ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IN COMMISSIONE 5/07498

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 17
Seduta di annuncio: 554 del 25/01/2016
Firmatari
Primo firmatario: GINEFRA DARIO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 25/01/2016
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
VICO LUDOVICO PARTITO DEMOCRATICO 10/03/2016


Commissione assegnataria
Commissione: II COMMISSIONE (GIUSTIZIA)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 25/01/2016
Stato iter:
10/03/2016
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 10/03/2016
Resoconto MIGLIORE GENNARO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (GIUSTIZIA)
 
REPLICA 10/03/2016
Resoconto VICO LUDOVICO PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

MODIFICATO PER COMMISSIONE ASSEGNATARIA IL 25/01/2016

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL

DISCUSSIONE IL 10/03/2016

SVOLTO IL 10/03/2016

CONCLUSO IL 10/03/2016

Atto Camera

Interrogazione a risposta in commissione 5-07498
presentato da
GINEFRA Dario
testo di
Lunedì 25 gennaio 2016, seduta n. 554

   GINEFRA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
   l'11 gennaio 2016, nel cortile del carcere di Bari, si è verificata una maxi rissa che ha visto coinvolti due boss della criminalità organizzata insieme ai rispettivi seguaci;
   in base a quanto si è potuto apprendere, i due gruppi si sarebbero affrontati a colpi di lamette. A fronteggiarsi, da un lato Giuseppe Misceo, suo figlio Paolo, il fedelissimo Emanuele Grimaldi e altre due persone, dall'altro Leonardo Campana le (capo del clan che controlla il quartiere barese di San Girolamo) e Alessandro Ruta. La contesa si è quindi allargata a una trentina di persone che si sarebbero sfidate a suon di calci e pugni. Ad avere la peggio è stato Ruta, che ha riportato un profondo taglio alla gola, per cui è stato necessario un intervento nel reparto di chirurgia estetica al Policlinico. Ferito ad una guancia Campanale, mentre Misceo, dall'altra parte, ha riportato un taglio alla mano;
   la rissa sarebbe scoppiata quando l'unico poliziotto penitenziario che aveva accompagnato i detenuti nel cortile per le due ore di passeggio stava tornando indietro per spostare gli altri reclusi. Lente sarebbe riuscito a dividere i litiganti;
   le telecamere di videosorveglianza interne all'istituto, secondo quanto denunciato dal sindacato di polizia penitenziaria, sarebbero rotte da tempo;
   il sindacato di polizia penitenziaria ha manifestato il proprio disagio, affermando che l'episodio sarebbe potuto sfociare in un «bagno di sangue»;
   sull'accaduto starebbe indagando la direzione distrettuale antimafia;
   secondo i pareri e le ricostruzioni di alcuni analisti, questo episodio sarebbe uno dei sintomi che i preesistenti equilibri tra i clan cittadini sarebbero ormai incrinati;
   il tutto è avvenuto in coincidenza con la scarcerazione e il rientro a Bari, dopo due anni di reclusione, di Savino Parisi, quello che è stato sempre considerato il capoclan più influente del capoluogo pugliese;
   gli organi di informazione hanno così delineato il contesto a partire dal quale avrebbe avuto origine tale scontro: «Lorenzo Caldarola, da qualche tempo a questa parte, starebbe facendo incetta di giovani rimasti orfani di capi perché arrestati o uccisi al quartier San Paolo, dove prima comandavano Giuseppe Misceo legato al clan Montani, Arcangelo Telegrafo e il suo “luogotente” Alessandro Ruta, tutti detenuti, in affari con gli Strisciuglio. Il San Paolo, dunque, come terra di reclutamento. Forse è qui che si deve cercare per comprendere le cause della maxi rissa a colpi di lamette avvenuta lunedì nel cortile del carcere di Bari»;
