende legate alla testata, sia per una grave crisi che da tempo investe la carta stampata e il sistema radiotelevisivo locale nel suo complesso, crisi che mette a rischio posti di lavoro e il sistema regionale della comunicazione, a danno peraltro del pluralismo dell'informazione e del diritto dei cittadini ad essere informati –:
   se il Presidente del Consiglio dei ministri sia a conoscenza dei fatti suesposti, quali iniziative ritenga opportuno assumere al fine di salvaguardare i diritti e le professionalità dei giornalisti della testata e per salvaguardare il settore dell'emittenza radiotelevisiva locale, duramente colpito dalla crisi e in attesa da anni di una riforma che non ha ancora visto la luce, e a quale punto sia l’iter di definizione del piano nazionale per l'editoria cui il Governo sta lavorando da oltre un anno. (5-07591)

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

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