   a seguito di questi episodi e della conseguente denuncia fatta dal sindacato di polizia penitenziaria, venerdì 15 gennaio 2016, l'interrogante ha ritenuto di visitare l'istituto penitenziario barese;
   in tale occasione, ho potuto riscontrare una situazione nella quale gli operatori, a partire dalla direttrice della casa circondariale, la dottoressa Lidia De Leonardis, sono costretti a lavorare in presenza di una significativa carenza di organico, in un'infrastruttura ubicata nel centro cittadino e circondata da civili abitazioni, le cui terrazze condominiali sarebbero spesso utilizzate per il tentativo di «lanci» di oggetti e materiale vario, ivi comprese sostanze stupefacenti;
   il complesso include un'unica sezione, la «seconda», oggetto di «recente» ristrutturazione e dotata di un sistema di video-sorveglianza funzionante: tale sezione, dopo poco tempo dalle fine dei lavori, si presenta però con pavimentazioni rotte e con un sistema di riscaldamento dell'acqua parzialmente funzionante;
   nell'istituto penitenziario si riscontra una significativa presenza di ospiti con problemi psichiatrici, mentre altre strutture sono pericolanti, il parco mezzi è vetusto e  la sezione femminile è fortemente ridimensionata nella sua capienza per l'inagibilità delle celle ubicate ai piani superiori, laddove quelle considerate agibili non sembrerebbero essere dotate degli standard previsti dalle direttive comunitarie;
   durante il sopracitato sopralluogo, in via informale, l'interrogante ha potuto apprendere che sono ricorrenti i casi di esplosione dei fuochi d'artificio nei pressi dell'istituto penitenziario, per celebrare i compleanni dei detenuti o per festeggiare la loro scarcerazione, che non vi è alcun sistema di videoconferenza idoneo ad evitare le traduzioni in (Procura dei detenuti per i processi (con la conseguenza che si rende necessario l'attraversamento dell'intera città di mezzi blindati) ed infine che il sistema di videosorveglianza perimetrale, al pari di quello del maggior numero delle sezioni, sarebbe non ben funzionante o addirittura rotto;
   quest'ultima circostanza non aiuterebbe gli agenti penitenziari nella vigilanza finalizzata ad impedire l'accesso illecito, effettuato anche con l'ausilio di strumenti tecnologicamente avanzati (come i droni) di messaggi, sostanze e – potenzialmente – armi –:
   se sia stato informato degli episodi descritti in premessa;
   se corrispondano al vero le denunce dei sindacati di polizia penitenziaria e le indiscrezioni acquisite durante la visita, a partire dalle carenze di organico, dei gravi problemi di agibilità e di rispetto delle direttiva in materia di diritti dei detenuti, dal mancato o parziale funzionamento del sistema di videosorveglianza e dalla opportunità di dotare gli istituti penitenziari italiani di sistemi anti-drone;
   se non ritenga che, nell'ambito una strategia di efficientamento e di modernizzazione degli istituti penitenziari, a maggior ragione in città come Bari e Milano dove i penitenziari sono ubicati in pieno centro cittadino e su aree di enorme pregio e interesse immobiliare, sia opportuno promuovere programmi tesi a realizzare permute, con la relativa costruzione di carceri più moderne e corrispondenti alle diverse esigenze penitenziarie;
   se, a tal fine, non intenda prendere in considerazione l'ipotesi di promuovere programmi di edilizia giudiziaria, con annessa edilizia carceraria, seguendo l'esempio del bando con il quale nel 2003 il comune di Bari avviò una ricerca di mercato che prevedeva appunto l'adiacenza e la diretta connessione tra aule penali e carcere. (5-07498)

Atto Camera

Risposta scritta pubblicata Giovedì 10 marzo 2016
nell'allegato al bollettino in Commissione II (Giustizia)
5-07498

  Con l'atto ispettivo in esame, l'onorevole Ginefra segnala all'attenzione del Sig. Ministro il grave episodio di violenza verificatosi, l'11 gennaio scorso, presso la Casa Circondariale di Bari dove, in seguito allo scontro tra due boss della criminalità organizzata locale, si sarebbe verificata una rissa, estesa alla partecipazione di una trentina di detenuti.
  Dalla relazione trasmessa dal Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, risulta come, effettivamente, la rissa sia avvenuta presso i cortili passeggi della III Sezione detentiva della Casa Circondariale di Bari, tra detenuti appartenenti al circuito «Alta Sicurezza 3», alcuni dei quali noti esponenti di rilievo di clan mafiosi operanti sul territorio.
  I fatti, oggetto di indagini a cura della Procura della Repubblica-Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, sono attualmente coperti da segreto investigativo. Lo stesso Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria – che è costantemente in contatto con la Procura per acquisire indicazioni per la migliore gestione penitenziaria dei ristretti coinvolti nell'episodio – ha confermato come la causale della rissa possa essere ricondotta al mutamento degli equilibri fra organizzazioni mafiose rivali, operanti sul territorio, e di avere, pertanto, disposto l'immediato trasferimento in Istituti limitrofi di otto dei soggetti coinvolti, limitando le assegnazioni alla Casa Circondariale di Bari dei detenuti appartenenti ai clan coinvolti nei fatti.
  Sul punto, merita di essere anche segnalato che l'istituto barese sia stato di recente interessato da interventi di sfollamento – l'ultimo nel novembre scorso – proprio per ragioni di tutela dell'ordine e della sicurezza e con l'obiettivo di ridurre le presenze entro i limiti delle capienze: alla data del 19 febbraio, difatti, si registrava la presenza di 354 detenuti a fronte dei 370 presenti al 31 ottobre 2015.
  Quanto alla lamentata carenza di personale, dalle informazioni acquisite presso la competente articolazione ministeriale risulta come la dotazione di polizia penitenziaria presente presso l'istituto penitenziario in argomento è attualmente pari a 313 unità, con una carenza di 27 unità, pari all'8 per cento rispetto alla previsione di organico.
  La percentuale di scopertura rilevata è ricompresa nella media regionale (8,37 per cento) e decisamente inferiore al dato nazionale, che si attesta, invece, intorno al 16 per cento.
  In ogni caso la situazione segnalata sarà tenuta nella massima considerazione eventualmente anche in vista di un generale potenziamento delle risorse di polizia penitenziaria.
  Nell'immediato si sono comunque adottate delle misure di rafforzamento del servizio di vigilanza attraverso l'assegnazione di un monte ore di straordinario pari a n. 52.500, corrispondente a circa 24 unità di personale al giorno.
  Segnalo che il predetto monte orario non è stato, comunque, allo stato integralmente fruito, dimostrando la sostanziale congruità delle risorse di Polizia Penitenziaria in servizio presso l'istituto penitenziario di Bari.
  Non si ravvisano, invece, carenze di personale nell'area trattamentale, posto che operano presso il carcere di Bari 7 funzionari giuridico-pedagogici e non si riscontrano significative vacanze in altri ruoli.
  Quanto ai rilievi mossi nell'atto ispettivo in merito alle carenze della sezione detentiva femminile, la competente articolazione ha riferito che il Ministero delle infrastrutture ha, proprio di recente, reso noto l'avvenuto stanziamento di 1 milione di euro, da impegnare entro l'anno 2016, per lavori di ristrutturazione che dovrebbero, pertanto, essere avviati a breve.
  Per quanto concerne, invece, le criticità riscontrate nel sistema di riscaldamento dell'acqua e della pavimentazione della sezione maschile, oggetto peraltro di recente ristrutturazione, i ripetuti solleciti avanzati dalla competente articolazione ministeriale alla ditta che ha realizzato le opere non sono andati a buon fine e, pertanto, il Provveditorato regionale si è trovato costretto ad affidare i lavori ad altra impresa.
  Riguardo, poi, al mancato o parziale funzionamento del sistema di videosorveglianza, i previsti interventi sono già in corso di realizzazione, compatibilmente con lo stanziamento di fondi sull'apposito capitolo nel piano triennale 2016-2018.
  Con riferimento, invece, alla realizzazione di un nuovo istituto penitenziario nella città di Bari, si segnala l'avvio nel 2012 di alcune proposte da parte del Ministero che non hanno trovato tuttavia intese sulle soluzioni finali.
  Quanto, infine, alla pianificazione di interventi di edilizia giudiziaria nella città di Bari, da tempo caratterizzata da una situazione di forte criticità anche per la presenza di una pluralità di sedi per gli uffici, molte delle quali in locazione, ben note al Ministero la direzione generale competente sta operando le necessarie valutazioni per una migliore gestione della spesa e per la ricerca di diverse soluzioni, secondo le risorse finanziarie disponibili. Ciò avviene peraltro in quadro nazionale mutato in tema di gestione delle risorse di funzionamento per gli uffici giudiziari, passati dai comuni al Ministero, nel quale stiamo compiendo ogni sforzo possibile non solo per la gestione ordinaria di tali spese ma anche per verificare, assieme ai capi degli uffici giudiziari interessati, le criticità e le soluzioni.

Classificazione EUROVOC:
EUROVOC (Classificazione automatica provvisoria, in attesa di revisione):

stabilimento penitenziario

sindacato

videosorveglianza